Si era tirata giù dal letto a fatica, per tutta la notte non aveva fatto altro che girarsi e rigirarsi per trovare la posizione più comoda senza darsi pace poiché il corpo minuto era costellato di piccoli lividi che si erano formati negli ultimi due pesantissimi allenamenti di Quidditch; a quanto pareva la sospensione del campionato non giustificava un generale rammollimento della squadra, secondo l'inflessibile capitano. Verso le prime luci dell'alba, che l'avevano colta con una smorfia sofferente sul viso mentre si metteva su un fianco - il sinistro, perché il destro era ancora un poco dolorante - qualcuno in camera non ce l'aveva fatta più. «Salazar maledetto, Alistine, datti pace. E fila in infermeria domattina.» Niahndra scommetteva che quel borbotto appartenesse al capitano stesso, ma si guardò bene dall'approfondire la questione e piuttosto tentò di addormentarsi. L'indomani mattina comunque, approfittando del fatto che fosse sabato, la Tassina aveva deciso di seguire il consiglio e chiedere all'infermiere di turno una pomata, una crema, una pozione, qualsiasi cosa che facesse tacere la cacofonia di dolori che sentiva. Anche se odiava svegliarsi presto nel week end, il fatto che i corridoi fossero calmi e silenziosi costituiva un punto a favore da non sottovalutare per niente, e poi così avrebbe avuto maggiore scelta per la colazione e forse forse, se si fosse sbrigata in fretta, sarebbe riuscita a tornare a letto per una mezz'orett-- *Devi studiare con Samantha oggi.* Ah già, quella dolce primina a cui aveva promesso un aiuto con Trasfigurazioni; certe volte detestava la spilla che le infiocchettava il petto, a parte quando aveva l'occasione di abusare un po' del suo potere e intimidire gli studenti più piccoli che di tanto in tanto sentiva passarsi di bocca in bocca il suo cognome: se non approfittava un po' della sua carica, quale era il divertimento? *Poi si lamenta perché non ha amici.* Menzogna. Primo, non si lamentava, figurarsi, pfff, ecco. Secondo, non sopportava avere troppe persone a ronzarle intorno. Terzo, qualche amico l'aveva. E meglio pochi, ma buoni. Non era ancora pronta a gettare del tutto quella Maschera che le forniva una certa protezione, di tanto in tanto la riponeva perché fondamentalmente era una ragazza timida in certe occasioni, in altre invece la sensazione di sicurezza la induceva a scoprirsi spontaneamente: insomma, non si poteva mai sapere "quale Niahndra" avresti trovato di fronte anche se, generalmente, era meglio starle alla larga. *La solita esagerata.* Indossava solo la camicia bianca con la spilla e la cravatta allentata che mostrava i colori della casata, la gonna scura pieghettata e quelle calze che la pizzicavano sempre: adorava la divisa di Hogwarts, proprio. Scansò un paio di studentesse che scendevano le scale in quel momento, ridevano tra loro scambiandosi commenti divertiti di cui poté cogliere solamente qualcosa come "idiota" "si ammazzerà", e quando la videro parvero sorprese e quasi... in ansia? «Se non ci pensa lei ad ammazzarlo.» Questa la colse distintamente, tra uno scambio di intesa e l'altro delle due, ma ugualmente non comprese; a dire il vero non era neanche sicura di voler capire, sapeva che in un modo o nell'altro non sarebbe mai riuscita a mettere piede in infermeria. Con un pesante sbuffo riprese a salire i gradini e quando un urlo acuto la sorprese, i piedi si velocizzarono e quasi si mise a correre sulle scale facendo appena in tempo a vedere una massa indistinta sfrecciarle davanti al naso. *Cosa diamine...* Accennò ad un paio di passi per seguirlo e richiamarlo, possibile che gli idioti - adesso l'insulto acquisiva un senso - non dormissero neanche il sabato mattina? «Ehi tu!» Probabilmente si sarebbe schiantato da qualche parte, probabilmente Niahndra avrebbe potuto e dovuto provare ad impedirlo, magari con la bacchetta. O più semplicemente, avrebbe dovuto soltanto lasciarlo sfracellare alla parete per punizione. La scelta, a dire il vero, neanche si poneva. *Spero sia un Grifondoro, sarà divertente vedere la Lesnicky togliergli dei punti.*
Poi la strada la trovi da te, porta a meno trenta punti per te (?)
Era preoccupata? No. Certo, un ragazzino stava volando da una parte all'altra del corridoio col concreto rischio di sfracellarsi al suolo, o alla parete, e magari rompersi il setto nasale, ma diamine quella era Hogwarts e l'infermeria era a tre passi. Quindi no, non era preoccupata. *Beh, ma non puoi neanche fartelo scappare.* Ecco, finalmente un'obiezione intelligente; in ogni caso, ci avrebbe pensato il muro a porre fine alla sua dissennata corsa e così in tutta calma, senza stuzzicare i simpatici ematomi, le lo avrebbe raggiunto per dargli la splendida notizia. *No spè, che?* Il bagliore di un incantesimo le fece corrugare le sopracciglia che vennero poi immediatamente arcuate quando un rombo niente male si propagò per tutto il corridoio a causa dell'impatto, sbigottita vide il corpo sparire dietro l'angolo. *...Impressionante.* Era riuscito a mantenersi sufficientemente lucido da lanciare un incantesimo in aria e pararsi così il culo, forse forse meritava di scamparla quella volta. L'esclamazione successiva le fece perdere ogni speranza: quel tipo doveva essersi visto fin troppi film d'azione, oppure semplicemente aveva una vena drammatica notevole. *Dovresti almeno assicurarti che sia vivo. E, in caso, accontentarlo e prenderlo.* La prontezza d'azione l'aveva stupita piacevolmente, ma non gliel'avrebbe fatta passare liscia in ogni caso. Correre per i corridoio - o volare, che dir si voglia - a quell'ora del mattino era un sacrilegio punibile col sangue. E poi, la sua reputazione non si teneva in piedi mica da sola o grazie al vano chiacchiericcio: doveva nutrire il gossip. Ciò nonostante, ogni pensiero che potesse averle attraversato la mente in quei brevissimi istanti - quando ancora la voce dell'altro si sperdeva nell'aria - venne velocemente fugato quando vide quella trottolina tornare dritto dritto, docile docile nella sua direzione, servito su un piatto d'argento proprio ai suoi piedi; dallo sguardo allibito che le stava rivolgendo, Niahndra intuì che neppure lui avesse ben capito la meccanica di gioco che lo aveva riportato nelle grinfie del Prefetto. Stirò le labbra in un sorriso ferino. «Ah sì?» Si umettò la lingua prima di guardarsi intorno per vedere se ci fosse qualcuno nei dintorni. «Perché sembra che, di qualunque cosa si tratti, possa portare a qualche punizione.» I corridoi erano vuoti, il coprifuoco era passato da poco. «Ti prego, racconta: sono sicura che la tua versione sarà decisamente più originale.» Anche se ci porterà alla medesima conclusione, diceva il suo sguardo. Nel frattempo, tuttavia, un po' di sana distrazione non l'avrebbe uccisa e visto che per una volta tanto non si sentiva irritata quanto più "divertita" (benché non sia il termine più adatto) valeva approfittarne; dargli l'illusione di potersela giocare - e forse era così - rendeva la cosa più avvincente e appagante. *Ogni tanto mi fai paura, ragazza.* «Ma prima...» Si accucciò sui talloni in modo che le sue ginocchia fossero all'altezza dello sguardo dell'altro. «fai un atto caritatevole e dimmi che sei un Grifondoro... o un Corvonero.» Perché sottrarti punti sarà persino più piacevole.
Si godette quell'espressione via via più spaventata e la voce tremante che cozzava irrimediabilmente con le baggianate che stava sparando; bene, significava che la sua figura poteva ancora incutere un certo timore, o forse si trattava solo del tipico quanto evanescente imbarazzo dei primini, sebbene qualcosa (il suo ego, probabilmente) le facesse scartare la seconda ipotesi: data la questione "top-secret ma con te la condivido", dubitava seriamente che quel ragazzo potesse provare un'emozione simile al pudore. «Le forze del ben- Oh certo!» Annuì tra sé e sé come a dire che aveva capito; ovviamente non aveva la più pallida idea di quel che stesse dicendo ed era sicura che quelle fossero solo parole dette a caso da un condannato alla gogna, tuttavia, per un motivo o per un altro, le era venuto spontaneo reggere il gioco. «Mi avevano detto che sarebbe arrivata "manodopera" giovane ed insospettabile, ma proprio non immaginavo qualcuno così...» Cercò la parola giusta, senza successo; o meglio, aveva un paio di possibilità che le pungevano sulla lingua, mentre lei avrebbe preferito mantenersi su un vago tono sdegnoso. «Non temere, la base è buona: resta solo da affinar...» Ancora una volta si interruppe, osservò il ragazzino fare qualche goffo tentativo per rialzarsi; inarcò un sopracciglio senza però provare l'impulso di aiutarlo, dal momento che il tono accondiscendente utilizzato fino ad allora era solo una farsa: voleva vedere quel tacchino camminare sui tizzoni ardenti prima di tirargli il collo e papparselo. *Sempre che non se lo spezzi da solo, il collo.* Lui non aveva fatto in tempo a sedersi - e già quello, considerata la mole e la posizione difficile era un successo - che già aveva perso di nuovo l'equilibrio, esibendosi in un'ennesima piroetta che avrebbe fatto invidia alle migliori ballerine. Per tutto il tempo lei era rimasta immobile, con gli occhi fissi su di lui e la bocca socchiusa in un'espressione di muto stupore. «Pff.» *NoNiahseiincazzataricordanonpuoiridere.* Non poteva ridere, già; che fine aveva fatto la parte? Soffocò quel grugnito in gola e spostò lo sguardo sul corridoio deserto sperando che in qualche modo di profilo non si notasse che stava sogghignando; dissimulò il tutto con un attacco di tosse finta, o almeno ci provò. Le aveva fatto quasi tenerezza, doveva ammetterlo, anche se per la maggior parte i pensieri che si affollavano nella testa della Tassorosso andavano da un innocuo "sto qui non ci sta" ad un "Salazar, perché gli imbecilli tutti a me?". Solo quello che il ragazzino disse in seguito ebbe il potere di frenare del tutto il principio di risata convulsa che le stava crescendo nel petto; a dire il vero quella manciata di parole ebbe l'effetto di una doccia gelata, Niahndra rimase impietrita per qualche istante. «D-dammi solo un momento.» Sollevò la mano come a dirgli di pazientare; aveva capito male, doveva aver capito male, non c'era altra soluzione. *Da quando. DA QUANDO CI APPIOPPI GLI IMBECILLI. Tu ed io avevamo un accordo stramaledetto cappellaccio di una megera.* Ed era sicura che quella foca scoordinata NON rientrasse nell'accordo. *Ti stupisci, Niah? La bella, brava e bbbbbuona Tosca accoglieva tutti.* Sì, ma non pensava proprio tutti, anche se... In effetti non le era sfuggita la prontezza di spirito con cui il primino aveva ribaltato la situazione a suo favore sebbene poi il Lapsus gli si fosse ritorto contro per ben due volte. In ogni caso, lei rifiutava ancora l'idea. Rise nervosamente. «Complimenti, me l'avevi quasi fatta. Sei un Grifondoro, vero? Amano sempre burlarsi di tutti.» Non le ci volle molto per capire che per una volta tanto lo studentello era serio. Come era stato possibile non notarlo prima in Sala Comune? Non sembrava il tipo da passare inosservato troppo a lungo.; o forse era lei a non voler vedere: doveva arrendersi all'evidenza. «Avrei preferito veder sparire rubini dalla clessidra.» Ammise. La Casata di Godric in quei primi mesi di scuola già vantava un discreto vantaggio. «Quanto ai Corvonero...» Si strinse nelle spalle. «era più uno sfizio personale, tutto qui.» Certo, se avesse avuto il dono della preveggenza, col senno di poi, Niahndra avrebbe preferito che quel disgraziato fosse stato un Serpeverde. «Salazar non li prenderebbe tanto ottusi.» Borbottò inconsapevole di non trovarsi più al riparo della sua mente.
C'è una linea sottile tra sfortuna cronica e accanimento volontario dell'universo, e Niahndra non era ancora certa di sapere quale delle due si fosse aggiudicata e per quale motivo; doveva aver fatto qualcosa di tremendamente sbagliato o forse quello era solo un modo per suggerirle di farsi i boccini suoi la prossima volta, maledetta lei e la sua reputazione! Se avesse tirato dritto, lasciandolo a spaccarsi l'osso del collo, adesso non si sarebbe trovata in quella scomoda situazione anche se la sua inconsapevolezza non avrebbe di certo fatto spostare il primino in un'altra Casata. Ma Niahndra era un asso nell'ignorare i problemi finché non sparivano, dopo anni di pratica poteva vantare una certa esperienza. Se non altro lui era riuscito a dimostrare una certa empatia - oppure una propensione nel seguire gli ordini - riuscendo al contempo nel mirabile compito di tacere per qualche secondo, mentre la osservava perdere un polmone o due nello sforzo di non ridere; che avesse capito la gravità della situazione? Sentiva su di sé la vergognosa colpa di averle causato un'amarezza impareggiabile? Che la buona Tosca fosse intervenuta per colpire con una maledizione cancella-voce? O Niah gli aveva fatto semplicemente pena? Perché solamente pena si poteva provare per una creaturina che per poco di rimetteva le penne nel ridere pur essendo incazzata nera, insomma il corpo non è scientificamente strutturato in modo tale da poter fare queste due cose contemporaneamente, no? Ma il calabrone non lo sa e vola lo stesso. Le erano sempre piaciute le contraddizioni; o le sfide impossibili. Ma più le contraddizioni. Scosse la testa cercando di riprendere un contegno e mettere subito in riga il mocciosetto che già stava riprendendo terreno con quel sorrisino che gli avrebbe strappato via-- porcomerlinoinbermuda l'aveva sentita. Ora. Non si preoccupava tanto di aver urtato la sua sensibilità - era sicura che con quella pellaccia manco l'avesse metaforicamente toccato - ma voleva assolutamente evitare che si venisse a sapere dei purtroppo frequenti monologhi che Niahndra intratteneva con il proprio Io: non avrebbe giovato a quella stessa immagine per la quale poco prima era stata ben lieta di sacrificare il bronco sinistro. I muscoli facciali del ragazzino si contrassero e con un poco di immaginazione la Tassina azzardò che fosse confuso; o quello, oppure la divisa del prefetto si era appena tramutata in un costume da melanzana. Reputò infantile controllare i propri abiti e si sforzò di non staccare gli occhi dallo studente di fronte a lei; esattamente come con i ragni, non si fidava di perderlo di vista neanche un secondo perché se anche fissarli è quasi ripugnante, non guardare e poi non trovarli più nel posto in cui dovrebbero trovarsi è ancora più scioccante. «Oh sì lo conosco.» Ah, lo conosceva, allora tutto ok. Non seppe mai quale opera Breendbergh volesse citare perché purtroppo o per fortuna la giovane non aveva che sentito parlare dello scrittore tirato in ballo, eppure le era ben chiaro ancora una volta che quel tizio non avesse capito 'na beata ceppa. Ah, l'ignoranza, quale benedizione. «Senti un po', ma quando da piccolo ti facevano volare in aria... *Ti riprendevano?*... lascia stare.» Non ne ebbe il cuore sinceramente, ma se ne pentì tre millisecondi più tardi quando l'altro portò le mani alla bocca e iniziò a muovere freneticamente le dita e belare senza motivo. Era un attacco epilettico? Sperò di sì. No! No, sperò di no, ovviamente. Altrimenti avrebbe iniziato a sbavare e lei avrebbe dovuto caricarsi il peso sulla schiena per portarlo - trascinarlo - in infermeria. No no meglio di no. Invece rimase ipnotizzata da quel movimento convulso che ricordava un po' dei tentacoli e quando infine il Tassorosso sostituì quel verso osceno con la maliziosa domanda, la Alistine avvampò bruscamente. Un ragazzino. Per Morgana, un ragazzino che se ne andava in giro a fare quei versi indecenti! A lei, per di più, un prefetto, un'autorità! Ma con quale pudore? «Ma non pensi mai prima di parlare? Dovresti sciacquarti solo la bocca!» L'istinto - si vergognò nel rendersene conto - fu quello di sollevare avambraccio e bacchetta per far roteare velocemente il legno verso l'alto, tre volte e ad ogni giro una semplice sillaba le si scolpiva nella mente. *Ble-ba-la...* La punta corse ad indicare la bocca di lui mentre un "Blu" veniva silenziosamente pronunciato nella sua testa; se tutto fosse andato come sperato, ben presto lo sconveniente ragazzotto avrebbe sentito sul palato e sulla lingua sapore di sapone. E pensare che per una volta tanto era stata proprio Niahndra a travisare parole e gesti del primino, giudicandoli subdoli ed allusivi, mentre il povero sventurato non aveva avuto colpa alcuna eccetto l'ingenuo candore.
Dopo tre anni ormai pensavo che non me l'avresti più chiesto ♥
Forse avevo esagerato. Per essere una creatura estremamente riflessiva e razionale, non di rado Niahndra agiva di impulso, quasi senza pensare, in maniera anche abbastanza aggressiva. Insomma, evitando troppi giri di parole, sì, Niahndra Alistine era una bulla. E la cosa le piaceva, le piaceva un sacco; era quell’aura vagamente inquietante che la schermava da molti problemi indesiderati o dai banali scherzetti che i coglioncelli di turno erano troppo spaventati per mettere in pratica. *Insomma non sai metterti in gioco.* Qualcuno avrebbe anche potuto obiettare che la tassina abusasse della propria carica e, di fatto, era esattamente così. *Almeno una gioia datemela.* Qualcun altro avrebbe potuto obiettare che Breendbergh costituisce semplicemente, come da cliché, la preda più facile. Ecco, questo non era affatto vero; lei tendeva a diffidare sempre di personaggi come il suddetto. In ogni caso, iniziava a pentirsi. Certo, il ragazzino aveva fatto allusioni assolutamente sconvenienti, su un argomento per di più che imbarazzava ancora molto il Prefetto (se non altro parlarne con un primino sconosciuto), ma rispondere con un incanto simile era stato quanto meno infantile e non aveva fatto altro che abbassarla al suo livello. Il vago rimorso si agitò ulteriormente quando notò che non c'era alcun senso di colpa nello sguardo di lui né alcuna malizia.*Mh?* Confusa ripose la bacchetta. La foca per tutta risposta aveva serrato le labbra, regalandole uno sguardo di sfida, cosa che - riconobbe - accadeva assai di rado. Arricciò comunque il naso in una smorfia allibita e disgustata quando lo vide sciacquarsi la bocca come se niente fosse; forse il suo incantesimo non aveva funzionato? «Io non lo---» *Farei* Troppo tardi, lo vide - o meglio lo sentì - deglutire ed in quel momento le fu chiaro che incredibilmente in quei quindici secondi avevano raggiunto una quota troppo alta di cazzate giornaliere. «Morgana ladra!» *No Pumbaa, non davanti ai bambini!* «Hai davvero ingoiato?» *NON DAVANTI AI BAMBINI!* «Oh porc--- non...» *Fraintendermi? Esattamente come con quel verso assurdo?* ... Oh. *Già.* Le mani erano corse a coprirsi la bocca mentre un soffuso imbarazzo le tingeva le guance. Adesso sì che si sentiva irrimediabilmente in colpa. «Ti porto in infermeria.» Fu l'unica cosa che riuscì a dire, con tono scostante come se stesse pensando a tutt'altro; rimorso e orgoglio facevano a cazzotti nella sua testa, ma avrebbe relegato in un angolo quel match per occuparsi della salute dello studente: ignorava le conseguenze di un'assunzione di quella quantità di sapone, ma supponeva che non fossero piacevolissime. E poi comunque anche lei, inizialmente, era diretta proprio lì. Si massaggiò stancamente la fronte scompigliando in quel modo la frangetta. «Andiamo, poi ti racconto di Salazar.» Una piccola bugia a fin di bene, no? *Chiamala come ti pare. A me sembra tanto coscienza suscettibile.*