| Soppesò il sacchetto delel caramelle, ora molto più leggero di pochi secondi prima (le Api Frizzole erano deliziose, quindi nessuna sorpresa che il loro numero stesse scemando tanto velocemente), lo richiuse con cura per non ritrovarsi poi i vestiti pieni di zucchero e se lo infilò in tasca, spingendolo un poco perché non cadesse all’esterno. Legato al polso rimase una borsa dove dieci cioccorane attendevano di essere scartate, ammirate durante il loro unico salto e infine mangiate. Da dove poteva iniziare? Dalla testa, staccandola con un morso secco? O magari era preferibile succhiarla con tranquillità, permettendo al sapore del cioccolato al latte di invadere a poco a poco le papille gustative? Non sarebbe stato male nemmeno assaggiare le zampe una ad una. Sperava soltanto che non si sciogliessero eccessivamente prima di mangiarle, perché era sicura che ingerirne dieci in un colpo solo potesse procurarle unicamente un bel mal di pancia , quale punizione per essere stata troppo ingorda per ottenere delle semplici figurine. No, le avrebbe messe nel baule all’ombra e se le sarebbe fatte durare per almeno una settimana. O quattro giorni. In fondo una cioccorana al mattino e una alla sera non avrebbero potuto ucciderla. Hogsmeade, per le cui vie acciottolate stavano passeggiando, senza alcuna idea precisa della meta perché erano i piedi a trasportare il corpo in base ai loro desideri, le strappava non pochi sospiri di stupore. E, sebbene non fosse una Nata Babbana, quello era il primo villaggio interamente magico che visitava, il primo dove ogni cosa, ogni pietra, ogni porta respirava unicamente la magia. Ce n’era abbastanza da mandare in visibilio chiunque non fosse stato cresciuto fin dall’infanzia circondato soltanto da maghi. La testa fissava dritto davanti a sé, ma gli occhi saettavano ora a destra ora a sinistra man mano che i negozi colorati attiravano prepotentemente l’attenzione, con la loro invitante e a tratti assurda mercanzia esposta in vetrina. Fece per avvicinarsi ad uno di essi, ma un cartello appeso sopra l’uscio, un avviso esposto sotto l’insegna, la fece desistere. La delusione, comunque, non durò che un attimo, spazzata via dalle nuove attrazioni che il paesino era in grado di offrire. Si udiva il chiacchiericcio delle streghe che proveniva dall’interno dei Tre Manici di Scopa, il rumore cristallino dei bicchieri colmi di liquori o di bibite analcoliche, il fruscio dei mantelli appesi agli schienali delle sedie. Nel frattempo, pur intenta a godersi ogni istanti dell’esperienza, consapevole forse che il tempo a sua disposizione era limitato, aveva comunque prestato attenzione a ogni parola di Nihandra. Aberdeen… dunque era scozzese. Come Grifondoro. Come tutti i quattro fondatori, secondo alcune enciclopedie magiche e manuali di Storia. Le vennero subito in mente cornamuse e kilt a quadrettini verdi e rossi. Che stupida! Per fortuna la prefetta non era una Legimens, altrimenti Elhena si sarebbe vergognata assai. Sì. Mia mamma è Babbana rispose con naturalezza, perché non trovava che ci fosse alcunché di cui vergognarsi, mentre un’altra domanda già si affacciava alla mente.
OT. Perdona il ritardo mostruoso
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