Il menestrello è la classica persona pronta ad ogni situazione, ma capita che qualcosa di banale possa spiazzarlo, come le parole della giovine Auror e il suo innocente bacio.
Resta fermo il Musico, bloccato in una posa plastica alquanto singolare, un mano sul fianco e l'altra leggermente alzata.
Botolo da terra osserva il padrone, restando a sua volta fermo.
Quasi sembra uno di quei mimi che si mettono in piazza e restan fermi finchè non gli vien data una monetina.
Helena ormai è già entrata dentro la sala grande quando il Magiattore si riprende, succede per un caso fortuito, un ragazzino del primo anno gli fa a finire addosso, portando il mago fuori dal suo loop mentale.
Scuote il capo e osserva il cane.
-prima o poi dovrò andare a farmi controllare Botolo-
Si poggia una mano sulla fronte e poi con le dita della medesima mano comincia a massaggiarsi gli occhi.
-wof, wof, breuf!-
-si, si... ora la raggiungo, dammi cinque secondi diamine!-
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Entra con tranquillità, mani nelle tasche, sempre lo stesso vestito di arlecchi e finalmente con il cilindro in testa, il piccolo Botolo è rimasto fuori, purtroppo ha avuto il divieto ad entrare dopo un piccolo problema con un ragazzo del terzo anno... ma questa è un'altra storia.
Lancia occhiate a destra e a manca e non ci vuole molto per individuare Helena, cerca quindi di giungere al fianco della ragazza e nel tentativo di coglierla alla sprovvista prende a parlare all'improvviso.
-apprezzo il bacio e lo splendido sorriso... ma non apprezzo la tua fuga. Andar via così, senza neanche permettermi di dedicarti una poesia?!-
Il menestrello è fissato!
Chissà quante canzone, poesie e ballate dirà al giorno.
Tenta ora di pararsi dinnanzi alla donna per potergli recitare la poesia, si schiarisce la voce e dopo essersi dato un paio di colpetti sul petto variopinto prende a parlare.< /i>
-Vivamus, mea Lesbia, atque amemus, rumores senum seveiorum omnes unius aestimemus assis.
Soles occidere et redire possunt: nobis cum semel occidit brevis lux, nox est perpetua una dormienda.
Da mi basia milledeinde centum, dein mille altera, dein secunda centum, deinde usque altera mille, dinde centum dein, cum milia multa fecerimus, conturbamimus illa, ne sciamus, aut nequis malus invidere possit, cum tantumsciat esse basiorum.-
<i>Declama tutto con espressione, quando finisce sorride all'auror e solo dopo qualche attimo, precisiamo, qualche attimo in cui osserva la donna sorridendo, e non qualche attimo perso nella sua pazzia, prende a parlare.
-Questo è il mio modo di ringraziare chi mi...-
-*non dirlo*-
-...fa sorridere...-
-*sei in tempo, non completare la frase!*-
-*ma ti vuoi stare zitta?!*-
-...e sognare per qualche attimo-
Riprende la frase detta poco prima dalla giovane, tutto ciò molto lentamente, dato che ha un contrasto con la vocina dentro la sua testa, ma il tutto vien detto con un sorriso sulle labbra e in modo stranamente non amplificato da qualche gesto teatrale.
-bhe! non sarà lo stesso della taverna... ma se vuoi posso invitarti a sedere a quel tavolo?-
Conclude così, lasciando trasparire un pò il Duncan nascosto sotto il cilindro, non usa un linguaggio ricercato, non si comporta in maniera troppo teatrale, semplicemente in modo scherzoso indica un tavolo poco distante, aspettando risposta da Helena.