»Crazy Zoo«, Per Nih.

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Aaron Haderus Fenrir
view post Posted on 26/1/2015, 21:08




Un' altra notte insonne, precisamente la quarta quella settimana. Non c' era un motivo che tenesse sveglio Aaron in particolare; la mente, durante le ore notturne, vagava come un naufrago alla deriva. Nemmeno una pozione rilassante avrebbe mandato a cuccia i pensieri, lasciando sgombra la mente e sciolti i muscoli. Le ore passavano e i primi raggi di luce si stavano facendo largo nell' oscurità della notte mentre gli uccellini iniziavano a cinguettare; Aaron, fra i concerti ronfanti dei suoi compagni di stanza, finalmente si addormentò. Ma poco più di due ore dopo, i concasati nella stanza iniziarono a svegliarsi e inevitabilmente anche il leggero sonno del Tasso venne interrotto. Sembrava come se non si fosse mai addormentato veramente e le palpebre non gli calavano nemmeno, questo perché il cervello non aveva avuto il tempo di addormentarsi completamente e dieci minuti più tardi avrebbe voluto sprofondare nel letto. Era una soleggiata domenica mattina e gli studenti di Hogwarts pianificavano come passare quella bella giornata. Aaron aveva deciso che, una volta fatta colazione, si sarebbe precipitato in Biblioteca a compitare, così avrebbe avuto libero il resto della giornata. Una volta fatto il nodo alla cravatta nera e gialla e infilato il maglione con ricamato sopra lo stemma della Casata, Aaron si diresse in Sala Grande con in spalla la borsa contenente i libri, a gustarsi un' abbondante colazione a base di strisce di bacon croccante, uova strapazzate -come i capelli di Aaron, che si era scordato di pettinare- e succo di zucca. Tutta la gioia del giovane svanì all' idea di dover andare a fare le lezioni; ma prima finiva, prima si sarebbe dato alla nullafacenza. Dunque, si avviò al quarto piano, salendo le innumerevoli rampe di scale mobili, che come al solito, si mossero facendo sbagliare direzione ad Aaron. Arrivato in Biblioteca, si accorse che era praticamente deserta e Madama Pince dall' alto della sua luccicante scrivania lo osservò di sottecchi, sbirciando oltre gli occhiali spessi come fondi di bottiglia che le facevano sembrare gli occhi grandi come due palle da biliardo. Data l' espressione accigliata della bibliotecaria, probabilmente si stava chiedendo la stessa cosa che pensava Aaron: Ma che ci fai qui?. Aaron accennò un sorrisetto come saluto e prese posto in un tavolino fra due librerie, lontano da eventuali sguardi indiscreti, nemmeno dovesse nascondere qualcosa. Capovolse la borsa sul tavolo e fuoriuscirono in ordine: una penna, una boccetta di inchiostro nero, due libri, un sacchetto di Api Frizzole e un paio di guanti.* E questi come ci sono finiti qui dentro? * Si chiese perplesso. Erano i Guanti dell' Eroe Caduto vinti alla Tosca Premier. Si tratta di guanti particolari, molto resistenti e imbottiti di caldo pelo di Puffole Pigmee, che rendono la presa molto più salda. Inoltre si dice portino il buonumore, per questo Aaron concepì l' idea di indossarli all' istante, ma poi pensò che sarebbe stato imbarazzante se qualcuno l' avesse visto compitare con dei guanti. Decise che avrebbe iniziato con Incantesimi. Trovava molto interessante quella materia e soprattutto meno noiosa di molte altre. In quella lezione avevano trattato gli Incantesimi Lumos, che Aaron aveva già imparato qualche giorno prima, ma si era totalmente dimenticato di dover fare anche la parte scritta, oltre all' esercitazione vera e propria. Con la voglia che ha un bradipo di scendere dal proprio albero, Aaron aprì il libro, srotolò la pergamena e con la mano destra intinse la penna nell' inchiostro, appoggiando la mano libera sulla guancia, iniziò a leggere.
 
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view post Posted on 29/1/2015, 14:58
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Viva. Era viva. Con uno sforzo sovrumano la mente di Eloise Lynch si era attivata, abbandonando il sonno profondo che l’aveva cullata fino a pochi istanti prima. Chi era? Dov’era? Perché era? Troppo difficile rispondere in quel momento, ma era bastato uno sguardo attorno per capire che era decisamente presto. Ophelia stava avvinghiata al materasso come ad un amante, e non era forse Niahndra quella sepolta dalle coperte?
La rossa si era armata di tutta la buona volontà presente sulla terra e si era buttata giù dal letto, perché in quella domenica l’aspettava un compito importante: trovare una soluzione alle domande irrisolte del giorno precedente. Beh, non proprio tutte, – aveva puntualizzato il suo lato pignolo – solo quelle di Incantesimi. Il compito si era rivelato più difficile del previsto, perché richiedeva ricerche più complicate del semplice “aprire il libro di Incantesimi”.
Se l’era spassata a raccontare del suo primo utilizzo del Lumos, occasione in cui lei e Jared avevano scoperto una casa abbandonata che presto era diventata il loro rifugio. Molto meno divertente era stato leggere quella domanda sulla creatura che teme il Lumos – che era stata la causa principale del ritardo nello svolgimento di quel compito.
Una volta indossata la divisa e completata la preparazione, aveva sondato le opzioni che aveva a disposizione riguardo al luogo in cui si sarebbe potuta mettere a lavorare. La Sala Comune era scartata a priori: odiava studiare lì in momenti diversi dalla sera, perché quella sua posizione nei sotterranei la faceva sentire come un topo in gabbia. Aveva valutato di andare in Sala Grande, ma poiché era domenica si sapeva che presto si sarebbe animata. E tutto quel disordine l’avrebbe portata inevitabilmente a distrarsi. Così aveva deciso di optare per la Biblioteca, che oltretutto era uno scrigno di conoscenza che le sarebbe stata utile.
Inevitabile era stata la puntatina alle Cucine per sgraffignare provviste utili a sopravvivere a quella mattinata di studio. Parte di esse era finita in borsa, mentre una grossa ciambella gonfia di cioccolato era sulla strada per il suo stomaco.
Eloise entrò in Biblioteca e puntò al suo primo obiettivo: recuperare qualche libro utile per facilitare la sua ricerca. Animali Fantastici – Dove Trovarli era già nella sua borsa, ma era certa che le sarebbe servito qualche altro tomo. Dopo essersi guardata in giro, optò per Creature dell’Oscurità e si mise alla ricerca di un tavolo.
Voleva trovare una zona adatta: illuminata, riservata, senza distrazioni. Intravide un tavolo che faceva capolino tra due scaffali, perfettamente bagnato dalla luce del mattino. Era proprio quello che cercava. Fece ancora un passo e si rese conto che era già occupato, così si bloccò. La sua mente studiava veloce una soluzione: spazio per lei ce ne sarebbe stato, se solo il suo occupante non avesse ricreato una riproduzione della Prima Guerra mondiale con il contenuto della sua borsa.

« Scusa, posso romperti le scatole e mettermi qui? Hai scelto un tavolo perfetto, non vorrai tenerlo tutto per te?!»
Gli fece un mezzo sorriso, sperando di non essere troppo molesta, ma certa di esserlo stata. Con un breve sguardo studiò la figura: biondo, più o meno della sua età, Tassorosso. Che si potesse fare conto su un po’ di buona, vecchia solidarietà di Casata?
 
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Aaron Haderus Fenrir
view post Posted on 21/2/2015, 18:13




Adesso le poche ore di sonno si facevano inevitabilmente sentire; le palpebre pesavano due chili l' una e gli pareva che le occhiaie gli arrivassero fin sotto il naso. Dopo un' ora e mezza la Biblioteca era ancora deserta, non che ad Aaron dispiacesse visto che c'era un piacevole silenzio, ma questo gli faceva pensare al fatto che tutti erano fuori a divertirsi. Fra una sbuffata e un' altra, aveva a malapena finto di rispondere alla prima e alla seconda domanda. Distrattamente, quindi, cominciò a leggere il terzo quesito del compito di Incantesimi. “Quale Creatura Magica teme il Lumos?” * Uhm...forse il...no...oppure...mmmh no, non penso... * La scritta sulla pergamena non era precisa come al solito, in alcuni punti il tratto era tremolante. Non riusciva a concentrarsi. Prese due Api Frizzole e le mandò giù (mentre pensava intensamente a quale creatura potesse infastidire la luce). Poi altre due. E così via, fino a lasciarne solo una nel sacchetto. Come faceva Madama Pince a stare tutti i giorni, a tutte le ore, china sulla sua scrivania di legno? Il Tasso non riuscì a trovar risposta. Mentre era assorto nei suoi pensieri, con stampata in faccia una espressione non del tutto intelligente, una goccia di inchiostro cadeva dalla punta della penna sulla pergamena e veniva assorbita istantaneamente da essa. E piano piano...gli occhi si chiusero. Iniziò a sognare, o meglio, iniziò a fare un incubo. Si trovava sempre in Biblioteca, seduto dove si era appisolato. Al posto delle Api Frizzole c' erano piccoli e viscidi occhi. Dagli scaffali delle librerie usciva un liquido rosso lucido, che colava sul pavimento. E al posto di Madama Pince c' era un Mangiamorte dalla figura un po' sfuocata. Una voce lo svegliò prepotentemente. « Scusa, posso romperti le scatole e mettermi qui? Hai scelto un tavolo perfetto, non vorrai tenerlo tutto per te?! » Chiaramente le informazioni al cervello di Aaron arrivarono in ritardo, tanto che inizialmente si chiese: chi fosse, dove era e perché. Realizzò. * Chi sei? Non mi pare di averti mai vista. * Fece passare qualche secondo, come se dovesse rispondere ad una domanda da 100 Galeoni. Gli occhi indugiarono prima nel sacchetto dei dolcetti, poi sulle librerie e in fine su Madama Pince -che sembrava ronfare allegramente-. Incrociò lo sguardo della ragazza; occhi di un bel verde, e poi notò lo stemma ricamato di Tassorosso. Guardò il tavolo, sommerso dalla sua roba, e riguardò la ragazza. « Ahm, si, un secondo, ti libero il tavolo. » Prese i libri e li infilò nella borsa, mentre pensava al perché dovesse venire proprio al suo tavolo. Insomma, la Biblioteca era deserta. Forse non voleva stare da sola. Inevitabilmente quel breve sogno lo aveva scosso, dunque non dette tanto peso a questo fatto. Ogni tanto mandava occhiate alla custode. « Siediti pure, piacere, Aaron. » Le porse la mano destra. Non sorrise come di consuetudine, era troppo distratto e la testa gli doleva particolarmente.
 
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view post Posted on 28/2/2015, 13:51
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I biondi capelli spettinati, il volto stropicciato e la faccia vagamente assonnata fecero realizzare a Eloise la più lampante delle illuminazioni: quell ragazzo stava forse dormendo? Erano anni che il tatto consono a una persona civile si era rinchiuso in cantina, e sempre più spesso la Tassorosso riusciva a piombare in maniera inappropriata nelle quotidianità altrui.
Mentre il compagno di Casata cercava di realizzare quali erano le ragioni della sua esistenza, i secondi si protraevano lentamente. Il silenzio piombava su di loro, ed Eloise iniziava a sudare freddo, facendo una veloce scansione di tutte quelle cose che potevano non andare in lei. Dall’odore all’aspetto, ai vestiti, alle scarpe. E come sempre capita in quelle occasioni della vita, la sua mente lavorava al triplo della velocità, considerando e scartando opzioni, mentre il tempo sembrava rallentato.
Fu quando incrociò il suo sguardo che rimosse tutte quei problemi dalla testa. I suoi occhi erano rossi. Non verdino-chiaro-un-po’-giallino, non blu-profondo-quasi-viola, ma rossi davvero, un po’ arancioni. Tipo i suoi capelli. Una cosa inaudita.
In un guizzo di idiozia pensò che assomigliavano davvero ai suoi capelli, e se la chioma del ragazzo fosse stata sul verde si sarebbero abbinati, a caratteristiche scambiate. Il suo sguardo indugiò sui capelli di lui, pensando che sarebbe stato divertente vedere qualcuno che li portava verdi, per moda o per natura. Beh, lui aveva gli occhi rossi, proprio ordinario non era.
Nel frattempo, ignaro della grande stupidità della ragazza, il compagno le stava facendo spazio sul tavolo. Doveva essere una scocciatura, considerando quanta poca gente c’era in Biblioteca; d’altro canto, lui si era espanso ben di più del normale. E lei, che era la prima a creare un disordine immane quando si metteva a lavorare su qualcosa, sapeva bene quanto fosse fastidioso cercare di contenerlo. Appoggiò il libro sul tavolo e la borsa sulla sedia accanto a quella su cui si sarebbe seduta.
Ancora in piedi, rispose alla presentazione di Aaron – Aaron, memorizza il nome, si chiama Aaron – stringendogli la mano.

«Grazie mille, Aaron, io sono Eloise!»
Aveva imparato che ripetere il nome della persona che si era appena presentata facilitava di molto il lavoro cerebrale necessario per ricordarsi i nomi, e associarli ai volti. A differenza del ragazzo, accompagnò la frase con un sorriso a trentadue denti, ognuno dei quali esprimeva la sua gratitudine per lo spazio ceduto.
Stava per prendere fiato e fargli una battuta sulla combinazione occhi-capelli, e suggerendogli di prendere in considerazione una tinta, ma si censurò. Il compagno non sembrava in vena di scherzare e non era il caso di abusare della gentilezza che le era stata dimostrata.
Tirò fuori dalla borsa tutto il materiale che le sarebbbe stato necessario: boccetta, penna, pergamena, libro di Incantesimi e Animali Fantastici. Srotolò la pergamena su cui stava lavorando per rintracciare il testo della domanda che era rimasta in sospeso. Vergata nella sua scrittura disordinata e un po’ infantile, recitava: Di quale creatura che odia il Lumos Solem si parlava a lezione? .
Aprì il libro Creature Oscure, che stava innocuo alla sua destra. Poco più in là, giaceva un sacchetto di Api Frizzole, vittima di un saccheggio selvaggio, che ne aveva lasciato solo una superstite. Eloise pensò che tecnicamente non potevano mangiare in Biblioteca, e sorrise, apprezzando il gesto temerario del ragazzo. Lo guardò di sottecchi, chiedendosi a che anno fosse e cosa lo portava a stare chiuso in quel luogo di libri in una mattina così luminosa.
Ed ecco che il pensare alla luce le fece sovvenire alla mente il compito che incombeva su di lei. "Creature dell’oscurità... C’è forse un indice che vi elenca tutte quante? Non potrete sfuggirmi!", pensava la giovane, mentre sfogliava silenziosamente le pagine.
 
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Aaron Haderus Fenrir
view post Posted on 17/4/2015, 16:18






Rimase abbagliato dalla lucente dentatura della ragazzina. Aaron non doveva avere la più sveglia delle espressioni. In effetti gli occhi erano ancora semi chiusi, i capelli un po' arruffati e le occhiaie erano evidenti. Non ricordava nemmeno dove era rimasto con la lezione; il libro e la pergamena erano comunque aperti davanti a lui, pronti ad essere usati. Era ancora fermo alla terza domanda, alla quale non riusciva a trovare risposta. Ostentò uno sbadiglio e si mise la mano davanti alla bocca. * Eloise...che bel nome.* Doveva essere proprio mezzo addormentato, perchè subito dopo averlo pensato, quelle stesse parole uscirono dalla sua bocca come un soffio:« Eloise...che bel nome.» Ci fu un attimo di silenzio, in cui Aaron rimase immobile ignorando quello che aveva appena detto. Poi sgranò gli occhi e diventò paonazzo. « Ehm...cioè, volevo dire, mi chiedevo perchè fossi venuta proprio qua, con tutto lo spazio che c'è.» Cercò di riprendersi, ma si accorse che stava solo peggiorando la situazione.« Non che mi dispiaccia eh?! Non fraintendermi...» si interruppe. * Come ha detto che si chiama? Uhm...ah si!* «...Eloise.» Si riprese in calcio d' angolo. Sperava di non scordarselo più, ma tanto di figurette ne stava già facendo. Adesso il tavolo era sgombro e di posto ce ne era abbastanza per entrambi. La ragazza si accomodò e successivamente tirò fuori l' occorrente per studiare. Il Tassino non poté fare a meno di notare il libro del primo anno di Incantesimi, proprio come il suo e il libro sugli Animali Fantastici. Che fortuita coincidenza, entrambi stavano studiando Incantesimi e magari, la stessa lezione. Cercò di allungare il collo, senza farsi vedere, per leggere sulla pergamena della concasata, ma non riuscì a decifrare la scrittura. Troppo imbarazzato per quello che era appena successo, Aaron non riuscì ad aprire bocca per chiederle che lezione stesse svolgendo. L' ultima cosa che avrebbe fatto sarebbe stato farsi gli affari di Eloise. Tentò un altro approccio, dando uno sguardo alla custode, avvicinò il sacchetto contente l' ultima Ape Frizzola a sé. Lo sguardo indugiò dall' Ape a Eloise, poi da Eloise all' Ape, mentre lei sfogliava concentrata le pagine del libro, alla ricerca di qualcosa. Stava per farlo...veramente? Dette una spinta al sacchettino facendolo scivolare nella direzione della Tassa. Le gote si accendevano di un rosso vivo. « Se ti va, prendila. Te la offro. » Impacciato. Non c'era altro termine. I capelli rossi le scendevano sulle spalle e a mano a mano che spostava la testa per leggere, essi accompagnavano il suo movimento. Il naso e le guance erano piene di piacevoli lentiggini. Incrociò le braccia e guardò da un' altra parte, troppo imbarazzato per aspettare la risposta. Adesso si, che era sveglio.
 
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view post Posted on 27/4/2015, 22:20
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*C-che bel nome?!* Gliel’aveva veramente detto? Eloise spalancò gli occhi, intimando alle sue guance di non avvampare, inutilmente. Ah, la benedetta spavalderia... Dove si era andata a infilare? Per fortuna il compagno fece una manovra brusca e cambiò discorso. Avrebbe dovuto glissare e ignorare maleducatamente il complimento o esporsi e rischiare un’altra tintura rossa sulle guance? Alla fine il lato Tassorosso che era in lei ebbe la meglio.
«Grazie! Non me l’aveva mai detto nessuno...» Finse di non essere imbarazzata, ma era più complesso del solito. Il silenzio si era allungato troppo per aggiungere altro a riguardo, così si era limitata a tenere a bada il disagio. Normalmente le sarebbe venuta in mente una battuta per sdrammatizzare, ma non aveva ricevuto spunti. Il nome Aaron, infatti, non le richiamava alla mente nessun personaggio famoso. Le sapeva di antico, ma le sue conoscenze si fermavano lì.
«Lo so» Disse, arricciando leggermente il naso, «ho invaso il tuo spazio, e se pensi che io sia una disturbatrice della quiete fai bene.» Sospirò. Rendendosi conto di non aver ancora risposto alla domanda, si affrettò ad aggiungere:«Il tavolo illuminato mi piaceva troppo. E poi se studiassi isolata farei la tua stessa fine e mi addormenterei...» Terminò con un mezzo sorriso, conscia del fatto che non era ancora una giustificazione valida. In fondo, lo capiva: domenica mattina in biblioteca davanti a libri noiosi potevano voler dire una cosa sola: sonno.
Bene, si era ripresa. Che le era successo? Era bastato l’imbarazzo di lui per metterla in difficoltà. Non era normale, non era da lei. Era forse una strana empatia quella che aveva sviluppato?
Presto le preoccupazioni l’avevano abbandonata e i doveri l’avevano inglobata. Vampiri, Quintaped, Ghoul... Più e più creature scorrevano sotto i suoi occhi, ma da nessuna parte c’era scritto qualcosa in particolare sulla lotta all’oscurità. Il suo sguardo correva tra le parole che descrivevano gli Avvincini, quando un movimento vicino a lei la distrasse. Aveva le allucinazioni o il sacchetto delle Api Frizzole si stava muovendo da solo?
Alzò lo sguardo verso il proprietario, che al momento aveva le guance di un rosso acceso, quasi volessero abbinarsi a quei particolari occhi. Le stava offrendo l’ultima Ape e – primo: le Api Frizzole le piacevano da impazzire; secondo: come si poteva dire di no a tanta gentilezza?!

«Oh, grazie!» Stava già muovendo la mano verso il sacchetto, quando le sovvennero alla mente le buone maniere.«Anche se è l’ultima?!» Eloise non sopportava quelli che si facevano pregare per accettare qualcosa. “Se ti va, lo accetti!”, diceva sempre a sua madre quando quest’ultima tentava di spiegarle le buone maniere. Ma in questo caso l’ultima Ape Frizzola poteva essere fonte di profonde ferite e origine di grandi turbamenti, quindi fu meglio verificare.
Interpretò il gesto di Aaron come un modo per comunicare. Forse aveva frainteso, ma fare due chiacchiere non le dispiaceva.
«Che stavi studiando?»
 
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Aaron Haderus Fenrir
view post Posted on 13/7/2015, 21:58






Quella doveva essere una mattinata tediosa, tra libri e inchiostro, ma una ragazzina dai capelli ramati scombussolò completamente quella prospettiva. Era entrata nella deserta biblioteca e si era avvicinata al tavolo su cui stava studiando Aaron. Senza peli sulla lingua le aveva chiesto come mai avesse deciso di sedersi al suo tavolo, quando aveva a disposizione l' intera stanza. «Il tavolo illuminato mi piaceva troppo. E poi se studiassi isolata farei la tua stessa fine e mi addormenterei...» Disse sorridente. Beh, come darle torto. Sul tavolo non c'era mica scritto il suo nome, chiunque avrebbe potuto sedersi. In effetti degli spiragli di luce particolarmente piacevole venivano proiettati dalla finestra sul tavolo rendendo lucente il legno. « Beh si, in realtà stavo solo riposando gli occhi... » Mentì un po' imbarazzato. La ragazza d' altronde sembrava capirlo, quindi non si trastullò sul fatto che l' aveva visto addormentarsi. I due si concentrarono per qualche minuto sulle proprie lezioni da svolgere. Aaron prese la penna e iniziò a ticchettare la punta sul tavolo, con la testa immersa in quella domanda tremenda alla quale non riusciva a trovare la risposta da nessuna parte. Portò un paio di volte la mano libera sui capelli, grattandosi la nuca con disinvoltura. Poi la sua concentrazione fu traviata dal sacchetto con l' ultima Ape Frizzola. E si, lo fece. Con grande stupore la offrì a Eloise. Nonostante ne vada ghiotto. Tuttavia doveva trovare una scusa per interrompere lo studio della ragazza. Sarebbe stata la sua ultima spiaggia: doveva chiederle informazioni su quale Creatura Magica temesse il Lumos. Le lo ringraziò, ma Aaron non la stava nemmeno guardando. « Anche se è l’ultima?! » Gli chiese fin troppo educatamente. Aaron annuì « Ma fa presto, che se ti vede Madame Pince ti appende per gli alluci all' ingresso della Biblioteca a dimostrazione di quello che succede a chi osa mangiare qui. » L' ultimo pezzo della frase lo aveva detto imitando la voce della scorbutica bibliotecaria. E le dette una rapida occhiata -per essere sicuro che non li stesse guardando- mentre spingeva il sacchetto più vicino a Eloise. Aveva come la sensazione che la Pince li stesse tenendo d' occhio fin dall' inizio, pronta a coglierli in flagrante.
«Che stavi studiando?» Aaron la stava ancora guardando dritta negli occhi. Quel suo viziaccio. Non si voleva mettere in testa che poteva creare disagio. « Incantesimi. » Ce l' aveva fatta, era riuscito nel suo intento. « A proposito, non riesco ad andare avanti. Sono fermo alla domanda numero tre della seconda lezione. » Smise di ticchettare la punta della penna sul tavolo e se la sistemò sopra l' orecchio destro. Poi con entrambe le mani sollevò la pergamena. « Quale Creatura Magica teme il Lumos? » Aveva la fronte corrugata e assunse una espressione concentrata. « Tu ne sai qualcosa? » Aveva cercato in lungo e largo, ma niente. La mattina era ancora lunga ma per i due Tassi era solo l' inizio.
 
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view post Posted on 29/7/2015, 23:10
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Ottenuto il via libera di Aaron, Eloise lanciò degli sguardi guardinghi attorno per verificare che Madama Pince non la stesse osservando, e si ficcò l’Ape Frizzola in bocca. Una volta a contatto con la saliva, questa prese a frizzare e pizzicare, regalandole infine un gusto che era una via di mezzo tra il miele e lo zucchero puro. Si riteneva fortunata di aver avuto l’onore dell’ultimo dolciume: era un trattamento speciale che lei avrebbe riservato solo alle sue conoscenze più intime.
L’involucro ormai vuoto giaceva sformato e distrutto sul tavolo, ormai custode di poche, sparse, briciole di zucchero. Era l’unica prova della loro trasgressione e, per evitare di dare ragioni a Madama Pince di accusarli di aver infranto le regole, Eloise lo accartocciò e se lo mise in borsa, per poi lanciare uno sguardo soddisfatto ad Aaron.

«Il fatto che fosse l’ultima l’ha resa ancora più buona…»
Disse, tutta contenta. Ora che aveva avuto quel diritto, si poteva dire conquistata.
Mentre Aaron rispondeva alla sua domanda in merito alo studio, la rossa si accorse che c’era qualcosa che non andava, che la metteva a disagio: quel ragazzo non smetteva di guardarla dritta negli occhi, sostenendo i suoi sguardi a tempo indeterminato. Il primo aspetto che la colpì fu la constatazione che, anche quando credeva di guardare la gente negli occhi per lungo tempo, in realtà non lo faceva davvero. Anzi, molto spesso parlava alle persone guardando il loro naso o le loro gote. In secondo luogo, si iniziò a chiedere se c’era qualcosa di sbagliato in lei, o qualcosa di non interessante, che lo costringeva a osservarla con tale intensità.
Sforzandosi, evitò di distogliere lo sguardo dai magnetici occhi color fiamma. Doveva e voleva resistere per due principali ragioni: un po’ per sfida e un po’ perché quel tipo di contatto sembrava trasmetterle strati più profondi della semplice comunicazione verbale. Mentre Aaron parlava e mentre lei ascoltava, una parte della sua mente era impegnata a capire cosa stesse pensando il compagno dietro alle parole che pronunciava. C’era del celato, del nascosto, del non detto? Il suo sguardo era quello di un curioso indagatore o cercava i comunicarle altro?
Quando lui terminò la frase, la parte conscia della sua mente era ancora impegnata a recepire i messaggi recapitati da quel contatto visivo così peculiare, mentre i suoi sensori uditivi tardavano a recapitare le parole che Aaron aveva pronunciato. Imbambolata, Eloise si rese conto che avrebbe dovuto rispondere qualcosa di sensato e, mentre finalmente abbassava lo sguardo, il significato delle parole dette dal ragazzo raggiunse il suo cervello.
E così anche lui era alle prese con Incantesimi, anche lui si stava intestardendo su quella dannata domanda. La donzella sollevò il libro sulle creature oscure che stava leggendo fino a poco prima e un sorriso complice si dipinse sulle sue labbra. Chiudendo il tomo, mostrò la copertina ad Aaron.

« È da ieri che me lo chiedo, ma non ho trovato un solo spunto interessante. »
Non ne poteva più di stare sui libri e stava iniziando a chiedersi se fossero davvero loro la fonte più affidabile. Aveva bisogno di aria fresca. Perché mai nell’universo quella risposta doveva apparire così complicata? Perché non c’era uno straccio di indizio? Sembrava tutto fumoso e inarrivabile. Posò il libro e vi si accasciò sopra.
«Io non so più dove cercare.»
Disse sconfortata, mentre spingeva in fuori il labbro inferiore.
 
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view post Posted on 14/12/2015, 19:41
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