Deep in the Night, Raven Shinretsu

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view post Posted on 18/1/2015, 15:31
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» Foresta proibita

« Quando verrai, ti renderò cieco per un po', e quando saremo sul posto, vedrai di nuovo. Il Signore Oscuro ti assegnerà quindi la missione.. »

Gli occhi del giovane si illuminarono di una luce sinistra nell'udire quelle parole, lì immerso nell'oscurità della foresta. ignorò le minacce dell'uomo, non era un traditore né una pedina nelle mani degli Auror, non aveva nulla di cui temere. Il giorno in cui avrebbe tradito il Signore Oscuro per rubargli il trono su cui sedeva era ancora lontano, non c'era pericolo in questo.
* Domani *
Già, l'indomani avrebbe finalmente avuto il piacere di guardare il volto di Voldemort, colui che non doveva essere eliminato. Rabbrividì all'idea, un brivido piacevole che gli drizzò la schiena, come un monito. Le sue parole potevano aver convinto quello schietto Mangiamorte ma il capo indiscusso di quell'organizzazione era un altro. Confrontarsi con l'Oscuro Signore era la prova definitiva, sarebbe stato ad un passo dal precipizio, magari gli sarebbe bastato un solo sguardo per capire le intenzioni del ragazzo. Era rischioso, maledettamente rischioso, eppure William si sentì percosso da uno stimolo e da una curiosità che mai aveva provato prima.
Annuì con un cenno del capo, chiarendo quanto il messaggio fosse stato chiaro. Hogsmade, mezzanotte. Lo osservò dileguarsi nell'ombra dopodiché scelse di fare altrettanto, ritornando al suo dormitorio con la stessa cautela con cui ne era uscito.

* Sì, domani... *
_ ___ ______________ ___ _

» Vicolo di Hogsmade

Oramai per il giovane era diventato un piacere sgattaiolare fuori dal castello nel bel mezzo della notte. Iniziava a prendere la forma di un rituale, ogni qual volta che lo faceva si sarebbe misurato con le forze oscure. Era solo la seconda volta, ma si mosse tra i corridoi della scuola con grande abilità, quasi fosse portato a muoversi nell'ombra senza essere scoperto. Poteva dirsi di sentirsi affine a quella sensazione di totale invisibilità e discrezione. Le ronde notturne dei caposcuola non lo intimorivano minimamente, l'unica sua preoccupazione era l'ora. L'uomo mascherato era stato chiaro: mezzanotte e lui non voleva arrivare né con un minuto di ritardo né con uno di anticipo... Così fu.

« ...e in base al suo esito vedremo se hai del lupo in te, o se sei soltanto un cane che si crede un lupo. »

Quelle parole gli ronzano in mente per tutto il giorno. Poteva dare l'impressione di essere un monito fine a se stesso, una nuova occasione per spaventare il ragazzo a chiarire quanto fosse seria una questione come quella. Eppure c'era di più, evidentemente il discorso di William aveva sortito l'effetto sperato, aveva mostrato di avere la ferocia di un lupo ma solo a parole. Così come aveva supposto il giorno prima, la vera prova sarebbe stata sopravvivere a quella notte, affrontare in Signore Oscuro in una battaglia di sguardi e arte oratoria per accaparrarsi la sua fiducia, costringerlo a vedere in lui l'embrione di un adepto destinato a grandi cose.
In piedi, spalle poggiate sulle pareti esterne di una vecchia abitazione in uno dei vicoli di Hogsmade, aspettava con ansia l'arrivo dell'uomo mascherato della notte precedente. Lo avrebbe reso cieco, lo ricordava bene, evidentemente non volevano svelare la posizione del loro covo, gli parse ovvio. Chissà chi vi avrebbe trovato al suo interno una volta arrivato. Sarebbe stato alla presenza del solo Signore Oscuro o vi sarebbero stati tutti i membri? Che vi fosse anche suo padre tra quelle fila? Lui avrebbe riconosciuto suo figlio, sangue del suo sangue? Erano tutte domande a cui non poteva dare risposta. Anche se suo padre fosse stato lì lui non l'avrebbe certo scoperto. Solo il suo volto e quello dell'Oscuro Signore sarebbero stati di dominio pubblico. Magari lo sapevano già, certo, forse per questo avevano accettato di vederlo, seppure così giovane. Forse colui che non doveva essere nominato era già a conoscenza del suo legame di sangue con uno dei suoi adepti o, magari ancora, era stato proprio suo padre a premere affinché venisse accolto tra le loro fila. Scrollò la testa cercando di disperdere quei pensieri, doveva essere lucido e concentrato per l'incontro che lo attendeva. Non rimaneva che aspettare.

 
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view post Posted on 18/1/2015, 21:17
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Sarebbe venuto? Non poteva fare altrimenti: il dado era ormai tratto. Sospirando, Raven si sarebbe recato sul luogo leggeremente in ritardo rispetto al previsto. Non che avesse molto da fare, o che dubitasse della buona volontà del giovane; tutt'altro. E' che voleva vedere, se il giovane conosceva la virtù della pazienza, - la più importante per le tante imboscate e dei tanti agguati che avrebbe compiuto durante la sua vita, e una virtù che, come l'osservazione e il respiro, lo avrebbero aiutato moltissimo nel corso dei suoi primi passi (e non solo) sui terreni oscuri destinati, appunto, agli oscuri. Spesso è il sangue freddo che giocava un ruolo importante, spesso è la calma, la freddezza, il voler attendere, immobile, che giocava un ruolo fondamentale nei combattimenti e nelle missioni. Il saper prendere la decisione migliore nel più breve tempo possibile, e fare il balzo, oltre... Fare il balzo oltre ogni cosa, privarsi della propria vita precedente, eliminare ogni legame, elevarsi a Dio di sé stesso, splendere della propria individualità più pura.
Messa la maschera, Raven sarebbe spuntato dietro a un angolo con la bacchetta alzata, come a voler dire al ragazzo di essere sempre pronti, che ogni errore potrebbe essere fatale, che ogni movimento sbagliato potrebbe portare a una morte certa. Inoltre voleva assicurarsi che quel ragazzo non si fosse portato dietro nessun altro, del resto... cosa se fosse stata tutta una trappola, organizzata dalla Bennet e dalla Bennet gestita? A quanto ne sapeva Raven, vi ci potevano essere degli auror li ad attenderlo, a braccia aperte.
Però tutte le sue paure presto si rivelarono vane. Arrivato sul posto dell'incontro, trovò William Black solo soletto, sostare nell'ombra della Luna, lontano da ogni illuminazione, da ogni sguardo, da ogni umano. Dovette osservarlo per un po', prima di mettere a fuoco i lineamenti del volto giovane di quel ragazzo. Era davvero lui? Sì, non poteva non essere lui.
«Incontrerai solo morte e dolore sulla strada che cerchi d'intraprendere, ragazzo mio.» – Disse, rivolgendosi al bambino, e stupendosi, di come fosse giovane, di come quel giovane prendesse decisioni così mature, di come crescesse in fretta. - «Rimarrai solo. Vedrai morire amici e parenti. Tutti ti gireranno le spalle. Non avrai un amore, e se l'avrai non sarò sincero. Servirai il Signore Oscuro fino alla fine dei tuoi giorni, e in cambio avrai sì del potere, ma anche molta tristezza a fare capolino nel tuo cuore. Forse impazzerai, forse ti suiciderai, forse non sopporterai di vedere tutto il dolore e il sangue che ti circonderanno. »
"Ma questa è l'unica strada per cambiare il mondo". - Volle aggiungere Raven, ma si astenne.
«Ti do ancora 10 secondi per pensarci, dopo di che la tua vita cambierà per sempre. » – Sorrise. - «Forse cambierai il mondo, come cerchi di fare. Forse morirai in battaglia e il tuo nome verrà dimenticato da tutti.»
"Ma se non ci proverai affatto, il tuo nome lo dimenticherrano comunque, e della gloria di cui risplendevano i volti dei grandi maghi del passato, non ne avrai nemmeno un barlume di briciola, e invece così..."
Indipendentemente dalla risposta, a sguardo sicuro, Raven lo avrebbe afferrato per una spalla, poggiandoci su la propria mano.
«E se tu morissi?» – Gli chiese. - «Persino una goccia del tuo sangue sarebbe un'enorme perdita per il mondo magico.» – Disse. - «Forse il gioco non vale la candela?»
"Ma se proprio vuoi...".
Attese una risposta.
 
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view post Posted on 19/1/2015, 02:11
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Quando il Mangiamorte arrivò, in leggero ritardo, vedendolo con la bacchetta in mano sussultò, staccando le spalle dalla parete su cui era poggiato. Fu un'istante, un attimo di panico seguito da una calma imperscrutabile. La mano si era poggiata d'istinto sulla tasca interna della giacca, lì dove la bacchetta era riposta. Quando vide quella maschera, però, la sua mano scivolò nuovamente lungo i fianchi. Rimase in silenzio per qualche secondo, limitandosi ad osservare la figura che aveva di fronte. Certo, quell'uomo era stato sicuramente prudente, ma era davvero necessaria con un ragazzino così giovane? Se fosse stato davvero accompagnato da qualche auror, avrebbe potuto fare davvero qualcosa - lì da solo - per evitare una pessima fine? Poco importava, così non era, William era solo, così come era sempre stato.
Incrociò le braccia al petto quando l'uomo mascherato iniziò a parlare. Fu un monologo lungo ed intenso. Parole atte a formare un monito chiaro verso qualcuno che, probabilmente, ai suoi occhi non aveva la minima idea del guaio in cui si stava per cacciare. Ed in effetti era proprio così. Per quanto Black potesse essere convinto di saperla lunga, essere tanto furbo da saperne sempre più degli altri, vi erano argomenti su cui non c'erano libri a sufficienza. Così come non aveva compreso le sue paure prima di affrontare quel Molliccio, non poteva neanche comprende quanto tremendo fosse quel luogo in cui presto sarebbe finito. Sarebbe stato invitato ad una cena in cui lui era la portata principale, avrebbe visto e provato emozioni che mai prima d'ora aveva neppure sognato, neanche nei suoi incubi più terrificanti. Eppure rimase impassibile, freddo e fiero come sempre. Ignaro di ciò che lo aspettasse ma convinto di saperne quanto bastava, lasciò che l'uomo poggiasse la sua mano sulla sua spalla. Non abbassò lo sguardo da quella maschera, gli metteva paura - questo non poteva negarlo - ma fu proprio per quel motivo che smise di fissarla. Doveva superare i suoi limiti e quello era un modo come un altro per mettersi alla prova.

« Io spero di incontrare morte e dolore durante il mio percorso.. » E come poteva essere altrimenti? Per quelli che erano i suoi scopi non vi era modo di evitare spargimenti di sangue, il dolore sarebbe stata una conseguenza ovvia. « ..ma non sarà né la mia morte né il mio dolore, su questo puoi starne certo. »
Concluse freddo, cercando di convincere di quelle parole più se stesso che non la figura in nero che aveva di fronte. Era intelligente abbastanza da capire che il genio di cui era dotato non era cosa comune a tutti. Un cervello come il suo non poteva essere destinato ad una semplice pedina che sarebbe morta in battaglia insieme a tante altre, no. Lui in quella scacchiera era ben più importante, poteva sì, svolgere in silenzio il compito della pedina, ma tra tutte quelle pedine inutili, lui - lentamente - avrebbe percorso lungo la scacchiera, arrivando al capo opposto e trasformandosi in quel pezzo della scacchiera che avrebbe rovesciato le sorti di entrambi i re.
« Probabilmente verserò ben più di una goccia di sangue, è necessario. »
Anche in questo caso, non potrebbe essere altrimenti. William non si aspettava di diventare un Dio senza sacrificare qualcosa, senza faticare, sudare, rinunciare a chissà quali emozioni e piaceri al fine di raggiungere il suo massimo obiettivo. Eppure questo non lo aveva portato a cambiare idea, non l'aveva neanche fatto vacillare per un solo istante. Incrollabile, questo era William Black.
« Ma che io sia dannato se il gioco non vane ogni singola goccia di cera di quella candela. »
Indietreggiò di un passo, staccandosi dal contatto con l'uomo, mostrando una fierezza esemplare. Non aveva bisogno del suo appoggio, quel gesto serviva proprio a rendere il concetto palese. Non gli serviva una guida che lo proteggesse, aveva bisogno di qualcuno che lo rafforzasse e per rafforzarsi Will doveva imparare a lottare, nuotare in un lago di sofferenze e sconforto.
« A meno che tu non abbia altre domande, per quanto mi riguarda possiamo procedere. »
Concluse, indicando la bacchetta con lo sguardo. Doveva accecarlo, no? Beh, detestava essere privato della libertà dei sensi. Se proprio doveva farlo che fosse una cosa rapida.

 
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view post Posted on 19/1/2015, 13:07
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Narrazione
«Dialoghi»

Raven ascoltò le parole del giovane ragazzo, e, constatando che continuava a insistere sul proprio, a volersi immischiare nei giochi forse più grandi di lui, nel continuare a perseverare, a vedere la morte il dolore, a soffrire, Raven si mosse. Non vi era più tempo da perdere allora, ogni qualsiasi altra parola sarebbe stata superflua in quell'occasione, e il discorso, come sempre, toccava all'azione vera e propria. Il ragazzo, del resto, era stata chiaro, e Rave lo capiva perfettamente. Anche lui, a suo tempo, era convinto della sua scelta, e voleva andare sino in fondo. Se avesse potuto, avrebbe cambiato le cose? Difficilmente lo avrebbe fatto. Decisamente difficilmente.
Così, guardando come il ragazzo si staccò dal braccio del mangiamorte, Raven dapprima portò la bacchetta in direzione dei suoi occhi, e quindi, nella propria mente, pronunciò la formula dell'incantesimo in modo non-verbale, ponendo i giusti accenti ai giusti posti.
"Omèro"
Quindi, lo avrebbe di nuovo afferrato per la spalla.
«Ti girerà un po' la testa.» - Disse, girandosi intorno e come facendo un passo nel vuoto, spostandosi così nella dimensione spazio-temporale alternativa, che lo avrebbe portato fino alla villa. Materializzatori li avrebbe semplicemente portato il ragazzo nella Villa, e una volta dentro gli avrebbe ridato il dono dellla vista.
«Da ora in poi andrai avanti da solo.» - Gli avrebbe detto Raven, ancora nella maschera. - «Buona fortuna.»
Quindi, uscito, si sarebbe smaterializzato nuovamente.


Arruolamento finito.
Non appena avrai l'accesso alla villa, apri direttamente li.
 
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