L’istante di panico che l’aveva pervasa mentre si era sentita scoperta scomparve così com’era venuto, si sentì anche sciocca per non aver compreso immediatamente a cosa si riferisse il giovane, lasciando forse percepire che ci fosse qualcosa di nascosto, ma la preoccupazione svanì ed era quasi certa che lui non si fosse accorto di nulla, come poteva comprendere qualcosa di impercettibile a occhio e orecchio umano? Non poteva, almeno questo era quello che credeva.
Per quanto la sensazione di pericolo non l’abbandonasse, per quanto continuasse a pensare che in lui ci fosse qualcosa di particolare, scelse di non ascoltare quelle sensazioni, scelse di dare spazio a ciò che, invece, la teneva lì, quella particolare attrazione che le permetteva di essere, forse, più disinibita del solito.
Era pur sempre una ragazzina, chiusa in una biblioteca con un affascinante ragazzo che, al momento, sembrava volerle concedere le sue attenzioni, sapeva difendersi, aveva tutte le carte in regola per farlo, quindi, perchè non rischiare? Perchè non tentare di ammaliarlo e di lasciarsi ammaliare?
Ascoltò le sue parole, forse sarebbe meglio dire che ascoltò il suono della sua voce, calmo, mentre, quasi affascinato, parlava di quelle creature che i più avrebbero temuto, forse, in circostanze diverse, quella tranquillità l’avrebbe inquietata, ma lì, ora, sembrava più che normale, entrambi a proprio agio, entrambi, seppur attratti da creature diverse, sembravano condividere uno stesso interesse, quello forse doveva suonare come un campanello d’allarme, invece suonò più come un invito ad avvicinarsi.
E così fece, lasciò che l’argomento andasse a scemare, per qualche motivo sentiva che non fosse il momento adatto per soffermarsi su quel loro interesse comune, avrebbero avuto il tempo e il modo di conoscersi, ma, prima, doveva incatenarlo a quella biblioteca, doveva dargli una buona motivazione per restare.
Era la più giovane, sicuramente si trovava svantaggiata in quella situazione, se non voleva soccombere doveva attaccare, si portò tanto vicina alle labbra del giovane che faticò a fermarsi, non era abituata a quel tipo di gioco, ma più ci si addentrava, più iniziava a piacerle, più resisteva all’impulso che le diceva “fallo”, più desiderava attendere il momento esatto in cui lui non avrebbe avuto modo di dirle di no e, come presto avrebbe constatato, quel momento non era ancora arrivato.
Il ragazzo rimase quasi impassibile, come se, in quella vicinanza, non ci fosse nulla di strano, non dubitava affatto che fosse bravo a mantenere i segreti, in fondo, ciò che l’aveva attratta, era anche quell’alone di mistero che lo circondava.
Sorrise alla sua affermazione, non era convinta l’avesse vista, per un attimo aveva socchiuso gli occhi, nel tentativo di reprimere nuovamente il desiderio di avvicinarsi ulteriormente, li riaprì sentendo il tocco leggero dalla sua guancia fredda sfiorare la sua e quelle poche parole, sussurrate con malizia, sembravano volerle dire che aveva accettato la sfida, che quel gioco lo avrebbero giocato in due.
Nessuno dei due ancora sapeva a cosa andava incontro, nessuno dei due sembrava avere idea di chi, realmente, si trovasse di fronte, eppure, entrambi, sembravano ignorare qualsiasi avvertimento.
-E io non sono una damigella in pericolo-
Riuscì appena a terminare la frase, prima che il giovane abbandonasse la sedia, prima che spezzasse quella tensione che si stava creando, probabilmente fu una mossa studiata, probabilmente aveva altro in mente, ma, qualsiasi cosa fosse, non gli sarebbe stato facile condurre i giochi.
Indietreggiò leggermente con la schiena, appoggiandola nuovamente allo schienale della sedia e incrociando le braccia al petto osservando i suoi movimenti, lo vide allontanarsi e sparire dietro uno scaffale e, per un attimo, pensò di essersi sbagliata, pensò che, forse, in fin dei conti, quel giovane non nascondesse nulle e, anzi, ora si sarebbe tirato indietro.
Un po’ delusa sollevò la copertina del libro che aveva scelto come lettura, sperando che almeno quello si rivelasse all’altezza delle aspettative, ma non lo scoprì nemmeno in quel momento, fu infatti interrotta dalla voce del ragazzo, sorrise compiaciuta *C’è ancora qualche speranza per questa serata*
Non disse nulla, richiuse il libro, lasciandolo sul tavolo e si alzò per poi dirigersi lentamente verso il punto dal quale proveniva la voce ammaliatrice.
Gli passò accanto, ancora senza parlare, aspettando di guardarlo nuovamente negli occhi prima di dire qualsiasi cosa, la sua attenzione doveva essere solo per lei, alzandosi leggermente in punta di piedi per coprire, almeno un po’, la differenza d’altezza, sollevò la mano destra posando l’indice sulle labbra di lui, come a zittirlo dolcemente
-Shhh, non vorrai che qualcuno ci senta vero?-
Erano soli, nessuno poteva sentirli, ma lo pronunciò piano, come se corressero, effettivamente, qualche rischio, lasciò scivolare la mano sul suo petto, accompagnandosi così fino a posare nuovamente i piedi per terra, con l’altra, nel frattempo, sfiorò quella del giovane, ancora appoggiata allo scaffale dove aveva riposto il libro, sfilandolo nuovamente dalla sua collocazione
-Sembra interessante- forse era giunto il momento di riprendere l’argomento -Ti confesserò una cosa, sarei curiosa di incontrarne uno, sono sempre descritti come affascinanti e irresistibili, non devono essere poi così male- sorrise -Certo, almeno fin quando non tentano di dissanguarti, forse a quel punto diventano meno simpatici-
*Che cosa? Arya stai scherzando?*
Evidentemente no o, meglio, forse la ragazzina iniziava a sentirsi fin troppo sicura di sé, stava lasciando parlare la parte più influenzabile dalla luna, dimenticando completamente ciò che dovevano essere le paure di una persona normale, era conscia di non esserlo, era consapevole di ciò che era, ma doveva comunque ricordarsi che le apparenze andavano salvaguardate.
-Magari dovrei stare attenta a ciò che desidero o, magari, no- disse con un sorriso divertito e malizioso riponendo il libro dando leggermente le spalle al ragazzo -Avresti tutte le carte in regola per fare il bello e tenebroso- si voltò senza dargli il tempo di reagire avvicinandosi nuovamente al suo orecchio -Potresti essere il mio Vampiro per una notte-
Probabilmente avrebbe potuto prenderla per una ragazzina viziata senza il minimo senso del pericolo, una bambina che non sapeva di cosa parlava, si sbagliava, se solo avesse provato a guardare oltre l’apparenza, avrebbe compreso che, malgrado l’apparente superficialità, sembrava sapere, almeno in parte, di cosa parlasse.
Se quella confessione fosse vera o meno, non lo sapeva nemmeno lei, ma stavano giocando no? Perchè non farlo in grande stile? Se proprio dovevano essere due sconosciuti in una biblioteca, beh, potevano essere chi volevano.