Josie. |
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| Era una giornata sterile ad Hogwarts e Josie si trascinava per i corridoi, avendo deciso di fare un giro di ricognizione al castello per imparare qualcosa in più e visitare qualche ala mai vista prima. La sua perlustrazione era iniziata dai sotterranei giocoforza, per la posizione della sua Sala Comune. Il prepararsi aveva richiesto poco tempo, giusto quello di infilare la divisa con lo stemma di Tassorosso e la cravatta nera e gialla, terribilmente in tinta con i lunghissimi capelli color carota, il tutto contornato da una buona dose di noia che trapelava dai suoi lineamenti, riflessi nello specchio. Sbuffò con gli occhi azzurri rivolti al soffitto, spostando una ciocca dal viso, uscì da quel covo caldo e sicuro che ormai poteva chiamare "casa" e posò lo sguardo sul tetro corridoio cui si era ritrovata: una fievole luce filtrava in quel luogo, sembrava si trovasse lì per mera necessità ma non appartenesse a quel luogo, la paura le attanagliava lo stomaco ogni volta che si trovava lì da sola. Docile e facilmente impressionabile, la ragazzina corse per le scale e nemmeno si rese conto di essere nei pressi del pianerottolo del piano terra; imboccò il corridoio e cambiò repentinamente il passo: prima tanto veloce da poter scivolare e or quasi troppo lento. Si morse il labbro pensando che avrebbe potuto essere richiamata per aver corso per le scale e in corridoio: in una scuola avrebbe dovuto comportarsi in maniera un po' più accorta. era gremito di gente, di sicuro anche professori, qualcuno doveva certamente averla vista. *La giornata inizia bene...* Se non altro non si sentiva più avvolta dalle tenebre, il piano terra era indubbiamente luminoso, peccato ci fosse passata miliardi di volte. Si costrinse a fingere di non aver fatto nulla di sbagliato e ostentò falsa indifferenza, incrociando le mani dietro la schiena, le gote arrossate e un accenno di fiatone che la tradivano. Si portò fino alle grandi finestre ad osservare la lenta danza della polvere alla luce dei raggi solari, il chiacchiericcio di sottofondo e tantissima gente intorno a lei. Forse in realtà non l'aveva notata nessuno, meglio così. Iniziando a perdersi con lo sguardo nella vastità della radura verdeggiante la calma prese via via piede scacciando l'ansia di ricevere un richiamo, si sarebbe sotterrata, timida ed orgogliosa com'era. Forse più tardi avrebbe fatto un salto in giardino, era inverno ma il sole illuminava pigramente il ventre della terra: la sua condizione atmosferica preferita.
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