Some legends are told, some turn to dust or to gold, but you will remember me for centuries

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Arya Von Eis
view post Posted on 17/1/2015, 01:24




*Non ce la posso fare* Aveva abbandonato il libro sul letto lanciando piuma e pergamena per aria *Se predicevano il futuro non potevano lasciare qualcosa di meno vago da studiare? Non avevano visto che qualche povero cristo avrebbe dovuto studiarli?* okey, stava decisamente sclerando dietro quella dannatissima lezione di Storia, solitamente le piacevano, si divertiva, far ricerche su ricerche, scoprire cose nuove *Vecchie...okey, sono vecchie ma per me sono nuove* eppure quei dannati Oracoli e compagnia bella la stavano facendo andare fuori di testa.
*Esigenza di conoscere il futuro un cavolo, io c’ho l’esigenza di andare a mangiare*
Niente, s’era incattivita contro quell’argomento, non riusciva a comprendere come, se c’era gente in grado di vedere il futuro, un sacco di cose non erano state evitate, anticipate e tutto il resto, insomma, era leggermente, leggermente, scettica a riguardo, oltre al trovare decisamente poco materiale utile sull’argomento *Un branco di buffoni ciarlatani ecco che erano*
Lasciò la sua stanza, dirigendosi verso la Sala Grande, ormai era ora di pranzo e, o sbranava il primo incrociato per strada o confidava nelle abilità culinarie degli elfi, optò per la seconda, richiedeva un minor dispendio di energie.
Come al solito quel luogo era gremito di studenti, iniziava a rimpiangere l’idea di sbranare il primo incrociato a caso, salutò per educazione i conoscenti, cercando un posto tranquillo, odiava chi passava il tempo a tavola chiacchierando, le bloccava la digestione rendendola più irritabile del normale.
Aveva da poco iniziato a saziare il suo stomaco che senti qualcuno sedersi al suo fianco
*Ma con tanto spazio proprio qui?* voltò leggermente il capo, giusto per capire quanto poteva essere scortese...sorrise...

-Per fortuna sei tu- disse sinceramente sollevata e, per un momento, dimenticò di essere di cattivo umore -Ah e...complimenti Caposcuola, ora dovrò darle del lei?-

Le scappò una risata, sapeva già la risposta, Zoey non era tipo da montarsi la testa, anzi, ma la domanda era d’obbligo, almeno per prenderla in giro e, dato che ancora non l’aveva fatto, le sembrò il momento opportuno.
Altro lato positivo della compagnia dell’amica: sapeva benissimo della poca propensione di Arya alle chiacchiere durante il pasto.
Una volta terminato, la serpeverde le fece cenno di uscire, era un sacco che non si vedevano e non le dispiaceva far due chiacchiere, soprattutto se ciò avesse contribuito a tenerla distante da Sibille e Oracoli.
Le propose dunque di uscire in giardino, quel giorno non era particolarmente freddo, non avrebbe avuto un possibile raffreddore della Grifondoro sulla coscienza.
Ovviamente, tra tutti gli argomenti di conversazione, quale fu il primo a venir fuori? I compiti, esatto, cioè, lo studio in generale, ma al momento Storia era l’unica cosa che le frullasse per la testa


-Dannati Oracoli, dannate Sibille, dannati tutti i divinatori, mi stanno facendo impazzire-

Tre, due, uno, la frittata era ormai fatta, non poteva saperlo, almeno in quel momento, ma l’avrebbe scoperto presto, l’amica rientrava nella categoria appena citata.
La conversazione, iniziata nel modo più ovvio possibile, aveva preso, tanto per cambiare, una piega completamente inaspettata, Zoey le aveva raccontato cosa le era accaduto qualche tempo prima e, Arya, avrebbe volentieri ritrattato l’uscita precedente.
Aveva passato tutta la mattina ad infierire contro quei disgraziati, a dar loro dei ciarlatani e, ora, si ritrovava ad averne una per amica, poteva forse mettere in dubbio la sincerità della compagna? No, certo che no, eppure ancora i conti non le tornavano e nemmeno lei era stata in grado di spiegarle nulla, anzi, sembrava decisamente aver bisogno di qualche delucidazione a riguardo.
Alla fine parlarono per un paio d’ore, tornando anche su ciò che era accaduto ad halloween, sincerità per sincerità, le doveva una spiegazione, così, colse l’occasione per raccontarle ciò che, invece, era capitato a lei.
Ovviamente, non che lei sapesse molto sull’argomento licantropi, anzi, ogni volta che aveva tentato una qualche ricerca, qualcosa l’aveva sempre distratta e, alla fine, non ci si era mai messa seriamente.


-Sai che facciamo?- disse a Zoey tra il serio e lo scherno -Io non ci capisco nulla della lezione, tu ne vuoi sapere di più, andiamo da professor Peverell e vediamo se ne viene fuori qualcosa di buono, quell’uomo sembra un’enciclopedia vivente- rise leggermente -e, dato che ci siamo, gli chiediamo pure dell’origine dei licantropi, giusto per apprendere le basi è...e poi ancora non ho avuto l’onore di conoscere il nuovo docente, mi sembra una grave mancanza-

Detto ciò la prese per un braccio tirandola all’interno del castello, non avevano nulla da perdere e poi, chi meglio di lui poteva aiutarla con le sue lezioni?
Fu mentre salivano le scale che si bloccò un attimo voltandosi verso l’amica


-Ehm, ovviamente, il nostro è puro interesse accademico-

E ridendo terminò la salita verso il primo piano, dirigendosi poi verso l’ufficio del docente, si ricompose tornando seria, una rapida sistemata alla divisa, giusto per controllare che tutto fosse in ordine, un cenno d’intesa con la compagna e bussò alla porta.
Attese una qualche risposta dall’interno prima di fare irruzione, sarebbe stato decisamente poco educato, un “Avanti” e si sarebbe sentita autorizzata a varcare la soglia prima di presentarsi, in caso contrario, magari un “chi è?” o roba simile e si sarebbe presentata attraverso la porta, sentendosi decisamente ridicola a parlare con un pezzo di legno, annunciando lei e l’amica.

 
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view post Posted on 17/1/2015, 12:10

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And I can't stop 'til the whole world knows my name,
'cause I was only born inside my dreams;
Until you die for me, as long as there is a light
my shadow's over you,
'cause I'm the opposite of amnesia
.




Ore 8.45 am, Dormitorio Grifondoro ~
Si era svegliata quella con la consapevolezza che, malgrado non fossero previste lezioni, sarebbe comunque dovuta morire sui libri, senza permettersi distrazioni.
Forse, se si fosse messa di buona lena a studiare, entro l'ora di pranzo avrebbe finito tutto quanto e avrebbe avuto un pomeriggio libero finalmente dopo tanto tempo.
Felix, il suo piccolo micio europeo tigrato, era acciambellato sul suo letto appena rifatto, e la fissava con aria indolente; neanche lui sembrava essere molto pimpante, quella mattina. Si legò i capelli in una disordinata coda di cavallo e sedette alla scrivania, aprendo i libri.
Neanche a farlo apposta, il primo argomento che si trovò davanti aprendo il manuale di Storia, erano gli Oracoli e le leggende sulla Sibilla Cumana.
*Aaaah, ma allora è un vizio. Per favore, no.*, sbuffò, contrariata ma rassegnata, lasciando scivolare la schiena contro lo schienale della sedia; aveva ormai superato la fase di repulsione per quel presunto dono, ed era passata alla fase di accettazione, ma ciò non significava che ne fosse particolarmente entusiasta.
Tuttavia, armandosi di pazienza e buona volontà, ricominciò a studiare, arrotolandosi le maniche del maglione sui gomiti.
*Va bene, Storia, a noi due.*


Ore 13.05, Dormitorio Grifondoro ~
Si accorse che aveva trascorso troppo tempo sui libri dimenticandosi dell'orario quando il suo stomaco brontolò; sbatté le palpebre, ancora immersa nei libri. Poi realizzò che era ora di pranzo.
Chiuse il volume che aveva davanti con un colpo secco, e si stiracchiò; per quel giorno, aveva fatto abbastanza, e anche di più. Aveva anticipato lo studio anche dei giorni successivi.
Si alzò dalla sedia, sgranchendosi le gambe, ridotte in gelatina. Le sembrava quasi che qualcuno le avesse lanciato l'Incanto Gambemolli, tanto erano deboli in quel momento.

- Forza, micio, direi che è ora di andare a mettere qualcosa sotto i denti, non trovi? - chiese al felino argentato ancora appisolato sul letto; questi le rispose soffiando contrariato. Evidentemente lo aveva svegliato col tono alto di voce.
- Va bene, va bene, ho capito, non c'è bisogno di essere aggressivi. -, disse, storcendo il naso. - Vado da sola. -
Fu scendendo le scale che separavano la Torre di Astronomia dalla Sala Grande che realizzò di aver parlato con un gatto come se fosse stato una persona. La solitudine della sua stanza, da quando anche Kim se ne era andata di punto in bianco lasciandola sola, iniziava a farsi sentire, e giocava brutti scherzi al suo inconscio. Aveva proprio bisogno di vedere facce amiche.
*Del resto, i gatti non sono mai stati comuni animali da compagnia.*, sospirò, scuotendo la testa.
Entrò in Sala Grande, scoprendola quasi vuota, complice l'orario, forse. Al tavolo di Grifondoro non c'era praticamente nessuno, ma voltando il capo, notò un viso conosciuto anche troppo bene. Sorrise, muovendosi nella sua direzione e raggiungendo il tavolo dove la sua amica Arya Von Eis era seduta da sola.
Si lasciò cadere sulla panca di fianco alla ragazza, senza dire nulla; aspettando che si accorgesse da sola della sua presenza. A giudicare da come la guardò, non aveva realizzato chi fosse. Poi l'espressione corrucciata si rilassò, e il Prefetto Serpeverde si lasciò andare ad un sorriso.

- Ovviamente - , scherzò, con una smorfia divertita. - Sono un tuo superiore, adesso. Esigo rispetto. -
Scoppiò a ridere; era così bello poter parlare con Arya come al solito, lasciando perdere tutte le incomprensioni che avevano avuto tempo prima, a causa dei reciproci segreti. Segreti che, adesso, entrambe conoscevano.
Zoey ancora non sapeva dire cosa pensasse in merito, si fidava semplicemente della Verde-Argento; certo, c'era il piccolo dettaglio della luna piena e delle zanne, ma a parte quello, era sempre la solita Arya.
Un risolino si disegnò sul suo viso, quando l'altra imprecò contro tutti i divinatori; doveva aver avuto un lapsus e aver detto la prima cosa che le era passata per la mente. Certa che non fosse stato intenzionale, rispose:

- Concordo, sono proprio tutti una brutta razza, eh? -, rise, di cuore; era molto tempo che non scherzava a quel modo, e doveva ammettere che era una bella sensazione.
Poi tornò seria, alla proposta di Arya; sì, effettivamente, poteva funzionare.

- Mi pare una buona idea - assentì, con un cenno del capo; - Mi spaventa il fatto che tutti lo ritengano la reincarnazione di Cicerone, ma cos'è la vita senza un po' di rischio? - rise ancora, e poi aggiunse: - Inoltre, mi piacerebbe sapere qualcosa in più sulla Scuola di Atene; ne ho sentito parlare, e sembra interessante. -
Fece spallucce; se la conosceva bene, e la conosceva bene, aveva ragione di immaginare che la Scuola di Atene intrigava anche lei. Prese Arya per il braccio, e si diressero verso l'ufficio di Peverell.
Primo piano, se non andava errata. Sala Grande, scale principali, poi a sinistra. Ecco la porta.
Si fermò davanti ad essa, e guardò Arya, sorridendo.

- Beh, io busso. - la avvisò, e diede tre colpi decisi; si prospettava un pomeriggio diverso dal solito.

 
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view post Posted on 17/1/2015, 17:05
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Un mese, era trascorso ormai quasi un mese da quando aveva iniziato, e non senza un innato ed ormai oltremodo sviluppato spirito di Sacrifizio ce l'aveva fatta. Erano anche quelle notevoli conquiste, certo, forse non per l'umanità, forse nemmeno per il Paese, forse non avrebbe segnato il cambio di Era, per quello meglio aspettare almeno l'ora del The, che degno trapasso sarebbe stato? Finire l'era, con una tazza di The, seguita subito da una seconda, che segnasse l'inizio della seguente. Certo, l'era del The forse sarebbe stato pretestuoso, o forse anche eccessivo, se non del tutto sconfortante, ma era comunque un eccellente inizio, un segno ben augurante, avessero dovuto convocare gli Auguri, per trarre gli auspici sicuramente ne avrebbero tessuto lodi sperticate, una nuova età dell'oro? O quanto meno del ferro? O magari più semplicemente un Magnum Annum? Insomma, c'era margine per fare sicuramente qualcosa, era destino che fosse così, e così sarebbe stato, era nell'Aria, si poteva percepirlo.
Un sabato mite, un buon pranzo, la finestra aperta, nell'attesa che presto o tardi Minerva tornasse dalle sue abituali occupazioni. L'Anziano Mago, in una lunga leggera veste cremisi, alla destra del caminetto, scoppiettante ed allegro, come l'inquilino di quell'Ufficio, si aggirava paziente di scaffale in scaffale, ormai ad altezza d'uomo, armato di spolverino, per quelle che erano definibili in gergo, ultime rifiniture. Un mese, non meno di un mese era durata, ma quell'opera di spolveratura stava infine giungendo a termine. Una lunga appassionata, accalorata rimpatriata, con i gregari di più vite, vissute ora qui, ora là, in stagioni diverse di Mondi, ormai perduti, orbati, cambiati a tal punto, da essere tranquillamente depennati dai Mondi conosciuti. L'impero era ormai dissolto, il Caos era la regola all'estero, ed anche in patria, dal pugno di ferro che per secoli aveva retto le sorti dei due emisferi, sotto un'unica egida, si era passati, vittime del buonismo della nuova era, ai guanti bianchi della contemporaneità, ed era stato il Quarantotto, in ogni modo e luogo possibile. Un'eredità dilapidata, gettata al vento, distrutta, lasciata squagliare senza neanche la minima levata di voce o scudi, come neve al sole, e prima che la consapevolezza tornasse a farsi largo in quell'oceano di ignoranza, l'Impero era tramontato. Beata ignoranza?
Non era più un problema suo.
Era poco, ma sicuro.
Era in pensione, e se anche non lo era, era come se lo fosse stato. Erano finiti gli anni dei problemi, delle corse, delle trattative, delle frittate, e di tutto il resto. Prima o poi sarebbe pur dovuta giungere l'ora. Giunti ad una certa età, era anche ora di dedicarsi in santa pace ad altro, non gli erano mai mancati Hobby, e passatempi, era sempre mancato il tempo per metterli in pratica. Certo, non che allora abbondasse, ma era comunque una scelta più consapevole e rilassata, di quanto non fosse stata in passato. In gioventù ci si poteva permettere leggerezze, che con il senno di poi, con ogni probabilità, non si sarebbero rifatte. Era destino che andasse così? Che in fondo di margini non ve ne fossero? Che fosse già tutto scritto? A quel punto avrebbe potuto tranquillamente affidare ogni giro di giostra al lancio di una qualunque moneta, che il risultato non sarebbe mutato. Avrebbe indubbiamente e soltanto risparmiato fior fior di tempo, che non aveva mai avuto. Ma com'era possibile ipotizzarlo? Poteva essere vero? Se lo fosse stato, le Profezie non avrebbero più avuto senso, a che pro? Se la via era univoca, come e cosa influenzare? L'albero sarebbe certo stato grande, enorme, mastodontico, ma lineare, un unico grande fusto, con un unico grande ramo. I fatti smentivano quell'ipotesi, Atene la smentiva, la pratica, la teoria, tutto sembrava smentirla, eppure... Se solo fosse stato vero. Sarebbero davvero stato meglio? E se il burattinaio non fosse stato il migliore dei burattinai possibili? E se architettasse complotti, e tiri mancini ai danni di Tizio, e Caio? In base a quale criterio avrebbero potuto giudicarlo? Sarebbe stato possibile in fondo? Seppur smentendo tale teoria, il Tertium era davvero non datur? Certo, quell'ipotesi non era dimostrata, ma ciò non toglieva che Egli potesse tranquillamente esserci, e risiedere altrove, le Profezie non lo escludevano dal disegno, poteva esserci, ed essere portato essenzialmente a farsi i fatti propri? Che burattinaio era? E se non lo fosse in verità mai stato?
Mansueta ad una supervisione lasca, ed a qualche sguardo furtivo, pensieroso, un'alabarda galleggiava a mezz'aria, davanti al caminetto, in tutti i suoi due metri di lunghezza, ed un morbido panno ne lustrava le aguzze estremità d'argento, con indefessa e certosina pazienza. Le lame, a loro volta cremisi, si beavano della vicinanza delle fiamme, della luminosità dell'ambiente, e della lunga veste del Mago, che sembrava restia a non voler contribuire a quel tripudio color sangue, non troppo insolito, per una lama che doveva essere ormai antica come il Castello. Ci voleva una certa abilità, sia a lustrare le lame, sia a spolverare i libri, non era ufficio per tutti, certo, non era una questione di MAGO o GUFO, come nemmeno di particolare acume per le Querelle più euristiche o accademiche, ma serviva comunque una certa malizia, ed un minimo di tatto, al costo di pagarne interamente le spese.
Qualche parola.
Tre colpi.
Aspettava qualcuno?
Più di uno, per giunta?
Una visita guidata? Un problema? Che fosse un'altra Spada? Da quella porta, in fondo, era entrato di tutto, poteva vantare una certa non indifferente preparazione. Ma era anche passato diverso tempo, e non era tornato da molto. Un anno, meno. Non era il momento di darsi alla contabilità troppo spicciola, cosa poteva cambiare? Sventolando lo spolverino, quasi fosse una sciabola, diede il là alla porta.
Era pronto.


Avanti!

 
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Arya Von Eis
view post Posted on 19/1/2015, 03:06




Senza farsi attendere, la voce del docente, giunse alle orecchie delle due giovani studentesse, nessuna esitazione, nessun tono scocciato, forse, anche senza preavviso, non avevano interrotto nulla.
Senza farsi pregare, la verde-argento, posò una mano sulla maniglia della porta, aprendola quel tanto che bastava per aver accesso all’ufficio, la visione che le si parò davanti le parve al quanto bizzarra e, a stento, trattenne una risata, riuscendo a mantenere un’espressione adeguata all’autorità che si trovava di fronte.
Tutto si sarebbe aspettata, ma di trovare il professor Peverell con lo spolverino in mano, non l’aveva contemplata tra le opzioni
Spostando leggermente lo sguardo notò anche la simpatica arma sospesa
*Pulizie di primavera o si prepara a pareggiare qualche conto?* ovviamente né l’una né l’altra, la prima era da escludere, gennaio non era di certo un mese primaverile, la seconda, beh, insomma, il docente le aveva sempre dato l’impressione d’esser più un uomo che ferisce di lingua e non di lama.
Lasciò comunque in sospeso ogni sua ipotesi, rivolgendosi educatamente all’uomo


-Buongiorno professor Peverell, Arya Von Eis- avrebbe lasciato a Zoey l’onore o l’onere di presentarsi da sola -Non era nostra intenzione disturbarla e distoglierla dalle sue attività, se preferisce potremmo tornare in un momento che lei ritiene più propizio o...- osservò per un attimo la compagna, non sapeva quanto avrebbe gradito quella sua proposta -...potremmo darle una mano in cambio del suo tempo e delle sue conoscenze-

Le sembrava una proposta più che ragionevole e che poteva accontentare un po’ tutti, lui si sarebbe potuto avvalere di quattro braccia in più e loro avrebbero soddisfatto subito le loro curiosità.
In realtà, probabilmente, il docente avrebbe accettato di conversare con loro in ogni caso, ma, dato che c’erano, tanto valeva unire l’utile al dilettevole, anche se, in quel caso, il confine tra le due cose era molto labile.
Non aveva pensato all’ipotesi che, il docente, potesse essere così geloso dei suoi averi, da non desiderare che altri li maneggiassero, ma, anche in quel caso, semplicemente avrebbe declinato la sua proposta e amici come prima, lei la buona volontà ce l’aveva messa tutta.
Non ebbe il coraggio di voltarsi nuovamente verso Zoey, probabilmente la stava maledicendo per la sua brillantissima idea, ancor più probabile era che stesse già meditando una possibile vendetta, ma...il fine giustifica i mezzi, almeno così dicevano.
Forse, però, stava dimenticando qualcosa, ah, già, il motivo della loro irruzione nell’ufficio del docente, forse sarebbe stata buona cosa almeno metterlo al corrente, in modo che potesse prendere una decisione avendo il quadro completo della situazione.


-Forse si sta chiedendo, giustamente, cosa ci ha condotte da lei, in realtà è, semplicemente, per amor del sapere o, se preferisce, per usare termini più terra terra, per approfondire alcune tematiche che particolarmente ci hanno colpite e, in alcuni casi ci hanno trovate in disaccordo, partendo dalle basi e, dunque, dalla loro nascita e la loro evoluzione-

Bene, ora il quadro era completo, almeno ciò che serviva per poter prendere una decisione in modo sereno, senza arrovellarsi il cervello nel tentativo di capire se quella conversazione fosse necessaria o procrastinabile, insomma, era esonerato dal dover accettare solo per poter scoprire cosa ci facessero lì, quel punto era già chiarito in partenza.

 
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view post Posted on 20/1/2015, 12:01

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Quando la porta si aprì, e Zoey entrò, subito dopo di Arya, si trovò davanti una scena che non avrebbe mai pensato di poter vedere: il professor Peverell, il celebre, temuto e rispettato Peverell, con uno spolverino in mano.
Le labbra le s'incurvarono automaticamente all'insù, e nel tentativo di nascondere il sorriso divertito che stava per dipingersi sul suo viso, voltò la testa di lato, come se stesse fissando una parte della stanza interessata. Quando sentì che poteva riuscire a controllare i muscoli facciali, tornò a guardare l'anziano uomo. Beh, probabilmente anche la sua argenteria si impolvera, di tanto in tanto, come quella dei comuni mortali.
Guardando Arya con la coda dell'occhio, si accorse che l'amica stava fissando qualcosa; seguì la traiettoria dello sguardo della Serpeverde, e vide un'enorme arma sospesa, che non dava esattamente l'impressione di essere finta. O, se era una copia, era spaventosamente fedele.
Alzò un sopracciglio, stupita.
*E' un fanatico dell'età medievale, oppure la usa contro gli studenti indisciplinati che non capiscono il valore della Storia?*, pensò, ironica ma non troppo. In effetti, l'anziano professore non aveva proprio l'aria di una persona bonaria e comprensiva.
Lasciando cadere ogni considerazione riguardo all'arma e alla più o meno discutibile bontà di Peverell, seguì l'esempio di Arya, e si presentò anche lei.

- Zoey Lesnicky, Grifondoro. - disse, dopo aver annuito alle parole che l'amica aveva rivolto al docente, poi aggiunse: - Speriamo di non averla interrotta nel bel mezzo delle sue...attività. - tossicchiò, celando un sorriso, accennando allo spolverino che l'uomo ancora teneva in mano.
Si chiese se la seconda parte della proposta di Arya fosse ironica: chiaramente, data la frase, avrebbe dovuto esserlo, ma ormai la conosceva abbastanza bene da non poterne essere sicura.
In quel caso, beh...non le era mai capitato di dover spolverare mobili o lucidare l'argenteria, ma era una che imparava in fretta, almeno. Sempre in teoria, ovvio.
Stava per illustrare al professore i motivi che le avevano spinte nel suo ufficio, quando Arya la precedette.
*Ma che stai dicendo?*, pensò, divertita; le mille parole dell'amica l'avevano disorientata. Il succo del discorso, però, era...era che insomma non gli aveva detto praticamente nulla, tranne che avevano qualcosa da chiedergli.
Sorrise, e aggiunse:

- Come Arya ha detto, vorremmo porle qualche domanda su alcuni argomenti che non ci sono particolarmente chiari, e sapere qualcosa in più su alcuni che, invece, ci hanno colpito. Potrebbe non essere una questione breve, quindi vorremmo sapere se ha del tempo da dedicarci. -
Disse, con la sua tipica voce sottile e l'accento che subito la classificava come "non-inglese"; non c'era modo di nasconderlo, del resto.
Sorrise e attese, gli occhi che ancora vagavano qua e là, dall'arma sospesa, al professore, allo spolverino che aveva in mano.
Forse, in fondo, non era male scambiare informazioni con un po' di lavoro da casalinghe, anche se forse non era proprio legale. Dettagli, dettagli trascurabili.

 
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view post Posted on 21/1/2015, 23:32
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Sì, ecco, ora che ci pensava, che fine aveva fatto la Spada? Avevano deciso di nasconderla, l'avevano affidata a lui, tanto per cambiare, era a Glamis, ma dove? Si era perso una spada? Che fosse in fondo anche quello un problema? In fondo, no. Lo sarebbe stato, certo, se fosse stata indebitamente sottratta, ma era un'eventualità piuttosto remota, nemmeno lui rammentava che fine avesse fatto! E Glamis aveva da sempre un pessimo rapporto con i ladri, ed i truffatori. Certo, solitamente non difendeva Spade, ma la differenza era abbastanza sottile, non avrebbe potuto certo fare la differenza, o forse sì? No, certo che no. Quanti anni erano già trascorsi? Una decade? Di meno? Obbligatoriamente non troppo meno, c'era di mezzo il Giappone, erano i primi anni ad Hogwarts, Atlante se lo sarebbe sicuramente ricordato! Ecco, la soluzione era a portata di mano, nulla di troppo difficile, ricordarsene, prima di sera, o quando sarebbe tornato a galla quel prezioso ricordo? Era anche quello un problema, che richiedeva la sua giusta dose d'attenzioni, in fondo...
Lo scivolare silenzioso della porta sugli oliati cardini attirò in un primo momento lo sguardo del Mago, l'ombra delle due figure lo costrinse infine a voltarsi, prima che altrettanto silenziosamente si richiudesse. Uno sguardo interrogativo, male interpretato come una tacita richiesta di presentazioni. In fondo le conosceva, di vista, ma le conosceva. Se era statisticamente assai poco probabile ricevere due studentesse insieme, era singolare che non fossero della stessa Casa, ancora più che una fosse un Prefetto, e l'altra un Caposcuola. Che fosse il tiro mancino della Tuke? Che fosse l'ammissione dell'impotenza delle scienze esatte di predire il futuro, innanzi ad una tale concentrazione di code, condensate in un unico, singolare, sfizioso, quanto insolito evento? Qual era la probabilità che si verificasse? Quanto avrebbe dato al ciarlatano per strada che gliel'avesse predetto? Una Serpeverde, ed una Grifondoro, a braccetto, e si conoscevano. In fondo, erano cose che succedevano, da dove nasceva tanto sarcastico scetticismo? I problemi eran certo altrove, la colombaia era ghettizzata, una prigione dorata, distante da tutto e tutti, sorda ai richiami del Mondo, e di quello che vi sarebbe accaduto. Eppure erano lì, a braccetto, per una qualche crociata? Un problema? Cosa poteva essere nelle sue possibilità risolvere? Abbassò compiaciuto, e sorpreso lo spolverino, preparandosi a quella che era certo sarebbe stata un'ottima Storia. Ogni problema, era destinato ad iniziare con una Storia avvincente, e lui, caso voleva, si occupava proprio di Storie.
Ed ecco una prima spiazzante offerta, contribuire alla Causa?
Non gli ci volle più di quel tanto per scartare quell'eventualità, non era una questione di sfiducia, ma degli addentellati che avrebbe messo in moto, arrivando a scuotere le fondamenta stesse della Terra. Era un'operazione, lunga, certo, ed allo stesso tempo meticolosa, che però riassumeva in sè tutta un'altra serie di questioni che sarebbero comunque dovute essere svolte, presto o tardi, delegare ad altri, per quanto meticolosi potessero essere, avrebbe implicato rifare una parte del lavoro, perdendo anche il tempo per ritrovare la traccia perduta, che in quel momento era lì, ferma, nitida, e netta, pronta per essere seguita, impossibile da sbagliare. Allo stesso tempo, invitarle a ripassare non sarebbe stato decisamente a modo, in fondo la polvere poteva essere fatta in qualunque momento, era un mese che andava avanti quella pantomima, cosa avrebbe cambiato negli equilibri di quell'emisfero, rimandare ancora di qualche ora? Nulla. Certo, era'un ulteriore dilatazione dei tempi, qualcos'altro sarebbe slittato, era inevitabile accadesse, ma che importava?


Mademoiselle Von Eis, mademoiselle Lesnicky, quale inatteso piacere, prego, accomodatevi!
Nessun disturbo, la fretta è stata bandita anni fa da queste stanze, e non è certo tempo che vi torni, non proprio ora, vi pare? Ma sono a buon punto, ho iniziato ad Agosto, quasi un mese in buona sostanza, ma è qualcosa di incredibilmente produttivo, e divertente, aiuta a riordinare le idee, una sorta di contropensatoio, utile alla Ricerca, oltre che all'economia domestica, evidentemente.


Tornò a voltarsi verso la libreria, indicando un minuscolo libretto, in apparenza identico a tutti gli altri, all'altezza dello sguardo, la costola bianca immacolata, i caratteri vergati da segni sottili, eleganti, dorati, ed una serie di numeri a corredo, abbastanza misteriosi. Un libro normalissimo, o forse no? Lo spolverino teso in avanti, non sembrava voler dar adito a dubbi, il libro era quello.

Questa è la copia perfetta di un originale, marchiato di suo pugno da Paracelso stesso, che la mia stirpe può vantare di avere collezionato, se questo innocuo libro ha il doppio dei miei anni, vi lascio immaginare quanti ne abbia l'originale, e non è il solo. Noi Peverell siamo da sempre un casato di appassionati bibliofili, e passandoci il testimone da ormai qualche anno, i risultati si vedono. Anche se forse sarebbe bene non farlo sapere al Ministero, ecco, i metodi di una famiglia di collezionisti potrebbero non essere dei più ortodossi, in fondo. Ad ogni modo, grazie della gentile offerta, per quanto tutti i miei Studenti godano da sempre della mia massima fiducia, a differenza di molti altri, temo che abbiate tra le mani già qualcosa che vi abbia spinto da me, e non vorrei sequestrarvi alla vita del Castello per il prossimo mese.

Ebbene, era cominciata.
Per quanto potesse vantare Natali e sangue inglesi, più della gran parte degli stessi Purosangue, che ancora popolavano la nazione, sembrava facesse di tutto per smentire quella tesi, il sangue normanno, seppur residuale, ancora spadroneggiava, forte ed indomito, pronto a dar guerra, all'invasore, in guisa del Confessore, di cui per ironia della sorte, ne portava anche un nome. Tra rotacismi, vocalismi, pause, ed accenti inattesi proseguiva soave, con un'enfasi degna del migliore azzeccagarbugli del circondario, che arringasse una giuria, persuandendola della comprovabile innocenza del povero, vessato cliente, incastrato da una serie di sfortunati e ridicoli eventi. Il che lo riportò a prestare orecchio, saltuariamente era qualcosa che accadesse, alle due giovani fanciulle. Perchè si erano spinte sin lì? Perchè un'accoppiata così sfiziosa, e sui generis? In quanto tempo l'avrebbe scoperto? L'avrebbe fatto davvero? Per certi versi era inevitabile che accadesse, salvo voler protrarre all'infinito quella visita, il che avrebbe sollevato in primo luogo qualche legittimo limite fisico, oltre al fatto, che il lunedì successivo avrebbero avuto lezione. Non era qualcosa da poco.
Una prima farraginosa spiegazione parve emergere, gli strappò un sorriso, esegesi delle cause, ed evoluzioni di una serie non meglio qualificata di fatti? Avvalorata dalla seconda, una serie di argomenti poco chiari, altri più interessanti, tutto e niente. Scoppiò a ridere, avviandosi di buon brado verso la scrivania. Una risata cristallina, sinceramente divertita, che si spense senza fretta, raggiunta la destinazione. Per quanto ne avrebbero avuto? Tanto valeva mettersi comodi. Per non aver fretta, bisognava in fondo anche essere comodi a sufficienza, tanto da non averne. Era un punto nodale della questione. Banale, ma dirimente. Passò accanto all'alabarda, che nell'indifferenza dell'ambiente, tirava dritto per la sua strada, guadagnando l'altro lato della scrivania. Erano pronti? Se la strada era lunga, tanto valeva avviarsi. Era una semplice questione logica. Nel breve tragitto si era perso lo spolverino, il dove aveva un che di misterioso, l'attenzione catalizzata dalla magnetica risata l'aveva perso, quello che importava era che ora avesse le mani libere come fringuelli di bosco, e senza perdere tempo, accennò alla coppia di poltrone di dirimpetto alla scrivania. Tutto sembrava pronto. Si sedette a sua volta, mentre l'ultima scialuppa di salvataggio lasciava solerte la nave, era l'ultima opportunità di filarsela, prima che iniziasse il calvario. Ma in fondo, come era consuetudine, l'avevano voluto loro, era quindi probabile, che non avrebbero colto quell'ultima possibilità. Quanto era probabile ci ripensassero, a distanza di pochi minuti, da una decisione appena presa, innanzi l'uscio?


Prego, mademoiselles, accomodatevi, in questi casi tanto vale essere comodi, dal principio. In secondo luogo, temo che presto o tardi dovremo entrare in maggiori dettagli, se quello che volete è l'esegesi delle cause, e delle conseguenze dei fatti dalla cacciata dei Progenitori, ad oggi, ci vorrà diverso tempo, non che vi sia fretta, certo, ma come dire? Del resto, tradizione vuole anche che chi venga da noi in visita, abbia almeno un problema, ed almeno una domanda, ringraziando il cielo il più delle volte è anche inconsapevole latore della risposta a tale domanda, ed il problema abbia una soluzione.
Ma prima di iniziare posso offrirvi qualcosa? Magari un The?


Mos est ut.
Era sempre l'ora del The.
Anche quella era una tradizione.
In fondo, per uno Storico, doveva essere piuttosto difficile separarsi dalla tradizione. Come sarebbe potuto non esserlo? Avrebbe implicato tradire qualcosa, qualcosa di importante, essenziale, rinunciare ad uno dei motori stessi che sospingevano avanti la Storia stessa. Quand'era il momento più opportuno per abbandonare una tradizione? Perchè prima o poi capitava, doveva succedere. Eppure, qual era il significato ultimo che una decisione così estrema celava nelle sue profondità, più inesplorate? Un tradimento. Ma verso chi? Era forse un'altra Storia.

 
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Arya Von Eis
view post Posted on 1/2/2015, 05:29




Come le era venuto in mente di recarsi dal docente di Storia? Cioè, non che avesse qualcosa contro l’insegnante ma, con lui nei paraggi, si sentiva sempre leggermente a disagio.
A dirla tutta, quella sensazione, non si poteva dire completamente infondata, fino a quel momento aveva avuto a che fare con docenti giovani, che parlavano la stessa lingua degli studenti, qualcuno a cui sì portar rispetto, qualcuno a cui sì rivolgere le loro domande, ma, allo stesso tempo, qualcuno che potevano ritenere molto affine a loro.
Il professor Peverell era diverso, era un altro tipo di docente, quel tipo di docente che ne aveva viste e vissute molte, il docente saggio, abile ad attirare la curiosità dei più e, allo stesso tempo a far gettare la spugna ai meno determinati.
Non che lo facesse apposta, si poteva benissimo notare la sua passione e l’amore che nutriva per la sua materia, cercando di trasmetterle anche ai suoi giovani studenti, ma, inevitabilmente, forse anche per gli argomenti in sé, non tutti potevano comprenderlo a pieno, il suo modo di porsi, il suo linguaggio, le sue usanze, tutto si prestava bene a prese in giro e fraintendimenti, qualcuno lo avrebbe definito “snob”, altri “pomposo”, altri ancora, più volgarmente “palloso”, per quanto riguardava Arya, nessuno di quegli aggettivi le era mai passato per la mente, fin dal primo momento era rimasta incuriosita dai suoi modi, forse proprio perchè così distanti da ciò a cui era abituata ma, allo stesso tempo, così dannatamente coinvolgenti.
In ogni caso, per non perdere di vista la domanda iniziale, ciò che l’aveva spinta fin lì era proprio la sua curiosità.
Okey, doveva ammettere che, trovare il professor Peverell alle prese con lo spolverino, di certo l’aveva aiutata a scacciare parte di quel senso di inadeguatezza, vederlo alle prese con lavori di bassa manovalanza come lo spolverare la libreria lo rendeva più simile a un comune mortale piuttosto che a un’entità posta qualche gradino più in alto.
Riuscì a trattenere la risata, quello era doveroso, comune mortale o meno, restava pur sempre un docente e, a dirla tutta, un uomo decisamente più maturo di lei, un minimo di rispetto glielo doveva e, ridergli in faccia, di certo non avrebbe giovato alla sua immagine.
Il professore le aveva accolte senza mostrarsi imbarazzato, forse era lei che viaggiava troppo di fantasia, e subito le invitò ad accomodarsi, declinando la sua offerta di contribuire alla sua causa.
Si sentì quasi sollevata, non che si sarebbe tirata indietro in caso contrario, ma la sola idea di poter rovinare anche solo l’oggetto di meno valore in quella stanza, le faceva rimpiangere quella proposta fatta forse con troppa leggerezza.
In ogni caso il problema non si poneva, anzi, sembrava quasi felice di quel passatempo, la serpeverde non poteva escludere che, una volta terminato, avrebbe rimesso a soqquadro l’ufficio per poter ricominciare.


-Lungi da me il voler riportare sulla sua strada una presenza così funesta, la fretta non è certo la miglior portatrice di buoni consigli-

Osservò l’uomo leggermente perplessa, mentre quest’ultimo estraeva un tomo dalla sua personale libreria, non gli avevano ancora domandato nulla, non era possibile che sapesse già l’argomento della conversazione, dunque, cosa voleva mostrare loro?
La risposta non si fece attendere, anche se non aveva compreso a pieno cosa c’azzeccasse Paracelso con tutto il resto, o forse non si trattava di Paracelso ma del tempo, magari appunto riferito alla fretta, no, in realtà aveva parlato di vecchiaia, solo in quel momento si era soffermata sul tentar di capire quanti anni avesse effettivamente il docente, ma quella curiosità passò in secondo piano, non poteva permettersi di divagare con la mente o avrebbe perso il filo del discorso, filo che già sembrava più un’anguilla.
Voltò leggermente il capo verso Zoey, con lo sguardo un po’ confuso, tentando di capire se lei stesse riuscendo a star dietro a quel turbinio di parole, ma tornò subito a guardare il docente, non voleva sembrare poco attenta.
Stava forse ammettendo di non seguire propriamente vie del tutto legali?
*Vuoi seriamente domandarglielo? No, certo che no*

-Credo che spolverare la sua raccolta privata potrebbe essere molto istruttivo, ma, magari, sarebbe più conveniente concordare qualche prestito o qualche lettura qui nel suo ufficio-

Pensava seriamente ciò che aveva appena detto, soprattutto dopo l’allusione ai metodi poco ortodossi, chissà quali misteri nascondevano quei libri, di certo non ci sarebbe stato da annoiarsi.
Il suo intento di dire tutto e niente, anzi, più niente che tutto, sembrava essere riuscito perfettamente e quello di Zoey non fu da meno, sorrise constatando quanto, in determinate situazioni, il loro modo di agire e di pensare fosse così simili.
La risata del docente non lasciava spazio a dubbi, aveva ascoltato ed esaminato ogni parola, singolarmente e nell’insieme ed era giunto alla corretta conclusione, non avevano detto nulla, ma, forse, avevano attirato la sua attenzione e curiosità visto che, invece che invitarle ad uscire, le stava ora invitando ad accomodarsi sulle due poltroncine che ora si trovavano di fronte a lui.
Invitando con un gesto del braccio la compagna a precederla, seguì i passi del professore, raggiungendolo alla sua scrivania e accomodandosi prima di riprendere la parola.


-Grazie per la sua disponibilità professore e...- sorrise -...un The lo accetterei volentieri, non le nego che la conversazione potrebbe non esaurirsi proprio nel giro di qualche minuto e le nostre gole potrebbero necessitare di essere reidratate- decisamente stava esagerando, ma anche quello ogni tanto non guastava -Credo dunque sia il caso di iniziare col dirle il motivo che ci ha condotte qui- cercò il viso della compagna come ricercando un qualche tipo di consenso -Miss Lesnicky ed io, spesso e volentieri ci ritroviamo a confrontarci sugli argomenti trattati a lezione e su molti altri argomenti non trattati e, non sempre ci troviamo d’accordo, non dico che ci scontriamo nel vero e proprio senso della parola, ma, abbiamo opinioni differenti- fece una piccola pausa -Oggi è stata proprio una delle sue lezioni a portare alla luce i nostri due punti di vista differenti, vede professore- disse posando una mano sulla spalla della compagna -il mio scetticismo verso Oracoli, Sibille e arti divinatorie varie non è condiviso da Miss Lesnicky, saremmo curiose di venirne a capo in qualche modo e, magari, partire dal principio potrebbe chiarirci meglio le idee-

Aveva parlato pure troppo e non voleva che il docente fraintendesse, aveva seguito la lezione, preso appunti e tutto il resto, non era un modo per farsi svolgere i compiti, ma, sul serio, non poteva fare a meno di essere scettica, prima di potersi dedicare tranquillamente allo svolgimento della lezione doveva venirne a capo in qualche modo, in realtà si rese conto che quello era solo il motivo secondario, sapeva che, il suo scetticismo, non sarebbe di certo stato d’aiuto all’amica e si sentiva quasi colpevole, forse sperava che, terminato quel colloquio, la sua posizione mutasse radicalmente, così da poter comprendere meglio ciò che stava accadendo a Zoey e, magari, darle una mano.

 
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view post Posted on 2/2/2015, 11:17

In a coat of gold or a coat of red, a ℓισи ѕтιℓℓ нαѕ ¢ℓαωѕ.

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Quell'incontro stava prendendo una piega che non avrebbe mai potuto immaginare, neppur volendo; insomma, di professori considerati "strani", ce n'erano, ognuno aveva le sue peculiarità, tuttavia non aveva mai pensato che Peverell rientrasse in quella categoria, malgrado fosse più probabile che l'avessero colto in un momento particolare.
Sorrise, divertita dalla scena; era buffo vedere Arya rispondere a tono, all'apparenza scherzosamente, perché Zoey sapeva che era seria. Arya, nonostante tutti i segreti che custodiva gelosamente, aveva quella spontaneità naturale che la rendeva simpatica alle persone che la incontravano per la prima volta, pur mantenendo un discreto autocontrollo. Era questo ciò che l'aveva colpita di più, mesi addietro, quando erano diventate amiche.
Certo era che anche il professor Peverell fosse dotato di notevole autocontrollo: spolverino in mano, colto in faccende puramente casalinghe, non mostrava imbarazzo, anzi, riusciva a mantenere un'aura di naturalezza che faceva apparire tutta quella situazione normalissima.
Certo, il suo discorso lo era un po' meno: in vita sua, raramente Zoey aveva mai sentito qualcuno parlare così tanto facendo uso di termini complicati e di un linguaggio tanto formale senza scadere nella ridondanza o senza annoiare l'interlocutore, ma il docente riusciva a farlo con naturalezza, dando l'idea che parlasse in quel modo sia in pubblico che nella sfera privata.
Beh, sì, doveva ammettere di essersi persa un paio di volte, e dall'espressione di Arya, era pronta a scommettere che fosse confusa pure lei, ma tutto sommato non le dispiaceva. Certamente il professore non avrebbe mai utilizzato esclamazioni come "Per le mutande di Merlino" se meravigliato, come invece aveva sentito utilizzare da molti in Inghilterra, primi fra tutti i commessi di Diagon Alley.
Imitando Arya, la raggiunse e si sedette, avvicinando la sedia alla scrivania e incrociando le braccia al petto, per evitare di torcersi le mani nervosamente, in vista del discorso che stavano per affrontare. Nonostante avesse rivelato il suo segreto a qualcuno, le faceva ancora un certo effetto doverlo raccontare. Non fastidio, ma si sentiva...strana, ecco.
*Un fenomeno da baraccone*, le suggerì la sua vocina interiore.
*Sì, beh, questo è meglio non farlo presente.*, pensò in risposta. Era comica la maniera in cui dialogava con se stessa, quasi come se la sua personalità si scindesse in due, lei e la noiosa vocina del buonsenso.
Era una cosa maturata durante la prima infanzia, quando aveva bisogno di qualcuno che le stesse vicino, ma non aveva nessun altro se non se stessa, quindi aveva dovuto adattarsi; da allora, non aveva mai abbandonato quell'abitudine, e malgrado la facesse sentire ancora più bizzarra, se non altro le dava la possibilità di conoscere un altro punto di vista e di essere più o meno oggettiva.

- Vale anche per me quel che ha detto la mia compagna, professore: sia per quanto riguarda la disponibilità, che per il thé, grazie. - disse; in realtà, in quel momento aveva lo stomaco chiuso al punto che pensava che non sarebbe riuscita neppure a mandarne giù un sorso, ma le erano arrivate delle voci secondo le quali era meglio non rifiutare un thé da Peverell. Non sapeva quanto quelle dicerie fossero vere, ma meglio non rischiare, soprattutto se volevano ottenere delle risposte.
Ascoltò Arya parlare, introducendo l'argomento; annuiva silenziosamente man mano che andava avanti. Sorrise, quando l'amica terminò il suo discorso, senza fare riferimento alla sua parte della storia. Magari ci avrebbe pensato lei.
Una cosa alla volta, ovviamente.

- Esattamente. Inizialmente, ero scettica anche io, ma...poi, incuriosita, ho iniziato a documentarmi, e ho riconsiderato la mia posizione. - disse, cercando di essere convincente. Non poteva smascherarsi, non subito, almeno. - Dopotutto, le abilità innate non sono una favola. Se esistono persone che parlano il serpentese, perché non possono esistere persone che prevedono il futuro? Il fatto che ci siano molti ciarlatani, non preclude il fatto che si possano prevedere eventi del futuro, se predisposti. - , concluse, scoccando un'occhiata divertita al Prefetto Serpeverde.
In quanto ragazza dalle idee concrete e razionali, la Verde-Argento aveva faticato a crederle, all'inizio, quando le aveva raccontato tutta la storia; ma poi, non aveva avuto altra scelta che accettarlo, visto che Zoey certamente non stava scherzando. E comunque, la faccenda delle arti divinatorie le sembrava comunque più verosimile di quella dei lupi mannari. Faceva fatica a immaginarsi Arya che si copriva di folta pelliccia ed usciva a ululare alla luna, ma neanche in quel caso si trattava di una bugia. Le aveva anche mostrato la cicatrice del morso, difficile sbagliarsi, quindi.

- Non le nego, professore, che non è l'unico motivo che ci ha spinte a bussare alla porta del suo ufficio, almeno per quel che mi riguarda. L'annuncio della riapertura della Scuola di Atene ha attirato non poco la mia attenzione, e mi piacerebbe davvero saperne di più. - confessò, introducendo l'altro argomento che le premeva approfondire.
Sapeva che molti altri ambivano a far parte di quell'iniziativa, ma anche che non era aperta a tutti, e che entrare non era così semplice, ma perché non tentare? Non le costava nulla, dopotutto.
E avrebbe convinto anche quella pigrona di Arya ad aderire; era sicura che non si sarebbe lasciata scappare una simile occasione, se spinta verso la direzione giusta.

 
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view post Posted on 2/2/2015, 20:06
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Scopro Talenti, Risolvo Problemi

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E così si ricominciava il gioco.
Di cosa volevano discutere le giovani fanciulle? Evidentemente c'era un problema, in caso contrario, con ogni probabilità non ne avrebbe viste due, ma nemmeno una. Il che era anche comprensibile, in fondo. Se tutto procedeva liscio, perchè investire o perdere del tempo a battere inesplorate vie, per scoprire cosa fare, qualora non fosse davvero filato così liscio? Probabilmente alla semplice ingenua proposta, le avrebbe cacciate, con una certa cortesia, poteva darsi, ma la porta sarebbe stata d'obbligo. Era bene essere previdenti, senza dubbio, ma non a spese del tempo altrui. Convocare un manipolo di Auror, nel sospetto che presto o tardi il gatto si fosse arrampicato sulla quercia, con ogni probabilità sarebbe valso un richiamo la prima volta, una denuncia la seconda. Il Tempo altrui era sacro, ed era bene che tale rimanesse. O almeno la speranza doveva essere quella, poi sapevano tutti benissimo che non sarebbe stato così, figurarsi se lo fosse stato. Gli zotici non potevano mai mancare. Lo sperpero si era fatto sistema, l'inutilità endemica, il manierismo di ritorno li aveva presi, schiavizzati, silenziosamente nel corso degli anni, vittime di un potere incontrollabile e inconcepibile, eppure lì, presente più che mai, invincibile nella sua fiera superiorità intellettuale e morale. Avrebbero vinto? C'era vittoria? Avrebbero combattuto?
Ecco, la fretta era stata quanto meno d'intesa archiviata, non c'erano lezioni, non c'erano troppi impegni in agguato pronti per un'imboscata, tutto sembrava essere in allineamento per una seduta tranquilla, e rilassata, di terapia di gruppo, vecchio stile. C'era il The, entrambe l'avevano accettato. Che si potesse quasi dare il là ai giochi? Ecco, quel commercio del suo Paracelso, a zonzo per il Castello, passato di mano in mano, aveva un che di sinistro, del terrorizzante, seppur fosse una copia, certo, come sarebbe tornato? Perchè sarebbe tornato, chi avrebbe osato tenersi il libro di un Professore, sapendo da dove provenisse, e sapendo che avrebbe fatto di tutto per riaverlo? Certo, il punto era su come sarebbe tornato indietro. E non era proprio il caso di fare l'esperimento. Avevano chiuso la Biblioteca? Giusto, impalare il Custode, non doveva scordarlo. L'avrebbe convocato, una qualche scusa si sarebbe potuta facilmente trovare, e... zac! Una tragica sparizione, quasi sentiva già i titoli dei giornali, un po' di lavoro per il Ministero, ma cosa sarebbe cambiato? Un beota in meno, era un servizio gratuito per la società, gliene sarebbero stati tacitamente inconsapevolmente tutti grati. Lui stesso per primo. Ed essere grati a sè stessi, non era poi così malvagio, no, anzi.
Sorrise ad entrambe, soddisfatto, accennando al servizio.
Tutto in buon ordine, per cominciare.
The doveva essere, e sarebbe stato.
Certo, compromessi.
Quisquilie.


Temo i miei libri siano alquanto restii alle escursioni, e terribilmente sensibili agli sbalzi di temperatura, e temo che voi non conosciate ancora l'Occludo, ma se dovesse servirvi son certo che saprete ritrovare la strada, no? Ho convenuto con i diversi Presidi una serie di argomenti che è bene non toccare, ma per il resto sapremo trovare una quadra. Venendo invece al The, mi scuserete, ma vi mostro la via, mi rendo conto possa essere un poco insolita, ma con un po' di polso, non dovrebbe essere troppo difficile.
Una tazza, ed uno di limone.


Il mobilitarsi lesto, ed efficiente del servizio, di ceramica bianca e blu, fu un tutt'uno, con lo spegnersi della richiesta. Già la teiera sbuffando riempiva una tazza, di un liquido ancora caldo, e non troppo carico, mentre la stessa già si dirigeva lesta dall'altro lato della scrivania, dal Mago. Tintinnanti, un paio di pinzette argentate la marcavano stretta, inseguendola, intentando la consegna, di quella solinga fetta di limone, recuperata fresca dal piattino poco distante. La zuccheriera, snobbata, mulinava il cucchiaino, inveendo all'indirizzo del Vecchio, premeditando quella che eran tutti certi, sarebbe stata una pur terribile vendetta. C'era poco da fare, per quanto le pinzette fossero meno vendicative, di tanto in tanto gli andava concessa qualche soddisfazione. Compromesso, per compromesso, in fondo, cosa cambiava? L'importante era non fosse latte.
Eppure, il quadro evolveva, erano infine giunti agli Oracoli, e ne era direttamente il responsabile. Che dovesse sentirsi in colpa, almeno in parte? No, in fondo, quella era la lezione, era una parte del programma, poteva essere un trampolino per chiunque l'avesse trovato interessante, l'avrebbero approfondito al III Anno, o giù di lì. E del resto, le Profezie, non erano le ultime venute. Restava la questione sottaciuta, ancora per il momento, che lui insegnasse Storia. Non propriamente Arti Divinatorie, e ciarlatanerie applicate. Ecco. Ma per quanto l'una fosse scettica, l'altra sembrava più che convinta dell'intero discorso, in fondo, qualcuno doveva pur averlo convinto. E punto in agenda, studiavano in coppia. Il come fosse possibile aver iniziato, era un'altra Storia. Iniziare mettendo le mani avanti?
Era una tattica anche quella.


Dunque, Oracoli e Profezie, immagino già saprete non essere la mia materia, e non posso nemmeno dirmi un esperto di tali pratiche, probabilmente il Collega di Divinazione avrebbe potuto presentarvi l'argomento diversamente, ed in maniera più esaustiva, ma immagino già lo sapeste. Per quanto io condivida in buona parte le perplessità di Mademoiselle Von Eis, i ciarlatani non sono mai mancati, non posso nemmeno negare il valore intrinseco e capitale che talune Profezie possano assumere negli equilibri della Storia stessa. Voi capirete che per quanto una vera Profezia possa essere un'arma terribile, nelle mani di chiunque, per svelarla serva anche un vero Profeta, o comunque qualcuno che padroneggi realmente tale Arte, mi seguite? Se ammettiamo l'esistenza delle Profezie, ed è facile dimostrare esistano, viene per logica dover ammettere anche l'esistenza di una qualche loro origine, ed è ampiamente documentata l'esistenza dell'Albero delle Profezie, per quanto sia in effetti un argomento piuttosto complesso. Come le faceva giustamente notare la sua collega, le capacità innate esistono, per quanto almeno inizialmente possano costituire più un problema che altro, ma essendo innate, c'è ben poco da fare al riguardo, non è possibile sbarazzarsene, tanto vale imparare a convivervi. Se a Mademoiselle Von Eis serve un caso pratico, son stato testimone, nel giardino di questo stesso Castello, ormai diversi anni fa, del risveglio di capacità divinatorie, da parte di uno Studente di Grifondoro dell'epoca, ed ho conosciuto alcuni veri Profeti ancor prima, per quanto effettivamente siano molto rari. Se quindi l'interrogativo è sull'esistenza, posso assicurarvi esistano, incontrovertibilmente. Se invece il punto è sulla possibilità di predire il futuro, pur non essendo veggenti, anche questo è del tutto plausibile, seppur complicato, evidentemente.

Un discorso pulito.
Sorseggiò il The, mentre le giovani cercavano di venirne a capo. In fondo, non era una questione semplice, ma anche lì, se l'erano cercate loro. Era incredibile come fosse beatamente sfacciata la pratica di struggersi per venire a capo di una domanda, porla, e struggersi per averla posta, non comprendendo la risposta. Certo, era una questione d'attenzione, ed un minimo di acume. Ma ne sarebbero venute a capo, certo, qualche domanda, restavano aperti interrogativi inevasi, una pioggia di possibili questioni irrisolte, pronte ad esplodere come bolle speculative, trascinando l'intera sistema prima all'insolvenza, e poi al collasso, ma c'era sempre anche una soluzione. L'avrebbero vista. In fondo, l'avevano sempre avuta a portata di mano. Ma ecco, che parallelamente al primo tavolo di trattative, se ne apriva un secondo, magari presso un altro Dicastero, tanto per far sembrare che anche altri avessero una cagion d'essere, e non fossero lì semplicemente come mobilio, a far polvere. Atene. Un'altra gatta da pelare, dove però era tutto relativamente più semplice, almeno per lui. In fondo, era sua. Non poteva vantare diritti di proprietà sui Profeti, ma su quello sì.
Aveva innanzi due nuove Ateniesi?


Il fatto che vi confrontiate su quanto vi venga detto mi sembra di gran lunga la cosa più intelligente che ho sentito nell'ultimo anno, e probabilmente anche il metodo più sicuro e rapido per capire veramente qualcosa. Posso suggerirvi di svolgere un unico compito di Storia alla conclusione di quella che immagino continuerà ad essere un'avvincente serie di discussioni? Al termine del dibattito, arrivare ad una sintesi, potrebbe essere l'ultimo passo che ancora non abbiate raggiunto. Venendo invece ad Atene, in effetti, è prossima la riapertura, giacchè sarebbe un discorso lungo, possa domandare cosa in particolare vogliate sapere? Per quanto nell'essenza sia molto lineare, potrebbe non sempre risultare per tutti tale.

Sì, ecco, forse non era molto chiaro.
Però non era nemmeno colpa sua. Qual era la domanda?
C'era? Non c'era? Era in pausa The? Se l'era filata semplicemente?



Magari vi interessa l'Avviso N° 1 dell'Aula di Storia, sulle Lezioni di Gruppo.
 
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Arya Von Eis
view post Posted on 3/2/2015, 23:41




Aveva cercato di introdurre l’argomento nel modo più innocente possibile, due studentesse che, nel confrontarsi sulle lezioni, si erano ritrovate ad avere opinioni divergenti e necessitavano di qualcuno che chiarisse loro le idee, tutto nella norma insomma, almeno apparentemente.
Aveva preso la parola per prima, cercando così di smorzare la tensione, sapeva che l’argomento poteva essere più imbarazzante per Zoey che per lei e si accorgeva che la compagna non era proprio miss tranquillità, beh, evidentemente era riuscita nel suo intento, la grifondoro l’aveva seguita a ruota puntualizzando qui e lì qualche passaggio, quasi come a volerla punzecchiare per il suo scetticismo.
In quello Zoey era bravissima, contraddirla senza, però, farla innervosire, anzi, trovava quasi divertente confrontarsi con lei, alla fine, per quanto potessero avere opinioni in netto disaccordo, riuscivano sempre a buttarla sul ridere.
Rispose all’occhiata divertita dell’amica con un sorrisetto infastidito, ma si vedeva che scherzava, sapeva esattamente come la pensasse, il problema era appunto quello, non poteva minare con così tanta naturalezza le sue convinzioni, okey, le aveva detto di essere una divinatrice, non poteva non crederle, ma non poteva nemmeno cancellare il suo scetticismo così su due piedi.


-Assolutamente, ho un’ottima memoria, se le scale saranno clementi non avrò problemi a ritrovare la giusta via-

Aveva immaginato giusto, il docente era molto geloso delle sue cose, poteva biasimarlo? Certo che no, già l’invito a ritornare era abbastanza, il suo sguardo perplesso era ora rivolto al servizio da The, non che la stupisse più di tanto il fatto che facesse tutto da solo, era la zuccheriera a strapparle una mezza risata divertita, sembrava decisamente indispettita, non si sarebbe meravigliata nel vederla dirigersi di corsa in direzione del docente per prenderlo a cucchiaiate sul naso.
Fortunatamente non sembrava al momento intenzionata ad addolcire la sua tazza, così approfittò della sua distrazione per afferrare la bevanda non appena la pinzetta posò la fettina di limone, ora era al sicuro da eventuali contaminazioni.
Non bevve subito, era ancora troppo caldo, ma ascoltò le parole del professore in merito la diatriba delle due studentesse.
La sua risposta non lasciava spazio a molti dubbi, i divinatori esistevano, punto, ma questo lo sapeva già, ne aveva una di fianco, allora perchè ostinarsi tanto a negare quella realtà? Ah già sì, le convinzioni radicate erano difficili da estirpare e sostituire e furono proprio queste a far scaturire quell’involontaria obiezione.


-Professore, non metto in dubbio le sue esperienze e le sue conoscenze, ma...- cercò di non sembrare troppo saccente -...il discorso parte dal fatto che le profezie esistano e dunque esista qualcuno che le profetizzi, ma chi ci assicura che esistano? Cioè, nel momento stesso in cui vengono rese pubbliche, inevitabilmente, è possibile modificarle, se io so già che domani cadrò da un albero, domani eviterò di uscire in giardino, ma così facendo quella profezia non si dovrebbe avverare e dunque non la si può definire profezia, al contrario, se malgrado tutti i miei sforzi di evitarlo, la profezia si realizza comunque, allora che senso ha predire il futuro se non si può modificare? E’ questo che non capisco, il futuro cambia, muta, ogni nostra azione lo condiziona, com’è possibile prevederlo?-

Okey, tutto quel discorso sembrava decisamente un circolo vizioso, ma una cosa ora le era più chiara, il problema non era il credere o meno all’esistenza dei divinatori e delle profezie, il problema era capire la loro utilità e, al momento, era ben lontana dal comprenderla.
L’intervento della sua compagna le fece quasi andare la bevanda di traverso, okey, avevano parlato anche di tal “Scuola di Atene” e okey erano d’accordo di domandare ulteriori informazioni al docente, ma non si aspettava che l’argomento venisse fuori così subito all’improvviso.
Ecco un’altra differenza tra le due, Zoey era decisamente più diretta, Arya preferiva prendere le cose con calma e valutare il giusto momento per tutto e, a suo avviso, quel momento ancora non era arrivato, ma, ormai che c’erano, tanto valeva affrontarlo.
Fu nuovamente il docente a prendere la parola, sembrava apprezzare che le due studentesse tentassero di svolgere i compiti insieme, ma gli rivolse uno sguardo poco convinto alla proposta di consegnarli un unico compito, non tanto perchè si ritenesse superiore a Zoey o viceversa, più che altro c’era giusto quella spinosa questione grifondoro-serpeverde, non era del tutto convinta che i loro concasati avrebbero apprezzato tale soluzione, cercò dunque di glissare mentre si preparava a rispondere alla domanda successiva.
In realtà quanto ne sapeva di quel “club”? Poteva chiamarlo club? Boh, ne aveva sentito parlare, sapeva che era inerente al corso di storia e sapeva che non era alla portata di tutti, ma la sua conoscenza iniziava e terminava lì, ecco perchè sperava di posticipare quell’argomento, non era preparata a dare una risposta che soddisfacesse il docente.

*Vabbè Aryuccia, parlando di profezie, se è destino è destino*
Dunque così stavano le cose, inutile pensare a chissà quale discorso per cercare di convincere il docente di meritare le sue attenzioni, lei era quello che era.

-Professore voglio essere sincera, so che non a tutti è concesso il privilegio o la sfortuna, in realtà non sapendo esattamente a cosa si va incontro non si può dire con esattezza quale dei due termini sia il più corretto, di poter partecipare alla sua attività extra scolastica e non mi voglio di certo arrogare il diritto di dirle che io lo merito più di altri, non so nemmeno quali siano i suoi parametri per stabilire tale merito e, a dirla tutta, la mia curiosità sta più nel capire in cosa consiste e se, effettivamente potrebbe essere qualcosa di a me affine- fece una piccola pausa -Detto ciò, nel caso non avesse avuto ancora modo di scoprirlo, la mia curiosità è qualcosa che non posso controllare, più so e più vorrei sapere, ma non per un particolare motivo o fine, semplicemente per il piacere di sapere, insomma, per la più pura delle curiosità, la stessa dei bambini, ecco perchè sono qui- ma aveva davvero un senso ciò che stava dicendo? -La storia mi ha sempre affascinata perchè c’è sempre qualcosa di nuovo da sapere, da scoprire e, credo, che per quanto il suo programma possa essere completo, non potrà mai toccare ogni angolo, lascia dunque un sacco di domande senza risposta, ora, ritengo che un’attività extra non potrà che colmare, almeno in parte tali curiosità irrisolte, senza contare che da ciò che ho sentito, la Scuola di Atene vanta anche un aspetto pratico oltre che teorico.- *Ora non passare per quella che vuole mettersi nei guai* -Inoltre, come questa nostra visita in coppia le dimostra, mi piace confrontarmi con pareri differenti, discutere per arrivare ad una soluzione, ad un punto comune, condividere ciò che io penso di sapere con ciò che gli altri pensano di sapere, così da arricchirmi e, magari arricchire, insomma, non sono il tipo di persona che prende ciò che le viene detto come verità assoluta, devo sbatterci il naso-

Okey, okey, ora stava decisamente parlando anche troppo, era il caso di interrompere e di capire se il docente la stesse prendendo per una completa idiota o se, al contrario, quel discorso poteva avere un qualche briciolo di senso.

-Quindi, ecco, alla luce di ciò, quello che vorrei sapere è: a suo avviso, La Scuola di Atene può essermi d’aiuto? Può soddisfare la mia curiosità? La mia voglia di confrontarmi con altri su ciò che pensiamo di sapere?-

Forse si era definitivamente giocata la possibilità di entrare in quello che sembrava essere diventato il club più esclusivo della scuola ma almeno era stata sincera, che senso aveva inventarsi mille motivi, mille storie, al solo fine di farne parte? Nessuno.

 
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view post Posted on 24/2/2015, 12:35

In a coat of gold or a coat of red, a ℓισи ѕтιℓℓ нαѕ ¢ℓαωѕ.

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Attese in silenzio il thé, rimuginando sui motivi che le avevano spinte a bussare alla porta dell'ufficio dell'anziano professore; Sarebbero uscite da quella stanza con delle risposte, oppure si sarebbero perse nelle mille parole che uscivano dalla bocca del docente come un fiume in piena?
Si accorse che Arya la stava guardando, sorridendo forse lievemente irritata; le rivolse un'occhiata innocente e le sorrise candidamente. Del resto, se l'era voluta.
Divertita, pensò se anche quelle piccole schermaglie silenziose non non confermassero il fatto che era impossibile che un Grifondoro e un Serpeverde andassero completamente d'accordo; aveva sempre pensato che lei e il Prefetto fossero simili, ma con il passare del tempo, più conosceva Arya, più comprendeva che non era affatto così. Nel profondo, erano diverse, molto diverse in alcuni aspetti fondamentali, che le contraddistinguevano e che avevano nettamente sancito la Casata di appartenenza al momento dello Smistamento.
Restava comunque fermamente convinta che la questione "Scuola di Atene" intrigava l'amica almeno quanto lei.
Osservò affascinata la preparazione del thé; tutta la scena, soprattutto il particolare della zuccheriera apparentemente impazzita le ricordava molto un cartone animato babbano targato Walt Disney che aveva visto da piccola, "La Spada Nella Roccia". A pensarci bene, Peverell poteva anche passare per il vecchio Mago Merlino del film, se solo avesse avuto la consueta lunga barba bianca.
Non poté trattenere un sorriso, mentre prendeva la tazzina, facendo attenzione a non scottarsi; seguì l'esempio di Arya e attese che la bevanda si raffreddasse almeno un poco, per evitare eventuali ustioni.
Ascoltò il professore parlare e parlare riguardo Oracoli e Profezie; erano cose che in parte già conosceva, ma rimase in silenzio, prestando orecchio a quanto veniva detto.
Poi, un punto in particolare la colpì; sì, forse era lì che avrebbe trovato qualche risposta.

- Un...uno studente Grifondoro, ha detto? - Che strana coincidenza; un altro Divinatore, ad Hogwarts, e nella sua stessa Casata. Chi era? Lo conosceva? - Posso chiederle, professore, in cosa consistette il risveglio delle Capacità Divinatorie? E cosa è accaduto poi al ragazzo? Ha continuato a frequentare Hogwarts? Ha dovuto rivelare a qualcuno in particolare del suo...dono? -
Non poteva trattenere la curiosità, e non poteva astenersi dal porre quelle domande: in qualche modo, si sentiva toccata in prima persona da quella vicenda, sebbene ovviamente non la riguardasse direttamente. Riusciva a calarsi perfettamente nei panni di quel Grifondoro, eppure non riusciva ad immaginare cosa fosse successo in seguito; probabilmente perché lei ancora non aveva trovato una soluzione.
- Io credo, Arya, che al contrario prevedere il futuro possa essere utile, delle volte. Credo sia un'opportunità che ci viene offerta per impedire che vengano commessi degli errori o che accada qualcosa di terribile. Se so che sta per avvenire una tragedia, faccio del mio meglio per evitarla, punto. Non credo che il punto sia la profezia stessa, e la sua indiscutibilità; il punto sta nell'approfittarne ed evitare tragedie inutile. Se l'Ordine Cosmico, il Destino, il Caso o qualunque altra cosa decide di avvisarti, perché non cogliere il suggerimento? Se le profezie fossero fini a se stesse, non avrebbero ragione di esistere e si estinguerebbero, credo. Non so se mi sono spiegata. - Disse, rispondendo ad una Von Eis più scettica che mai.
Si morse la lingua; forse aveva un tantino esagerato, però: non si era forse mostrata troppo coinvolta? Si ripropose di mantenere un profilo più basso, da quel momento. Del resto, loro dovevano passare soltanto per due studentesse curiose e confuse su alcuni argomenti di competenza del docente, e non calarsi nei dettagli, o il tutto sarebbe parso troppo strano e avrebbero finito col tradirsi.
Approfittò del cambio di argomento per distogliere momentaneamente l'attenzione da Oracoli e compagnia bella.
Lasciò perdere per il momento la proposta delle lezioni di gruppo - lei e Arya avevano opinioni e visioni della vita talmente differenti che con tutta probabilità avrebbero finito per azzuffarsi -, e si concentrò invece sul resto.
Arya aveva esaustivamente risposto al quesito del professore; lei annuiva, e comprendeva le sue ragioni, ma non poteva certo dire che fossero le stesse ragioni che l'avevano spinta a chiedere a Peverell della Scuola di Atene.

- Condivido in parte ciò che ha detto la mia compagna; ma mentirei dicendo che sono più attratta dalla parte teorica che non dalla parte pratica. Sì, ovviamente, la curiosità è una cosa che io ed Arya, come credo tutti gli altri studenti che si sono mostrati attratti dall'iniziativa, condividiamo. - Iniziò, soppesando bene le parole; non voleva certo passare per una studentessa con poca voglia di studiare e di stare sui libri. Anzi, generalmente era il contrario e le piaceva l'idea di apprendere quanto più poteva, ma stavolta, stranamente, non era quello che accendeva il suo interesse. - Da brava Grifondoro, non posso assolutamente negare la mia propensione all'azione e all'avventura, anche quando ciò potrebbe voler dire mettersi in pericolo. Ciò che anima di più il mio interesse, professore, è la possibilità di mettermi alla prova e testare davvero ciò che so e che posso fare. E, anche se dovessi scoprire in me stessa eventuali lacune, sono sicura che la Scuola di Atene potrebbe aiutarmi a colmarle, per usare un'espressione che ha già utilizzato la mia compagna. Mi rivelerei all'altezza della situazione, qualunque essa fosse? E sarei in grado di affrontarla? E' questo che mi preme sapere. La Scuola di Atene potrebbe offrirmi quest'opportunità? - concluse, incrociando le dita, sperando in un responso positivo.
Attese, in uno stato di semi-agitazione: entrambi gli argomenti che stavano affrontando la toccavano in maniera diretta e la riguardavano, almeno in parte per quanto riguardava il secondo. Non poteva non sentirsi coinvolta.
Guardò Arya: era lo stesso per lei? Avrebbero affrontato tutto ciò insieme?
Questa sfida, fra le altre cose, avrebbe potuto mettere alla prova anche la loro amicizia e rafforzare o allentare il loro legame a seconda dei casi. E il secondo caso, fra tutti, era ciò che la intimoriva di più.

 
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view post Posted on 5/3/2015, 00:47
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Scopro Talenti, Risolvo Problemi

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Un diavolo per capello?
Se non erano demoni, erano profezie. Certo, era indiscutibilmente un balzo avanti, non si era impegnato con nessuno in tal sorta, il che era di gran indubbio sollievo, si poteva spaziare, anche in addentellati sinistri, e non molto ortodossi, senza rischio alcuno. Le giovane ospiti avrebbero compreso? Era certo di sì. In fondo, era sempre stato mosso dalla convinzione che gli Studenti fossero quelli dotati di buon senso, e dell'estro necessario alla comprensione di quanto fosse minimamente indispensabile comprendere. Eppure, il compromesso era la ruota oliata che faceva scorrere l'intero meccanismo avanti, senza, che avrebbero fatto? Guerra civile? Bellum omnium contra omnes? C'erano possibilità di vittoria? In fondo, sì, c'erano. Ma era una faccenda terribilmente lunga, destinata a rimanere tale per lungo tempo, il logoramento sempre annidato dietro l'angolo, disperazione di ogni esercito. Era anche quella una profezia? Che qualcuna riguardasse l'intera situazione? Che potessero armarsi? O in fondo, il futuro era bello, anche per la sua pecualire essenza, di essere imprevedibile? Che rapporto poteva esserci tra una Profezia, un Profeta, il suo destinatario, ed il Tempo? Avevano un qualche rapporto di una qualche natura? Era presumibile che vi fosse. Darle peso? Non dargliene? C'era margine? Il libero arbitrio come poteva inserirsi armoniosamente in tutto quello? Dov'era l'equilibrio? Era presente?
Ed ecco che tutto quello che lo riportava indietro di diversi anni.
La stessa conversazione, le stesse perplessità, lo stesso luogo.
Quanto era passato? Che fine aveva fatto?
Non c'era più il Centauro.
Che fine aveva fatto?
Fiorenzo.
Che quella Profezia, in fondo, si fosse sempre e solo esclusivamente riferita a quell'unica tragedia? Che non fosse stata evidentemente sufficiente? Che la Verità fosse sempre stata lì, sotto gli occhi di entrambi, sottostimata, snobbata, misrattata, nella sua triviale banalità. Era una questione di Fortuna. Fortuna che doveva essere semplicemente aiutata. E non lo era stata.
Il tradimento?
No.
Non era stato un tradimento, una scelta obbligata, necessaria, dettata tanto dalle circostanze, quanto dalle necessità, quanto dal Tempo stesso. Terminato un ciclo, era indispensabile ne iniziasse uno nuovo, rimandare l'inevitabile sarebbe stato inutile. Se era andato bene per lui una vita prima, perchè non sarebbe dovuto andare bene ugualmente di nuovo? Eppure, non era andata come previsto. Il meccanismo si era inceppato. Qualcosa era andato storto. Una fatalità? Una tragica coincidenza? Tana libera tutti? Era davvero così?
Non era possibile.
Eppure, annichilente.
La tempesta perfetta.
Ecco, si era già perso via, un pezzo, cos'aveva detto? Interromperla? Era così palese che stesse pensando ad altro? Lo stava davvero facendo? Per certi versi il tema era sempre quello, solo in un'altra declinazione. Ma quindi? La giovane Serpeverde essenzialmente rimaneva scettica sulle Profezie, il punto quindi era se volesse davvero esserne convinta, o semplicemente soprassedere all'intera questione. Non era obbligatorio interessarsene. Se però si erano presentate per discuterne. Qual era il punto d'equilibrio, la chiave di volta dell'intero edificio? Ce n'era uno soltanto?
Le Profezie esistevano?
Servivano davvero a qualcosa?
Ne sapeva davvero qualcosa?
La Grifondoro allo stesso tempo sembrava già essere stata convertita a quel credo, quell'unica lezione doveva evidentemente aver fatto breccia, un'impareggiabile Ars Suasoria, unita ad una buona disposizione di spirito, ed alla giusta forma mentis, avevano partorito un mostro? Un'invasata? Lo era davvero? Il rischio, palese, era che si passasse da un estremo all'altro, e la mezza misura era la via, quanto meno che un Professore, ormai in pensione, di una Cattedra parecchio distante, potesse sentirsi in grado di consigliare. Quale fosse la verità, a patto che vi fosse, era tutta un'altra Storia.


Vede, mademoiselle Von Eis, lei si sta avventurando lungo un sentiero abbastanza oscuro e periglioso, semplificare quando si ha a che fare con la Magia oltre ad essere riduttivo, è pericoloso, come saprà già. Esistono profezie e profezie, sempre limitandoci a parlare di Profezie autentiche, il che restringe già considerevolmente il campo, tra queste è poi necessario distinguere quelle false da quelle vere. Di per sè contestualizzare e comprendere una profezia è un affare estremamente delicato, il più delle volte una profezia si verifica a patto che si verifichino una serie di eventi, e si rispettino determinate circostanze, tutt'altro che semplici da comprendere per la natura criptica della Profezia stessa. Una volta compresi quali siano questi eventi, deve procedere alla contestualizzazione, per capire se effettivamente tale Profezia possa essere di suo interesse, se si riferisca ad eventi vecchi di 3000 Anni, o futuri dei prossimi 2000, ed anche questo non è scontato. Da ultimo, perchè non è ancora finita, qualora siano eventi futuri, e prossimi, deve comprendere se sia plausibile prima che probabile che si verifichino, collocando la Profezia nell'Albero. Mi segue? A fronte di tutto ciò, condivido parte del suo scetticismo, ma non si può negare che la sua collega abbia ragione, no? Prevedere il futuro, per così dire, può essere utile, può essere una difesa, a patto di riuscire a farlo, certo. Ma allo stesso tempo, può essere un'arma terribile, si può anche attaccare armati di Profezie, riesce ad intuire come? Probabilmente tra un profondo scetticismo, ed una convinzione troppo certa, una via di mezzo sarebbe ancora una volta la preferibile.

Sorrise, in fondo aveva del ridicolo che fosse lui a dover difendere le Arti Divinatorie. Non aveva nemmeno mai frequentato il Corso, era ben lungi dall'aver conseguito un Gufo, e seguiva basilari regole del pollice, che probabilmente il collega di competenza avrebbe reputato vecchie, fuori moda da almeno sette secoli, e del tutto inesatte. Eppure funzionavano, con il minore degli sforzi. Il che andava comunque benissimo, così. Non sarebbe passato alla Storia per illustre e rinomato Divinatore, non era nel sangue dei Peverell, non lo sarebbe mai stato, con ogni probabilità.
Era quasi tempo nuovamente di un sorso di The, la gola riarsa, la voce impastata. Un fiume in piena, che al fare delle prime nevi mostrava i primi segni di stanchezza, rallentando il flusso, gradatamente, piegandosi alla rigidezza improvvisa della stagione, al venir meno delle profonde e dolci acque, trattenute a monte da quell'inaspettata ondata di gelo. Era quasi tempo di un The.


Sì, un Grifondoro, curioso, non trova? Alexander Black, non l'ho più visto, io son partito subito dopo, e dal mio ritorno a lezione non si è presentato, immagino possa non essere remota l'eventualità che abbia raggiunto i MAGO, e terminato gli studi, magari l'avete conosciuto voi? Solitamente il risveglio di tali capacità avviene a causa di un forte coinvolgimento emotivo, in qualcosa, il più delle volte la prima visione è sulla propria possibile morte, o quella di una persona cara, o un evento particolarmente felice, il primo vero amore, magari. Nel caso di Mr Black non era molto felice, ma fortunatamente come da visione passavo di lì, a passeggio con Amalia, e l'ho salvato da un'Acromantula, molto semplicemente. Immagino che il collega Hawkins, o la Preside possano sapere qualcosa più di me di cosa sia poi seguito.

Ecco, il The.
Tornò a dar battaglia alla tazza, avevano stretto un'alleanza in tempi non sospetti, sarebbe continuato ad essere così. Ne era piuttosto certo. Tanto quanto il fatto che il Sole sorgesse ad Oriente, e che la zuccheriera avrebbe tentato un colpo nuovo colpo di stato, lo faceva sempre, ma lo zucchero non li avrebbe distrutti. Era pur sempre una certezza, magari poca cosa, magari scontata, magari non una rinomata scoperta nel campo magico, ma gli andava bene così. L'arte del sapersi accontentare, poteva anche funzionare.
Con altrettanta irruente prepotenza Atene si faceva largo, calamitante sull'attenzione di quegli sventurati che avessero l'ardire di varcare la soglia, sembrava ormai voler imporre la sua classica egemonia, sulla perdente Sparta, e sulla sognatrice Tebe, vinte dopo un millenario scontro, di colpi di ingegno, piegate infine dalla subdola Arte oratoria. Possibile? Atene, sempre Atene, Atene qui, là, su, giù. Perchè, perchè no, perchè sì. La cagione, l'essenza, il Quia. Poteva, o non poteva? Il nuovo pomo della discordia? Eppure, chi ne capiva ed afferrava veramente l'essenza? Era possibile? Ovviamente, la parte pratica. Beata gioventù? Erano davvero già giunti al punto? O era sempre stato quello il punto? O c'era un altro ulteriore punto? Via il dente, via il dolore? Certo, acqua al proprio mulino, perchè non avrebbero dovuto? Avrebbe potuto in tutta onestà pretendere o anche solo chiedere il contrario? Si andava dagli approcci più diretti, ai giri più ondivaghi, ai tentativi più fruttuosi, a quelli meno. Ingoiare una parte del manuale della Bath poteva essere considerato un tentativo di successo, seppur sbalordente? Aveva sicuramente sbalordito l'infermiere, e valso al mal capitato un posto in infermeria, ed una punizione di un mese, non proprio come previsto, ma era stato indubbiamente sbalorditivo. Annuì, tornando ad appoggiare la tazzina, la miscela a metà, in fase calante. Ma c'era tempo, quello sì.


Il programma di Storia temo sia più lacunoso e bucato di un buon gruviera, ma sicuramente ottimo al gusto. Per quanto abbia più volte proposto alla presidenza un corso di sei ore, triplo rispetto all'attuale, sbarazzandoci di qualche altro Corso decisamente inutile, temo che per vostra, e mia, fortuna nessuno abbia mai voluto darmi retta. Non che in realtà ci contassi più di quel tanto, badate, ma era bene proporlo. Sì, immagino che la fumosità di Atene abbia il suo fascino, l'idea della pratica, unita inaspettatamente a Storia, magari anche il nome, qualche rischio abilmente accantonato, ed il gioco è fatto, no? Atene è una Scuola, un Gimnasio, può essere tutto e nulla, dipende principalmente da voi, ma nonostante le voci, è in primo luogo qualcosa di teorico, complesso certo, imbevuto di Storia al massimo grado, il suo precipitato stesso, frammisto ad un minimo di pratica, ma non tale da mutarne l'essenza teorica. Riuscite anche ad intuirne la ragione per cui sia prima teorico, che pratico?

Eppure, tutto muoveva da una solida premessa.
Che sapessero già tutto, ed avessero tratto le errate somme.
Il che era vero? Se non sapevano, avevano semplicemente mal concluso?
Le solite, mitiche, rinomate, infallibili, voci di corridoio? Eterne ed immortali, misteriose nel loro alone celeste, cadute dal cielo, nel momento del bisogno, di dubbia paternità, incerto fondamento, ed inverificabile autenticità. Una voce di corridoio era la manna per i disperati? Erano disperate? O semplicemente tentavano di racimolare informazioni, in vista dell'inevitabile piano diabolico? C'era altro? Avevano fonti sicure? Che fine aveva fatto la Miwako? Dove si era cacciata? Vi era dietro Scott? Era lui la fonte? O qualche piccione dalle idee poco chiare? Possibile?


Probabilmente è necessaria una premessa, davo per scontate conoscenze che non è scontato abbiate. Ma tenete a mente la domanda, è un punto molto importante. Gli Ateniesi essenzialmente risalgono l'Albero delle Profezie, per vivere esperienze ad alto contenuto storico, in un ambiente quanto più originale possibile. Immagino che privando l'idea di buona parte del suo fascino retorico, si possa anche più semplicemente affermare che gli Ateniesi viaggino nel Tempo, anche se non sarebbe esattamente corretto, e forse meglio, nei Tempi, ma è una postilla. Ovviamente ci sono dei rischi nel fare ciò, anche piuttosto seri, ma non c'è mai niente di facile, in fondo, no?

Il Sasso, increspata la superficie dello stagno, affondava, mentre cerchi concentrici si diramavano, squassando la quiete delle ninfee, e della vita acquatica, scossa nella sua apatica serena esistenza. Affondava, toccando il fondo, immergendosi nella fanghiglia, inumandosi nel fondale, quasi a voler celare sè stesso, timoroso della vista indagatrice degli altri, sinistri corvi, predatori del suo segreto.
Poteva tornare al suo The?
Avevano una serie di domande in agguato, poco tempo per riflettervi, e dipanare l'oscura e contorta matassa.
Eppure, non avevano fretta, il che era ben augurante.
Se non altro.

 
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Arya Von Eis
view post Posted on 30/4/2015, 01:09




Non appena terminato il contorto ragionamento sulle profezie, si lasciò coccolare dal tiepido the che, ora, si lasciava sorseggiare piacevolmente, mentre, con attenzione, ascoltava le risposte dei due interlocutori, distrarsi sarebbe forse stato fatale? Probabilmente no, stavano, dopo tutto, solo conversando, ma non intendeva comunque far la parte di quella poco interessata o, peggio, di quella che non comprendeva, già, il docente aveva un modo tutto suo di esprimersi, ben distante da ciò a cui era abituata la ragazzina, doveva dunque concentrarsi maggiormente per riuscire a cogliere il significato delle sue parole, per quanto riguardava Zoey, beh, l’argomento era abbastanza delicato e, malgrado il suo scetticismo, non voleva assolutamente ferire l’amica, poteva non comprendere, poteva faticare ad abituarsi all’idea che fosse tutto vero, ma mai avrebbe messo in dubbio le parole della grifondoro e mai le avrebbe detto “arrangiati son problemi tuoi”, doveva dunque cercare di comprenderla, di avvicinarsi a lei e al suo modo di percepire e vivere la cosa e, per farlo, per prima cosa doveva ascoltarla *Poi frena l’impulsività e ragiona su cosa rispondere, ricordati che lei ti ha compresa*
Mentre la compagna prendeva la parola, voltò il capo leggermente, in modo da poterla osservare mentre parlava, si stava decisamente facendo coinvolgere troppo, la rivelazione che un suo concasato, anni prima, avesse vissuto la sua stessa esperienza la stava distraendo dal proposito di mantenere un certo distacco per evitare che la notizia si diffondesse.
Non ebbe però il tempo di intervenire per evitare che entrasse troppo nel personale che la grifondoro pronunciò il suo nome, tornando su ciò che lei aveva detto poco prima
*Sì, certo, cioè no, insomma, io non volevo dire che sono inutili, cioè ma ci metterei la firma per avere una previsione del futuro ogni giorno e poter far tutte le cose nel modo giusto, cioè, io dicevo soltanto che...no no, raddrizza il tiro e dai una risposta che non sembri da bambina di cinque anni*
Perse dunque nuovamente il turno, nel tempo in cui lei elaborava una qualche risposta di senso compiuto il docente aveva già preso la parola, doveva mettere in standby l’operazione “ricerca risposta” e avviare quella “comprendi il professor Peverell”

-Lungi da me il voler semplificare o banalizzare qualcosa di complesso, sono solo alla perenne ricerca di risposte e, a volte, trovo che, ridurre ai minimi termini, sia un buon modo per avere un punto di partenza dal quale sviluppare un’intricata rete di ragionamenti per raggiungere, se non una verità assoluta, anche perchè credo che la verità sia relativa, almeno per prendere in considerazione le varie sfaccettature che ogni singola cosa può avere, per cercare di comprenderla nel modo più completo- ovviamente, nel rispondere al docente si era nuovamente voltata a guardarlo, l’educazione gliel’avevano insegnata, almeno quella -Comprendo ciò che vuole dirmi e comprendo anche il discorso della mia collega, anzi, aggiungerò anche che posso condividerlo, non metto in dubbio che, conoscere il futuro, può essere utile, ci mancherebbe, come sono consapevole che le profezie vadano interpretare e comprese se non si vuole rischiare di far più danni che altro, ciò che mi chiedo è, appunto, fino a che punto ci sia concesso capirle e utilizzarle, fin dove possiamo spingerci, quando è consigliabile tentare di eluderle e quando invece sarebbe meglio fingere di non esserne a conoscenza.
Lasciare tutto immutato dovrebbe portare al futuro della profezia, modificare qualcosa porterebbe ad un futuro alternativo, anzi, ogni variazione potrebbe portare ad un futuro diverso, dunque, i futuri auspicabili sono molteplici, conoscerne uno può veramente fare la differenza?-


Okey, forse non sapeva nemmeno lei com’era arrivata a quel punto, cioè, stava lasciando i pensieri liberi di andare senza che fossero necessariamente uniti da un filo conduttore, in ogni caso l’avevano portata lì, forse più per la preoccupazione verso l’amica, conoscere il futuro poteva forse essere un fardello pesante da portare, domandarsi continuamente cosa dire, cosa rivelare, cosa fare, chiedersi come qualunque azione potesse influire, ma se, alla fine, tutto era meno certo di quanto potesse apparire, forse, il divinatore stesso poteva sentirsi più sollevato, quelle stesse domande non poteva porsele, in virtù del libero arbitrio, qualsiasi persona che dovesse prendere una decisione? Va bene, conoscere un ipotetico futuro comunque cambiava un po’ le care in tavola, ma doveva necessariamente essere un peso?
Sorvolando sulla questione profezie, il discorso Atene doveva esser più leggero o, per lo meno, non avrebbe dovuto coinvolgerle in prima persona, se non, appunto, per la curiosità di voler partecipare a quegli incontri.
Ovviamente la risposta della compagna arrivò presto a smentirla, mentre lei aveva focalizzato maggiormente la sua attenzione sull’aspetto teorico della faccenda, la grifondoro, da brava grifondoro, aveva subito palesato il suo interesse per la parte più pratica, quella più adrenalinica, quella più rischiosa.
Alzò gli occhi al cielo, quasi non aveva dubbi, ma si ritrovò piacevolmente divertita da quelle affermazioni, nuovamente l’amica aveva dimostrare di arrivare dritta al sodo senza troppi giri di parole e doveva ammettere che quello era un aspetto di lei che le piaceva, anche se, a volte, avrebbe volentieri voluto sapere dove si trovasse il tasto “pausa” o quello “rallenta”.


-Vede professore, nuovamente ci completiamo, astratto e concreto, teoria e pratica, due opposti che si attraggono, inizio a pensare che potremmo formare una bella squadra-

Pronunciò quelle parole accompagnandole con una piccola e sincera risata, non c’erano dubbi che fossero una coppia strana, ma ciò non escludeva che potessero essere una coppia vincente.
*Spè...spè...che? Corso triplo di storia? No, no, un attimo, che? Viaggi nel tempo?*
Osservò il docente con aria perplessa, aveva sentito voci sul fatto che fosse un tipo tutto particolare, aveva avuto modo di constatare parte di quelle voci a lezione, ma che addirittura si dilettasse con i viaggi del tempo ancora non lo sapeva, ecco, ciò confermava che la sua conoscenza riguardo Atene era molto, molto superficiale.

-Mi scusi professore, lei parla di viaggi nel tempo, ma, cioè, intende veri viaggi nel tempo?- non sapeva se sentirsi più eccitata o preoccupata, di certo doveva trattarsi di un’esperienza unica e imperdibile, ma, come lui stesso aveva sottolineato, quanti rischi potevano correre? *E io che mi preoccupo di cosa può accadere cambiando un’incognita ad una profezia* -Non c’è forse il rischio di modificare il futuro, cioè, il presente?-

Aveva saltato a piè pari tutto quello che stava nel mezzo, magari ci sarebbe tornata, magari ci sarebbe tornato lui, magari sarebbero tornati indietro nel tempo per riprendere dal punto giusto, ma al momento voleva effettivamente sapere a cosa andava incontro e il viaggio nel tempo, decisamente, era una di quelle cose che riteneva di dover approfondire prima di gettarsi nel vuoto.


Mi scuso per l'imbarazzante ritardo
 
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12 replies since 17/1/2015, 01:24   250 views
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