θ: The Time is gone. , Carmela A. Black, Sir Just, Mya, Niko Domenic, Jane Read

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view post Posted on 7/11/2012, 12:05
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Adepto di Lord Voldemort

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Un rintocco di campana…Un altro…Un altro ancora…Pochi minuti erano trascorsi dall’assordante silenzio, dal termine dello scoccare dell’ora esatta.

Ore otto ed otto minuti.

Non c’era stato segno di pericolo…Non fino a quel momento…L’Auror attendeva al Terzo Piano, custodendo gelosamente le passaporte che avrebbero permesso agli studenti di uscire dalla scuola, illesi, finalmente liberi di riabbracciare le proprie famiglie e di sperare….Sperare che niente di tragico sarebbe accaduto… La scuola, benchè ancora abitata dai suoi legittimi proprietari – gli studenti – riversava in un silenzio assordante, quasi terrificante. Si percepivano l’allarme e la paura, lo sconcerto e l’incertezza, la tristezza e la rabbia per essere stati costretti ad allontanarsi dalla propria “casa”, dal proprio rifugio, senza nemmeno conoscere nel dettaglio la natura del pericolo che poteva imbattersi sul Castello.
Ma i soccorsi erano giunti in tempo e tutto si sarebbe svolto nel migliore dei modi e nella massima sicurezza. Di questo l’Auror in attesa al terzo piano era certo. Lo sperava…

Ma che…Cosa sta succedendo?

Era tutto pronto. Non c’era tempo da perdere. Le disposizioni erano state chiare e precise. Si prevedeva l’arrivo del collega insieme ad un sensibile gruppo di studenti entro pochi minuti. Sentiva già i passi. Ne era certo.. Ma un segnale improvviso, tramutò l’emergenza in una tragica certezza. Era acceduto qualcosa. Un momento di smarrimento.

*Cosa?! Cielo! Che significa?! E’ arrivato? E’ già qui!*

Dovevano sbrigarsi. Dovevano procedere in fretta e dovevano farlo senza esitazione. Procedeva avanti e indietro, respirando quasi convulsamente. La bacchetta era sfoderata e pronta ad essere utilizzata. Un allarme alto nel cielo. Una luce scarlatta che faceva comprendere tutto...

Eccoli…Finalmente…Li sentiva avvicinarsi...
Un gruppo eterogeneo di studenti, pronti a lasciare Hogwarts al proprio destino, veniva guidato al terzo piano da un uomo alto e possente, di porpora vestito. Un funzionario del Ministero, un Auror probabilmente, una delle persone fidate della Professoressa Pompadour.
Era silenzioso ma assai risoluto. Incurante di ciò che intorno stava accadendo, pronto a portare il suo gruppo di fanciulli a destinazione, invitava questi ultimi a seguirlo con fretta e celerità. La doppia barriera sarebbe stata il loro asso nella manica. Sarebbero riusciti ad evacuare nella massima sicurezza. Si trattava di un considerevole gruppo di Tassorosso, Serpeverde e Corvonero. Tutti studenti minorenni tenuti ad abbandonare il presidio della scuola.
Ed era certo che l’uomo li avrebbe condotti alla salvezza. Non aveva mai fallito. Non lo avrebbe certo fatto quel giorno. Se fosse inquieto o impaurito, non era dato saperlo. Il suo volto non lasciava trasparire altro se non determinazione.

Avanti! Proseguiamo spediti! Una volta raggiunto il terzo piano, in pochi minuti saremo fuori. Fuori dalla scuola.

Ma qualcosa accadde…Pochi minuti dopo il rintocco delle ore otto, un messaggio attraverso uno strano specchio magico, custodito nella tasca dell’auror, aveva allertato l’uomo.

Cosa?! Che significa “Non Funzionano”? Non è possibile!

Poi…L’allarme alto nei cieli…Chiaro, palese manifesto… Era arrivato…Era qui…

*Cielo…*

Dove andare? Come fare fuggire quel gruppo di ignari fanciulli? Nelle sue mani vi era la vita di anime innocenti. Come salvarle? Era accaduto qualcosa. La doppia protezione, il doppio raggio di azione aveva ceduto…Non poteva esserci altra ragione. Il piano si sgretolava dinanzi ai suoi occhi…Si era già annientato. Le passaporte non funzionavano…

*Pensa…Pensa…Dove puoi portare questi ragazzi?...*

Si incitava, si spronava a trovare una soluzione…
E finalmente, un ricordo…Un lontano ricordo dei tempi passati, trascorsi a difesa della scuola nei tempi bui e “appestati” da quella feccia del lato Oscuro…Quando “Colui che non deve essere nominato” era forte, molto più forte…
Una risposta rivolta allo specchio magico destinata al collega in attesa al terzo piano.

Muoviti! Scendi al Piano terra! Al quadro del Preside Dippet. Ricordi? C’è un passaggio. Raggiungiamo il quadro e facciamo uscire da questo posto i ragazzi…Alla Torre dell'Orologio...Tra poco qui si scatenerà l’inferno!

Ora l’Auror si voltava finalmente verso gli studenti e li esortava a seguirlo.

Andiamo! Prendiamo le scale e raggiungiamo il Piano Terra! Sperando che le scale ce lo permettano in maniera celere!

Le scale…Quelle dannate scale in movimento non potevano essere d’intralcio proprio in quel momento. Passo dopo passo, raggiungevano il primo piano e si univano all’Auror che li attendeva poco prima ai piani superiori. Era stato più rapido, più veloce…Questo perché il percorso non era mai lo stesso, mai era predefinito…Hogwarts possedeva una propria volontà. Le scale non sembravano essere schierate dalla loro parte…

Non funzionano più! Cosa sta succedendo?! Il piano era perfetto!

Lo so, lo so! Muoviamoci! Ragazzi, seguiteci, non restate indietro! Forza!

Le otto e dieci minuti…

Gli studenti si trovavano ancora sulle scale tra il primo piano ed il piano terra…Senza sapere esattamente cosa fare…Senza immaginare cosa potesse accadere…Se mai qualcosa stesse davvero accadendo. Mya, Niko, Random, Jane, Carmela e molti altri erano diretti laddove quadro e mistero li avrebbero condotti…Maledette scale…






Benvenuti nella vostra Quest d'Evento, Random, Mya, Niko, Carmela, Jane Read. Vi auguro di divertirvi il più possibile. Postate le vostre statistiche, ruolate al meglio che potete l'inizio di mattinata, attenendovi a quanto scritto nel mio post.
Descrivete, se possibile, il vostro abbigliamento.
Vi informo che in questa Quest d'Evento NON vi sarà permesso portare con voi altro oggetto che la bacchetta, oltre ad eventuali oggetti di valore puramente affettivo e privi comunque di poteri magici.

Non saranno dati giudizi negativi a priori su azioni come il ripetuto utilizzo di un determinato incantesimo: siete del tutto liberi di fare quel che volete, nei limiti delle possibilità magiche e fisiche del vostro PG. Fate ben attenzione ai PNG che vi accompagnano (non ne citate altri che non siano stati già descritti o nominati dal Master).

Il prossimo Masteraggio è fissato per Lunedì prossimo. Vi ricordo che, se non risponderete per tempo, la Quest proseguirà comunque e, se non avrete comunicato l'impossibilità di postare al Master, questi manovrerà a sua discrezione il vostro PG al fine di non bloccare la Quest stessa. Vi raccomando di rileggere con attenzione il regolamento d'Evento (Qua), e vi auguro buona fortuna e, nuovamente, buon divertimento. Per eventuali dubbi mandate un mp a questo stesso account, specificando nel titolo dell'mp il nome della Quest d'Evento alla quale partecipate.


Edited by † Titulari Statera † - 7/11/2012, 14:16
 
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• Sir Just •
view post Posted on 8/11/2012, 13:00





Quando avevano bussato alla porta della camera, era già sveglio da un po'. In realtà, non credeva di aver nemmeno dormito, quella notte. Ma gli Incubi lo avevano raggiunto comunque, straziandogli la mente; non erano tipi da farsi lasciare indietro così facilmente. Il Marchio aveva bruciato, poco prima della mezzanotte. Il Lord li chiamava, li esigeva, benché con tutta probabilità sapesse in che razza di guaio si erano andati a cacciare. Che fosse quello, appunto, il motivo della chiamata? Aveva intenzione di infiltrarsi ad Hogwarts, o comunque di muoversi su di essa mentre questa era sorvegliata come mai prima di quel momento? Sarebbe stato da pazzi; ma già da tempo Random dubitava dell'effettiva sanità mentale del suo signore... Avrebbe potuto farlo, certo, e si sarebbe chiesto perché lui non era al suo fianco. Ma l'avrebbe scusato, per quella volta; avrebbe detto che l'aveva fatto per non far saltare la copertura, e probabilmente il Lord gli avrebbe risposto che avrebbe dovuto proporsi per rimanere al castello. Aveva stretto i pugni e morso il cuscino sino a che i denti non gli avevano fatto male. Le carte che da tempo aveva imparato a giocare al meglio si stavano confondendo, sulla tavola. Ben presto, avrebbe dovuto rendere conto dei suoi atti.

Si alzò, lasciando le valigie, seppur pronte, in camera. Come era stato chiesto loro. Un Auror dall'aria tesa, con le occhiaie per la nottataccia passata in bianco, li condusse alla Sala Grande, svoltando ogni angolo come se si aspettasse di trovare chissà quale terribile mostro.
Random mangiò poco. Il caffè che bevette gli chiuse lo stomaco in una sensazione acida e totalmente disagiante, e lì si fermò, guardandosi intorno. Sguardi spaventati, tesi, ragazzine in lacrime, abbracci.
I gufi, fu probabilmente uno degli unici a notarlo, non arrivarono quella mattina. Si chiese se li avessero liberati, se anche per loro ci fosse un programma di evacuazione, o se anche loro sarebbero rimasti, come molti studenti, a fare la guardia al castello. La guardia... per cosa? Contro cosa? Chi stavano aspettando? Le voci che giravano per la Sala erano talmente tante, che non si sapeva più a quali credere. Chi diceva si trattasse di Colui-che-non-deve-essere-nominato, chi di uno stormo di draghi, chi dei giganti che erano tornati dalle montagne per riprendersi il loro dominio su quel territorio, appartenuto a loro in tempi remoti. Random si chiese se non avesse dovuto a sua volta restare, e vedere. Avrebbe potuto alzarsi, chiedere all'ultimo momento di restare, far ricredere coloro che il giorno prima gli avevano dato del codardo. Qualcuno gli aveva addirittura sputato.




Non lo fece.



Dopo un'ora circa, la Preside li chiamò per nome, uno alla volta, assegnandoli ai vari gruppi d'evacuazione. Random fu tra i primi del suo gruppo a essere chiamato. Il suo cuore mancò un colpo quando venne chiamata, nel suo gruppo, anche Mya. Avrebbe voluto abbracciarla, dirle qualcosa. Ma non avrebbe saputo dire chi dovesse confortare chi: si sarebbe limitato ad assecondarla, rivolgendole un pallido sorriso, e contraendo la mano destra. La torre dell'orologio aveva da poco smesso di suonare quando l'Auror che conduceva il gruppo li informò che dovevano muoversi per andare a prendere le Passaporte che li avrebbero condotti "in salvo". Il castello, rimasto silenzioso per tutto quel tempo, risuonò ora di passi, di voci, di urla, di pianti. Le emozioni degli abitanti di quel posto, costretti ad una fuga precipitosa, inspiegata. Molti di loro consideravano quel posto "casa" loro. Home. Era una parola particolare; racchiudeva in sé molto più di quanto chiunque potesse pensare... Non designava solo un luogo. Era qualcosa di più profondo, che si legava profondamente agli affetti, ai ricordi, alle emozioni. "Home" era... tutto. Era...
I suoi pensieri vennero interrotti da un rombo poderoso, e dall'improvvisa voce dell'Auror. Inizialmente credette di aver capito male, o frainteso.
"Non funzionano".
No, non era riferibile alle Passaporte. L'avevano detto chiaramente, la barriera antismaterializzazione sarebbe stata temporaneamente bloccata per permettere loro di passare, non c'era motivo alcuno per il quale proprio le...
"Muoviti! Scendi al Piano terra! Al quadro del Preside Dippet. Ricordi? C’è un passaggio. Raggiungiamo il quadro e facciamo uscire da questo posto i ragazzi…Alla Torre dell'Orologio...Tra poco qui si scatenerà l’inferno!" Random sentì improvvisamente le forze mancargli, il sangue defluire verso le gambe, il volto tendersi. Era successo l'imprevedibile. Dovevano fuggire. D'istinto guardò a Mya, le afferrò il braccio, provò a Smaterializzarsi ignorando le incitazioni dell'uomo. Inutilmente. Rabbrividì, lasciò il braccio di Mya, guardandola come per scusarsi, e strinse i denti. Doveva mantenere la situazione sotto controllo. Freddo e analitico. *Come non sei mai riuscito ad essere.* Gli ricordò, malvagiamente, la sua coscienza. Era vero. Nel momento di estremo pericolo, i pensieri si ingarbugliavano, le parole si seccavano in gola. "Scappa". Un istinto ancestrale. "Scappa." Avrebbe teso la mano a Mya, sarebbe corso dietro all'uomo.



"Scappa".




Random Crowell.
Punti Salute: 120+32 (quest e duelli)+21 (oggetti)+5 (S.A.) = 178/178
Punti Corpo: 70+33 (quest e duelli)+73 (oggetti)+5 (S.A.) = 181
Punti Mana: 70+31 (quest e duelli)+81 (oggetti)+5 (S.A.) = 187
Punti Esperienza: 41.5

Abbigliamento: Pantaloni in velluto nero, stivali. T-shirt. Maglia a maniche lunghe blu scuro, cappotto nero.
 
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view post Posted on 10/11/2012, 00:32
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Svegliarsi nel silenzio era stato ancora più strano dello svegliarsi da solo.
Quando si era alzato Patrick non c'era già più,chissà in quante cose era occupato in quanto Caposcuola, nonché uno dei Corvoneri più brillanti degli ultimi tempi.
Si era infilato,immerso nel dormiveglia, i pantaloni grigi della divisa scolastica con la camicia d'ordinanza,concludendo con un maglioncino blu scuro.Per assurdo era quasi più elegante nel dover lasciare la scuola piuttosto che standoci.
Ora ora camminava nel silenzio di un corridoio,interrotto solo da dei rintocchi.Erano le otto su per giù,minuto più,minuto meno.
Inizialmente non aveva ben riconosciuto i componenti del suo gruppetto.
Quella specie di compagnia.Una compagnia strana, eterogenea sicuramente.
Ce n'era per tutti i gusti,ma fra tutti quei gusti lui ne conosceva qualcuno meglio di altri.
Aveva da subito riconosciuto Mya,a cui cercò di rivolgere uno stentato saluto,
mentre con Jane fu più facile,rivolgendole un sorriso di saluto e buongiorno,anche se quello non era proprio la situazione più adatta.
Riconobbe Carmela,cavolo erano passati secoli da quell' incontro in Biblioteca,da quella mini avventura che gli aveva coinvolti.
Ora le cose era diverse.
Erano cambiate.
Erano più grosse,si parlava di pericolo.Quello vero.
L' unico problema è che non si sapeva da dove arrivasse,chi fosse,che mentine usasse...niente.
Proprio in quel momento altri gruppetti di studenti si spostavano per i corridoio del castello,cercando di mettersi in salvo.
Tra quei gruppetti c'era sicuramente anche Emy.
Ignorava dove fosse finita,con chi,che percorso avrebbe fatto,ma si trattenne dal chiederlo a Jane,ma dovette davvero fare un enorme sforzo.
Orgoglio o impaccio ?

Sicuramente confusione.
La stessa che sembrò invadere in pochi secondi la loro guida,un Auror alto e rivestito di una veste color porpora.
Fino a pochi secondi prima il loro massimo punto di riferimento in quel rintocco delle otto,ma che sembrava cedere proprio sotto quei rintocchi.
Lo so, lo so! Muoviamoci! Ragazzi, seguiteci, non restate indietro! Forza!

la sua voce perentoria,rimbombò nell'aria,mentre ogni cervello cercava di immagazzinare le informazioni necessarie e fare la cosa giusta.
Si ma qual'era ??
Niko indugiò per qualche secondo,ma poi le sue gambe scattarono quasi in automatico in direzione Piano Terra.
Automaticamente però cercò con lo sguardo Jane,Mya,Carmela,conoscenti a cui non voleva voltare le spalle,nonostante incombesse la paura.
Paura di tutto,paura di perdere le persone e rimanere tremendamente solo.


Niko Domenic :

Punti Salute: 116

Punti Corpo: 66

Punti Mana: 66

Punti Esperienza : 17.5

Indossa: Pantaloni e camicia della divisa scolastica,maglioncino blu scuro,paio di Converse
 
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view post Posted on 11/11/2012, 15:55
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JANE READ - CORVONERO


Quella notte non aveva chiuso occhio. Non ci era riuscita.
La scuola era in pericolo: una forza misteriosa, una specie di 'dio' minacciava la vita del corpo studentesco e degli insegnanti. Nessuno sapeva di chi si trattasse, nemmeno gli Auror del Ministero e il Ministro in persona.
E ora erano costretti ad evacuare. Tutti gli studenti minorenni erano costretti ad andarsene, mentre i maggiorenni potevano scegliere di restare.
Aveva paura, certo: non sapevano chi minacciava la scuola, ma era una forza talmente potente da mettere in allerta tutto il Mondo Magico. Come si poteva riuscire a non temerla?
Eppure la paura non la fermava: detestava avere quindici anni.
Hogwarts era la sua casa: non voleva andarsene, non voleva abbandonare quel luogo così importante per lei - e sicuramente anche per tutti gli altri studenti - per lasciarlo nelle mani di un folle.
Alle sette meno un quarto decise di alzarsi: il baule era pronto e lo avrebbe trovato a casa di sua zia a Manchester una volta arrivata. Jessica non c'era, ma essendo maggiorenne probabilmente era già nel gruppo di studenti che si era offerto di rimanere per difendere Hogwarts. Se da una parte era preoccupata per lei e per quello che le sarebbe potuto accadere, dall'altra la invidiava.
Si vestì in silenzio: un paio di jeans al posto della gonna della divisa, il cardigan nero con lo stemma della sua amata casata e una semplice maglietta bianca sotto.
Uscì dalla sua stanza e si diresse in Sala Comune, dove un Auror li attendeva per scortarli in Sala Grande per la colazione. Nel tragitto un unico pensiero vagava per la sua mente: voleva rimanere.
Dieci giorni prima era stato dato l'allarme e l'ES aveva chiamato a raccolta i suoi membri: ma anche in quella riunione, presidiata dalla preside Bennet, gli ordini erano stati i medesimi. I minorenni dovevano tornare a casa.
Entrò lentamente in Sala Grande e si sedette al tavolo dei Corvonero controvoglia: non aveva fame, l'ansia cominciava a farsi sentire e lo stomaco si era chiuso. Si sforzò di mangiare almeno mezza mela e di bere un bicchiere di succo di zucca.
Passò il restante quarto d'ora a guardarsi intorno: volti preoccupati, pallidi, segnati dall'insonnia. Lacrime di preoccupazione e paura, abbracci, saluti. Ma nessuno parlava. Il silenzio era sceso tra gli studenti della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, pesava su di loro come un tremendo presagio.
Riconobbe solo alcuni volti conosciuti: Jessica non si vedeva, mentre in lontananza aveva intravisto sua cugina Jane seduta al tavolo dei Tassorosso. Di Lucas non c'era la minima traccia, ma si costrinse a non pensarci. Non era il caso in quel momento.
Alle otto meno un quarto gli studenti minorenni vennero divisi in gruppi: sarebbero poi stati scortati da un Auror alla Passaporta che li avrebbe condotti lontano da lì.
Un uomo alto, vestito di una tunica color porpora, attendeva il suo gruppo: due Tassorosso che non conosceva e una Serpeverde, tutti e tre più grandi di lei. Giunse anche Niko, compagno di casata e amico di lunga data: il fatto di avere in gruppo qualcuno di sua conoscenza la fece sentire meglio.
Sorrise debolmente al ragazzo in risposta al suo saluto, mentre rivolse un cenno al resto della compagnia: si diressero celeri verso il Terzo Piano.
Otto in punto: i rintocchi della campana risuonarono lugubri nel corridoi della scuola, mentre la corvonero seguiva il funzionario del Ministero. La paura e la preoccupazione crescevano passo dopo passo.
Otto e otto minuti, terzo piano.
Poco più avanti rispetto a loro un uomo, un altro Auror probabilmente, li attendeva, pronto a farli scappare dal castello attraverso la Passaporta: sicurezza, tranquillità, quelle erano le sensazioni che avrebbe dovuto trasmettere. Stava per portarli in salvo.
Ma non fu così.
Paura, confusione: erano queste invece le sensazioni che si leggevano sul suo volto pallido.
"- Muoviti! Scendi al Piano terra! Al quadro del Preside Dippet. Ricordi? C’è un passaggio. Raggiungiamo il quadro e facciamo uscire da questo posto i ragazzi…Alla Torre dell'Orologio...Tra poco qui si scatenerà l’inferno! -"
Queste furono le parole che urlò in direzione del collega.
Erano bloccati nel castello.
L'Auror che li aveva scortati fino a quel momento non si fece scoraggiare e prese in mano la situazione: si voltò verso gli studenti e parlò con tono calmo.
"- Andiamo! Prendiamo le scale e raggiungiamo il Piano Terra! Sperando che le scale ce lo permettano in maniera celere! -"
Lo seguirono senza dire nulla, mentre nella testa della corvonero una frase aleggiò malvagia.
"Alle scale piace cambiare".
Sarebbero riusciti a scendere?
Otto e dieci minuti.
Bloccati tra il Primo Piano e il Piano Terra: le scale non sembravano voler collaborare con le necessità del castello. Ma quando mai lo facevano?
Confusione, paura.
Si costrinse a camminare mentre nella sua mente una voce urlava 'scappa'.
Ne sarebbero mai usciti?


Jane Read
Punti Salute: 110
Puinti Corpo: 60
Punti Mana: 63
Punti Esperienza: 9.5

Abbiagliamento: jeans, cardigan della divisa scolastica, t-shirt bianca, converse bianche.
Oggetti: Bacchetta - 13 Pollici, Legno di Elce, Crine di Unicorno e Goccia di Rugiada.



Edited by Jane Read - 11/11/2012, 16:29
 
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view post Posted on 13/11/2012, 00:27
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Otto e dieci minuti…

Un minuto interminabile, lungo un’eternità.
Intorno rumori e silenzio, passi concitati e vuoto, tratti di voci distinte che impartivano ordini di fuggire o attaccare e…il nulla.
Cosa stava accadendo?
Nel corso del tragitto che dal Primo Piano doveva condurre i fuggitivi al Piano Terra, dalle vetrate rifletteva una luce forte e chiara, di colore scarlatto. Una cupola vermiglia che andava via, via sgretolandosi come lacrime del colore del pericolo o vetri di rosso cristallo fragili e friabili.
Si scrutava movimento là fuori. Si percepiva la paura di tutti, quasi fosse materialmente possibile toccarla e palparla per comprenderne l’effettiva e reale consistenza ed esistenza.
I due Auror, due esperti maghi del pericolo, dovevano condurre il gruppo di studenti in salvo senza intoppi e senza esitazione.
Ma tutto sembrava essersi dissolto dinanzi a loro. Non c’era più alcuna certezza.
Le guide non comprendevano, non capivano cosa stesse accadendo e questo non giovava alla sicurezza degli ragazzi di potere uscire dalla scuola...Vivi.
Nonostante il gruppo di studenti fosse variegato ed assortito, alcuni si conoscevano ed avevano instaurato, nel corso della propria esperienza scolastica, rapporto di stretta amicizia.
Il senso del tatto era quello che maggiormente legava chi era affine per sincero affetto. Un ragazzo allungava il braccio verso la compagna Tassorosso per stringere la compagna. Di rimando la studentessa con lo sguardo ricambiava…Paura, forse forza e decisione nel compiere l'unica azione ragionevole e possibile...Scappare.

Era stato elaborato un piano preciso e dettagliato, destinato a portare in salvo tutti i ragazzi in massima sicurezza.
Una doppia barriera che permettesse la smaterializzazione ed il funzionamento di passaporte dall’interno verso l’esterno e nello stesso tempo che impedisse l’ingresso del possibile nemico, pareva essere stata geniale via per la salvezza. Ma così non era stato. Le promesse della Preside Bennet non erano state mantenute. E come avrebbero potuto? Nemmeno lei conosceva chi effettivamente fosse la mente malvagia di quanto era già stato architettato e pronto per il compimento di piano perfetto.

Otto e dieci minuti…
Ed il gruppo correva scendendo quelle scale che, bizzarre e tutt’altro che amichevoli, rendevano il tragitto lungo metri e metri, quasi volessero esse stesse allontanarli dalla salvezza.
Nessuna parola ad incitamento da parte degli Auror. Correvano dinanzi ai ragazzi forse risoluti, forse atterriti da quel segnale purpureo che guardavano convulsamente finestra dopo finestra, quasi increduli.
Uno dei due aveva ricordato l’esistenza di un quadro dietro il quale poteva celarsi passaggio che avrebbe condotto gli studenti all’esterno, alla Torre dell’Orologio. Da lì avrebbero raggiunto le mura del castello e, una volta usciti e varcati i confini di sicurezza, sarebbe stato possibile smaterializzarsi.
Il piano era cambiato in corso d’opera. Nulla era ancora perduto.

Il Tempo…
Dannato, incessante, susseguirsi di istanti mutevoli e cangianti.
Rapido ed inesorabile, lento e terribile, freddo, spietato, il tempo attendeva giusto momento per palesare l’inevitabile.

Otto e undici minuti.
Il piano terra era stato raggiunto. Confusione. C’era solo caotica confusione. Non erano i soli ad essere rimasti intrappolati nel castello. Altri studenti, altri gruppi correvano in cerca di via d’uscita, come fossero topolini in capiente gabbia di vetro.
L’ala est dell’ingresso al Piano Terra ospitava sulla parete numerosi dipinti di varia fattura e di modesta arte. L’auror li mirava uno ad uno nella speranza di ricordare e di individuare il quadro giusto…

*Dippet, Dippet…Chi di queste figure lo è?*

Nel frattempo i protagonisti dei dipinti, nient’altro che tela e pittura ad olio, essenza incorporea e priva di anima riflessa nell’arte, si agitavano desiderosi di trovar salvezza esattamente come i fuggitivi.

Dippet! Chi di voi è Dippet!

La richiesta disperata dell’Auror riecheggiava nel corridoio in attesa di speranzosa e provvidenziale risposta. Dunque ricordava dell’esistenza del quadro ma non rammentava la sua fattura e la giusta collocazione…Pessima Notizia…

Un ostacolo. L’incognita…
Un passato lontano che non permetteva all’Auror di ricordare quale fosse il quadro, quale fosse la fisionomia del Defunto Preside, custode del passaggio segreto …Chiunque fosse Dippet, ovunque fosse il dipinto in mezzo ad altri venti, non era dato saperlo con certezza. I protagonisti dei quadri, ammassati in una manciata di tele, atterriti parlavano tra loro nella speranza di trovare la soluzione per sortire sani e salvi dal castello. La richiesta dell’Auror non era stata considerata al momento quale degna di attenzione.

Ore otto ed undici minuti…Tic…Tac…Tic…Tac…

Era necessaria la collaborazione del commemorato defunto Dippet per proseguire, altrimenti… Niente di buono si prospettava per chi era costretto in gabbia.







Il prossimo Masteraggio è fissato per Venerdì prossimo. Vi ricordo che, se non risponderete per tempo, la Quest proseguirà comunque e, se non avrete comunicato l'impossibilità di postare al Master, questi manovrerà a sua discrezione il vostro PG al fine di non bloccare la Quest stessa. Per eventuali dubbi mandate un mp a questo stesso account, specificando nel titolo dell'mp il nome della Quest d'Evento alla quale partecipate.
 
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view post Posted on 15/11/2012, 13:46
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Confusione.
tutto d'un tratto era diventata la principale protagonista di quello show.
Uno show dove il distratto presentatore,nonchè auror, si era dimenticato la scaletta e ora brancolava nel buio.
Doveva improvvisare,per non rischiare di rovinare tutto.
Spesso però l' improvvisazione aveva una controindicazione.
Non funzionava o non veniva capita dal pubblico pagante.
In quel caso gli studenti non riuscivano davvero a capire cosa fosse successo ai due auror.
Così autoritari prima e ora spauriti e disorientati quasi quanto loro.
Quello più grosso,rivestito di porpora,stava urlando il nome Dippet.
Il defunto il quale dipinto celava un passaggio per l' esterno.
Per la loro salvezza,o presunta tale.
Possibile che non rispondesse all' appello e che nessuno sapesse dove fosse ??
Niko non capiva.
Lì al piano Terra si erano riversati anche altri gruppetti,e nessuno si muoveva con quella sicurezza che ci si aspetterebbe da un piano di evacuazione.Non prometteva niente di buono.
Cercò di riconoscere il volto di Emy fra quei gruppetti,ma non c'era.
Davvero una pessimo inizio di giornata.
*Dippet..dove diavolo sei Dippet ? *
pensò con concitazione..mentre si dirigeva verso l' ala dove già l' Auror cercava il loro vero salvatore.
- Scusate qualcuno di voi qui è Dippet o sa dove si trovi ??-chiese,con uno strano tono calmo,quasi surreale in quella tempesta che si stava scatenando nel castello.
A volte il cervello sorprende per la sua adattabilità a certe situazioni.
Niko poi era calmo e riflessivo per natura e chissà che quello non lo stesse avvantaggiando in quella situazione.
 
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view post Posted on 15/11/2012, 23:31
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JANE READ - CORVONERO


Il tempo sembrava essersi fermato: le otto e dieci minuti sembravano essere scoccate da decenni, lo scoccare degli undici minuti dopo le otto non voleva arrivare.
La paura si percepiva. Era lì, accanto a loro, come una compagna di gruppo, una figura trasparente che aleggiava alle loro spalle e soffiava maligna su di loro.
Jane la percepiva e cercava di non considerarla, non doveva lasciarsi distrarre: non poteva permettersi di andare nel panico più completo proprio in quel momento. Era necessario rimanere calmi e concentrati.
Ma come era possibile rimanere tranquilli? Come?
Le scale quel giorno avevano voglia di divertirsi: continuavano a muoversi, scambiarsi. Quando loro tentavano di scendere, bloccavano la strada e li facevano salire, quando provavano a salire li facevano scendere. Sembrava che volessero portarli all'esasperazione e forse stavano riuscendo nel loro intento.
I due Auror davanti a loro non si erano mai voltati a controllare che gli studenti li stessero veramente seguendo: sarebbe stato così semplice scappare e cercare qualcuno dell'ES, maggiorenne, e unirsi alla difesa del castello. Davvero troppo semplice.
Questa mancanza di controllo da parte degli Auror la impensierì: non stavano svolgendo il loro lavoro in maniera corretta, non erano attenti. Sembravano impazienti di farli uscire dalla scuola, forse erano solo preoccupati di portare a compimento quella parte del piano. O forse volevano convincersi che, portandoli in salvo, c'era ancora qualche speranza di uscire vivi anche per loro?
Guardò i suoi compagni di viaggio: i due Tassorosso e la Serpeverde correvano subito dietro i due Auror. Non riusciva a vedere cosa provassero, ma era sicura che i volti esprimessero tutti le stesse emozioni: paura, confusione, smarrimento. Niko era poco più avanti di lei.
Un riverbero rossastro, fuori dalle finestre, la fece voltare mentre continuava a correre: cristalli rossi crollavano dal cielo e si infrangevano ancora prima di toccare il suolo. Sembrava che una cupola rossa si stesse sgretolando sotto i loro occhi.
Un brivido le percorse la schiena: che si trattasse della barriera di doppia protezione a cui aveva accennato la Preside durante l'incontro dell'ES?
Non poteva essere. La loro prima difesa, crollata così in fretta?
Si sentì smarrita. La 'battaglia' non sembrava iniziare bene per Hogwarts.
No, non poteva essere. Non poteva davvero finire tutto lì.
Cercò di scacciare quella sensazione, doveva concentrarsi solo nella corsa verso il Piano Terra.
Ma il Tempo sembrava divertirsi a giocare con loro: si era bloccato, non scorreva più.
Che fosse solamente uno scherzo generato dalla paura?
Otto e undici minuti.
Il Piano Terra, finalmente.
Se non avesse corso probabilmente avrebbe sospirato di sollievo. O forse no.
Panico. Confusione.
L'intero corpo studentesco sembrava essersi riversato al Piano Terra.
Il che significava solo una cosa: non era solo la loro Passaporta a non aver funzionato.
Erano tutti bloccati lì.
E il Panico aveva preso il sopravvento.
Tutti correvano, concitati, gli Auror del Ministero e i responsabili dell'Intelligence Orientale non riuscivano a gestire la situazione. Tutti volevano scappare, il più in fretta possibile.
Forse era davvero questo a cui puntava il 'dio' che li minacciava: scatenare il panico e indebolirli. Senza fare nulla di troppo complicato.
E ci stava riuscendo.
Guardò gli Auror che capeggiavano il suo gruppo: il quadro di Dippet, la loro via di fuga. Ecco cosa cercavano.
Ma l'ala est del Piano Terra era piena di quadri che rappresentavano personaggi più o meno importanti del Mondo Magico. Eppure Jane sapeva che Dippet era stato un famoso Preside di Hogwarts. Come era possibile che i due Auror non riuscissero a trovarlo, o quantomeno a riconoscerlo?
"- Dippet! Chi di voi è Dippet! -"
Li sentì chiedere ai quadri, senza rivolgersi a uno in particolare, ma in generale: come potevano pretendere di ottenere una risposta diretta in mezzo a tutta quella confusione?
Niko fu più intelligente, dimostrando le vere capacità di un Corvonero: si avvicinò a uno dei quadri, chiedendo di Dippet.
Jane decise di imitarlo: se rimanevano vicini ma agivano insieme nello stesso tempo forse sarebbero riusciti a trovare il quadro.
Urla, paura, panico, confusione e il silenzio tremendo e pesante che si insinuava nelle loro ossa come ghiaccio.
Non sarebbe stato semplice.
Si avvicinò al terzo quadro alla destra di quello interrogato da Niko: una strega alta e magra dal volto altero la osservava dall'alto mentre parlava sottovoce con la donna del dipinto vicino.
La corvonero cercò di parlare a voce alta, ma con calma: non aveva senso aumentare confusione all'agitazione generale.

- Mi scusi, mi sa indicare il quadro del Preside Dippet? -
Solo per porre la domanda con gentilezza ma fermezza dovette fare richiamo a tutto l'autocontrollo che possedeva: come sarebbe uscita viva da quella giornata?
Guardò il quadro con aria quasi supplichevole, mentre attendeva una risposta.
Otto e undici minuti. E il tempo passava.

 
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view post Posted on 17/11/2012, 08:52
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Su richiesta di due partecipanti, provvederò a masterare lunedì 19 novembre.
 
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• Sir Just •
view post Posted on 19/11/2012, 22:29






Nella corsa verso la Salvezza le parole erano inutili, giacchè tutti sapevano di pensare ad un unica cosa, sebbene ognuno a modo suo. In momenti come quelli millenni di evoluzione della corteccia cerebrale andavano al diavolo: l'intelligenza serviva quanto una forchetta nel brodo, soppiantata da ben più nobili virtù, quanto la capacità di scomparire nel giro di un secondo o l'opportunismo di lasciare indietro un compagno come esca. Ma poco contava, in fondo: solo i sopravvissuti sarebbero eventualmente rimasti, alla fine della storia, a raccontare le loro stesse malefatte. Pareva ovvio come non l'avrebbero fatto.
Random si guardava intorno con quei medesimi pensieri in mente: chi, tra loro, non avrebbe esitato a metterlo in pericolo pur di salvarsi? Ovviamente era cosciente di far parte di quella non troppo stretta cerchia dal quale in quello stesso momento tentava di premunirsi; se avesse dovuto scegliere tra la propria vita e quella di un altro, fatta forse eccezione per la ragazza che gli correva affianco, con assoluta certezza avrebbe scelto la propria. E no, la cosa non era scontata, in quello strano mondo di principi nobili e cavallerismo. Ma mentre il nostro "eroe" pensava con tanta nobiltà d'animo chi schiacciare nella corsa e chi no, un improvviso grido lo fece trasalire, costringendolo a fermarsi prima di urtare una giovinetta bionda dinanzi a lui, che avrebbe potuto causare poi un quanto mai esilarante effetto Domino. Sentì la parola Dippet riecheggiare nell'aere, più studenti si misero in moto a guardare tra i quadri, cercando la figura del rinomato Preside, tuttavia quasi totalmente sconosciuto all'ignorante Tassorosso. In un altro momento, probabilmente si sarebbe messo a rimuginare sulla sua scarsa media in Storia della Magia, e a come riportare l'asticella dei suoi voti su risultati accettabili, ma il tempo era poco, e i quadri parevano pensare a tutto tranne che a quello che veniva loro detto.

*Fuck. Sonorus.*

La bacchetta gli svolazzò allegramente attorno alla gola, senza nemmeno accennare al sicuramente complicato e ormai obliato movimento necessario per l'incanto, quindi sparì di nuovo nella tasca dei pantaloni. L'esperienza gli aveva insegnato che un buon potere magico poteva soppiantare qualsiasi movimento strambo, e dopotutto non aveva necessità di farsi sentire da tutto il castello: se anche l'incantesimo avesse funzionato a metà, tanto di guadagnato.

"...hey, dannati pezzi di tela, mentre voi chiaccherate per i cavoli vostri qui stiamo tentando di uscire dal castello per proteggervi."


Piccola bugia dettata dalla necessità, ma alla quale sicuramente nessuno avrebbe apportato correzione, date le circostanze. Era interesse di tutti salvarsi, se qualche damerino voleva venirgli a rinfacciare valori come la sincerità, che se ne andasse pure dove sapeva. Se il suo incanto avesse avuto effetto, la sua voce avrebbe dovuto sovrastare la folla, nonostante ciò si sentì in dovere di minare alle capacità uditive dell'intero gruppo urlando il seguente ordine.

"...QUINDI SE POTRESTE CORTESEMENTE AMMUTOLIRE ALL'ISTANTE, E DIRCI DOVE ****** SI TROVA DIPPET, VE NE SAREMMO ETERNAMENTE GRATI."


Si schiarì dunque la voce, come se oramai ce ne fosse bisogno, e guardò in cagnesco le tele una ad una. Come al solito, sarebbe riuscito a farsi notare, ma se ciò avesse risparmiato loro la pellaccia, nessun problema.

"Grazie."

Aggiunse, con cortesia quanto mai inaspettata, attendendo che da una delle tele si alzasse, timidamente, la mano di un vecchio signore impegnato magari in una bella bevuta di champagne stantio, o di un prode cavaliere ormai dimenticato da eoni. Era frustrato, era disperato.
Era un animale in gabbia.



 
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view post Posted on 20/11/2012, 01:22
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“L’oggetto dell’Oratoria di per sé non è la Verità ma la Persuasione…”

L’ordine e la gerarchia erano stati sovvertiti da confusione, paura, sconforto, inquietudine, effetto…

Il luogo che un tempo rappresentava certezza e riparo, domicilio e conforto, perfezione e armonia, diveniva puro caos, strazio, insieme di convulsi movimenti privi di logica e ragione.
I corridoi di Hogwarts “pullulavano” di anime terrorizzate, rassegnate al peggio, eppure non ancora sopraffatte dall’evidente sconforto che prendeva piede e si impossessava di corpi e cuore.

Cavie…
Nient’altro che piccole, insignificanti cavie pronte al sacrificio, al crudele gioco sperimentale di Essere Superiore e Spietato.

Domande…Quesiti…Angoscia…

Il Tempo, crogiolandosi nell’orrore del suo implacabile incedere con fredda costanza, era unico elemento inviolato, disinteressato.
Egli procedeva, a proprio piacimento, sancendo l’avvicinarsi della Fine…
O forse, di un Nuovo Inizio.

Rumore, Urla, Voci, Passi…
Qualcuno era riuscito a fuggire? Qualcuno aveva abbandonato quella gabbia mortale?

Dinanzi ad una parete ospitante numerosi dipinti, un gruppo di studenti, guidati da due Auror disorientati e preoccupati, miravano con insistenza le tele nella speranza di scorgere sconosciuto personaggio, unico simbolo di speranza e salvezza.

Ironia della Sorte!
Realtà si rifugiava nell’Etereo; Concreto cercava l’ausilio dell’effimera Rappresentazione di anima oramai trapassata, effigie solo di mero e misero ricordo di gloria di tempi lontani.

Senza certezza né prove tangibili, ma arroccati ed aggrappati ad un flebile ricordo di un confuso Auror, mostratasi pessima guida sino a quel momento, il Gruppo di studenti osservava, scrutava quella parete e decideva di prendere il controllo della situazione e di gestire l’atto di compravendita prossimo a manifestarsi.

Dippet…Dippet…Preside di altri tempi, mago come tanti, comune membro appartenente ad una comunità magica passata.
Ma chi dei numerosi personaggi lì rappresentati era l’oggetto dell’agognata ricerca?

Ore otto e quindici minuti…

DONG…

Un lontano rintocco dell’orologio segnalava la frazione di ora oramai trascorsa.

A nulla erano valse le richieste dell’Auror. Dippet non si era manifestato…
Inetti? Incapaci? Atterriti?
Un tentativo da parte di alcuni studenti di persuadere l’ignota figura a palesarsi con coraggio…Eppure…Niente…
Mancava qualcosa? Esisteva forse mezzo di scambio atto a sollecitare la “coraggiosa” anima trapassata a presentarsi?

Persuasione…
Sorella di Astuzia ed Eloquenza, la Persuasione divenne lama sottile dell’arma vincente.

Una voce carica di tensione e stizza, frase chiara, concisa, schietta ed efficace divenne via di Persuasione. Uno Studente Tassorosso aveva trovato giusta chiave di Lettura.

“Proteggervi…”
“Proteggervi…”
Melodiosa sensazione!

Nascosto in una tela affollata di personaggi di ogni epoca e provenienza, emergeva figura paffuta e rossa in volto, vestita di abito pomposo e “barocco”, chiaramente “ospite” del dipinto e fuggito dalla propria sede.

Proteggermi? Io sono Dippet…Come intendete Proteggermi? Cosa volete?

Spiraglio di luce…Attimo di Speranza…






Il prossimo Masteraggio è fissato per Venerdì prossimo. Vi ricordo che, se non risponderete per tempo, la Quest proseguirà comunque e, se non avrete comunicato l'impossibilità di postare al Master, questi manovrerà a sua discrezione il vostro PG al fine di non bloccare la Quest stessa. Per eventuali dubbi mandate un mp a questo stesso account, specificando nel titolo dell'mp il nome della Quest d'Evento alla quale partecipate.
 
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view post Posted on 21/11/2012, 00:49
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Assurdo.
Tutto era assurdo.
Non esisteva logica nella scuola ormai,forse nemmeno fuori da essa dopotutto.
Se dalla cima di una montagna la scena sarebbe stata davvero apocalittica.
Gente che correva,pensava al proprio tornaconto,autorità capaci di andare subito nel panico,nessun riguardo per nessuno.Era questo che creava la guerra?Quella guerra così tanto descritta,ma che risultava sempre lontana da loro e dalle loro vite,ma che ora come una bomba nucleare babbana era scoppiata soverchiando tutto quello di buono che era stato costruito precedentemente.
In tutto quello le parole del vecchio Preside rimbombavano nelle orecchie di Niko.
Si era rivelato a lui e agli altri ragazzi della comitiva.
Per la precisione si era rivelato al Tassorosso Random,sua conoscenza di vista,per via del Quidditch,che si era appellato a lui con un incanto Sonorus con la scusa di "proteggerlo".
Non voleva credere a quello che aveva sentito.
Un Preside di Hogwarts che anteponeva la SUA sicurezza a quella degli studenti della scuola,quella stessa scuola di cui lui era stato Preside, nonché protettore.
Come era potuto accadere? Possibile che la paura fosse così potente?
Così potente da sgretolare certi ideali?Come quella enorme cupola che avevano intravisto sgretolarsi piano piano.
Magari aveva solo mal interpretato il presentarsi da parte del Preside,ma al momento l' unico suo appunto era che se fosse sopravvissuto a ciò,sarebbe ritornato e avrebbe scarabocchiato il quadro del qui presente paffuto preside.
Si ritrovava così un'altra volta nella spiacevole sensazione di essere un idealista in un mondo senza più ideali.
Preso dal pensiero,nemmeno si presentò al loro "salvatore" ,ma si limitò a fissarlo con sguardo fermo.
Quell' orribile spettacolo sarebbe andato avanti comunque.Ne era sicuro.
Vi erano paure che non ammettevano ritardi.
 
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• Sir Just •
view post Posted on 22/11/2012, 22:43









Silenzio.
I quadri ammutolirono, come richiesto, mentre gran parte del gruppo rivolgeva ora lo sguardo al Tassorosso, allibito. Probabilmente sarebbe rimasto allibito anche Random, sapendo a chi aveva appena rivolto tali soavi parole, ma anni di disattenzione durante le lezioni di Storia della Magia in quel preciso istante stavano salvando tutta quella masnada di bambini da morte certa, quindi non ci preoccupiamo troppo delle reazioni dei sapienti, e inneggiamo a sua maestà l'Ignoranza, miele degli incoscienti.
*Quietus.*
E la voce sarebbe tornata normale, ora che non v'era più bisogno di gridare. Tutti gli occhi nell'arco di una ventina di metri erano su di lui. Si allontanò da Mya con passo forse eccessivamente calmo, e andò a porsi dinanzi al quadro ove dimorava la figura che aveva appena parlato. L'immagine di tutti quei personaggi dall'aria raffinata, ora stretti in quello spazio come a cercare conforto, gli ricordò una foto che aveva visto da bambino su un libro di scienze naturali, raffigurante alcuni pinguini nell'atto di scaldarsi a vicenda. Erano ridicoli. Si rivolse all'uomo che come Dippett si era appena identificato con l'impassibilità sul volto, conscio di essere l'ambasciatore delle speranze di salvezza di tutto il gruppo.

"Non ho capito bene come, ma a quanto pare puoi portarci fuori dal castello. E, se quel che si dice in giro è vero, in questo momento una Tempesta di dimensioni colossali sta per schiantarsi contro le nostre mura... E coloro che dovrebbero venire ad aiutarci, sono già qua, e non capiscono un ***** nemmeno loro..."


Un allusione non troppo celata agli Auror, decisamente più incompetenti di quanto si fosse immaginato, ai quali gettò una brevissima occhiata, giusto per bearsi delle loro espressioni. Se veramente stavano per morire, era giusto togliersi qualche soddisfazione, e il Ministero non gli era mai andato a genio.

"...quindi abbiamo tre casi distinti: se tu ci lasci uscire e riusciamo a salvarci, vuol dire che la Tempesta non è riuscita a raggiungerci, e quindi tantomeno a raggiungere te, e ci vediamo al prossimo trimestre. Se ci lasci uscire e muoriamo noi che possiamo muoverci, vuol dire che era Destino, e ti auguro tanta fortuna..."


Incredibile come riuscisse a parlare in modo così sagace e ironico anche in un'occasione del genere. Stava perdendo tempo, ne era conscio, ma la verità era che sin da quando avevano detto che le Passaporte non funzionavano più aveva oramai abbracciato l'idea di morire. La sua vita era stata, d'altronde, talmente vuota e insignificante, da poter essere considerata zero; non era riuscito in nulla... Sarebbe stato come un compito consegnato in bianco. E un compito consegnato in bianco non diceva nulla sul suo fautore, al contrario di un compito pieno di errori... per il destino e per i posteri, sarebbe stato in definitiva "l'uomo nulla". Sarebbe sparito, nessuno lo avrebbe ricordato. E lui non avrebbe avuto di che preoccuparsi, nell'oblio eterno che segue la morte.

"...ma se non ci lasci uscire e crepiamo qui, mastro Dippett..."


Davvero, non aveva mai pensato di morire in quel modo. Anche quando aveva pensato al suicidio come ultimo appiglio, si era sempre immaginato morto in situazioni eclatanti, in modo che almeno in morte qualcuno lo ricordasse. E invece no, il "Pericolo" totalmente ignoto che veniva da fuori avrebbe fagocitato loro e quella scuola, come un enorme buco nero. Sarebbero stati semplicemente cancellati, un mucchio di cadaveri tra i tanti altri là nel castello. Forse non avrebbero nemmeno trovato il tempo di scrivere i loro nomi su una lapide. Il suo sguardo si fece immediatamente serio, a quelle parole.

"...il mio ultimo alito esprimerà il desiderio che la tua dipartita sia il più doloroso possibile."


Si, non era poi così male scomparire nel Nulla, se non si era Nessuno.




 
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view post Posted on 24/11/2012, 10:41
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JANE READ - CORVONERO


Nessuna risposta. Evidentemente la cortesia e l'implorare non bastavano in quel determinato momento.
Nemmeno un accenno di risposta da parte della strega dipinta che Jane aveva interpellato: anzi, si era alzata dallo scranno su cui era seduta per scappare in un altro quadro, in compagnia di altre streghe che evidentemente erano sue amiche.
Tutti gli occupanti dei quadri sembravano confusi, spaventati: l'idea che il castello sembrava aver seriamente preoccupato anche loro. Probabilmente se avessero potuto sarebbero già fuggiti.
Ma come fanno i quadri a scappare dal loro?
Jane non si era mai posta tale quesito, e non le sembrava quello il momento adatto per sfogare la sua curiosità.
Una voce alle sue spalle, forte e potente - probabilmente sotto l'effetto dell'incanto Sonorus - la fece sobbalzare: si voltò. Il Tassorosso in gruppo con lei sembrava aver avuto un'idea migliore di quella di Jane e Niko: aveva capito che nella confusione che regnava al Piano Terra in quel momento c'era un unico modo per farsi ascoltare.
Alzare la voce.
"- ...QUINDI SE POTRESTE CORTESEMENTE AMMUTOLIRE ALL'ISTANTE, E DIRCI DOVE ****** SI TROVA DIPPET, VE NE SAREMMO ETERNAMENTE GRATI. -"
In effetti quella era un'idea geniale.
Un po' scortese, eppure conciso e determinato: avrebbe funzionato il suo metodo, dopo il fallimento dei due Corvonero?
Jane spostò momentaneamente lo sguardo verso i due Auror che li scortavano: sempre confusi e disorientati, si guardavano intorno alla ricerca di un qualche indizio che potesse indicare loro chi fosse Dippet. Parlavano sottovoce, agitati, ma l'idea di interpellare i quadri sembrava non aver minimamente sfiorato le loro menti.
Erano quelli gli Auror che dovevano proteggerli? Coloro che garantivano sicurezza e protezione al Mondo Magico? Non poteva biasimarli, certo, anche la persona più sicura al mondo sarebbe stata in difficoltà in un momento del genere. Però con il loro comportamento stavano mettendo in pericolo la vita di cinque minorenni. Forse non se ne rendevano conto.
Il suono della campana del grande orologio di Hogwarts risuonò in lontananza.
Otto e quindici minuti, nessuna risposta.
Possibile che il castello stesso non fosse più in grado di fornire ai suoi studenti le possibilità di salvarsi?
"- Proteggermi? Io sono Dippet…Come intendete Proteggermi? Cosa volete? -"
Si voltò verso la direzione da cui proveniva la voce: un uomo, decisamente paffuto e rosso in volto, vestito con abiti che richiamavano altri tempi.
Il Preside Dippet.
La corvonero avrebbe voluto sospirare di sollievo, mentre una piccola fiammella di speranza si accendeva in lei. Ma non ebbe la possibilità.
Il defunto Preside si trovava in compagna di altri maghi e streghe, tutti affollati all'interno di uno stesso quadro: non potè discutere tale fatto, chiunque avrebbe voluto mettersi in salvo in quel momento.
No, furono le parole stesse del dipinto a non dare tempo al sollievo di impossessarsi di lei.
"Come intendete proteggermi?"
Stava scherzando? Hogwarts e i suoi studenti erano in pericolo e lui pensava solamente a salvarsi la pelle?
Come aveva potuto un mago come lui diventare Preside di Hogwarts? Come, se in una situazione del genere pensava solo a se stesso?
Dove erano finiti gli ideali del castello? Dove erano finite la fratellanza, l'unione contro i pericoli?
Quell'uomo era davvero stato un Preside di Hogwarts?
Ne era disgustata.
Se faceva un paragone con le ultime due Presidi, sembrava un mondo diverso: Caroline, tornata giovane, stava cercando di fare il possibile in collaborazione con il Ministero. Sorrise, pensando a come avrebbe reagito davanti al comportamento del Preside Dippet.
La Preside Bennet invece stava agendo nel miglior modo possibile per gestire il piano di evacuazione: non conosceva la storia del Preside Dippet, ma se quello era veramente l'animo che possedeva, sicuramente Hogwarts non aveva vissuto un bel periodo con lui a capo.
Il Tassorosso parlò di nuovo, conciso e chiaro come prima: una certa ironia sadica sembrava possederlo, ma in quel caso sicuramente si sarebbe rivelato più efficace della cortesia della corvonero.
Che fosse quello il vero significato di combattere?
Abbandonare le buone maniere, la gentilezza a favore della menzogna e della persuasione per riuscire a salvarsi?
Non era certa di volerlo sapere: eppure, abbandonati a se stessi a causa di due Auror incapaci, quei cinque studenti di Hogwarts sembravano non avere alternative.

 
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view post Posted on 24/11/2012, 20:34
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"Infonde molto coraggio sapere che non si è soli ad affrontare una battaglia."

Un Quietus ben castato e tutto era tornato a svolgersi nei giusti livelli sonori di formale colloquio.
Panciuto, rosso in volto, pomposo e fin troppo agghindato di merletti per esser definita virile figura di nobile Preside della Scuola di Hogwarts, l'effigie di Messer Dippet si esponeva alla visibilità, unicamente interessato alla propria salvezza.
Curioso custode di Via Segreta...Apparentemente privo di coraggio e senso d'onore, egli era colto da un unico pensiero: come aver salva la propria "tela".
Mentre confusione e rumore impazzavano all'interno delle mura di Hogwarts, un gruppo di studenti e due inetti Auror, attendevano il "responso" dell'antico protagonista del dipinto, nella speranza di trovare finalmente via d'uscita e sperare di aver salva la vita.

Uno spiraglio di speranza, uno scossone allo statico momento di arresto provenivano dalla voce e dalle parole sin troppo chiare e dirette di un giovane studente Tassorosso, divenuto, in un istante, protagonista della scena.

Frasi concise, concetto chiaro e cristallino, minaccia per nulla velata ma certamente destinata a divenir realtà qualora il Vecchio Dippet si fosse mostrato più ostile del dovuto.
Gli occhi tondi e castani, il volto prima sbigottito poi atterrito del Defunto Preside furono segno lampante del successo riscosso dal discorso dello studente.
Gli Auror, colpiti nell'orgoglio e scavalcati nell'agire, si avvicinarono al ragazzo e lo fecero retrocedere dietro al gruppo. Un affronto, un terribile affronto all'autorità oramai venuta meno nel corso della fuga.

Gli altri fanciulli, silenziosi ma solidali al compagno ed al suo pensare, attendevano.

Dippet cominciò a passeggiare avanti e indietro lungo il dipinto. Le mani intrecciate come in segno di preghiera e riflessione. Di tanto in tanto volgeva lo sguardo verso il ragazzo che aveva osato ricattarlo.

Ammesso che io voglia aiutarvi, pensi che questo sia il modo di effettuar richiesta del mio ausilio? Tuttavia...E SIA! Potrete accedere alla galleria che vi condurrà all'esterno. Ma concederò l'accesso solo a questo gruppo di studenti. Niente Auror...Questi ultimi dovranno preoccuparsi di mettere in salvo il mio Dipinto. se ciò non dovesse avvenire, all'uscita della galleria, non troverete altro se non un accesso serrato. E resterete incastrati...Per sempre.
Tante vite salvate in cambio di una degna protezione alla mia incolumità.


Il ricatto veniva ripagato con il ricatto.
Gli studenti avrebbero dunque dovuto proseguire soli? Senza ausilio di maghi adulti ed esperti a far battaglia?
Eppure, fino a quel momento i Ministeriali non si erano mostrati sì abili e coraggiosi. Si trattava dunque di un rischio o di una follia?

Il tempo trascorreva...TIC...TAC...TIC...TAC...

Le urla nel castello divenivano più concitate e sonore. Qualcosa stava accadendo...Forse all'esterno, forse all'interno delle mura.
Non c'era tempo da perdere.
I due Auror si guardarono; due sguardi eloquenti ma decisi. Due sacrifici valevano la vita di giovani studenti e maghi?
Sì...

D'accordo. Noi resteremo qui e presidieremo il Piano Terra affinchè niente e nessuno violi la zona e...Il Dipinto...In cambio Lei conceda ai ragazzi di uscire da questo Inferno.

Decisione era stata presa. Il Dipinto spostandosi alla sinistra della postazione abituale, lasciava apparire passaggio oscuro. Era giunto il momento di sortire ...
Dove?
Chi li avrebbe attesi?
Uno ad uno venivano invitati ad entrare nel tunnel angusto ed oscuro ove procedere camminando carponi, in fila indiana come piccole formiche attratte dallo zucchero e condotte verso trappola mortale...
In lontananza una luce, un bagliore...
Forse...Forse...Si trattava della salvezza...




[/font]



Il prossimo Masteraggio è fissato per giovedì 29 novembre. Vi ricordo che, se non risponderete per tempo, la Quest proseguirà comunque e, se non avrete comunicato l'impossibilità di postare al Master, questi manovrerà a sua discrezione il vostro PG al fine di non bloccare la Quest stessa. Per eventuali dubbi mandate un mp a questo stesso account, specificando nel titolo dell'mp il nome della Quest d'Evento alla quale partecipate.
 
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view post Posted on 28/11/2012, 22:24
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Come acqua di un fiume che rompe l'argine e si perde su strade sconosciute, così la vita aveva iniziato a muoversi lontano dal comando degli esseri umani. E scorreva impetuosa in ogni angolo dell'antico castello scozzese, tra le torri e i giardini. In ogni angolo di Hogwarts vi erano menti e corpi, uniti come non mai, che cooperavano tra loro per la riuscita di un piano che all'apparenza era sembrato sicuro e inaffondabile. E Mya, poggiata ad un corrimano pensierosa, aveva iniziato a domandarsi dove e come, quel gioco le era sfuggito di mano.
La sera precedente vi era stato un annuncio della preside, che aveva messo in allarme gran parte del corpo studentesco, allarmato i più piccoli, esaltato i più spavaldi. E tra le varie matasse di pensiero che Mya aveva raccolto negli anni, ve n'era una che aveva finito per creare un piccolo garbuglio nella testa. E quel piccolo filo intrecciato aveva finito per diventare il suo movente, il suo sprono, la sua convinzione. Era lì, più che come una cosa da sciogliere, come una cosa da Ricordare.

E beh...dalla convinzione di onnipotenza, qualcosa era andato leggermente "storto". Il suo tentativo di fuga "pre-evacuazione" era fallito miseramente, dopo che all'entrata delle cucine aveva trovato il simpatico custode e la sua gatta schizofrenica. La tassorosso aveva dunque fatto dietrofront, ripreso il posto nel gruppo e raggiunta la sala comune aveva iniziato ad elaborare una strategia secondaria. Ma nulla, la notte era passata in completa insonnia, adocchiando ogni tanto il salottino d'entrata e cercando di carpire qualche discorso importante tra la caposcuola e la capocasa. Finchè non aveva visto far ritorno i due prefetti. Seduta a terra, nel buio del corridoio femminile, li aveva visti camminare avanti e indietro più volte parlando a voce molto bassa. E più cercava concentrazione più si perdeva ad osservare il profilo serio e impassibile di quel ragazzo, disegnato d'ambra dal riflesso del fuoco del camino. Era sbagliato ciò che stava facendo?
*Restare fermi è sbagliato, Jill, il tempo non ti darà tregua...*
E poi aveva ascoltato stralci di dialogo sui compiti che sarebbero spettati ai vari prefetti delle casate, delle collocazioni, dei gruppi, delle passaporte adibite al trasporto. Tutto sembrava essere stato organizzato nel minimo dettaglio, non le avrebbero lasciato spazio di manovra. Controlli serrati e presenze inviate direttamente dal ministero, probabilmente auror. No, la cosa non andava bene per nulla. Avrebbe dovuto mettersi l'anima in pace e collaborare, inserirsi nella fila di soldatini e marciare al passo comune, mentre le schiere della prima fila si paravano a scudo umano? Accettare tutto senza saperne il motivo? Poteva?
La tassorosso lasciò scivolare l'attenzione dai due prefetti e stringendo denti e pugni tornò verso il dormitorio, cercando di guadagnare un po' di lucidità nel poco sonno che le era rimasto.
Al mattino si era unita ad un gruppo eterogeneo di studenti, tra cui alcuni volti noti, e li aveva seguiti in silenzio sotto le direttive di un uomo vestito di rosso. E nel silenzio era rimasta per tutto il tragitto, ignorando persino la vicinanza dell'amico Random. Si sentiva svuotata nuovamente, in trappola persino nel momento in cui le offrivano "la fuga, la libertà". Stavano salendo, i suoi piedi calpestavano uno ad uno gli scalini e seguivano diligentemente le gambe degli studenti davanti. Ecco, non era perfetto così? La coscienza non parlava, nessuno chiedeva nulla. Poi lo sguardo le cadde oltre il corrimano, sulla scala di destra che sembrava bloccata nella direzione di un muro apparentemente vuoto. E da lì sembrava intenzionata a non muoversi.
Qualcosa aveva iniziato a muoversi nella sua testa, ma nemmeno il tempo di elaborarlo che il suo naso urtò violentemente contro la spalla di un compagno. Il gruppo sembrava essersi fermato, l'uomo in testa parlava con qualcuno, il tono concitato non faceva presagire nulla di buono.
Un cambio di programma, qualcosa era andato storto, le passaporte predisposte al trasloco dei giovani a quanto sembrava non funzionavano più. Erano in gabbia. Chiunque fosse l'essere che minacciava la scuola e i suoi abitanti aveva già fatto la sua mossa, senza lasciare agli alleati il tempo di organizzarsi. Tutto svaniva, cambiava forma e rischiava di trasformare le certezze in paura e terrore negli studenti. E un po' in fondo anche in lei. Una presa la avvolse dolcemente al polso trascinandola fuori dai suoi pensieri, e una voce che la incitava a scappare. Sbattè le palpebre come se fino a quel momento avesse tenuto gli occhi chiusi, tornando cosciente a se stessa. Random la guardava con aria preoccupata e Mya si accorse di quanto la sua espressione fosse cambiata negli anni. Gli occhi viola ripresero vigore e la mano afferrò quella del compagno.
- Non dire fesserie! Andiamo insieme !
-

E incitando anche il resto del gruppo ben presto si mossero giù per le scale, fino al piano terra dove, tra i quadri indifferenti, si celava un passaggio che li avrebbe portati all'esterno. Ma i quadri sembravano non avere alcuna intenzione di collaborare, rendendo difficile il lavoro ai ragazzi.
*E una volta fuori che farai? E' quello che volevi, no?*
Mentre la voce di Random iniziava a scaldarsi, alzandosi di diversi toni, la mente di Mya viaggiava nelle più disparate direzioni andando a cercare le figure che più le erano care. La preoccupazione saliva e martellava sul cuore impetuoso. Erano stati divisi, che fosse stato già quello il primo vero passo falso?
Clac
Un sonoro schiocco le fece sollevare il viso, scorgendo appena oltre la figura di Random un quadro spostato ed un cunicolo buio. Doveva essersi persa una parte vitale del dialogo, ma ora la porta era stata aperta e la corsa sembrava proseguire. Potevano fidarsi? Non sapevano dove il cunicolo li avrebbe condotti e avrebbero viaggiato senza la compagnia degli adulti. Era un salto nel vuoto, ma ora la priorità era sfuggire alla gabbia che per mesi avevano chiamato "casa".
Althier fuori dalle mura l'aspettava, doveva fare presto. Mya si discostò dal gruppo e avanzò a testa alta, in direzione del muro, passando al fianco del compagno tassorosso.
- Lord Dippet è stato così gentile, direi di non far lui perdere altro tempo...muoviamoci! - Una mano sfiorò il bordo di pietra dello stipite, mentre gli occhi si concentravano sulla nera oscurità che aveva davanti.
- Vado io per prima - Deglutì silenziosamente chinandosi sulle ginocchia e muovendo il primo passo sul terreno. Era timore quello che avvertiva strisciare lungo le braccia?
Intanto la bacchetta nella manica destra, sembrava stranamente silenziosa.



Mi sembra giusto sia io a sacrificarmi xD, data la mia prolungata assenza, di cui chiedo ancora scusa al master
CHIEDO PERDONO PER IL ROLE, MI SONO ARRUGGINITA IN DUE MESI DI ASSENZA

~ Punti Salute: 162/162 ( 18 pt quest + 1 duello + 10 pt oggetto + 17 pt role)
~ Punti Corpo: 120
~ Punti Mana: 122
~ Punti Esperienza: 32 + 5 = 37
 
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57 replies since 7/11/2012, 12:05   1291 views
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