L'oscurità delle strade di Nocturn Alley, rendeva l'atmosfera cupa ed opprimente. Non c'erano rumori particolari a fare da contorno, se non quelli di leggeri brusii che sembravano rivolti unicamente alla chioma albina che si aggirava lenta ed interessata alle vetrine polverose e opache.
I suoi occhi erano un faro tra quelle ombre, per quanto ovviamente un faro cremisi potesse rappresentare salvezza ai naviganti in quelle acque. Se anche nel profondo delle cavità del suo animo, ci fosse comunque il minimo bisogno di voler
aiutare.Alfier non aveva mai desiderato una "cura" a quello che era, a quello che gli altri conoscevano di lui. Anzi, sebbene ci fosse stato molto vicino nel desiderarla, aveva poi lasciato al fato il compito di guidarlo verso il proprio destino, qualunque esso fosse -ma certamente il più vicino alle sue
attitudini-.
Si era sempre trovato a fare incontri interessanti a Nocturn Alley e quel giorno un po' per rompere la solita monotonia di Hogwarts, un po' perché spendere i propri galeoni a Nocturn gli dispiaceva molto meno che farlo a Diagon Alley, Alfier aveva deciso di farsi una passeggiata da solo, in compagnia delle ombre e della solitudine.
Sebbene avesse notato su di sé degli sguardi poco piacevoli e fin troppo interessati, aveva deciso di lasciar perdere: in primo luogo perché solo e sapeva bene quanto potesse essere inutile immedesimarsi in risse o duelli di sorta, contro due o più persone; in secondo luogo, sapeva che tutti quegli occhi puntati addosso, non erano altro che una benedizione. Quegli occhi, non avrebbero dimenticato i suoi occhi ed i suoi capelli dal colore tanto particolare molto presto.
Avrebbero ricordato quei lineamenti quando lui sarebbe diventato
qualcuno, mentre loro era rimasti lì, nella melma e nel fango di quel posto.
Ma, giusto per precauzione, aveva sempre a portata di mano la bacchetta. Non conosceva incantesimi veramente in grado di
nuocere ed a scuola un po' per poca voglia, un po' perché erano tenuti a farlo, cominciava a sentire la sua presenza un po' "stretta".
L'unica nota positiva era stata il suo concasato, Vagnard, grazie al quale aveva cominciato a desiderare l'appartenenza ad un qualcosa "di più" e che potesse dargli la conoscenza necessaria per
aiutarlo; aiutarlo lì dove Vagnard Von Kraus aveva soltanto gettato le basi per farlo diventare qualcuno, sopra tutti e sopra i propri istinti, facendogli capire che antidoto migliore del rigettare sugli altri il proprio
veleno, non c'era.
Era quella la "cura". Nulla che potesse cambiarlo, farlo diventare "qualcun altro", ma che semplicemente valorizzasse quello che lui già era.
Alfier si era convinto che quello era l'unico modo per
vivere. Certo però, che da solo non avrebbe mai raggiunto i risultati desiderati...
Passo dopo passo, con le mani serrate dietro la schiena, l'albino continuava a muoversi, gettando di tanto in tanto un'occhiata alla merce presente nelle varie botteghe, senza scrutare nulla di più interessante di qualche candela.
Una strana sensazione però, cominciò ad insinuarsi dentro di sé: ad ogni passo che faceva, riusciva a sentire il proprio cuore che batteva sempre più forte. Non per paura, ma come quando ci si trova davanti ad una fortissima emozione, una bellissima emozione; il regalo tanto desiderato, l'arrivo di una persona cara dopo tanto tempo o semplicemente la sensazione di essere osservato dalla persona giusta.
Grazie a chiunque mi aggiusterà il titolo Edited by MasterHogwarts - 28/4/2014, 14:14