Mis@-ch@n |
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| Emily sgranò gli occhi sorpresa da quella rivelazione. Chi l'avrebbe mai pensato che due ragazze apparentemente così diverse fossero in realtà tanto simili? Anche mia madre è morta ormai da cinque anni... i medici al San Mungo hanno provato di tutto, ma continuava a tossire sangue, e la sua pelle diventava sempre più pallida, non mangiava più nulla... Ecco, lo sapeva che non avrebbe dovuto parlare di lei. Il rimpianto per essere stata tanto inutile le serrò il cuore in una morsa d'acciaio, e le lacrime iniziarono a scendere amare sulle sue guance. Per quanto provasse a superare questi sentimenti, a dimenticare per un attimo la figura di sua madre, non ci riusciva. Il suo corpo diventato così gracile e indifeso che giaceva supino a letto, le lenzuola macchiate dal sangue che continuava a colarle dall'angolo della bocca. Suo padre che cercava in ogni modo di allontanarla da quel letto di morte, ma Emily scalciava, urlava, piangeva. Non voleva abbandonare sua madre proprio quando aveva più bisogno di lei. E allora parlava, raccontandole storie di streghe forti e coraggiose, che andavano in cerca di avventura e trovavano poi l'amore. Racconti felici e dolci, che per un attimo cancellavano via il dolore e la sofferenza. Ma quando Emily si svegliava la mattina e vedeva sua madre sempre più lontana da lei, allora sentiva che un pezzo del suo cuore si rompeva in mille pezzi. Fino a quando una mattina lei non aprì più gli occhi. Mi dispiace.... mi dispiace... mormorò inconsolabile Emily, accasciandosi sul pavimento della biblioteca.
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