Another, Another Chance, Privata.

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Emy Black
view post Posted on 20/3/2013, 21:58




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C'erano giorni in cui i pensieri semplicemente non la abbandonavano. Non importava cosa dovesse fare, se dovesse solo frequentare qualche lezione di trasfigurazione o se invece avesse in programma un esame. Il peggio era durante gli allenamenti di Quidditch, poteva rischiare di prendersi una pallonata in faccia se non stava attenta. Quel giorno era uno di questi. Le lezioni del mattino erano trascorse relativamente in fretta, Storia della Magia per fortuna richiedeva solo che si prendessero appunti... o che almeno si fingesse di farlo. Riguardando la sua pergamena poteva ritrovare chiaramente il titolo, una prima frase, e tante altre che seguivano, evidentemente sconnesse tra loro. Mezza pagina in tutto. L'unica frase che spiccava davvero era quella del compito, una ricerca per niente invitante su una vecchia maga praticamente inutile. La consegna era per il giorno seguente, ecco svelato il motivo per cui Emy si trovava in biblioteca quel pomeriggio. Sedeva da sola davanti ad un grosso volume impolverato che probabilmente non era stato aperto da decenni, possibile che i suoi compagni non avessero ancora pensato a quella ricerca? Osservò annoiata il libro per alcuni minuti, la forza di aprirlo mancava tanto quanto la motivazione a farlo. Scontenta prese una pergamena e la intitolò, operazione estremamente precisa che richiese qualche minuto abbondante. Presto avrebbe capito che la ricerca non si sarebbe scritta da sola e che se non avesse cominciato subito non avrebbe mai finito, ma per il momento tutto quello che riusciva a fare era fissare la perfetta calligrafia con cui aveva scritto il titolo, con estremo interesse, per dire la verità. Una mescolanza indistinta di pensieri continuava a ronzarle in testa, sapeva che erano lì, pronti a sbucare al minimo cedimento, per chiedere un conto che da troppo tempo attendeva di essere pagato. Ogni tanto alzava lo sguardo, ma non cercava realmente qualcuno. La sua preoccupazione, come sempre, non erano i compiti, quella calma piatta era snervante anche se, a pensarci, avrebbe dovuto approfittarne. Non poteva sapere che presto la sua giornata sarebbe cambiata completamente, se in meglio o in peggio era da vedere.

 
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Niko Domenic
view post Posted on 27/3/2013, 20:43






La noia era davvero una cattiva compagna.
Quella classica che ti suggerisce sempre la cosa sbagliata da fare,subdola e manipolatrice. Se ci cadevi,solo un grande sforzo di volontà avrebbe permesso di sfuggirle.
Quella giornata Niko l' aveva iniziata in sua compagnia.
Una brutta compagnia per l' appunto.
Si era alzato,aveva da fare una ricerca,ma vagava verso la Biblioteca,intervallando con qualche sbadiglio.
Anche la cravatta quel pomeriggio sembrava non voler collobarare.
Aveva bisogno di allentarla,di sentirsi più libero,più comodo.
Oltretutto gli aspettava un pomeriggio sui libri,in compagnia di una ricerca poco entusiasmante.
Il problema era un altro.
Non c'era bisogno di nascondersi dietro libri indigesti,stagioni pazzerelle,l' essere meteoropatici,avere Patrick come compagno di stanza,sempre tanto affetto per lui,o professori noiosi e barbosi.
No,lui aveva solo un pensiero che gli ronzava in testa dal Gran Ballo.
Emy in compagnia di Lucas.
Quella sera non avevano potuto nemmeno parlare,lui non era riuscito nemmeno a dirle "ciao". Non aveva potuto nemmeno pronunciare il suo nome.
Il Ballo era finito,lei si era dissolta e lui era rimasto lì come un cretino.
Aveva ricostruito quella scena un sacco di volte nella sua mente e non vi aveva ancora trovato grandi soluzioni.
Forse aveva semplicemente toppato,sbagliato,errato.Tutto insomma.
Una leggera luce penetrava nella Biblioteca ,che gli si presentò come deserta o quasi.
C'era silenzio.Un silenzio di attesa quasi.Era piacevole,era di compagnia,buona stavolta.
Quella luce sembrava volergli suggerire qualcosa.Si delineava leggera leggera vicino a una figura femminile.
Nella vita certi lineamenti li memorizziamo subito.
Basta poco e fanno già parte di noi.
Come in quel momento Niko non aveva dubbi.
Lui già sapeva a chi appartenessero quei lineamenti.
Aveva imparato ad apprezzarli.
Certi momenti sono belli e perderli è un attimo.
Il punto ora era cosa fare,o meglio come?
Voleva andare lì,correrle quasi addosso,urlarle quanto gli era mancata e di come le sue natiche ancora ricordassero con piacere quelle ore di attesa in giardino.
Voleva dirle tutto,che stette zitto.

Le si avvicinò,con calma,ormai il tempo era dalla loro parte.
Delicatamente poggiò le sue mani sugli occhi di Emy,celandogli lo sguardo..
-Non vorrai dirmi che ora vuoi passare anche da brava studentessa..-
disse,con un tono divertito,ma che in realtà risuonava di felicità.
Il silenzio della biblioteca,faceva da spettatore a quell' incontro.
A quel rincontrarsi.


l' inizio in biblioteca poi è dettato da questa song.. :)

 
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Emy Black
view post Posted on 21/5/2013, 21:14




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Emy continuava a passare dalla pergamena al vecchio volume, sapeva che da quel compito non sarebbe uscito niente di eccezionale, non era neanche interessata che lo fosse, ma andava fatto. La biblioteca se non altro conciliava quel noioso lavoro, non c’erano interferenze di alcun tipo, sembrava quasi deserta quel giorno. Tanto meglio. Ogni tanto si sentiva il leggero rumore di passi lontani… forse non così lontani… ma erano solo di sfondo. Qualche studente solitario che andava a sedersi non lontano da lei forse. Poi due mani, calde, che si posavano proprio sui suoi occhi. Ebbe un sobbalzo. Odiava quel gioco. Non l’aveva mai sopportato. Si sentiva in trappola ogni volta, come obbligata ad un'irrazionale prigionia finché il suo carnefice non avesse deciso di liberarla. Istintivamente lasciò andare la piuma che aveva tra le mani, per ritirarsi, schiena dritta, in attesa che il simpaticone di turno parlasse. Cosa voleva? Era Daddy? Oh, era sicura che fosse lui, probabilmente era tanto infantile da non aver ancora superato la fase degli scherzi, era sicuramente lui. Poi una voce, inconfondibile. -Non vorrai dirmi che ora vuoi passare anche da brava studentessa..-
No, non era Daddy. Riconobbe all’istante quel tono, fin troppo spesso durante il suo primo anno era rimasta aggrappata a quelle poche parole che si erano scambiati, da sola, nella sua stanza, aveva ripensato alle sue frasi, scoprendosi a ricordarsela a memoria, come se a lui potesse importare. La schiena tornò a rilassarsi, quelle mani calde improvvisamente diventarono più leggere, piacevoli. L’irritazione di poco prima era svanita e si sentiva calma, come ogni volta che c’era lui nei paraggi. Ripensò che non odiava più quel gioco, non c’era niente di male. Era un pretesto, niente di più. Persino un modo originale per avvicinarsi forse. Il suo tono poi era rilassato, amichevole. Poteva quasi immaginarselo sorridere, nella sua testa, nonostante non lo vedesse. Quel sorriso luminoso circondato dai memorabili capelli blu. Tratto fin troppo distintivo dell’unico studente del castello che sapeva portare in giro la sua stravaganza con una tale disinvoltura e naturalezza. Niko.
Non lo vedeva da tanto tempo, eppure la distanza tra loro non sembrava mai aumentare, lui sembrava ogni volta più vicino a una parte di Emy che sicuramente aveva conquistato tempo addietro, senza che neanche lui lo sapesse. Quanto era passato? Niko era stato il primo ragazzo a rubarle il cuore in quel castello, poteva essere successo un giorno qualsiasi. In sala comune, durante una delle feste magari, oppure quel pomeriggio di pioggia trascorso in un corridoio dimenticato, o quel giorno in cui si erano seduti insieme sul davanzale di quella finestra, facendosi domande e desiderando ardentemente le risposte, o forse ancora prima, forse lui le aveva rubato il cuore un giorno qualunque, solo guardandola. Il perché era difficile solo a parole, a sensazioni si percepiva eccome, ed Emy se n’era accorta subito. Aveva pensato a lui con la speranza di una ragazzina qualunque, senza pretese particolari, senza un’esperienza che le insegnasse come sarebbe dovuto essere. Si ricordava lei stessa, distesa sul letto della sua stanza, ad immaginarsi insieme, una passeggiata in un posto qualunque, azzurro magari, con lui che le stringeva la mano. E quello era stato il pensiero più puro e più presente nella sua mente durante tutto il primo anno. Le bastava un secondo e quel desiderio era lì, quel pensiero felice le permetteva di sorridere in un momento qualsiasi della giornata, qualsiasi cosa stesse facendo. Anche se era solo un pensiero. E lui, le aveva mai stretto la mano? Aveva mai provato con assoluta consapevolezza quella sensazione? Probabilmente no. Ripensò all’inverno dell’anno prima, quando si erano rivisti in giardino, per caso o per fortuna. Il candido manto erboso, isolati dal resto del mondo. Due puntini sulla neve, ma solo perché visti da lontano. E quel giorno forse era volata una promessa silenziosa, un tacito accordo. Ma poi non era più stato così. E, lentamente, quella magia aveva cominciato a sgretolarsi, passato dimenticato da entrambi. O forse solo da lei, perché lui inaspettatamente, qualche mese prima le aveva lasciato un segno. Una lettera, un disegno, era sempre stato un artista. E quella stessa lettera era un invito, una richiesta a ritrovarsi dove forse tutta la magia aveva ricominciato a crescere, dove forse voleva esserci una speranza di un inizio. Ma lei non ci era andata. Il perché lo conosceva perfettamente, rovinava tutta la melodia. Nauseava quasi, stonando con il perfetto flusso di pensieri a cui si stava abbandonando. Eppure Niko era ancora lì, non si era arreso. Nella sua mente poteva figurarsi il suo sorriso, la sua splendida tranquillità. E già ora la percepiva, sentendo già lontano il fastidio per quell’unico impedimento. Il suo tocco sui suoi occhi pareva quasi piacevole, si sarebbe abbandonata a lui, all’indietro, se solo la circostanza non fosse stata così reale. Si scoprì ora a doversi mostrare, a dover riprendere contatto con la realtà, per cominciare una discussione che da troppo tempo pretendeva la sua attenzione. Appoggiò delicatamente le sue mani a quelle di Niko, decise di rubargli un altro istante, per permettere a quella meravigliosa sensazione di pervaderla un’altra volta, perché le desse la forza di parlare come avrebbe voluto. Scostò poi le mani del ragazzo, accompagnandole lontane da lei, fino a quando la biblioteca ricomparve davanti ai suoi occhi. Le abbandonò per poi girarsi verso di lui e accorgersi, con meraviglia, che il sorriso nella sua testa era proprio quello sul viso di Niko. Si scoprì infine incapace di parlare, incapace di emettere alcun suono. E così rimase lì a fissarlo, completamente inconsapevole dell’espressione sul suo stesso viso.

 
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Niko Domenic
view post Posted on 9/6/2013, 03:39




Da sempre si cerca di misurare il tempo.
Sono stati trovati svariati modi per questo,orologi,meridiane,orologi a pendolo e tanti altri,ma in quel momento Niko credette di averlo trovato.
Tanto per intendercelo,non uno a caso o uno in più,ma bensì quello definitivo.
Quello capace di fargli capire quando i secondi, i minuti passavano realmente,senza lasciarsi dietro strascichi di mezz'ore o di ore.Tutto concentrato in un singolo ATTIMO.
Il metro era il cuore.
Il suo si era fermato nel momento in cui aveva poggiato le mani sugli occhi di Emy. Lì si era reso conto che quello era il primo,vero contatto da quando si erano trovati,visti,condiviso quella splendida giornata di neve sul ponticello del giardino.
Dopo niente.
Intravisti,sfuggite,rincorse,campi da gioco,sala comune,piani,balli,ma non erano stati nulla a confronto con quello che erano stati loro due in quel tardo pomeriggio di Febbraio.Erano ancora loro quei due?
Un dubbio che lo bloccava,come quando sua madre,lo lasciava nella fila della spesa per la cassa,da solo.Cosa lo bloccava in entrambi i casi ?
Semplice, la paura.
Ora come in quel rumoroso supermercato babbano aveva paura di fare altre mosse. Tormentarsi se la prossima sarà quella giusta.
*Oddio magari odia certi trucchetti...sono un cretino..*
mentre il suo cuore si rinchiudeva in un silenzioso " eh beh bello mio, io più di così non posso fare,anzi meglio che me ne stia zitto".
Lo stava lasciando da solo come sua madre a suo tempo.
*Cretino,cretino..*
non sapeva dirsi altro,come un disco inceppato, e a quanto pare era pure un disco vecchio,visto il giochino che aveva tirato fuori dal suo grande cilindro delle cavolate.
Da quel cilindro ne erano uscite avvero tante.Una più geniale dell' altra.
Una di queste era collegata a Emy,guarda caso.
Quella specie di accampamento sul ponticello del giardino,dove Niko si era davvero reso conto di come le cose belle si vivono sempre in compagnia di qualcun'altro.Non era stato un grande accampamento.
Freddo,scomodo,in attesa di vedere se lei lo avrebbe raggiunto,se avesse letto la sua lettera-invito e si fosse affrettata,quasi di corsa per riallacciarsi a lui.
In compenso aveva scoperto che rimanere per qualche ora seduto su delle assi di legno impregnate di tutto,dall' acqua all' umidità,non era una cosa accolta con gioia da quello che era il suo fondoschiena ma che quella sera diventò un tutt'uno con il ponticello.
In tutti quei freddi ricordi,si fece strada del calore.
Quello delle mani di lei che si appoggiavano delicatamente su quelle di Niko.
Erano fini e delicate,morbide.
Si sorprese nel sentirsi così piacevolmente colpito da quella cosa.
Più di tutto sentiva che quello era un contatto vero.
Due mani che si tengono tra di loro,si sovrappongono,senza parole di mezzo.
Fatti che si sostituiscono alle parole.
*Ora sono un cretino felice..*
pensò,mentre un senso di serenità si propagava dentro di lui.
Era bello,si cavolo bello,come si rendesse conto che la presenza di Emy lo faceva stare meglio,lo aveva sempre saputo,fin dai primi tempi,ma era un maschio e certi campanelli li aveva scambiati per cicale come minimo.
Sua madre spesso,divertita gli aveva raccontato di come suo padre ci avesse messo mesi per rendersi conto dei cenni che li mandava lei,interpretandoli sempre per altro. Ogni volta però concludeva sempre con la stessa frase :
" Ma d'altra parte siete maschi,ci vuole un po',ma poi alla fine ci arrivate".
beh,ecco lui si era arrivato.
Aveva fatto un giro parecchio lungo,si era preso qualche sosta ma poi quella verità era arrivata come se fosse stata una delle cose più banali di questo mondo,con beneplacito del suo cuore che aveva dato una festa,visto che non ci sperava più ,invitando anche cervello ,con cui non si erano mai tenuti molto in contatto.
Brutta mossa.
Tornando a lui,ora era un felice cretino o un cretino felice,dentro una biblioteca che odorava di antico,con qualche fragranza di muffa,pronto a ritrovarsi con quella che era la sua milady.
Si stava voltando tra l' altro,dopo aver discosto le sue mani,voltando verso di lui.
Sperò tanto che le sue orecchie non lo tradissero diventando di un qualche rosso.
Bella.
Non che ci fosse molto da aggiungere.
Emy era bella,la sua semplicità la rendeva bella e quella espressione indecifrabile in quel momento sul suo volto,la rendeva ancora più carina.
* Mamma aiutami tu..non farmi fare casini *
pensò,mentre rivolgeva un sorriso accennato alla sua milady.
- Già lo so non è proprio il massimo come inizio di discorso,ma da qualche parte dovevo pur iniziare...-
disse,quasi a volersi scusare,cosa che in realtà stava realmente facendo,per quella sua penosa frase iniziale...
- è tanto tempo che non ci vediamo...mi sei mancata-
aggiunse,con un lieve imbarazzo,pronto a scoppiarli in faccia,mentre abbassava leggermente il capo,ma continuando comunque a mantenere il suo sguardo con quello di Emy.
Si,era un cretino felice a tutti gli effetti ora.




non fare caso all'ora in cui ho postato eheh :D


Edited by Niko Domenic - 10/6/2013, 02:15
 
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Emy Black
view post Posted on 14/6/2013, 18:35




"Una goccia di luce vale più di un oceano di oscurità."


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E così era giunto il momento. Con Niko davanti i pensieri di Emy assumevano uno spessore diverso, sapeva di essersi data tante scuse in quel periodo e sapeva anche che nessuna di quelle sarebbe stata sufficiente a Niko. O forse, cosa ancor peggiore, lui ci avrebbe creduto. Emy sapeva che il ragazzo si sarebbe fidato di lei, e questa caratteristica del loro rapporto assumeva una connotazione positiva quanto catastrofica. A una tale fiducia doveva corrispondere sempre altrettanta verità. Non avrebbe mentito a lui, non si sarebbe scusata per chissà quale imprevisto, anche se così era stato. Ripensava a quella sera da una prospettiva diversa ora. Il punto chiave non era più l’impedimento, quel fastidioso imprevisto che forse lei stessa aveva contribuito a creare, facendosi provocare da chi forse non meritava neanche una seconda possibilità. E invece aveva avuto la più grossa. Sentiva ora ribollire la rabbia, proprio come quella sera, e quel senso di smarrimento di fronte a qualcosa che mai sarebbe dovuto succedere, se non… Ecco. Lo stava facendo di nuovo. Si era scoperta ancora a perdere il controllo dei suoi pensieri, si era esercitata tanto in quei mesi per dimenticare l’accaduto, renderlo sterile e privo di emozioni. E pensava di esserci riuscita. Era bastato però ripensarci, convincersi di essere abbastanza forte per aver spostato il punto focale per ricascare nel tranello della sua stessa mente. La prospettiva era sempre dannatamente quella. Come avrebbe fatto? Ricercò un contatto visivo in quel blu che forse era la sua unica salvezza dal panico, dalla terribile sensazione di sprofondare. E come al solito la trovò, riscoprendo gli occhi di Niko sempre più belli. Era la sua ancora di salvezza, sempre. La sua testa avrebbe continuato a fare i capricci, a ricordarle qualcosa che voleva rimuovere perché sapeva non essere giusto, sarebbe impazzita nel tentativo di risolvere da sola quello che qualcun altro aveva contribuito a creare, anzi aveva creato completamente, lavandosene poi le mani e lasciandola sola, nuovamente, per chissà quale eternità.
Niko però l’avrebbe salvata da tutto questo, le avrebbe garantito la pace che meritava, perché la soluzione non poteva essere quella di prendere in mano la situazione, agire una volta aveva peggiorato enormemente il tutto. Doveva dimenticare, lasciarsi andare di fronte a quegli occhi blu, perdersi nella pace che meritava. Con la testa piegata da un lato osservò Niko per alcuni istanti, riprendendo gradualmente contatto con la realtà. Ora lui era l’unica cosa importante. Meritava la sua correttezza.
Osservò il ragazzo accennare un sorriso, riconoscendo in quel comportamento l’imbarazzo tipico di chi non sa come cominciare.
- è tanto tempo che non ci vediamo...mi sei mancata-
Gli era mancata. Quel concetto che ad altri non sarebbe stato permesso, quella stessa frase, detta da un qualsiasi altro studente sarebbe stata accolta con aggressività da parte di Emy, che mal sopportava le esplicitazioni di quel tipo. Però pronunciata da Niko non le faceva quell’effetto. Era qualcosa di una dolcezza infinita, come quella stessa melodia che gli aveva dedicato in giardino, sapendo forse, nel profondo, che fosse proprio quella che descriveva meglio il loro rapporto. Non vi erano falsità, non ci sarebbero mai state, ed Emy non poteva fare a meno di continuare per quella strada, cominciando forse il discorso più difficile della sua vita.
Ne sarebbe stata in grado? Cosa avrebbe comportato? Per una attimo si chiese se fosse davvero necessario, perché complicare tutto? Perché non dare retta soltanto a ciò che provava in quell’istante, a ciò che aveva sempre provato con lui? Si morse la lingua, non ce l’avrebbe mai fatta. Non poteva osservare quel viso, pieno di speranze, e rischiare di rovinarlo con ciò che avrebbe detto, perché frainteso.
Decise quindi di assecondare Niko, perché non lasciare che una parte in tutto questo ce l’avesse anche lui? Sorrise di rimando, con un riflesso dello stesso imbarazzo che aveva di fronte.
-Mi sei mancato anche tu-
Disse, avvicinando la sua mano al braccio del ragazzo, fino a sfiorarlo. Cercava un contatto, un richiamo alla salvezza di cui aveva bisogno. Non era però sufficiente. Davvero dopo mesi di silenzio era tutto quello che riusciva a dire? Si sentì una persona orribile, poco degna di tutte quelle attenzioni da parte di qualcuno di così speciale. Come aveva fatto ad accorgersi di lei? Strinse il braccio del ragazzo, come d’improvviso, maledicendosi poi di poter essere sembrata brusca.
-Spostiamoci da qui-
Disse, indicando con un cenno il tavolo vicino a loro. Non si poteva parlare lì, si convinse. Troppi rumori, distrazioni, che loro potessero esserlo per gli altri non le importava. Si avvicinò a una delle vetrate poco distanti, sperando che lui la assecondasse. Da quella distanza i pochi studenti nascosti dietro a qualche scaffale non avrebbero udito le loro voci, e a loro la biblioteca sarebbe apparsa deserta. Poco sarebbe passato e si sarebbe dovuta aprire con il ragazzo, era sicura che nessun evento imprevisto le avrebbe permesso di scappare, neanche lo voleva. Doveva solo trovare le forze. E aveva bisogno di tempo.
Cosa avrebbe fatto dopo però? L'avrebbe interrotto? Non sarebbe andata così, Niko meritava subito una spiegazione, aveva atteso fin troppo, senza che lei si facesse viva, ed Emy non aveva intenzione di riservare a Niko lo stesso comportamento che si era meritata lei. Prese coraggio, convincendosi di essere migliore di chi le aveva rovinato fin troppe cose, che bastasse questo per aprirsi? Per essere dalla parte del giusto?
-Io... Ti devo delle scuse.-
E, per la prima volta, si trovò a fissare gli occhi di Niko con quella determinazione che spesso aveva ammirato in altri. Più che puro coraggio era la consapevolezza che non sarebbe potuta fuggire ancora, un premio di consolazione forse, per la sua autostima neanche così elevata, ma niente sarebbe stato peggio del silenzio.



...Sei un pazzo!
 
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Niko Domenic
view post Posted on 6/8/2013, 11:09






Prendere il ritmo della vita non era mai una cosa semplice.
Insomma potevi farti il fiato,allenarti,studiare le possibili variazioni così da non rimanere spiazzato,ma in qualche modo ti ritrovavi sempre col fiatone e la lingua penzolante,in modalità San Bernardo.
Niko non aveva la lingua di fuori,ne il fiato corto.
In quel momento aveva solo il cuore a mille, c'era da chiedersi come mai non gli si fosse ancora staccato e se ne fosse andato a farsi un giro per conto suo.Tanto se aspettava che lui si calmasse stava fresco.
Insomma in quel momento era di nuovo insieme a Emy,in sua presenza,compagnia,condivisone di un momento. Era felice.
Non aveva iniziato il discorso nel modo migliore,ne era consapevole,però in quel momento chiedere qualcosina di più era troppo.
*DING*
- Mi sei mancato anche tu-
Era mancato anche a lei. Cosa poteva chiedere di più ora ? Dopo quelle parole poteva anche subire ore e ore di allenamento con Patrick o preparare pozioni per tutta la scuola.
Allora non era una strada che percorreva da solo. C'era anche lei con lui.
Perchè non dimenticava Niko.
Non si era scordato quanto avesse sofferto in giardino,o di come penasse nel non sapere dove fosse Emy. A volte aveva chiesto in giro ma con circospezione.
Non si era dimenticato di lei.
Sperando sempre che anche lei facesse altrettanto.
Il suo flusso di pensieri fu interrotto dalla decisa presa di Emy intorno al suo braccio...
- Spostiamoci da qui -
mentre indirizzava il suo sguardo verso una vetrata poco distante,ma abbastanza da impedire origliate abusive,ma a Niko che importava ?? Che ascoltassero tutto quello che loro due avevano da dirsi.
Tutti dovevano saperlo.TUTTI.
Avrebbe allestito volantini,poster,una rubrica,messo in piedi una azienda per spifferare la storia su loro due. Ci avrebbe pensato lui a far sapere a tutti quanto fosse felice in quel momento e in compagnia di Emy.
-Io... Ti devo delle scuse.-



oibò.
Parole che Niko appena arrivato vicino alla vetrata,sentì benissimo,ma che in quel momento erano confuse,non definite.
Che cavolo stava dicendo?? Semmai era lui che doveva scusarsi.
Gli scappò un mezzo sorriso..Emy era rimasta sempre la solita.
Sempre convinta che tutto il male del mondo derivasse dalle sue azioni e che fosse giusto che lei se ne prendesse la colpa.
Niente di più sbagliato.
Ok,forse quella cosa del giardino,era una nota dolente,infondo Niko ricordava ancora per bene cosa fosse stato quell' eterno attendere il niente.
Vai magari due scuse per quello le avrebbe anche accettate ma poi per tutto il resto Emy era scusata. Era la Emy.
- ma che dici ?-
esordì,guardandola ,incrociando i loro sguardi,intensi e vivi, pieni di sentimenti e anche paura che si cela sempre quando si TIENE a qualcosa, e Niko a Emy ci teneva da impazzire.
- Dai se è per la storia del giardino,qualche tua piccola scusa l' accetterò,tanto per dare soddisfazione al mio sedere che quella sera è diventato un tutt'uno con le assi del ponte..eheh
ma per il resto non hai da scusarti di nulla.-

era serio.
Era seriamente dipendente da Emy e dalle sue parole.
 
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Emy Black
view post Posted on 23/8/2013, 18:44




La gente crede quasi sempre che tutti provino per essa sensazioni molto più violente di quelle che provano in realtà: crede che l’opinione degli altri oscilli sotto grandi archi di approvazione o disapprovazione”.


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Immaginarsi le situazioni ha sempre un che di profondamente irrealistico. Si pensa sempre di trovare il momento adatto, di trovarsi al posto giusto al momento giusto, di avere il discorso perfetto da dire, per fare una figura eccezionale. La realtà, però, risulta completamente diversa, non solo luogo e tempo sono sbagliati, ma la maggior parte delle volte le parole rimangono sospese e sortiscono tra i più disparati effetti, tranne quello di fare chiarezza. Emy Black era consapevole che quello non fosse il momento opportuno, non si aspettava che Niko la avvicinasse in biblioteca, non si aspettava che le parlasse del tutto, a dire la verità. Si ritrovava davanti una persona probabilmente offesa da lei, che forse aveva anche sofferto per la piega degli eventi e, cosa ancora peggiore, non sembrava esserci traccia di tutto questo sul suo volto. Il ragazzo dai capelli blu che aveva tanto adorato i primi anni al castello la osservava con la sua solita espressione gentile, con quell’aria tanto tranquillizzante che l’aveva tanto colpita al primo anno. Tutto con lui sembrava bello, rilassato, quasi etereo. Spesso si era chiesta se si trovasse con lui in un sogno, più che nella realtà terrena, spesso aveva ripensato a quei semplici momenti insieme con una felicità che, si accorgeva ora, tanto le era mancata. Ma rivedere ora, su quello stesso viso, la stessa espressione che le aveva spesso permesso di dimenticare qualsiasi brutta cosa, la faceva sentire decisamente in colpa. Perché lui era stato in grado di donarle gratuitamente solo momenti felici e lei era riuscita a ricambiare con un periodo di silenzio e una terribile risposta mancata? Si morse il labbro, visibilmente in ansia per questo. Niko non si meritava altre bugie, altri silenzi, ma non poteva neanche vederlo stare male. Non riusciva neanche a capire cosa provasse lui per lei ma, dopo tanti pensieri solitari e dopo quel biglietto, era sicura di essersi almeno avvicinata alla verità. E se si fosse trattato di un errore? Come avrebbe reagito all’eventualità di aver capito male? Se le sue fossero state solo gentilezze verso un’amica, come si sarebbe sentita Emy? La chiave di quello che cercava di sentire era tutta in quella singola risposta ma, per tanti motivi che sempre le avevano impedito di realizzare la verità, decise di non prestare attenzione a quelle domande, lasciando in sospeso un pezzo ben più grosso di quello che pensava.
Tutto quello che doveva fare ora era spiegarsi, si disse, avrebbe chiesto scusa con la verità, o almeno era quello che credeva. Pensava che avrebbe avuto il tempo di riordinare i pensieri, di cominciare dall’inizio di tutto, di essere chiara una buona volta, ma questa decisione non faceva ancora parte di lei. Sarebbe stato un discorso confuso, come i suoi pensieri. Che novità.
-Quando ho ricevuto il tuo biglietto io… sarei venuta da te…- Si interruppe, osservando le sue mani tremanti. Non sapeva che sarebbe stato così difficile, avrebbe potuto provare quel discorso mille volte, ma il risultato sarebbe stato identico. Sentiva il suo cuore battere troppo forte per dire altro, gli occhi azzurri di Niko su di lei, in attesa di rose, non avrebbe mai potuto riservargli quell’amara verità. Fece una pausa, non seppe dire di quanto, ma sapeva di averne assolutamente bisogno. Cosa avrebbe potuto dirgli? “Patrick mi ha baciata”? Sentiva di aver amato Niko per così tanto tempo che non poteva chiudere il capitolo così. Ripensava ai loro momenti gli anni prima, fatti di una dolce semplicità che mai più avrebbe avuto, se non con lui. Era davvero giusto dare una fine a tutto questo? Poteva distruggere tutti quei ricordi così? I mesi di silenzio sarebbero stati buttati via, avrebbero smesso di avere significato se lei avesse fatto un solo errore. I passi assordanti di un pensiero colpevole nella sua testa di facevano sempre più grandi, ma vennero scacciati dall’agitazione, non vi era spazio per altro. Si trovava nel momento più importante tra loro, quella giornata poteva essere l’inizio o la fine di tutto e lei era completamente impreparata. Avrebbe sbagliato, questo era poco ma sicuro, e tutto sarebbe stato gettato al vento, per qualcosa che neanche lei aveva voluto. Riemerse dai suoi pensieri sconfitta, ritrovandosi a fissare i suoi stessi piedi, le punte verso l’interno, come a dimostrare un disagio già fin troppo evidente. Quel giorno avrebbe perso. Tanto valeva cominciare dall’inizio, per poter stare con Niko ancora una volta, un’ultima.
-Quella sera mi trovavo in sala comune con Luna, stavamo per raccontarci delle nostre vacanze quando mi è arrivato un pacco. Era un regalo inaspettato da parte di una persona, vedendolo mi sono arrabbiata, e così ho deciso di andare direttamente a parlare con lui.- Si fermò, rendendosi improvvisamente conto di come quella narrazione potesse sembrare scollegata da tutto. Non era riuscita a dirgli quanto odiasse Patrick, quanto sperasse che lui la lasciasse in pace. Non gli aveva neanche detto di chi si trattasse. Proseguì, cercando di chiarire. –Era stato Patrick a mandarmi il pacco, voleva scusarsi per avermi trattata male alla festa a Villa Scott dell’estate prima.- Si fermò nuovamente scrutando l’espressione di Niko, cercando una qualsiasi reazione a quel nome, consapevole di non avere impresso il solito rancore nel pronunciarlo, stranamente. –Così sono andata nel vostro dormitorio, volevo un chiarimento per quel gesto.- Ripensando a quella sera appariva nuovamente tutto confuso. Cosa si erano detti? Avevano litigato, ma tutto perdeva importanza di fronte a quello che lui aveva fatto. E Niko doveva saperlo. –Abbiamo litigato, non ci siamo mai capiti, e poi…- Si accorse di essere nuovamente agitata, da un lato voleva dare nuovamente sfogo ai suoi pensieri su Patrick, dall’altra sapeva che stava per dire quello che tanto aveva temuto. Ma Niko pendeva dalle sue labbra, era arrivata fino a quel momento e non si sarebbe potuta fermare. -…lui mi ha baciata.- Troppo preoccupata per la reazione del ragazzo continuò a raccontare, sperando di limitare i danni, in qualche modo. –Era una cosa che non mi aspettavo, così me ne sono andata, sono tornata nella mia stanza e ho trovato il tuo biglietto.- Fece una nuova pausa, rendendosi conto di non essere nemmeno capace di esprimersi in una maniera comprensibile. Tra tutte le reazioni di Niko quella che più temeva era la tristezza, non si sarebbe mai perdonata di ferirlo più di quanto aveva fatto non presentandosi in giardino e sparendo per mesi. Sentì improvvisamente di avere bisogno di lui, per potergli dire quello che aveva provato i primi anni al castello, per fargli capire quanto fosse dispiaciuta. Rapidamente si avvicinò a Niko, prendendogli la mano. Era ben consapevole del fatto che lui l’avrebbe probabilmente ritratta, facendola sentire ancora peggio, ma se lo sarebbe meritato, in fin dei conti. –Ero confusa, non sapevo cosa fare…- Ricordava quei momenti in cui si era sentita tanto impotente, incapace di prendere una qualsiasi decisione. Strinse la mano di Niko, sentendosi immensamente stupida, cosa poteva essere parso a lui? Avrebbe pensato di avere davanti una ragazzina in balia degli eventi, incapace di prendere una qualsiasi decisione. Ricercò un contatto coi suoi occhi, rendendosi improvvisamente conto di essere a un passo dal dire quello che aveva tenuto per sé per troppo tempo –Mi sei piaciuto per così tanto tempo che mai avrei pensato che tu potessi ricambiarmi… Non sapevo come reagire al tuo invito ma di certo non ti meritavi di rimanere in giardino da solo, dovevo farmi viva. Scusami se sono sparita, è stato orribile da parte mia.- Stava fissando nuovamente i suoi stupidi piedi. Una bambina colpevole, in cerca di un perdono impossibile, ecco cos’era. –Mi dispiace.- Disse infine, aspettandosi tutto quello che si meritava.

Se solo non fosse stata così impegnata a sentirsi in colpa, forse si sarebbe accorta di quanto era maturata nell’ultimo periodo. Il primo anno non faceva che arrossire alla vista di Niko, sognando un qualsiasi attimo con lui. Il secondo si era avvicinata a lui, ma per nulla al mondo si sarebbe lasciata sfuggire i suoi sentimenti. E invece al terzo anno era lì, di fronte a lui, dopo avergli finalmente detto quello che aveva taciuto per troppo tempo. Sarebbe potuto essere il suo momento perfetto ma si sa, la vita non lo è mai. E mentre i riflettori venivano puntati sulla figura dai capelli blu, un osservatore attento avrebbe potuto accorgersi che le parti si stavano ribaltando, facendo in modo che, chi aveva appena parlato, si ritrovasse ora ad essere completamente dipendente di una qualsiasi reazione dell’altro.

 
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Niko Domenic
view post Posted on 18/9/2013, 03:02





Il silenzio regnava sovrano in quel momento.
Sembrava che tutti,proprio tutti si fossero fermati,accantonando per un attimo i loro affari e prestare l' orecchio a quello che Emy aveva da dire a Niko.
Delle scuse,sembravano scuse che opprimevano l' animo della ragazza.
Niko l' aveva già letto nel suo sguardo,ma aveva cercato di smorzare la cosa.
Infondo che saranno mai ? Solo delle scuse,sicuramente scuse per una cavolata,che Emy ora sta ingigantendo,d'altra parte è una ragazza,lo fanno per natura.
Suo padre lo diceva sempre.
Era arrivato il momento,le sue parole si fecero spazio tra il nervosismo che la stava divorando..
"Quando ho ricevuto il tuo biglietto io...sarei venuta da te..-
ma c'era un "ma" e bello grosso,era inevitabile,la frase che lei aveva appena pronunciato sarebbe confluita in un "ma" muro ,su cui Niko si sarebbe schiantato come a bordo di una Firebolt.
Stava letteralmente pendendo dalla bocca di lei.
Temeva quello che avrebbe detto,nello stesso tempo voleva solo sentirla parlare,dire dove era finita quella sera/notte,se almeno le aveva fatto piacere ricevere il biglietto,non sentire il suo cervello che stava contando tutti i secondi che passavano da una sua parola all' altra e che ora stavano riempiendo il buco provocato dal suo silenzio.
Era lì,inerme,avrebbe solo subito,ascoltato e poi tirato il fiato.
Come avevano fatto a ritrovarsi in quella situazione ? Sembrava l' altro ieri quando si erano conosciuti e ora erano là nella Biblioteca,tra polvere,libri e anche qualche occhio indiscreto,a scusarsi l' un l' altro su azioni fatte e non fatte.
Stavano già dimostrando come le loro vite fossero già legate tra di loro.
L'una avrebbe avuto ripercussioni delle azioni dell' altra.
E' questo che comporta l' avere un legame.
Quando il "me" e "te" diventa "noi" .
Emy,intanto aveva ripreso a parlare e a raccontare.
Lei ,Luna,un pacco misterioso,Patrick il mittente,
*Patrick ? che cavolo c'entra lui ora ??* non potè non pensarlo,sembrava così assurdo che nella storia centrasse pure lui.
Si vabbè sapeva che si conoscessero,ma d'altra parte erano pure insieme tutti e tre nella squadra di Quidditch e pure stessa casata.
Dove era finito il calcolo delle probabilità??
Si conoscevano eccome! Erano stati entrambi alla festa di Nathan Scott e lui l' aveva pure trattata male.
Niko si morse il labbro.
Ma dove cavolo era in quel momento?? A quella festa c'era anche lui,se lo ricordava essendosi imbucato,come tanti quella sera * e NON mi sono ACCORTO che c'era anche Emy* pensò con rabbia verso di lui,ma come faceva ad essere così?? * Sono un cretino*..era la sua unica constatazione,mentre il racconto/scusa continuava.
La stava osservando mentre parlava e miseriaccia,era nervosissima.
Le dita della mano si intrecciavano tra di loro,nemmeno il più esperto navigatore avrebbe saputo sciogliere tali nodi.
Ora non sapeva più cosa temere,era un po' provato,doveva ammetterlo.
-...lui mi ha baciata.-

silenzio.
Tutto il cervello si era resettato.Le orecchie chiuse,no anzi fischiavano come un stadio in tumulto.Il fiato ? Non c'era più,così come lo stomaco che pareva aver reagito peggio di Niko alla notizia.
La verità era che tutti erano accorsi in sostegno del cuore.
Era fermo.
Proprio come Niko,in quel momento.
Baciata?? No,aveva capito male...la scena si presentò ai suo occhi,ma subito la scacciò con forza.
Sentì la mano di lei,stringere la sua,ma non sentiva la stessa sensazione di prima...non aveva forza.
Curiosamente però l' unica cosa che riuscì a fare fu stringerla.
Forte.
Come forte era il suo cuore che ora batteva all' impazzata.
Si stava disperando,battendo ipotetici pugni da dentro la cassa toracica di Niko.
Voleva ribellarsi pure lui.
Abbassò istintivamente lo sguardo.Era svuotato...forse nemmeno più voleva sentire ancora Emy,ma dentro di lui la voglia che aveva di lei,lo spingeva a resistere,ad aggrapparsi alla sua presenza.
Lei intanto continuava..era confusa,non sapeva cosa fare,aveva trovato il suo biglietto solo dopo tutto quello.
Ma perchè non c'era mai qualche Dissenatore a giro quando serviva ? anche se in realtà metà dell' opera era già stata fatta.
- Io...-
provò a parlare ma Emy tornò alla carica,riversando tutto quello che aveva taciuto per troppo tempo.
Lei,lui,le cose che non si erano mai dette e quello che provava lei per lui.
Un ciuffo blu/azzurro ritardatario cronico,amante del Thè,stupido da non vedere e capire le cose succedevano intorno e DENTRO di lui.
L' aveva già capito a suo tempo quando aveva deciso di farle quel biglietto.
Era Emy la ragazza che lui voleva facesse rima con "noi".
Strinse di nuovo più forte,mentre lo sguardo risaliva andandosi a ricongiungere con quello di lei.

*Non riesco a parlare...uff..dai prendi fiato..*
Gli veniva da urlare,ma di brutto,roba che avrebbe fatto volare i chili di polvere che da anni si erano ancorati alle pagine dei libri presenti,ma gli veniva anche quasi da piangere..*mammamia P-A-T-E-T-I-C-O* pensò mentre guardava il viso di Emy,stravolto dalla stanchezza di quello confessione.
Un attimo,un sospiro come quando doveva tuffarsi nelle gare di nuoto,per sgomberare il cervello da tutto...davvero inutile in quel momento
-Dispiace pure a me...-
cavolo come era calmo,anche troppo,non poteva credere ai suoi orecchi..
-mi dispiace di non essere stato in grado di dirti quello che pure io ormai provo da tempo per te. E' sbocciato dell' amore Emy.- affermò con un sorriso imbarazzato al massimo..
- ti ho cercato spesso dopo quella notte,ma non sono mai riuscito a trovarti,ho pure chiesto a giro,tralasciando le facce che facevo nel chiedere di te..-
aggiunse,leggermente divertito al ricordo della scena..
-ma semplicemente non ti ho mai abbandonata col pensiero-..una piccola pausa,per scaricare l'ansia che quelle parole si portavano con se,
- ,ciò non toglie che quella sera sul ponte ti ho odiato a morte...soprattutto il mio fondoschiena che è diventato il miglior amico di quelle quattro assi umide e fredde.
disse sorridendo.
Quel sorriso trasbordava di nervosismo,timore,paura,tensione; tutte quelle cose che solo l' amore porta a provare nel momento che si dipende dalle parole di qualcun'altro.
Un banale e stupido tentativo di distendere quella situazione.
Quel momento in cui tutti e due si erano messi a nudo,tornati su quel ponticello imbiancato nel giardino,per trasformare le parole in fatti.
 
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7 replies since 20/3/2013, 21:58   197 views
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