Tutto ciò che importa

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<BloodyClaire>
view post Posted on 21/1/2015, 18:27




L'ufficio del professor Peverell si trovava sullo stesso piano dell'aula di Storia, come facilmente immaginabile, dunque non fu difficile trovare la lucida targhetta di ottone anche senza aver chiesto indicazioni a nessuno. Davanti ad essa, la pesante cartella che le gravava sulle spalle, Meredith esitò: tra tutti i professori era stato proprio quello di Storia ad impressionarla di più, paradossalmente, per la sua banalità; un vecchietto pacato, amante della sua materia, dagli occhi lucidi e indagatori che sembravano leggere sulle facce degli studenti parole che loro non vedevano. La ragazzina lo aveva trovato estremamente familiare in quella scuola dove, senza contar lui, l'età media dei docenti si aggirava attorno ai venticinque anni. Le ricordava, in un certo senso, la sua vita da persona normale, quando la magia era qualcosa di sconosciuto, e il suo solo messaggero papà, con tutte le sue stranezze e quei prodigi che faceva... Persino la materia che l'anziano docente insegnava aveva un che di rassicurante: Storia, come nella sua vecchia scuola; certo, lì mai le avrebbero insegnato cosa era Atlantide, o come gli stregoni egiziani trasformavano i bastoni in serpenti, ma quantomeno non c'erano pericolosi incantesimi, sventolii di bacchette, formule dal significato ignoto. Sospirò, strinse con più forza la pergamena che teneva nella mano sinistra, poi bussò. Perché era tanto nervosa? Era già passata una settimana dall'inizio della scuola, aveva già sostenuto due lezioni col professore, e il giorno dopo lo avrebbe visto di nuovo, e in ogni caso con quanto le era successo in quei pochi giorni era assicurata contro le sorprese. Non c'era motivo di temere. Composta, le mani ora congiunte, la faccia tirata in un'espressione a suo giudizio seria e matura, attese che arrivasse risposta dall'altro lato.
 
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view post Posted on 22/1/2015, 00:25
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Martedì, subito dopo cena.
Un tardo pomeriggio che aveva poco da dire, che razza di giorno era il Martedì? Di Marte aveva ben poco, e quel poco che aveva avuto, sembrava averlo perduto almeno da 1500 anni! Di Marte, neanche l'ombra, quello era poco, certo, ma altrettanto sicuro. Aveva infine preso una decisione estrema, per certi versi, a pranzo l'aveva saltato, era tempo di darsi alla lettura. La Gazzetta, così come gli altri giornali, puntuale, o forse anche no, arrivava tutte le mattine, e dopo una veloce sfogliata si recava in tutta calma sino in Aula, una ventina di passi più in là, in netto anticipo, per evitare sorprese, in fondo, quanti imprevisti potevano capitare nell'arco di quei venti passi? Ne era valsa la pena, essersi fatto ridare il solito Ufficio, dopo un'accesa mercantilistica trattativa, era stato un colpo di genio, un vero colpo da Maestro. Certo, il I piano era facilmente raggiungibile, anche per ogni sorta di scocciatori, ma aveva il vantaggio di avere l'Aula praticamente in Ufficio, di risparmiare il tempo del percorso, la fatica di arrivarci, e gli imprevisti del tragitto, che da quando si era insediato anni addietro in quel Castello, sembravano braccarlo ad ogni costo. In fondo, una certa malsana e masochistica soddisfazione la provava, per quanto si ostinasse a negarselo, era così, per quanto quei problemi facessero a gara per rintracciarlo, fosse Hogwarts, Samarcanda, Glamis o Yedo, poco importava, aveva il suo piacere il tentativo fruttuoso nonchè talentuoso di risolverli, e la soddisfazione il più delle volte di riuscirvi, senza apparenti sforzi. Risolvere problemi aveva il suo innegabile fascino, a maggior ragione se erano problemi che per molti versi non arrivavano direttamente a tangerti, più di quel tanto.
Comodo, finalmente in poltrona, la luce del tardo pomeriggio alle spalle, aprì il Times del giorno prima, a caccia dell'articolo giusto. Corruzione dei costumi? Ignoranza ed analfabetismo di ritorno? Sfrangiamento della società? Scollamento tra significante e significato? Fatto stava che c'era sempre meno d'attualità che riuscisse ad attirare il suo interesse, ed aveva abbandonato ormai da anni l'idea di leggersi un intero giornale, non aveva senso, non aveva tempo, e non ne aveva nemmeno voglia. Perchè ostinarsi al chiacchiericcio? Quando era giornata trovava forse tre articoli buoni, su decine di paginate di inutili ciance, un orrendo peccaminoso delitto tediare a tal punto il lettore, pagante, per sciropparsi le boiate del primo ventenne venuto dal nulla. E li chiamavano giornalisti. Interessata, ma non troppo, Minerva era lì riunita in quella sessione tardo pomeridiana del gabinetto di guerra, appollaiata come un volgare corvo sulla testa della poltrona, lasciando che la sua sinistra e molto nobile ombra si allungasse sul tappeto che copriva il pavimento della stanza. Il capo, curioso, come un'allodola, seguiva le pagine, interessata quasi dalla lettura, per poi repentinatamente spaziare oltre i vetri, lungo le verdi, così vicine, ma lontane, distese smeraldinee del parco. Era ancora settembre, o per altri versi, era già settembre, una passeggiata avrebbero anche potuto concedersela in fondo. Il tempo di trovare il famoso articolo, ed archiviare la pratica? Invitante la poltrona non era troppo distante dal camino, solo qualche metro più indietro, era sempre in tempo a congedare imperiosamente il Times del lunedì, il fuoco sembrava reclamarlo a gran voce. Per la verità vi sarebbe stata anche della corrispondenza arretrata, ma c'era tempo, tutta una serata, parte della notte, il tempo di una passeggiata vi sarebbe pur stato in fondo, o forse no?
*Toc toc*
L'inizio di una catastrofe?
Sospirò, abbassando il giornale.
Se la sarebbero cavata?


Avanti!

 
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<BloodyClaire>
view post Posted on 22/1/2015, 16:46




Sentì una voce indistinta, soffocata dalla sua disattenzione e dalla porta in legno, e si affrettò ad abbassare la maniglia della porta con la mano libera. Non che avesse capito cosa la voce dicesse, ma il tono era accondiscendente, calmo, la durata dell'unica vocalizzazione udita comparabile a quella di un "avanti", o di un "prego". La stanza rivelata dalla porta rispecchiava al massimo l'ideale di vecchio studioso che Meredith si era fatta del professore: una luce multicolore proveniva dalle finestre in vetro colorato, illuminando le pareti coperte di libri e l'enorme scrivania dietro al quale Peverell stesso sedeva. Ai lati della stessa, come in una strana immagine religiosa da santino, un leggìo sul quale sostava un enorme tomo aperto e, dall'altro lato, un trespolo ligneo dal quale con sguardo curioso la scrutava il più magnifico volatile che avesse mai visto: le piume dorate e rosse ricoprivano l'intero corpo ricadendo in una lunga coda, e tale era il luccichio da esse proveniente che persino la sgraziata testa da tacchino era un particolare sopra al quale si poteva pure soprassedere. Meredith dovette seriamente sforzarsi di togliere lo sguardo dal volatile il tempo necessario a salutare il professore, ma infine chiuse la porta, avanzò di poco e disse, guardando l'uomo negli occhi: "Buonasera professore, sono King, del primo anno." Tanto bastava come incipit. Avanzò fino a pochi passi dalla scrivania, diede una fugace occhiata all'uccello variopinto, poi di nuovo al professore, a mo' di scusa. Come avrebbe dovuto procedere? Non ci aveva pensato, dopotutto. Doveva subito annunciare il motivo per il quale era lì? Oppure presentare prima la scusante? Decise rapidamente per quest'ultima opzione e allungò timidamente la mano stringente la pergamena. "Le ho portato il saggio su Atlantide che aveva ordinato per domani. Posso lasciarglielo?" Così come un ambasciatore prima presenta il dono, e poi la cattiva notizia, così lei prima si dimostrava studentessa ineccepibile e ligia al lavoro, e poi sarebbe passata alle richieste. Era lì per un motivo preciso, e almeno stando all'aspetto di quell'incredibile ufficio, aveva trovato il posto giusto.
 
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view post Posted on 23/1/2015, 01:13
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Il gatto, ed il topo?
¨Per quanto in fin dei conti non gli dispiacesse, non si poteva certo affermare fosse una visita prevista, e nemmeno particolarmente gradita. Il pensiero fu fugace, istantaneo, l'alito di vita fuoriuscì altero, e rassegnato dalle narici, un sospiro non troppo sonoro, bastevole e suffciente, quell'unico atto, degno di un dramma, a farlo vergognare di tanta umanità. In fondo cos'era un giornale, cos'era una passeggiata, davanti ad un problema ben più grosso? Certo, di gran lunga meglio se il problema non ci fosse stato, tra il non maledirlo per il solo fatto di esistere, e l'augurarsi e benedirlo perchè esistesse, c'erano infinite possibili declinazioni, una delle quali avrebbe presto imboccato.
Scivolò all'interno della stanza una minuta figura, esitante, una Serpeverde, difficilmente si sarebbe potuto scommettere su un formato minore, e vincere la scommessa. Eppure l'aveva già vista, quanto meno si dava il tono di presentarsi a lezione, il che certo, non poteva guastare. Ne sarebbe corso dal tesserne lodi sperticate, ma era comunque un buon inizio. Quanto era già trascorso dall'inizio delle lezioni? Forse una settimana? Che razza di problema poteva aver già inventato, che non potesse attendere il giorno successivo? Quelli del I Anno, il giorno dopo avevano quasi sicuramente lezione, quasi, Atlante teneva l'agenda. Delegare il delegabile, ai giusti delegati, era una filosofia, incredibilmente fruttuosa, ed intelligente, che dava i suoi risultati. Ormai per certi versi aveva perso di interesse per molti campi, ma non ancora tutti.
Sorrise alla giovane, mentre già un foglio destava un primo allarme. Una settimana, e già il reparto proibito?
E poi l'inaspettato.
Il saggio.
Se il saggio era per il giorno successivo, e non per quella mattina, che bisogno c'era di scomodarsi, e portarlo di persona? Certo, in caso di coprifuoco sarebbe in effetti stata un'ottima scusa, ma l'ora era ancora lontana, certo, era già capitato, ma non era mai stata una consegna fine a sè stessa. Ogni volta si avvertiva quel bisogno impellente di agganciarvi qualcosa, che esulasse per molti verso dal resto, come in fondo era la Biblioteca. Ma cosa poteva mai volere dopo una sola settimana, una giovane Serpeverde, dalla biblioteca? E perchè proprio da lui? Che fosse il più bonario, della banda di dodicenni non troppo cresciuti, ancora traumatizzati da complessi giovanili? Difficile che in sole quattro ore la giovane avesse colto la grandezza di Storia della Magia, quando ancora sfuggiva per la gran parte a quelli del V Anno. Ma alcune battaglie per quanto fossero perse, non andavano nemmeno vinte, era interessante combatterle, ostinarsi il giusto, impuntarsi per il gusto di farlo, ottenere l'ottenibile, e ritirarsi in ordine dal campo di battaglia. Era troppo vecchio per certe cose, e troppo giovane per altre.


Buonasera a lei, mademoiselle King. Mi ricordo di lei, prego si accomodi.
La ringrazio per essere passata, nonostante la singolarità, certo, della proposta.
Immagino che possa lasciarmelo, sì, con un po' di fortuna penso possa avere il responso già domani mattina, se era questo il fine della sua gentile visita.


Soave, bonario, affabile.
Sbilanciarsi? Quanto?
Sarebbe potuto tranquillamente essere il suo trisavolo, e nessuno avrebbe eccepito nulla.
Ma da lì, a costituire un problema, ne sarebbe corso.

 
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<BloodyClaire>
view post Posted on 23/1/2015, 01:43




Nemmeno a dirlo, Meredith approfittò della momentanea distrazione del professore, i cui occhi per un attimo si erano posati sul foglio, per guardarsi attorno. Già a prima vista le era sembrato un ufficio stravagante quanto elegante, e la seconda occhiata non smentì; gli occhi corsero sulle finestre, attraverso le quali si poteva vedere distortamente la foresta che circondava il castello, poi di nuovo sul volatile, sul leggio, sulla libreria, e infine si riposarono dove d'obbligo, al professore. Interpretò l'invito ad accomodarsi guardando brevemente le due poltroncine, per poi scegliere quella di sinistra, sulla quale si accomodò notando con disappunto come i suoi piedi non toccassero terra. Percepì una certa critica ironica nella voce del professore, e nonostante tutto non potè che piccarsi, lo sguardo si tinse d'orgoglio, la boccuccia si strinse come se avesse assaggiato un limone maturo. Entrambi sapevano che quello non era il fine della sua visita, ma il professore avrebbe anche potuto evitare di farglielo notare, o quantomeno apprezzare la cortesia del non partire subito a diritto nell'elencare le sue personali esigenze. Si sistemò la veste scolastica che ancora indossava e guardò di nuovo al professore. "Veramente no, ero qui per avere informazioni riguardo al club scolastico del quale siete il responsabile. Ma se ho scelto il momento sbagliato, non ho problemi a tornare successivamente." E con tanto tono accorato lo disse, con tanta trasparenza fece capire che assolutamente non voleva imporsi negli impegni del professore, che una velata scusa da parte sua sarebbe stata obbligatoria. O almeno così pensava, perché una scusa era quello che voleva, volontaria o forzata, ci teneva ad affermarsi con la sua minuscola e infantile dignità. "Nella mia vecchia scuola partecipavo a un club letterario, ma qui non ho trovato niente del genere. A parte la Scuola di Atene." Aggiunse a mo' di giustificazione. Bisognava pure dire che l'idea di iscriversi a un club non era stata del tutto sua: era stato Mark, suo padre, a insistere che si iscrivesse a un club, a un qualunque club, preferibilmente a quello delle gobbiglie del quale era stato capitano per tre anni. Meredith aveva recepito il consiglio, ma era totalmente disinteressata alle gobbiglie, come agli scacchi magici, come ai duelli di magia. E così, eccola davanti al professore, per far contenti sé stessa e suo padre in un colpo solo. Rivolse al professore uno sguardo ridicolosamente serio e professionale, tenendo ben dritta la schiena per darsi un tono, nel suo metro e trentatre di altezza.
 
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view post Posted on 24/1/2015, 01:34
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Era praticamente certo la giovane studentessa si sarebbe seduta, per quanto non potesse ancora aver cognizione di causa del perchè, se ne poteva sentire distintamente l'odore nell'aria. Odore di una scusa, odore di una richiesta. Per certi versi la giovane era anche più nervosa di quanto non sarebbe dovuta essere altrimenti, consegnare un compito, in anticipo, certo, poteva rendere nervosi, ma anche dannatamente orgogliosi, sarebbe entrata veleggiando a quattro piedi da terra, avrebbe posato il foglio, che si ostinava ancora a trattenere, sulla scrivania, prima di andarsene, altrettanto tronfia. Era una Serpeverde in fondo. Il Cappello non sbagliava. Avrebbe potuto? La sola ipotesi era talmente peregrina, che il pensiero si affacciava non senza notevoli difficoltà al lato senziente del pensiero. Il Cappello che prendeva un granchio. Poteva essere successo, doveva essere successo, nessuno e nulla era infallibile, nemmeno Magia, figurarsi un artefatto stregatto da un umano. Eppure, era difficile determinare l'errore, il punto stava tutto lì, l'imbarazzo della scelta, una scelta autopoietica, un candidato ancora tutto da plasmare, una Profezia autoavverante?
E la giovane si sedette, prima di riprendere, indispettita, la sua arringa. Ambiva ad Atene, dunque. Nulla di più facile, prevedibile? Forse non in apparenza, ma la biblioteca era da scartarsi, improbabile, ma non meno del resto. Ed Atene, non poteva godere di particolari percentuali, perchè avrebbe dovuto? O forse sì? Mancava un mese, il Gruppo andava formandosi, un assalto alla diligenza in piena regola. Ma la diligenza avrebbe retto. Partecipava al Club letterario? Ironia della sorte? Per certi versi, anche Atene poteva essere un tranquillo Club letterario, forse non del punto croce, ecco, la maglia non era certo uno dei suoi talenti, per quanto il caminetto non mancasse, così come il The.
Richiuse il giornale, lo ripiegò in quattro, appoggiandolo di lato, risoluto, se dovevano giocare, tanto valeva farlo. Il giornale era destino finisse per l'alimentare ed invaghire le fiamme, era il karma? Intrecciò le dita, sul piano lucido della scrivania, prima di tornare ad osservare la giovane Serpeverde. C'erano. Erano pronti.


Temo mi abbia frainteso, è nostra abitudine offrire qualcosa da bere agli ospiti, prima di iniziare. Ma nel suo caso, ero abbastanza incerto se si sarebbe trattenuta, o meno, o comunque era giusto offrirle entrambe le alternative. Giacchè ha deciso di trattenersi, desidera bere qualcosa?

In fondo, era anche quella tradizione, ed era l'ora del The.
Non era certo arrivato il momento di disertare una tradizione, per festeggiare la consegna di un compito.
Non era ancora giunto quel momento, e probabilmente non sarebbe mai arrivato.


Nessun disturbo, il giornale può attendere. Ah, era iscritta ad un club letterario? Ed ha pensato ad Atene, che per certi è un altro Club del Libro... Ma mi dica, cosa sa di questo nostro singolare progetto, è qui da pochi giorni, non vorrei che finisse con l'imbarcarsi nel Club... sbagliato?

Un Club letterario, sicuramente scuole Babbane. La passione di una conversazione avuta ormai qualche mese addietro, ecco. Capitava a fagiolo? Forse un po' ritardo, ecco, quello sì. Ma poco importava, avevano altro di che occuparsi. Cosa poteva aver già scoperto in una settimana, una neo smistata di Serpeverde? Poteva essere un'importante fonte di informazioni, in fondo. Perchè non coglierla?
Tornò a sorridere alla giovane, in fondo, non avevano fretta.

 
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<BloodyClaire>
view post Posted on 24/1/2015, 14:19




Il compito veniva finalmente poggiato sulla cattedra, mentre lo sguardo della giovane si abbassava per evitare di mostrare l'imbarazzo provato per il fraintendimento. D'altronde, si disse, non era colpa sua, poltrona aveva capito, poltrona aveva fatto, giacché immaginava che l'applicazione a un club richiedesse tempo, moduli, cartacce, la ricerca di una penna funzionante (anche se le piume risolvevano in gran parte il problema). Il the? Meglio di no, aveva appena cenato e quella bevanda già in passato aveva dimostrato, ma questo al professore mai lo avrebbe detto, di causarle un certo guazzabuglio intestinale. Assai poco piacevole. "La ringrazio, ma ho appena cenato e devo ancora finire una ricerca sulle origini dell'incanto evanescente per domani. Il the mi assopirebbe." Una scusa come un'altra, era certa della discrezione del professore, non c'era motivo di indugiare sul suo rifiuto. O era stata troppo maleducata? Avrebbe dovuto accettare? La domanda del docente la distolse dal rispondere a questi spiacevoli rimorsi. "So quanto ho letto sulla bacheca della sua classe. Da quanto ho capito è appunto un club culturale - a scuola ho studiato fino quasi al medioevo e so che Atene era sede di molte scuole filosofiche - che organizza escursioni in luoghi di importanza storica." Tanto bastava? In effetti cominciava a sorgere in lei il dubbio che il Club non fosse troppo simile al club dei libri della sua vecchia scuola; ne aveva già avuto il sentore quel pomeriggio, leggendo delle regole, e dei cerchi, e di quella gerarchia che l'aveva vagamente affascinata, ma solo ora comprendeva come probabilmente il Club del professore fosse a tutti gli effetti il club del professore. Una sua stretta cerchia di studenti fidati, che magari riuscivano particolarmente bene nella sua materia? O semplicemente i suoi favoriti? Poteva Peverell essere quel tipo di docente? Si sistemò meglio sulla poltrona. "Mi piace molto leggere, tutto qui, nella mia vecchia scuola avevo trovato un posto dove potevo esaudire questo desiderio, ora vorrei trovarne un altro, e sento che questo è il posto giusto." Ed ecco la sua vena ironica farsi presente, mentre il suo sguardo vagava sulla libreria alla sua destra, sui vecchi tomi, sulle infinite parole d'inchiostro. Forse fare leva sulla simpatia era un altro modo per guadagnarsi il favore del professore, forse no. Ma se quando era entrata in quella stanza l'idea di far parte di quel club appariva come una costrizione, qualcosa che doveva fare, sempre di più un sentore di sfida, di muro da superare, le si faceva dinnanzi. E in cima a quelle mura troiane stava il professore, lo sguardo benevolo e misterioso, che la guardava come incuriosito. Cominciava a sentire, forse per la primissima volta in vita sua, il sentimento di sfida. Voleva superare quel muro.
 
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view post Posted on 25/1/2015, 00:52
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Avrebbe accettato? Per anni si era tenuto in vita un fiorente mercato nero di scommesse, forse non troppo lecite, sul The, su quanti ne avrebbero accettati, e se sarebbero o meno sopravvissuti, non avendolo fatto, o proprio per averlo fatto. Certo, in teoria non lo sapeva, in pratica l'aveva saputo, da lì a bloccare la pratica, ne sarebbe comunque corso, in fondo, che c'era di male? Era un mercato come un altro, se si divertivano così, tanto valeva proseguire lungo quella strada. Era altrettanto probabile che non dovesse essere lui ad informare la giovane studentessa di tali pratiche, qualora già non lo fosse, per non complicarle il quadro, già più di quanto non lo fosse. In fondo ci voleva una certa faccia tosta, per quante scuse brillanti o meno si riuscissero ad inventare, per presentarsi dopo nemmeno una settimana, a tentare già la sorte. E se fosse andata male? Per quanto tempo si sarebbe reputata vinta? L'avrebbe fatto? Avrebbe gettato la spugna?
Una confessione, seguita da un movimento repentino, la lunga veste impigliata da qualche parte, sotto nei meandri della scrivania, un tentativo riuscito di far oscillare il peso da una parte all'altra, tirando qui e là la veste, facendo leva sui braccioli della comoda seduta. Rifiutato. Avrebbe scommesso il contrario, quanto era saggio contrariare il conversatore, negandogli la prima richiesta? Certo, poteva essere anche quella una strategia, fare colpo, ribattendo, restare impressi, distinguendosi dalla massa, quante volte aveva assistito? Abbastanza da scorgere e riconoscere un fuoriclasse se se lo fosse trovato davanti, ma non era il caso. Non c'era quella malizia. Probabilmente avrebbe davvero finito con l'assopirsi, il che, certo, avrebbe aperto ad un secondo problema. Mandare Atlante da Shinretsu? Condurla addormentata sino in Sala Comune? Rintracciare il Prefetto di turno? O più banalmente svegliarla? O forse il problema non si sarebbe mai riproposto? Quanto era probabile si addormentasse, nel bel mezzo di un discorso? Certo, probabilmente sarebbe stato il solito soliloquio, ma poco importava, quanto era probabile? Era quindi soltanto una scusa? Meglio riuscita di altre?
La bacheca, il Medioevo, Atene, tutto piuttosto ordinario. Insomma, nulla che costituisse una qualche eccezione estrosa degna d'essere inseguita. Che fosse già tempo di tentare il colpo gobbo? In fondo, era la giovane a voler tentare la sorte, era piuttosto difficile giungere lì convocati, i problemi si presentavano spontaneamente, per libera iniziativa, prima di diventare problemi per ambo le parti, prima di risolversi catarticamente e felicemente per tutti. Era uno scambio equo, su quello ci avrebbe sempre messo la mano sul fuoco. Del resto, un'esistenza trascorsa a dibattere del tempo, avrebbe avuto un qualche senso?
Da pensieroso, tornò solare, ed allegro.
Tempo di un The, insomma.
Ogni lasciata, era persa.


Capisco, nessun problema. Ma è tempo di un The, almeno per me, dovesse ripensarci, non ha che dirlo.

Un leggero colpo di quella che era una sottile asticella di legno, e l'occorrente per un dignitoso The fece la sua comparsa, in posizione defilata, tale da non essere troppo d'intralcio. Ecco, era già tutta un'altra Storia. Una discussione, per quanto vissuta, poteva essere combattuta decisamente meglio dietro ad una tazza di The. A patto, certo, nei limiti del possibile.
Certo, Atene era legata il più delle volte ad un libro, ma in un qual senso che indubbiamente sarebbe sfuggito alla giovane, una sfumatura, un dettaglio, che poteva fare la differenza. Che stesse infine cercando qualcosa che non esistesse? La rivelazione come le sarebbe apparsa? Epifanica, fantasmatica? Angelica, demoniaca? Lieta, nefasta? L'arcano andava svelato, in fondo, a dover essere convinto era lui, non lei. La differenza era sottile, seppur sostanziale. Molto era cambiato, e tale sarebbe rimasto.


Mi lusinga che abbia letto, e non solo visto la bacheca dell'Aula di Storia, ho sempre avuto il sospetto di esserne uno dei pochi destinatari, ma vorrei sgombrare il tavolo da nuovi fraintendimenti. Atene è sì un Club Culturale, ma temo che solo con una certa difficoltà possa anche essere definito un circolo di lettura, per quanto tutto possa essere, probabilmente sarei più propenso a definirlo un Club pragmatico, più non teorico. La teoria viene già ampiamente trattata e discussa a lezione, troppa teoria potrebbe risultare controproducente, nel lungo periodo, così come troppa pratica. Per la verità, oserei dire che senza quel minimo di comprensione, l'una e l'altra siano destinate a dimostrarsi del tutto superflue, ma non vorrei tentare eccessivamente la sorte, in fondo, sono uno Storico, ed insegno in una Scuola.

Sì, ecco. La differenza era pressochè sostanziale, uno Storico ed un Docente, due paia di maniche ben diverse, per quanto, differentemente da molti altri, non potesse certo sentirti contrito da eccessivi vincoli esterni, non lavorava per vivere, o forse non lavorava affatto? Probabilmente sarebbe anche stato fallace, ed eristico cercare di dimostrare fosse lì a guadagnarsi una qualche forma astratta e metafisica di pagnotta. Era un Peverell, santo cielo! I suoi Avi sarebbero inorriditi alla sola prospettiva!

Ma mi dica, come si trova qui ad Hogwarts?
Per quanto si preannunci solo la settima ora, la attira Storia della Magia?
Ovviamente la invito ad essere onesta, potrebbe negare tutto, e pax nobiscum.


Concluse, con un guizzo di curiosità, infiltratosi da un qualche spiffero della finestra, o della cappa del camino. Una scintilla, esplosa, e già annidatasi nuovamente sotto la brace. In attesa di tempi migliori? Da qualche parte era pur necessario iniziare. Le braccia tornarono a posarsi sui braccioli della poltrona, quasi vinti da un improvviso senso di spossatezza, vinti da quella stessa attività frenetica che li aveva tenuti così occupati sino a quel momento. Una meritata pausa, un armistizio, un patto firmato con il diavolo, per quella effimera breve pausa.
Ne era valsa la pena?

 
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<BloodyClaire>
view post Posted on 25/1/2015, 22:28




Avrebbe cambiato idea? Non avrebbe cambiato idea. Aveva rifiutato il the non proprio per mancanza di desiderio, quanto più per una certa chiusura verso quella figura tanto anziana, tanto saggia, quasi spaventosa nella sua naturalezza e schiettezza. Capiva di trovarsi davanti a una persona di straordinaria intelligenza, ma nella sua infantilità non poteva ammettere qualcuno più grandioso e furbo di lei: era nel periodo del "ego deus sum", da tanto tempo, e per tanto tempo ci sarebbe rimasta. Non potè però che strabuzzare gli occhi quando un largo vassoio dotato di teiera e tazzine comparve dal nulla e planò con leggerezza sulla scrivania, ad un semplice comando della bacchetta del professore, che con tutta calma si prodigò a preparare il suo the serale. Rimase senza parole per qualche istante, sorda alle sagge parole, gli occhi puntati su quella stregoneria prodigiosa. A lezione aveva imparato a classificare i vari tipi di trasfigurazione, e quella non rientrava in nessuno dei campi conosciuti. Trasfigurazione semplice? Trasfigurazione submolecolare? Ma no, quello era un trasformare, mentre in quel caso si parlava di evocazione buona e pura, il nulla che diventava qualcosa, una manifestazione davanti alla quale persino il più cocciuto degli ego sarebbe crollato. Non disse nulla, ma in quei pochi secondi la visione che aveva del professore cambiò decisamente, e il muro che aveva da scalare si palesò in tutta la sua irraggiungibilità. Si ridestò solo sentendo che il professore stava ponendo delle domande, ed escludendo che il meraviglioso uccello alla sua destra fosse intelligente, concluse che erano rivolte a lei. "Uh... eh... bene. Sì, bene." Deglutì a vuoto, lo sguardo fisso sul servizio da the e sul the che veniva preparato. Persino in quello stato capiva che la sua risposta era tutt'altro che lineare e accettabile: con uno sforzo di volontà si costrinse a distogliere lo sguardo dal prodigio, portare la mente all'ordine; dopo qualche secondo riprese la parola. "Sì, scusi, piuttosto bene. Essere cresciuta in un mondo senza magia non mi ha proprio preparato, ci sono molte cose che non capisco, parole che sento ma delle quali non so il significato... ma ci arriverò col tempo. Non sono certo l'unica figlia di non maghi, qui." Era una considerazione che aveva fatto a sé stessa: altri prima di lei ce l'avevano fatta, e nella sua stessa classe non erano poche le persone con almeno un genitore non mago. Bisognava anche dire, però, che chi come lei aveva invece almeno un genitore mago era stato preparato, redarguito, informato su ciò che doveva sapere. Suo padre non sembrava aver compreso questo onere non scritto, così che le sue informazioni erano poche o nulle: conosceva le informazioni di base, e a volte nemmeno quelle. Risolta la prima domanda, la sua mente si spostò sulla seconda, decisamente più ostica. Le piaceva Storia della Magia? Non poteva dare una risposta secca. Non al professore di Storia della Magia, almeno: con la stessa chiarezza con la quale il vecchio chiedeva sincerità, così sapeva che questa non era facile o possibile. Le piaceva? Sì, le due lezioni che avevano avuto erano state estremamente interessanti, scoprire che Atlantide era veramente esistita l'aveva affascinata e persino documentarsi sulla corrida era stato tutto sommato divertente. Da qui a dire che Storia le era sempre piaciuta, ne passava: nella vecchia scuola studiavano storia babbana, ovviamente, e non era tra le materie più divertenti che l'istituto annoverasse. Doveva dunque dire la semplice e pura verità? "Per quanto ho visto e sentito, sì. Abbiamo fatto poche lezioni, ma almeno non c'è bisogno di usare la Magia e... non mi dispiace. Ma non ne sono sempre stata appassionata... immagino che venendo dall'altro mondo mi affascini, scoprire la verità dietro a quello che le persone normali sanno. Se sono effettivamente brava o no, potrà dirmelo lei." E accennò al compito che aveva consegnato, e che sostava al momento sulla cattedra, a debita distanza dal the fumante. Non c'era bisogno di dire altro, ma le considerazioni che la piccola faceva nella sua testa erano decisamente più prolisse: capiva chiaramente di essere sotto esame, il professore non poteva semplicemente essersi dimenticato della sua applicazione (o forse sì? I maghi soffrivano di Alzheimer?). Era come se gli fosse stato presentato un cavallo di razza, e ora ne guardasse la criniera, ne sfiorasse le gambe, controllasse gli zoccoli per decidere se valesse la pena prenderlo nella sua collezione. E più in lei si faceva palese questo pensiero, più ardente diventava il desiderio di stupirlo, di farlo ricredere, di fargli capire che lei era diversa, migliore, speciale. Se poi lo fosse, questo era tutto da vedere, ma l'ego in lei era forte.
 
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view post Posted on 26/1/2015, 21:53
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Ottimo, ancora qualche minuto, ed il The sarebbe anche stato pronto. Era così semplice, eppure così difficile, riuscire a trovare e bere un The decente, che tanto valeva degustare il proprio, a casa propria, ed infischiarsene del resto. Anche lì, non era poi così semplice, un'altra volta, trovare un Assistente che capisse la sottile Arte del The, la apprezzasse a sufficienza da rispettarne i dettami, e non operasse violenza sull'infuso, che a costo di grandi rischi riusciva a far arrivare sino in Scozia, non era una Storia scontata, o banale. L'esito era sempre incerto, il dubbio atavico e sistemico, era un commercio munifico in fondo, rendeva ricchi tutti, i vantaggi comparati non potevano non farlo, ed il The poteva venire solo dall'Oriente estremo, non certo dalla cantina di un vecchio maniero normanno, che razza di schifezza vi avrebbero coltivato quattro contadini ignoranti, nell'umida oscurità più assoluta? Spirali di vapore si levavano misteriose, ed ammaliatrici dall'elegante teiera, in disparte, quasi dimenticata, come se in fondo non fosse l'ospite di riguardo, dopo un'esistenza di duro servizio, era stata scordata? Archiviata? Al pari di un ferro vecchio? Uno sguardo, fugace, e solitario, sufficiente a rasserenarla, in fondo avevano tutti bisogno dei loro equilibri, ora Minerva, ora Amalia, ora il The, ora Barbacane, ce n'era sempre una, e guai a scordarsene, a circondarsi di prime donne il rischio diveniva esponenziale giorno dopo giorno, e gli anni non contribuivano certo a raggiungere quell'utopico rischio zero, mito della modernità. Era tutto nelle mani di quell'Oscuro, ma Benevolo Burattinaio. Per quanto si ostinassero, ed opponessero fieramente, gagliardi, innanzi a questo o quel tiro mancino, della Tuke, del Fato, e della Sorte, coalizzati in un'inedita Santa Alleanza, non v'era scampo. Chi avrebbe retto l'urto? A che scopo reggerlo? Per poi come uscirne?
Era tutto dannatamente complicato, e non c'era mai nulla di facile.
Che il silenzio si stesse protraendo eccessivamente? Che Durlindana si fosse liberata, ed avesse steso la giovane ospite? No, era ancora lì. Lo sguardo... sorpreso? Da che cosa? La domanda? No, in fondo, che razza di domanda era? Una questione tranquilla, pacifica, per certi versi anche prevedibile, di cosa avrebbero dovuto parlare? Tentare la Teoria sul Decadimento sarebbe stato inutile, se non del tutto sciocco, per quanto potesse essere interessante per un addetto ai lavori, come discuterne con una novizia del I Anno, di dubbie origini? Era stata sicuramente la scelta più razionale, forse non la migliore, ecco, c'era sempre margine per migliorare, ma non era stata una pessima scelta, quello no. Il che apriva un interrogativo più profondo. Cos'era successo? Qualcosa doveva essere cambiato? Minerva non si era mossa, il camino non lo si poteva definire nulla di così eccezionale, l'esterno?
Si voltò, guardando oltre le vetrate, giù verso il prato, tutto in ordine. Per quanto sembrasse ormai all'ordine del giorno un'invasione di questo o quello, che avesse chissà che conto in sospeso, con chissà quale povero beota, da quando era tornato, meno di un anno, tutto era tornato decisamente alla calma. L'effetto deterrente di qualche barile di The, e qualche cassa di alabarde impilate sugli spalti era bastato? Tornando a voltarsi verso la giovane, ormai ripresasi da quell'inspiegabile asimmetrico divergente shock, lo sguardo cadde nuovamente sul vassoio, due tazze, zucchero, limone, e la teiera. Erano loro gli ultimi arrivati. Che l'evocazione fosse alla base di tutto? Che fosse necessaria una maggiore prudenza? Avrebbe dovuto dare delle spiegazioni se una novizia di Serpeverde si fosse gettata dalla Torre di Astronomia, uscendo da lì? Non era mai successo, chi avrebbe pensato che potesse esserci lui, o indirettamente una teiera di The, dietro a ciò? Un suicidio avrebbe nettamente contribuito alla normale amministrazione del Castello, conferendo quel senso di continuità con il passato. Ma quanto era auspicabile? Addirittura deprecabile? Avrebbe avuto una Serpeverde sulla coscienza, il che non lo si poteva definire accettabile, almeno per un venerando Anziano, per quanto fosse costume di quel tempo. Se i moderni erano beoti, non era ancora tempo di convertirsi al beotanesimo.
Sorrise soddisfatto, mentre la giovane proseguiva e concludeva la sua veloce considerazione. In fondo anche quello era vero.


Immagino di poter capire, ma fossi in lei non mi preoccuperei. In primo luogo, è vero, non è sola, anzi, in sicuramente un'ottima compagnia, in secondo luogo, in determinati ambiti è meglio partire da una tabula rasa, non rischiando nulla, piuttosto che muovere da una serie di preconcetti, che potrebbero indurla a false conclusioni. Questa è una Scuola, il non sapere nulla la spingerà a prestare maggiore attenzione a tutta una serie di dettagli, che son destinati a sfuggire a molti suoi colleghi, convinti di già saperli, per scienza infusa, per così dire. Capisce?

Un gesto rassicurante, il tono conciliante, seppur deciso.
Anche quello, non poteva che essere vero. Ormai i Purosangue erano lo spettro di quello che erano stati un tempo, ma anche una minoranza risicata. Il che era sia un Bene, che un Male, dalle profonde e devastanti conseguenze.


Ad ogni modo, dovesse avere bisogno d'aiuto, è nel posto, giusto.
Ad Hogwarts chi cerca aiuto, lo trova sempre, così è sempre stato.


Sì, ecco, forse qualche specifica, e qualche distinguo, inserito tra una sfilza di considerando, sarebbe stato più opportuno, ma perchè alimentare il panico, inutilmente, prima del tempo? Era un anno che non succedeva nulla, era auspicabile che continuasse così, quanto meno. Se poi fosse accaduto, avrebbero reagito. Che ci potevano fare?

Sì, immagino vi fosse un problema di approccio, è una iattura che riscontro sovente, ma come avrà modo di toccare con mano, la mia logica vorrebbe essere differente, almeno nella sostanza. La bravura temo di doverla lasciare ai miei colleghi, per quanto possa non affascinarla più di quel tanto, temo che un minimo sarà comunque necessario. Magia è neutrale, non ha di che temere, e son certo che i miei colleghi, per quanto possano essere quasi tutti suoi fratelli, possano indicarle una strada, a lei la decisione di seguirla. Per parte mia posso dirle se ragiona con la sua testa, e se lo fa con abbastanza efficacia, anche qui, non mi fraintenda, non è mia intenzione dare dello stupido a nessuno, ma a volte... avete bisogno di essere incentivati. Ragionare è qualcosa di estremamente complesso, che richiede un certo sforzo, ma abbiamo anche cinque anni almeno, ogni cosa a suo tempo. Non abbia mai fretta!

In fondo, essere stupidi era un diritto, un diritto sacrosanto, e naturale, ma forse era meglio non aggiungerlo.
Quali sarebbero state le conseguenze? Scorse il foglio, lo sguardo della giovane, un invito?
Quanto era intelligente?
O anche, il suo complementare, quanto era stupida?
Non lo era, era tutta una questione di naso.
Il naso non sbagliava.
Mai.
Prese il foglio, ed iniziò a leggere.

 
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<BloodyClaire>
view post Posted on 28/1/2015, 20:14




Un gioco di sguardi, il the fumante, qualche raccomandazione e parole di conforto. Capiva? Annuì: capiva, ma ugualmente le sarebbe piaciuto sapere di più, giacché in quel mondo aveva deciso di vivere, ed era imbarazzante trovarsi a lezione con decine di parole che non sapeva, troppo timida per interrompere l'insegnante, quindi costretta ad appuntarsele e a cercarne il significato in biblioteca. L'offerta di aiuto del professore da un lato solleticò il suo orgoglio, che si mise di nuovo sull'attenti pronto a biasimare quella premessa di debolezza, dall'altro la colpì. Quell'uomo era davvero imprevedibile, era difficile inserirlo in una categoria precisa, malgrado l'anzianità avrebbe dovuto renderne più facile la catalogazione. Così come tutti i raggi del sole, allontanandosene, diventano paralleli, così gli animi umani nella vecchiaia si uniformano. Peverell non era così. "La ringrazio." Altre parole, tutte giuste, non tutte comprese alla perfezione, ma infine c'erano, il fatidico momento: il professore prese in mano il foglio di pergamena, lo dispiegò e cominciò a leggere. Meredith trattenne il fiato. L'avrebbe giudicata, malgrado tutto: in quel foglio lei stessa aveva scritto le parole che decretavano la sua ammissione nel club, o il rifiuto. Se solo avesse potuto leggere, mentre lo componeva, il destino del compito! Cercò di non farsi vedere così ansiosa, spostò lo sguardo per l'ennesima volta sul pennuto in un gesto che stava diventando banale. Avrebbe atteso che il professore dicesse qualcosa, o finisse lo studio del suo scritto, prima di far gentilmente tornare a galla da quella marea di discorsi il problema principale di quel loro incontro. "Dunque... per la mia applicazione al club?" Doveva entrare. Era sicura di aver fatto un buon lavoro, quel foglio non poteva che migliorare la sua situazione... o no?
 
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view post Posted on 29/1/2015, 22:37
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Una lettura breve, una calligrafia netta, tipicamente femminile, addolcita, ma ancora acerba, gli occhielli chiusi quasi a voler dimostrare un carattere nascosto, smentito dai trattini appena accennati, affettazione, controllo, riserbo, e... timore? Nessuno strano arco, nessuna strana curva protratta ad invadere le curve sopra o sottostanti, un carattere non ancora così forte, formato, tale da imporsi. Sino a dove le informazioni che poche righe di uno scritto potessero spingersi era praticamente ignoto, era però essenziale saperle leggere, comprenderle per quello che erano, non era indispensabile essere un Legilimens di chiara fama, o un Necromante dal sinistro potere, quel minimo d'intuito. Fatto stava, che non poteva sequestrarla alla vita del Castello, mentre faceva i suoi comodi, leggendo, non l'aveva mai fatto per nessuno, perchè sarebbe dovuto essere diverso? Una prima comprensibile interruzione, una seconda irritante, il rinsaldarsi della presa sul foglio, l'arricciarsi ed incresparsi della superficie piana della pergamena, l'irritazione palpabile mascherata ad Arte, dietro la difesa offerta casualmente dal foglio stesso, parafulmine di quell'inaspettato tuono. In fondo era pur sempre una Serpeverde, qualcosa doveva pur significare. Se il Cappello non sbagliava, che fosse anche quello prevedibile? Appoggiò il foglio nuovamente sulla scrivania, tornando ad occuparsi della Teiera, e dell'ormai pronto infuso, versandosene una tazza. Probabilmente se il servizio avesse intentato un'avventurosa autogestione, com'era pratica abituale, un secondo malinteso si sarebbe materializzato, e forse non era ancora il caso. Che zuccheriera frenasse l'entusiasmo, almeno per una volta. Non poteva che giovargliene. Prese la tazza, ormai tiepida, con studiato interesse.
Non c'era fretta.


Sì, ricordo non ha di che preoccuparsi, ma non abbia fretta, in fondo, non mi ha ancora convinto, quello è compito suo. Non trova?

Era un dettaglio, o forse no?
Non erano al mercato del pesce, non doveva spuntare il prezzo migliore, ad ogni costo. Nulla era dato, detto, finito, o scontato. In fondo, perchè sarebbe dovuto esserlo? Era la prima volta che la vedeva, certo, seguire il naso, poteva seguire il compito, la prima risposta non era malvagia, il resto? Sarebbe stato all'altezza? Che fosse frutto del caso? Che vi fosse dietro altro? Caso? Coincidenza? Altro ancora? Se aveva fatto parte di un circolo letterario, doveva piacerle leggere, c'era da augurarselo. Quanto tempo aveva già passato in Biblioteca? L'aveva fatto? Era farina del suo sacco? Era un punto dirimente, ad una certa età le prese in giro assumevano quella sfumatura tra l'intollerabile, l'insopportabile, ed il detestabile, a seconda di come girasse la giornata, la Borsa, e la stagione.


Vede, solitamente riconsegno i compiti corretti, in aula, così come per Atene, io sono solo, mentre voi siete centinaia. Intuirà una serie di immediati problemi, di difficile risoluzione, no? Ma venendo a noi, non voglio farle perdere troppo tempo, limitandomi alla prima risposta, la trovo decisamente apprezzabile, ed in parte condivisibile, forse solo stringata, ecco. Qualcosa che non sarei mai riuscito a fare, insomma. Vuole entrare più nel dettaglio, già che ne ha la possibilità?

Un'occasione.
Se la giovane ne stava cercando una, era forse giunta, come quel gioco di sguardi con Minerva, sembrò infine essere giunto a soluzione. Per un impercettibile istante i due sguardi si incrociarono, quello innocuo ed innocente di una giovane di pochi anni, e quello di un'anima di fuoco, antica come le fondamenta della Terra, lì, indispettetita, in attesa di un qualcosa.
La fretta li avrebbe uccisi tutti, nel lungo periodo erano comunque destinati ad essere tutti morti.

 
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<BloodyClaire>
view post Posted on 31/1/2015, 23:12




Le labbra di Meredith si strinsero come se avesse ingoiato un limone quando il professore le fece notare che ancora non lo aveva convinto. Ancora? Nemmeno dopo aver letto il compito? Cosa voleva per farla entrare? Il dettaglio, voleva che spiegasse meglio la risposta alla sua prima domanda, questo le aveva chiesto in quella frase intessuta di lode e biasimo. La prima domanda... si mosse nuovamente sulla sedia, come a cercare una posizione più comoda, e fissò dritto negli occhi il professore con aria seria. Ricordava perfettamente il quesito così come la risposta che lei stessa aveva dato, ma perché farle una richiesta del genere? Davvero voleva semplicemente che chiarisse la sua posizione riguardo alla storia? La ragazzina aprì le labbra, le richiuse, le inumidì brevemente con la piccola lingua e finalmente parlò. "Perché è importante lo studio della Storia?" Il suo punto di vista lo aveva espresso, e il professore lo aveva appena letto, ma effettivamente non si era particolarmente allungata nello spiegare il perché, di quello stesso punto di vista. "Come ha letto, credo che lo studio della storia sia un'importante mezzo per prevedere il futuro, ancora prima che un modo per imparare dall'esperienza di coloro che già hanno vissuto. 'Prevedere il futuro' può sembrare un termine eccessivo, ma è effettivamente quello che intendo. Un giocatore di golf professionista merita il suo titolo in gran parte perché è in grado di comprendere, ancora prima del tiro, dove e come si sposterà la pallina in relazione al vento, al campo, alla forza del suo tiro. Ciò che lo differenzia da un novellino è questo: ha una certa esperienza sui tiri, dunque dato un certo vento e una certa potenza, questi può con relativa certezza dire dove la pallina andrà a finire." Non che avesse mai giocato a golf, ma riteneva che quel paragone potesse in certo modo dar l'idea di ciò che intendeva. "Uno storico è un giocatore di golf che, anche non avendo mai giocato, ha visto decine di migliaia di tiri. Ha visto come la traiettoria cambia in base al vento, come il diverso contrarsi del muscolo del giocatore aumenta o diminuisca il raggio della pallina..." Riusciva a rendere l'idea? "...dunque, se domani la Cina dichiarasse guerra all'Inghilterra, lo storico non solo saprebbe le cause fittizie ed effettive della guerra, ma anche il luogo migliore dove rifugiarsi. In questo caso, la Svizzera. Il mio vecchio professore diceva che nessuno porta mai la guerra nella propria banca." Un lieve sorriso, una battuta ironica, era così che si guadagnava l'affabilità delle persone. Cercava di impressionare, di mostrare che era al di sopra della media e al contempo contenuta, calma. Chiudeva la superbia nello sgabuzzino e mostrava la casa ben decorata all'ospite. La sua idea l'aveva chiarita: doveva proseguire? "Se invece voleva sincerarsi che io abbia ascoltato a lezione, lei disse che la storia è importante perché ci permette di imparare dagli errori del passato, e non ripeterli. Ma la quotidianità indossa maschere sempre nuove, è difficile riconoscere un Nerone oggi guardando a quello del passato. Per questo nel compito ho detto che non ero d'accordo su questo punto." E un pizzico di sfacciataggine, ideale per dimostrare che non si cercava di ottenere la lode del professore con le lusinghe, ma che anzi si era disposti ad opporsi alla sua opinione, se necessario. Non che avesse la presunzione di saperne più di lui, ma le era stato chiesto il suo punto di vista, e lei l'aveva espresso. Era il turno di Peverell.
 
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view post Posted on 1/2/2015, 14:07
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L'aveva sicuramente punta sul vivo, ma non aveva ribattuto. Aveva ingoiato il noto rospo, ed era andata avanti. Non male, certo, c'era ancora margine, si poteva fare di meglio, e di peggio, ma non male come inizio. Quante volte l'aveva già costretta a mutare, cambiare, e rivoltarsi, da quando era entrata? Il cambiamento, se ponderato, in fondo, non era nulla di più negativo di quanto non potesse essere molto altro, la Morte, le Tasse, un The di bassa lega. Tornò a sorseggiare dalla tazzina, mentre la giovane proseguiva in quella che aveva l'aria di essere una sentita ed accorata filippica. Aveva un obiettivo, era lì, nominato e sfuggevole, pronto a dipartirsene, ma fermo dov'era stato sin dall'inizio. In vista, ma fuori portata? Sventolare un gambero, innanzi il naso del gatto, e guidarlo sin dove fosse stato necessario e voluto, con studiata noncuranza, prima di capitolare sfortunatamente proprio nel momento e nel luogo in cui si era sin dal principio premeditato sarebbe accaduto. Artifizio? Eccessivi artifizi? No, non lo pensava, in fondo, era pur sempre un Professore, e rimaneva tale sino a quando non avrebbe volontariamente lasciato il Castello, seppur con ogni probabilità sarebbe rimasto tale, anche dopo. Era difficile sfrondarsi delle etichette, aveva svolto molti ruoli, qualcuno scomodo, qualcuno meno, qualcuno persino piacevole. Ma era tutta Storia passata. Che fosse già tempo di una seconda domanda? Come avrebbe reagito? La rivelazione di un'inaspettata Caporetto, un Trionfo degno della Via Sacra?
Sorrise alla giovane, cortese, in fondo il buon senso era qualcosa di apprezzabile, quanto prezioso. Non proprio merce comune, da mercato del pesce. Perché smontarla così, allora?


Capisco, potrei anche essere d'accordo con lei, in via teorica, ma mi dica, se le dicessi: "La Storia è la scienza delle cose che non si ripetono", tale citazione ritiene che andrebbe in contrasto con quanto ha sostenuto sino ad ora, o il contrario?

In fondo, era anche quella una semplice domanda. Poteva concordare, come poteva non farlo, avrebbe avuto peso? Lo avrebbe avuto davvero? Era probabile? Improbabile? Ma ecco che la giovane proseguiva per la sua strada, quasi a voler riaffermare il suo diritto all'esistenza, lei c'era stata, lui se la ricordava. Che non avesse colto appieno? In fondo, era probabile, se non possibile, non tutti avevano gli stessi metodi.

Se non è d'accordo, evidentemente fa bene a farlo liberamente presente. Tutti possono sbagliare, io ho la tendenza a prenderci il più delle volte, di contrappasso quando mi sbaglio, ne pago pesantemente il fio, per così dire. Eppure, penso di poter anche affermare che nel caso da lei citato mi fossi tenuto sul vago, volontariamente, differentemente dai miei Colleghi se anche sbagliassi nel dire qualcosa nessuno rischierebbe nulla, avete il Manuale che può sempre soccorrervi per la parte più nozionistica del corso, il resto è semplicemente una questione di ragionamento. Mi segue? Probabilmente volevo semplicemente mettervi la celebre pulce all'orecchio, così da spingervi a fare altro, e riflettere su quanto sia solito dirvi. Ciò nonostante, ad un livello meno letterale, quanto afferma che abbia detto potrebbe tranquillamente essere ritenuto vero, non pensa?

In fondo, c'era anche un'ultima questione, che presto o tardi avrebbero affrontato. Atene, non era per tutti, e non lo sarebbe stato, era una questione pratica, prima ancora che altro. Settecento Studenti in escursione avrebbero rappresentato un rischio per gli equilibri del Passato, ed una minaccia certa per la salute mentale di un Mago, ormai anziano. Ma probabilmente non importava più di quel tanto alla giovane Serpeverde.

 
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<BloodyClaire>
view post Posted on 2/2/2015, 17:42




Ah, come un semplice colloquio può trasformarsi in acceso dibattito! Nessuno dei due lo aveva probabilmente voluto, il professore voleva testare la studentessa, la studentessa risolvere la faccenda rapidamente, ma ecco che entrambi si buttavano con piacere nei dubbi e negli intrighi delle opinioni. Alla sua prolissa e probabilmente ridondante esposizione veniva risposto con una sola, semplice ed efficace citazione. L'avrebbe smontata? O poteva vincere anche su quella? Meredith sembrò cogliere la sfida al volo, il professore voleva vedere di che pasta era fatta, la logica era una delle abilità di base di uno storico, se ce l'aveva non restava che mostrarla. Ci pensò giusto per un attimo prima di rispondere, atona ed eccessivamente seria. "Assolutamente. Continuando col mio esempio, nemmeno nel golf lo stesso tiro si ripete mai due volte, né due volte si presenta lo stesso vento, o due volte si usa la stessa forza. Il cosmo, e dunque anche un semplice campo da golf, è regolato da leggi complicate che gli uomini possono solo parzialmente comprendere: così risulta impossibile predirre esattamente il millimetro sul quale cadrà una pallina, anche con gli strumenti più accurati del mondo. Tuttavia l'uomo ha il dono della ragione, il che ci permette di generalizzare, trovare le regole del probabile là dove non ce ne sono di certe. Un bravo cuoco sa se la pasta è cotta senza bisogno di assaggiarla..." Sfortunatamente sua madre non era mai stata quel genere di cuoco. Negli ultimi tempi, dopo una serie di clamorosi errori ai fornelli, si era rassegnata alle panatine imbustate, da scaldare cinque minuti al microonde e mangiare con una smorfia sul viso. Ma d'altronde erano Inglesi, nati e vissuti a Londra: del cattivo cibo non facevano troppo un problema, così come il senzatetto non lamenta la mancanza di un'automobile. "...è vero che nella Storia non ci sono due eventi uguali, ma ce ne sono di simili, o con particolari identici. Potrebbe trovare nel mondo due gatti uguali? Eppure riconosce un gatto quando ne vede uno..." E di nuovo quel sorriso, quell'osare, quella stupida certezza di condurre la discussione. Si era forse gabbata da sola, però? Aveva detto un attimo prima che era difficile riconoscere un pericolo guardando a quello del passato, citando persino il celebre piromane Nerone. E se il professore avesse notato? Aveva una risposta pronta anche per un'eventuale obiezione? Ma ecco che l'occasione di chiarire le veniva fornita su un piatto d'argento, la stessa richiesta di conferma del professore costituiva l'opportunità di colmare anche quella lacuna nel suo ragionamento. "Penso di sì, anche perché il mio non essere d'accordo riguarda in gran parte l'incapacità dell'uomo di riconoscere il Nerone, non la sua mancata somiglianza... Se esistesse uno storico perfetto, probabilmente potrebbe allora imparare da ogni errore del passato e riconoscerlo nel presente." Lasciava intendere che lo storico perfetto non esisteva, e dunque si dava ragione da sola. Diavolo di una ragazzina.
 
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16 replies since 21/1/2015, 18:27   173 views
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