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Chiunque (o qualunque cosa) fosse Cad Goddeu e qualunque fosse il libro più indicato a rispondere al primo quesito, da una parte le due Tassine dovevano pur cominciare e, siccome la bibliotecaria non era sembrata disposta a fornire altro aiuto se non quello di indicare alcuni papabili volumi, la loro scelta era stata dettata più dall’istinto e dalla simpatia a pelle che non da un ragionamento logico. Comunque…continuo a pensare che questo Goddeu sia una persona. O che almeno lo sia stato in una parte della sua vita. sussurrò Elhena, chinando la testa sul libro ancora chiuso, quasi a sfiorare con le labbra l’orecchio destro di Eloyse. Tolta dal contesto, sarebbe stata la tipica scena di due bambine intente a scambiarsi confidenze e segreti durante una festicciola; tuttavia, quello non era di certo un party e il luogo era il meno indicato possibile per quel genere di divertimento. Prendendo un lungo e profondo sospiro, pur non eccessivamente rumoroso (le orecchie della bibliotecaria parevano addestrate a captare qualsiasi suono, sibilo, fruscio o altra fonte di rumore che superasse la soglia del perfetto e puro silenzio), di quelli di chi si sta per buttare in una piscina di acqua gelida (o in un’interrogazione, come accadeva più spesso alla Tassina), Elhena strinse tra le dita l’angolo ricoperto in pelle del tomo dal titolo dal saporo celtico e voltò la prima pagina, gialla e odorosa di pergamena. Non c’erano dubbi che quello fosse un tomo antico, intriso di anni e di storia, da trattare con estrema cura, perché non si sbriciolasse fra le dita, le stesse che, sospese a pochissimi centimetri dalla carta per non sfiorarla nemmeno, ora seguivano il flusso delle frasi. Frasi lunghe, complesse e noiose, dense di parole da tempo passate di moda, per il cui significato sarebbe servito un buon dizionario. Spesso Elhena, per quanto fosse abituata allo studio, si ritrovò a leggere lo stesso paragrafo più e più volte, perché non appena arrivava alla fine, già si era dimenticata l’inizio. Ogni tanto, più per pigrizia che per il reale desiderio di ampliare le sue conoscenze, gettava uno sguardo su uno degli altri volumi sparsi sul tavolo che aveva aperto ad uno ad uno, quasi che così facendo le informazioni in essi contenute sarebbero passate magicamente dall’aria alle loro menti. Queste sono le volte in cui rimpiango Internet e Google si lasciò sfuggire in un sussurro che somigliava più a un gemito, mentre si chinava per l’ennesima volta a confrontare la pagina 454 del libro X con la pagina 244 del libro Z. Si sfregò la fronte, scostando un ciuffo di capelli ribelle, e tornò alla lettura del tomo principale, sbattendo più volte le palpebre per snebbiare la vista. Ad essere sincera aveva persino perso il senso del tempo, per cui non avrebbe saputo dire se stava studiando da ore o da pochi minuti. Probabilmente la seconda ipotesi, per quanto l’idea del tempo relativo fosse affascinante e scientificamente provata. Quando aveva ormai abbandonato la speranza di trovare qualcosa di interessante, vagando nella selva dei nomi astrusi e inutili, le balzò davanti un nome, l’unico nome che potesse far scattare nel suo cervellino una lampadina! Il libro di Talesin. Ricordava male o la citazione di Cad Goddeu derivava proprio da quello scritto, romanzo o poema che fosse? Non ebbe il tempo di riflettere, perché – come sottolineato da Eloyse – il volume le era sfuggito dalle mani e stava letteralmente volando via, spinto da chissà quali incantesimi di protezione e altro ancora. Rimpiangendo di non conoscere alcun incantesimo che potesse essere utile allo scopo – riacciuffare il libro -, Elhena, dopo un attimo di spaesamento, cominciò a correre dietro il libro, per poi spiccare un salto, come aveva spesso visto fare nei film, distendendo il corpo in avanti in tutta la sua poca lunghezza, nel tentativo di afferrarlo.
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