| Brace yourselves. Papiro is coming. ♦ Horus R. Sekhmeth
~ Non tardò molto prima che le spiegazioni che aveva richiesto giungessero alle sue orecchie. Ed Horus quasi se ne pentì quando queste invasero la sua povera testa dolorante. Alla mano alzata e alla richiesta di poter parlare, forse con un pizzico si sbruffonaggine, da parte della Corvonero, Horus aveva sentito la vena sulla tempia pulsare preoccupante, invitando la ragazzina, al contempo, con un gesto della mano a farsi avanti. « Accomodati. » Aveva detto asciutto, appoggiandosi più comodamente al muro di pietra dietro di sé ed ascoltando la versione dei fatti della ragazza. Inizialmente fu anche facile seguire il filo del discorso: Melody cominciò ad esporre, più dettagliatamente, lo scenario del suo incontro col Serpeverde, osservando il Caposcuola con limpidezza senza, tuttavia, risparmiare qualche occhiata al vetriolo a Lovecraft. Ma, poi, senza che Horus potesse capire come fosse successo, le parole si accavallarono una sull'altro divenendo, da misero rigagnolo, ad un vero e proprio torrente in piena che lo aveva investito senza possibilità di appigli. Spaventato, il ragazzo si appiattì, lentamente, alla parete, con l'idea di spiaccicarvisi, cercando di osservare il meno orripilato possibile la fanciulla, in preda ad una crisi di nervi o solamente rapita dall'enfasi del suo stesso discorso.* Ommioddio come si spegne questa? * Diamine, si ritrovò a pensare, le ragazze quando si arrabbiano sono più temili di un centauro con una freccia infilata nelle chia....« La prego sir, le dia un sedativo, non vorrei avesse la rabbia.»Senza rendersene conto, il minuto fanciullo si era avvicinato un po' di più al ragazzo, allontanandosi quasi impaurito da Melody. E a quelle parole, Horus lottò con il suo autocontrollo per non scoppiare a ridere. Irrispettoso, dannatamente irrispettoso, si ammonì, camuffando ad arte la risata nascente in un educato colpetto di tosse, con tanto di mano portata alle labbra per censurare qualsivoglia sorriso. Ma, Melody, continuava a parlare, parlando di minacce e strane affermazioni di cui Horus, poteva scommetterci, si era perso un pezzo.« Sembravamo due mocciosette della prima nido che si tirano i capelli per giocare con le bambole. »* E Dei del cielo, se lo sembrate anche adesso, Jackson...* Pensò sardonico, squadrando entrambi con la coda dell'occhio.« Ammettilo Chris Alide, ammetti che ti sei graffiato da solo e finiamola qui.»E fuori uno, si disse Horus, stupendosi di come Melody riuscisse ancora a parlare normalmente e ad avere fiato dopo il monologo; campionessa olimpica d'apnea. Preferì rimanere in silenzio, osservando senza intervenire la Corvonero rivolgersi al Serpeverde. Se fosse stata tutta una farsa, Melody non sarebbe di certo stata infervorata ed offesa, perché per le brache di Merlino, glielo si leggeva in faccia il rancore che provava verso il ragazzetto. E dunque, tutta quella foga, effettivamente, non giustificava il gesto violento verso Chris? Quel pensiero venne interrotto quando il ragazzino, di cui Horus ancora non si capacitava della sua identità —e, diamine, avere di fronte il nipote del proprio scrittore preferito non è roba da tutti i giorni—, prese a sua volta la parola. « Mio nonno, Jackson per l'ennesima volta, non aveva alcuna moglie maledetta. Lo vedi che non capisci ? Leanhuan Shee era una Veela, ed era la nonna di mio nonno. Non era lei ad esser maledetta, era quel matrimonio con Edward Hyde. Se avessi seguito lo sapresti. » Fu come un attimo, quando quel nome venne pronunciato dalle sottili labbra del fanciullo. "Leanhuan Shee" risuonò nella sua testa, con l'eco, sì, della voce di Chris, ma mutando come in un vortice, finché non assunse la voce di qualcuno di familiare. Dove diamine l'aveva sentito? Horus socchiuse gli occhi per un istante, perdendo il contatto con la realtà, mentre il corridoio sfocava, i due ragazzini svanivano e un ricordo saliva a galla.
"« Chissà perché, quando ci sei tu vicino a me, Ainsel, mi viene assai più facile scrivere delle mie scoperte. Hanno un che di poetico e sai che io non sono bravo come te, a scrivere. Che incantesimo mi hai fatto? » La Sua voce, profonda, era scherzosa. Il sorriso sulle labbra, i capelli rossi, come i suoi, raccolti in una lunga coda laterale, mentre alzava, davanti a sé una pergamena fitta di disegni e appunti. « Cosa cosa? Dici davvero? » Aveva sghignazzato sua madre, raggiungendo suo padre alla scrivania e abbracciandolo da dietro. « A quanto pare sono una Leanhuan Shee e non lo sapevo, huhu » Aveva riso, affondando il viso nel collo di Osiris e dandogli un leggero bacio. « Mamma... che cos'è una li...liannanscì? » Aveva chiesto lui, alzando il viso da un libro di cui stava vedendo le figure, sdraiato sul tappeto davanti al camino dello studio di suo padre, e osservando sua madre che, a quella domanda, era saltata su e si guardava intorno spaesata. « Ehr... nella religione celtica, piccino mio, è una fata bellissima, una musa ispiratrice per gli uomini... » Aveva detto, con un sorriso, portandosi dietro l'orecchio una ciocca, come faceva sempre quand'era imbarazzata. « Che poi si mangiano! » « OSIRIS! » « CHE? Che ho detto!»"
Il ricordo sfumò, rapido, come spazzato via da una folata di vento; le orecchie si svuotarono della voce dei suoi genitori di più dieci anni addietro, mentre la voce di Chris prendeva il loro posto. Gli occhi di Horus rimisero a fuoco ed il ragazzo tornò presente alla situazione, non senza sentire una dolorosa stretta al petto a cui fu costretto a portarsi una mano, giustificando quel gesto sistemando la spilla. Dieci anni... più dieci anni erano passati? E ora, nuovamente, si ritrovava a sentirsi in colpa per non aver mai approfondito, del tutto, ciò che conosceva dell'altra metà del suo sangue irlandese.* Basta, Ra...* « Mi corregga se sbaglio, efendi...» * Efendi? Eccone un altro che mi crede arabo...* «... Ma con il mio dire "Mio nonno aveva ragione sul tuo" non ho insultato nessuno. Non vi è offesa alcuna nelle mie parole.»« Touché. » Convenne, quasi in automatico, alle parole di Chris. Tacque, poi, osservando per l'ennesima volta i due e rimuginando sulle loro parole. Non aveva capito un'acca di come diamine era partito quello stupido litigio. Chris racconta e Melody ascolta. E ci siamo. Melody ha fatto domande —quali domande?— su una roba —argomento non identificato, bip— che non aveva capito. Ma nulla di offensivo. Difendeva solo la nonna— ma non era la bisnonna?— maledetta di Chris. Ma in realtà ha solo chiesto se era sicuro che fosse maledetta. Chris si infervora perché accusa Melody di non aver ascoltato. Battibecco in corso blablabla, buona a nulla, blablablbla signorino, blablabla. Poi fanno pace, tadaan, sventola bandiera bianca, linda. E Chris dice che suo nonno aveva ragione su quello di Melody — ma quindi si conoscevano i loro nonni?— e tutta la biblioteca li guarda, ma erano nascosti dietro lo scaffale, com'era possibile, boh. Infine Chris s'è graffiato da solo, quando nessuno poteva vederli. Chiaro no?* Lampante.* Quasi quasi sarebbe stato meglio continuare Rune Antiche: sarebbe stato più facile tradurre, pensò sconsolato.« Giuro, non ho mai sentito un racconto così confuso. Forse, qui, quello troppo stupido per capire sono io. » Esordì dopo quella riflessione estenuante, sospirando. « Sono ancora convinto che uno di voi due stia mentendo. Almeno su qualcosa, magari anche due, chissà. Tuttavia, Chris ha ragione, Melody. Ciò che lui ha affermato è sì ambiguo, ma non è offensivo. Né mi sembra ti sia stata toccata la tua famiglia, tanto da giustificare il tuo rancore. » Disse, semplicemente, osservando la ragazzina. poi, COSA il nonno di Chris, sir Howard avesse avuto da ridire sul nonno della Corvonero non era dato sapere. E finché non veniva espresso, rimaneva il beneficio del dubbio.« D'altro canto, Chris » si rivolse verso il ragazzino, concentrandosi per un istante sulla sua ferita e notando un alone incredibilmente chiaro attorno, come se quella scheggiatura di sangue avesse portato via un velo di pelle rivelandone di più chiara al di sotto. « Se Melody ha davvero posto quella domanda, non v'era motivo di infervorarsi tanto, nevvero? » Domandò, retorico. Non aveva bisogno di una risposta. « La tua bisnonna oltre ad essere una Veela, portava il nome di una creatura celtica, di una Fata dalla fama maledetta e, forse, Melody, conoscendo ciò, ha ricondotto quella nomea non al matrimonio dei tuoi bisnonni, ma alla mitologia irlandese, chissà. » E chissà perché la vedeva un po' improbabile come ipotesi. Ma se alimentava quel fuoco, come minimo i due si sarebbero accapigliati davvero come due bestioline rabbiose. E lui non era bravo a fare il domatore.« Direi quindi di chiudere qui la faccenda e probabilmente io non saprò mai chi ti ha ferito, Chris. » Concluse con un sospiro, portandosi la mano verso i capelli, per riavviarseli in un gesto automatico. Ma qualcosa catturò la sua attenzione. Sulle dita, lì dove aveva sfiorato la guancia del Serpino, v'era del colore. Non era eccessivamente scuro, somigliava ad un color nude anche se, inevitabilmente, sulla sua pelle bianca, colpita dalla maledizione, risaltava come una macchia. Strofinandolo tra un dito e un altro, sembrava lo stucco che molte ragazze parevano mettersi sulla faccia per nascondere —malamente— i loro difetti. Fondotinta? Horus guardò per un attimo il Serpeverde, soffermandosi nuovamente su quella macchia chiara. Poi guardò nuovamente le sue dita. * Un bambino di undici anni che si trucca?... Occheeeei... ok, Ra, ok, stai andando un po' fuori di testa.* « In ogni caso... » Riprese, lasciando cadere il braccio lungo il fianco e abbandonando, decisamente, l'idea di toccarsi i capelli con le dita dipinte, sorvolando sul mistero del make up di Chris Lovecraft. « Vi renderete conto che avete generato un bel po' di caos. Sono costretto a togliervi cinque punti a testa. Non per la litigata, non per i graffi, ma per i toni alti e il disturbo che in Biblioteca non deve esserci. È un valore simbolico, sono sicuro che non nuoceranno troppo alla Casata o a voi, ma vi serva da lezione poiché la prossima volta ve ne toglierò venti. E la volta ancora quaranta. E quella dopo ottanta e via discorrendo. » Sospirò « Non vi darò ulteriori punizioni. Ma spero abbiate compreso quanto sia facile e sbagliato cedere all'ira e alla permalosità, sia da una parte sia dall'altra. Non pretendo che vi stringiate la mano, so che sarebbe chiedere troppo e so che non lo fareste di certo con buone intenzioni, ma solo perché ci sono io a guardarvi. E tanto, non servirebbe a niente. » Disse, abbozzando un sorrisetto ironico. « Ma... » Continuò, alzando un dito, perentorio. [color=black] « Non vi ammazzate. E lasciatevi perdere, per cortesia. La Scuola è grande, voi siete vaccinati e sulla via della crescita, troverete persone più adatte a voi senza perder tempo con chi non vi trovate e con questa, semplicemente, girate al largo. Sono stato chiaro?»Il suo sguardo si posò a turno sui due, soffermandosi su Chris. In lui, c'era qualcosa che non gli tornava. E più si imponeva di lasciar perdere più, masochisticamente, ci rimuginava su.«It's too late: you're fading away.»
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