Rain, rain, go away., x Gwen

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view post Posted on 27/12/2014, 23:12
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<< Rain, rain, go away
Come again another day
All the world is waiting for the sun>>


Sala Grande - 01:00 p.m.
Una giornata come un'altra nelle imponenti mura di Hogwarts. Per essere Aprile il clima era piuttosto bizzarro, calde giornate di primavera riscaldavano i pomeriggi in giardino e alle serre. Ma quando si svegliò, si rese conto che non era così. Grossi nuvoloni camminavano lenti nel cielo, e parecchio vento passava tra le finestre aperte, una giornataccia. Un paio di settimane prima, il castello aveva colori più sgargianti, i ragazzi urlavano, e correvano tutti al campo di Volo: era tempo di Quidditch. Nonostante la sua paura per il volo, aveva affrontato i provini con la squadra, non cambiò effettivamente le cose, ma prese più confidenza con la scopa ed ebbe il piacere di vedere la squadra, non che tutti i suoi concasati! Quei giorni i Corvonero e i Tassorosso erano tesissimi, sguardi malevoli a a lezione e passando tra le scale. Ma nonostante tutto, rimaneva un noiosissimo Sabato qualunque, si era spento tutto, anche il tempo. Espressioni indifferenti, morti che camminavano come in una processione dopo essersi abbuffati in Sala Grande. Lo scorso mese, passò quasi tutto il tempo in Giardino, un po' per godersi il bizzarro sole primaverile, un po' per la tentazione del suo strano potere. Gli capitava più raramente, ma ogni tanto poteva immischiarsi in strani discorsi tra due tipi di piante diverse, mentalmente, ascoltare i loro pensieri rimbombati nella sua mente, ogni tanto capitava che loro stessi volevano chiacchierare con lei, altri appena percepivano la sua presenza ne sembrarono terrorizzati.
Comunque, non era proprio il giorno adatto. Si fermò in sovrappensiero di fronte alla porta gigante aperta. Una folata di vento fece volare tantissima polvere e terra all'interno del castello. Fu obbligata a tornare nel mondo reale quando all'improvviso -

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- Un tuono colpì nella Foresta Proibita, proprio alle spalle del Lago Nero. Un insieme di gridolì provenirono dalle sue spalle, lei indietreggiò semplicemente, rimanendo sorpresa dal boato che ancora echeggiava nella sala. Era uno spettacolo affascinante e allo stesso tempo inquietante, il solo ripensarci le dava una scossa di brividi per tutta la schiena. Scosse la testa e decise d'istinto di proseguire verso i scalini magici. Attese qualche secondo che la scala a destra si congiunga con la sua per poi salire fino al quarto piano.
Arrivata insieme ad altri studenti, andò in fondo al corridoio per accedere alla Biblioteca.


Biblioteca - 02:45 p.m.
Appena superò le porte in legno massiccio, sentì il tepore che emanavano tutte le candele fluttuanti, che riempivano la stanza di una luce calda, soft e accogliente. Passeggiò fissando i libri,scorrendo i titoli velocemente poggiando l'indice sopra le copertine. Scelse tre libri sull'Erbologia. Tutti del primo anno, su supponeva. Si alzò in punta di piedi, ancora piccina per quelle librerie, e li raccolse con tutte e due le mani mettendole in colonna. Con il terzo libro ci si poteva poggiare il mento per quanto loro erano grossi e quanto lei fosse piccolina. Arrivò a un tavolo vuoto, o almeno, c'erano due posti molto in fondo, sulla destra, occupati da due ragazze Grifondoro ma a cui nessuna delle due badava all'altra. Erano più grandi, c'era pochissima possibilità che si conoscessero. Posò i tre libri lasciando una nuvolina di polvere salire dal tavolo che sapeva ancora di antico, e il legno scricchiolò a tutto quel peso sopra. Prese una sedia e avvicinandola al tavolo ci si sedette sopra. Aprì il libro in una pagina a caso,spalmando il palmo della mano per sentire quanto era ruvida la pagina, quanto poteva essere vissuta, e rimase a fissare quelle figure che si muovevano lentissimamente, attratta dai colori e dalle descrizioni di ogni pianta. Avrebbe potuto trovare qualcosa di nuovo, sarebbe riuscita a chiamarle per nome magari, o semplicemente a conoscerle un po' di più.
Nel frattempo c'era il suono dello scroscio della pioggia fuori le mura, costante, come una ninna nanna.

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Chiedo perdono ma, ieri sera mi ha crashato Opera 3 volte .__. Ho dovuto scrivere tutto con le note di Windows.


Edited by Giuky93 - 21/1/2015, 23:36
 
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view post Posted on 10/1/2015, 13:31
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L'acqua scrosciava sulla pelle, calda e assolutamente piacevole. Aveva proprio bisogno di una doccia e l'assenza per quel giorno di lezioni pomeridiane le concedeva il tempo necessario per prendersi un po' cura di se stessa.
Oh, la mattinata era stata proficua. Aveva pescato un paio di Tassi del primo anno intenti a contrabbandare frisbee zannuti - una strigliata coi fiocchi era stata d'obbligo - , era riuscita a padroneggiare un nuovo incantesimo e Cleite non aveva protestato troppo quando lei gli aveva legato alla zampa il solito plico di fogli contenenti i suoi compiti Babbani. Tutto sommato non poteva lamentarsi, pensò, succhiandosi l'indice che il gufo aveva beccato.
Chiuse il rubinetto e rabbrividì quando l'aria sfiorò il suo corpo umido. Scuotendo la testa, allungò una mano fuori dalla cabina e tastò l'aria alla cieca finché le dita non sfiorarono il morbido tessuto di un accappatoio di spugna, gettato su uno sgabello che la Tassina aveva posizionato perché fosse facilmente raggiungibile dalla doccia. Vi si avvolse prontamente, stringendo la cintura in vita e calando il cappuccio sul viso. Si sfregò i capelli gonfi d'acqua con vigore mentre raggiungeva il proprio baule. Si inginocchiò di fronte ad esso e iniziò a posare sul pavimento gli abiti puliti. Avevano un buon profumo. Rassicurante.
Da sotto il letto, Penny squittiva felice. Elhena le lanciò un pezzo di cracker, perché non soffrisse la fame e se ne stesse buona fino all'ora di cena, da cui la ragazza sarebbe di certo tornata con qualche avanzo, soprattutto di dolciumi. Per ora, però, la bestiola doveva accontentarsi.
Una volta vestita, evocò un piccolo fuoco sulla punta della bacchetta e lo tenne a distanza di sicurezza dai capelli, perché essi si asciugassero senza bruciarsi. Era in momenti come quello che rimpiangeva il phon. Infine li legò stretti in una treccia. Sempre con estrema calma.
Già, era davvero fantastico avere il pomeriggio libero. Gli occhi si posarono sul violino adagiato sul mantello di Amor: erano settimane ormai che non si esercitava. Avrebbe potuto suonare qualche scala, se solo ... se solo non avesse avuto un tema di Astronomia che l'attendeva al varco. Fine dell'illusione.
Elhena si schiaffò una mano in faccia, rimproverandosi di essersene dimenticata, prese un rotolo di pergamena nuovo, i suoi appunti e una penna, per poi portare il tutto al tavolino più vicino. Mezz'ora dopo, fu chiaro che il libro di testo non conteneva le risposte che lei andava cercando. Al massimo faceva qualche accenno, lasciando ogni approfondimento all'interesse del lettore. Ottimo. Ciò significava solo una cosa: biblioteca. La Tassina non era assidua frequentatrice di quel posto, preferendo di gran lunga studiare in Sala Comune o in giardino, quando faceva bel tempo. Non avrebbe saputo spiegare bene il perché, ma quell'ambiente le trasmetteva un senso di disagio.

* È tutto nella tua testa *
Dunque, avrebbe consultato i volumi che le servivano, qualcosa sugli Equinozi, avrebbe copiato quanto le interessava e se ne sarebbe andata.
Prima di uscire, strinse nel pugno la spilla a P che aveva ricevuto una settimana prima. Vederla sul suo petto faceva uno strano effetto, misto di lusinga e paura.
Il silenzio, ecco, non le piaceva il silenzio forzato della biblioteca, si ricordò una volta di fronte agli scaffali, mentre impilava tre tomi tra le braccia e prendeva posto ad uno dei tavoli coperti da un velo lieve di polvere. Riconobbe la ragazza seduta di fianco a lei, una Tassorosso del primo anno che, come lei aveva partecipato ai provini di Quidditch. Prima ancora si erano incrociate ai Tre Manici di Scopa, anni prima. Il nome, purtroppo, le sfuggiva.

In teoria la partita di Quidditch sarebbe stata a maggio, se fa fede la data del post di inizio.
 
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view post Posted on 18/2/2015, 00:28
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Continuò a scorrere svogliatamente le pagine ruvide di quell'enorme libro che, sembrava un normale libro babbano sulle piante, con l'unica differenza che alla fine di ogni descrizione erano aggiunte le caratteristiche più importanti per le varie pozioni magiche. Ne rigirò un'altra, e si mise a leggere mentalmente.


"La Margherita diploide è una pianta erbacea della famiglia delle Asteraceae. Il nome generico (Leucanthemum) deriva da due parole greche leukos (bianco) e anthemon (fiore) e fa ovviamente riferimento al colore dei fiori. Il nome specifico (diploide) si riferisce alla particolare configurazione (diploidia) del corredo cromosomico delle sue cellule.È un pianta facile da coltivare e di sicuro effetto. Viene utilizzata per bordure o tappeti erbosi. Si può moltiplicare per seme (in primavera) o per divisione dei cespi in autunno. Predilige zone da soleggiate a lievemente ombrose con terreni normali da giardino, possibilmente sciolti e leggeri (sia acidi che basici). Evita l'acqua stagnante. Nel medioevo le donne innamorate dei loro cavalieri cingevano con una corona di margherite gli scudi dei valorosi guerrieri; quando invece volevano accettare una proposta di matrimonio, le dame si cingevano con una corona di margherite la propria testa.Candide e solari, le margherite sono considerate il simbolo di purezza di corpo e spirito: fanno riferimento all’età più innocente e pura e che sia, l’infanzia."



** Bla bla bla. Ma non mi serve questa roba, cavolo. **
Si trovava con il gomito sul tavolo, il braccio teso che andava verso sinistra, e la mano che teneva il viso,con una smorfia di disappunto. Tutto il corpo andava di pari passo al braccio, tanto che la ragazza alla sua sinistra si stava quasi allontanando da lei, poteva percepire i suoi sbuffi da dietro le spalle. Rimase a fissare per un po' quella pagina, poi la girò speranzosa di trovare qualcosa di interessante.
Poco dopo sentì il rumore della sedia alla sua destra spostarsi e con la coda dell'occhio poteva accorgersi che un'altra ragazza si era seduta vicina a lei. Continuò a guardare annoiata il libro ma, si sentiva osservata e allo stesso tempo era curiosa di vedere chi era. Mantenne la posizione originaria ma ruotò il viso verso destra e indietreggiò la spalla destra per avere una visuale più ampia.
Davanti a lei aveva una ragazza dai capelli biondi raccolti in una treccia, la pelle molto chiara, la stava guardando e poteva accorgersi dei suoi occhi, intensi e tendenti al verde, almeno in quel frangente. Seduta sulla sedia sembrava comunque un po' più alta di lei. Sul tavolo erano disposti tre tomi di libri e una pergamena aperta. Non poteva sbagliarsi, l'aveva vista insieme al caposcuola, ai Tre Manici di Scopa un po' di mesi prima, e successivamente si erano salutate ai provini di Quidditch per la partita imminente, lei come portiere e Ophelia come Tiratrice. Ed infine, le era giunta voce della sua nuova carica di prefetto, di cui era felice, i Tassorosso hanno sempre ospitato ottimi studenti dediti allo studio e alle regole, a parte qualche eccezione. Si qualche. Diciamo così, ma in lei vedeva qualcosa in più, ed è proprio per questo che pensava che non le sarebbe dispiaciuto affatto conoscerla, e ora si presentava l'occasione!
In quello scambio di sguardi gli comparse un sorriso sulle labbra, un po' incerto.

<< Tu devi essere....Elhena giusto? >>
A bassa voce, un po' imbarazzata ma anche curiosa. La domanda era praticamente retorica dato che doveva essere senz'altro lei, ma le sembrava da sfrontati presentarsi così, dal nulla. Continuò a guardarla comunque con quella inspiegabile incertezza (o forse timidezza) che aveva dentro.




Ho corretto gli errori del post precedente e spero di non farne altri! In caso avverti pure, e chiedo perdono del megaritardo!
 
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view post Posted on 13/7/2015, 21:23
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La Tassa sollevò appena gli occhi dal paragrafo su cui si stava concentrando, tracciando le righe di testo col polpastrello per non perdere il filo. C’era una frase particolarmente ostica, che spiegava l’origine semantica della parola “equinozio”, con tante subordinate incidentali che, arrivata finalmente al punto, Elhena si era già dimenticata di cosa dicesse all’inizio.
* Ok, riproviamoci * cercò di auto-spronarsi, intingendo con cura il pennino nel calamaio e preparandosi a prendere appunti, dividendo il periodo in porzioni più semplici, come tanti mattoncini lego da impilare per costruire una casetta colorata, oppure come pillole da ingerire con un pizzico di zucchero.
*Oh, no. Niente canzoncine! * si impose, premendo le nocche contro le tempie e leggendo le parole a voce muta. Si limitava a muovere le labbra man mano tracciava sulla pergamena file ordinate di lettere piccole e appena oblique. “La parola equinozio significa “notte uguale.”
Peccato non riuscisse ad andare oltre. La su testa, di colpo, si rifiutava di focalizzarsi e si metteva a vagare nelle lande confuse della fantasia, cogliendo al volo il pretesto più insignificante per distrarsi, dalla mosca che si ostinava a posarsi sul dorso della sua mano alla macchia a forma di spirale sul legno del tavolo. Paradossalmente, il silenzio assordante della biblioteca, contribuiva a trascinarla nel baratro dell’apatica nullafacenza. Era qualcosa di pesante, che dilatava i secondi oltre misura e soffocava la gola in un clima di braccio di Massima Sicurezza.
* Ok, ora stai esagerando *
Eppure, circolavano leggende metropolitane, dove la verità era stata manipolata, distorta, sommersa di versioni più pepate, da essere ormai irriconoscibile. Storie di studenti che avevano imparato a tossire in silenzio o a trattenere gli starnuti per ore, per timore che l’instabile Madama Pince si avventasse su di loro, sbraitando a proposito della sacralità del luogo e di quanto fossero preziosi i libri che, loro, non avrebbero dovuto nemmeno toccare. Per questo motivo, il suo fu poco più di un sussurro quando rispose alla mora al suo fianco.
“Sì”, un po’ sorpresa che conoscesse il suo nome. Be’, forse l’essere Prefetto poteva essere una motivazione sufficiente. Inoltre, facevano parte della stessa squadra di Quidditch, sebbene la ragazza non avesse giocato.
“Temo di non ricordare il tuo nome, scusami “ aggiunse, avvoltolando l’estremità della treccia attorno al polso, imbarazzata. Per quanto si sforzasse di scavare nei propri ricordi, ritornando al giorno dei provini sul campo oppure al manifesto che pochi giorni dopo era comparso in Sala Comune, il nome della compagna continuava a essere un enorme punto di domanda.
“Ti è … piaciuta la partita?” domandò dopo un attimo di silenzio, stabilendo che non sarebbe stata in grado di studiare, almeno per i successivi dieci minuti.
* Una biblioteca non è il luogo migliore per chiacchierare *



Finalmente sono riuscita a postare!
 
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view post Posted on 11/8/2015, 03:20
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Ophelia Lovelace Scheda


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Dunque aveva indovinato, una figura barbina in meno alla collezione. La situazione era quel che era, bisbigli veloci che tagliavano in due quel silenzio tombale, sguardi pesanti che ogni tanto avevano addosso, dagli estremi dei tavoli a quelli della bibliotecaria, una signora dai lineamenti rovinati dall'età, gobba, dal passo ciondolante, esile e dai capelli grigi tirati su in un uno chignon disordinato. L'unico suono ad avere il permesso di esprimersi nel pieno della sua potenza era quello della pioggia, impetuosa e irruenta, accompagnata dalle scariche inarrestabile dei tuoni infrangersi chissà dove. Un clima quanto poetico quanto terribile, capitare per sbaglio in quelle correnti gelide sarebbe stato il suo incubo peggiore. Dei lievi brividi sulla nuca al solo pensiero, cosicché si passò la mano sinistra su di essa, e anche tra i capelli per non far intendere agli altri di avere qualcosa di particolare, per poi lasciarla cadere vicino al libro. Lanciò veloci occhiate ai studenti, non proprio tutti chini sui libri. Un Grifondoro che fissava la finestra più vicina a loro con aria assorta, metà viso coperto dai capelli scuri arruffati che le arrivavano poco sotto il mento, naso pronunciato e occhi infossati, con le punte verso il basso, con il colore del riflesso della finestra. E una Corvonero, evidentemente non troppo contenta del loro piccolo scambio di chiacchiere, che la stava guardando intensamente, due grandi occhi verdi coperti da due lenti tondeggianti inquisitori, mai vista prima, viso dalle stesse caratteristiche degli occhiali e capelli tirati all'indietro con un cerchietto nero, di color biondo platino, sopracciglia a malapena visibili. Decise allora di aggrottare le sue verso quelle due palline pallide, e poco dopo la corvetta si arrese e tornò a guardare le pagine del tomo che si era scelta.
<< Temo di non ricordare il tuo nome, scusami >> >>
Le sue parole obbligarono a voltarsi verso la prefetta, con una nuova espressione mista tra il rammarico di non essersi presentata prima e la sorpresa dell'interesse verso di lei.
<< Ohw, Ophelia >>
Gli rispose la tassina, annuendo lentamente, con l'imbarazzo stampato su quel piccolo sorriso dalle labbra appena schiuse. Concentrò le sue iridi chiare verso la lunga treccia attorno al polso della ragazza, poi pensò di provare a riprendere la lettura, cosa che fece anche la sua collega quasi in sincro.
Per l'appunto, ""provarci"". Le parole scorrevano una dopo l'altra ma non si impressionavano nella sua mente, non formavano un vero e proprio senso, non solo erano informazioni del tutto inutili al suo scopo iniziale, ma persa ormai la concentrazione, sostituita dalla curiosità della nuova conoscenza, trovava tutto quello che stava facendo inutile e improduttivo. Ponderò l'idea di vedere solo le illustrazioni di quelle millemila piante, cambiando pagina ma continuava a trovarlo inutile. Si girò lentamente verso la bionda ma, la trovava già verso di lei ed era proprio in procinto di dirle qualcosa -

<< Ti è...piaciuta la partita? >>
Sentì la voglia di rispondergli con carica ma dovette abbandonare subito l'idea di farlo dato che il luogo non le avrebbe mai dato l'occasione di farlo senza essere cacciata. Le si avvicinò leggermente per poterle parlare a bassa voce.
<< Puoi dirlo forte! C-cioè...erano solo delle amichevoli ma avete dato tutti il massimo! E dai risultati si è visto - un piccolo ghigno le spuntò al bordo destro delle labbra. Infatti i Corvonero persero la partita, nonostante il gran caos che si era creato nella suddetta. - Ti sei trovata bene nel ruolo di portiere? O vorresti cambiare? >>
Le domandò poggiando il gomito sul tavolo di legno e il mento sul palmo della mano. In quel momento per lei parlare di Quidditch, o conversare in generale, le sembrava la cosa più interessante al mondo, pur di non vedere fiori illustrati.

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view post Posted on 25/12/2015, 23:41
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Lo spazio che separava la pazza Madama Pince dal dirigersi verso di loro, con i grigi capelli arruffati, sbraitando e sputacchiando contro il fatto che stessero violando la quiete della biblioteca con le loro chiacchiere, stava sul soffio di un sussurro. Con la coda dell’occhio Elhena poteva scorgere la vecchia bibliotecaria, infame per la sua smodata passione dei libri, al limite dell’ossessione. Per il momento stava china su un plico di pergamene impolverate, al punto che la Tassa si chiese come facesse la vecchia a non starnutire, pur rimanendo col naso a un millimetro dalle pagine; oppure perché non fosse ancora andata in pensione.
Ophelia… le veniva in mente solo la sfortunata eroina – se eroina la si poteva chiamare – di Shakespeare, la folle fidanzata di Amleto suicidatasi tuffandosi in un lago ghiacciato. La ragazza considerò come non fosse una buona idea rendere partecipe la compagna di una simile informazione, per così dire, funesta. Perciò si limitò a sussurrare “Bel nome”, sforzandosi di scandire per bene le parole, così che fosse più semplice leggere il suo labiale.
Sorrise di fronte all’entusiasmo di Ophelia.
La domanda su come avesse vissuto il suo ruolo di portiere la colse impreparata, per quanto sciocco potesse sembrare. Fece segno con la mano a Ophelia di aver udito la sua domanda, ma di aver bisogno di un momento per elaborare una risposta. Di fatto Quidditch non era mai stato in cima alle sue priorità; sì, suo padre l’aveva portata a vedere qualche partita e in fondo all’armadio doveva esserci ancora una sciarpa dei Caerphilly Cataputs, la squadra favorita dagli Attwater (nonostante nonna Patricia avesse un debole per le Holyhead Harpies), ormai troppo piccola. Nulla di più.

“È vero, la partita è stata avvincente. Tuttavia ero così concentrata sul non cadere dalla scopa, sul non vomitare “
– e qui abbassò brevemente gli occhi per celare il proprio imbarazzo – “sui cacciatori e sulla pluffa” concluse. Ormai il libro di Astronomia era stato chiuso, insieme all’idea che Elhena avrebbe studiato qualcosa quel pomeriggio. Oh be’, avrebbe terminato i propri compiti di notte, a suon di tazze di caffè con due cucchiaini di zucchero e mezzo.
“Mi sono trovata abbastanza bene, anche se una parte di me ancora non comprende perché io abbia deciso di partecipare alle selezioni.”

Spiegò, con un po’ di reticenza, di soffrire di vertigini, ma di aver voluto mettersi alla prova per cercare di superare una simile paura.
“E, no, non lo cambierei. Gli altri ruoli richiedono troppa azione.”
Si strinse nelle spalle, arricciando il naso come nel cercare di instaurare una complicità con Ophelia.
“Spero che la prossima volta potrai scendere in campo.”

 
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5 replies since 27/12/2014, 23:12   99 views
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