| Mentre era immersa nella contemplazione della natura, chiuse brevemente gli occhi per sentire e assaporare suoni e odori. L'estate avrebbe presto lasciato il posto all'autunno, stagione che a Celeste non dispiaceva affatto. Le piacevano i classici colori autunnali, quelle sfumature fra il giallo e il marrone, il verde scuro degli alberi sempreverdi, era come una rassicurazione del tempo che passava, un ciclo. Anche se in realtà, la stagione che più amava era l'inverno. Il lento e incessante scendere della neve, e la pace che la invadeva in quei giorni... Il silenzio. Ecco cosa amava di quella stagione: tutto sembrava come congelato, sospeso nel tempo, persino gli animali rispettavano quella condizione. Inoltre i suoi occhi blu scuri, cambiavano sensibilmente colore con il candore della neve: le sue iridi divenivano di ghiaccio, e solo il contorno di esse rimaneva blu scuro, quasi come a voler ricordare la sfumatura iniziale. Sarà che adorava così tanto quella stagione perchè era nata in uno dei tre famosi giorni della merla, il ventinove gennaio, nel primo a essere precisi. Sua nonna non smetteva di ricordarglielo tanto che la chiamava Merlotta, affettuoso soprannome... Peccato che non c'era più. A dir la verità adorava anche il fuoco, una bella poltrona, un buon libro e una tazza di cioccolata calda, ma quelli erano dettagli se paragonati alla natura. Un rumore attutito di passi la fece tornare alla realtà, e i suoi occhi si riaprirono. Una figura alta, di un uomo, le camminava affianco osservandola. Subito le guance si colorarono di rosa mentre studiava i lineamenti del giovane, belli, e si posavano sui suoi occhi: sembrava di guardare uno specchio, inredibilmente blu come i suoi, non li aveva mai visti in altri. Interdetta da questa scoperta abbassò lo sguardo timida, e si chiese quanti anni potesse avere... A giudicare dal fisico non era uno studente, o forse lo era del settimo anno? Non conosceva nessuno di così grande, le sue conoscenze si fermavano ad Horus e Paul in quanto a età, e nessuno dei due si avvicinava minimamente alla figura che aveva dinanzi. No, non poteva essere uno studente, eppure non aveva visto nessuno arrivarle davanti dal paese, per cui doveva venire per forza dal castello. Che fosse un professore? Certo, ancora non aveva visto tutti i professori, e alla cerimonia dello smistamento non aveva granchè ascoltato, per lo più si era buttata sul cibo come un animale a digiuno da giorni. *Ma perchè sono sempre così distratta? Accidenti!* Sembrava che lui aspettasse qualcosa, come se volesse che fosse lei a parlare per prima, di certo non era sua intenzione spaventarla. Il cuore perse un battito mentre rialzava lo testa, ma non posò lo sguardo sul suo volto, no, non poteva imbattersi nuovamente negli occhi dell'uomo con la possibilità che le si seccasse la gola e con una figuruccia dietro l'angolo. No, semplicemente guardò oltre alla sua testa, un punto indistinto dietro di lui e con un sorriso timido disse: Ehm salve. Bella giornata eh? *Eviva evviva, è iniziato il festival della scontatezza! Stupida!* Le guance presero fuoco mentre i suoi piedi continuvano ad avanzare da soli...
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