Effettivamente, Richard non aveva pensato che, forse, non era stato propriamente “scelto”, quindi, quando la Dama cominciò a dire «Mi spiace deluderti ragazzo...», il Corvonero non seppe esattamente cosa aspettarsi. Tuttavia, lo sguardo della donna non gli piaceva molto: gli sembrava che lo stesse in qualche modo schernendo. Rick irrigidì leggermente la mascella, infastidito, e rimase in silenzio.
«Si tratta delle semplice confluenza di alcuni fattori altamente determinanti» aveva proseguito la Dama nel dipinto. «Mi spiego: in primis, il fatto che tu sia un Corvonero; successivamente, il tuo fare solitario e discreto e, per finire, il fatto che il corridoio si sia fatto finalmente deserto».
*Quindi è stata solo fortuna?*, si chiese il ragazzo, leggermente deluso. Era passato in quel corridoio quando nessun altro c’era ed era un Corvonero. Due semplici requisiti eppure, a quanto pareva, era stato l’unico in tutta Hogwarts ad avere la fortuna di rispettarli inconsapevolmente. Come già detto, infatti, il Quarto era un piano estremamente frequentato: per trovarsi soli in quel luogo c’era il… quanto? 4% di probabilità? Di sicuro era un numero molto basso. Per di più, si doveva essere Corvonero, il che voleva dire che le probabilità diminuivano ancora di più.
Richard a quel punto sorrise, colto da altri pensieri. Era così che s’immaginava il funzionamento del mondo e, più precisamente, di quella divinità inafferrabile che era il Tempo: un insieme di eventi casuali che ne formavano uno anche solo leggermente più complesso. Secondo la sua opinione, imperi erano nati ed erano stati distrutti con questo criterio. Perché stupirsi se anche una piccola cosa come quella fosse accaduta tramite quel sistema? Quella non era “fortuna”, bensì…
«Quindi è stato il Caso a scegliere» concluse il ragazzo, osservando la Dama. Fece una smorfia che poteva essere intesa come d’approvazione. «Mi sembra sensato».
Dopotutto, il “perché io?” era una domanda destinata a non avere una risposta.
«E non fare il maleducato! Non ti hanno insegnato a presentarti agli sconosciuti?!» aveva poi esclamato la donna, lasciando Richard leggermente spiazzato. Lo stava per caso prendendo in giro? Era stata lei a chiamarlo sussurrando il suo nome! Pensava che, come minimo, quello lo conoscesse!
Ma forse, rifletté, non era ciò che interessava la Dama. Forse lei stava pensando veramente solo all’educazione. Richard assunse un leggero sorrisetto che doveva risultare garbato.
«In realtà, ma’am, mi hanno insegnato a non parlare con gli sconosciuti» disse, senza riuscire a trattenersi. La Dama lo innervosiva abbastanza da fargli uscir fuori parole che, normalmente, si sarebbe trattenuto dal dire.
«In ogni caso» continuò in fretta, cercando di non dare il tempo al dipinto di assimilare le sue precedenti parole. «Il mio nome è Richard Hunt, studente del Primo Anno appartenente alla sua Casa» Il “sua” era ovviamente inteso come “di cui sei il fantasma”, ma non gli sembravano parole molto educate, quindi aveva deciso di usare una forma più affabile e quasi lusinghiera. Le parole seguenti furono scelte più cautamente, poiché non voleva far innervosire, o addirittura arrabbiare, la Dama. «Dato che le ho detto il mio nome, gradirei conoscere il suo, se possibile».
Il nome “Dama Grigia” era l’unico con cui le persone, anche i Corvonero stessi, chiamavano la Dama. Nessuno, a quanto ne sapeva, conosceva il suo vero nome. A dire il vero, c’era anche un’altra domanda a cui ancora aspettava risposta.
«Potrebbe, infine, dirmi il motivo per cui ha voluto contattare un Corvonero?» chiese. «Ha aspettato per molto tempo il momento adatto, quindi immagino sia importante».
Sentiva che le sue parole sarebbero state prese come arroganti o fin troppo speranzose, ma a dir la verità Richard era in quel momento semplicemente “curioso”, curioso di sapere, come sempre, “perché”.