| Fare ricorso alla magia era stato istintivo e naturale, in mezzo a quel trambusto che le rendeva difficile anche pensare eppure aveva peccato di leggerezza in quanto aveva lasciato che la situazione caotica si frapponesse tra lei e la riuscita dell'incanto. Col senno di poi, Nia avrebbe volentieri sbattuto la testa contro il muro, ma in quel momento il bisogno di muoversi e fare qualcosa per salvarsi la pelle fu più forte di una stupida ramanzina; non doveva focalizzarsi sugli errori, non era a lezione né in un videogioco, doveva darsi una mossa, agire velocemente altrimenti... beh, l'orda di figure grottesche lasciava presagire davvero bene ciò che li aspettava; non era una stupida né un'utopista, era abbastanza sicura del fatto che nessuno lì ne sarebbe uscito vivo e a quel pensiero il nodo allo stomaco si strinse, subito allentato dall'adrenalina. Prima o poi quella sostanza che ormai le scorreva nelle vene l'avrebbe portata alla morte senza neanche rendersene conto; il suo corpo stava reagendo, i sensi erano acuiti e i nervi brulicavano di attività mandando continui impulsi nervosi, ma era il cervello che ancora non riusciva a fare i conti con una cosa del genere, che non riusciva a reagire del tutto. *Sangue freddo, Nia.* Il suo corpo magro venne sballottato qua e là, trascinato dalla fiumana di studenti che correvano alla rinfusa; corpi stesi per terra ostruivano il passaggio, segno evidente che qualcuno aveva definitivamente perso la testa: se si fossero colpiti vicendevolmente, sarebbero semplicemente affondati più velocemente. Fu allora che lo vide: la creatura più nauseante che avesse mai avuto la sfiga di incontrare; il corpo di un equino e la testa da rettile, piatta e lunga ingioiellata di una sfilza di denti che sicuramente non erano lì per far scena e basta. Represse un conato di vomito e tese i muscoli allo spasimo per ridurre il tremolio delle gambe; avere paura in quel frangente sarebbe stato comprensibile, non si può assistere ad una visione apocalittica e rimanere imperturbabili, no? E poi, dannazione, non era pronta per affrontare qualcosa di simile! *Allora rintanati in un angolo a frignare* Sentì uno strattone alla spalla e si rese distrattamente conto del gatto che a fatica abbandonava la tracolla di Nia e le piantò i suoi artigli nelle cosce prima di darsi alla fuga. *Stupido gattaccio.* Ma come biasimarlo? Almeno uno fra micio e padrone stava dimostrando di avere cervello. Fu il dolore alle gambe a spezzare l'incanto, spazzando via la cappa di pesantezza che le ottenebrava la mente: erano tutti spacciati, ormai, quindi perché preoccuparsi di scappare? Avrebbe combattuto, piuttosto, togliendosi qualche soddisfazione. Aveva ormai raggiunto il portone completamente spalancato, pronta a castare un Confundus quando la voce allarmata e sorpresa dell'Auror in prima fila le giunse flebile alle orecchie. « Non hanno mente! » Come diavolo era possibile? Non lo sapeva e neppure aveva il tempo di restare lì ad interrogarsi sul perché e il percome, semplicemente doveva gettarsi su un altro incanto offensivo, e alla svelta; già da tempo le sue orecchie fischiavano a causa del rumore assurdo, inutili se non in rarissimi casi come il sopra citato. Al contrario invece gli occhi completamente sbarrati non perdevano un secondo di quella scena infernale, da cui la Tassina si stava tenendo momentaneamente al di fuori, obbligata anche dai compagni che la circondavano. Lo sguardo corse di nuovo a quella bionda in prima fila, trattenuta dall'orientale; anzi, no, dato che proprio in quel momento si era liberata don una gomitata davvero strategica e già si preparava a lanciare il suo incanto. Fu la mossa decisiva. Togliendo di mezzo l'asiatico, l'ammasso di studenti avanzò senza intoppi e anche Nia si ritrovò catapultata definitivamente fuori e alla portata di quel finimondo che si stava scatenando; se anche ci avesse ripensato, ormai era fatta, non poteva più scappare e non restava che dare sfogo alla bacchetta stretta in pugno, fremente di scaricare la sua energia magica, la stessa che imperversava dentro la ragazzina. Non c'era più niente a fermarli, gli "adulti" non potevano certo occuparsi di tutti loro, rischiando di sprecare forze contro i loro stessi alleati; perché volente o nolente, erano tutti uniti adesso da un comune imperativo: vendere cara la pelle. E difatti l'auror dal temperamento focoso si voltò verso gli studenti alle sue spalle, intimando semplicemente di non interferire "col lavoro dei grandi"; era la scelta più saggia, in quel marasma, tanto non avrebbero potuto fare altro e giovani menti potevano sempre dare una mano, no? Nonostante la sensazione di pericolo che avvertiva in fondo alla gola, alla vista di quei titani fangosi, era decisa ad approfittare di quel permesso appena accordato, come se ce ne fosse stato effettivamente bisogno. « Fuoco! » Eccola, la molla che aspettava, l'incentivo che le serviva, lo stimolo che cercava; l'attenzione della ragazzina si concentrò su una figura grottesca e ricurva che avanzava a velocità preoccupante, quelle che parevano due paia di braccia in più gli sbucavano dalle spalle, ma lei era fermamente decisa ad arrestare, o perlomeno rallentare, la sua corsa. Determinata, mosse il braccio armato di bacchetta verso la propria spalla opposta, piegando il gomito e poggiando la mano sulla clavicola. « Everte.. » Un tono che andava in crescendo, quasi promettesse un continuo, un secondo tempo. Tese i muscoli del braccio, caricandoli per rendere il movimento molto più repentino e con uno scatto l'arto si mosse in direzione del suo obiettivo, puntandolo minacciosamente. « ...statim! » La voce uscì forte e chiara, insieme a tutta l'aria che le rimaneva nei polmoni.
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