η: Trapped. , yolanda.gordon ; •Sbiru ; Evelyn Bellard ; Ethan™ ; †Kira. .

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view post Posted on 6/11/2012, 21:43
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Adepto di Lord Voldemort

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Le otto e sei.

"Ci avevano quasi azzeccato."

Disse il più alto degli Auror, un ragazzone muscoloso dalla splendida chioma riccia e dorata, guardando fuori dalla finestra del Terzo Piano che dava sul Viadotto. L'enorme lampo rosso che era appena esploso nel cielo, abbagliando tutti, non poteva che essere il segnale di allerta, che il Ministero aveva previsto (con quali mezzi non era dato saperlo, nemmeno a loro) essere probabilmente intorno alle ore otto. L'uomo si girò verso i due colleghi che lo accompagnavano, quindi fece cenno agli orientali di procedere e questi, a loro volta, richiamarono attorno a loro i quindici studenti circa che avrebbero dovuto usare le due passaporte concesse dal Ministero: si trattava di due corde, lunghe circa un metro ciascuna e piuttosto spesse, che rilucevano di tanto in tanto; gli studenti già si preparavano a porre tutti insieme le mani sui due oggetti, chi tra le lacrime, chi con rassegnazione, quando una più che esplicita imprecazione da parte dell'Auror nerboruto li costrinse a voltarsi tutti verso di lui; e poi, seguendo il suo sguardo, verso la finestra dai vetri colorati, che non riusciva però a nascondere la barriera rosso fuoco che avvolgeva l'intero castello. Due ragazzine del primo anno urlarono e si ritrassero, gli Auror si fecero avanti verso la finestra per capire meglio cosa stava succedendo.

"Muovetevi! Le corde!"

Urlò uno dei due Orientali, tendendo la sua ai sette studenti che gli stavano attorno. Ma anche quando questi, mossi dalla disperazione, serrarono le mani sulla Passaporta, non accadde nulla. Solo, questa sfrigolò sinistramente come percorsa da una scarica elettrica, e cessò di brillare. L'Orientale imprecò a sua volta, urlando in una lingua incomprensibile, mentre il suo compare testava a sua volta la Passaporta; l'effetto fu simile, il risultato identico. Le due primine urlarono all'unisono, l'Auror muscoloso imprecò di nuovo, senza curarsi delle giovani orecchie nelle vicinanze. Fuori dalla finestra, la cupola che aveva dapprima circondato il castello si stava ora rompendo come fosse stata di vetro, lasciando cadere tanti lucidi cristalli sui prati e sulla scuola. In un'altra situazione, avrebbero detto che si trattava di uno spettacolo bellissimo. Peccato che in palio ci fossero, e lo potevano chiaramente intuire, le loro vite.




Era iniziato tutto quella mattina, poco prima delle quattro, a pochi giorni dall'avviso della nuova Preside, la professoressa Bennett. Erano stati svegliati frettolosamente e portati ad una frugale colazione, nella Sala Grande, mentre tipi loschi e dall'aria affrettata giravano per il castello a bacchette sguainate. Subito dopo, i maggiorenni che avevano deciso di restare erano stati condotti fuori dalla sala da alcuni Auror dall'aria autoritaria, ed era stato spiegato loro cosa dovevano fare se intendevano aiutare le autorità nelle operazioni. Yolanda Gordon, una ragazza di Corvonero dall'aria sveglia, era tra questi. Le era stato chiesto di supervisionare l'uscita dalla scuola dei minorenni tramite Passaporta: avrebbe dovuto assicurarsi che partissero in tutta sicurezza, insieme a tre Auror e due strani signori dai tratti Orientali che, malgrado avessero educatamente salutato in perfetto accento inglese, avevano preferito non esplicare da dove venivano o chi li mandava. Nel contempo, veniva guidato da loro un gruppetto di quindici studenti, ovvero coloro che avrebbero dovuto far evacuare al segnale prestabilito. Si trattava prevalentemente di primini di varie casate (due Corvonero, tre Serpeverde e una Tassorosso), ma vi erano anche due maggiorenni (un Serpeverde dall'aria aristocratica e una Corvonero silenziosa e impacciata), e sette altri ragazzi tra il terzo e il quinto anno, chi agitato, chi furioso per non poter restare, chi semplicemente in attesa che tutto ciò finisse. Poco prima delle sei erano stati condotti dagli Auror al Terzo Piano, e lì avevano atteso, per più di due ore, che "qualcosa" succedesse.




E qualcosa era successo, certo, peccato che non fosse assolutamente ciò che si aspettavano. Gli orientali raggiunsero gli Auror di fianco alla finestra, e si misero a urlare tra di loro, la calma oramai del tutto persa.


"Devono avere rotto i sigilli in anticipo!"
"Ma cosa diamine...?!?"
"E ora cosa dovremmo fare?"
"Siamo intrappolati qui?!?"
"No, no, anche il secondo cerchio di sigilli è stato rotto..."


Uno degli Auror, una donna dal fisico asciutto e i capelli ramati, guardava inorridita i pezzi purpurei che cadevano dal cielo, una mano a coprire la bocca. Quel che stava succedendo andava contro le aspettative di chiunque. E, peggio ancora, non avevano la più pallida idea di come reagire, in una situazione del genere. Uno dei due orientali, colui che aveva gridato agli studenti di afferrare le corde, lanciò un'ultima occhiata agli studenti e poi mosse qualche passo in direzione della scala più vicina, conducente alla base del torrione e alla più prossima uscita dal castello.


"Se superiamo il perimetro delle mura... dovremmo riuscire a smaterializzarci. Mantenete la calma, mettetevi in fila dietro di me, non fate sciocchezze, non provate in nessun modo a scappare... MUOVETEVI, FORZA!"

E, malgrado incitasse alla calma, fu chiaro a tutti che la situazione era assurda anche per lui. Le due primine di Corvonero continuarono a frignare, abbracciate l'una all'altra. L'uomo discese le scale e sparì alla loro vista, mentre gli Auror si ridestavano e incitavano i ragazzi perché seguissero le sue istruzioni. Uno di essi, l'uomo dagli splendidi riccioli, avanzò in testa al gruppo per raggiungere l'Orientale, mentre gli altri uomini chiudevano il gruppo insieme alla Gordon. Poco era certo, tranne una cosa.
Dovevano scappare. Scappare più velocemente che potevano.





Benvenuti nella vostra Quest d'Evento, Kira, Yolanda, Evelyn, Sbiru, Ethan. Vi auguro di divertirvi il più possibile. Postate le vostre statistiche, ruolate al meglio che potete l'inizio di mattinata, attenendovi a quanto scritto nel mio post.
Descrivete, se possibile, il vostro abbigliamento.
Vi informo che in questa Quest d'Evento NON vi sarà permesso portare con voi altro oggetto che la bacchetta, oltre ad eventuali oggetti di valore puramente affettivo e privi comunque di poteri magici. A Yolanda sarà permesso portare UN mantello (come una cappa della resistenza, per esempio), O fino ad un massimo di tre oggetti ornamentali come anelli, catenine, orecchini (dai poteri magici).

Non saranno dati giudizi negativi a priori su azioni come il ripetuto utilizzo di un determinato incantesimo: siete del tutto liberi di fare quel che volete, nei limiti delle possibilità magiche e fisiche del vostro PG. Fate ben attenzione ai PNG che vi accompagnano (non ne citate altri che non siano stati già descritti o nominati dal Master).

Il prossimo Masteraggio è fissato per Lunedì prossimo. Vi ricordo che, se non risponderete per tempo, la Quest proseguirà comunque e, se non avrete comunicato l'impossibilità di postare al Master, questi manovrerà a sua discrezione il vostro PG al fine di non bloccare la Quest stessa. Vi raccomando di rileggere con attenzione il regolamento d'Evento (Qua), e vi auguro buona fortuna e, nuovamente, buon divertimento. Per eventuali dubbi mandate un mp a questo stesso account, specificando nel titolo dell'mp il nome della Quest d'Evento alla quale partecipate.
 
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view post Posted on 7/11/2012, 06:54
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7° anno - I love Corvonero *Ex-prefetto Corvonero*

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seconda stella a destra...

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Punti Salute: 157 (140 +7 punti per duelli +5 punti x studente anziano+ 5 abiti)
Punti Corpo: 111 (90 +7 punti per duelli +5 punti x studente anziano +9 abiti)
Punti Mana: 109 (90 + 3 punti per libri +7 punti per duelli +5 punti x studente anziano +4 abiti)
Punti Esperienza: 17

Abbigliamento aggiuntivo:
Tunica dell'Evocatore Blu notte (Salute +2, Corpo +2, Mana +2)

Abbigliamento: Felpa Nera con lo stemma di corvonero stilizzato in Blu e Argento. Jeans a sigaretta e scarpe da ginnastica nere. Sopra ho la tunica dell'Evocatore Blu Notte. Niente braccialetti, collane o orecchini (che potrebbero impigliarsi in qualcosa o che altri potrebbero usare per farmi del male)


Yolanda aveva chiesto di poter restare a difendere la sua scuola. Per lei quelle mura erano una seconda casa, e non avrebbe permesso a nessuno di portargliela via. Il primo incarico che le era stato affidato era la supervisione di un gruppetto di studenti da far uscire dalla scuola in tutta sicurezza.
Per colpa di questi avvenimenti oscuri e pericolosi, a scuola erano giunti tanti Auror e diversi individui dai tratti orientali. Non conosceva nessuno di loro, ma non si sentiva a suo agio con quei maghi stranieri di cui non capiva l'idioma. Chissà cosa si dicevano... tanto nessuno lo capiva.
Le Passaporte dove avevano condotto gli studenti erano due normalissime corde, che rilucevano di magia di tanto in tanto. Nella frenesia di allontanare in sicurezza tutti gli studenti, accadde un evento che nessuno si aspettava. Fuori dalla finestra una barriera rosso fuoco avvolgeva tutto il castello, e questo poteva solo significare che l'attacco era iniziato. Il primo pensiero di Yolanda fu quello di portare al sicuro gli studenti più piccoli che erano lì radunati insieme a lei.
Tutti si diressero alle corde, dopo che un Auror urlò loro di aggrapparsi alle Passaporte. Ma il peggio doveva ancora venire. La magia non ebbe l'effetto desiderato, e nessuno dei presenti fu trasportato al sicuro, lontano da Hogwarts. Le corde sfrigolarono qualche secondo e poi rimasero inerti, senza più magia.
Qualcosa era andato storto e il panico si diffondeva tra i giovani ragazzini che la Corvonero doveva proteggere. Due ragazze di Corvonero continuavano a frignare.

-Basta ragazze, fate silenzio. Non abbiate paura, perchè qui siete circondate da Auror e studenti più grandi che vi proteggeranno da ogni cosa. Non voglio più sentire lamentarvi. Non serve a niente piangere. Anzi... magari attirate qualcuno o qualcosa con i vostri singhiozzi.-
Non aveva voluto sgridarle, ma le dava un po' sui nervi che facessero tutte quelle scene. Anche lei aveva paura, ma non poteva darlo a vedere. Era grande ormai, ed era lei a doversi prendere cura dei più piccoli. La sua bacchetta era sguainata e pronta a tutto. Uno degli orientali che li proteggevano si avvicinò alla scalinata che scendeva ai piani bassi e consigliò di scendere alla base del torrione dove c'era un'uscita.
Dovevano fare in fretta. Se fossero riusciti a uscire dal perimetro del castello, avrebbero usato la smaterializzazione per scappare da lì.
Yolanda seguì il gruppetto sulla scala vicina, chiudendo il gruppo insieme agli altri Auror. Cosa sarebbe accaduto ora? Aveva un nodo allo stomaco, e l'adrenalina che scorreva impetuosa nelle vene. Aveva paura, ma questa le permetteva di restare vigile e con la mente sgombra. La sua bacchetta aveva fame di maghi oscuri. Li avrebbe puniti senza pietà, per l'impudenza di attaccare la sua "casa".
 
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†Kira.
view post Posted on 7/11/2012, 09:07




Slytherin
Alan Isaac Higgs

ORkL8
Quel giorno Alan si era svegliato che era ancora notte. Avevano tirato giù dalle brande tutti quanti e gli avevano imposto di fare una frugale colazione per poi lasciare il castello. Non aveva più possibilità di rimanere e in un certo senso i volti terrorizzati degli insegnanti e dei fantasmi gli fecero preferire che fosse così. Non gli era stato possibile prendere molte cose a causa della fretta che gli avevano imposto e così si trovava solo con la sua cara tracolla anche se all'interno aveva portato tutto quello di cui avrebbe potuto aver bisogno per un viaggio in treno. Peccato che non avrebbero viaggiato in treno, anzi, con il senno di poi, pareva proprio che non avrebbero viaggiato ma sarebbero rimasti lì a crepare. Le persone a cui erano stati affidati lui e altri quattordici suoi compagni, circa, sembravano degli automi. Totalmente impreparati a qualsiasi forma di imprevisto. Sembrava proprio che la pioggerellina rossa che scendeva fuori dalla finestra non fosse un buon segno. Il Serpeverde sbadigliò assonnato. Avrebbe tanto desiderato dormire le tre ore e mezza che gli avevano rubato quella mattina, ma evidentemente non avrebbe potuto. Doveva svegliarsi e in fretta perchè la situazione sembrava critica e chi doveva risolverla sembrava tutto meno che capace di farlo.
*Questi sono degli idioti cosmici.*
Avevano appena appurato che le Passaporta con cui sarebbero dovuti uscire dal castello in totale sicurezza erano difettose. Un'ondata di gelo aveva percorso i ragazzini e si era riflessa sui volti degli uomini che li accompagnavano. Poi un cinese (Alan lo etichettava così dato che non aveva la minima idea di quale parte dell'Asia fosse quell'uomo) ebbe la brillante idea di uscire allo scoperto per raggiungere il perimetro esterno del cancello e smaterializzarsi. Era un piano che aveva così tanti punti deboli che il ragazzino fu totalmente sorpreso di dover sentire. Non potevano uscire. Se fuori fosse stato più sicuro che dentro avrebbero di certo organizzato la fuga da fuori non da dentro, questo lo capiva anche un neonato. Se il castello era da proteggere significava che DA FUORI arrivava qualcuno intenzionato a colpirlo. Questo chiaramente lo sapeva anche la studentessa più grande a cui erano affidati. Invece no! Pure la ragazza era convinta a dar retta a un orientale che di Hogwarts non sapeva nulla. Alan non sarebbe riuscito a starsene zitto, ci teneva alla propria pelle e non era intenzionato ad affidarla a dei pazzi sconsiderati che li avrebbero dati in pasto a chissà quali mostri. Si avvicinò alla ragazza mentre erano invitati a scendere per uscire dal castello, aveva boccoli castani ed era mediamente alta. Presumibilmente non l'avrebbe considerato minimamente ma doveva provarci, doveva mettere il becco in questa storia. Quando le fu affianco parlò con un volume di voce in modo che lei non potesse non sentirlo ma che non raggiungesse anche le orecchie degli adulti. Non si fidava di quelle persone.


Senti, io non voglio fare il saputello, ma è irreale che sia l'unico a rendersi conto che se il pericolo viene da fuori noi ci stiamo solo andando a ficcare in guai più grossi di noi. Sei l'unica che conosca Hogwarts tra noi e che abbia un minimo di autorità con quelle persone. Ragiona! Potremmo prendere un passaggio segreto per uscire, è molto più sicuro no?

Aveva detto tante cose sebbene avesse dovuto sintetizzare molto il discorso che aveva in mente, temeva che la ragazza non gli desse retta a causa della sua età, ma non poteva non provarci. Il suo obbiettivo era salvare le chiappe.
*Non permetto a quei musi gialli e a dei pagliacci di auror di fare scelte idiote per la mia vita.*
Era teso, molto teso. Tutto lasciava presagire che fossero in trappola e non sapeva proprio come uscirne. Un vago senso di nausea misto a terrore iniziò a pervaderlo, per la prima volta si rese conto di che cosa significasse essere in pericolo senza sapere da dove sarebbe arrivato.



I'm made of AWESOMENESS
you're not.



CITAZIONE
Punti Salute: 106
Punti Corpo: 57
Punti Mana: 56
Punti Esperienza: 3.5

CITAZIONE
Abbigliamento: Felpa di Serpeverde, jeans e sneakers rosse. Borsa tracolla con all'interno piegato il mantello, un libro, sei tramezzini presi a colazione, la bacchetta magica, fazzoletti e guanti.

 
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Evelyn Bellard
view post Posted on 9/11/2012, 15:46





Evelyn Bellard

Era presto. Troppo presto. Fuori dalla finestra della mia accogliente camera brillava ancora uno spicchio di luna. Non era neanche l'alba quando mi sveglia. O meglio quando fui svegliata: anche gli altri erano in piedi. Presto ci fu comunicato che l'evacuazione della scuola era prevista per quel giorno e che avremmo dovuto fare una rapida colazione prima di preparare lo stretto indispensabile e prepararci a scappare. Non avevo parlato praticamente con nessuno da quanto era cominciata tutta quella storia e non lo feci neanche quella mattina. Mangiai poco e tornai subito nella mia stanza. Il solo pensiero di dover lasciare tutto quello per un tempo indeterminato mi faceva salire una rabbia come poche volte prima, ma dopotutto, per quanto avessi voluto rimanere ed aiutare gli insegnanti e gli auror, loro volevano il nostro bene e per questo ci obbligavano ad evacuare. Non potevamo portare con noi molta roba, solo quanto sufficiente per riuscire a scappare. Non era un grave problema per me: non possedevo poi tantissime cose. Infilai la bacchetta nella tasca del mantello, come al solito, e mi lavai la faccia con l'acqua fresca. Afferrai una tracolla al volo e ci infilai lo stretto indispensabile. Dopodichè scesi in sala Grande, pronta per partire. Io e altri ragazzi fummo portati vicino a due corde che, tuttavia on si dimostrarono molto utili. Erano, come non era difficile capire, le passaporte che avremmo dovuto usare se tutto fosse andato secondo i piani. Ma naturalmente non fu così. E il peggio era che niente sembrava dovesse essere così: fuori dalla finestra piccoli frammenti luccicanti cadevano dal cielo, mandando nel panico non solo due ragazzine un po' più piccole di me, ma anche coloro che avrebbero dovuto muoversi e trovare un'altra soluzione. La situazione non era di certo favorevole, ma le urla delle ragazzine non facevano che peggiorare le cose. Era inutile cercare di trovare un modo per uscire senza esporsi troppo: non potevamo rischiare. Inoltre eravamo quindici ragazzini più una maggiorenne e qualche adulto: come potevamo sperare di non essere scorti? Proprio perchè stavo pensando esattamente il contrario mi stupirono le parole di un orientale, che ci ordinò proprio di uscire. Benchè non mi trovassi molto d'accordo, preferii tacere e seguire le indicazioni che mi venivano date: non conoscevo bene i piani di fuga - a dire la verità non capivo neanche perchè aveva aspettato fino all'ultimo giorno per evacuare la scuola - e non sapevo come era stata organizzata l'evacuazione. Tuttavia, mentre mi avviavo verso la scale per seguire gli altri non potei fare a meno di sentire cosa un Serpeverde stava dicendo alla maggiorenne responsabile del gruppo. Mi avvicinai a loro e parlai una volta che il ragazzo ebbe finito. Era il momento di mettere da parte la timidezza: la posta in gioco era la nostra vita.
Concordo con te, siamo davvero troppi per riuscire a raggiungere il confine di Hogwarts senza essere visti... Immagino che le altre passaporte siano inutilizzabili come queste, ma ci saranno centinaia di passaggi per uscire di qui: ha ragione lui, sarebbe molto meglio...
Cercai di ragionare con la Corvonero, appoggiando l'ottima idea del Serpeverde. Tuttavia non c'era tempo da perdere: se la ragazza avesse saputo con certezza dove condurci bene, altrimenti... Avrei probabilmente seguito gli ordini e sceso le scale. In fondo combattere era quello che volevo. In fondo quasi tutti avrebbero voluto lottare per la loro casa anzichè fuggire, e adesso potevamo farlo. Non negavo di avere paura: mi sentivo vulnerabile come tutti gli altri, mi sentivo in trappola ed esposta al terribile pericolo che stava per abbattersi contro di noi. Tutto quello che mi era capitato in passato era niente in confronto a questo. Potevano benissimo essere le ultime parole della mia vita.





STATISTICHE
Salute: 135
Corpo: 91
Mana: 97
Esperienza: 18

ABBIGLIAMENTO
Converse alla caviglia grigie; jeans scuri con il cavallo abbastanza basso, ma a sigaretta; una maglia a maniche corte blu, con sopra una felpa larga bianca. I capelli sono legati e nella borsa ci sono un matello invernale nero, un cappello a punta e i guanti.
 
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view post Posted on 11/11/2012, 18:09
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Sometimes I can feel my bones straining under the weight of all the lives I'm not living.

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Aveva sempre odiato svegliarsi presto, da che ricordava; per essere una Tassorosso era tremendamente svogliata, ma quella notte non era un problema dato che non aveva praticamente chiuso occhio. Sdraiata mollemente a pancia in su era rimasta ad osservare il soffitto macchiato d'umidità per un tempo interminabile, senza neanche accorgersi del lento scivolare delle ore; le palpebre non avevano voluto saperne di chiudersi su quelle iridi cerulee e non ricordava neppure di aver sbadigliato. E come avrebbe potuto dormire sapendo che quella sarebbe stata l'ultima notte da trascorrere ad Hogwarts? Si era svolto tutto in modo così dannatamente veloce da quell'avviso della preside che aveva gettato nel panico tutti i presenti, compresa lei; si era sentita persa, frastornata e le ci erano voluti diversi istanti per capire a fondo cosa stesse capitando, ma cosa c'era da comprendere? Se ne stavano andando. Ancora una volta le veniva portato via tutto, strappato dolorosamente dalle mani e ancora una volta non c'era niente che potesse fare; per quanto potesse essere cresciuta, cambiata, maturata la storia si ripeteva facendosi beffe di lei.
Al richiamo era scivolata giù dal letto fiaccamente, vivendo la mattinata come in un sogno; le pareva di non essere realmente lì, tutto era così confuso e gravitava intorno a lei che - come un automa - continuava a sorseggiare il tè ancora bollente, quella frenesia circostante le scivolava addosso, se ne teneva in disparte come se non le dovesse interessare.
Ricordava a malapena di essersi lavata i denti e di aver gettato malamente i suoi pochi averi nella tracolla rovinata e quando si ritrovò a brancolare in un gruppetto di ragazzi di cui non conosceva neppure i volti, capitanati da qualche Auror, si meravigliò persino di essersi vestita; la sua mente si stava rifiutando di funzionare a dovere abbandonandola nel momento del bisogno, pensare lucidamente era impossibile e Nia si limitava a tentare di non inciampare nei suoi stessi piedi mentre seguiva quei strani individui.
Le parole le giungevano lontane e le orecchie ovattate non le permettevano di avvertire appieno i gridolini isterici di due ragazzine, si era estraniata involontariamente, incapace di rendersi conto della situazione; cosa doveva fare? Perché diamine si ritrovava già in piedi, quando il sole era a malapena sorto? C'era qualcosa che avrebbe dovuto sapere, ma maledizione se si ricordava
cosa.

« Muovetevi! Le corde! »

Che? Il grido la colpì con la violenza di uno schiaffo ed ebbe il potere di riportarla in sé, con un potente schiocco - come se un elastico troppo tirato fosse tornato al suo posto - la sua mente riprese a funzionare freneticamente, catapultandola in quella assurda situazione; la Tassina sbatté gli occhi un paio di volte trovandosi davanti due spesse corde brulicanti di energia magica che riconobbe essere il loro tramite con l'esterno. Anche uno stupido si sarebbe accorto che qualcosa non stava andando per il verso giusto e qualcuno vicino a lei imprecò pesantemente, non le ci volle molto per ricapitolare ciò che era successo mentre ancora la sua testa era in tilt e ancor meno per capire che dovevano muoversi, e anche alla svelta.
Una pioggerellina di schegge cremisi si riversò nel cielo mettendo in allarme tutti quanti e gettando nel panico qualche altro ragazzo, il cuore le si strinse nel petto per la paura; possibile che nessuno lì dentro avesse previsto quell'eventualità? Possibile che nessuno avesse pensato ad un "piano B"?
A quanto pare un'alternativa c'era sebbene fosse alquanto rischiosa, perché uscire dal castello quando il nemico era all'esterno? Lei non voleva abbandonare Hogwarts, non dopo che questa era diventata la sua nuova casa, ma d'altra parte che diamine poteva fare? Sottrarsi alla presenza di Auror, sconosciuti asiatici e strega maggiorenne pareva arduo, oltre che folle, in più da sola aveva ben poche possibilità di riuscita e che senso aveva rimanere lì se poi doveva rimanere uccisa? Nessuna.
Si massaggiò distrattamente la spalla, provata dal peso eccessivo della borsa che si era portata dietro; un attimo, che peso? Non erano molti gli oggetti che si era portata dietro, per non dire nulli visto che non possedeva praticamente nulla. Slacciò il bottone e soffocò un grido: due grossi occhi gialli la scrutavano offesi.
*Lou!?* Che diavolo ci faceva il micio dentro la sua tracolla? Il gatto miagolò piano senza muoversi e in un flash Nia si ricordò di aver pensato che non avrebbe potuto lasciarlo là, non quando lei aveva l'opportunità di mettersi in salvo. *Stupida sentimentalista*. Richiuse bruscamente il sacco e si preparò a seguire nuovamente il nutrito gruppetto quando si rese conto delle parole pronunciate da una biondina nelle sue vicinanze; stavano cercando di convincere la Corvonero più grande? Scosse la testa senza dire nulla, una sorta di ansia le cresceva dentro mentre ancora era combattuta fra il desiderio di salvarsi e quello di difendere ciò a cui teneva.
Dopotutto, però, cosa mai avrebbe potuto fare una dodicenne?


CITAZIONE
~ Punti Salute: 107
~ Punti Corpo: 59
~ Punti Mana: 55
~ Punti Esperienza: 7.5

Abbigliamento: converse basse nere, jeans scuri, canottiera semplice grigia e felpa antracite.
Oggetti: elastico per capelli, mantella nera, portamonete.
Altro: Lou.

 
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view post Posted on 12/11/2012, 19:49
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7° anno - I love Corvonero *Ex-prefetto Corvonero*

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Yolanda, che in un primo momento si era accodata al gruppo, si voltò ad ascoltare il ragazzino di Serpeverde che le aveva appena rivolto la parola. Ascoltò con molta attenzione la proposta e soppesò le alternative. Un passaggio segreto? Era sicuro riferire queste cose a dei perfetti sconosciuti?
No, non lo era. Quelli del Ministero volevano portarli in salvo, ma così facendo stavano solo portandoli a morte certa. Altre due ragazze si intromisero nel discorso, esponendo gli stessi dubbi dello studente Serpeverde. Era una questione delicata, ma se si voleva fermare il gruppo, Yolanda doveva fare in fretta. Era la più grande, e l'unica studente maggiorenne, così sembrava.

-Avete ragione ragazzi, ora chiedo agli Auror di fermarsi e cercare un'altra via per mettere al sicuro tutti questi studenti. Posso conoscere i vostri nomi? io sono Yolanda, Corvonero.-
Aspettando una loro risposta, la giovane cercò con lo sguardo gli adulti che li stava portando fuori dalle mura di Hogwarts.
-Scusatemi... posso chiedervi perché stiamo uscendo dalla barriera che protegge il castello? Questi miei compagni hanno ragione a dire che ci sarà più pericolo fuori da qui, che dentro. Probabilmente anche le barriere saranno cadute, e uscendo allo scoperto ci getteremo nelle braccia del nemico. Dobbiamo trovare un'altra via per salvarci, magari una nascosta che nessuno conosce.-
Forse nessuno l'avrebbe ascoltata, ma perché non provare? La loro sicurezza arrivava prima di tutto, e lei doveva pensare agli studenti più piccoli a lei affidati.
 
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view post Posted on 12/11/2012, 23:03
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Adepto di Lord Voldemort

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L'allarme si propagava per il castello come una sorta di malattia infettiva: mentre correvano rapidamente per le scale a chiocciola della Torre i clamori, i passi e le urla all'interno delle mura sembravano moltiplicarsi, estendersi, amplificarsi. Un tripudio di ordini urlati, pianti, scalpiccii, corse. Non erano gli unici ad aver capito, non erano gli unici a farsi delle domande. Già, perché correre contro il pericolo, perché andargli contro a braccia spalancate? Istigati dalle domande del Serpeverde, gli studenti attorno a loro parvero d'improvviso rianimarsi. La calma assoluta e incondizionata di quel relativamente giovane individuo, già così astuto, sembrò impressionarli, e di certo la sua figura era ben più simpatica di quella degli Auror, così distanti, così presuntuosi. Eppure, bisognava riconoscerlo, avevano ben più esperienza della loro, magari tra di essi v'era pure qualcuno che aveva studiato proprio nel castello, e dunque conosceva un minimo di passaggi ignoti ai più. Dei cinque uomini che guidavano il gruppo, fu l'unica donna, rimasta in fondo, a risponderle, affiancandola. Jane Stuart era appunto una ex-studentessa, Corvonero, per l'appunto, ora militante tra gli Auror, nella divisione dei Sondamente. Una maga eccellente, certo, ma dotata forse di un'eccessiva fragilità emotiva; la verità era che una parte di lei era rimasta in quella scuola, tra le aule e i banchi. Non era mai cresciuta troppo.

"La barriera... Oh, non dovrei dirlo, ma... a questo punto..."


Superarono il primo piano, mentre l'Orientale in testa li incitava ad affrettarsi. Mancavano appena due rampe di scale e sarebbero arrivati al portone secondario di Hogwarts. Da lì, sarebbe bastato percorrere il Viadotto, prendere le scale che conducevano alla rimessa per le barche, e fuggire... ma ce l'avrebbero mai fatta in tempo? Quanto vicino era effettivamente il nemico? L'Auror, fermatasi alle urla di chi guidava il punto, riprese ora a parlare alla Corvonero con aria confidente.

"Ci hanno detto poco, ma le barriere non servivano a proteggere Hogwarts. Anzi, una di esse rimuoveva la barriera antismaterializzazione, per permetterci l'uso delle Passaporte. La seconda..."

"Ci siamo!"

Il ruggito dell'Auror dalla chioma leonina costrinse la donna a zittirsi di nuovo, e a ritirarsi nell'ultimissima fila, insieme al compagno più giovane e al secondo Orientale, impedendole di rivelare altro sulle misteriose barriere, o sul perché non stessero utilizzando un passaggio segreto. Erano però infine giunti al piano terra, e dinanzi a loro si ergeva il pesante portone di legno che conduceva, appunto, al Viadotto. E qui, è necessario prendersi una pausa per descrivere al meglio questa mirabile costruzione: il cosiddetto "Viadotto" si presentava come una sorta di ponte di pietra, lungo un centinaio di metri e largo abbastanza perché quattro o cinque studenti del quinto anno vi passassero affiancati senza problema alcuno, e si protendeva tra due grandi rocce, sorretto da non meno di dieci pilastri di solidissima pietra, posti ad arco, lunghi più di duecento piedi. L'utilità principale di questo ponte era quella di far passare gli studenti del primo anno, che dopo essere arrivati alla piazzola principale invece di prendere subito il portone che conduceva alla Sala Grande, e allo smistamento, svoltavano a destra, percorrevano appunto il Viadotto, e si ritrovavano in una saletta adiacente, dalla quale si poteva comunque arrivare comodamente in Sala Grande in meno di centoventi secondi. Tutto ciò faceva parte del rituale di Smistamento, e non si può certo negare che il ponte avesse anche una sorta di significato "filosofico". Ai lati di esso si ergevano due corrimani in pietra, alti un metro e venti circa, sui quali ogni cinque metri erano posizionate due grande fiaccole di metallo, che permettevano un percorrimento agiato anche in condizione di scarsa luce ma che, quel giorno, erano spenti. Chiusa questa parentesi, torniamo a narrare i fatti di coloro che vissero quel giorno: erano appunto arrivati di fronte al portone, ancor chiuso, che conduceva alla struttura appena descritta, quando l'Auror massiccio (che identificheremo come Mark Levanson, per evitare inutili ripetizioni) li fermò tutti e si girò. Anche questi era stato a Hogwarts, ovviamente, militando nella più che appropriata casata di Grifondoro, decisamente adatta al suo carattere tempestuoso e ardito; grande un anno in più della già descritta Jane, frequentava la professione di Auror già da sette anni, ovvero da quando era appena un ventenne, con ottimi risultati. Era un mago di straordinarie capacità, e ancor più grande sarebbe stata la sua fama, se solo non fosse stato così avventato e poco riflessivo nei gesti. Parlava con una voce simile a un boato, i capelli ricci che sventolavano ovunque come maestosa criniera; sembrava il classico tipo che avrebbe trasmesso passione anche parlando del tempo.

"Ok, da qui mancano più o meno ottocento metri fino ad arrivare all'approdo delle barche, camminate a passo svelto, ma senza correre. Seguite sempre me e il signore qui accanto, non vi fermate, non vi allontanate, non vi girate per nessun moti..."


"WHOOOOOOOOOOOOOOOOOOH..."


La terra parve tremare al ruggito di quello che poteva essere un millenario dragone. I loro cuori tremarono, e persino Mark, l'Auror, sbiancò di colpo girandosi immediatamente verso il portone. Quel rumore veniva da fuori, questo era poco ma sicuro, ma il terrore che avevano provato proveniva da dentro di loro. Un terrore millenario, verso qualcosa che era sepolto, e che sepolto sarebbe dovuto rimanere. Un timore ancestrale. L'uomo fissò la porta, immobile, per qualche secondo, quindi parve riprendere il dono della parola.

"Esco a vedere cosa è. Jane, Richard, signori, vi prego di coprirmi."

Le gemelline Corvonero urlarono di nuovo. I due Auror rimasti fino a quel momento in fondo al gruppo si fecero strada tra la marmaglia di marmocchi e affiancarono l'uomo da ambo i lati, tenendolo per le braccia. Oltre alla già descritta Jane v'era Rick, di due anni più piccolo della prima, ex-Tassorosso, un ragazzotto dai capelli castani disordinati, dall'aria di chi non sa bene cosa deve fare, ma ha ben chiaro perché lo fa. Ex-Tassorosso, lavoratore infaticabile, esperto Trasfiguratore, uomo modesto e di gran cuore. Vedeva Mark e Jane come dei fratelli maggiori, in tutto e per tutto, e non era affatto la prima volta che lavorava con loro. Li conosceva. E sapeva anche quando Marcus poteva essere lasciato fare, e quando invece c'era bisogno di fermarlo.

"Ma dico sei impazzito?"

"Non puoi mettere a repentaglio la tua vita così, Mark!"


Ma questi non ascoltò loro, né tantomento le lamentele degli studenti che stavano loro dietro. Ragazzi, in procinto di morire per la sua semplice testardaggine... Ma doveva aver in mente valori di più alta importanza, poiché con un gesto di stizza e decisione si liberò delle strette dei suoi compagni, appoggiò entrambe le mani sulla porta e spinse violentemente con quel suo corpo da toro, proiettandosi verso l'esterno. Percorse quasi di corsa i cinque scalini che incontrò dopo la porta, ma subito dopo dovette fermarsi. Inorridì, capendo in un istante quanto aveva sbagliato, e qual'era il prezzo dei suoi errori. E sarebbero ammutoliti tutti esattamente come lui (eccetto, forse, le due Corvonero), se avessero visto con i suoi occhi la corsa sfrenata e folle delle creature che percorrevano in quel momento il Viadotto. Si era condannato a morte. E peggio, aveva condannato a morte tutti quei ragazzi.



Estrasse la bacchetta e rimase immobile, mentre i due Orientali gli urlavano di rientrare, pronti a chiudere il portone.




Secondo giro di posting. Vi raccomando di postare comunque UNA volta, anche se capisco le ragioni per le quali yolanda abbia fatto bi-posting, e la ringrazio per aver voluto velocizzare le cose... ma siamo abbastanza in orario.

Probabilmente vi verranno fuori post non molto lunghi, cercate comunque di fare del vostro meglio, descrivete i personaggi che sono apparsi finora. Se avete dei dubbi su dove effettivamente siete, seguite la cartina che a breve verrà postata nel regolamento d'Evento. Fermate i vostri post su quando sbirciate fuori o, se proprio volete accennare qualcosa sul panorama all'esterno, dite soltanto che vedete delle creature di forma vagamente umanoide correre verso di voi dal fondo del viadotto.

E preparatevi, dal prossimo post, fight!
Prossimo masteraggio: Da sabato prossimo fino a lunedì sera.
Dunque, sappiate che da sabato pomeriggio potrei postare in qualsiasi momento... ma comunque entro lunedì sera.

Buon posting.


 
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†Kira.
view post Posted on 16/11/2012, 13:06




Slytherin
Alan Isaac Higgs

ORkL8
Tutto intorno a loro nel castello iniziavano a levarsi rumori di gente che correva, grida e suoni che lasciavano chiaramente intendere che non solo le loro passaporte non funzionavano. Non solo loro erano in trappola, ormai tutti nel castello erano esposti ad un pericolo molto più drammatico di quanto potessero immaginare. Certo, sapevano tutti che sarebbero stati attaccati, che scappavano per evitare di rimanere feriti, ma quello che nessuno dei ragazzini aveva mai immaginato era che scappavano per non rimanere uccisi. Mentre scendevano le scale verso l'uscita nel retro una sensazione completamente nuova pervase Alan. Se avesse dovuto definirla a parole avrebbe detto "gelido terrore", ma in realtà non si trattava neanche di quello. Era un miscuglio disgustoso tra la lucida consapevolezza di stare correndo dritto in faccia alla morte e la frustrazione nel vedere le sue parole totalmente ignorate da quegli adulti che sembravano saperla lunga. Rabbia e paura però offuscavano completamente le sue capacità di ragionamento e perciò, sebbene nel suo io più profondo la situazione fosse chiara e compresa, lui non riusciva neanche a mettere a fuoco con precisione quanto immenso fosse il pericolo di andare sul vecchio ponte di pietra da cui alcuni mesi prima era passato per entrare a Hogwarts la prima volta. Erano guidati da quello che sembrava un incrocio tra un leone e un toro trapiantati su un essere umano.
*Risultato? Un gran coraggio ma un cervello che invidierebbe quello di una salamandra.*
Intanto la Corvonero gli aveva chiesto come si chiamasse e aveva invitato anche le persone attorno a lui a dichiarare il loro nome. La mente di Alan indugiò per un secondo sul dire come effettivamente era stato chiamato alla nascita ma poi optò per la più allettante scelta di dire il suo amato nome falso. Il suo ragionamento era stato piuttosto semplice, essendo loro in pericolo se lui avesse detto o fatto qualcosa di poco eico allora poi quella cosa non sarebbe stata ricondotta al suo nome. In effetti si trattò di un pensiero molto poco onesto e ancor meno logico, ma Alan si trovava in uno stato emotivo confuso al punto da non saper più prendere una decisione logica. Con voce piatta e senza guardare negli occhi la Corvonero si presentò.


Sono Jace, di Serpeverde.

Ma subito quella si rivolse agli accompagnatori sperando di ottenere un risultato che però non venne. Infatti, la donna a cui si era rivolta le rispose parlando di tutt'altro.
*Santo dio, nessuno ti ha chiesto come funzionano le barriere che avete piazzato. Ti ha chiesto perchè dannazione stiamo uscendo allo scoperto! Tramite un passaggio sotterraneo saremmo usciti ugualmente e saremmo stati molto più protetti.*
I pensieri di Alan si accavallavano a velocità altissima e quasi rischiò di andare addosso a chi lo precedeva quando il tizio che li guidava si voltò e li fece fermare di botto. erano arrivati al portone chiuso. L'uomo fece le solite raccomandazioni del caso finchè non fu obbligato a interrompersi a causa del ruggito di una qualche creatura. Ma non era un ruggito qualunque. Si trattava di qualcosa di ultraterreno, un ruggito di una potenza sovrumana e che sembrava provenire dalle viscere stesse del tempo. Come se arrivasse da un'altra epoca. Per un attimo Alan non capì da dove proveniva quel suono ma poi gli fu chiaro che era proprio come aveva predetto. Il pericolo che correvano all'interno non sarebbe mai stato a livello di quello che correvano all'esterno. Però quell'uomo grosso e forte sembrava non capirlo.
*Ha le pigne nella testa quello?!*
Ma ormai il terrore si poteva leggere a chiare lettere sul volto del giovane Serpeverde. Non si accorse neanche dello scambio di battute tra gli auror, stava solo fissando con intensità la grande porta di legno che ceava certamente i peggiori orrori del mondo. Ed ecco che veniva aperta, ed ecco che l'uomo dalla criniera leonina usciva. Ed ecco che Alan le vide. Dapprima non capì se si trattava di gibboni o scimmie di altra sorta, poi ad una seconda rapidissima occhiata pensò che fossero semplici uomini, ma avevano in effetti qualcosa di strano. Il colorito sul volto di Alan virò dal grigiastro al verdognolo con la rapidità di un semaforo. Indietreggiò velocemente fino al muro alle loro spalle dove iniziavano i gradini per tornare su. Estrasse compulsivamente la bacchetta come se potesse servirgli a qualcosa. Gli era bastato meno di un secondo durante il quale aveva visto cosa c'era all'esterno per capire che tutta la sua magia era inutile. In un attimo si era posto a distanza di sicurezza, o meglio, da lì rischiava di morire pochi secondi più tardi degli altri. Avrebbe voluto urlare qualche insulto o imprecazione ma aveva la nettissima sensazione che se avesse aperto bocca avrebbe vomitato. Era una situazione drammatica ma era pronto a darsela a gambe su per le scale se necessario. Non si sarebbe fatto fermare da quegli adulti che pochissima fiducia gli ispiravano.



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view post Posted on 16/11/2012, 17:56
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7° anno - I love Corvonero *Ex-prefetto Corvonero*

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Yolanda era stata abbastanza chiara nel suo parlare, eppure nessun adulto l'aveva ascoltata. Probabilmente gli adulti pensavano sempre di avere ragione, grazie al fatto che erano più grandi e con più esperienza.
Più esperienza in cosa?
Nessuno era mai stato attaccato da questo nuovo nemico, e naturalmente nessuno sapeva bene come comportarsi. Che idea bislacca credere che Hogwarts non fosse più sicura.


"Ci hanno detto poco, ma le barriere non servivano a proteggere Hogwarts. Anzi, una di esse rimuoveva la barriera antismaterializzazione, per permetterci l'uso delle Passaporte. La seconda..."

L'Auror che le aveva parlato si rendeva conto di quello che stava dicendo? Qualche malato di mente aveva pensato bene di togliere le barriere protettive. Certo, bravi... facciamo entrare facilmente chiunque... Lo sconcerto per queste azioni si leggeva in molti giovani occhi, insieme alla rabbia per decisioni assurde.
Il piccolo Serpeverde si era presentato. Jace... che nome poco usato. Yolanda non lo aveva mai sentito. Ma ora c'erano problemi più importanti a cui rivolgere la propria attenzione.
Ora non si trattava più di atterrare una Acromantula, o di scacciare fatine dispettose. C'era qualcosa dietro a quel portone d'ingresso.
Qualcosa che ad un certo punto ruggì. Ruggì? Cosa maledizione stava succedendo là fuori? Davvero quell'Auror dai capelli disordinati li voleva portare sul ponte? La porta venne aperta e tutti sbiancarono in viso. Cosa li attendeva di talmente spaventoso là fuori?
Yolanda era già in fondo al gruppo, e vide Jace arretrare fino alle scale dalle quali erano arrivati. Il ragazzo appoggiò le spalle al muro, e il terrore nei suoi occhi cresceva. Come quel suo compagno, Yolanda impugnò la bacchetta, stringendola forte nella mano. Qualunque cosa, persona o animale fosse venuta verso di loro, se la sarebbe vista con la Corvonero.
Amava molto stare sui libri, ma guai a toccarle la sua cara vecchia Casa Hogwarts.
Forse un piccolo primino come Jace non sapeva molti incantesimi, ma avrebbero trovato il modo per usare al meglio la sua magia. A meno che non volesse scappare.
 
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Evelyn Bellard
view post Posted on 16/11/2012, 19:26





Evelyn Bellard

Parole al vento: quelle del Serpeverde, le mie e quelle della Corvonero che tentò invano di ragionare con gli adulti. E mentre ci rassegnavamo all'idea che sarebbe stato inutile protestare ancora, che a quanto pareva non vi era altra via conosciuta, da tutto il castello giungevano mormorii, grida, rumori di passi e brusii, segni evidenti che il panico si stava diffondendo. Tutti si rendevano conto che il famoso piano che sarebbe servito per portare tutti in salvo era miseramente fallito e che le nostre vite erano in serio pericolo, più di quanto già non lo fossero. Mi capacitai piuttosto in fretta di ciò che mi aspettava là fuori, dove ci stavano conducendo e forse proprio per questo non esitai ancora. Mormorai rapidamente il mio nome a Jolanda, la Corvonero maggiorenne, e mi precipitai giù per le scale. Se non vi era altro modo, tanto valeva fare le cose in fretta. E per quanto volessi restare in quel castello, se dovevo abbandonarlo preferivo non soffrire. Per questo mi lasciai trascinare in qualche modo dalla folla che scendeva, dalle due ragazzine ancora in uno stato mentale piuttosto ansioso, da Jace, il Serpeverde, e da tutti gli altri studenti che seguivano l'impulsivo Auror. Giù per le scale, per i corridoi, fino al Piano terra, fino al portone secondario di Hogwarts. Solo una volta ricordavo di essere passata da lì: il giorno dell'arrivo al castello, insieme a tutti gli altri ragazzi. Era già passato più di un anno da quel giorno, eppure ricordavo come se fosse stato il giorno prima ogni singola pietra del Viadotto. La costruzione lunga, stretta tra due pietre, nella quale avevo per la prima volta realizzato quanto fortunata fossi. E grazie a quei ricordi che riaffioravano nella mia mente, tornai in me. Ricordai ogni giorno passato nel castello, ricordai che era la mia vera casa, recuperai l'entusiasmo che avevo perso durante quell'anno e ritrovai la voglia di lottare che mi era stata tolta con la forza. Non avrei abbandonato quel posto. Non mi importava più degli ordini degli Auror, nè di quello che mi sarebbe stato detto o dei pericoli che avrei corso: o Hogwarts o la morte. Presi la bacchetta ancora prima di sapere cosa si celava dietro a quel portone. Sapevo che non vi era niente di buono e che l'Auror che ai miei occhi appariva enorme, coraggioso, ma istintivo aveva appena compiuto un gesto decisamente supido aprendo le porte. Ma ormai era fatta. Strinsi la bacchetta nella mano, mentre la sagoma del Viadotto compariva ai miei occhi. Il lungo ponte sorretto dai molti pilastri era esattamente come lo ricordavo. Ed io ero lì, in prima fila dietro l'Auror. Non per fuggire, ma per combattere. Per mettere in pratica tutto ciò che avevo imparato e per difendere me, i miei compagni e la mia casa. Dopotutto ero un prefetto di Grifondoro. Era il mio dovere. Il mio cuore batteva forte, il braccio era pronto a scattare per scagliare incantesimi, mentre i miei occhi fissavano inorriditi le creature di forma umanoide che si scagliavano contro di noi. Ero pronta.

 
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view post Posted on 17/11/2012, 17:18
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Sometimes I can feel my bones straining under the weight of all the lives I'm not living.

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L'allarme si stava velocemente propagando per tutto il piano, segno più che evidente del totale fallimento del piano di fuga. Non c'è niente di peggio in queste occasioni che allertare giovani cuori e instillare il caos più puro, quella frenetica condizione in cui la mente smette di ragionare e lascia spazio al puro istinto; è allora che le persone si lasciano prendere la mano, che l'egoismo inizia a farsi strada e l'unico pensiero è quello di salvarsi. A qualunque costo.
Era quello che Nia temeva, la consapevolezza orribile di poter perdere la razionalità da un momento all'altro, di cadere preda dell'urgenza, di non avere padronanza di sé; forse la sorpresa che provava in quel momento le impediva di avvertire la paura, o di rendersene conto appieno, sapeva solo che le argomentazioni più che valide del Serpeverde, della Corvonero e della bionda non sortirono alcun effetto su coloro che in teoria avrebbero dovuto condurre al sicuro; ebbero invece maggior successo con i suoi compagni che nel giro di pochi attimi persero la testa.
*No, no, no!* Era inutile litigare in quel frangente, erano tutti sulla stessa barca, remare contro sarebbe stato sfiancante e pericoloso.
Continuò a camminare mentre qualcuno accanto a lei si perdeva in chiacchiere.
*Ma bravi! Fermatevi pure a presentarvi con calma.* Il cinismo e la freddezza che naturalmente facevano parte di lei emersero prepotentemente in quella assurda situazione.
L'auror dalla chioma leonina attirò la loro attenzione, era immenso agli occhi della piccola ed esile Nia e riusciva al contempo a trasmetterle un senso di sicurezza e minaccia; sembrava sapere cosa fare e aveva sicuramente le capacità di imporsi col carisma, ma sarebbe riuscito a farsi carico delle vite di tutti loro con la sua impetuosità? Perché era di questo che si trattava, lo aveva capito sebbene non riuscisse ancora a comprendere un tale concetto, salvare le vite di tutti loro; quello non era un gioco, né un film o tanto meno uno di quegli assurdi libri di fantascienza che non aveva mai amato leggere; quello era tutto reale, e sebbene potesse sembrare così eccitante ad un primo impatto, era anche stramaledettamente pericoloso. Non avrebbe avuto una seconda vita da giocarsi, nessuna scritta che citava "Game Over" sarebbe apparsa su uno schermo. Ed era una cosa davvero troppo grande per poterla accettare in tutta la sua vastità, eppure non poteva permettersi di rimanere lì ad indugiare.
Si fermarono di botto dinnanzi a due massicci portoni in legno che riconobbe aver attraversato una volta soltanto e parecchi mesi addietro; oh, ricordava davvero bene il nodo alla gola con cui aveva attraversato quell'imponente struttura, si era sentita intimorita, insignificante e persino indegna di trovarsi lì ma poi quelle pietre si erano fatte man mano più familiari e le parve un perverso scherzo del Destino il fatto che - un anno dopo - era costretta ad abbandonare Hogwarts passando per il Viadotto. La rabbia le esplose nel petto, arrossandole la vista, prepotente e furiosa, così tanta che la Tassina si chiese come avesse fatto a trattenerla fino ad allora: quello era il suo rifugio, era terribilmente protettiva e gelosa nei confronti delle sue cose e quella non faceva attenzione. Perché dovevano lasciare quel castello che così tanto aveva fatto per loro, la scuola era un simbolo di luce per tutta la comunità magica, non poteva lasciare che le venisse strappata dalle mani. E poi, le passaporte non funzionavano, se non era un segno quello! Non era abituata a chinare la testa, volevano Hogwarts? Se la sarebbero sudata tutta!
Strinse al fianco la tracolla, rassicurata dalla pressione esercitata dal gatto al suo interno, non avrebbe fatto un passo in più, non importava cosa stesse dicendo l'auror massiccio in quel momento; forse era una stupida dimostrazione di orgoglio infantile, non lo sapeva, e non ebbe neanche modo di pensarci perché un boato infernale si propagò nell'aria, sconquassando il terreno e spazzando via all'istante i suoi patriottici pensieri.
Cosa diavolo era? Un violento spasimo l'attraverso tutta, scuotendole i muscoli e facendole battere i denti, tanto che rischiò di mozzarsi in due la lingua dallo spavento; l'ansia che prima aveva minacciato il suo cuore si tramutò in puro terrore quando il ragazzo leonino si offrì di andare a controllare.
*Cosa!?* Quale motivazione migliore esisteva per rintanarsi all'interno e anzi sprangare le porte, ammesso che avessero retto abbastanza.
Un altro giovane uomo si fece avanti per fermarlo, senza risultato. Non poteva crederci, si poteva essere così avventati?
« Ci farà uccidere tutti! » La voce le era uscita involontariamente, carica di angoscia e venata di una supplica celata. Qualunque cosa vi fosse là fuori, andava oltre la loro comprensione, non c'era motivo di accertarsene, potevano solo correre ai ripari. Mosse qualche passo all'indietro, l'unico movimento che la paura le concedeva, mentre le dita andavano a cercare spasmodicamente il legno della bacchetta.
*Sta arrivando..*
 
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view post Posted on 19/11/2012, 23:26
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Gli ultimi preparativi prima della Fine: chi si sussurrava timidamente il nome, come a voler essere sicuri che questo rimanesse nelle menti dei viventi anche dopo il trapasso, chi si armava, chi urlava disperatamente, chi piangeva, chi si proiettava verso la porta nel tentativo di prender parte alla battaglia. Tra gli studenti era definitivamente scoppiato il panico. Tre di essi, due primini di Serpeverde e uno di Corvonero, rapidamente si voltarono e si diedero alla fuga, verso le scale dalle quali erano appena arrivati. Altri si schiacciarono più indietro, tremolando come paralizzati. Tre Grifondoro del quinto anno, un Tassorosso del Terzo, e una Grifondoro del primo si gettarono contro la porta, pronti alla prima fila: l'ultima di questi, più piccola e veloce, riuscì a intrufolarsi tra i due Orientali che facevano guardia alla porta e avanzare di qualche passo, aiutata anche dal fatto che i due Auror ancora non usciti allo scoperto si erano appena proiettati in difesa del loro compagno. Ma anche così, per uno dei due Asiatici non fu affatto difficile riacchiapparla per la collottola urlandole di rientrare, mentre il suo collega estraeva la bacchetta preparandosi alla battaglia, e il Serpeverde maggiorenne sotto sua istigazione si poneva ad un lato del portone per tentar di fermare l'avanzata ostinata dei tre Grifondoro e del Tassorosso. Due Tassorosso del secondo anno urlarono con un'intensità che in più di uno ritenette inumana, e a loro si aggiunse la Corvonero taciturna, anch'essa maggiorenne e dello stesso anno di Yolanda, che avrebbe invece dovuto proteggere la scuola. Ma lasciamo da parte i cauti e i prudenti per osservare le sorti di chi si preparava alla battaglia: Evelyn, Jane, Richard, Mark erano i nomi di coloro che, bene o male, avevano raggiunto la prima fila; di fronte a loro si aprì un panorama spaventoso.

Il viadotto era difatti percorso nella sua intera lunghezza da una serie di creature delle più svariate forme e dimensioni, molto simili agli incubi di un bambino di giovane età: mostri senza faccia si univano a caproni, esseri umanoidi o scheletrici, esili come giunchi o pesanti come draghi. Tutte le creature parevano condividere un solo particolare: erano tutte di un insolito colore marroncino, simile a quello del fango o della terra umida. Tre di esse, le più veloci o le più astute, erano già quasi sul punto di raggiungere gli scalini che li avrebbero poi condotti al portone; si trattava di tre creature più grandi della media, dall'aria pesante e fredda. Di nient'altro che pietre si trattava, pietre che però si muovevano, uccidevano. La centrale di queste, somigliante ad un alto satiro slanciato, con due falci al posto delle braccia e corte ma agili zampe, fece per attaccare l'Auror dalla chioma leonina, e ci sarebbe anche riuscita se solo quest'ultimo non l'avesse preceduta, puntandole la bacchetta contro il petto, e riducendole in polvere gran parte dell'addome. La parte inferiore del satiro cadde a terra, scalpitante ma inoffensiva, ma quella superiore benché a terra continuò ad agitare quelle sue strampalate braccia, nel tentativo di raggiungere il suo avversario.
I due mostri ai lati, somiglianti a dei grossi scimmioni, ma con il braccio destro immensamente dilatato fino a formare una sorta di rozzo ma efficace scudo, ebbero più fortuna: quello proveniente da destra, trovandosi di fronte a Jane, si riparò dietro allo scudo come aspettandosi un attacco, ma rimanendo deluso di fronte all'assoluta immobilità della sua avversaria. Quello a destra, preso come nemico il giovane Richard, eseguì la medesima mossa, ma con più efficacia, riuscendo a parare efficacemente la fattura dall'Auror lanciata. Evelyn, dal suo canto, non potè far nulla, giacché la presa dell'Asiatico sul suo collo era quantomai salda; avrebbe dovuto inventarsi qualcosa, a meno che non intendesse lasciar perdere e venir tirata indietro.




Trapped1



Anche per voi, mappetta di Quest: in rosso scuro, più in basso rispetto agli altri, Mark, alla sua destra Jane, alla sua sinistra Richard (rispettivamente verde e giallo). Appena dietro di loro, Evelyn, saldamente tenuta da uno degli Asiatici (in viola), mentre il suo collega osserva i mostri arrivati decidendo sul da farsi. (le righe nere sono gradini).
Pochi passi indietro, degli studenti per ora non identificati tentano di superare la guardia di un povero Serpeverde maggiorenne (sempre in verde) per uscire alla battaglia. Dietro di loro, Yolanda in blu, Sbiru in arancio, il saggio Kira in verde. Alla sinistra di quest'ultimo, tre studenti scappano. Alla sua destra, la Corvonero maggiorenne urlante, accompagnata da altri studenti più o meno spaesati.

A voi!

Prossimo Masteraggio: Giovedì pomeriggio.



Edited by † Titulari Statera † - 21/11/2012, 18:50
 
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†Kira.
view post Posted on 21/11/2012, 22:25




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Alan Isaac Higgs

ORkL8
Quelle che erano solo figure in lontananza appena distinguibili dalla bruma mattutina nell'aria greve di tensione di quella infausta giornata divennero a velocità impressionante imponenti e ben definite creature terrificanti. Il volto di Alan era una maschera di orrore misto a paura folle e sconsiderata. Non capiva che cosa diavolo lo tenesse lì inchiudato con le spalle al muro di pietra e la bacchetta stretta saldamente nella mano destra levata verso l'ingresso. Un gran tramestio era seguito al suo spostarsi verso il fondo ma lui non vi aveva certo fatto molto caso troppo impegnato a fissare quelle creature che altro non avrebbe potutto definire se non mostri. Impressionanti, alte, possenti e terrificanti quelle creature si erano avvicinate ad una velocità che nessuno avrebbe mai pensato di attribuire ai loro corpi così grossi e presumibilmente goffi. Invece goffi proprio non lo erano, c'era voluta tutta la prontezza di spirito e il sangue freddo dell'uomo dalla chioma leonina per neutralizzare la centrale delle tre in prima linea. Il giovane Serpeverde era stordito, sentiva che sarebbe potuto morire da un momento all'altro, correvano tutti un pericolo immenso eppure molti si erano portati al di fuori del portone per combattere, compresa la ragazzina di Grifondoro. Lui non riusciva a capire come si potesse desiderare di correre un tale pericolo, era un ragazzo abbastanza coraggioso ma soprattutto intelligente e astuto. Sicuramente non avrebbe sprecato tempo a combattere qualcosa che neanche capiva e che poteva ucciderlo da un momento all'altro, la sua priorità era salvare la pelle. Controllò il tremito e le emozioni, la sua magia non era certamente neanche nei suoi sogni più entusiastici sufficiente a fermare uno di quegli orrori che sicuro non appartenevano a quel mondo mortale, lo sapeva con chiarezza e non aveva senso tentare di illudersi di potersi salvare. Gli venne in mente che una volta aveva letto da qualche parte che non aveva senso tentare di fuggire da un Grizzly di Dominaria perchè certamente quello avrebbe raggiunto la preda e l'avrebbe divorata. Molto più sensato era arrampicarsi su un albero per godere di una bella vista prima che il Grizzly abbattesse l'albero per divorare la preda. Che fosse finalmente giunto il momento di mettere in pratica quell'insegnamento? Non ne era certo, ma non poteva rimanere lì con le spalle al muro a far nulla. No, ora sapeva cosa voleva fare sebbene il suo colorito cinereo tradisse la sua paura folle. Doveva solo trovare la forza di spostarsi di lì. In quel momento lampeggiò una seconda fattura che però si infranse sullo scudo di uno degli orrori che li stavano attaccando. Alan non riuscì a capire bene da chi fosse stata lanciata, ma la totale assenza di conseguenze visibili e direttamente riconducibili a quella magia gli fecero crollare anche la poca fiducia che riponeva nelle arti magiche. Se neanche quelle avessero avuto effetto allora si trovavano in un pericolo ancora maggiore. La sensazione di stordimento parve ricominciare a coglierlo, ma si riscosse. sperava di non dover utilizzare nessuna magia perchè non era sicuro di riuscire ad aprire bocca senza vomitare. Mosse un piccolo passo di lato, verso la propria sinistra sempre tenendo d'occhio il portone giusto per sapere se le sue gambe avessero retto. Dato che lo facevano in maniera abbastanza ottimale scelse quella che gli sembrava la situazione migliore. Lì a sinistra c'erano tre ragazzini che pensavano di fuggire, a passo svelto si diresse dietro di loro appoggiandosi allìaltro muro e tenendosi ad un paio di passi dalle scale. In quel modo poteva continuare a controllare l'esterno e volendo fuggire al piano superiore se le cose avessero parso di mettersi male. Mentre si muoveva aveva urtato una tassofrasso davanti a lui, poco importava in quella situazione. Si stupì di preoccuparsi che non fosse una mezzosangue, non voleva farsi sporcare da qualcuno del genere e non sapeva come fosse possibile che in un tale momento si preoccupasse di una tal cosa. Teneva la bacchetta levata verso il portone anche se ora vedeva leggermente meno. Non gli dispiaceva di certo non vedere quelle mostruosità terrificanti. La paura non lo aveva abbandonato, tutt'altro, la sua situazione emotiva era sempre più compromessa.


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Ho messo l'immagine per chiarire la mia posizione dopo il post.
clDTC
 
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view post Posted on 22/11/2012, 15:47
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L'orrore la teneva bloccata, immobile nel punto preciso in cui si era ritrovata da quando tutto quel pandemonio aveva avuto inizio; le gambe leggermente flesse e divaricate, com'era sua abitudine per essere sempre pronta a muoversi, ma quella volta si rivelava inutile: solo le dita avevano risposto ad un bisogno mentale di sicurezza, avevano reagito ad un impulso involontario e si erano chiuse intorno al legno della sua bacchetta. Strinse con forza, senza rendersene conto, come a voler cercare in quella fidata amica un supporto che non avrebbe mai potuto ricevere se lei per prima non si fosse data da fare, le nocche erano ormai sbiancate e le asperità del legno le ferivano i polpastrelli: fu il leggero dolore a fornirle la giusto lucidità per scansarsi appena in tempo e non essere spintonata dai ragazzi che arrancavano all'indietro, con l'intento di fuggire. Era l'opzione migliore, la cosa più sensata da fare se si teneva alla propria vita; ma la domanda che le premeva più di tutte, era: "è anche la cosa più giusta da fare?". Ecco il tarlo che le logorava mente e cuore, un bivio dettato non dalla fame di gloria, né di lode bensì dalla sua stessa e personale etica morale; odiava ammetterlo, ma trovava impossibile abbandonare compagni, ideali e amici avesse pure significato andare contro a morte certa. Ma non era una stupida né tanto meno era stanca di vivere, tutt'altro! Ed era quella la prospettiva più terrificante: continuare a vivere con la consapevolezza di essere fuggita come un coniglio; con il peso di quelli che erano morti combattendo, sulla coscienza; come poteva anche solo pensare di condurre un'esistenza del genere, segnata da viltà e rimorso? E in futuro, se si fosse trovata nuovamente in pericolo, avrebbe continuato a chinare la testa, per preservarsi? C'era un detto, fra i babbani, "Dal momento esatto in cui nasciamo, l'unica certezza che abbiamo è la nostra morte", una frase che lasciava un sapore amaro in bocca forse, ma che rendeva bene l'idea: morire lì, adesso o fra settant'anni nel proprio letto cambiava qualcosa? La fine sarebbe sopraggiunta comunque e lei non era abbastanza forte da sopportare il senso di colpa. *Non posso scegliere come morire, ma posso scegliere come vivere.* E chi le avrebbe garantito poi, la sicurezza se fosse fuggita nel cuore del castello? Prima o poi qualcuno l'avrebbe trovata comunque.
Represse inutilmente un violento brivido che le scosse membra e schiena mentre osservava quelle sagome mostruose avvicinarsi a vista d'occhio; la sua visuale era limitata dalla folla che aveva davanti e da metà portone ancora chiuso, ma bastò per farle spalancare la bocca in un muto grido di terrore: esseri informi, infernali dalle più svariate dimensioni e con un solo punto in comune all'apparenza: il materiale con cui erano costituiti.
Si slanciò, scansando malamente chiunque le si parasse davanti fino a raggiungere la porta in legno spalancata, di fianco ad un ragazzo più grande che tentava di impedire l'afflusso di studenti ma a Nia non interessava uscire, no davvero; si era sporta in avanti per meglio vedere, in una simile situazione la curiosità aveva avuto la meglio: la bionda ragazza che aveva precedentemente parlato era lì, bloccata da uno di quegli sconosciuti dai tratti asiatici, ebbe l'impressione che fremesse dalla voglia di liberarsi, la stessa frenesia che percorreva i muscoli di Nia e che l'aveva costretta a muoversi; spostò lo sguardo sull'Auror leonino in tempo per vederlo sbriciolare uno di quelle creature disumane. Cosa diamine avevano istigato? Cosa avevano fatto per far sì che una simile orda di mostri da incubi si riversasse sulla scuola?
Pareva l'Inferno e tuttavia era consapevole del fatto che non fosse neanche lontanamente l'inizio; no, il peggio doveva ancora arrivare, l'ondata di bestie doveva ancora raggiungere l'ingresso e allora sì che sarebbero stati guai: erano più o meno passati un paio di mesi dall'inizio dell'anno e perciò c'erano un sacco di primini - come lei - ancora meno esperti. Sarebbe stata una carneficina.
Fu tentata di chiudere magicamente la porta, così da mettere al sicuro almeno momentaneamente tutti coloro che erano rimasti dentro, lei compresa, ma ciò avrebbe significato consegnare a morte certa chiunque fosse uscito e non poteva permetterselo; valutò anche di aiutare la bionda a liberarsi, ma che ne sapeva se si sarebbe gettata giù dai gradini o meno? Sarebbe stato come condannarla indirettamente, eppure aveva tutto il diritto di fare quel che voleva, no? Ad occhio e croce era più grande di Nia e ciò portava a pensare che fosse quindi anche molto più preparata, perciò decise di farsi gli affari suoi e deglutendo a fatica tornò ad osservare l'avanzata degli invasori. Aveva paura, non poteva nasconderlo ma era da tempo ormai che si era ripromessa di non vacillare più, non poteva tradire sé stessa in quel modo e non l'avrebbe fatto quel giorno: sgomitò ancora un poco fino ad essere in grado di vedere quel grottesco scimmione sulla sua destra pericolosamente vicino all'Auror che aveva precedentemente risposto alla Corvonero più grande. Non occorse pensarci troppo, rimembrando sia le lezioni di Difesa sia il duello che aveva disputato, il braccio armato di bacchetta si stese andando a puntare quella creatura e il polso roteò per tre volte in senso orario.
« Flipendo! »
Niente denunciava che non si trovava in classe, se non la pressione attanagliante nel petto che urlava "Muoviti!" e l'adrenalina che le permeava ogni singola cellula del corpo, ma la posta in gioco non era stata mai così alta.
 
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view post Posted on 22/11/2012, 17:59
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7° anno - I love Corvonero *Ex-prefetto Corvonero*

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Yolanda non ci poteva credere. Cos'erano esattamente quelle creature mostruose che correvano verso il castello? Sembravano fatte di fango, tutte con ugual colore, e tutte con la stessa espressione famelica di sangue. La paura che percorreva tutto il corpo della Corvonero, si trasformò in orrore, mentre la ragazza cercava di sbloccarsi per fare qualcosa di concreto. L'auror leonino distrusse uno dei mostri che correvano davanti agli altri, ma due scimmioni erano davvero vicini all'ingresso. Yolanda si riscosse dal terrore, e cercò di avvicinarsi alla Grifondoro, trattenuta dagli asiatici.
Sostò sulla porta, dopo aver scavalcato e spostato molti studenti pietrificati dalla paura. Alcuni cercavano di decidersi a scappare o combattere. Il giovane Serpeverde Jase stava ancora in fondo al gruppo, probabilmente in attesa di fuggire a gambe levate.
La giovane Tassorosso vicino a lei castò un Flipendio, cercando di colpire qualcuno degli aggressori. Anche Yolanda avrebbe dovuto dedicarsi alla sua bacchetta e falciare via un po' di nemici.
Puntò la bacchetta verso il "petto" di uno dei mostri, poi fletté il braccio armato portandolo verso di sé. Lo distese nuovamente cercando di colpire l'aggressore più vicino.

-Stupeficium.-
Yolanda aveva pronunciato la formula in maniera chiara e decisa, senza accenti o inflessioni particolari. Sperava ardentemente di veder fuoriuscire dalla punta della bacchetta un raggio di luce rossa, a significare la buona riuscita dell'incantesimo.
Cosa ne sarebbe stato di loro? Come fermare quell'attacco? Doveva ragionare per risolvere la loro situazione, ma probabilmente anche nelle altre zone del castello stavano succedendo attacchi analoghi. Combattere, era la parola d'ordine della Corvonero, decisa a preservare la sua scuola contro il male dilagante.
 
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