Vietato correre nei corridoi

Man mano che le due parlavano, Josie sentiva un turbinio di emozioni indistinte, talvolta affiorava la curiosità, altre la vergogna, in quel momento le dita dell'irritazione si aprirono un varco nella suo stomaco. L'essere corretta la faceva sentire a disagio, aveva la paura di risultare evidentemente inferiore agli altri, pure a Rey che le stava di fronte e parlava sempre più tranquilla, aprendosi con la mente e non con il corpo, così abbarbicata su se stessa e sul libricino che teneva vicino a sè come se fosse la propria ancora.
"Non ho mai capito la differenza tra uno psicologo e uno psichiatra..." recitò Josie, il suo piede destro che si muoveva come la punta di un compasso sul freddo pavimento di pietra e le mani incrociate dietro la schiena, guardando fuori dalla finestra. Ad un occhio esterno probabilmente sembrava che stessero parlando da sole, sebbene una davanti all'altra.
"A volte quelli che vengono chiamati 'pazzi' hanno solo una percezione più ampia di quella altrui. Nel mondo non-magico tutti gli studenti che ci sono qui sarebbero costretti in una camicia di forza...
"Forse le persone con dei veri problemi hanno bisogno delle parole e non di giudizi da parte di chi guarda dall'alto in basso... No?"
Non avendo mai sentito la parola "babbani" a causa della sua educazione, la ragazza faticò un po' ad esprimersi, temendo di risultare bigotta o esaltatrice della "razza" magica, certi argomenti le risultavano complicati per l'uso delle parole e non tanto per i concetti, chiari nella sua mente e tuttavia opinabili.
"Non mi avevi disturbata, guardavo fuori dalla finestra..."
*Proprio come ora, poi"
"... tu piuttosto? Correvi da qualche parte?"
Il sole stava lentamente spegnendosi dietro le nuvole e così la luce si faceva più fioca nel castello.

*Che le prende?*
Josie cercava di star tranquilla e non improvvisarsi infermiera, Rey le aveva detto di essere un "asperger" e che per quello non riusciva a guardarla negli occhi dall'inizio di quella strana conversazione, così, non conoscendo il modo in cui si manifestava quel... problema? Patologia? Malattia? Sindrome? In effetti non sapeva neppure come chiamare ciò che la Serpina aveva, nel dubbio non riuscì a decidere se fosse meglio agire o lasciar perdere. Il dubbio le procurava ansia, se Rey si stesse sentendo male? Quando però la sentì parlare, i suoi muscoli si distesero in una nuova tranquillità: innanzitutto la situazione non doveva essere grave se Rey riusciva a formulare frasi di senso compiuto, inoltre quell'incontro/scontro non l'aveva disturbata né attardata in qualcosa di più importante che sostenere una conversazione con una Tassorosso.
Rey continuava a stringere a sé un taccuino... O forse un libro. Josie non riusciva a vederlo bene, coperto dalle sottili braccia dell'altra, magari era il suo diario segreto! Un leggero brivido le percorse la schiena, se lo fosse stato non avrebbe nemmeno voluto vederlo: sarebbe stata una cosa così intima e privata!
"Avevi appena finito di studiare?" le chiese, non riuscendo a distogliere lo sguardo da quel che Rey quasi stritolava. Avrebbe dovuto farsi i fatti propri.

Rey le aveva chiesto se volesse i suoi appunti di pozioni, ma sembrava aver avuto un ripensamento che Josie non si aspettava, che non avesse ponderato bene la scelta?
D'altro canto la Tassorosso non sapeva se accettare o meno, così si prese un po' di tempo per pensarci: se li avesse accettati non avrebbe rischiato di non ascoltare la lezione prendendone di propri solo perché era convinta di aver già il necessario scritto dal pugno di Rey? Si sarebbe persa nozioni fondamentali? Il tempo scorreva e la risposta rimaneva in sospeso.
"Ti piace pozioni? Io ne sono piuttosto affascinata... Mia madre mi ha insegnato a fare un sacco di cose simili a delle pozioni, ma non magiche. Il procedimento è più o meno lo stesso, credo... Si tratta di creare quasi dal nulla qualcosa di utile. Mutare la materia per farne qualcosa di totalmente nuovo", si prese una pausa di riflessione, si basava davvero tutto sull'utilità? Spesso le pozioni avevano un'applicazione pratica molto vaga, non si parlava solo di intrugli agevolanti per l'uomo. Utile, insomma ".. o mortale, pensandoci bene".
Cosa farne della gentile proposta di Rey?
"Ti ringrazio per gli appunti, ma forse mi conviene ascoltare la lezione per imprimere meglio, sono abituata così.. Certo però che se non capirò qualcosa, me ne ricorderò. Se ne hai ancora le intenzioni, ovviamente".

La linea tra la curiosità e la paura sembrava sottile, Josie non capiva se quello della Serpeverde fosse vero e proprio interesse o le sue frasi erano dettate dalla paura, magari era rimasta sbigottita o magari voleva realmente imparare ad assoggettare l'animo umano con la forza della magia, poteva definirsi, però, magia? O si trattava di una branca più segreta ed.. oscura? L'ignoranza delle dinamiche del mondo magico in quella conversazione era quasi un peso e via via si faceva più duro da reggere per una sola ragazzina di undici anni. Con lei c'era Rey, che potessero condividerlo? Darsi forza l'un l'altra? Rey però sembrava essere molto più capace, "colta" per così dire, nonostante avesse ancora sette anni di scuola davanti a sé, ad aspettarla.
"No, non ne conosco... Purtroppo o per fortuna.
"Ti... - spaventare, affascinare, che potere avevano su Rey? - attirano?
"E' particolare pensare a come possa essere ambivalente la magia, ma a che pro fare del bene e a che pro fare del male? Per chi, per cosa?"
La decisione tra bene e male e giusto e sbagliato era per Josie complicata, così come la loro distinzione. Dove finiva l'uno e dove iniziava l'altro? Esisteva un punto d'incontro? Il bene ed il male potevano essere soggettivi? Non dipendeva tutto da un punto di vista?
Chi opera il male, lo fa credendo di fare del bene? E cos'era, in realtà, il bene?
Cercò di smorzare i toni della conversazione con la prima cosa che le venne in mente:
"Che ne dici di duellare al club? Senza nessun rancore o astio, non per farci del male ma per provare ed imparare... Meglio che ritrovarsi qualcuno di mai visto da dover attaccare"

La frase di Rey sembro a Josie un po'... assurda. Oltre al non riuscire a prendere una posizione a riguardo, poiché non ne aveva ancora maturata una riguardo all'uccidere, pensava alle motivazioni che potrebbero spingere una persona al desiderare di morire e non riusciva a trovarne. Forse solo in casi estremi in cui il modo in cui si muore è determinante, ma le motivazioni nella sua mente erano solo scarabocchi che non riuscivano a prendere una forma definita. Josie aveva paura della morte, per il semplice fatto di non conoscere cosa c'era dopo - e se esisteva, in realtà, un dopo - e ricordava ancora di quando durante le scuole dell'infanzia aveva visto alla televisione un documentario sul destino dell'umanità quando il sole si sarebbe spento, l'aveva lasciata senza parole e per settimane si era crucciata sul fatto, temendo la sua morte.
Rey però cambiò discorso, le fece una domanda imbarazzante, così si ritrovò ad attorcigliarsi una ciocca di capelli tra le dita, nervosamente:
"No, non lo sono mai stata.." arrossì, si sentiva un pesce fuor d'acqua "E tu?"