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| Si presentava come una notte insolita, la serata in cui un giovane ragazzo dei Corvonero si ritrovava a percorrere con desiderata lentezza i corridoi che l'avrebbero condotto alla torre di Divinazione del castello di Hogwarts. Partito dalla Sala Grande, dove aveva consumato un pasto tutt'altro che abbondante, una figura divenuta fin troppo esile in quel pediodo saliva lenta i gradini delle scale che, quella sera, sembravano essere altrettanto annoiate a tal punto da non voler cambiare la propria direzione per portare il ragazzo in un luogo che l'avrebbe probabilmente tediato. I gradini erano molti e si susseguivano con regolarità, affaticando abbastanza il giovane, a corto di energie. Quel periodo si stava dimostrando fin troppo faticoso per l'emotività di lui e il tutto si ripercuoteva sul fisico: un viso sciupato e dall'abituale colorito chiarissimo entrava in pieno contrasto con la tinta scura dei capelli, tendenti ad un castano scuro. Perfino il tempo sembrava volersi adattare all'umore del ragazzo dallo sguardo azzurrino: un atipico cielo scuro e pieno di nubi rendeva difficile la visualizzazione della luna che, a tratti irregolari, compariva in tutto il suo immenso splendore, impossibile da spegnere o anche solo minimamente scalfire. Solitaria come il Corvonero quella sera, non attorniata dai consueti corpi celesti che di solito adoravano tenerle compagnia, anche se con un pizzico d'invidia per la consapevolezza di non poter eguagliare quell'etereo aspetto. Quella sera sorgevano lontane e scostanti, mentre si andavano spegnendo a rilento, sapendo di dover rendere alla luna l'egemonia di quel cielo a titolo della sua magnificenza. Eppure essa sembrava non prestarvi attenzione, facendo filtrare tenui raggi dalle finestre che andavano poi ad abbattersi al suolo, illuminando un percorso discontinuo, a tratti ombroso, a tratti rischiarato. Anch'essa sembrava stanca in quel mentre, senza nessuna superbia. Un riecheggiare indistinto animava ormai il corridoio, mentre il Corvonero era a quel punto giunto presso esso e lo percorreva, già pervenuto in un'anfratto di esso illuminato. Il riecheggio parve fermarsi. Lucas volse lo sguardo verso una finestra, improvvisamente investito da una luce pallida: chiuse gli occhi.
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