Un giorno di ordinaria follia

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Alfiær Demon
view post Posted on 27/7/2012, 00:02




Vagnard


Solitamente Alfier non passa molto tempo ai piani inferiori del castello: troppe facce e troppi colori che gli riempivano al testa di una confusione nauseante. Lui amava la pace, la quiete e quei posti dove solo quattro occhi o poco più potevano confermare uno stato di presenza umana.
Quel giorno il Serpeverde se ne stava serenamente appoggiato ad un freddo pilastro in muratura, poco fuori la porta principale del castello, avendo alle sue spalle le innumerevoli scale che portavano ai piani alti dell'edificio, nonché alla Sala Grande. Questo comportava un ENORME numero di studenti in traffico in quella zona.
Chiaramente anche di studentesse.
Era lì da almeno un paio d'ore, scosso da quella violenza del fato che continuava a fargli passare davanti graziose studentesse con la pelle fresca e liscia, nonché con fisici troppo modellati per essere il prodotto di un'antica pratica che metteva al mondo ogni anno migliaia di piccoli fanciulli.
Quei corpi...Alfier se lo chiedeva, senza sapersi dare una risposta: quale mano esperta si era presa la briga di sfiorare quella carne e trasformarla in opere d'arte? E quale altra lo inchiodava lì fermo a soffrire di quella mancanza sotto le proprie mani, in quel momento colmata solo dalla fredda pietra di un pilastro?
La lingua del ragazzo gli bagnava continuamente le labbra e gli occhi socchiusi erano un'evidente prova di quanto la sua mente fosse impegnata nello scrutinio di quel ben di Dio.
Come sempre DOVEVA tenersi tutto dentro, sfogare con la mente le proprie repressioni e aspettare il primo Tassorosso a tiro per spingerlo via con fare violento e per nulla pietoso.
Le mani erano sempre piene...piene di un prurito di cui non sarebbe mai riuscito a liberarsi, neppure se avesse sfogato le proprie passioni. Con o senza una ragazza.
Ormai, aveva accettato di essere vittima di quella malattia, che non era l' ardente desiderio di assaggiare ogni stupenda fanciulla (rossa per lo più) che gli passava davanti, ma semplicemente quella di dover tenere dentro di se tutti suoi desideri più folli e inapplicabili. Folli, perché probabilmente avrebbe meritato Azkaban se qualcuno fosse riuscito a leggere nelle profondità del suo cuore e inapplicabili per sapeva che per uccidere un mago, un'essere umano, non c'era bisogno della magia.
Un ghigno gli si disegnò sul volto, quando davanti gli passò l'ennesima stupenda fanciulla dai capelli rossi, col viso da cerbiatta e le lentiggini appena accennate sulla pelle rosea ed invitante.
"Se solo potessi averti, per un minuto..."
Quel pensiero lo tormentava, ogni quando ne vedeva una. E non solo, quand'anche l'irrefrenabile prurito alle mani tornava a farsi sentire con fare insopportabile verso qualche studente che con fare TROPPO incosciente gli si rivolgeva con fare sconsiderato.
Non aveva saputo darsi una risposta al perché, fino ad ora, non aveva ancora alzato una mano nessuno. Probabilmente, sapeva che se l'avesse fatto da solo, non sarebbe riuscito a cavare un ragno dal buco.
Ma sapeva, perfettamente, chi avrebbe potuto dargli una mano con quel prurito: chi avrebbe potuto dargli una cura per farlo passare se non in maniera definitiva, quasi.
Con la semplice arma dello sfogo.
Ormai in giro non si parlava d'altro che di lui, il "Bastardo con la mazza" o il bastone, visto il particolare che lo accompagnava praticamente sempre.
Aveva conosciuto Vagnard Von Kraus in Sala Grande qualche tempo prima e gli era sembrato una persona su cui fare affidamento, sopratutto quando quel tipo di prurito aumentava fino a raggiungerti la testa.
Molti, se non tutti, lo temevano. Il Serpeverde si era reso partecipe di comportamenti ben sopra ogni prudenza morale e Alfier, seppur non lo avrebbe mai confessato espressamente, lo stimava.
Ne era sicuro, non conoscendolo comunque per niente: anche lui, come Alfier, era malato. Malato di violenza, malato di piacere personale e null'altro.
Malato di se stesso e della luce che la propria immagine elargiva al resto dei poveri illusi che camminavano felici e spensierati per quel castello.
Anche in quello erano simili, Alfier si amava e seppur non avesse la reputazione di Von Kraus, mirava a costruirsene una basata sui suoi principi di prepotenza e soddisfazione dei sensi.
Sperava soltanto di vederlo passeggiare lì nei dintorni e sapeva che la sua giornata, al momento afosa e non calda, sarebbe potuta diventare bollente se lo avesse incontrato.
Mise tutto nelle mani del fato, certo che con un colpo di fortuna o meno, questo lo avrebbe accontentato facendoglielo passare proprio davanti...

Edited by Trhesy - 27/8/2018, 20:39
 
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view post Posted on 6/8/2012, 10:23
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Era una bella giornata.
Una gran bella giornata.
Sebbene l'estate volgeva al termine, dei timidi, caldi, raggi di sole irradiavano il Castello e i suoi dintorni. Questo poteva solo significare tanti baldi giovincelli in giro per il Giardino, e quelle erano occasioni che a Vagnard non potevano di certo sfuggire. Era un ottima opportunità per fare un bel giretto di perlustrazione e mettere in riga qualche ragazzetto, specie i primini...essendo questi i più giovani avevano più possibilità di redimersi e cambiare...per quelli più grandi spesso il treno era già passata.
In quei casi bisognava passare direttamente alla soppressione.
Tornava quindi da uno dei suoi soliti giretti, diretto ora verso la Sala Grande per rifocillarsi.
Doveva mettere del carburante nel suo corpo, nel pomeriggio era previsto un secondo giro. Che bellezza le giornate senza lezioni!
Prese un fazzolettino da dentro la tasca dei pantaloni e pulì il bastone, sul quale era ancora presente qualche piccolo schizzo di sangue.


*Dannazione, il sangue dei babbani è come una sanguisuga, proprio come i proprietari...non si leva neanche se... *

pensò, mentre continuava a strofinare, ora con un certo vigore. Non poteva permettersi di lasciare tracce. Fino a quel momento l'aveva sempre scampata e mai era stato punito, ma la guardia non andava mai abbassata specie ora che andava spesso a fare...la "ronda" con Talìa. Non temeva l'espulsione, sarebbe bastata qualche parolina di suo Padre e sarebbe stato riammesso in meno di 30 millisecondi; era per altri motivi che doveva evitare di farsi beccare e di farsi....conoscere. Doveva rimanere quasi una "leggenda", un fantasma, si, un fantasma!

Ripose il fazzolettino nella tasca destra e si incamminò con passo lento verso l'entrata del Castello, puntando bene il bastone per terra, come per annunciare il suo arrivo.
Aveva già varcato la soglia di qualche passo quando ad un tratto si fermò.
Qualcosa, anzi qualcuno, aveva attirato la sua attenzione.
Era una sensazione che aveva già sentito, ma dove? Bastò girarsi per capire e ricordare. Quegli occhi fiammeggianti non potevano certo passare inosservati.
Lo fissò per qualche istante con sguardo serioso, come a fargli capire che l'aveva notato e che sapeva di chi si trattava. Pochi secondi e si incamminò verso lui.
Dopo quel breve incontro in Sala Grande aveva più volte sperato di riuscire ad incontrarlo, ma quel Castello era veramente immenso, era come cercare un ago in un pagliaio sebbene appartenesse alla sua stessa Casata.
Quella era la volta buona. Se non si era fatto un idea sbagliata su di lui, si sarebbe creato un sodalizio destinato a durare a lungo nel tempo.
Il suo giretto pomeridiano sarebbe stato rimandato di qualche ora, ma ne valeva la pena.
Si fermò a mezzo metro da lui.
Fece un mezzo inchino di cortesia


- Demon...che piacere rivederLa. -

annunciò con un mezzo ghigno sul volto. Le ore a seguire si sarebbero rivelate molto interessanti.

 
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Alfiær Demon
view post Posted on 6/8/2012, 22:56




Stava cominciando a perdere la pazienza e a breve se ne sarebbe andato se non fosse che improvvisamente, Vagnard Von Kraus gli si parò davanti in tutta la sua eleganza e con il solito bastone da passeggio che in più punti presentava qualche schizzo rossastro: Alfier era sicuro che non si trattava di succo di mirtilli.
L'albino spalancò lo sguardo meravigliato e felice di esser stato esaudito in così breve tempo e con quell'efficacia: il compagno di casa sembrava proprio pronto a passare ai fatti piuttosto che soffermarsi alle solite parole.
Quando Vagnard gli si rivolse con quel suo fare accattivante e maledettamente sinistro, Alfier ricambiò l'inchino muovendo lentamente la testa in avanti e chiudendo gli occhi, disegnando un ghigno altrettanto infame sul proprio volto:
-Von Kraus, Lei non ha idea dell'immenso onore di cui mi rivesto quando sono al suo cospetto.-
Alfier aveva il volto illuminato di gioia e gli occhi rosso fuoco presero a fiammeggiare voraci e violentemente, come se non vedessero l'ora di mangiare la prima cosa che gli capitava a tiro.
Il Serpeverde si guardò un attimo intorno, "ammirando" l'enorme flusso di persone che li circondava da tutti i lati...erano tanti, erano troppi. Alfier si sentiva oppresso da tutta quella carne che adesso camminava e da quei colori che gli davano tutti insieme un senso di nausea.
Riportò lo sguardo al compagno di casa, rivolgendogli l'ennesimo sorriso radioso:
-L'aspettavo, speravo di vederLa qui e forse potrebbe anche aiutarmi a risolvere un piccolo problemino che mi fischia nelle orecchie così forte che ignorarlo è diventato impossibile...-
Cominciò, spiegandosi lentamente e spostando di tanto in tanto lo sguardo a qualche bella presenza che passava lì vicino, guardando pericolosamente la coppia. Ormai aveva capito che Von Kraus era più che un osservato speciale per ciò che riguardava la sua presenza ad Hogwarts: era temuto e chiunque avesse sentito parlare di lui cercava di girargli a largo quanto più possibile.
-...le voci qui ad Hogwarts La descrivono come un pazzo furioso, ma io so che non è così. Lo so, perché anche io come lei sono affetto dalla stessa malattia. Quello che facciamo non è per nuocere gli altri, ma è per compiacere noi stessi. E se Lei potesse aiutarmi a compiacermi più di quanto io non riesca già a fare, gliene sarei grato per molto, molto tempo.-
Non perse tempo Alfier, passare subito al dunque era il suo modo di fare, senza perdersi in chiacchiere inutili.
Sapeva che Vagnard poteva fargli ottenere quello che voleva e il modo per farlo quanto più in fretta possibile, era ottenere la sua fiducia ma sopratutto la sua amicizia, che quanto meno Alfier si sarebbe impegnato a non tradire.
Legarsi a Von Kraus gli avrebbe dato l'accesso a tutte quelle attività che, stando da solo, di certo non gli erano impedite ma che faceva più difficoltà a realizzare.

Edited by Alfiær Demon - 15/8/2012, 13:53
 
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view post Posted on 15/8/2012, 12:24
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Il giovane Serpeverde ascoltò con attenzione le parole del suo concasato.
Le sue orecchie erano tutte per lui, lo sguardo fisso per terra, mentre con entrambe le mani si appoggiava sul suo nuovo bastone ben puntato per terra, come a voler e poter sfondare il pavimento da un momento all'altro.
Era uno dei suoi tanti modi per far capire quanto quel discorso lo attraeva.
Alfier andò subito al sodo, come piaceva a lui e sembrava quasi che lo stesse aspettando da tempo. D'altronde anche lui stesso lo stava cercando da quel primo incontro in Sala Grande; aveva un piccolo progettino in mente e, dato che si era presentata l'occasione, sarebbe certo stato da stupidi non approfittarne subito.
Si, da quel giorno le cose ad Hogwarts sarebbero mutate completamente.

"Compiacere se stessi".
Alzò lo sguardo.
Ora lo fissava dritto negli occhi.
Si, quello era senz'altro uno dei suoi obiettivi; non c'era niente di più godurioso che vedere qualcuno chiedere pietà e soccombere sotto i propri colpi.
Ma c'era anche dell'altro per quello che lo riguardava; ma la conversazione era solo agli inizi, avrebbero avuto modo di chiarire ogni singolo dettaglio, come nella stipulazione di un contratto.


- Si, posso aiutarLa. -

rispose semplicemente, con sguardo serioso e voce ferma. Se esteriormente non sembrava, dentro traboccava di gioia, di sadica gioia, immaginando cosa sarebbe potuto accadere di lì a poco.
Tutto stava andando nella direzione da lui desiderata.
Ma quello forse, non era proprio il luogo adatto per fare di quei discorsi. Troppi occhi e orecchie indiscrete, troppi Prefetti e Caposcuola impiccioni; quei maledetti non aspettavano altro che un suo passo falso, di coglierlo con le mani nella marmellata.
Non gli avrebbe dato una tale soddisfazione.
Ogni singolo dettaglio della loro conversazione doveva rimanere una cosa esclusivamente privata; solo al momento giusto i più fortunati ne avrebbero svelato il contenuto.
Pagando un prezzo ovviamente.
Il prezzo del sangue.

- Sarei felice di mostarLe la mia...Cura...ma... -

si guardò furtivamente attorno e continuò quasi sibilando

- questo forse non è il posto giusto. -

Avrebbe preferito continuare la conversazione nella loro Sala Comune, dove solo gli occhi di Salazar avrebbero vigilato su di loro.

 
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Alfiær Demon
view post Posted on 20/8/2012, 22:02




Ogni gesto e ogni parola di Von Kraus faceva si che dal cervello di Alfier partissero impulsi nervosi troppo violenti per essere controllati; impulsi che gli facevano torcere le dita delle mani che andavano a premere violentemente contro la fredda parete di pietra alla quale Alfier era ancora appoggiato.
Tante idee, una più fattibile dell'altra, cominciarono a gironzolargli per la mente a velocità supersonica: fattibile perché Vagnard aveva accettato di dargli la tanto beneamata soluzione ai suoi problemi e quello si che sarebbe stato un toccasana per l'albino, d'ora in avanti.
Troppo tempo aveva dovuto combattere contro le proprie pulsioni, contro i propri istinti e i propri desideri, agli occhi dei più deviati e sinistri. Ora finalmente poteva ritenersi soddisfatto in tutto e per tutto quello che gli sarebbe passata nella testa, non avrebbe più dovuto combattere una guerra senza vincitori evidenti e con vinti fin troppo visibili.
Annuì alle parole del compagno di casata e sfilandosi agilmente dalla posizione in cui i due erano, si diresse proprio verso l'entrata del castello, rivolgendo un'occhiata al compagno, disegnando sulla faccia uno di quei sorrisi che difficilmente ti scordi di considerare.
-Il suo dormitorio. Sarò lì ad attenderLa.-
Gli fece un occhiolino e dopo aver dato un'occhiata intorno, assicurandosi che nessuno avesse avuto occhi e orecchie per loro, si incamminò a passo deciso all'interno del castello.
Decisamente la Sala Comune e nello specifico il dormitorio di Vagnard sarebbero stati il posto migliore dove parlare liberamente: era sicuro che neanche tra i Serpeverde ci fosse qualcuno tanto pazzo da mettere piede nella stanza di Vagnard Von Kraus, senza la paura di potersi ritrovare il cervello sparso sulla moquette della stanza, in seguito ad un colpo di mazza ben assestata alla testa.
Lo sguardo alto, fiero e freddo di chi non ebbe nemmeno la minima esitazione a sbattere per aria uno studente di Grifondoro con violenza, mettendo subito dopo le mani nelle tasche dei pantaloni, senza degnare nessuno dei presenti del suo sguardo.
 
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4 replies since 27/7/2012, 00:02   180 views
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