Quando avevano bussato alla porta della camera, era già sveglio da un po'. In realtà, non credeva di aver nemmeno dormito, quella notte. Ma gli Incubi lo avevano raggiunto comunque, straziandogli la mente; non erano tipi da farsi lasciare indietro così facilmente. Il Marchio aveva bruciato, poco prima della mezzanotte. Il Lord li chiamava, li esigeva, benché con tutta probabilità sapesse in che razza di guaio si erano andati a cacciare. Che fosse quello, appunto, il motivo della chiamata? Aveva intenzione di infiltrarsi ad Hogwarts, o comunque di muoversi su di essa mentre questa era sorvegliata come mai prima di quel momento? Sarebbe stato da pazzi; ma già da tempo Random dubitava dell'effettiva sanità mentale del suo signore... Avrebbe potuto farlo, certo, e si sarebbe chiesto perché lui non era al suo fianco. Ma l'avrebbe scusato, per quella volta; avrebbe detto che l'aveva fatto per non far saltare la copertura, e probabilmente il Lord gli avrebbe risposto che avrebbe dovuto proporsi per rimanere al castello. Aveva stretto i pugni e morso il cuscino sino a che i denti non gli avevano fatto male. Le carte che da tempo aveva imparato a giocare al meglio si stavano confondendo, sulla tavola. Ben presto, avrebbe dovuto rendere conto dei suoi atti.
Si alzò, lasciando le valigie, seppur pronte, in camera. Come era stato chiesto loro. Un Auror dall'aria tesa, con le occhiaie per la nottataccia passata in bianco, li condusse alla Sala Grande, svoltando ogni angolo come se si aspettasse di trovare chissà quale terribile mostro.
Random mangiò poco. Il caffè che bevette gli chiuse lo stomaco in una sensazione acida e totalmente disagiante, e lì si fermò, guardandosi intorno. Sguardi spaventati, tesi, ragazzine in lacrime, abbracci.
I gufi, fu probabilmente uno degli unici a notarlo, non arrivarono quella mattina. Si chiese se li avessero liberati, se anche per loro ci fosse un programma di evacuazione, o se anche loro sarebbero rimasti, come molti studenti, a fare la guardia al castello. La guardia... per cosa? Contro cosa? Chi stavano aspettando? Le voci che giravano per la Sala erano talmente tante, che non si sapeva più a quali credere. Chi diceva si trattasse di Colui-che-non-deve-essere-nominato, chi di uno stormo di draghi, chi dei giganti che erano tornati dalle montagne per riprendersi il loro dominio su quel territorio, appartenuto a loro in tempi remoti. Random si chiese se non avesse dovuto a sua volta restare, e vedere. Avrebbe potuto alzarsi, chiedere all'ultimo momento di restare, far ricredere coloro che il giorno prima gli avevano dato del codardo. Qualcuno gli aveva addirittura sputato.
Non lo fece.
Dopo un'ora circa, la Preside li chiamò per nome, uno alla volta, assegnandoli ai vari gruppi d'evacuazione. Random fu tra i primi del suo gruppo a essere chiamato. Il suo cuore mancò un colpo quando venne chiamata, nel suo gruppo, anche Mya. Avrebbe voluto abbracciarla, dirle qualcosa. Ma non avrebbe saputo dire chi dovesse confortare chi: si sarebbe limitato ad assecondarla, rivolgendole un pallido sorriso, e contraendo la mano destra. La torre dell'orologio aveva da poco smesso di suonare quando l'Auror che conduceva il gruppo li informò che dovevano muoversi per andare a prendere le Passaporte che li avrebbero condotti "in salvo". Il castello, rimasto silenzioso per tutto quel tempo, risuonò ora di passi, di voci, di urla, di pianti. Le emozioni degli abitanti di quel posto, costretti ad una fuga precipitosa, inspiegata. Molti di loro consideravano quel posto "casa" loro. Home. Era una parola particolare; racchiudeva in sé molto più di quanto chiunque potesse pensare... Non designava solo un luogo. Era qualcosa di più profondo, che si legava profondamente agli affetti, ai ricordi, alle emozioni. "Home" era... tutto. Era...
I suoi pensieri vennero interrotti da un rombo poderoso, e dall'improvvisa voce dell'Auror. Inizialmente credette di aver capito male, o frainteso.
"Non funzionano".
No, non era riferibile alle Passaporte. L'avevano detto chiaramente, la barriera antismaterializzazione sarebbe stata temporaneamente bloccata per permettere loro di passare, non c'era motivo alcuno per il quale proprio le... "Muoviti! Scendi al Piano terra! Al quadro del Preside Dippet. Ricordi? C’è un passaggio. Raggiungiamo il quadro e facciamo uscire da questo posto i ragazzi…Alla Torre dell'Orologio...Tra poco qui si scatenerà l’inferno!" Random sentì improvvisamente le forze mancargli, il sangue defluire verso le gambe, il volto tendersi. Era successo l'imprevedibile. Dovevano fuggire. D'istinto guardò a Mya, le afferrò il braccio, provò a Smaterializzarsi ignorando le incitazioni dell'uomo. Inutilmente. Rabbrividì, lasciò il braccio di Mya, guardandola come per scusarsi, e strinse i denti. Doveva mantenere la situazione sotto controllo. Freddo e analitico. *Come non sei mai riuscito ad essere.* Gli ricordò, malvagiamente, la sua coscienza. Era vero. Nel momento di estremo pericolo, i pensieri si ingarbugliavano, le parole si seccavano in gola. "Scappa". Un istinto ancestrale. "Scappa." Avrebbe teso la mano a Mya, sarebbe corso dietro all'uomo.
"Scappa".