There is nothing to save me from what I've become, per Arya e chiunque voglia aggregarsi.

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Lady Vengeance
view post Posted on 25/9/2013, 01:24




Chrisalide vide gli occhi della corvonero cambiare espressione più di una volta; era chiaro che le sue parole ricolme di sarcasmo e veleno avevano fatto centro.
Un grande senso di soddisfazione stava crescendo dentro di lei come un vulcano che si prepara ad eruttare.
Era così appagante sfogarsi su qualcuno, specialmente se , come Melody, gli si dava corda.
Ma ella si ostinava a proseguire, continuava quel dibattito ripetendo sempre le stesse obiezioni, e Chrisalide ben presto iniziò ad annoiarsi : seppur lei rimanesse incredibilmente ridicola, eh. Continuando a copiare ogni atteggiamento della serpeverde, ogni smorfia e ogni battuta.
Si vedeva che di fantasia ce ne era poca in quel cervellino smilzo.

Chrisalide continuava a sorridere, divertita, ma iniziando a esser stanca di quella sorta di specchio ritardato e poco elegante.
Era chiaro a tutti però, che le mani di Melody bruciassero, e che probabilmente quello che lei desiderava di più in quell'istante, fosse picchiare la serpeverde.
E poi diceva che non si era infiammata! Ah! Se solo potesse vedersi allo specchio! Tutte quelle espressioni di drammatico stupore erano da premio oscar.
Ma Chrisalide era pur sempre una serpeverde, e oramai era sul piede di guerra.
Questo significava che :
1. L'avrebbe presa di mira ogni qualvolta l'avesse vista in giro.
2. Non aveva nessuna paura di giocare sporco.

Misurò con gli occhi la distanza tra di loro, e poi controllò le proprie unghie della mano sinistra. Non erano lunghe, ma non eran nemmeno tanto corte .
Rivolse un altro sguardo alla corvonero, constatando con soddisfazione che lei si trovava ancora dietro un grosso scaffale, ed era coperta in buona parte dalla vista degli altri studenti, in quel caso eventuali testimoni. Nessuno poteva vedere oltre tutti quei libri, al massimo potevan scorgere i suoi occhi.
Chrisalide si avvicinò con lentezza verso di lei, un'espressione falsamente dolce e dispiaciuta. Che attrice !
Protese una mano verso di lei, come a voler fare pace.


«Sono veramente desolato, Jackson, non intendevo far degradare la nostra conversazione a questo livello. »

Un altro passo ancora ed ecco che anche Chrisalide era coperta dalla scaffalatura, lei era più bassa di Melody e quindi a malapena si poteva intravedere la di lei fronte, e nient altro.

« Siamo partiti con il piede sbagliato... Sotterriamo le asce da guerra e...»

Troppo bello per essere vero.
Chrisalide portò la mano sinistra sulla propria guancia destra, graffiando con forza la sua stessa carne.
Di certo non era una ferita mortale, ma sanguinava. Ed ecco che tutta la cattiveria prendeva pieno controllo su di lei.
Balzò all'indietro, alla portata degli occhi di tutti, portando la mano destra alla guancia per poi fissare il sangue e mostrarlo volontariamente a quelli che guardavano.


«Sei completamente impazzita??????? »

Guardò Melody con occhi sbarrati, incolpandola di averla ferita.

« Sei fuori di testa ! Io avevo chiesto scusa e tu cerchi di strapparmi via la faccia??? »

Indietreggiò ancora, esibendo un'espressione spaventata e arrabbiata al tempo stesso.
Nessuno aveva visto cosa era successo per davvero, ma di sicuro tutti avevano visto quel sangue e avevano udito le parole di Chris...
Era pur sempre una Serpeverde.



 
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view post Posted on 25/9/2013, 18:28
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Dire che era indietro con lo studio era incredibilmente riduttivo.
Era un dannato eufemismo, ecco qual era la verità.
Horus voltò la pagina di un pesante quanto consunto tomo al suo fianco, la spessa pergamena che scricchiolava appena. Sul foglio davanti a sé v'era scritto un lungo testo in rune antiche che andava tradotto prima di quella sera. Il ragazzo lesse le informazioni riportate sul libro, appuntandole poi sul foglio, la piuma scarlatta che grattava appena, le labbra che si muovevano silenziose ripetendo mute ciò che i suoi occhi leggevano.
Tra ronde, da Caposcuola o da clandestino per esercitarsi nella Foresta Proibita, stava accumulando così tanto sonno che era un miracolo che avesse ancora la lucidità per studiare. Nonostante tutto, non poteva esimersi dall'imprecare ogni tanto tra sé, maledicendosi per aver trascurato lo studio tanto a lungo. Occupando così le sue serate rimaneva ben poco tempo per rimettersi in pari con tutto. Addio passeggiate notturne, si era dunque detto, era ora di mettersi a studiare seriamente e così, stava passando gran parte del tempo in biblioteca. Più del solito almeno; ormai vedeva più la bibliotecaria della sua ragazza.

*Pensa te.*
Dapprima sembrava andar tutto incredibilmente bene. Davanti a sé, poggiati ad un lato del tavolo, v'erano un paio di rotoli con i temi di Storia della Magia e Pozioni, finiti come il cielo comandava. Il silenzio di quel luogo era stato quasi religioso, interrotto solo da qualche colpo di tosse o da un bisbiglio, ed il Caposcuola quasi aveva creduto di riuscire finalmente a rimettersi in paro con tutto, pregustandosi una sana dormita per quella sera. Il solo pensiero lo riscaldava nonostante la biblioteca fosse piena di spifferi gelidi che penetravano dalle vecchie mura dal Castello e dagli antichi infissi delle finestre.
Alle nove di quella sera, aveva stabilito, chi s'è visto s'è visto, lui si sarebbe tuffato a volo d'angelo sotto le coperte, al calduccio.
A quel pensiero, Horus si accorse di star sorridendo come un ebete e scrollò il capo, scacciando qualche rosso ciuffo dalla fronte, e riprendendo la sua ostica traduzione. Tuttavia, come un fastidioso ronzio, un chiacchiericcio si insinuò in quel benedetto silenzio. Sulle prime, semplicemente, scosse ancora una volta il capo, credendo che fosse un moschino, agitando la mano per scacciarlo. Poi il chiacchiericcio continuò beffardo a farsi gioco della sua pazienza ed il ragazzo sbuffò infastidito, comprendendo la natura di quel rumore e alzando il capo e guardandosi attorno. Ai tavoli qualcuno, come lui, aveva alzato il capo cercando di comprendere da dove provenisse la situazione, incuriosito. Ma, qualunque fosse la fonte di quel chiacchiericcio, doveva essere ben nascosta perché davanti gli occhi di Horus v'era soltanto qualche studente solitario alle prese, come lui, di compiti e nessun altro, tutt'intorno gli scaffali della biblioteca. Il Tassorosso alzò le spalle e tornò a concentrarsi sul glifo di Hagalaz, sussultando appena quando lo vide. Distrattamente, la mano destra sfiorò la Runa che teneva al collo, scivolando poi sulla divisa, le dita che sfioravano la camicia all'altezza di dove quello stesso glifo era stato scritto sulla sua carne.

*La traduzione, la traduzione Ra...*
Sospirando appena, il ragazzo tornò a concentrarsi sul compito, salvo poi balzare sulla sedia, alzando così velocemente la testa da prendere una dolorosa fitta al collo. Il dolore gli inumidì gli occhi, mentre una sequela di poco eleganti imprecazioni occupavano la sua mente ed Horus lottò con tutto se stesso per non renderli a voce.
«Sei completamente impazzita??????? »
*Ma che caz...*
Portandosi una mano lì dove il dolore gli faceva pulsare i nervi del collo, Horus tentò rigidamente di ritrovare colui che l'aveva fatto saltare così. Da quella posizione, comunque, era impossibile stabilire alcunché così, di scatto, si alzò, roteando gli occhi verso l'alto, innervosito.
Un orrido déjà-vu lo percorse come un brivido: poco tempo addietro, quando ancora era Prefetto, si era ritrovato in quella medesima situazione, ma con un piede dolorante e con lo stivale orrendamente sporcato dal vomito di un marmocchio Serpeverde. Incamminandosi lì dove gli sguardi erano puntati, qualche scaffale più in là dove una figurina stava parlando ad alta voce, incurante del luogo in cui si trovavano, Horus maledisse ancora una volta quei dannati primini. Perché, si disse, perché diamine scambiavano quel luogo per un ring? Perché non potevano accopparsi a vicenda in giardino, ad esempio, dove non c'era nessuno da interrompere e dove nessuno li avrebbe interrotti, lasciandoli ad ammazzarsi tra di loro come piccole scimmie?
A poco a poco che si avvicinava, la mano ancora premuta dietro al collo, Horus identificò il corpo minuto di uno studente— o studentessa, a quella distanza non poteva dirlo—, che sbraitava rivolto ad un qualcuno che, tuttavia, era nascosto dagli imponenti scaffali della biblioteca.

« Ehi. » Esordì severo, richiamando l'attenzione della o dello studente. Pochi passi ancora e avrebbe saputo chi maledire con precisione.
*Ciao Morfeo, rimandiamo l'appuntamento di stasera... sigh.*

Post di avvicinamento.
 
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Melody Jackson
view post Posted on 3/10/2013, 04:56




scusate il ritardo. Entro oggi rispondo
 
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Melody Jackson
view post Posted on 10/10/2013, 14:50




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Mentre Melody continuava a parlare, il sorriso rimaneva impassibile sul volto del serpeverde. La cosa faceva ancor più rabbia a Melody. Per lei era davvero difficile non diventare una torcia umana, mentre tutto il fuoco le scorreva nelle vene, nelle arterie e in ogni capillare o vaso sanguigno che fosse. Ma almeno il tono di voce rimaneva sullo stesso livello di tono, cercava di non sbraitare ricordandosi che alcuni studenti stavano ancora studiando. Questa premessa purtroppo non si mantenne su tutte le parole della corvetta, sulle quali essa poneva un pò più di accenti forzati. Ma il serpevedere rimaneva comunque lì, sotto gli occhi di tutti, mentre lei era visibile solo da qualche studente che si trovava alle spalle del serpino. Gli altri vedevano solo il suo viso. Meglio così. Le veniva da piangere e sbraitare, ma non poteva certo arrendersi di fronte a tale ignoranza. Doveva cercare di restare calma e ragionare, senza agire impulsivamente. A un tratto però, l'espressione sul volto del serpeverde cambiò. Melody si trovò a inarcare prima un sopracciglio, poi anche l'altro. Era stato zitto, sorridente e ora ? Che voleva fare ?

«Sono veramente desolato, Jackson, non intendevo far degradare la nostra conversazione a questo livello. »



*Si arrende ? Si arrende ? AHAHAHAHAHA *

Pensò entusiasta Melody mentre vedeva un velo di preoccupazione calare sul suo volto. Riconosceva i suoi sbagli ? Capiva finalmente che non poteva combattere con Melody ? Insomma, la corvonero era una ragazza ma conosceva più incantesimi di lui ! E la sua lingua slittava malvagia.. Non si riconosceva più. A un tratto, le guance si tinsero di rosso. Lei aveva continuato a sbraitargli contro, ma Chris, da vero uomo, alzava bandiera bianca. Era ovviamente li il vincitore agli occhi dei presenti. Melody si avvicinò di qualche passo, ma gli scaffali la coprivano ancora. Gli occhi azzurrini indagavano sul volto di Chris, che ne so, una risata, un sorriso maligno che lo tradisse. Ma niente di tutto ciò. Probabilmente da un momento all'altro Chris le avrebbe puntato la bacchetta alla gola, ma non successe niente. Si, forse Chris era veramente un gentiluomo e stava riconoscendo i suoi sbagli. Ma Melody non lo avrebbe perdonato così facilmente.. le aveva detto che era una stupida e che doveva chiudere quel becco e altre cose che non si scordano facilmente.. L'avrebbe perdonato ? No. Ma semplicemente, avrebbe cessato il fuoco e lo avrebbe ignorato nei corridoi. Tutto qui. Doveva pur trovare un giorno degli amici non simpatici. No, non amici. Delle persone non simpatiche. E Chris era l'altra faccia dell'antipatia, la faccia che la cattiveria usava per mostrarsi sulla terra. Un sospiro uscì dalle labbra della corvetta, che vide Chris raggiungerla. Ora erano entrambi semi coperti dalla scaffalatura.

Che c'è Chirs ? Hai paura di chiedermi sucsa davanti a tutti ?

Sbeffeggiò la corvetta, con un sorriso un pò più aperto sulle labbra e il tono molto più tranquillo. Non sarebbe stato facile far cadere a terra le armi, ma nonostante la lingua affilata era una ragazzina che poi si sarebbe pentita comunque delle sue parole. Anche se non avrebbe mai e poi mai chiesto scusa a Chris di sua volontà. Ricordava che all'asilo era sempre la maestra a dirle 'Su Melody, chiedi scusa a...'. Questa volta, però, non c'erano gli adulti. Gli adulti dovevano essere loro, riconoscere i propri errori e le cose fatte a 'modo'. E Chris stava riconoscendo i propri sbagli. Beh, bravo. Ma restava comunque il più cattivo di tutti.

« Siamo partiti con il piede sbagliato... Sotterriamo le asce da guerra e...»




Fosse così semplice. Non puoi chiedermi scusa dopo avermi sbeffeggiato tutto il tempo. Facciamo così. Io non conosco te e ..

Non finì la frase. era già tanto che fosse riuscita a iniziarla. La corvetta vide Chris portarsi le unghie della mano sinistra sulla propria guancia, graffiandosi letteralmente, con forza, finchè dai tagli non sbucò del sangue. Melody indietreggiò di qualche centimetro, spaventata. Si, per un istante immaginò che la faccia di Chris diventasse tutta piena di sangue e che la carne venisse sostituita dalle squame e che.. chris si trasformasse in un orco mangia bambini. Ma non fu così. Lasciò cadere la propria mano, quindi indietreggiò spaventato (come se fosse lui quello ad essere spaesato e terrorizzato !) e si portò velocemente la mano sulla ferita.

«Sei completamente impazzita??????? »


Aspetta.. Stava dando la colpa a lei ?? Melody si guardò la mano, per sicurezza. Era immacolata, profumava solo di pagine di libri e non di sangue ! Non era stata lei ! Aveva visto chiaramente le unghie di Chris conficcarsi nella sua stessa carne ! Ma nessuno aveva visto. Agli occhi di tutti era chiaro. Era Melody la pazza, l'assassina. La feritrice. Vigliacco. Bastardo. Deficiente. Stron..

*Che ti hanno messo nel succo di zucca ? *

Pensò mentre veniva fuori dalle scaffalature lentamente.

« Sei fuori di testa ! Io avevo chiesto scusa e tu cerchi di strapparmi via la faccia??? »



Melody si aspettasse che qualcuno dicesse qualcosa tipo 'Smettila di imrbogliare Chris' o che qualcuno la difendesse ma nulla.. Nessuno aveva visto. Doveva difendersi da sola. Melody sentiva la rabbia crescerle in corpo, ma il faccino diventava sempre più rosso. No, la fortuna non era a suo favore !

Fatti curare ! Io non ti ho fatto un bel niente !

Sbraitò la corvetta, interrotta però da un'ombra che le si posò davanti. ALzando lo sguardo vide un ragazzo dai capelli abbastanza lunghi e rossicci, carnagione pallida.. e almeno 17 anni. Poco più alto di suo fratello, il ragazzo probabilmente si era stufato. Portava sul petto lo stemma tassorosso .

*Almeno mi crEDERà !*

Sperò melody, ma vide anche un'altra cosa. C'era una spilla, la stessa spilla che la madre e il fratello conservavano gelosamente. Era un caposcuola. E voleva spiegazioni !

Salve..

Riuscì a dire Melody, che iniziava a non capirci più nulla. Le girava la testa.
 
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Lady Vengeance
view post Posted on 12/10/2013, 16:22




Gli eventi erano precipitati vorticosamente, alla stessa maniera di un fiume che si riversa in un lago tramite una ripida cascata.
Chrisalide premeva la mano con cui si era graffiata sulla guancia così che il sangue dalla pelle finisse sui polpastrelli e sotto le unghie, per poi portarla davanti agli occhi, osservarla con terrore teatrale e riporla sulla guancia.
Con doti d'attrice degna di un oscar forzò se stessa ad iperventilare per la rabbia e costrinse i propri occhi a divenire lucidi. Le bastò semplicemente pensare a sua madre e al ritratto di lei nella sala da pranzo che suo padre si ostinava a coprire con un panno nero.
Serrò i denti, ma non voleva piangere. Solo mostrare che era ferita sull'orgoglio, in fondo, aveva solo 11 anni.
Melody cercò di giustificarsi, urlandole di farsi curare, ma proprio quando stava per ribattere, una terza voce si intromise nella discussione.

Chrisalide fece un passo di lato, voltandosi con calma estrema e mostrando gli occhi cristallini, lucidi e grandi, come un cucciolo appena abbandonato.
Quei tratti così delicati parevan talmente effeminati da poter tradire la sua sessualità, ma la divisa maschile toglieva ogni dubbio.
Quelli che incontrò subito dopo, furono gli occhi più intensi che lei avesse mai conosciuto.
Le sue labbra si dischiusero, credette per un istante di aver visto un angelo.
Lì vi era la prova che il suo vero io era una gentile fanciulla, ma nessuno ne era a conoscenza.

Quel ragazzo dai capelli rossi e gli occhi chiari si era avvicinato probabilmente per il caos creato da quella demente della Jackson, ma Chrisalide non aveva nemmeno più attenzione per la corvonero, ora i suoi occhi erano sul tassorosso, più grande di lei che portava sul petto la spilla di Caposcuola.
Si limitò a fissarlo incantata come colpita e folgorata da una saetta, sapendo che quando lui avesse notato quello sguardo, probabilmente avrebbe pensato che Chris fosse gay.
Già.
Perché era Chris quello che si reggeva la guancia.
Ed era Chris che era rimasta incantata dagli occhi del Caposcuola .
Si rese conto di ciò che stava accadendo e forzò se stessa a tornare con i piedi per terra.
Scosse il capo e si morse il labbro inferiore.

*The show must go on, smettila di pensare che sia un angelo, è un maschio! E tu sei un maschio, un maschio che può avere interesse solo per le fanciulle! Stai facendo la figura dell'idiota e tutti penseranno che sei gay! Smettila!*

Continuava a reggersi la guancia, sentendola bruciare...doveva dire qualcosa ed essere credibile.


«Solo perché sono un primino ed ho 11 anni non è giusto che tutti se la prendano con me.
E..e.. Lo dirò a mio padre Melody, non è valido, tu sei più grande di me. »



Rivolse un altro sguardo verso la corvonero, giocando sporco e facendo la vittima. Mentre con la mano libera passava sugli occhi come ad asciugare via le lacrime di frustrazione.

Tornò poi sul tassorosso, fissandolo mortificato, aspettando che dicesse qualcosa.
 
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view post Posted on 8/11/2013, 03:17
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Horus R. Sekhmeth

~
BKGhiFR
Aveva scoperto di essere incredibilmente sadico quando, la prima volta, da Prefetto, aveva colto in flagrante un Serpeverde, più alto di lui, tra l'altro, mentre tentava di estorcere dei soldi ad un Tassorosso.
Era un bambinone grassoccio, il viso paffuto; il suo cognome Horus lo ricordava bene e con grande disgusto lo aveva riconosciuto come il figlio di un ricco Mago che si era comprato il titolo di Purosangue, incontrato durante uno di quei noiosi incontri a cui ogni tanto sua madre soleva portarlo.
Inutile dire che quel ragazzino e i suoi genitori di problemi di denaro, certamente, non ne avevano, e quando Horus si ritrovò di fronte a quella scena, dove quel bamboccio se la sghignazzava felice puntando la bacchetta al collo di un minuscolo Tassino intimandogli, come nei peggiori libri di serie omega, di "sganciargli la grana", sentì nel petto una stretta, un dolore particolare all'altezza della gabbia, come quando qualcosa vuole uscire e gratta con le unghie. E aveva sorriso.
Aveva sorriso, quando con una leggera risata aveva richiamato l'attenzione dei due. Aveva sorriso quando su quel faccione rossastro e pieno di sgraziate lentiggini si era dipinta un'espressione spaurita. Aveva pensato "Basta così poco? Una stupida spilla?" e poi aveva capito. "Non dirlo a mio padre!" lo aveva supplicato il Serpeverde una volta riconosciuta la spilla. Ed Horus aveva imparato quant'era divertente giocherellare con la paura altrui.
Aveva imparato a godersi ogni espressione sul volto delle persone che coglieva in fallo, lo divertiva. Era curioso di scoprire cosa si sarebbe dipinto sui visi di coloro che infrangevano le regole: paura? Sfida? Arroganza? Vergogna? Innocenza?
Come un giocatore d'azzardo, scommetteva.

E quel giorno, non fece eccezione.

Horus arrestò la sua camminata a pochi passi dalle due figure che avevano scatenato tanto putiferio nella sacra biblioteca. Posò le pallidi iridi sul volto della fanciulla che aveva di fronte, squadrandola in silenzio. Sul volto chiaro, incorniciato da capelli corvini, v'era il rossore della rabbia che le tingeva le gote di un colorito acceso. Ma, a poco a poco, quel colore svanì ed Horus percepì uno sguardo spaurito sulla propria figura. Un saluto mormorato, quasi con timore, il tono più basso, ora controllato, gli occhi azzurri che saettavano e si soffermavano per un istante sulla spilla che lui teneva appuntata sul petto.

*Timore.*
Azzardò il giovane.
Poco dinnanzi a loro, una figura molto più bassa, una mano portata sulla guancia, le piccole spalle che si alzavano e abbassavano in un respiro pesante e rapido.
Pochi istanti dopo, e il suo volto venne svelato, quand'egli si voltò rapido, mostrandosi al Caposcuola. Per un istante, Horus credette di avere di fronte una classica lite fra due ragazze: quei grandi occhi lucidi, colmi di lacrime, le dita affusolate premute su una guancia rossa, le labbra morbide. Una fanciulla incredibilmente delicata, si ritrovò a pensare il giovane, prima che i suoi stessi pensieri non vennero stroncati da un dettaglio più che sufficiente per deviarlo da quella convinzione: pantaloni neri, di cotone pesante, la divisa maschile. Quella bella bambola di porcellana, dai grandi occhi di cerbiatto, altri non era che...

*Per gli Dei, un maschio.*
Horus si ritrovò a schiudere le labbra per lo stupore mentre il sapore di un déjà-vu lo investì in pieno, al pari di una folata di vento. Solo sei anni prima, davanti lo specchio, lui stesso poteva vedere un viso delicato esattamente come quello del fanciullo che aveva di fronte. La rarità di tanta fragilità in un maschio che ben pochi possedevano. Grandi occhi grigi e un volto femmineo incorniciato da lunghi capelli rossi: un bambino delicato, anche troppo, androgino, la stessa androginità che in parte gli era ancora rimasta, nonostante ora fosse cresciuto e l'essere diventato uomo gli avesse donato caratteri ben più maschili di quanto possedesse da fanciullo.
Ma, paradossalmente, a distrarlo da quei pensieri fu lo sguardo del ragazzino fisso su di lui. Quei grandi occhi sembravano essersi aggrappati incredibilmente alla sua figura, le iridi cerulee che si muovevano lente, quasi incantate.
Sorpreso, Horus sollevò entrambe le sopracciglia, guardandosi discretamente prima a destra e a sinistra. Sia mai che vi fosse qualcuno dietro di lui e non se ne fosse accorto, magari una dea, o chi per lei. Ma, dopo aver controllato che non ci fosse nessun altro —a parte, la bibliotecaria e i suoi occhi rapaci che li fissavano dal fondo della stanza e lei, sicuramente, non avrebbe spinto nessuno a guardarla affascinato, Horus ne era certo— il Tassorosso tornò ad osservare il fanciullo.

*Ma...*
Un vago senso di imbarazzo lo colse all'improvviso, come una colata di lava sul collo e sulla schiena: se la sua temperatura corporea fosse stata quella di una volta, forse, guance e orecchie sarebbero diventate bollenti per la vergogna di quello sguardo. Mai, nessuno, l'aveva osservato a quel modo. Ed era ancora più imbarazzante se a farlo era un ragazzino di non più di undici, dodici anni.
Poteva dire di non essersi mai e poi mai aspettato quell'espressione, sul volto di qualcuno. Aveva, decisamente, perso la scommessa.

« Solo perché sono un primino ed ho 11 anni non è giusto che tutti se la prendano con me.
E..e.. Lo dirò a mio padre Melody, non è valido, tu sei più grande di me. »

Come se nulla fosse successo, il ragazzino esordì a quel modo, accusando la ragazza di chissà quale bullismo ed ignorando Horus per un istante.
*...*
Con gli sguardi di entrambi i fanciulli puntati addosso, e questa volta ben più normali, Horus sospirò, alzando gli occhi al cielo. Scoccò una rapida occhiata alla guancia del ragazzo e poi, nuovamente, si voltò, verso la bibliotecaria che ormai, più passava il tempo, più sembrava un rachitico avvoltoio sul suo ramo, pronto a spiccare il volo a terra e a scarnificare le proprie vittime.
*Brrr...*
« Seguitemi. » Mormorò semplicemente rivolto ai due, passandosi, stanco, una mano fra i capelli e muovendosi in direzione della porta con i fanciulli al seguito. Ogni passo che compiva lontano dalla biblioteca sentiva l'eco delle imprecazioni dei compiti abbandonati a metà, ma ormai, c'era dentro fino al collo, pensò, arrendendosi. Superato il grande arco dell'uscio della biblioteca, Horus si arrestò poco dopo, in un angolo del corridoio ove non passava nessuno, se non un fantasma sul fondo, intento a trapassare un muro.
« Ora che siamo lontani dalla Biblioteca, un luogo dove, non so se lo sapete, ma il silenzio è sacro, per favore, presentatevi e raccontatemi con calma e uno per volta cosa è successo. Non abbiate timore di raccontarmi la verità. E tu... » accennò, poi, al fanciullo, lanciandogli una rapida e sterile occhiate. « Mostrami cosa nascondi sotto la mano e cosa ha spinto un ometto a piangere di fronte ad una fanciulla. »
*Stupidi déjà-vu.*

«It's too late: you're fading away.»



OT: Perdonate il ritardo, da adesso in poi, ci sono.
Ah, mi sono permesso di muovere i vostri pg fuori dalla biblioteca: era per coerenza visto che in biblioteca non si parla e non volevo perdere un post solo per farvi camminare. Spero non vi abbia dato troppo fastidio. XD
 
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Melody Jackson
view post Posted on 9/11/2013, 11:23




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Uno della sua stessa razza. Un serpeverde dagli occhi rosso sangue e dai capelli bianchi come la neve, le aveva fatto passare un incubo. Prima aveva dato fastidio a lei e alla sua amica Zoey, con la quale non si era neanche più vista né sentita, poi, come se niente fosse, aveva fatto perdere dei punti alla corvetta. Dejavù. Ora Chris rischiava di tramutare un pomeriggio nel quale Melody doveva dedicarsi alla lettura in un orribile, in un mostruoso pomeriggio. Era proprio vero che il cappello parlante riusciva a smistare sempre nelle case giuste. Il caposcuola dai capelli rossi era davanti a loro, in attesa di spiegazioni. Mentre Chris la guardava con uno sguardo da oscar, pieno di rabbia e rancore. Aveva fatto tutto da solo.

Che attore che sei ! Dovresti essere candidato all'oscar !

Spiattellò, senza usare brutte parole perché sapeva bene che c'era il caposcuola di non si sa quale casata. Se non voleva che i fatti andassero come erano andati con Alfiaer, Melody avrebbe dovuto agire con razionalità e calma. Calma, calma. Valla a trovare la calma. Si, avrebbe dovuto seguire il consiglio della zia e fare yoga con lei. Almeno avrebbe trovato la calma anche quando essa dava cenno di essere scomparsa. La ragazzina chiuse gli occhi e inspirò a fondo. Una, due, tre volte. Quando gli riaprì, la figura di Chris era sempre lì, con gli occhi rossi e gonfi come due palline da tennis. Faceva quasi paura. Eppure quegli occhi celavano anche un altro sentimento : impossibile non riconoscerlo. Quasi caddè all'indietro, ci mancava solo quella ! Ma l'amore che non desiderava e che mai avrebbe desiderato non era rivolto a lei, per fortuna. Era rivolto all'alto caposcuola, che, anche lui accortosi del fatto era spaesato almeno quanto Melody.

*Sei.. dell'altra sponda Chris ?*

Melody non aveva niente contro i gay ma ecco.. a undici anni non era un po' presto ? Quello sguardo non era fraintendibile ! Con quegli occhi Melody guardava solo.. i suoi micetti e Josh. Dio quanto le mancava. Come se nulla fosse accaduto, Chris si asciugò le lacrime di coccodrillo e con voce strozzata e rotta dal pianto si rivolse a Melody.

« Solo perché sono un primino ed ho 11 anni non è giusto che tutti se la prendano con me.
E..e.. Lo dirò a mio padre Melody, non è valido, tu sei più grande di me. »


Certo, ovvio. Lui ora scaraventava tutta la colpa su di lei. Ma non aveva prove. Perché non erano mai esistite. Quello si che era uno stratega. Nascosto dagli scaffali, si era graffiato e poi era sbucato fuori dagli scaffali in modo che tutti facessero 2+2 e cadessero nella trappola preparata per Melody come polli.

« Seguitemi. »

La voce fredda e imbarazzata del ragazzo molto più grande di entrambi, passò di fianco ai due ragazzini, ordinando di seguirlo. Melody deglutì, quindi lasciò che Chris lo seguisse per primo. Aveva l'occasione di fissare il fondoschiena del caposcuola e non essere sbranato per davvero da Melody. Quando capì che Chris era abbastanza lontano da lei, la corvetta seguì a distanza il tassorosso fino a sbucare nel corridoio dove il ragazzo e l'impazzito Chris stavano già. Melody affrettò il passo, le guance rosse per gli sguardi che le avevano riservato in biblioteca.

« Ora che siamo lontani dalla Biblioteca, un luogo dove, non so se lo sapete, ma il silenzio è sacro, per favore, presentatevi e raccontatemi con calma e uno per volta cosa è successo. Non abbiate timore di raccontarmi la verità. E tu... Mostrami cosa nascondi sotto la mano e cosa ha spinto un ometto a piangere di fronte ad una fanciulla. »


Beh, sicuramente quel caposcuola era meglio della prefetta che l'aveva punita senza neanche curarsi della verità. Un sorriso involontario spuntò quando l'amore di Chris lo sbeffeggiò. Decise di lasciar parlare per primo il ragazzo, anche se poi cambiò idea, sperando che non venisse interrotta.

Il mio nome è Melody Jackson.

Disse con più calma possibile, anche se con le guance rosse dall'imbarazzo e dall'odio verso Chirs.

Devo dire che il pomeriggio era iniziato bene, mi ero seduta al tavolo con.. lui e un'altra serpeverde di nome Arya, ma non c'entra nulla, davvero. Credo che a Chris piaccia raccontare, quindi aveva iniziato a narrare delle storie..

Lo sguardo lanciò un'occhiata a Chris. Aveva incontrato un vero nemico, ma per nulla al mondo avrebbe spifferato le sue storie. Era una specie di segreto e per quanto odiasse il ragazzo non le sembrava giusto parlare delle sue avventure.

Io e l'altra ragazza, Arya, eravamo abbastanza interessate. Facevamo anche domande, insomma, sembrava davvero che il pomeriggio si sarebbe concluso con delle amicizie. E invece no. Non so com'è successo, ma tra me e Chris .. è spuntato qualcosa di brutto. Lui pensava che non stessi seguendo, Arya, capendo la situazione si è alzata andando via lasciando che risolvessimo le cose per conto nostro. Chris.. ricordo che Chris si è alzato e voleva andare via, io l'ho raggiunto con l'intento di chiarire. Abbiamo iniziato a dirci cose brutte, non lo nego.

Dai su, andava bene. Doveva solo proseguire. La corvetta respirò a fondo quindi concentrò gli occhi azzurrinei sul volto del caposcuola.

Ci guardava tutta la biblioteca. Io ero nascosta da uno scaffale, Chris.. si è avvicinato chiedendo di 'gettare le armi' e fare finta di nulla.. Nascosti entrambi dagli scaffali si è portato una mano sulla guancia e si è graffiato da solo. E' balzato all'indietro accusandomi di avergli voluto strappare la faccia. Io non ho fatto un bel niente. Per quanto avessi voluto prenderlo a schiaffi mi sono contenuta perché io per prima so che la violenza non fa bene all'anima, poi si diventa cattivi e marci dentro.

Concluse sostenendo lo sguardo del caposcuola dai capelli rossi come il manto di una volpe. Chissà cosa si sarebbe inventato Chris. Lo sguardo azzurro della corvetta, che ricordava tanto l'oceano dei caraibi, si posò su le sue stesse mani, che di certo non avevano graffiato la guancia del serpeverde. Le sue unghie erano cortissime, al contrario di ciò che ci si aspettava da una signorina per bene. Ma lei era spesso indotta a smiluzzare il poco di bianco che riusciva a crearsi dalle unghie. Era davvero impensabile che fosse riuscita a graffiare Chris .


 
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Lady Vengeance
view post Posted on 15/11/2013, 14:19




Il caposcuola di Tassorosso, si stava preoccupando per lei.
Per lei. Per la sua guancia, per cosa l'avesse fatta piangere.
Chrisalide sarebbe volentieri scoppiata in lacrime peggiori per cercare conforto per la sua celata identità. Quello si che era qualcosa per cui piangere. Ma non poteva aprirsi, a nessuno. Almeno per il momento non ne aveva il coraggio. Il caposcuola voleva la verità e Melody Subito iniziò a blaterare del pomeriggio in biblioteca, del racconto, della lite e ovviamente del finto graffio. Ma guardatela, sembrava una santarellina, dopo aver fatto la pazza nella biblioteca.

Dunque, la lasciò parlare, senza nemmeno interromperla una volta, da gentiluomo, mentre nella testa le scorrevano ricordi di suo padre sgridarla quando una volta passeggiando per Londra si erano fermati davanti ad un negozio di giocattoli, e lei stava fissando una bambola di porcellana in vetrina.
Suo padre le fece pagare cara quella distrazione.
Tornò però con i piedi per terra sentendo lo sguardo del Tassorosso su di se' aspettando che lei mostrasse la guancia. Con timidezza innata che non era finta, mosse piano la mano, fissando quel poco di sangue che copriva una delle dita. Rivolse lo sguardo al caposcuola, tirando su col naso, non sapeva nemmeno come lui si chiamasse, ma sentiva il proprio cuore martellarle nel petto.
Gli mostrò dunque la guancia, il graffio non era profondo, ma Chris aveva comunque solo 11 anni... Attese che quell'oca presuntuosa finisse di parlare, poi da grande attore si asciugò le lacrime.
Chrisalide da parte, Chris sul palcoscenico.


« Il mio nome è Chris Alide Lovecraft, sir. Quello che miss Jackson espone è parzialmente esatto...»

Cercò nella tasca un fazzoletto di seta, pulendosi il dito indice della mano destra.

« Ma dopo il mio racconto, mi ha posto domande talmente incoerenti e piene di disonore che mi han fatto indisporre, ma per questo ho già provveduto nel chieder venia, sir. »

Guardò Melody, probabilmente quell'ignorante non capiva nemmeno un H del suo linguaggio forbito e rispettoso, da salotti di alta nobiltà .

« Tuttavia, l'essere maturi non è di casa a quanto pare ... Dire insulse bugie per non assumersi la responsabilità delle proprie azioni è alquanto patetico, Jackson.
Volevo andar via e non me lo ha permesso, ha iniziato a starnazzare come un'oca isterica, oh buon Salazar che imbarazzo, in fronte a tutta la biblioteca, dove come è noto, non si supera un certo volume.


Fissava Horus negli occhi, timida ma decisa.

« Insulti su insulti, e quando ho alzato bandiera bianca e ho porto la mano per suggellar la pace? Cosa mi ritrovo? Due graffi sul viso.
Davvero maturo Jackson, i miei complimenti. Ma stai sicura che non appena cresco.. Ti faccio vedere come ci si sente quando qualcuno più grande se la prende con te...»


E terminò con un " Oca" mimato con le labbra in direzione della corvetta, senza far vedere al caposcuola.
 
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view post Posted on 16/11/2013, 21:56
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Horus R. Sekhmeth

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Dovette lottare contro tutte le sue forze, per tenere lo sguardo lontano dal fanciullo. Horus si voltò verso la ragazza presentatasi come Melody Jackson, ascoltando educatamente la sua versione dei fatti. Con la coda dell'occhio, tuttavia, scrutò il Serpeverde, notando quanto, improvvisamente, si fosse fatto incredibilmente quieto, lasciando parlare la sua compagna.
Meglio così, si disse il Caposcuola: se si fossero parlati l'uno sull'altra, sicuramente, li avrebbe cacciati via a pedate nel sedere.

« Non so com'è successo, ma tra me e Chris .. è spuntato qualcosa di brutto. Lui pensava che non stessi seguendo... »
*SPUNTATO qualcosa di brutto? * Pensò confuso, alzando un sopracciglio, così tanto che sparì tra le ciocche lunghe della frangia. Trattenne un sospiro, cercando di restare attaccato al filo del discorso e con un cenno del capo invitò la Corvetta a continuare. Ma, ad un tratto, il cuore si fermò, come se fosse inciampato in un ostacolo che, di punto in bianco, compare sulla strada.
« ...So che la violenza non fa bene all'anima, poi si diventa cattivi e marci dentro. »
Come una pesce abbocca all'amo, nella mente di Horus si succedettero immagini rapide, ricordi che si accavallavano uno sopra l'altro, richiamati dalla frase inconsapevole della Corvonero.
Rivide Eugene, l'infermiere, a terra, mentre lui, Horus, premeva la punta dello stivale contro la sua gola. Rivide i suoi occhi colmi di lacrime di rabbia e dolore per il colpo che lui gli aveva inferto. Ricordò come la coscienza svaniva, come neve al sole, ricordava la bestia che sentiva dentro di sé arrampicarsi sulle costole e prendere possesso del suo corpo.
Batté le palpebre ed il ricordò cambiò, in un vorticare di colori e volti, suoni, urla.
Rivide i resti abbandonati lì, in quella radura a nord di Londra. Tre corpi, squarciati: di umano, più nulla se non un ammasso informe di scheletro e muscoli, sangue schizzato sulla corteccia. Rivide se stesso e la gioia selvaggia che aveva provato, quando la lama di vento da lui creata aveva massacrato e ucciso i tre malviventi prima che loro potessero sfiorare la sua Runa e Mya..
Un brivido freddo corse lungo la spina dorsale del ragazzo ed un sorriso sghembo si dipinse sulle sue labbra sottili.
Ricordava anche troppo bene la seduzione della violenza e il terrore cieco che provava ogni qualvolta si ritrovava a dover fronteggiare il marcio della sua anima.

« Hai ragione, signorina Jackson. » Si limitò a dire, come se stesse sorridendo per ciò che lei aveva detto, asserendo come chiunque avrebbe fatto.
*Si diventa marci dentro. Diamine, Ra, a che punto sarai arrivato?*
Sovrappensiero, si passò una mano tra i capelli, le dita che scivolarono fin dietro la nuca andando a massaggiare il retro del collo. Lento, sentiva il battito del suo cuore ricominciare a risuonare nella sua cassa toracica e, con grande difficoltà, scacciò dalla mente quei ricordi, pregando affinché quella stretta al petto all'altezza del tatuaggio runico si allentasse.
« ... Lovecraft. » Horus si voltò così rapidamente che per la seconda volta, il suo collo prese uno strappo doloroso. L'imprecazione salì sulle labbra così naturale che il Tassino riuscì a malapena a mordersi in tempo l'interno della guancia per frenarla, incassando con stoicità il fastidioso dolore dei nervi accavallati. Ma, il nome del suo autore preferito, nominato così, apparentemente dal nulla l'aveva completamente strappato via dalle sue considerazioni. Senza più troppi scrupoli di mezzo, il Tassorosso puntò lo sguardo contro il fanciullo: Chris Lovecraft, si ritrovò a mormorare, silenziosamente. Che fosse parente...
« Lovecraft? Come Howard Phillipps Lovecraft, lo scrittore? » Si ritrovò a chiedere con un'espressione di chiaro stupore dipinto sul volto. Ma, sentendo lo sguardo della Corvonero, tossicchiò, scuotendo leggermente il capo. Si concentrò invece labbra del fanciullo, ascoltandolo nel frattempo parlare in un linguaggio forbito, anche troppo per un undicenne. Lo vide pulirsi elegantemente il dito macchiato di sangue su un fazzoletto; vide i grandi occhi ancora bagnati di lacrime luccicare a malapena e si chiese di che diamine di colore fossero: azzurri? Viola? I capelli di Chris ricadevano morbidi sulle spalle, più lunghi di un qualsiasi altro fanciullo. E, ancora una volta, con quel suo modo di parlare, con quella sua fragilità evidente in ogni gesto, Horus sovrappose la sua immagine da bambino al Serpeverde.
Troppo simili, troppo. Così tanto che sentì un leggero rimpianto, da qualche parte, in memoria del fanciullo innocente che era, così simile alla figura che aveva di fronte.

*Ma io non piangevo.*
Touché.

Quando Chris ebbe finito di parlare, fu come uscire da una trance. Horus sospirò, portandosi la mano sopra gli occhi e massaggiandosi le tempie. Il tocco gelido delle sue dita servì a dargli refrigerio e a confinare tutti quei pensieri estranei alla faccenda in fondo alla sua mente. Non aveva dubbi che, quella notte, tutto sarebbe riemerso, come una marea che si alza e travolge. Niente sonni tranquilli, a quelli poteva dire addio, pensò con rammarico.

« Mmm... è evidente che uno di voi stia mentendo. » mormorò, incrociando poi le braccia e guardando i due studenti.
« Innanzitutto, ho dimenticato di presentarmi. Sono Horus Ra Sekhmeth, semmai vogliate maledirmi e affatturarmi per avervi interrotto o ripreso, sapete almeno il mio nome. » Sorrise sarcastico. Ah, quante ne aveva ricevute di stupidi ed infantili minacce. Ce ne fosse stato uno che l'avesse fatto divertire.
« Signorina Jackson... » Esordì poi, piegando la testa e osservandola di sottecchi.
« Hai detto "è successo qualcosa di brutto...". Mentre il signor Lovecraft afferma chiaramente che hai tu stessa fatto delle domande... indisponenti e quindi, qualcosa è effettivamente successo e se fosse così, sai bene cos'è accaduto prima delle male parole. Mi chiedo perché nasconderlo. » Si soffermò per un istante sugli occhi cerulei della ragazza, per poi abbassare lo sguardo sulle mani di lei, osservando le unghie corte.
« ... Mentre tu, signor Lovecraft » Abbandonò completamente la figura di Melody e tornò a studiare il Serpeverde, notando un lampo di timidezza negli occhi lucidi. Horus trattenne un sorriso, scacciando con decisione l'ennesimo fantasma del suo ricordo. « Fai notare, giustamente, che in biblioteca non si alza la voce. Ma, temo di aver sentito anche te, urlare. Anzi, son state proprio le tue urla a farmi balzare sulla sedia. » Tacque, un istante, ponderando le espressioni dei due ragazzi. Mancavano dei pezzi in quel puzzle, quello era indubbio.
« Inoltre, Miss Jackson, mi sembra così assurdo che una persona si graffi da sola. » Proseguì poi, avvicinandosi di qualche passo al ragazzo e allungando una mano verso di lui. Si chinò appena, quel tanto che bastava per poter osservare da vicino la ferita; « Permettimi, un attimo... » Sussurrò e, senza attender ulteriore risposta, prese delicatamente il mento di Chris tra le dita, voltandogli leggermente il viso in modo da poter mostrare il solco sulla pelle a Melody e, al contempo, osservarlo lui stesso. Un segno scavato, la carne viva che si intravedeva appena sotto un sottile strato di epidermide, come una scheggiatura sulla porcellana. Horus socchiuse gli occhi per un secondo, concentrandosi.
« Al contempo, mi sembra altrettanto assurdo che una persona si avventi così su qualcuno che aveva proposto una tregua. » Disse poi, lasciando andare il viso del ragazzo.
Indietreggiò di qualche altro passo, appoggiandosi al muro di pietre del corridoio, ritrovandosi di fronte entrambi gli studenti.

« Potete spiegarmi quest'incongruenze, oppure è tutto qui quello che devo sapere? »
Ma sì, pensò, in fondo non era difficile tenere a freno i ricordi; e quella litigata fra ragazzini era l'ideale per tenere la mente occupata.
*Voglio vederti stanotte, Ra...*

«It's too late: you're fading away.»

 
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Melody Jackson
view post Posted on 25/11/2013, 18:28




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Il caposcuola la ascoltò, asserendo poi con un 'Hai ragione'. Aveva quindi visto giusto ? Alle prime parole di Melody aveva capito che era lei l'innocente ? Purtroppo no. Il ragazzo non pronunciò nient'altro, lasciando Melody col dubbio. Fu la volta di Chris a parlare. Quella sottospecie di scarafaggio quindi era anche in grado di inventarsi storie sul momento. Quando aveva progettato il tutto ? Nel tratto biblioteca-corridoio ? Oppure la sua lingua era talmente velenosa che si era abituata a sparare fesserie sul momento ?

« Ma dopo il mio racconto, mi ha posto domande talmente incoerenti e piene di disonore che mi han fatto indisporre, ma per questo ho già provveduto nel chieder venia, sir. »



<i>Melody drighignò i denti. L'ultima cosa che avrebbe voluto era aggredire il serpeverde sotto gli occhi del caposcuola. Serrò gli occhi e contò fino a dieci, poi fece un lungo respirone a pieni polmoni. Le palpebre si sollevarono, anche se la ragazzina si guardò bene dal posare lo sguardo sul volto di Chris. Poteva benissimo chiudersi nella tomba e rimanerci secco !


*Non si pensano queste cose..*

In fronte? Suggellar la pace? Melody venne scossa da un brivido. E così, lei si sarebbe alzata trattenendo Chris. Oh, certo, come se a lei importasse di rimanere con quel mostr talmente stupido che si era graffiato da solo. Tuttavia, sapeva che il suo turno per parlare non era quello. Ma se l'era legata al dito.

« Mmm... è evidente che uno di voi stia mentendo.Innanzitutto, ho dimenticato di presentarmi. Sono Horus Ra Sekhmeth, semmai vogliate maledirmi e affatturarmi per avervi interrotto o ripreso, sapete almeno il mio nome. Signorina Jackson...

Qualcuno che mente ? Entrambi sapevano chi fosse. Lo sguardo di Melody evitò però di posarsi su Chris. La schiena venne percorsa da un brivido quando si sentì chiamare.

« Hai detto "è successo qualcosa di brutto...". Mentre il signor Lovecraft afferma chiaramente che hai tu stessa fatto delle domande... indisponenti e quindi, qualcosa è effettivamente successo e se fosse così, sai bene cos'è accaduto prima delle male parole. Mi chiedo perché nasconderlo. »

La corvetta aprì la bocca per parlare, ma si rese conto che non era ancora il suo turno. Il caposcuola andò a osservare Chris. Melody si arrabbiò con se stessa ; perchè non se n'era andata ? Ovvio, quando sentiva parlare della sua famiglia andava su tutte le furie. Nessuno gliela toccava. Ma ora si stava riguardando la coscienza. Era lei ad aver ragione ? Non negava di aver servito su un piatto d'argento delle belle parole, ma neanche Chris aveva mantenuto il suo bel linguaggio. E in più aveva incolpato Melody di una cosa NON vera. Melody si risvegliò dai suoi pensieri, appena in tempo per vedere un Horus che prendeva il volto bianco di Chis tra le dita. Un attimo e sarebbe arrossito. Puah.

« Potete spiegarmi quest'incongruenze, oppure è tutto qui quello che devo sapere? »


Okay. Quello era il momento. Prima che Chris potesse proferir parola, la ragazzina alzò leggermente la mano.

Posso parlare ?

Alla chiaccherona quale era aveva fatto male restare zitta. Si schiarì la voce. Ora poteva riparlare.

Tanto per cominciare. è vero che Chris si è trovato dei graffi sulla guancia. Papale papale come ha detto lui; ha alzato bandiera bianca e si è trovato dei graffi sul viso. Ma di certo non sono stata io a farlieli.

Lanciò un'occhiataccia di sbieco al serpeverde, ma in generale rimase concentrata su Horus.

Stava raccontando una storia e credo volesse delle domande. Così ho contribuito. Ma le mie domande non sono state gradite. Avevo capito un'altra roba e ho preferito chiedere. Ma nulla di offensivo, anche perchè credevo che Chris fosse un narratore molto bravo e mi sarebbe piaciuto sentire come andava a finire la storia.

Melody fece spallucce. Inumidì le labbra quindi socchiuse gli occhi.

Cercavo soltanto di difendere la moglie 'maledetta' di suo nonno. Ma ho semplicemente chiesto ' Sicuro che tua nonna fosse maledetta ? ' Credevo fossero semplicemente dei pregiudizi locali e magari da lì poteva partire un'altra storia. Alla risposta negativa di Chris, il quale mi accusava di non aver seguito la sua storia e che stava chiedendo senza tanti giri di parole all'altra serpeverde di continuare da un'altra parte, mi sono offesa . Che c'è, non sono all'altezza delle vostre chiacchere ? Sono troppo stupida per capire ?

Melody si era davvero offesa. Poi cos'era successo ? Aveva riferito questo suo malcontento a Chris e poi.. oh giusto, poi le minacce.

Ho detto al qui presente signorino che non capivo la sua antipatia verso di me, i suoi pregiudizi, sicuramente imposti dalla sua nobile famiglia . Si, avevo capito che non ti vado a genio. Sei irritato dalla mia presenza, vero ?

Ora però si stava rivolgendo a Chris. Invece doveva parlare solo con il caposcuola.

Poi mi ha minacciato. Ha detto che se non volevo trovarmi senza lingua non dovevo rivolgergli più la parola con quel 'tono'. Un tono irritato. Mi ha dato della buona a nulla, ha detto che mi avrebbe volentieri chiuso la bocca con un incantesimo. Mi sono difesa. Ho detto che non sapevo chi fosse in realtà, ma non so neanche cosa vuole da me. E che sono abbastanza sveglia da etichettarlo, così come lui ha fatto con me. Chris ha tentato di alzare bandiera bianca da subito, ma si è allontanato dicendo 'Mio nonno aveva ragione sul tuo'. Eh, cari miei, non toccatemi la mia famiglia. Sono andata da lui chiedendogli cosa avesse da dire. Mio nonno è una persona magnifica. Ho sbagliato a pronunciare il nobile cognome di Chris, mi ha offeso anche su quello. Ci siamo scambiati un paio di battute velenose.. Sembravamo due mocciosette della prima nido che si tirano i capelli per giocare con le bambole.

Aveva paragonato Chris a una bambinetta urlante. Davanti al caposcuola. Un applauso Jackson.

Poi si è ferito da solo. Non so com'è successo.. Tutta la biblioteca ci guardava, io ero nascosta da uno scaffale. Lui si è avvicinato dicendo di far pace, evidentemente spiazzato dalle mie frasi. Poi si è portato le unghie sulla guancia graffiandosi. Entrambi nascosti dallo scaffale, credo che nessuno sappia com'è andata veramente. TRanne io e lui.

Poteva dirsi soddisfatta..

Ammettilo Chris Alide, ammetti che ti sei graffiato da solo e finiamola qui.

Si era stufata ? Si. Aveva detto tutto ciò che era successo, senza nascondee il fatto di aver risposto alle offese con altrettante battutacce.
 
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Lady Vengeance
view post Posted on 29/11/2013, 15:37




Chrisalide si trovava in un limbo. Da una parte quell'incantevole apparizione che altro non le ispirava che imbambolarsi a fissarlo e memorizzare ogni suo tratto. Dall'altro quella cretina nonché ottusa oca. Altro che corvo.
Ma quando, dopo essersi presentata, il caposcuola ripetè il suo cognome per poi citare il nome di suo nonno, Chrisalide ebbe un tuffo al cuore.
Affascinante e colto, non poteva esserci nulla di meglio.


«Ha colto nel centro, sir.
Howard era mio nonno, è da lui che ho ereditato la passione del narrare. »


Ed era vero, non c'era traccia di menzogna alcuna in quelle candide ed innocenti parole. E quando quelle immacolate orecchie udirono il nome del caposcuola, si forzò a trattenere un sospiro di ammirazione. Quel nome aveva toni esotici, misteriosi.
Gli occhi di zaffiro dell'androgina serpeverde si chiusero mentre la mente andava all'indietro, riavvolgendo come un nastro i ricordi di libri letti in quegli anni di forzata solitudine al maniero.
Sabbia, Sole, piramidi, Dei.
Aveva letto abbastanza a riguardo dell'Egitto, quel che bastava da riconoscere che il caposcuola tassorosso aveva il nome di un importante divinità egiziana.
Questa scoperta la lasciò piacevolmente sorpresa.
Ascoltando il ragazzo parlare si concentrò maggiormente sul suo aspetto fisico e scrutandolo in viso notò dietro i ramati ciuffi ribelli, una cicatrice a contornargli uno degli occhi . La cosa più particolare era che quel marchio rispecchiava perfettamente il suo nome, Ra. Era esattamente il simbolo del dio Sole.
Chrisalide si morse il labbro inferiore, ansiosa di dire qualcosa, fargli sapere che lei non era un ragazzino qualunque, che aveva immagazzinato una certa cultura, ma non era ancora il suo turno, mai si sarebbe permessa di interromperlo. Horus le fece notare che era stata lei stessa ad alzar la voce.


«Ne convengo sir e chiedo venia. Ma mai mi sarei aspettato, di ricevere una tal risposta, assai violenta invero, al mio alzar bandiera bianca.
Sarò giovane è vero, ma anche io mi rendo conto che posso essere infantile a volte. »


Guardò Melody, che digrignava i denti come uno scimpanzè.

« La prego sir, le dia un sedativo, non vorrei avesse la rabbia.»

Disse, continuando a prendersi gioco di lei, ma con un tono di voce innocente e quasi spaventato, accompagnando la recita con l'avvicinarsi di più al caposcuola, come a cercare protezione.
Melody continuava il suo noioso e stupido monologo, elencando ciò che era stato detto.


«Mio nonno, Jackson per l'ennesima volta, non aveva alcuna moglie maledetta. Lo vedi che non capisci ?
Leanhuan Shee era una Veela, ed era la nonna di mio nonno. Non era lei ad esser maledetta, era quel matrimonio con Edward Hyde. Se avessi seguito lo sapresti. »


Guardò ancora il caposcuola quando Melody nominò la questione nonni.

« Mi corregga se sbaglio, efendi, ma con il mio dire "Mio nonno aveva ragione sul tuo" non ho insultato nessuno. Non vi è offesa alcuna nelle mie parole.»

Non poté far a meno di nominare quel titolo arabo, ricordava bene che in Egitto quella fosse la lingua ufficiale, e non voleva mancare di rispetto.
Prima che potesse ricevere una qualunque risposta, però, Chrisalide udì Ra chiedergli il permesso per qualcosa, e quando gli rivolse uno sguardo interrogativo non capendo, si trovò le mani gentili e delicate di lui a prenderle il viso.
Si sentì il fiato mozzarlesi per poi arrossire intensamente nel vedere il volto di lui tanto vicino al proprio.
Costrinse i propri occhi ad evitar quelli di lui e fissarsi su qualsiasi altra cosa. Così facendo potè notare il ciondolo che egli portava al collo, era un Ankh se non errava, simbolo di vita e protezione, visto tempo prima in un libro. Le sue guance andavano a fuoco portandogli via la facoltà di parole. Si sentì come se non avesse più controllo del proprio corpo...
Lo lasciò fare, incapace ti sottrarsi a quel gentile esame della propria ferita.
 
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view post Posted on 9/12/2013, 23:18
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Brace yourselves. Papiro is coming.



Horus R. Sekhmeth

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Non tardò molto prima che le spiegazioni che aveva richiesto giungessero alle sue orecchie. Ed Horus quasi se ne pentì quando queste invasero la sua povera testa dolorante. Alla mano alzata e alla richiesta di poter parlare, forse con un pizzico si sbruffonaggine, da parte della Corvonero, Horus aveva sentito la vena sulla tempia pulsare preoccupante, invitando la ragazzina, al contempo, con un gesto della mano a farsi avanti. « Accomodati. » Aveva detto asciutto, appoggiandosi più comodamente al muro di pietra dietro di sé ed ascoltando la versione dei fatti della ragazza. Inizialmente fu anche facile seguire il filo del discorso: Melody cominciò ad esporre, più dettagliatamente, lo scenario del suo incontro col Serpeverde, osservando il Caposcuola con limpidezza senza, tuttavia, risparmiare qualche occhiata al vetriolo a Lovecraft. Ma, poi, senza che Horus potesse capire come fosse successo, le parole si accavallarono una sull'altro divenendo, da misero rigagnolo, ad un vero e proprio torrente in piena che lo aveva investito senza possibilità di appigli. Spaventato, il ragazzo si appiattì, lentamente, alla parete, con l'idea di spiaccicarvisi, cercando di osservare il meno orripilato possibile la fanciulla, in preda ad una crisi di nervi o solamente rapita dall'enfasi del suo stesso discorso.
*Ommioddio come si spegne questa? *
Diamine, si ritrovò a pensare, le ragazze quando si arrabbiano sono più temili di un centauro con una freccia infilata nelle chia....
« La prego sir, le dia un sedativo, non vorrei avesse la rabbia.»
Senza rendersene conto, il minuto fanciullo si era avvicinato un po' di più al ragazzo, allontanandosi quasi impaurito da Melody. E a quelle parole, Horus lottò con il suo autocontrollo per non scoppiare a ridere. Irrispettoso, dannatamente irrispettoso, si ammonì, camuffando ad arte la risata nascente in un educato colpetto di tosse, con tanto di mano portata alle labbra per censurare qualsivoglia sorriso. Ma, Melody, continuava a parlare, parlando di minacce e strane affermazioni di cui Horus, poteva scommetterci, si era perso un pezzo.
« Sembravamo due mocciosette della prima nido che si tirano i capelli per giocare con le bambole. »
*E Dei del cielo, se lo sembrate anche adesso, Jackson...* Pensò sardonico, squadrando entrambi con la coda dell'occhio.
« Ammettilo Chris Alide, ammetti che ti sei graffiato da solo e finiamola qui.»
E fuori uno, si disse Horus, stupendosi di come Melody riuscisse ancora a parlare normalmente e ad avere fiato dopo il monologo; campionessa olimpica d'apnea. Preferì rimanere in silenzio, osservando senza intervenire la Corvonero rivolgersi al Serpeverde.
Se fosse stata tutta una farsa, Melody non sarebbe di certo stata infervorata ed offesa, perché per le brache di Merlino, glielo si leggeva in faccia il rancore che provava verso il ragazzetto. E dunque, tutta quella foga, effettivamente, non giustificava il gesto violento verso Chris?
Quel pensiero venne interrotto quando il ragazzino, di cui Horus ancora non si capacitava della sua identità —e, diamine, avere di fronte il nipote del proprio scrittore preferito non è roba da tutti i giorni—, prese a sua volta la parola.

« Mio nonno, Jackson per l'ennesima volta, non aveva alcuna moglie maledetta. Lo vedi che non capisci ? Leanhuan Shee era una Veela, ed era la nonna di mio nonno. Non era lei ad esser maledetta, era quel matrimonio con Edward Hyde. Se avessi seguito lo sapresti. » Fu come un attimo, quando quel nome venne pronunciato dalle sottili labbra del fanciullo. "Leanhuan Shee" risuonò nella sua testa, con l'eco, sì, della voce di Chris, ma mutando come in un vortice, finché non assunse la voce di qualcuno di familiare. Dove diamine l'aveva sentito?
Horus socchiuse gli occhi per un istante, perdendo il contatto con la realtà, mentre il corridoio sfocava, i due ragazzini svanivano e un ricordo saliva a galla.

"« Chissà perché, quando ci sei tu vicino a me, Ainsel, mi viene assai più facile scrivere delle mie scoperte. Hanno un che di poetico e sai che io non sono bravo come te, a scrivere. Che incantesimo mi hai fatto? »
La Sua voce, profonda, era scherzosa. Il sorriso sulle labbra, i capelli rossi, come i suoi, raccolti in una lunga coda laterale, mentre alzava, davanti a sé una pergamena fitta di disegni e appunti.
« Cosa cosa? Dici davvero? » Aveva sghignazzato sua madre, raggiungendo suo padre alla scrivania e abbracciandolo da dietro. « A quanto pare sono una Leanhuan Shee e non lo sapevo, huhu » Aveva riso, affondando il viso nel collo di Osiris e dandogli un leggero bacio.
« Mamma... che cos'è una li...liannanscì? » Aveva chiesto lui, alzando il viso da un libro di cui stava vedendo le figure, sdraiato sul tappeto davanti al camino dello studio di suo padre, e osservando sua madre che, a quella domanda, era saltata su e si guardava intorno spaesata.
« Ehr... nella religione celtica, piccino mio, è una fata bellissima, una musa ispiratrice per gli uomini... » Aveva detto, con un sorriso, portandosi dietro l'orecchio una ciocca, come faceva sempre quand'era imbarazzata. « Che poi si mangiano! » « OSIRIS! » « CHE? Che ho detto!»"

Il ricordo sfumò, rapido, come spazzato via da una folata di vento; le orecchie si svuotarono della voce dei suoi genitori di più dieci anni addietro, mentre la voce di Chris prendeva il loro posto. Gli occhi di Horus rimisero a fuoco ed il ragazzo tornò presente alla situazione, non senza sentire una dolorosa stretta al petto a cui fu costretto a portarsi una mano, giustificando quel gesto sistemando la spilla.
Dieci anni... più dieci anni erano passati? E ora, nuovamente, si ritrovava a sentirsi in colpa per non aver mai approfondito, del tutto, ciò che conosceva dell'altra metà del suo sangue irlandese.

*Basta, Ra...*
« Mi corregga se sbaglio, efendi...» *Efendi? Eccone un altro che mi crede arabo...*«... Ma con il mio dire "Mio nonno aveva ragione sul tuo" non ho insultato nessuno. Non vi è offesa alcuna nelle mie parole.»
« Touché. » Convenne, quasi in automatico, alle parole di Chris. Tacque, poi, osservando per l'ennesima volta i due e rimuginando sulle loro parole. Non aveva capito un'acca di come diamine era partito quello stupido litigio.
Chris racconta e Melody ascolta. E ci siamo. Melody ha fatto domande —quali domande?— su una roba —argomento non identificato, bip— che non aveva capito. Ma nulla di offensivo. Difendeva solo la nonna— ma non era la bisnonna?— maledetta di Chris. Ma in realtà ha solo chiesto se era sicuro che fosse maledetta. Chris si infervora perché accusa Melody di non aver ascoltato. Battibecco in corso blablabla, buona a nulla, blablablbla signorino, blablabla. Poi fanno pace, tadaan, sventola bandiera bianca, linda. E Chris dice che suo nonno aveva ragione su quello di Melody — ma quindi si conoscevano i loro nonni?— e tutta la biblioteca li guarda, ma erano nascosti dietro lo scaffale, com'era possibile, boh. Infine Chris s'è graffiato da solo, quando nessuno poteva vederli. Chiaro no?

*Lampante.* Quasi quasi sarebbe stato meglio continuare Rune Antiche: sarebbe stato più facile tradurre, pensò sconsolato.
« Giuro, non ho mai sentito un racconto così confuso. Forse, qui, quello troppo stupido per capire sono io. » Esordì dopo quella riflessione estenuante, sospirando.
« Sono ancora convinto che uno di voi due stia mentendo. Almeno su qualcosa, magari anche due, chissà. Tuttavia, Chris ha ragione, Melody. Ciò che lui ha affermato è sì ambiguo, ma non è offensivo. Né mi sembra ti sia stata toccata la tua famiglia, tanto da giustificare il tuo rancore. » Disse, semplicemente, osservando la ragazzina. poi, COSA il nonno di Chris, sir Howard avesse avuto da ridire sul nonno della Corvonero non era dato sapere. E finché non veniva espresso, rimaneva il beneficio del dubbio.
« D'altro canto, Chris » si rivolse verso il ragazzino, concentrandosi per un istante sulla sua ferita e notando un alone incredibilmente chiaro attorno, come se quella scheggiatura di sangue avesse portato via un velo di pelle rivelandone di più chiara al di sotto. « Se Melody ha davvero posto quella domanda, non v'era motivo di infervorarsi tanto, nevvero? » Domandò, retorico. Non aveva bisogno di una risposta. « La tua bisnonna oltre ad essere una Veela, portava il nome di una creatura celtica, di una Fata dalla fama maledetta e, forse, Melody, conoscendo ciò, ha ricondotto quella nomea non al matrimonio dei tuoi bisnonni, ma alla mitologia irlandese, chissà. » E chissà perché la vedeva un po' improbabile come ipotesi. Ma se alimentava quel fuoco, come minimo i due si sarebbero accapigliati davvero come due bestioline rabbiose. E lui non era bravo a fare il domatore.
« Direi quindi di chiudere qui la faccenda e probabilmente io non saprò mai chi ti ha ferito, Chris. » Concluse con un sospiro, portandosi la mano verso i capelli, per riavviarseli in un gesto automatico. Ma qualcosa catturò la sua attenzione. Sulle dita, lì dove aveva sfiorato la guancia del Serpino, v'era del colore. Non era eccessivamente scuro, somigliava ad un color nude anche se, inevitabilmente, sulla sua pelle bianca, colpita dalla maledizione, risaltava come una macchia. Strofinandolo tra un dito e un altro, sembrava lo stucco che molte ragazze parevano mettersi sulla faccia per nascondere —malamente— i loro difetti.
Fondotinta?
Horus guardò per un attimo il Serpeverde, soffermandosi nuovamente su quella macchia chiara. Poi guardò nuovamente le sue dita.

*Un bambino di undici anni che si trucca?... Occheeeei... ok, Ra, ok, stai andando un po' fuori di testa.*
« In ogni caso... » Riprese, lasciando cadere il braccio lungo il fianco e abbandonando, decisamente, l'idea di toccarsi i capelli con le dita dipinte, sorvolando sul mistero del make up di Chris Lovecraft. « Vi renderete conto che avete generato un bel po' di caos. Sono costretto a togliervi cinque punti a testa. Non per la litigata, non per i graffi, ma per i toni alti e il disturbo che in Biblioteca non deve esserci. È un valore simbolico, sono sicuro che non nuoceranno troppo alla Casata o a voi, ma vi serva da lezione poiché la prossima volta ve ne toglierò venti. E la volta ancora quaranta. E quella dopo ottanta e via discorrendo. » Sospirò « Non vi darò ulteriori punizioni. Ma spero abbiate compreso quanto sia facile e sbagliato cedere all'ira e alla permalosità, sia da una parte sia dall'altra. Non pretendo che vi stringiate la mano, so che sarebbe chiedere troppo e so che non lo fareste di certo con buone intenzioni, ma solo perché ci sono io a guardarvi. E tanto, non servirebbe a niente. » Disse, abbozzando un sorrisetto ironico. « Ma... » Continuò, alzando un dito, perentorio. [color=black]« Non vi ammazzate. E lasciatevi perdere, per cortesia. La Scuola è grande, voi siete vaccinati e sulla via della crescita, troverete persone più adatte a voi senza perder tempo con chi non vi trovate e con questa, semplicemente, girate al largo. Sono stato chiaro?»
Il suo sguardo si posò a turno sui due, soffermandosi su Chris. In lui, c'era qualcosa che non gli tornava. E più si imponeva di lasciar perdere più, masochisticamente, ci rimuginava su.

«It's too late: you're fading away.»

 
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Melody Jackson
view post Posted on 7/1/2014, 17:37





Cinque punti.

Melody strinse i denti, cinque punti a tutti e due, non solo a lei, per fortuna. Ma Horus aveva ragione, d'ora in poi sarebbe stata lontana dai guai cioè lontana da Chris. Non gli avrebbe strinto la mano, neanche per idea. Però era pronta a riconoscere il suo errore, con tutta la sincerità possibile. Il caposcuola non poteva mica fargli bere qualcheintruglio per far dire la verità a Chris, ma come detto dallo stesso tassorosso, i punti avevano un valore 'simolico', tolti solo per il disturbo in biblioteca.

D'accordo.. Inizio per prima scusandomi per il tono di voce ..

Si rivolse a Chris. Cercò di contenere tutte le scariche d'odio che avrebbe voluto mandargli, quindi abbozzò un sorriso forzatissimo, maledicendosi per non averlo trasformato in un topo prima che arrivasse Horus. Si aspettava che dall'incontro dei loro occhi sarebbero nate qualche scintilla di fuoco, tanto per restare in tema 'ti odio e tu mi odi, ma peace & love'.

Mi spiace per essermi infuriata.

*La prossima volta che ti vedo, nano da giardino, ti ignoro e spero che tu faccia lo stesso altrimenti te ne canto quattro e non mi importa dei venti punti persi, perchè la prossima volta non mi faccio fregare e non toglieranno 20 punti, non a me*

Il sorriso si spense, quindi guardò il caposcuola. Però davvero, ora che si era scusata stava meglio, anche se bastava che Chris la guardasse per farle salire la rabbia. Andava bene ? Adesso avrebbe potuto andarsene ?

 
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Lady Vengeance
view post Posted on 20/1/2014, 13:43




I pensieri di odio verso Melody andavano affievolendosi ogni secondo che passava a guardare gli occhi grigi di Ra. Il primo momento che aveva guardato in quella direzione aveva pensato fossero azzurri, ma la luce l'aveva tratta in inganno. Erano grigi ed erano meravigliosi. Non aveva mai visto occhi di quel colore in tutta la sua vita. Ovvio, non era mai riuscita a incontrare nessuno al di fuori dei suoi servitori e dei pochi abitanti del villaggio poco lontano da casa sua.
Il tempo sembrava essersi fermato, si sentiva sospesa su di una soffice nuvola, con due fili alle braccia e alle gambe che la dirigevano come se fosse un burattino, la marionetta di suo padre. Chrisalide chiuse gli occhi per un momento, guardando quell'oca neroblu che muoveva le labbra blaterando qualche parola di scusa. Lo sguardo di totale snob e superiorità si impossessò di nuovo dei suoi occhi, le labbra si arricciarono in un'espressione di puro disgusto, fissandola da capo a piedi.


«Ho già chiesto scusa, credo di essermi umiliato abbastanza con te, piccola. »

Aveva evitato di aggiungere la parola Idiota alla fine della frase, ma era chiaro che dopo quel Piccola venisse qualcos'altro. Ma non aveva più tempo da pensare a quella cretina, gli occhi di Horus erano letteralmente una questione più interessante. Sospirò lievemente tornando a fissare il caposcuola, osservando con attenzione i tratti del suo viso, i capelli, quell'adorabile cicatrice a forma di geroglifico che contornava uno dei suoi occhi. Dei cinque punti tolti se ne fregava altamente, anzi erano stati ben spesi! Si era divertita da morire ad insultare la corvonero e prendersi gioco di lei, e poi, aveva conosciuto Ra. Oh si, erano stati ben spesi.

Il caposcuola consigliava ai due di ignorarsi a vicenda, Chrisalide non aveva il minimo interesse verso la cornacchia, quindi la sua indifferenza sarebbe stata più che sufficiente.
Chris guardò Ra, una mano sul petto con fare drammatico, da Oscar.
Melody sembrava frettolosa di andarsene, ma lei se avesse potuta, avrebbe davvero apprezzato passare un po' più di tempo con il caposcuola.
I piedi della cornacchia nervosi parevan faticare a stare fermi, quanto le avrebbe fatto piacere farglieli saltare in aria.
Ma si limitò a tornare con gli occhi su Ra, schiudere le labbra rosee e proferir solenne.


«In un universo senza scopo, tutto è uguale e nulla vale la pena di un serio pensiero. Non ci resta che cogliere ciò che preferiamo e sorridere, rendendoci conto che dove non esistono autentiche direzioni l'una vale l'altra. Ed è meglio non cadere nell'assurdo eccitandosi o dandosi alla violenza, alle aberrazioni e ai comportamenti antisociali a causa di qualche illusoria sciocchezza. Nulla è importante, ma forse è più confortevole mantenere la calma e non interferire con gli altri. »

E nel citare suo nonno, una nuova occhiata minatoria partì in direzione della cornacchia per poi chinare il capo ed intonare un motivetto.

« Che ballata mai cantiam da mane a sera,
stanchi di sentir gracchiar lo canto stridulo?

Non ritornerai nomade uccello
Ritrovate ogni speranza voi che andate via
E Marta la cornacchia dov'era? non c'era
Morta è la cornacchia che un giorno avesti in casa..»

 
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view post Posted on 30/1/2014, 22:37
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Horus R. Sekhmeth

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Da quando aveva avuto la facoltà di poter togliere punti a chi se lo fosse meritato, Horus aveva capito che "il potere della Carica", se così lo si voleva chiamare, portava più grane di quanto si potesse pensare.
In primis perché per una mente assolutamente menefreghista come quella del Tassino, impicciarsi nelle litigate altrui non era poi così allettante: la sua politica era "intervieni solo se costretto e se lede i tuoi nervi". Se possibile quindi, se vedeva due battibeccare in un luogo ove non era costretto dal regolamento (ma solo dall'etica= ad intervenire, Horus tirava dritto, —in barba alla sua spilla—, augurandosi che i litiganti si pestassero per bene, —in barba all'umano pensiero—, tanto da non riprovarci più, e via, tante care cose.
In secundis perché il togliere punti, per quanto certe volte potesse essere appagante —tranne quando toccava toglierli alla propria Casata—, sembrando anche una sorta di "ultima parola" a cui era impossibile rispondere con "ma!" (cui avrebbe fatto seguito un "Zitto o te ne tolgo il doppio!"), in realtà tirava giù ancor più grattacapi. Sì, perché, di solito, Horus aveva la sfortuna di incontrare anche chi aveva la faccia tosta (e il tempo da perdere) di mettersi a baccagliare sulla questione, additando e incolpando magari il primo che passava, o sproloquiando sulla giustizia, ingiustizia e tante belle parole che solitamente si odono dire o nei poemi cavallereschi o in politica. Durante le candidature. E basta. Il che, è tutto dire.
Fu con ansia, quindi, che il giovane attese la reazione dei due studenti, squadrandoli con apparente freddezza, elaborando nel frattempo possibili contro-risposte con conseguente perdita di ulteriori punti, maledizioni varie e via discorrendo. Fortuna volle che la Corvonero si dimostrò più matura del previsto e, nonostante il suo sorriso assomigliasse più ad una colica che ad un gesto di cortesia e scusa vero e proprio verso il Serpeverde, accettò di buon grado la perdita di quei miseri punti.
*Anche perché son cinque. Cinque. Devi essere infame per rompere le scatole polemizzando su cinque punti scontati e tolti giusto per monito.
In ogni caso, Horus apprezzò il gesto e volle credere che Melody, davvero, si sarebbe tenuta alla larga da Chris. Ma, per quanto riguardava il Serpino... qualcosa ancora non quadrava al Caposcuola. Spostò lo sguardo su di lui, studiandolo attentamente e strofinando quasi inconsciamente pollice e indice tra loro, ancora leggermente unti da quella strana tintura, osservata poco prima, lasciata dalla pelle di lui. No, Chris nascondeva qualcosa su quello non ci pioveva e fu quasi una conferma l'atteggiamento che rivolse a Melody, quand'ella provò a scusarsi di buon grado. Anziché fare buon viso a cattivo gioco, come aveva fatto pochi istanti prima la Corvetta, giusto per togliersi di mezzo quella seccatura, il ragazzino perse completamente l'aria impaurita e da cucciolo abbandonato adottata poco prima, dimostrando di saper sfoggiare uno sguardo tagliente ed un'espressione di sufficienza che poteva vantare anni d'esperienza. *L'avrà imparato alle elementari?*
Horus alzò gli occhi al cielo, sospirando: perché era così difficile dire "sì ok, scusa, chi s'è visto s'è visto?". Respirò piano e con calma, concentrandosi sull'alto soffitto del corridoio e contando mentalmente tanti begli Snasi scodinzolanti. Poteva farcela, poteva: se Melody non abboccava, era ancora libero di andarsene e lasciarli cuocere nel loro brodo, vantando anche di aver fatto il proprio dovere. Poiu, fortunatamente Chris sembrò sotterrare l'ascia di guerra con una citazione che catturò l'attenzione di Horus nell'immediato, quasi fosse stato un richiamo. Mentre recitava le parole di Lovecraft, il ragazzino guardava il Tassorosso dritto negli occhi ed Horus sostenne il suo sguardo, socchiudendo appena le palpebre per potersi concentrare sulle particolari iridi del giovane ed escludere tutto il resto. Limpide e al contempo vacue, di una tonalità d'azzurro che, con la luce che penetrava delle finestre, tendeva quasi all'indaco e, cosa più importante, non presentavano nessuna traccia del pianto che Chris aveva millantato poco prima. Un dettaglio che, unito ai termini rivolti alla ragazzina una volta finiti i giochi, sembrava quasi confermare l'ipotesi che a poco a poco Horus andava delineando
« Hai citato bene tuo nonno, Chris. Era un uomo molto saggio, fra le tante cose e direi che sì, faresti bene a seguire le sue parole. » Disse con affabilità, quando il fanciullo terminò. Con sua somma sorpresa però, il Serpino non finì lì: scoccando un'ultima occhiata velenosa a Melody, intonò una canzoncina che Horus mai aveva sentito, ma il cui senso era difficile immaginare, palese *Ed infantile* frecciatina alla ragazza. Del resto, non era poi neanche così celata: corvi, cornacchie, sempre pennuti erano, si disse Horus, piegando il capo incuriosito e fissando il ragazzo. Quando la sua voce si spense nel corridoio, senza abbandonare il viso di lui, il Caposcuola, alzando un sopracciglio, batté lentamente le mani tre volte, non una di più.
« Beh, che dire, non mi aspettavo uno stornello, ma è stato... illuminante. » Affermò con tono indecifrabile. Passò un lungo momento in cui Horus continuò a fissare Chris, la mente all'opera, analitica, mentre gli occhi si muovevano lenti a sfiorare ogni lineamento, soffermandosi sul suo sorrisetto, sugli occhi ora brillanti —e di certo non di lacrime—, su quella ferita che, seppur lieve, spiccava incredibilmente, fino a scivolare sulle mani del ragazzino, affusolate e dalle dita lunghe. Poi, come se niente fosse, e quasi sembrando soprassedere, Horus si rivolse a Melody, sciogliendosi in un sorriso gentile.
« Sono contento che abbiate capito. » *Se per finta oppure no, ormai non importa.* « Vai pure, Melody, sei libera. » La invitò, con un tono che, seppur cortese, non ammetteva repliche. « Tu, Chris... » Aggiunse poi, tornando ad osservare il Serpino e senza abbandonare l'espressione serena che si era dipinta sul suo volto « Rimani pure, vorrei disquisire su tuo nonno, se ti va. » Horus strinse gli occhi e il suo sorriso si fece ancora più dolce, così come il tono delle sue parole, sul finale, assunse una punta di accortezza. Con la coda dell'occhio, tuttavia, il giovane osservò Melody e non appena la vide allontanarsi, fuori portata d'orecchio, il sorriso sfumò e il volto del Tassino tornò serio ed indecifrabile, gli occhi che brillavano appena.
« Seguimi, Chris. » *Est modus in rebus* Disse con tono enigmatico, senza aggiunger altro e voltandosi nella direzione opposta a quella della biblioteca.
Terzo: c 'era un'altra cosa che Horus doveva metter in conto, quando interveniva in qualche discussione: potevano esserci casi in cui il suo coinvolgimento era contemplato più del previsto. E il caso in cui si era appena imbattuto, era uno di quelli.

*Ah, se te ne pentirai, Ra...* Pensò mentre, sicuro che Chris lo stesse seguendo, proseguiva nel corridoio scorrendo distrattamente con lo sguardo le varie porte che si affacciavano, in cerca di una in particolare.
Il suo masochismo, talvolta, raggiungeva apici che sbalordivano lo stesso Horus.

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«It's too late: you're fading away.»



Bon, la considererei chiusa, sebbene per me e Chris continui. Horus vi ringrazia per la collaborazione e anche io *dlin dlon* :*-*:

 
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