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| Qualcosa si incrinò mentre osservava l'esile familiare figura venire avanti. Era come osservare un ricordo, terribilmente dolce, e malinconico a un tempo. Le parve di poter sfiorare qualcosa di sommessamente bello, una scena già vissuta e dimenticata, rubata, ma che un tempo era stata sua. La mano, ferma a mezz'aria, si protendeva con insistenza nell'atto incompiuto, verso la cassettiera.
- Vorrei davvero che fosse un buon pomeriggio -
Troppo duro, troppo freddo. La voce sgorgava ruvidamente dalla sua bocca, rendendo più amare le parole e dolenti le sue labbra. Avvertiva nell'aria l'imbarazzo, un'esalazione velenosa che stordiva l'intelletto. Non poteva permetterselo. C'era rabbia, nel suo cuore, persino vergogna. Poteva forse contaminare di lieti discorsi quella sua atroce voglia di odio? In un altro luogo, magari, in un altro tempo. Non lì, non con lei.
- Dici bene, temo si tratti di qualcosa di molto più...pressante. -
Capì che poteva apparire come un rimprovero personale. La fastidiosa punta del rimorso la ferì senza riguardi, al centro della sua vulnerabilità e del suo ego. E mentre la sua coscienza si sgretolava, la maschera sul suo viso prese il sopravvento.
- In effetti, come penso avrai inteso dall'urgenza della convocazione, c'è qualcosa di cui vorrei discutere con te, e che ho paura non possa più essere rimandata. Ho ricevuto diversi rapporti negli ultimi mesi, notizie più o meno attendibili: ma ciò che emerge nel complesso è particolarmente allarmante -
La mano cadde, mortalmente pallida, svuotata d'ogni forza. Avvertiva sul petto l'immenso peso di un simile approccio, il tocco gelido di un tradimento mai consumato, la morsa sanguinante di una gratitudine delusa, l'orgoglio mortificato, l'affetto sconfitto e avvilito. Le prime parole avevano sancito il corso dell'incontro, la Caposcuola era innanzi al Prefetto della sua Casa. Ed ora che la gola si era schiusa alle prime martellanti pene, un filo d'impazienza venava il suono calibrato della sua voce.
- Vorrei che leggessi questo e mi dicessi cosa ne pensi -
Poco più di due o tre passi per raggiungere nuovamente la scrivania e sollevare il rapporto abbandonato solo qualche minuto prima. Lo prese con cautela, con una sorta di mascherato ribrezzo, quasi sospettasse fosse coscientemente malevolo. Spiccavano tra i primi righi i nomi della Caposcuola Serpeverde e di Nina Bregovic, una Tassorosso del primo anno. Visita ad Hogsmeade senza permesso. Lo porse alla sua ospite con deliberata timorosa e solenne lentezza. Cosa si aspettava da Mya? Non ne era certa. Che fosse davvero così sciocca da sperare in una istantanea soluzione? Qualcosa cui lei non avesse neppure pensato? E perché no? Desideri, desideri, solo vani desideri. E la rabbia, un mostro accovacciato sulla calda lingua.
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