Prima visita ad Hogmeade

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view post Posted on 16/4/2012, 18:21
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Con la studentessa al seguito e un genuino desiderio di svago, il caposcuola Grifondoro aveva varcato i confini del castello e imboccato la strada verso la destinazione finale. Il villaggio di Hogsmeade era l'unico sobborgo della Gran Bretagna ad essere abitato esclusivamente da maghi. Fondato quasi in contemporanea alla nascita di Hogwarts non distava poi molto dal castello. Il viaggio non si rivelò affatto lungo tantomeno sfibrante.
Evelyn sembrava particolarmente felice all'idea di visitare per la prima volta Hogsmeade. Lo si intuiva chiaramente dallo sguardo allegro, gli occhietti vispi che morivano dal desiderio di calcare le vie dell'antichissimo borgo.
Circondato da alte montagne in inverno si ricopriva interamente di neve fornendo ai pochi e fortunati visitatori che vi si recavano un meraviglioso spettacolo. Antichi e pittoreschi cottage si alternavano lungo la strada principale che tagliava in due il villaggio.
Al loro arrivo lo trovarono affollato come sempre. Le strade erano sature di maghi e streghe impegnati nei più svariate uffici. Alcuni discorrevano tra loro sostando di fronte alle principali botteghe, altri si incamminavano verso la stazione pronti a partire verso destinazioni ignote.
Il sorriso che si dipinse sul voto di Evelyn fu per Sirius qualcosa di diverso, un pizzico di vivacità nella noia che lo accompagnava durante il loro passeggiare. Era così avvezzo a quelle vie da aver dimenticato la sensazione della prima volta, la curiosità di addentrarsi in tutti i viottoli, scoprirne i segreti che nascondevano.
Erano passati molti anni dalla sua prima volta, era cresciuto e come spesso succedeva agli adulti, con gli anni aveva perso il senso del puro divertimento.
Faceva fatica a stare al suo passo. La studentessa proseguiva spedita voltando il capo a destra e a sinistra in ricerca di chissà quale inaspettata meraviglia. Sirius non poteva fare a meno di sorriderne. Passeggiare con la piccola Grifondoro sarebbe stato interessante.

È bellissimo, non trovi??
disse accelerando il passo e affiancandosi.
Non correre però. Non voglio che tu smarrisca la strada.
Puoi visitare ogni bottega a patto che sia io personalmente ad accompagnarti.
Hogsmeade ha tutto ciò che puoi desiderare, non resta che scegliere da dove inziare.

 
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Evelyn Bellard
view post Posted on 16/4/2012, 20:11




Con un'esagerata voglia di visitare il piccolo e antico borgo mi incamminai verso la cittadina accanto al Caposcuola. Attraversammo l'enorme cancello di Hogwarts diretti finalmente verso Hogsmeade. Inizialmente, forse senza dare troppo peso a cosa stavo facendo, il mio passo era regolare, non particolarmente veloce... Poi la mia mente iniziò a fantasticare sulle, vie, sulle botteghe di cui tutti i ragazzi parlavano. Nella mia testa si dipinse un'immagine vaga della città, con persone che correvano da tutte le parti, maghi e streghe molti indaffarati, gente che entrava e usciva dai molti negozi... Man mano che ci avvicinavamo alla nostra meta l'immagine si faceva più precisa, più ricca di particolari, mentre i miei passi aumentavano il ritmo e la distanza, cprendo più metri del solito. Non riuscendo a mantenere un pensiero serio, sul mio volto spuntò un sorriso che partiva da un orecchio e arrivava all'altro. Con la mano sinistra iniziai a giocare tirando e lasciando l'elastico che era stretto attorno al polso. Lo facevo sempre quando ero nervosa. Quella volta ero nervosa in senso positivo: ero ansiosa di vedere il piccolo paesino. Affrettai ancora il passo. Le mie gambe camminavano da sole, spinte da una frenetica curiosità. Quando ormai eravamo in paese il mio sorriso si trasformò in un'espressione di stupore mischiato ad entusiasmo. Non era molto diversa da come l'avevo immaginata, ma era davvero, davvero impressionante. Almeno lo era per i miei occhi babbani, che stavano avendo la stessa reazione di quando ero andata per la prima volta a Diagon Alley. Voltavo senza interruzioni la testa a destra e a sinistra e i miei occhi si soffermavano su ogni casa, su ogni negozio, su ogni oggetto presente nelle vetrine del vecchio borgo. Solo quando il caposcuola parlò la mia impazienza si affievolì leggermente. Eccome se era bellissimo! Era molto più che sorprendente! Non mi venivano le parole adatte per descrivere come appariva il villaggio ai miei occhi...
-Oh, sì... Lo è...-
mi limitai ad affermare a bassa voce. Sentii i passi di Sirius che si affrettavano: quando voltai il capo mi accorsi che era di nuovo accanto a me, come all'inizio della passeggiata. La sua voce risuonò ancora tra il rumore della strada su cui passeggiavamo. Alla prima affermazione del ragazzo mi accorsi che stavo ancora camminando troppo velocemente e mi affrettai a rallentare il passo, scusandomi con il Caposcuola. *Non resta che scegliere da dove iniziare.* Era proprio quello il problema... Da dove cominciare? C'erano così tante cose da fare, posti da vedere... In tasca avevo i Galeoni sufficenti che avrei potuto spendere, ma ancora non sapevo come. In fondo come potevo saperlo? Non ero mai stata lì, per me tutto era interessante allo stesso modo: non potevo scegliere da dove cominciare... Avrei lasciato che fosse il mio accompagnatore a dare il via agli acquisti quando lo avrebbe ritenuto opportuno. Quando eravamo ancora nel castello aveva detto che anche lui doveva comprare qualcosa... Magari potevamo cominciare con quello.
-Beh... Dimmelo tu... Da dove iniziare? Ci sono così tante possibili cose da fare...-

 
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Persefone D. Bennet
view post Posted on 17/4/2012, 17:46




Una lieta passeggiata tra le vie di Hogsmeade.
Quale occasione più favorevole? Una giornata luminosa, abbracciata dai tiepidi raggi di sole, un vento delicato, carezzevole, piacevole a tatto ed olfatto poiché portatore di aromi primaverili e tocchi leggiadri. Un passo innanzi all'altro, senza designata meta, un incedere moderato e lieve per il puro gusto di godere del momento.
Non ero, per natura o indole, propensa a sortite improvvise dedicate puramente al diletto. Tuttavia, quella giornata aveva visto la luce nel migliore dei modi, e raggi e sole erano a me particolarmente graditi. Si trattava dunque di una sorta di appuntamento con la Natura, con la Primavera che finalmente pareva avere trovato la quiete e giusta collocazione nel tepore e nel cielo terso. Niente cappotti o pesanti mantelli da trascinare, niente guanti a coprire le candide mani desiderose di “assaporare” tutto, di conoscere e riconoscere, di sentire temperature e superficie, di aprirsi al vento senza timore del freddo.
Distratta dalle vetrine allettanti dei negozi ed al contempo assorta in quei pensieri che nemmeno ricordavo di aver gelosamente custodito chissà in quale angolo della memoria, non mi resi conto di canticchiare sommessa ma comunque udibile una canzone che tanto amavo...Che assai mi dava da rimembrare. Che Astri e Tempo fossero davvero abili manipolatori di animo e felicità? Bastava una giornata di sole ad allietare un momento? Possibile ma improbabile. Vi erano certamente milioni di cagioni maggiormente ragionevoli alle quali imputare tale brio e leggerezza, ma in fondo...perchè smascherarle? Meglio lasciarle laddove erano magistralmente celate.
Il che rendeva il tutto maggiormente godibile.
Mentre temporeggiavo innanzi ad una vetrina all’interno della quale erano stati esposti oggetti magici interessanti e dalla fattura insolita, una voce conosciuta ed inconfondibile giunse a me. Come quando si ode melodia conosciuta e si è richiamati all’ascolto al fine di rimembrare le piacevoli sensazioni da essa provocate, in egual maniera, la mia attenzione fu completamente catturata. Ero certa si trattasse di lui. Difficilmente i miei sensi fallivano.
Non mi voltai.
L’ultimo incontro mi aveva completamente disarmata. Egli aveva visto il mio animo, le mie difese erano completamente andate distrutte.
L’orgoglio non mi permetteva di guardarlo negli occhi. Troppo l’imbarazzo…Forte la rabbia.
Essermi mostrata debole, fragile…un errore che non riuscivo a perdonare a me stessa.
Eppure…Quella voce mi faceva sorridere.
Non volevo risultare né curiosa, né inopportuna. Ma certamente ero sia l’una che l’altra. Egli era in compagnia: un’altra giovane voce, allegra, ilare, di rimando chiacchierava con lui. Una fanciulla Grifondoro…altra voce familiare… Discorrevano sul da farsi…Aveva forse accompagnato una studentessa del primo anno tra le vie di Hogsmeade? Il Caposcuola, una delle figure maggiormente impegnate e coinvolte nelle faccende scolastiche, trovava il tempo ed il modo di allietare il pomeriggio ad una concasata? Egli era una continua sorpresa.
Curioso il Fato. Sempre pronto ad offrir nuovi scenari ed a regalare impaccio.
I miei occhi ancora fissi verso la vetrina...ma il mio sguardo rivolto al riflesso dei due Grifondoro che a me vicini, non accortisi della mia presenza, arrestavano quella che parea una corsa verso destinazione ignota.
Cosa fare? Voltarmi e salutarli, oppure no?
No…Li avrei lasciati liberi di fare ciò per cui eran giunti nel villaggio. Sicuramente non mi avrebbero nemmeno scorta, riconosciuta. Il mio abbigliamento, sempre impeccabile e formale, era, quel giorno, benchè curato nei minimi dettagli, assai diverso…informale, sobrio, leggero. I miei capelli erano raccolti, ordinatamente spettinati, falsamente casuali.
Eppure…La tentazione di voltarmi c’era…Maledetta curiosità. No, avrei resistito. Non mi sarei voltata…
Poi…Una strana sensazione…Occhi rivolti verso di me?
Realtà o idea?

 
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view post Posted on 18/4/2012, 12:16
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Sotto il pallido sole primaverile di quel giorno di metà aprile, i due giovani Grifondoro indugiavano. Si erano temporaneamente fermati, scegliendo il da farsi. Procedevano lentamente in cerca di una vetrina o di un insegna che li incitasse a lasciare la strada e a esplorare il divertimento.
Il caposcuola immaginava che la piccola Grifondoro celasse il desiderio di visitare Mielanda. In effetti andava solo incoraggiata eppure lui tergiversava. Sorrise compiacendosi di quella genuina fanciullezza. Quanti ricordi di un età passata, per molti versi dimenticata. Perfino lui sotto quell'austera facciata da serioso caposcuola moriva dal desiderio di buttarsi a capofitto nella cioccolata, di vivere la spensieratezza di quell'amena giornata.
Entrambi indugiavano, lo stesso pensiero a frullargli nella testa e non si accorsero con quell'aria sognante che ingenuamente palesavano, di un gentile profilo, familiare secondo alcuni punti, mirabilmente riflesso, di occhi di un colore cosí insolito e straordinario, fissi su di loro. Qualcuno li osservava, incerto sul palesarsi o meno.
Distavano solo pochi metri e stranamente si osservavano senza destare reciproca attenzione.
L'uno fissava l'altro e ciascuno sperava, ardentemente desiderava di esser notato.
Il giovane Grifondoro tentennava, la piccola studentessa al fianco fu stranita da quel lungo silenzio, portatore di dubbio, seme di chissà quale oscura incertezza.
Imbarazzato, portò la mano sulla spalla di Evelyn, incoraggiandola dunque a procedere. Forse lo stava solo immaginando. Non poteva essere lei. L'abbigliamento troppo informale, la capigliatura troppo spettinata per la docente che era abituato a vedere.
Ancora una volta la perfetta armonia di sensi, l'aurea di incorruttibile perfezione corrompeva la visione di una meravigliosa essenza, appositamente celata. Non era concessa a molti, anzi pochi potevano affermare di aver dato una fugace sbirciata a quell'oceano di segreti.
Proseguivano eppure lo sguardo si impegnava a scorgere segni inequivocabili di riconoscimento, indizi a supporto della tesi che si trattasse davvero di lei. L'ultimo incontro era stato insolito. Per un secondo aveva sbirciato, intravisto qualcosa da cui era stato irrimediabilmente catturato. Una stretta di mano, una lacrima a rigarle il volto, il patto, una promessa di affetto che mai si sarebbero sciolta. Lo avrebbe dimostrato con il tempo. Seppur tiranno e corruttore, non si sarebbe fatto distogliere, allontanare da quel mondo del quale aveva carpito solo una fugace visione. Il destino aveva tracciato sentieri troppo diversi eppure non così incompatibili. Era solo illusione quello sguardo serio, lo stesso che si dipingeva sul volto del caposcuola. Erano stati inespugnabili fortezze circondare da impenetrabili mure, eppure tutto era crollato. Ogni difesa si era dimostrata vana quando l'uno si era affacciato all'altro, quando un breve contatto era stato creato da quella stretta di mano. Si erano osservati per la prima volta, senza intermezzi, alcun forzato manierismo, ciascuno nel riflesso dell'altra.
E durante quell'incedere costante, lo sguardo vacuo eppure attento a scorgere segnali di lei, ritrovò il riflesso di quegli occhi, reale speculo di un'anima sopita. Si incontrarono e attraverso lo specchio l'uno fu certo della presenza dell'altro. Il passo si arrestò nuovamente.
Su sentieri diversi eppure si incrociavano.
<< Lieto meriggio, professoressa Bennet. Scorge qualcosa di interessante in vetrina? >>
Aveva parlato senza nemmeno accorgersi di farlo. Lentamente si sporse fino a raggiungere il vetro. Lo sguardo si concentrò nella finta ricerca di un oggetto tanto interessante da richiedere tutta quella attenzione. Sapeva di essere stato visto e allegramente fingeva facendo finta di niente davanti alla vetrina della bottega più fornita di tutta la strada, Oggetti ed Accessori
<< Evelyn >>
disse richiamando l'attenzione anche della studentessa
<< possiamo iniziare da qui>>

 
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Evelyn Bellard
view post Posted on 18/4/2012, 17:44




Le mie parole si confusero con i rumori della strada; maghi, streghe che camminavano, si scontravano in tutto il baccano di quella giornata d'inizio Primavera. Eppure ero sicura che la mia voce fosse arrivata alle orecchie del Caposcuola che mi aveva gentilmente accompagnata, che egli stesse solo riflettendo sul da farsi, per poi comunicarmelo in seguito. Lo guardai dal basso verso l'alto, con quel solito sorriso che non riuscivo a mascherare. Ma dopotutto perchè avrei dovuto farlo? perchè non sfogare tutto il mio entusiasmo? Non era una cosa di cui vergognarsi. Era meglio godere al massimo di quei momenti così felici, poichè non ne capitavano molti nella vita. Sulla faccia seria e composta del Caposcuola, però, si intravide un accenno a un sorriso, una smorfia che mi mostrò in parte i suoi pensieri. Attendevo risposta, aspettavo che Sirius rispondesse, ma questi era come bloccato. Immerso in chissà quali pensieri, ricordi di un'infanzia per lui ormai terminata. O forse erano rivolte da tutt'altra parte le sue attenzioni... Notai che Sirius era concentrato su una vetrina, apparentemente non molto diversa delle altre, ma qualcosa lo aveva attirato. Guardando meglio, mi accorsi che egli non osservava gli oggetti esposti, ma bensì il riflesso di una donna. Un profilo vagamente familiare ai miei occhi, ma che non ero in grado di riconoscere. Uno sguardo magnetico, che ci scrutava, forse indeciso su cosa fare. La figura femminile stava chiaramente rivolgendo la sua attenzione a Sirius, il quale ricambiava lo sguardo intenso. Che si conoscessero? Mi ponevo questa domanda, quando sentii la mano di Sirius posarsi con delicatezza sulla mia spalla, incoraggiandomi ad andare avanti, distogliendo per un attimo lo sguardo dalla donna. Ma fu solo un istante: i due continuarono a fissarsi. Guardai meglio il riflesso che appariva sul vetro della bottega. Il volto della donna, sempre più chiaro ai miei occhi, presentava alcune somiglianze con la nostra Capocasa, ma il suo abbigliamento, la sua acconciatura non corrispondevano ai miei ricordi. Eppure quegli occhi non erano affatto comuni. Per il momento Sirius continuava a camminare, sempre concentrato sullo stesso punto. Infine ne ebbi la certezza. Era davvero lei. Me ne accorsi quando Sirius si avvicinò, per poi rivolegrsi cordialmente alla docente. Io, ormai certa dell'identità della professoressa d'incantesimi, lo imitai, arrossendo vagamente:
-Salve, professoressa...-
Il mio sorriso, sebbene non del tutto scomparso, si ritirò leggermente, cercando di far assumere al mio volto un'espressione più sobria, più credibile di fronte agli occhi della meritevole docente. Mi sentivo onorata. Non solo era stato il Caposcuola in persona ad accompagnarmi ad Hogsmeade, ma avevamo anche incontrato la capocasa. per quanto importasse non mi sentivo molto a mio agio. Tra i due doveva esistere un profondo legame professionale, ma anche affettivo. Non m'intendevo molto di animo umano, ma il modo in cui si guardavano andava oltre. Magari un giorno anche io avrei avuto l'occasione di conoscere meglio le persone che per il momento mi facevano sentire piccola e inesperta, come per esempio la docente di incantesimi, che con il suo sguardo sempre severo non lasciava mai sfuggire un suo pensiero. La mia mente si perse a fantasticare e fu nuovamente richiamata all'attenzione dal Caposcuola.
-D'accordo...-
dissi guardandolo e annuendo con un cenno della testa. Saremmo entrati da Oggetti e Accessori.

 
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Persefone D. Bennet
view post Posted on 18/4/2012, 20:16




Infine la mia domanda aveva trovato risposta naturale, diretta, spontanea, inequivocabile: realtà.
Ideale realtà.
Ero stata scorta. Quegli occhi avevano visto e nuovamente mi avevano trovata. Sorriso, disagio, inquietudine, nuovamente sorriso.
Fingendo sorpresa e contenuto stupore, mi voltai verso colui che mi aveva appena salutata e verso la giovane fanciulla che finalmente riconobbi con immenso piacere. Si trattava dunque della Signorina Bellard. Raramente, o forse mai, dimenticavo un volto soprattutto se appartenente ad una delle migliori studentesse Grifondoro. Un sincero e lieto sorriso mi solcò il viso. Vedevo negli occhi grandi della ragazza una serie di sensazioni accavallarsi, rincorrersi furtive e pressanti: gioia e timidezza, smania ed imbarazzo, curiosità e disagio.
Ne colsi immediatamente la cagione: come bisimarla?
Si era trovata, reo il Caso, in compagnia di Capocasa e Caposcuola, mentre l'unico desiderio era, con ogni probabilità divertirsi senza badare a formalità alcuna. E come avrebbe potuto divertirsi?
Vedevo nel suo sguardo scemare i sogni oramai disattesi.
Un conosciuto e fedele compagno tornò a palesarsi nel mio animo: senso di colpa.
Santi Numi! Avevo forse rovinato il lieto pomeriggio alla ragazza? Come rimediare? Cosa fare affinchè essa comprendesse che, in fondo, non ero altro che una giovane donna lieta di godere del pomeriggio primaverile e...perchè no...di una gradevole compagnia?
Avrei tentato. Per quanto missione complessa ed ardua per la mia timidezza e riservatezza, sarei riuscita a convincerla dell'esistenza, benchè celata, della mia ilarità.
Mai come in quel momento desiderai ardentemente rammentare la tenerezza che in passato era protagonista di ogni mio gesto e che, adesso, faticavo a riconoscere.

Buon Pomeriggio a Voi. Che sorpresa. Cosa vi porta qui? Dovere o diletto?

Bugiarda. L'orgoglio mi stava tradendo. Ancora una volta.
Uno sguardo fugace e fuggitivo verso quegli occhi indagatori e la mia attenzione si rivolse nuovamente verso la ragazza, rispondendo alla domanda posta da colui che non volevo, non potevo guardare. Troppo l'imbarazzo, troppe le domande, troppa la verità...

Oh si. Oggetti interessanti e di rara fattura. Il che mi ha portata inesorabilemente a mostrar femminile indecisione. Quindi, riflettendo con attenzione...Pare che il Fato mi sia propizio, prortando a me, un'altra fanciulla che certamente saprà aiutarmi nell'ardua scelta. Che ne dice? Signorina Bellard, sarebbe così gentile da darmi una mano?

Sperai con tutto il cuore ch'ella comprendesse il mio sincero desiderio di farmi conoscere e dimostrarle che, in fondo, non ero così severa come formalità mostrava...Non con chi, come lei, si era sempre mostrata eccellente e corretta studentessa.

Secondo lei, quale tra queste pietre è la più bella?

Le indicai la scaffalatura in alto a sinistra, ad arte esposta, come a voler ammaliare i passanti, papabili acquirenti. Mi voltai insieme a lei verso la vetrina in attesa della risposta della fanciulla che, ovviamente, avrebbe dovuto, con calma, visionare tutti i monili per effettuare personale valutazione.
Gli occhi verso le pietre, lo sguardo riflesso ed un sorriso destinato a colui che mi aveva trovata.



Bene Evelyn. Ho bisogno del tuo aiuto. Dai un'occhiata alle pietre in vendita presso il negozio "Oggetti ed Accessori" e scegli quella che più ti piace. Dai un'occhiata anche ai ciondoli. Non ho limiti di prezzo. Desidero fare spese folli. :P
 
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LunaMoonLight
view post Posted on 21/4/2012, 19:37




Una civetta bianca si stagliava contro il cielo, planando sopra il villaggio di Hogsmeade e sulle teste di tutti coloro che vi passeggiavano allegramente.
Tuttavia, l'animale sembrava aver già focalizzato il suo obiettivo.
Era ben a conoscenza del destinatario al quale era indirizzato il pacco che teneva faticosamente legato alle zampe. Attaccata al pacco c'era un biglietto inserito in una busta azzurra, che contornava la scatola.
Infine, dopo aver emesso un verso di liberazione per essere arrivata alla sua meta, Helene, così si chiamava la civettà, atterrò dolcemente sulla spalla destra dal Caposcuola, lasciandogli cadere in mano il pacco e la lettera.
Dopo di che, il candido animale fu libero di volare nuovamente in cielo, nella sua totale leggerezza e leggiadria.



Il biglietto, all'esterno, riporta il nome “Sirius White”, scritto a chiare lettere.
Sirius, il mio è un piccolo regalo per dimostrarti il mio inestimabile affetto nei tuoi confronti. Spero che possa fungere da conferma a ciò che affermavi di sperare nel tuo biglietto pasquale. I sentimenti che provo per te non sono affievoliti dai lunghi giorni nei quali non abbiamo possibilità di incontrarci ma, al contrario, in me cresce il desiderio di alimentarli. Spero questo piccolo pensiero possa rammentarti sempre l'affetto che ci lega.
Sempre tua,
Luna


Il pacco contiene:
Uovo di Pasqua al Latte
Anello Fortebraccio (Mana + 1)


Scusate l'intromissione
 
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view post Posted on 23/4/2012, 14:55
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Imbarazzo.
Lo si intuiva chiaramente da quegli occhi sfuggenti, ritrovati per caso, ricercati eppure riservati. Non indugiavano su i suoi ma rapidamente si posavano sulla giovane Grifondoro, pazientemente al seguito, probabilmente stufa di tutto quel formale e noioso tergiversare.
Gli occhi indagatori del caposcuola tuttavia non disperavano ma attendevano nuovamente i suoi, desiderosi di cogliere, di intuire quali emozioni, quali assurde incertezze celassero quel drammatico imbarazzo, quel terribile silenzio.

Diletto, professoressa Bennet. Evelyn desiderava ardentemente visitare il villaggio di Hogsmeade, così eccoci qui.
proferì poche parole ma non ebbe il tempo di aggiungere altro.
Ancora una volta troppo l'orgoglio per indugiare a lungo e reggere il suo sguardo. L'attenzione fu rivolta alla giovane studentessa. Una richiesta formale di aiuto nella scelta di un oggetto da comperare. Spese. Il caposcuola rabbrividì.
Fece qualche passo indietro affinchè Evelyn potesse occuparsi tranquillamente della scelta e scrutare la vetrina alla ricerca di monili e altrettanti oggetti di pregiata fattura.
Si allontanò lentamente. Era stato improvvisamente tagliato fuori da quello spazio utilizzando una scusa propizia, colta al volto su invito dello stesso caposcuola.
Non si dimostrò infastidito anche se avrebbe desiderato passeggiare piuttosto che indugiare di fronte alle vetrine. Eran donne.
Gli occhi non guardavano le pietre ma si interrogavano sulla natura di quello sguardo, apparentemente rivolto alla pietre. Di nuovo un riflesso e un sorriso. Chi ne era il destinatario?
Sorrise a sua volta fingendo noncuranza e a quel punto distolse prontamente lo sguardo.
Un invito a ricercarlo qualora avesse voluto.
Giocoforza ritornava sui suoi passi. Troppo debole per dimostrarsi orgoglioso.
Non riuscì però al ritrovare il contatto, di proposito sciolto. In quel frangente una civetta planava recando con sè un inaspettato dono. Un piccolo verso indusse il caposcuola a voltarsi. Avvertì uno sbattere d'ali poi una morsa sulla spalla. Una civetta vi si era adagiata liberandosi al contempo di un grosso pacco e di una missiva.
Non gli lasciò il tempo di ringraziarlo ma riprese tempestivamente il volto.
Il nome sul biglietto non lasciava spazio a possibili dubbi. Era lui il destinatario.
Lentamente aprì la busta e lesse il contenuto. Un sorriso sincero gli solcò il viso. Una piccola prova, la conferma che l'affetto della piccola Corvonero non era andato scemando. Mentre le astanti si divertivano nella scelta dei monili, Sirius portò la busta e la pergamena in una tasca. Restava il pacco, troppo grande da portare con sè durante tutta la passeggiata.
Aveva già intuito il contenuto e non lo aprì promettendo di farlo più tardi quando i tempi sarebbero stati maggiormente propizi. Sfoderando la bacchetta dal mantello puntò il pacco sussurrando una piccola magia. Il dono ne risultò ridimensionato, tanto piccolo ora da poter entrare in tasca. Tutto era sparito, occultato per non destar eccessiva curiosità.
Nessuna parola. Solo silenzio.



Edited by Sirius White - 23/4/2012, 16:33
 
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Evelyn Bellard
view post Posted on 24/4/2012, 14:58




La professoressa mi sorrise, quasi cercando di evitare lo sguardo di Sirius. Tuttavia il suo sorriso era sincero, non appariva affatto forzato. I nostri sguardi si incrociarono, i suoi occhi penetranti non lasciavano trasparire alcuna emozione. Cercai di imitarla, di mantenere la testa alta, dimostrare che, per quanto fossi piccola rispetto a lei, non ero più 'fragile'. Ma per quanto mi sforzassi lei sembrava capire esattamente quello che stavo pensando, quello che provavo in quel momento. Sapevo che la gioia e l'imbarazzo di trovarmi in compagnia di Caposcuola e Capocasa traspariva dai miei occhi. Eppure anche lei non era fredda e rigida, il suo sguardo non era severo, ma bensì sembrava comprensivo e molto più sensibile del solito, quasi si sentisse in colpa. Per cosa non lo sapevo, ma magari non riguardava affatto me o il Caposcuola. L'espressione della donna sembrava essersi trasformata dal primo momeno in cui l'avevo vista: forse si stava sforzando di apparire meno rigida, o forse aveva deciso di cancellare l'immagine della donna severa che si era creata attorno a lei aprendosi di più con gli alunni. Sirius e la docente si scambiarono un altr, fugace e rapido sguardo, non capace di farmi realmente capire cosa fosse successo, ma abbastanza chiaro per comprendere che entrambi si sentivano imbarazzati di fronte all'altro. Per quanto la cosa un po' mi incuriosì, non ero nella posizione giusta per poter indagare e sapevo bene che non avevano intenzione di parlarne ne con me, ne con nessun altro. Qualsiasi cosa fosse successa sarebbe rimasta tra loro. Poi lo sguardo della professoressa Bennet tornò su di me, per poi rispondere, dopo qualche istante, alla domanda posta da Sirius. Le sue parole mi scossero anche più della sua espressione di poco prima. Ma fu solo un breve momento: perchè avrei dovuto stupirmi? Era o no una donna? Aveva o no il diritto di domandare una cosa che pronunciata da un'altra bocca femminile sarebbe sembrata più che normale? Mi accorsi che forse troppe volte avevo avuto paura di indagare e di famri delle domande per capire che in fondo eravamo più simili che diverse. Riservate, timide... Forse la sua esperienza l'aveva resa così apparentemente fredda, ma erano solo illusioni che si creavano col tempo: rimaneva sempre quello che era. La donna indicò uno scaffale in alto a sinistra, attendendo la mia risposta. Mi apprestai, con molta più naturalezza di prima, ma mantendendo sempre un portamento decoroso e rispettoso, ad osservare le pietre che la professoressa mia aveva mostrato. Erano davvero bellissime... Non mi intendevo molto di questo genere di cose, ma anche con molta esperienza alle spalle sarebe stato difficile scegliere. Ve ne ernao di tutti i tipi e colori, lucide, splendenti e colorate. La luce filtrata dalla vetrina formava su di esse dei riflessi che le rendevano ancora più particolari. Di nuovo un senso di incertezza mi invase, ma questa volta era ben diverso.

-Sinceramente non saprei quale scegliere: sono tutte bellissime... -

Dissi inizialmente. Ma sapevo già che avrei continuato la frase, forse per non deluderla, forse perchè lei si era dimostrata più gentile nei miei confronti, e non risponderle neanche non mi sembrava affatto cortese. Certo, ero consapevole che i miei consigli in ambito di moda o gioielli o quant'altro non erano per niente affidabili, ma lei non era obbligata a seguirli: sicuramente ci capiva molto più di me.

-Forse se dovessi comprarne una prenderei quella "Pietra di Luna"... oppure "Ametista"... o uno di quei ciondoli con le rune...-

Stavo riuscendo a tornare alla situazione di imbarazzo dell'inizio. Solo che questa volta era colpa mia e della mia stupida boccaccia. Non potevo fermarmi a ''sono tutte bellissime'' ? Stavo per fare davvero una brutta figura: per questo smisi di parlare. Almeno per il momento. Lo sguardo fisso ancora sulla vetrina, ormai cercava di evitare quello della donna che per sua sfortuna aveva incontrato la fanciulla sbagliata per questo genere di consigli. Tuttavia non potevo fermarmi lì: cercai di tirare su la situazione.

-Sì, lo so... Non sono molto d'aiuto.-

 
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Persefone D. Bennet
view post Posted on 25/4/2012, 17:13





Il Fato mi aveva nuovamente beffata, ammaliata, travolta, ingannata. Certa di essere al riparo, sicura fuori le mura di Hogwarts, estranea ai più, sconosciuta, avevo deciso di rifugiarmi, isolata, sola e solitaria, tra le strade del piccolo ed ameno villaggio di Hogsmeade. Chi mai mi avrebbe scorta? Una giornata ordinaria, all'insegna di studio e mestieri. Nessuno avrebbe dovuto seguire la mia stessa inclinazione. Invece...tradita dal mio desiderio di fuggire, di trascorrere il pomeriggio tra le calde braccia del mio compagno, il ricordo, mi ero imbattuta nello specchio della mia verità. Perchè proprio quegli occhi? Perchè quello sguardo che più di chiunque aveva scorto tutto ciò che io affannosamente tentavo di celare? Santi Numi! Pessima, pessima idea quella di fuggire per poi esser ritrovata con tanta fortuita semplicità. Falsamente disinvolta, palesemente imbarazzata, cercavo di trovar riparo tra gli oggetti che l'invitante vetrina del negozio innanzi al quale era avvenuto l'incontro proponeva con manifesto fascino. La giovane Grifondoro, invitata ad essere mio ausilio nella scelta dell'acquisto, cercava insieme a me la giusta ispirazione. Del resto, la natura femminile imponeva piccoli vezzi quali l'incertezza ed il fascino dell'acquisto. Mentre dunque osservavamo insieme piccoli oggetti magici di fine fattura, una domanda si manifestò nella mia mente: se ero così desiderosa di trascorrere il tempo in solitudine, forse solo compagna dei miei pensieri e dei ricordi che tanto gelosamente custodivo, perchè mai avevo esitato? Quale ragione mi aveva portata a trattenere la ragazza ed il giovane Caposcuola dinanzi a quella vetrina? Avevo forse reso scontento il mio orgoglio e la loro stessa libertà? Sempre fingendo indifferenza e completo agio, volgevo, attraverso la vetrina, lo sguardo verso il ragazzo che, probabilmente inorridito dai risvolti tipicamente femminili della sortita con la concasata, in disparte discreto e silenzioso attendeva il termine di tale supplizio. Un leggero senso di ilarità e divertimento mi invase. Povero ragazzo! Costretto a sopportare tali inutilità! Mi voltai per guardarlo e scusarmi in qualche modo per quanto si era trovato a subire. Mai momento meno opportuno! Come sempre mi capitava, come fulmine a ciel sereno, negli ultimi tempi, un gufo sorvolò le nostre figure per posarsi sul Caposcuola Grifondoro. Mi domandavo spesso quali arti oscure possedesse il servizio postale di Hogwarts per conoscere in ogni istante dove fosse il destinatario di qualsiasi missiva, pacco o dono. E per qual ragione il gufo si palesava nel momento meno consono ed appropriato. Ero contrariata? Assolutamente. I miei occhi mirarono quel volatile per il quale nutrivo profonda antipatia ed i miei occhi furono assolutamente eloquenti. Resami conto della mia curiosità sfacciata ed oltre modo fuori luogo, mi voltai nuovamente al fine di concedere la giusta privacy al mio studente. Ero irritata, arrabbiata con quel maledetto gufo che era avvezzo a disturbare tutti i miei colloqui e le mie sortite...anche quando non ero la destinataria del messaggio.
Poi...Nuovamente il senso del contegno e della freddezza presero il sopravvento. Finalmente stavo riacquistando quella superficiale quiete che sempre avevo mostrato e che proprio innanzi al mio Caposcuola avevo perduto...per la seconda volta...Sempre colpa delle sorprese, ree di misfatto così grave! Cercai di non pensare a quanto appena accaduto...A quanto dietro le mie spalle stava accadendo. Tuttavia, attraverso la vetrina, divenuta oramai specchio dei miei occhi e della mia volontà, lo vidi sorridere. Si trattava dunque di dono gradito.
Fastidio! Terribile fastidio!
Tornai a dedicarmi alla scelta condivisa con la gentile studentessa. Era impacciata? Era intimidita? Sperai non fosse così. Sinceramente avevo intenzione di mostrare la mia totale tranquillità, disponibilità e felicità per averla in quel momento al mio fianco. Più volte avevo pensato di chiamarla a colloquio nel mio ufficio, ritenendola, insieme alla Signorina Granger, la migliore studentessa Grifondoro. Mi era giunta inoltre notizia assai interessante: essa era la Nuova Cercatrice Grifondoro. Ed io, sempre assai competitiva e desiderosa di vedere la Coppa ben esposta sul camino della Sala Comune Grifondoro, riponevo nelle sue abilità la mia più totale fiducia e le mie speranze. La miravo attraverso il vetro e la vedevo intenta ad osservare pietre e ciondoli per potere effettuare giusta scelta.
Faccia con comodo…Anch’io non sono un’intenditrice. Potrei esser capace di restare qui per ore senza prendere decisione. .
Le sorrisi leggermente imbarazzata. Avevo detto la verità. Troppo vanitosa, desiderosa di aver tutto per scegliere!
Ma ecco l’aiuto tanto sperato. La giovane Grifondoro decretò quelli che per lei erano gli oggetti più graziosi e mi sorprese il fatto che avesse notato proprio quella pietra che io miravo e rimiravo…
Sa cosa le dico? La penso esattamente come Lei. La pietra di luna è la più bella.
Un’idea, un pensiero mi balenò nella mente. Mirai nuovamente la fanciulla e le sorrisi, consapevole del fatto che lei non avrebbe certo compreso la ragione di tale mia improvvisa felicità.
Le chiedo un'ulteriore cortesia. So bene di abusare della vostra pazienza.
Mi voltai verso il giovane Caposcuola per incrociare nuovamente quegli occhi che cercavo ed al contempo rifuggivo.
Ma vi chiedo di concedermi l’immensa cortesia di attendermi un istante, mentre io effettuo il mio acquisto al negozio. Giusto il tempo di una breve chiacchierata insieme, poi, vi lascerò liberi di andare laddove il vostro programma di viaggio prevedeva. Potreste dunque sostare qui ancora un momento?
Non attesi risposta. Mi limitai a guardare il Caposcuola negli occhi sperando potesse comprendere il mio sincero desiderio che mi attendessero. Vi era una ragione? Certamente…Più di una…alcune dovevano rimanere sopite…Altre no…
Mi diressi verso l’ingresso del negozio ed entrai.



Il tempo di fare acquisti e son da voi. ;)
 
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view post Posted on 29/4/2012, 14:57
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Non aveva compreso il fastidio, come avrebbe mai potuto farlo? Era stato allontanato a forza dalla High Street , strappato alla presenza della capocasa e di Evelyn da un gufo giunto improvviso, un contrattempo inaspettato ma non aveva realizzato, non poteva sapere quanto fosse ad altrui avviso, inopportuno.
In imbarazzo aveva ridotto la taglia del pacchetto e stipato in una tasca del mantello per non destare curiosità nei passanti. La civetta li aveva lasciati già da qualche tempo ma solo quando Sirius fu libero dall'imbarazzo e dall'impiccio causato dal regalo, potè dedicarsi all'attività cui il fato lo aveva quel giorno destinato.
Sulla strada principale di Hogmeade, di fronte alla vetrina ove aveva scorto quell'anima affannosamente celata, era ancora un riflesso a renderlo partecipe di quello che accadeva. Mai era stato così difficile palesarsi come genuina essenza, senza inutili manierismi, maschere di sorta ma il loro precedente incontro, quello scambio di sguardi, la stretta di mano avevan fatto breccia in oramai esile barriere, insufficienti a contenere quello che era stato opportunamente celato, fortificato, protetto. Quello specchio di verità, filtro fortuito di emozioni, ansie , paure sopite, sorprendentemente mostrava quello che gli occhi non riuscivano a mostare. Per la prima volta non era anima a parlare, favella a raccontare ma due occhi riflessi attraverso un vetro.
Da quando tempo eran fermi di fronte alla bottega?
Pareva un eternità ma non importava. Si eran trovati. Evelyn e la capocasa discorrevamo ancora tra loro mentre lui si avvicinava, ritornando di fronte al negozio.
Forse avevan bisogno di un parere maschile?
Fece per proferir parola ma si ritrovò improvvisamente di fronte quegli occhi nocciola. Colpiti dalla luce solare cambiarono improvvisamente di tonalità. Si fissarono, l'imbarazzo rotto solo da un invito ad attendere un istante. Non avrebber abusato dell'altrui pazienza, solo acquisti veloci da terminare.
Sirius non riuscì a rispondere ma si limitò ad un cenno di assenso. La vide elegantemente scivolare fra la folla e infilarsi nella bottega.
Restò interdetto, a tratti sorpreso. Cosa doveva acquistare con tanta fretta?
Inarcò un sopracciglio rivolgendo un'espressione divertita alla studentessa grifondoro.

Avete scelto dunque?
Sperava che la fanciulla non si stesse annoiando. Forse non era stata poi così fortunata a trovarsi sulla strada del caposcuola Grifondoro.
Mi rendo conto che la passeggiata ha preso un imprevedibile risvolto
aggiunse quando la docente ebbe finalmente varcato la soglia.
ma non ci intratterremo molto. Prometto di accompagnarti da Zonco, il negozio di scherzi. Ho il presentimento che ti piacerà.
Le sorrise facendo l'occhiolino.
Potrei trascinarti anche nella Stamberga Strillante se è il brivido quello che cerchi. Troverò il modo di farmi perdonare. Lo prometto.

 
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Evelyn Bellard
view post Posted on 3/5/2012, 14:20




Mi stupii del fatto che la professoressa la pensasse proprio come me. Alla fine quella scelta che sembrava così difficoltosa si rivelò abbastanza rapida, in quanto avevamo preso trovato l'oggetto più adatto. La Pietra di Luna era davvero bella. E forse il fatto di averla guardata in quella situazione ne esaltava la luminosità e lo splendore. Alla fine i miei consigli si erano rivelati abbastanza utili, cosa che mi confortava parecchio, ma non capivo il motivo della felicità che la docente mostrò quando si girò verso di me. Un sorriso sincero, ampio come mai l'avevo visto, un luccichio negli occhi come quello di qualcuno che ha appena avuto un'idea brillante. Non indagai. Lei ci chiese solo di aspettare... Avremmo aspettato. O almeno io avrei aspettato. Più per curiosità che per altro, ma avrei aspettato comunque. Con un gentile cenno della testa feci capire alla docente che per me andava bene. Quando lei entrò nel negozio io mi voltai verso Sirius, per chiedergli scusa. In fondo aveva dovuto sopportare due donne mentre sicutevano su gioielli... Non era la di certo la giornata ideale per un ragazza. Ma non sembraa affatto turbato; anzi, fu lui che pareva dispiaciuto di quanto accaduto. Sembrava volesso farsi perdonare, forse del fatto che il divertimento di visitare Hogsmeade era apparentemente svanito nel momento in cui avevamo incontrato la professoressa Bennet, ma non era così: avevo iniziato a nutrire una sincera curiosità nei suoi confronti. Sorrisi al ragazzo, pronta a spiegargli tutto:
Sì, ci siamo accordate... Beh, grazie mille, sono sicurà che mi piacerà!
Risposi all'occhiolio del Caposcuola. Per un istante cercai le parole migliori per spiegargli come stavano le cose, ma poi mi ripresi e mi affidai all'istinto.
Ma figurati! Non hai niente da farti perdonare!
Dissi senza troppi problemi. Quella sensazione di essere piccola e inesperta stava lentamente svanendo, mentre mi accorgevo che sia Sirius che la docente erano stati bambini, si erano trovati nella mia stessa situazione forse, e avevano avuto gli stessi pensieri. Dunque perchè preoccuparsi? Esternamente avrei continuato a trattarli con rispetto e adeguata cortesia, ma dentro qualcosa era cambiato. E mi stupii del fatto che erano bastati pochi minuti per ribaltare tutto. Poche parole forse scelte proprio per farmi cambiare idea erano bastate. Poche, ma mirate e pronunciate con serenità da entrambi.
L'unica cosa che rimaneva da fare era aspettare il ritorno della professoressa. Cosa mai avrebbe fatto? In un certo senso ci pensavo, nell'altro la mia mente fantasticava a proposito di tutte le cose che ancora potevo vedere nel paesino. Come appunto aveva detto Sirius c'era Zonko, la Stamberga Strillante, Mielandia... E la giornata era ancora lunga. Sarebbe stato fantastico. E magari la docente si sarebbe unita a noi. Era tutto da vedere, ma ero sempre più entusiasta e soddisfatta di essermi recata nel luogo d'incontro per andare ad Hogsmeade. Un'ottimo modo per trascorrere il pomeriggio.

 
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Persefone D. Bennet
view post Posted on 5/5/2012, 10:40




Quanto tempo era trascorso? Minuti, pochi minuti. Eppure mi pareva fosse un'eternità.
La realtà era che odiavo le attese: mente e corpo vagavano per strade assai diverse: una rettilinea ed agevole, l'altra contorta e contratta, ricca di difficoltà, insidie inattese.
Il Tempo...Perchè mai sottostare alla sua volontà? Perchè non tentare di controllarlo e dominarlo? Avevo atteso il mio turno nel negozio, apparentemente paziente, nella realtà, tutt'altro che tranquilla. Volevo uscire in fretta e tornare a vedere quei volti che paradossalmente erano riusciti a render la mia giornata oltre modo lieta e sorprendente.
Un piano chiaro e ben dettagliato nella mia mente. Tutto minuziosamente calcolato, ponderato. Sorrisi nel riflettere sull’esito del mio progetto.
Non fallivo mai. Non l’avrei certo fatto quel giorno, in quel momento, dinanzi ai miei studenti…dinanzi a quella meravigliosa fanciulla, riservata e talentuosa e a quegli indispensabili occhi che mi conoscevano più di quanto io stessa fossi consapevole.
Di tanto in tanto, percorrendo impaziente quei piccoli, insopportabili passi verso il bancone, sempre intervallati da pause, da attese, mi voltavo verso la vetrina al fine di scorgere nuovamente quelle due figure che pazientemente avevano assecondato la mia richiesta ed attendevano il mio ritorno. Stavano chiacchierando e sorridevano.
Dunque non erano impacciati? Sollievo e tenerezza.
La semplicità e la correttezza, la purezza e l’onestà riuscivano costantemente a sorprendermi. Sempre cinica, proiettata al malinconico ricordo, ferma sostenitrice della banale abitudine, mi trovavo sovente a dovermi ricredere, a ripercorrere a ritroso i miei cauti passi per arrivare a constatare che bellezza e bontà d’animo erano ancora vivi e forti in quel mondo verso il quale non sempre nutrivo fiducia ed affidamento.
Ebbene, dopo aver a lungo aspettato, poiché per me ogni istante in attesa era momento perso ingiustamente, illecitamente strappato alla mia vita, giunse l’occasione di effettuar l’acquisto e di concretizzare quanto da me desiderato. Il tutto si risolse in pochi scambi verbali ed un consistente baratto che avrebbe condotto le mie finanze al tracollo! Ma ciò non era di mio interesse. Lo sarebbe stato nel prossimo futuro…Non in quel momento.
Tuttavia…Mancava ancora qualcosa alla mia visione, al mio mentale progetto. Abituata a portare con me anche oggetti ed accessori insoliti – ma neanche tanto – riuscii a completare quanto da me desiderato. Sostai dunque qualche istante nel negozio: il tempo di fare ciò che dovevo e finalmente raggiunsi la porta vetrata che mi avrebbe nuovamente fatto respirare l’aria primaverile…
L’olfatto…Quale senso meravigliosamente affascinante…Capace di far rimembrare e di rimembrare…In grado di riconoscere senza ausilio di altro senso, compagno di meravigliosa sensazione di familiarità quando inebriato dei caldi odori di ciò che si desidera, di coloro per i quali si prova infinito affetto e disarmante bene.
Una nuova riflessione, un’ennesima consapevolezza: l'implacabile Tempo mi aveva offerto la possibilità, ancora una volta, di esser libera, di esser me stessa.
Dovevo solo scegliere se esserlo oppure no.
Aprii la porta e “rientrai” nel mondo esterno, ove meravigliosi occhi, dell’uno e dell’altra, mi attendevano. Ero serena, disinvolta, naturale. Non contava più alcuna traccia di formalità. Ero semplicemente me stessa, pronta a proseguire in quell’avventura che il Fato mi aveva dinanzi offerto.
Vi chiedo di perdonarmi per l’attesa. Spero non vi siate annoiati a causa mia. Prometto di lasciarvi presto liberi di…Fare ciò per cui siete giunti…
Sorrisi dolcemente alla fanciulla. Un sorriso altrettanto sincero e delicato rivolto a quel ragazzo che tanto cortesemente aveva assecondato le mie richieste. Nuovamente occhi che si guardavano e capivano, senza necessitar di parola alcuna. Distolsi lo sguardo repentinamente affinchè egli non potesse scorgere quanto aveva già visto, percepito…Quanto già conosceva.
A dire il vero, vi è una ragione per cui vi ho trattenuti.
Estrassi una delle due pietre di luna e mi avvicinai alla fanciulla.
Ho pensato che, dato l’aiuto da Lei concessomi e la cortesia mostrata, fosse quanto meno doveroso consegnare una pietra di luna alla fanciulla che ne ha designato la proprietaria scegliendola. .
Allungai la mia mano per porgerla alla ragazza.
Le pietre son sempre un dono…magico…Dopo tutto...Ogni cosa ha il suo potere...
Poi…Mi voltai verso il ragazzo che, sino a quel momento, sempre discreto, aveva atteso, complice del silenzio. Estrassi dalla tasca il medaglione infuocato…ed un biglietto.
Chiedo venia per l’estremo ritardo con il quale questo piccolo oggetto giunge al legittimo proprietario. Avrei dovuto farlo molto tempo fa, in occasione della Sua meritata nomina a Caposcuola. Spero possa perdonare la mia mancanza ed accettare questo piccolo dono…Nella speranza Lei possa cogliere tutto ciò che esso racchiude…
Avevo fatto ciò che desideravo. Libera da manierismi. Ero felice e pronta ad allontanarmi al fine di lasciare i due fanciulli proseguire nella visita e scoperta del villaggio.
Ed ora, non esitate oltre. Vi sono luoghi da scoprire, negozi da setacciare e strade amene da percorrere.



Per Evelyn:
LUK%20Crystal%20Ore
" Pietra di Luna"
Aumenta la concentrazione del pg aumentando di 10 punti Mana

Per Sirius:
BTNPeriapt
"Medaglione Infuocato"
Aumenta di 10 Punti i punti Corpo
Nel biglietto:
CITAZIONE
Sarò sempre in debito con te. Sei stato capace di regalarmi fortuna e felicità nel contempo. Spero di potere un giorno fare altrettanto…
Persefone D. Bennet
 
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view post Posted on 16/5/2012, 21:14
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Una sorpresa inaspettata. Cosa era cambiato? Si sentiva diverso, straordinariamente scoperto, indifeso di fronte alla docente. Non era mai stato così. Troppo forte, troppo freddo per farsi coinvolgere eppure nonostante la tenacia, quella facciata di serietà, glaciale barriera, tempestivamente cedeva ma non se ne sentiva la mancanza. Era diverso, eppure si sentiva molto meglio.
Aveva atteso la capocasa, chiacchierando con Evelyn. Semplici acquisti, non avrebbero atteso a lungo ma non potevano immaginare quanto a breve si sarebbe realizzato. Il campanello posto in cima alla porta tornò a suonare. L'attesa era terminata. Due visi curiosi si ritrovarono a guardare il volto della loro capocasa, tentando di cogliere ma invano, la cagione di quell'attesa.
Come a intuire il desiderio di conoscenza, sopraggiunsero timide, forse sentite scuse. Per quale motivo? Si erano intrattenuti volentieri dopotutto. Un sorriso sincero rivolto alla donna di rimando negò il fastidio. Non ve ne era.
Non si scusi professoressa, anzi, qualora lo gradisse potrebbe aggiungersi a noi. È una bella giornata, ideale per una passeggiata.
Nuovamente sembravano scrutarsi con quegli occhi, ciascuno colmandosi nello sguardo dell'altro ma non lo sostenerono a lungo. Si allontanarono. Cosa temevano? Orgoglio, giudizio? C'era solo sincerità in quello specchio, la genuina essenza di un affetto autentico.
Piccoli silenzi ma carichi di significato. Il motivo dell'attesa si rivelò poco dopo. Una pietra di luna riposta nelle mani di Evelyn le illuminò il volto. Persefone era una scoperta ma non aveva ancora finito di sorprendere.
Il suo sguardo tornò su quello del caposcuola che intanto si accorse del presente estratto e tenuto nel palmo del mano. Un dono. Per lui? Per cosa?
Voleva congratularsi per la promozione. Non si rendeva conto di aver fatto già tanto.
Sirius trattenne a stento la sorpresa, l'emozione che lo prese. Discreto, questa volta meno del solito, non riuscì a contenere la gioia che lo prese. Il suo volto non palesò chiaramente quello che provava ma i suoi occhi così vivi, espressivi era fin troppo eloquenti. Era grato alla docente per quello che faceva, per come lo faceva sentire. Erano davvero la fortuna liquida, la Felix felicis, ciascuno dell'altro.
Protese la mano. Le dita di sfiorarono, così, delicatamente, prima di ghermire il medaglione e il foglio di pergamena. Lesse subito il biglietto riconoscendo l'elegante calligrafia, il tratto tanto familiare. Non c'erano parole adatte ma le labbra si schiusero articolando una sola parola...
Grazie......
e non riuscì ad aggiungere altro.

 
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Evelyn Bellard
view post Posted on 22/6/2012, 11:59




La professoressa non si fece attendere poi così tanto. Il tempo di scambiarci due parole e la sua figura ricomparve, uscendo dal negozio. Teneva in mano il pacchetto degli acquisti che aveva fatto. La sua espressione era insolita. Ma non insolita come al solito... Era insolita anche per lei. Un sorriso sincero comparve sul suo volto mentre si avvicinava a me. Cosa aveva in mente? Ero un po' agitata, ma la sicurezza della professoressa manteneva l'ordine in me. Estrasse una pietra dalla busta che stringeva in mano. Allungò il braccio verso di me. Ci misi un po' a capire cosa stesse facendo. Alzai lo sguardo verso di lei con espressione interrogativa, ma allo stesso tempo infinitamente grata. Non riuscivo a capire a cosa dovevo l'onore di ricevere in dono una simile pietra da lei... Non avevo fatto niente di strano. Un piccolo istante di silenzio, breve, ma profondo. Almeno per me. Contava molto. nella mia testa da piccola undicenne avevo sempre pensato di non riuscire ad onorare sufficientemente la mia casata. Per questo avevo sempre cercato di dare il massimo in ogni cosa che facevo, mi ero iscritta alla squadra di Quidditch, avevo svolto i compiti con impegno. Per essere alla pari degli altri, per riuscire a star loro dietro. E il mio impegno non passava inosservato come credevo fino ad allora. Io non avevo fatto niente di eccezionale, ma lei mi ripagava con un dono così fantastico. Non c'erano parole per esprimere quello che sentivo, l'onore che mi aveva fatto provare quel giorno...
-Non so che dire... Non so davvero come ringraziarla...-
Dissi mentre prendevo con delicatezza la pietra dalla sua mano. Le sorrisi, mentre lei consegnava un regalo anche a Sirius. Era stata una giornata bellissima e avrebbe continuato ad esserlo. Ormai non avevo dubbi. Era valsa la pena di andare davanti alla segreteria alle 17. Non avrei potuto sfruttare meglio di così quel pomeriggio.



Scusate, scusate, scusate, scusate :(
 
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15 replies since 16/4/2012, 18:21   219 views
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