Una persona che resta dentro, una di cento., privata

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Jessica A. Evans
view post Posted on 31/7/2012, 19:24




”Jessica io sono.. un apprendista dei Mangiamorte”



Era davvero incredibile come la perfezione di un istante, in cui ogni cosa sembrava in perfetta armonia con le circostanti, si potesse spezzare ad un battito di ciglia.
Sentì un sono 'crash' invaderle i timpani, farli vibrare imperterriti e l'eco della rottura di tutti i suoi futuri progetti si propagò in ogni centimetro del suo essere.
Percepiva le ferite create dai pezzetti del mondo che le crollava addosso ferirle l'anima, lacerarla da dentro, lasciando integro (ma vuoto) il suo involucro di carne.
Il mondo aveva incrementato la sua accelerazione centrifuga? O era la sua testa a a girare in modo tale da essere sul punto di esplodere?
No, non poteva essere.
Diverse emozioni saettarono e si susseguirono al suo interno, non manifestandosi però sul volto, che rimase di pietra, duro e impassibile.

Incredulità. Amarezza. Dolore. Paura. Odio. Rabbia. Furia. Desiderio di sangue.


Love is a Murderer.



Si ammutolì e indietreggiò di tre passi, calpestando debolmente la neve. Stava barcollando? Ma no... Era solo il terreno ad essere diventato improvvisamente molto meno stabile, vero?
Si estraniò dall'inverno, dalla strada allegra, da Nathan e si concentrò solo su se stessa.
Le parve di aver chiuso gli occhi, ma non seppe dirlo con certezza, il suo cranio rimbombava di immagini ripescate da angoli bui del suo intelletto. Erano sgranate e sfocate, tanto erano state spinte al fondo della memoria, così nell'oscurità che quasi aveva creduto di averle perse.
*Questa scena l'ho già vissuta.* si disse amaramente.
Era destino che venisse delusa, tradita, umiliata da ogni genere di creatura vivente? L'essere umano la disgustava, iniziava ad odiare Hogsmeade, il mondo intero e anche la scuola (che le era parsa la sua isola felice). Lo stomaco le ribolliva di odio, litri di veleno presero il posto del sangue e incominciarono a percorrere il sistema circolatorio, schizzando in ogni tessuto, contaminando ogni fibra vivente del suo corpo, facendo uscire il lato oscuro e folle dell'ex Caposcuola di Corvonero.
Aveva una gran voglia di uccidere, mutilare, ferire gravemente.
Le orecchie le pulsavano, incominciarono a fischiare, sintomo che il suo cuore trottava imbizzarrito nel petto, accelerato dall'insano desiderio di vendetta che le scorreva nelle vene.
Non le importava chi avesse davanti, erano tutti uguali, ignavi e luridi bastardi da sterminare, estirpare dalla faccia della terra. Esseri rivoltanti, non tanto diversi dai vermi o dagli scarafaggi, che inquinavano l'umana stirpe.
Feccia. Le veniva da vomitare, ma sapeva che dai suoi conati non sarebbe sgorgato nient'altro che furia cieca e dolore sordo. Il suo stomaco era vuoto, il suo corpo si stava nutrendo di ogni sentimento malsano che aveva celato fino a quel momento, convinta di averli eliminati dalla sua anima buona.
Cretinate, tutte cretinate. Erano ancora lì, vividi e pulsanti, che aspettavano di essere nutriti, pagati, soddisfatti.
La mano si strinse in un pugno, con così tanto impeto, che le unghie si conficcarono nella carne, lacerando la pelle. Sentì sulle dita il calore del sangue.
La bocca era arida, covava amarezza sulle papille gustative e la saliva si era fatta come più densa, faticava a percorrere l'esofago e ad andare giù. La vista era divenuta sfocata, capì una volta tornata al mondo reale, una volta ricacciate in un angolo le immagini di Nicholas, così dolorosamente affini a quelle che le si ripresentarono davanti, come se qualcuno stesse aprendo lentamente un sipario.
Un soffio di vento, un movimento fluido ed estrasse la bacchetta dalla veste, indirizzandola tra gli occhi di Nathan, il ragazzo a cui aveva donato se stessa, convinta di potersi fidare.
E invece no, non era altro che una vittima, una ignara preda incastrata dal cacciatore.
Tremava, l'odio le offuscava le capacità di giudizio, le impediva di ragionare in modo lucido e coinciso. Il suo prezioso lato razionale l'aveva abbandonata, facendola annegare nella follia, agire secondo l'istinto animalesco più puro e primitivo.

Sangue, odore di sangue.

Era ciò che le chiedeva la metallica vocina folle e demoniaca che era riemersa da il lato oscuro del suo cervello, che aizzava i suoi spiriti bollenti ed omicidi, che alimentava il desiderio di vendetta come l'ossigeno puro con un braciere incandescente.
Era il comburente della sua follia animale, la fonte di limpida acqua per l'impulsività.
Stava nuovamente smarrendo se stessa, ma se si fosse persa ancora... Questa volta non si sarebbe mai più ritrovata.
Sarebbe affogata nell'immenso buio del suo spirito mutilato, ricucito e dilaniato nuovamente, tradito e calpestato senza ritegno.

"Perché?" ringhiò. "Vuoi imparare a diventare uno schiavo? Assaporare l'ebrezza di vivere in catene?".
Era quasi un urlo disperato, il tono di voce era alterato, folle, sembrava quasi appartenesse ad un'altra persona.
"Oppure è uccidere ciò a cui aspiri? Credi che abominio sia potere? Che il dolore sia la vera arma? Che l'ombra sia la via per la grandezza?" rise. Senza allegria, senza gioia. Una risata finta e meccanica, sprezzante e velenosa.
Come poteva essere vero? Nathan Scott, l'audace e prode Grifondoro celava un segreto diabolico. Scott, di cui si poteva affermare qualunque cosa, osservandolo dall'esterno, fuorché che fosse malvagio, in realtà agognava a giungere al potere utilizzando via traverse e meschine?
No, non voleva crederci. Non poteva crederci!
"Sto aspettando una spiegazione, che sia convincente e il meno banale possibile" disse. Trasse un respiro profondo ed espirò.
*Jessica, cerca di calmarti. Ragiona, ragiona, ragiona. Non puoi abbassare la guardia, non perdere il controllo. Resta sulla terra... Resta sulla terra...!*
Ma rimanere ancorati al mondo reale diveniva ad ogni boccata d'aria sempre più difficile, lottava con tutta se stessa contro la forza che cercava di trascenderla dal reale e annegarla nelle psicosi. Rischiava di farla esplodere e uscire di senno.... Ma lei non poteva permettersi di essere vulnerabile, doveva combattere per restare in sé, doveva aggrapparsi al briciolo di ragione che non era ancora stato sommerso dalla follia, cercando però di celare le sue debolezze interne dietro una maschera di finta fermezza.
 
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view post Posted on 2/8/2012, 21:15
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Bastò una sola parola, per far travolgere quella serata, e quelle vie di Hogsmeade da un tornado immaginario, niente appariva più come prima, li tutto sembrava solo un'orrida immagine sfocata. Le grida festanti provenienti dalle locande si facevano man mano sempre più cupe alle orecchie del giovane, benché restassero immutate. Le caldi luci dei lampioni apparivano ora fredde, come fossero solo ombre, ai suoi occhi il tutto si era stravolto. La bottiglia di Champagne era rotolata a terra immergendosi leggermente nella neve, facendo sgorgare su di essa le ultime gocce rimaste. La mente del ragazzo era proiettata unicamente su Jessica, e su quello che poteva passargli nella testa in quel momento. Rivelandogli una cosa del genere aveva rischiato praticamente tutto, tutto quello che avevano costruito insieme sino al quel momento, ma finalmente quello sarebbe stato il loro primo vero confronto. La rabbia, il nervosismo, l’odio! Erano di certo cattivi consiglieri, ma facevano raffiorare in superficie pensieri che esistevano, erano reali, e facevano parte della mente, quei pensieri che la ragione e anche la paura tentavano di sopprimere. La ragazza indietreggiò di qualche passo, la sua pelle si fece più pallida del solito, era visibilmente sul punto di esplodere o cadere, esausta da quei bombardamenti di emozioni che doveva subire, che il ragazzo le stava facendo subire! Di getto puntò la bacchetta sul viso di Nathan, quella parola in lei doveva far alimentare molto più dei pensieri comuni alla maggior parte dei maghi, ormai il suo cuore avrebbe pulsato unicamente veleno, e quella voglia di far del male a chiunque fosse stato uno di loro, a chiunque fosse un Mangiamorte. Il giovane fissava impassibile la ragazza, quell’arma puntata non sarebbe bastata a farlo indietreggiare, o farlo arrendere. Lui doveva combattere per lei, combattere contro ogni goccia di rabbia che cercasse di strappargliela via, combattere conto quello sguardo ricolmo d’odio. Intanto la piccola mano della Corvonero iniziava a tremare, stringendo nel palmo il freddo legno della bacchetta, unico strumento a cui aggrapparsi in caso di pericolo, ma ora cosa stava rischiando? Da cosa voleva proteggersi? Purtroppo per quanto fosse abile, la magia non poteva difenderla dalle emozioni, da ciò che lottava dentro di lei. E in quei momenti in cui il cervello e il cuore erano sovrastati dal caos poche erano le scelte: andarsene, mollare tutto e tutti, o restare e tentare di dominarsi , quello che ora Nathan stava cercando di fare. Solo le persone superficiali impiegano anni per liberarsi da un'emozione, chi è padrone di sé può porre termine a una sofferenza con la stessa facilità con cui inventa un piacere, e lui non voleva essere in balia delle emozioni, voleva servirsene, goderle e dominarle. Per questo con impeto scostò la bacchetta dal viso, per poi riavvicinarsi nuovamente alla ragazza, distruggendo quell’aura di odio e rabbia che l’avvolgeva, rischiando di farsi del male, di essere colpito da qualsivoglia tipo di maledizione.

Girl, I need you in my life.



Ma lui doveva esserci, anche in quel momento di totale follia, doveva in ogni modo fargli capire che non stava cadendo in un baratro di solitudine, che non doveva sentirsi sola mentre la sua serenità veniva abbattuta dalle delusioni. “Nessuno mai mi metterà delle catene. Non lo capisci! io te ne ho parlato! E se loro lo scoprono sarà la fine!” rispose anch’esso con tono deciso e forte come mai prima d’ora. Lui rischiava la sua vita, ma cosa non poteva fargli pensare che anche Jessica sarebbe stata un bersaglio? una persona che aveva un collegamento diretto con uno di loro. Le loro innumerevoli litigate non potevano paragonarsi ad una cosa del genere, ora, in quel preciso istante, erano maledettamente veri. Sfiorando la sua pelle poteva sentirla chiaramente, era quella voglia di sangue, quella rabbia che inondava le sue vene, e che per quanto fosse insostenibile per l’equilibrio mentale, era l’ingrediente che la faceva sentire viva.. era il Dolore! Quelle persone che come lui avevano assurdamente bisogno di stare male.
“Era un prezzo che ero disposto a pagare, per la conoscenza che l’Oscuro Signore mi offriva. Io.. non ammiro la sua crudeltà o quella voglia di uccidere.. ma ammiro il suo essersi tolto di dosso un brutto passato, dal quale si era innalzato ad essere il mago più potente che esista! Ed era quello che volevo anch’io.. avere su di me, per una volta, le luci della ribalta”
mai aveva rivelato cose del genere ad un'altra persona, farlo era per lui come liberarsi di un grosso peso, o almeno condividerlo con un altro, in questo caso con l’unica persone che avrebbe scelto di dare se stesso, l’unica fra cento.
“In ognuno di noi c’è un Lato Oscuro.. io ho dato al mio la possibilità di prevalere, soggiogando quella parte buona, debole e patetica di me, nutrita solo da sentimenti. Ma... TU! ..tu sei l’unica cosa che mi tiene ancorato a quella realtà, e per quanto possa spegnere le mie emozioni non riuscirò mai a non amarti.”
Era un dilemma di scelte intrighi e contraddizioni, quella via Oscura che tanto bramava impossessarsi del suo cuore, ma che esso apparteneva ad un persona che odiava più di qualunque cosa l’Oscurità. Se in quel momento lei pensasse unicamente a se stessa, Nathan non pensava di certo a cosa era meglio per lui, oramai non sapeva neanche più fino a che punto poteva incasinarsi l'esistenza.
 
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Jessica A. Evans
view post Posted on 10/8/2012, 19:34




Peché l'uomo era così debole e stupido? Come poteva tanto orrore essere racchiuso in un solo essere vivente? Aveva trovato il modo di sterminare se stesso, scatenando il caos sulla terra, attentando alla pace del mondo naturale. La positività embrionale era stata ormai persa nei secoli avvenire, se si prestava ascolto ad alcune credenze religiose, il bambino nasceva con già in grembo il seme del peccato. E tutto ciò sembrava sempre meno assurdo, di fronte alle curve a gomito che la vita le metteva davanti, dopo lunghi rettilinei in cui si viaggiava rapidi e veloci. Si sarebbe schiantata anche in quell'occasione in una nuova lezione di apprendimento.
Stava lentamente smarrendo la fiducia, forse era destino che tutti cedessero alle tentazioni nel vano tentativo di vincerle.
"Ebbene, non potevo aspettarmi nulla di più scontato da parte di un debole. Scegliere ciò che è facile, al posto di combattere per ciò che è giusto" sputò amaramente. Cosa credeva, che fosse l'unico sulla faccia della terra ad agognare alla conoscenza più pura? Ad aspirare a poteri inimmaginabili, a voler accrescere se stesso? "E' ciò che sogno da quando sono entrata in questa dannata scuola, Scott, diventare grande, sapere. Ma il bello dell'apprendimento è guadagnarlo, lottare con ogni fibra del proprio essere per raggiungere l'obiettivo... E' questo che da vero significato agli insegnamenti. Il sudore della fronte è il giusto prezzo da pagare per sentirsi veramente soddisfatti, paghi".
Ma che parlava a fare? Perché spendeva parole preziose, comprese grazie all'esperienza personale, con un individuo che aveva compiuto tutte le scelte sbagliate? Meglio malvagi che ordinari, era questo dunque, il motto dell'Oscuro Signore? Ottimo modo di plagiare giovani e suscettibili menti.
“In ognuno di noi c’è un Lato Oscuro.. io ho dato al mio la possibilità di prevalere, soggiogando quella parte buona, debole e patetica di me, nutrita solo da sentimenti. Ma... TU! ..tu sei l’unica cosa che mi tiene ancorato a quella realtà, e per quanto possa spegnere le mie emozioni non riuscirò mai a non amarti.”
Jessica rise amaramente. Il Lato Oscuro... Una tangente che le solleticava lo spirito, ma a cui si era ripromessa di non farsi mai compenetrare. Certo, nessuno era completamente buono o malvagio, era tutta una questione di equilibri e percentuali, stava al buon senso dell'individuo impostare il prorpio modo di essere nei confronti del prossimo. Lei aveva scelto, gli eventi l'avevano condotta verso la sua inevitabile via.
Perché anche Nathan? Le avevano appena portato via una delle poche persone a cui davvero si era legata. Ma rimembrava perfettamente cosa fosse successo anni addietro, quando ingenuamente si era lasciata soggiogare dal fascino di Black, promettendo di non denunciare i suoi omicidi e le sue orrende colpe. Aveva quasi subito una delle tre maledizioni imperdonabili, proibite dal Ministero, il cui singolo utilizzo poteva garantire un soggiorno ad Azkaban. Come poteva fidarsi ancora, commettere gli stessi sbagli? Si era ripromessa di apprendere dall'errore e accrescere se stessa e le proprie consapevolezze. Ed ora si trovava nuovamente a scegliere tra il dovere e il volere.
"Provare emozioni, abbandonarsi ai sentimenti, non è da deboli! Ci sono legami affettivi che possono vincere addirittura la morte... Abbandonarsi totalmente alla crudeltà acceca, ci sono tante cose che non riuscirai mai a vedere" mormorò, abbassando la bacchetta. La testa minacciava di esplodere da un momento all'altro, le tempie le pulsavano in modo incredibilmente insistente, la vista si stava pian piano appannando... Ma non era ancora il momento di cedere, no... Doveva mostrare a Nathan cosa la spingeva a lottare inesorabilmente verso il lato che si era scelto, cosa la teneva inchiodata nella luce, facendola lottare con ogni cellula contro le tentazioni di cedere agli istinti brutali propri dell'essere umano lasciato libero da vincoli sociali.
Ignorò l'inverno, la neve e il freddo e con rabbia e mani tremanti si tolse il mantello, lasciandolo scivolare sul candido ma deturpato manto nevoso. Abbassò lentamente la zip della felpa e slacciò, lentamente i bottoni della camicia della divisa scolastica, fino a scoprire un lungo e marcato solco che le sfregiava il petto altresì candido. Una cicatrice da Sectumsempra, subita senza alcun motivo da un Mangiamorte che non conosceva nemmeno. Un uomo grosso e presumibilmente potente che aveva sfogato i propri bollori su una ragazzina che nemmeno stava guardando. Un attacco a tradimento, che l'aveva quasi condotta a morte per dissanguamento.
"Vedi? questa è dimostrazione del coraggio e della potenza di coloro a cui ti sei affiliato. Quel bastardo mi ha attaccato quasi di spalle, mentre ero distratta, durante la Finale della Coppa del Mondo di Quidditch, tenutasi qui a scuola. Un Mangiamorte ben piazzato, sicuramente adulto ma così codardo da commettere i suoi efferati crimini a viso coperto. Ciò mi porta ad odiarvi tutti indistintamente, a volervi tutti morti allo stesso modo. Il non essere riuscita a vendicarmi brucia certamente di più di quanto abbia fatto questa ferita nel momento in cui è stata inferta, e non avrò pace finché la mia vendetta non sarà compiuta". Fece una pausa respirando a gran boccate. Ogni respiro bruciava i polmoni, rendendo difficile approvvigionarsi di ossigeno e calmare l'agitazione. Deglutì saliva amara, come se fosse in realtà una sorsata di veleno.
"Un altro di voi ha tentato di Imperiarmi a tradimento" si interruppe per concedersi una risata sarcastica. "Già... Il coraggio e l'onestà sono doti che a quanto pare il vostro sudicio Signore non ricerca! Preferisce vermi ubbidienti a coloro che invece possiedono attributi e forza di volontà". Come poteva Nathan non capire? Le sue argomentazioni avrebbero dovuto convincerla davvero, e non era così facile rompere dei pregiudizi una volta venutisi a creare. Perché i suoi, nello specifico, si basavano su evidenze empiriche che rendevano il tutto estremamente complesso. Il suo odio riusciva ad offuscare persino il sentimento di amore puro e sincero che covava dentro sé per il ragazzo che aveva appena distrutto ogni sua barriera di certezze.
 
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view post Posted on 21/8/2012, 19:13
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Ed ecco ancora una volta presentarsi una litigata fra i due, era da tempo che non accadeva, anche se stavolta sarebbero state più che grida e minacce con fondo di ironia. Gli occhi verdi di Jessica erano stracolmi d’odio, ogni cosa che si rifletteva in essi sembrava da dover distruggere, il ragazzo compreso, un odio che era in grado anche di offuscare il senso dell’udito, non voleva sentir ragione! C’erano le sue convinzioni e nient’altro. "E tu credi che prendere bei voti a scuola, studiare su quei dannati libri ti prepari alla vita?! Ad essere grande? Beh non servirà a un bel niente se non farai esperienze sulla tua pelle, se non combatterai! E credimi ciò che ho affrontato in questo breve tempo mi ha insegnato molto più di tutti gli anni ad Hogwarts.." il tono di voce dei due si propagava per le calme vie di Hogsmeade, distruggendo quel silenzio e quell’atmosfera magica creatasi pochi minuti prima della rivelazione, chiunque sarebbe passato vicino a loro non poteva che dargli attenzione, e magari darsela a gambe. Era chiaro, lui aveva scelto una parte Oscura del mondo, un modo di vivere che l’avrebbe portato via dall’ordinario, beh se doveva vederla da questo punto di vista, allora era ancor più consapevole della sua scelta. La ragazza invece professando un bene, una sincerità e un’umiltà verso gli altri, era convinta che quella fosse la via giusta, la via dei grandi. Ma cosa stava difendendo infondo? Il Ministero con i suoi Auror? Probabilmente più marcio di un cunicolo di Azkaban, e di persone cosi deboli da aver paura di pronunciare il nome dell’Oscuro Signore, Voldemort. "L’onestà non ti condurrà mai da nessuna parte, solo ad una vita ordinaria, una copia di una copia, e il mondo ne è la prova. Trovami una persona onesta che non si e mai sporcata le mani e ha raggiunto il potere. Il potere è dei disonesti! come quei Maghi che comandano al Ministero, non sono più puliti dei Mangiamorte." Quelle parole erano forti, ma a lui non interessava, era sicuro che il male si celasse in ogni cosa, nessuno era innocente, L’oscurità era parte essenziale dell’uomo, e anche la ragazza che aveva dinnanzi, aveva un grande desiderio di fare del male a quelli come lui, ma allora cosa li differenziava. Ancora un istante e Jessica iniziò a sbottonarsi la camicetta, liberatasi già del mantello della divisa.. "Ehi ma che?!" un po’ imbarazzato cercò di bloccare gli atti della giovane, ma lei ben decisa e fregandosene del gelido freddo mostrò il petto, sfregiato da un lungo e marcato solco, una ferita da attacco magico. Il racconto di Jessica gli ghiacciò le vene, era dunque questo il reale motivo di quell’odio, l’essere stata ferita in quel modo, e il non essersi riuscita a difendere. Da quel momento il pensiero della vendetta doveva averla logorata, fino ad esplodere e far fuori ogni cosa che anche solo si avvicinasse all’Oscurità, ma allora perché ancora non aveva attaccato Nathan? Perché lo stava facendo parlare? forse era questo che intendeva riferendosi a emozioni e legami, quei sentimenti che erano in grado di fermarti. "Io.. non lo sapevo. Vuoi vendetta? Vuoi il sangue della persona che ti ha fatto questo? Questo è il male che c’è dentro di te, se dovessi comportarti da onesta e brava persona dovresti lasciar fare tutto agli Auror.. davvero un bel affare.." Ed ancora una volta un nuovo sfogo, altre motivazioni che alimentavano la sua rabbia e parole sempre più riluttanti riferite a coloro a cui si era alleato il giovane, Nathan aveva rivelato ciò che provava ma lei sembrava non sentire, o meglio sentiva solo la sua voce, navigando unicamente sulla rotta delle sue convinzioni.. "E tu saresti una persona con attributi e forza di volontà?! Andiamo.. tu pensi solo a te stessa, e sei cosi egoista che faresti di tutto per raggiungere i tuoi obbiettivi, e lo stai dimostrando adesso. Ti ho rivelato di essere un Mangiamorte ed è bastato a cancellare tutto ciò che è successo fra noi, ma allora chi è una persona sudicia, una che dice la verità a costo di rischiare la vita, o una che rinnegata tutto per le sue vendette?" Si bloccò diminuendo la distanza col la Corvonero, il suo sguardo era ferrato ai suoi occhi, curioso di ascoltare probabilmente una nuova menzogna, oppure qual era davvero la verità..
 
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Jessica A. Evans
view post Posted on 26/9/2012, 19:11




"E tu credi che prendere bei voti a scuola, studiare su quei dannati libri ti prepari alla vita?! Ad essere grande? Beh non servirà a un bel niente se non farai esperienze sulla tua pelle, se non combatterai! E credimi ciò che ho affrontato in questo breve tempo mi ha insegnato molto più di tutti gli anni ad Hogwarts.."
"Non pensavo certamente alla scuola! E' vero è una base, ma ci sono altre strade per raggiungere la conoscenza! Tu hai scelto di indagare la parte più oscura e pericolosa della magia e accettate quella via come se fosse l'unica! Ci sono tante cose che non sai, Nathan, non credere che le mie conoscenze si basino solo sui testi scolastici e le esercitazioni tra i banchi" mormorò scuotendo la testa, forsennata. Le veniva quasi da ridere, ma era anche molto arrabbiata per non potere rivelare dell'ES a Nathan. Non le era permesso nemmeno menzionare l'associazione lontana dai membri, il trasgredire l'avrebbe condotta all'espulsione dal gruppo e alla sua rovina. Poteva davvero sacrificare tutto ciò per cui aveva lottato? Far parte dell'ES era ciò a cui aveva aspirato da sempre, ancor prima di sapere della sua esistenza. Era il suo posto, quel gruppo, e la sua identità si era plagiata grazie alla formazione offertagli dalle missioni e dalle riunioni. Ormai faceva parte dell'Ordine della Fenice, il che significava che erano diretti avversari... E nessuno dei due poteva (e voleva) tirarsi indietro... Il pensiero le trafisse la gola come un pugnale tagliente, bloccando la fuoriuscita delle parole. Un nodo le si era formato nella bocca dello stomaco, rendendole difficoltoso persino deglutire. Perché non capiva dove voleva andare a parare?
"Non parlo di onestà! Essere disonesti non è sinonimo di essere crudeli! Un furfante può raggirare il prossimo, ma non è detto che voglia o se la senta addirittura di uccidere! E' quello che non vedi, Nathan, sarai costretto ad assassinare innocenti, magari padri di famiglia o ragazze non ancora cresciute, sarai disposto ad accettare tutto questo? Disposto a rinnegare te stesso, le tue emozioni positive, i momenti di gioia e pace, per portare tanti piccoli fardelli sul cuore? Brucerai così la spensieratezza della tua gioventù, per servire un pazzo maniaco di grandezza e assetato di sangue?" riuscì a dire, con il fiato corto e la voce roca. Ogni parola graffiava l'esofago per uscire, lasciando aridità e bruciore dietro di sé. Non era quello il Nathan che aveva ballato con lei al chiaro di luna davanti al lago nero, nessun Mangiamorte si sarebbe atteggiato così! Non erano in grado di provare compassione o sentimenti... Erano solo maschere vuote e fredde, tenute in via dall'odio e dalla cattiveria. O forse vivevano per puro dispetto, penso con un sorriso amaro stampato in volto. La bacchetta era stesa davanti a sé, ma non era certa che l'avrebbe usata. La sua determinazione, la sua forza e la sua audacia, che poco prima erano scattate sull'attenti in un secondo, si stavano lentamente sgretolando, lasciando dietro di sé sgomento e smarrimento. Non sapeva cosa fare, era confusa e disorientata e soprattutto si sentiva incredibilmente sola, come se fosse un cane abbandonato sul ciglio della strada da una famiglia egoista, non in grado di occuparsi di lui.
"E tu saresti una persona con attributi e forza di volontà?! Andiamo.. tu pensi solo a te stessa, e sei cosi egoista che faresti di tutto per raggiungere i tuoi obbiettivi, e lo stai dimostrando adesso. Ti ho rivelato di essere un Mangiamorte ed è bastato a cancellare tutto ciò che è successo fra noi, ma allora chi è una persona sudicia, una che dice la verità a costo di rischiare la vita, o una che rinnegata tutto per le sue vendette?"
Le parole di Nathan la colpirono come due possenti schiaffi. Sgarro gli occhi e strinse i denti prima di lasciare andare il flusso delle sue emozioni, in modo che esplodesse in un urlo furioso.
"NON HO MAI DETTO QUESTO!!!"
Urlò così forte da ritrovarsi improvvisamente senza fiato. Il suo grido le rimbombò nel cranio più e più volte, la testa cominciò a pulsare dolorosamente e la vista si fece sempre meno limpida. Era come se stesse per avere un evento lipotimico, ma il suo orgoglio le imponeva di rimanere cosciente e sveglia. Lottò contro se stessa per rimanere in piedi, voleva allontanarsi dallo sguardo di fuoco di Nathan ma sapeva che se solo avesse provato a muoversi, avrebbe perso l'equilibrio, rovinando al suolo. Optò per ricambiare l'occhiata, anche se seppe in partenza che le sue iridi erano spente ed esprimevano molta meno determinazione.
"Non capisci, non capisci che alla prossima battaglia potresti trovarti me davanti? Potresti essere costretto a torturarmi, mutilarmi... O uccidermi! Lo farai? Lascerai che la crudeltà prenda possesso del tuo copro? Accetterai il tuo contratto da servo in tutto e per tutto? Il tuo Signore non accetta le dimissioni, è un contratto a vita... O morte!" disse lentamente, scandendo bene ogni parola. Si impose di ritornare a respirare lentamente, prendendo ampie boccate. Doveva calmarsi, in fretta o avrebbe perso tutta la sua lucidità. "E poi sono io, ad essere egoista?"
Come poteva accusarla di ciò? Lei, che si era concessa interamente a lui, che non aveva fatto altro che prendere la sua fiducia e stracciarla in mille pezzi... Come il suo cuore.
 
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view post Posted on 9/10/2012, 18:00
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Jessica replicò a tono, come se ne sapesse molto di più di chiunque altra ragazza della sua età, ma a cosa si riferiva veramente? A quello scontro avuto con un Mangiarmorte, di cui Nathan non ne sapeva nulla, di come vivesse in prima persona un tale dolore, ma come si era ritrovata in quella situazione? C’erano ancora tante cose che non sapeva di lei, e più venivano rivelate anche fra le lacrime e la rabbia, e più il ragazzo non poteva evitare di interessarsi e cercare in ogni modo di rimediare, di farle dimenticare quelle cose, di renderla felice, sempre. Ma adesso, paradossalmente era la persona che gli stava facendo più del male, continuava a pugnalarla a quel cuore che gli era stato donato, con fiducia e speranze. -E tu invece?! Sai molte cose, dall’alto dei tuoi diciotto anni! ..E su cosa si basano allora? cos’è che non vuoi dirmi- i loro toni continuavano ad essere accusatori e forti, come se l’unica cosa che potessero dare all'altro fosse la rabbia. I loro caratteri erano sempre stati impulsivi, forse quello di lui anche troppo, ma fu proprio quello l’ingrediente che li avvicinò, e li fece rischiare di buttarsi in quel rapporto, e adesso? Dovevano considerarsi avversari, odiarsi, attaccarsi alle spalle, tradirsi. Anche Nathan cercava di nascondere un dolore che pian piano cresceva dentro di se, l’oscurità che aveva iniziato ad abbracciare il suo cuore sembrava spezzarsi come un vetro che cade a terra, dopo ogni parola, dopo ogni sguardo ricolmo di sangue che Jessica gli lanciava, non era una solita litigata per gelosia o per la luna storta, ora rischiava di perderla, per sempre.
Sei disposto a rinnegare te stesso, le tue emozioni positive, i momenti di gioia e pace, per portare tanti piccoli fardelli sul cuore? Brucerai così la spensieratezza della tua gioventù, per servire un pazzo maniaco di grandezza e assetato di sangue?
L’ascoltava, ascoltava quelle parole con attenzione, fissando le labbra di Jessica che le liberavano con forza e decisione, incorporando in esse tutto ciò in cui credeva, ogni valida motivazione. Stava cercando in tutti i modi di aprire gli occhi al ragazzo, di farlo desistere, forse per paura davvero di perderlo, non come l’accusava lui di essere egoista, per questo quella bacchetta era ancora rivolta al petto, ma nessun incanto era stato lanciato, come se fosse una pistola senza caricatore.
-Non rinnegherò mai i momenti di gioia, i momenti passati con te.. Io l’ho fatto solo per un potere.. e ho avuto un assaggio di quell'oscurità..- ma come diceva la ragazza, era davvero pronto per quello? A spezzare la sua anima in tanti piccoli pezzi? Per avere cosa, il potere della Magia Nera, a discapito di sentimenti come l’amicizia, l’amore, e rinunciare a lei, l’unica donna che andava Oltre, oltre tutto quello che stava succedendo, oltre il caratteraccio del ragazzo. Perché non aveva mai toccato quei temi con lei? Perché non se ne era mai reso conto, che quella ragazza era cosi caparbia, all’altezza , e che mai doveva sentirsi inadeguata, era una persona da amare, punto.
Potresti essere costretto a torturarmi, mutilarmi... O uccidermi! Lo farai?
-NON FARò MAI UNA COSA DEL GENERE! Andrei contro l’Oscuro Signore se me lo ordinasse!- urlò anch’esso come se il farsi sentire non gli importava, la verità doveva gridarla, era quella che rappresentava il suo essere, avere una personalità più forte di lui che poteva fargli rischiare anche la vita, e l’avrebbe rischiata per non rinunciare alla sua felicità, al suo futuro. Jessica sembrava sfinita, da un dolore misto a rabbia e al trattenersi dal non attaccare qualunque cosa dinnanzi alla sua bacchetta, finche il suo corpo non avrebbe metabolizzato tutto quel veleno, sembrava davvero sul ciglio di perdersi, tornare fredda, distaccata, come quando Nathan l’aveva conosciuta. Ci era voluto un po’, due anni, ma era riuscito ad avvicinarsi a lei, non per avere una medaglia sul petto come gli altri lo definivano, ma solo perché con quella pazza stava davvero bene. Nella vita non si può avere tutto, ma puoi scegliere cosa avere, commettere errori certo, provare a rimediare, e Nathan ora doveva scegliere, ma non l’avrebbe fatto da solo, quella decisione l’avrebbe presa di fianco a quella ragazza, che si riempiva sempre la testa di inutili elucubrazioni, senza rendersi conto di quanto fosse speciale. -Non sei egoista....non lo sei mai stata, e adesso basta con questi toni che abbiamo..- la sua voce cambiò, non voleva più continuare quello scontro, anche se il suo orgoglio continuava ad urlargli di avere l’ultima parola, di avere ragione, di non farsi incantare dall’amore, ma come poteva? Come poteva rinunciare a tutto ciò, per un potere che aveva sfiorato la sua bacchetta.. non poteva farlo.. non voleva. -Salvami- una sola parola, ma che racchiudeva in se un’infinita speranza, una voglia di riuscire a rivedere quel sorriso che aveva decorato quella serata in riva al lago nero, la loro serata.

 
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Jessica A. Evans
view post Posted on 3/11/2012, 14:13




-E tu invece?! Sai molte cose, dall’alto dei tuoi diciotto anni! ..E su cosa si basano allora? cos’è che non vuoi dirmi-
Non poteva, non poteva rispondere a quella domanda. Se solo ci avesse provato, tutti i membri avrebbero scoperto di essere stati traditi. Non poteva ridursi come Black, che a tempo debito li aveva venduti all'Oscuro. Doveva trovare un opportuno compromesso. "Non so molte cose, Nathan, semplicemente ho scelto un'altra via per giungere alla conoscenza. Qualcosa che non mi imponesse di abbandonare le amicizie, sacrificare il bello della vita per il solo potere. Ho fatto un giuramento, un giuramento che mi impedisce di rivelare i segreti di cui sono a conoscenza... Se solo lo facessi, tradirei la fiducia di chi crede in me, di chi combatte al mio fianco" il suo tono di voce era piatto e apatico, privo di ogni minima emozione. Il tutto era avvolto da una lugubre e grigia nuvola, quella stessa che ogni volta le portava via pezzi di sé, mutilandoli e buttandoli tra le ombre, dove mai più li avrebbe ritrovati. Sentiva che prima o poi si sarebbe sgretolata sotto le sferzate dell'Oscurità, il buio era troppo intenso e la sua luce sempre più debole per poter ritrovare i suoi brandelli. Doveva rassegnarsi a perire.
Sentiva che la conversazione le stava scivolando di mano, non trovava più la determinazione per opporsi, farsi valere, esprimere le sue valide motivazioni. Era sfinita, distrutta, esausta.
Il tunnel sembrava sempre più lungo e impervio, non avrebbe mai visto la luce in fondo al baratro, sarebbe per sempre rimasta intrappolata nell'oblio.
Il suo sguardo scrutava la neve, ormai contaminata e arruffata ai loro piedi. Cadde il silenzio e sembrò durare per ore, ma per Jessica quella era la pace... Preferiva il nulla alle grida, al dolore e alla vergogna. Si beò della mancanza di suoni, aspettando che anche l'eco delle loro parole svanisse nel nulla, allontanandosi per sempre dalla sua mente, dai suoi pensieri. Sembrava tutto un brutto sogno, come se fosse intrappolata in schemi mentali fittizi, costruiti dall'inconscio del cervello, modellati per portare a visionare le peggiori paure e angosce, a mettere in evidenza le incertezze e le debolezze. Voleva solo svegliarsi, ma sembrava come uno di quei sogni in cui persino il tuo inconscio lottava contro se stessa, impedendole di lasciare l'incubo, obbligandola ad affrontare la paura, imponendole di essere forte. Era come un'iniziazione, bisognava dimostrarsi i più caparbi e sopravvivere senza aspettative.
Ci sarebbe riuscita?
In un modo, o nell'altro se la cavava sempre, giusto? E poi, si era soliti dire che tutto passava, quindi anche il vuoto, prima o poi, se ne sarebbe andato. Si aggrappò a questa motivazione per non pensare a come la felicità di un istante si fosse tramutato nel suo incubo peggiore.
Cominciava ad avere freddo. Si sentiva sempre più vulnerabile, quella maschera di roccia che esibiva solitamente con superbia si era sgretolata da tempo, lasciando intravedere la sua fragilità. Si sentiva come una lumaca a cui avevano appena calpestato il guscio, non sarebbe sopravvissuta a lungo senza riparo, in balia delle intemperie del mondo circostante.
-Salvami-
Una parola ruppe il silenzio, penetrò le sue difese ormai devastate e giunse al suo cervello. Ci mise parecchio per metabolizzare, comprendere il significato di quel singolo anelito.
"Non è mai troppo tardi per fare la cosa giusta!" mormorò, alzando lo sguardo verso il ragazzo che aveva di fronte, l'unico che si era avvicinato pericolosamente al suo ego, da tempo.
Solo in quel momento, ebbe la parvenza di essere tornati indietro nel tempo. La neve era sparita, al suo posto c'era il rumore della risacca del lago e delle fronde accarezzate dal vento... Non faceva più freddo, perché era estate. Una notte accogliete, la più calda di quell'annata...
 
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21 replies since 18/1/2012, 21:26   658 views
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