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view post Posted on 1/9/2015, 18:24
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Scopro Talenti, Risolvo Problemi

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Tutto proseguiva.
L'eterno succedersi, alternarsi, ed infine confondersi del noto, e dell'ignoto.
Ying, e Yang? Bianco e nero? Musica, e pausa. Teoria ed azione. Era quello il punto?
Lo stava seguendo, certo, quanto coraggio supplementare avrebbe richiesto l'altra risposta?
Quanto sarebbe pesato il no? Innanzi al No, che piega avrebbe improvvisamente, inaspettatamente preso l'intera discussione? Da dov'erano partiti? Dove si erano andati a cacciare? Perchè? Era sua interamente la responsabilità, o c'era altro? Qualcosa di sinistro, che non visto si era insinuato serpentino all'interno del discorso? Il The era ancora lì, la teiera sonnecchiava sbuffando, le tazze ormai vuote, il tono soffice, vellutato, restio e quasi timoroso a destare dal sonno coloro che li avevano lasciati. Una soluzione era sempre possibile, il punto era solo avere l'idea per raggiungerla, quel connubio tra genialità, audacia, e follia. Dolo di quello, il problema delle apparenze, dei rischi, degli equilibri. Esisteva una soluzione tanto definitiva, quanto totalizzante ed olistica per risultati ottenuti? Quale sarebbe stato il modo migliore per scovarla? Che servisse semplicemente un'altra idea? E come procurarsela? Nn c'era soluzione? Aspettare, e sperare? Non c'era altra via? La fortuna poteva essere creata? Era tutto già scritto? O non lo era per nulla? Lui giocava a dadi con l'universo, o si limitava a dare un calcione di tanto in tanto per far ripartire la Musica?
E poi la reazione, quasi attesa, in orario, puntuale.
Anche quello faceva parte del copione. In fondo, era imprevisto.
Viaggi nel tempo, lo erano pur non essendolo allo stesso tempo.
L'ennesima burla, al termine di un singolare The? O c'era dell'altro?
Ed in che modo tutto quello poteva conciliarsi con un Corso di Storia?
Se era tutto falso, ed improvabile, che senso poteva avere interessarsene?
Erano la stessa precisa identica cosa, o non lo erano? Era tutta e sola teoria?
Era tutta solamente pratica? E che rischi si annidavano in una soluzione così radicale? In fondo, il meno folle di una brigata di folli avrebbe fiutato bruciato a distanza di decine di miglia. Il Tempo era un brutt'affare, un alleato volubile, imprevedibile, ancor peggio della fortuna. E la Fortuna, era davvero imperatrice del Mondo in quella nuova chiave di lettura? O era semplicemente un'altra variabile prevedibile lungo un sentiero costellato di tappe fondamentali? Come comportarsi di conseguenza? Non ci sarebbe mai stata una soluzione? Tappando una falla, era destino se ne aprissero infinite altre?
La pioggia non sembrava conciliare più di quel tanto il sonno del volatile poco distante, anzi, sembrava man mano indisporsi, al crescere della frequenza delle gocce sui vetri. Fuoco, ed acqua non dovevano essere particolarmente amici, forse lontani nel tempo sì, ma quell'acrimoniosa lotta per la supremazia non doveva aver giovato particolarmente. Dello stesso avviso erano una parte dei suoi assistenti. Ed essere intolleranti alla pioggia, vivendo in Scozia buona parte dell'anno, non doveva essere estremamente piacevole. Tra un sorriso divertito, ed un contegno degno del più puro degli stili del medioevo ellenico, infine si alzò, lasciando a sè stesso il The, quasi un congedo tacito, quanto sofferto. C'era altro nell'aria?


Penso si possa metterla così, semplificando molto, e rischiando quasi di distorcere una serie di postille non troppo marginali. Ma penso che possa essere una definizione accettabile, almeno per il momento. Eppure, badi bene, passeggiare per la Storia cela un'ampia serie di rischi, tutt'altro che trascurabili, pratici certo, ma non meno teorici. A differenza delle mie lezioni, è vero. Il peggior rischio che mi sovviene che potrebbe capitarle in Aula è forse battere la festa troppo forte sul banco, e spingere il Manuale ad un rapporto un po' troppo stretto con l'alluce. Certo, una considerevole dose di sfortuna, che difficilmente potrebbe passare inosservata, e che la porterebbe quasi certamente in ulteriori circostanze spiacevoli, ma tutto sommato priva di grossi rischi. Di contro, nell'altro scenario, tutto muta, non crede? Le vengono in mente dei rischi teorici, e pratici?

Il tramestio.
Far scivolare la seduta all'indietro, sopra un folto tappeto, destreggiandosi tra la tunica, ed il corto mantello, senza mandare a gambe all'aria le precarie pigne di carte, era sempre qualcosa che assumeva un che di epico. Un colpo alla botte, ed uno al cerchio, nella speranza che si dimostrasse, ancora una volta, sufficiente. Al termine del sermone, era libero, come un fringuello. Ma sorprendentemente si voltò alla finestra, schiudendola. Per viaggiare nel Tempo era necessario gettarsi da grandi altezze? Tentare la morte? Mineva, attenta, aveva seguito l'intera stramba, ma non troppo, vicenda. Pregustandone l'esito, evidentemente noto. Una volta che l'anta si schiuse a sufficienza, permettendone un agevole transito, scomparve aldilà della cortina pluviale. Alla ricerca di qualcosa, e del nulla. In fondo, non doveva essere nulla di troppo strano, ed infrequente. Uno sventolio di bacchetta in direzione della finestra, e tornò ad osservare sollevato la Tassorosso. Un'altra cosa fatta?


Temo che sentirmi parlare ininterrottamente tutta la giornata possa risultare eccessivamente pesante. Per quanto trovi incredibilmente piacevole il suono della mia voce, non tutti sono dello stesso avviso. Ma è abbastanza comprensibile, in fondo. Ma dicevamo? ...Ah! Ecco, Mademoiselle Lynch, provi a pensare per un momento di venire da una qualche lontana regione, tra cinquecento anni, della Cina, ed essere piovuta più o meno sfortunatamente in questa scuola, qui in Scozia. Incontrerebbe sicuramente una serie di ostacoli pratici, non saprebbe la lingua, e non è detto venga accolta a braccia aperte, personalmente rimarrei molto sorpreso, lei no? Ma anche molto altro, bene, sorvoliamo su questi dettagli. Per quanto avrebbe modo sicuramente di verificare e toccare con mano le fonti, divenendo addirittura lei stessa una fonte, si troverebbe confrontata ad una serie di ostacoli teorici quasi insormontabili, non crede?

Più facilmente che in precedenza riprese posto sulla solita poltrona.
Non era successo nulla.

 
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view post Posted on 13/9/2015, 23:16
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Postille marginali? Semplificazioni? Se si stava parlando per davvero di viaggi nel tempo tutti quei cavilli non importavano a Eloise, che altro non voleva se non sapere altro in merito a quell’argomento. Ecco che magicamente – l’avverbio non è usato a sproposito in questo caso – veniva inglobata in un vortice di fantasie e sogni a occhi aperti, che la vedevano cavalcare in mezzo a eroi feudali o sorseggiare vini pregiati circondata dagli antichi greci. La storia prendeva una piega diversa, la Storia calamitava un interesse inaspettato. Sotto quella luce si poteva sopportare qualsiasi tomo polveroso, pur di poter vivere un’avventura in un’altra epoca.
Per quanto possibile, strinse ancora di più la sedia tra le dita. Quando il suo spirito e la sua fantasia volevano lasciarsi andare, tanto il suo corpo di ancorava agli oggetti reali, in risposta alla necessità di rimanere con i piedi per terra, almeno davanti al professore. Eloise non poteva essere più tesa nell’ascoltare le copiose parole che uscivano dalla bocca del professore, cercando di captare più indizi e più informazioni in merito a quel fantomatico portale spazio-temporale.
Nel parlare, il professore si era alzato e aveva iniziato a muoversi nella stanza. La Tassorosso lo seguiva con lo sguardo, mentre le situazioni descritte dal professore prendevano forma nella sua testa. L’immagine del libro di Storia della Magia che cadeva sul suo alluce aveva qualcosa di decisamente meno allettante di quanto si era figurata poco prima nella testa. Sarebbe stato certamente meno pericoloso, ma chi aveva detto che la storia andava imparata solo sui libri?

«Certo, i rischi di entrare in un’altra epoca sono sicuramente più numerosi di quelli che si corrono fermandosi nell’Aula di Storia… Ad esempio, a livello pratico, si può supporre che non essendo abituati a vivere in un’altra epoca, si possano sottovalutare i pericoli in cui si può incappare. Sia perché mi immagino che la sicurezza sia maggiore nel nostro tempo che in passato, e poi perché non conoscendo nel dettaglio usi e costumi del luogo in cui si va, si rischia di agire in maniera inappropriata… Magari nel Medioevo era maleducazione soffiarsi il naso in pubblico e, non sapendolo, uno rischia di essere allontanato dalla città!»
Eloise trattenne un sorriso a quel pensiero. Chissà quanti aneddoti e strane credenze si sarebbero potuti scovare avendo la possibilità di immergersi in un’altra epoca.
«In quanto all’aspetto teorico, mi immagino che qualsiasi azione avventata che ha un riscontro di una certa portata, oppure anche una piccola portata, sugli eventi del passato possa portare a ripercussioni nella storia… Se un grande mago malvagio venisse spostato dal suo contesto nella sua infanzia magari la diversa crescita lo cambierebbe… »
The Butterfly Effect. Per quanto Eloise non avesse idea di aver citato malamente la teoria, era proprio questo a cui si riferiva. Piccole variazioni operate agli elementi di un sistema possono portare a grandi cambiamenti a lungo termine.
Una folata di aria fresca entrò in contatto con la sua pelle e la fece rabbrividire: il professore aveva aperto la finestra. La rossa si voltò a guardare nella sua direzione, notando che il ticchettio costante della pioggia si era fatto più intenso. La fenice spiccò il volo e uscì con eleganza, come se avesse concluso la sua missione e la sua presenza fosse richiesta altrove. In un attimo la temperatura era tornata come prima.
Presto tornarono a concentrarsi sugli ostacoli pratici e teorici che andavano affrontati durante quelle escursioni nel tempo, il professore approfondiva l’argomento ed Eloise pendeva dalle sue labbra.

«Ma… Se è lecito chiedere.. Lei come fa a capirsi con la figlia del fabbro di Atene? Ha studiato la lingua? Le è bastato?»
Era seriamente incuriosita da quegli aspetti pratici, per quanto in verità ciò che veramente destava la sua attenzione erano i paradossi e le situazioni assurde che si sarebbero potuti creare con i viaggi nel tempo. Domande su domande danzavano nella sua mente… quando avrebbero avuto il coraggio di invitare le risposte a ballare?
 
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view post Posted on 27/9/2015, 12:23
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Rischi teorici.
Rischi addirittura pratici.
Il tutto poteva assumere quel connotato di strambo, improbabile, impensabile, impallidente.
Di che diamine stavano anche solo iniziando a valutare di discutere? Per quanto fosse improbabile, era possibile, ne conseguiva la necessità di esplorare la pur remota eventualità, per evitare future ulteriori nefaste sorprese? O forse era solo un assaggio? Era già stato tutto studiato a tavolino, il resto sarebbe seguito? Possibile che fosse giunta una di quelle occasioni rare, ma possibili, in cui ci si doveva inchinare al Destino? Era la Tuke ad essersi fatta avanti? Aveva bussato alla sua porta, insieme alla Tassorosso, e dopo più d'un'ora di tempo, si era infine svelata, in tutta la sua Auctoritas? Se così era, che senso aveva discuterne? Così sarebbe continuato ad essere, se la Tuke aveva già deciso, chi era lui per opporvisi? Vi sarebbe mai riuscito? Un'eventualità che avrebbe davvero dovuto prendere in considerazione presto o tardi? Quanto era ineluttabilmente segnato il destino? Si era mosso personalmente il Burattinaio? A quando risaliva il piano? Indagarne il perchè sarebbe stato decisamente troppo, certo, ma era possibile costruire ed inventare ipotesi seppur fantasiose, metterle alla prova dei fatti, sfidarle e testarle innanzi alla realtà dei fatti, e raccogliere infine i risultati di quello stillicidio. Cosa sarebbe capitato se avesse voltato le spalle a quell'opportunità? Sarebbe stato giusto? In fondo capiva, più e meglio di quanto molti altri avrebbero potuto. Era anche quello un segno? O era forse il segno? Il resto era pura casualità?
Non aveva mai creduto al caso.
Era decisamente troppo tardi per iniziare a farlo.
Ed il vecchio ritornello:
Cui prodest?
Nulla per nulla.
Ma nemmeno il contrario.
Mentre tornava ad affondare nell'imbottitura della poltrona, già la Giovane concludeva, e riprendeva. Dov'era il punto fermo? Come individuare l'ancora di un'epoca? Era sempre possibile? O non lo era? Qual era il punto, il primo mobile che il Tempo ed il Caso avevano creato? In fondo, per certi versi, un qual margine al Caso poteva anche essere attribuito. Un modo come un altro per semplificare il gioco, certo, una semplificazione seppur accettabile, quanto tollerabile. Un artifizio?


Sì, ma anche no.
Credo che il vero punto della questione sia un poco oltre, se mi segue.
Vede, sempre ammettendo che lei venga da quella remota regione della Cina, nel XXVI secolo, e piovesse d'improvviso in un'epoca completamente estranea, ed aliena, è vero che non avrebbe modo di conoscere usi e costumi, e quali comportamenti sarebbero educati ed accettati dalla maggioranza dei suoi simili, ma prima ancora di questo non avrebbe modo di conoscere il fil rouge dell'epoca. Il vantaggio di studiare la Storia, e non viverla, come siamo soliti fare, e che ci mette al riparo da molti pericoli, è proprio il poter desumere tale fil rouge semplicemente leggendo il frontespizio del nuovo capitolo. Un distillato di conoscenze che generazioni e generazioni di Storici ci hanno tramandato per nostra comodità, e che noi pigramente leggiamo, accettiamo, e discutiamo. Ha idea di come sia stato possibile arrivare a quelle poche righe, che hanno magari riassunto decine e decine di decadi travagliate? Il Seicento e l'Assolutismo. Il secolo d'oro di Atene. Il Medioevo, la lotta tra Impero e Papato. Siamo veramente sicuri che chi vive la propria epoca, sia poi così informato di quanto gli accada veramente intorno, e di come sarà infine destinata a finire? Sempre ammettendo che lei piovesse dal soffitto, cosa crede che dovrei dirle per aggiornarla in maniera sufficientemente accettabile di cosa stia accadendo in questi anni? Saremmo relativamente certi, al termine, di cosa accadrà domani, o alla fine del secolo?


Non avevano praticamente detto nulla.
Ma quasi tutto.
Il resto erano sì problemi, ma non così grossi.
Avrebbero mai potuto farcela? Come sarebbe andata?
Un problema qui, un inghippo là, una pigna di troppo, una mela di meno, la Storia era un gran guazzabuglio. Come cavarsene fuori, relativamente celermente, senza troppi problemi per la testa? Lavandosene le mani? Era possibile? Accettabile? E vi sarebbero davvero riusciti? Una buona soluzione era non toccare nulla. Come in un Museo. Sarebbe stato sufficiente? Aveva senso porsi il problema, anche se in fondo c'erano delle comode contromisure per evitarlo? In via teorica sì, erano comunque problemi più o meno seri, e poteva dimostrarsi utile essere preparati. Quanto aveva senso spingersi oltre? Quanto oltre? Qual era un legittimo confine? Eppure, tutto sembrava puntare sempre con maggiore insistenza verso una inattesa, ma non imprevista, soluzione. Accogliere l'assist della Tuke, e tutti a casa?
Aveva trovato una nuova Ateniese?
Il The era finito, la Teiera russava sommessamente.
Anche la zuccheriera sembrava essersi presa i cinque minuti.
Intrecciò le dita, tornando ad osservare la Tassorosso.
La figlia del fabbro.
Sorrise.


Sorvoliamo tranquillamente sull'effetto farfalla, esistono delle contromisure sufficientemente efficaci per avere un buon margine in quello che facciamo. Ed anche la Lingua non è un problema, quelle stesse contromisure ci consentono di valicare lo scarto linguistico, ma solo quello, tutto il resto che le dicevo rimane. Ad Atene erano ghiotti di fichi, le volte in cui passo da loro, è sufficiente un cestello di questi, ed una buona pagnotta alle olive, per appianare qualunque divergenza, e persuadere tutti a sedersi a tavola. Le informazioni in possesso di un rispettabile fabbro sono inimmaginabili, soprattutto in una città come Atene. Ma ha ragione, in linea del tutto teorica, anche solo queste mie accorte ed innocenti passeggiate avrebbero potuto provocare una rivolta, che avrebbe anche potuto causare la morte di un Pericle dodicenne, e poi? Cosa sarebbe successo? Cosa ne sarebbe stato di noi, del nostro Castello? Ma inutile pensarci, giocare con la Storia è sempre un brutto affare. O meglio, è un'altra cosa ancora.

O forse no?
Era un brutto affare?
Avrebbe davvero potuto sostenerlo?
Probabilmente no.
Apparenze.

 
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view post Posted on 11/10/2015, 19:04
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Ecco che Peverell, improvvisamente, aggiungeva un’altra inaspettata variabile al sistema di riferimento che si andava delineando. Il fil rouge di un’epoca. Eloise, stolta nella sua ignoranza, non conosceva il francese e non aveva idea del significato che stava dietro alla teoria del filo rosso. Lungi da lei, quindi, comprendere le parole che il professore stava spendendo in merito all’argomento.
Grazie a un piccolo sforzo mentale e a qualche indizio che il discorso le forniva, poté intuire a cosa si stava riferendo. Ma cosa voleva ottenere da lei? La consapevolezza che il “clima di un’epoca” non si potesse intuire se non immergendosi nell’epoca stessa? Mentre procedeva con il discorso, quello che percepì Eloise fu ben altro: una persona appartenente al futuro immersa in un’epoca passata non è solo una straniera, ma ha a sua disposizione un ventaglio di informazioni in più rispetto a chi in quel periodo ci vive. Tutto questo proprio grazie al suo appartenere al futuro.
L’immagine di una se stessa che, dal futuro, piombava in quella stanza la colpì, perché rendeva appieno l’idea che Peverell le presentava. Ora vedeva la questione sotto un altro punto di vista: non lei che piombava dal futuro, ma qualcuno dal futuro che piombava nel suo presente.

«Io… Ecco, non so cosa sia un… fil rouge? Ha detto così? Ma, ecco… Lei sta insinuando che se qualcuno arrivasse qui dal futuro conoscendo gli eventi della nostra epoca, anche quelli appunto futuri, questo potrebbe essere un problema?»
In parte Eloise non riusciva a intuire quale fosse il nocciolo della questione: perché ignorare i giganteschi altri potenziali problemi e far prevalere un elemento che a lei pareva di così poco conto?
Ogni tanto non riusciva a stare dietro ai ragionamenti di Peverell, e ogni tanto significava spesso, durante quel colloquio. Si sentiva piccola, sciocca, un moscerino nei confronti della mole di conoscenze del suo interlocutore. Come se lei avesse percepito solo la punta dell’iceberg che descriveva le diverse sfaccettature del mondo, delle interpretazioni che ad esso potevano essere date. Si agitò sulla sedia, accavallando le gambe, come contorcendosi per allontanare le sensazioni negative che la stavano avvolgendo.
Con un grande sforzo di volontà le allontanò da sé. Primo: aveva solo undici anni e la sua esperienza del mondo era infinitesima, per quanto lei credesse di aver fatto esperienza di tante cose. Secondo: erano argomenti su cui non aveva mai riflettuto ed era giustificabile trovarsi impreparati. Terzo: la Scuola era lì per insegnare e lei era lì per imparare, se già avesse saputo tutto la sua presenza lì – in quel momento, in quell’ufficio – sarebbe stata inutile.
I problemi che aveva individuato con grande impegno non erano il nocciolo della questione, stando al commento che ne aveva fatto Peverell. Con un cesto di fichi ci si ingraziava le persone e inutile pensare a Pericle morto… Ebbene? Quali erano allora queste gravi criticità dei viaggi nel tempo? Come un bambino giocoso, l’anziano professore le sfuggiva, prendendo sentieri inaspettati nel fitto bosco della loro conversazione. Sarebbe riuscita ad afferrarlo, placcarlo e finalmente comprendere?
Il professore le sorrideva mentre pronunciava le parole successive. La rossa si chiese se lui capisse quanto lei fosse dispersa nei meandri della conoscenza, se percepisse l’impatto che le sue parole stavano avendo sulla sua banale vita da studentessa.

«Ma quindi… gli ostacoli di cui parlava prima… quali sono? Il fatto che noi, viaggiando nel tempo, sapremmo già quali saranno i grandi eventi del periodo storico in cui finiamo e quali le ragioni del suo declino? E poi… come funziona questa tecnica di viaggio nel tempo? Com’è possibile? Perché non è nota a tutti la fattibilità dei viaggi nel tempo?»
Perché non si rimediava agli orrori del passato? Qual era l’uso corretto? Com’era possibile contenere i danni?
Più le domande si affollavano nella mente di Eloise, più lei si sentiva smarrita, al buio. Ma non era il tempo delle grandi domande, delle questioni etiche, forse non era neanche il tempo delle questioni pratiche che lei aveva portato a galla. Aveva smarrito la via.
 
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view post Posted on 24/10/2015, 15:18
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E poi il dubbio.
Il dubbio lo investì, e non si riebbe.
Per quanto fosse tutto molto logico, c'era un dubbio.
Un dubbio tanto grande, e potente da minare alla base tutto.
Aveva compiuto un passo falso? Il primo di tanti? L'ultimo di molti?
Cos'era giusto, e cosa no? La Tassorosso, era ancora con lui? Dov'era?
Si era persa, smarrita? Seguiva la logica del discorso? Pretendeva troppo?
Era andato troppo avanti, troppo in fretta? Ce l'avrebbe fatta? O forse non poteva?
Dove stava la ragionevole certezza, e dove iniziava il ragionevole dubbio?
La Giovane avrebbe davvero capito? Si sarebbe dichiarata arresa?
Che convenisse giocare d'anticipo? Era un'eventualità?
Chi teneva di più al discorso dei due?
Era semplicemente un test?
Ecco la dichiarazione.
In fondo, era prevedibile che andasse così, un sorriso increspò improvvisamente la barba, una mano che correva al mento, cos'era? Soddisfazione? Dvertimento? Comprensione? Cosa stava accadendo? Derisione? Qual era il punto dell'intera faccenda? Perchè l'aveva persa? Era prevedibile che sarebbe accaduto? Perchè non ci aveva pensato? Che razza di Professore era? Aveva perso la partita, pretendendo troppo? O era solo una battuta d'arresto momentanea? C'era ancora margine? Sarebbero riusciti ad arrivare in vista di una qualche logica conclusione? Quanto doveva suonare strambo tutto quello? Perchè avrebbe dovuto credervi? Non era così? Lo era? Sino a che punto? Non poteva certo fargliene una colpa. Che si fosse persa via era quasi la riconferma di quanto non avesse voluto dire. Se era inevitabile che accadesse, perchè non fermarsi prima che il fatto fosse compiuto? Quanto sarebbe cambiato, tra farlo e non farlo? Qual era la più logica conclusione da trarre? L'avrebbe davvero fatto? Non aveva compreso granchè dell'ultima parte, tanto valeva tornare sui propri passi, e riprendere. Avevano fretta? Non troppa. Il che era da sempre una gran fortuna. La Teiera russava sommessa, anche da quel lato non avrebbero avuto sponda.
Restava solo quell'unico punto.
Palla in buca?
Forse.


Benissimo, nessun problema, un passo indietro. Temo che sarebbe il contrario. Se noi dal futuro tornassimo indietro nel passato in un'epoca di cui ignorassimo tutto, costumi compresi, ci troveremmo nell'immediatezza a dover affrontare considerevoli problemi di natura pratica, e teorica. Non crede anche lei? Sorvolando su quelli pratici su cui potrà continuare a riflettere, ma che non sono particolarmente pregnanti, quelli teorici rappresentano una sfida di ben altra levatura. Ad esempio, come già saprà solitamente un'epoca dura qualche secolo, a seconda della stessa potremmo assumere al limite qualche decina di decadi, no? Partendo dal presupposto che non possiamo soggiornare per tutto questo tempo in un'epoca a noi aliena, i problemi che le spingevo a considerare. Capitando per caso in quest'ufficio, da un futuro a me ignoto, cosa crede che le dovrei dire per aggiornarla sui fatti più importanti della mia epoca? Al termine di tale operazione, che potrebbe richiedere da qualche minuto, a qualche giorno, crede che sarebbe sufficientemente informata da poter comprendere qualunque cosa trovasse fuori da quella porta? Se invece tornassimo insieme nel Medioevo, ad esempio, lei muoverebbe da conoscenze teoriche già in suo possesso, sarebbe già informata ad esempio sulla struttura sociale generale dell'epoca, il che la aiuterebbe a comprendere più in fretta quanto dovesse capitarle intorno, per la durata della sua permanenza, capisce? Il problema teorico principe è quale sia l'insieme delle informazioni minime necessarie da sapere per potersi muovere con ragionevole sicurezza all'interno del Passato. Ovviamente poi ve ne sono innumerevoli diversi altri, che sono tutti addentellati della nostra presunta più o meno ampia ignoranza. Mi segue?

La seconda versione era decisamente meno intrigante.
Ma poteva avere il vantaggio di essere più semplice da comprendere.
Certo, la liricità del primo approccio era decisamente più accattivante.
Ma se non la si comprendeva, tanto valeva insistere sulla stessa linea.
Qual era il punto della questione quindi?
Ci erano infine arrivati? O ancora nulla?
Il fil rouge si era perso.
Era tornato.
Si era nascosto.
Ce l'aveva fatta?
Ed il resto?


In realtà il punto è quello che cercavo di spiegarle in premessa, è sì un viaggio nel tempo, pur non essendolo. Se può essere più semplice la definizione che ha preferito adottare, allo stesso tempo ci potrebbe spingere ad assunti teorici discutibili. Se prendessimo una giratempo, e la girassimo un milione di volte, in quel caso sì torneremmo indietro nel tempo, e le nostre azioni avrebbero pesantissime conseguenze sul nostro presente. Se usando una giratempo, riuscissimo a tornare ad Atene, potremmo davvero rischiare di causare involontariamente la morte di Pericle dodicenne, e cosa crede che accadrebbe? Quali sarebbero le conseguenze di un evento così catastrofico? In realtà tale modo di procedere è ben noto, ma proprio per i suoi addentellati non viene preso in considerazione, fortunatamente. Usando invece un Libro, un artefatto magico di considerevole potenza, buona parte di questi problemi, come le dicevo, vengono annullati, rimanendone di altri, comunque più facilmente gestibili. Proprio perchè è e non è un viaggio nel tempo, ma per certi versi semplicemente un viaggio nel passato. Mi segue? Il che ci porta ad una nuova domanda, il futuro è univoco? Il nostro futuro è già scritto, o esistono infiniti futuri possibili? Il Libro sfrutta una di queste due versioni, per rendere possibile l'impossibile. Un esercizio teorico, prima ancora che pratico, di considerevole difficoltà.

Tornavano nel Passato, pur non tornandoci.
E le conseguenze di quelle azioni non avevano rilevanza nel loro presente.
Era la soluzione ad ogni sorta di problema? Erano a cavallo?
Forse non del tutto, c'era sempre qualche residuale problema.
Ma era comunque un notevole passo in avanti, verso altro.
Verso un futuro, che in realtà era il loro stesso Passato.
Come si potesse correre avanti, correndo indietro?
Era tutta un'altra Storia. Ma sembrava possibile.
Che poi fosse vero, e non fosse un imbroglio?
Possibile, probabile, un Atto di Fede?
Si finiva sempre lì? Perchè?
Ma lo era davvero?
C'erano prove?
Era quello?
O era altro?

 
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view post Posted on 16/12/2015, 11:53
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Un passo indietro, aveva forse detto? Eloise Lynch non avrebbe potuto chiedere di meglio. Era necessario diradare le ombre presenti nelle strade già battute per proseguire sul percorso che l’attendeva. Non voleva lasciarsi sacche di ignoranza sul cammino che aveva già affrontato. Voleva terminare quel colloquio avendo un’idea precisa dei ragionamenti di Peverell, del suo percorso mentale, non qualche pillola di saggezza senza la minima connessione logica. Voleva chiarezza.
La Tassa annuiva mentre Peverell la guidava nei meandri dei suoi tortuosi ragionamenti. O almeno, così apparivano a lei, giovane e sprovveduta primina. Si mosse inquieta sulla sedia, cercando di trovare una posizione adeguata per seguire il discorso in maniera confortevole. Il numero di movimenti che aveva fatto su quella sedia era direttamente proporzionale ai ragionamenti che non aveva capito e di conseguenza molto, molto alto. Sembrava un’anguilla.
Il problema centrale dell’antefatto dell’anziano professore pareva essere l’ignoranza in merito a questioni futili e centrali dell’epoca in cui un ipotetico viaggiatore si ritrovava. Il preambolo era chiaro. Eloise si stava per mettere a sindacare sul fatto che, se uno l’avesse desiderato, si sarebbe potuto fermare anche secoli in un’altra epoca, ma prima di poter aprire bocca le sovvenne che la vita umana era decisamente breve e limitata. Si autocensurò, tornando a concentrarsi sulle parole del prof.
La parola “Giratempo” lasciò la Lynch perplessa per un attimo. Che fosse una metafora per riferirsi a una clessidra? Oppure qualche artefatto magico che lei non conosceva? Si disse che doveva essere qualche strumento che aveva a che fare con i viaggi del tempo e bloccò il suo desiderio di domandare di cosa si trattasse per evitare di rendere manifesta – per l’ennesima volta – la sua ignoranza. Decise di demandare a un momento successivo la conoscenza di tale strumento.
Il ragionamento sulle conseguenze delle potenziali azioni eseguite in qualche epoca precedente sul tempo presente appariva affascinante e stimolante agli occhi di Eloise fin dai tempi in cui era entrata in contatto con il concetto di “viaggio nel tempo”. A quanto pareva, questo potente Libro annullava alcuni rischi – o potenzialità – delle avventure nel passato. La sfumatura che distingueva i viaggi nel tempo da quelli nel passato era lieve, difficilmente percepibile. Criptica.

«Il problema dei viaggi nel tempo, e la conseguente possibilità di agire sulle cause per modificare il tempo presente, si basa sull’idea che il futuro non è univoco, che esistono infiniti futuri possibili. Ma se si parla di viaggi nel passato, come li descrive lei, e se dice che alcuni problemi vengono annullati, bisogna forse partire dal presupposto che per il Libro il futuro sia già scritto? Che sia uno strumento di puro studio e di osservazione?»
L’idea di cercare di contenere i danni non era malvagia. Permetteva di immergersi in un’altra realtà, di osservarla e di conoscerla, senza influenzarla in maniera massiva. Questa storia, ora che i ragionamenti stavano rallentando e si facevano più comprensibili, stava diventando interessante.
 
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Calava il silenzio regolarmente, e così come era giunto si rompeva. Una divina armonia che cercasse di soppiantare quel cartesiano e coraggioso gesto di orgoglio intellettuale. C'erano, erano vivi, si animavano, e prendevano vita intorno a un'idea che non sarebbe morta con loro. Il pendolo batteva il tempo, ne scandiva e scandagliava i secondi, ogni oscillazione era passata al setaccio, in cerca di un segnale, un indizio. Ogni secondo era un lustro, ogni minuto un secolo. Quanto era esplicito il silenzio, e quanto implicite le parole? Aveva davvero senso quel gioco? La giovane Tassorosso avrebbe compreso infine? Sarebbero mai giunti al termine di quella ricerca? La soluzione esisteva, era anche alla loro portata? Che semplicemente fosse questione di pretendere troppo? Era sbagliato l'approccio di base?
Era sicuro che così non fosse, e non avrebbe cambiato.
Facevano progressi, forse non alla velocità voluta, forse non secondo una perfetta linea retta che puntasse alla soluzione, ma si muovevano, e faceva tutta la differenza del mondo. Il sommesso russare della teiera ancora una volta lo riportò alla realtà dei fatti, che vi fosse la necessità di calciare nuovamente la palla avanti? Almeno nella direzione dei cerchi, senza che dovessero necessariamente compiere miracoli? Quanto era davvero necessario che qualcosa succedesse presto o tardi? Il che li riportava quasi d'improvviso, al Tempo e alle sfumature dei suoi viaggi. E mentre la Giovane ritentava nel suo rocambolesco tentativo di quadrare il cerchio, ecco un sorriso accogliere la nuova teoria. Che l'avesse accolta, o che non fosse che un altro bonario 'precisando'? Ci aveva finalmente preso, o ancora una volta sarebbe dovuta tornare alla carica delle mura della rocca? Possibile che un solo Vecchio, rinchiuso nella sua torre d'avorio, potesse tenere in scacco un così aitante e voglioso esercito di giovani temerari? Da quanto durava l'assedio? E ancora meglio, sino a quando sarebbe andato avanti? Quanto avrebbe potuto la forza della disperazione, e quanto la più cruda e vera realtà dei fatti? Chi si sarebbe piegato per primo, sarebbe finito? Avrebbe perso lo scontro, e tutto il resto? O perdere faceva parte del gioco sin dall'inizio, e ne era anche l'inevitabile vittoria? Era concepibile, e quanto, che la vittoria passasse dalla sconfitta? Chi vi avrebbe mai creduto?


Ecco, due ottimi punti di arrivo, e partenza: il futuro non è univoco, e il libro è in fondo uno strumento di studio. Come unire queste due osservazioni, all'apparenza distanti? Nel momento in cui torniamo indietro, nel Passato, siamo ovviamente liberi di fare quanto crediamo, ciò nonostante ci troveremo confrontati a una serie di problemi. A seconda delle nostre intenzioni, troveremo una serie di eventi del Passato che si opporranno alle nostre intenzioni, con intensità esponenziale, ciò nonostante ci sarà possibile osservare tutto l'osservabile senza eccessivo timore. Oltre al fatto che risalendo nel Passato all'istante X, finiremo con l'interagire con tutti i suoi protagonisti, alterando in potenza i loro futuri, e la Storia stessa. Una data azione in potenza può aver dato luogo ad un futuro diverso da un altro in cui tale azione, per un'altra serie di circostanze non si fosse verificata, mi segue? Se tra quando ha deciso di venire nel mio ufficio, e quando vi è arrivata, fosse successo altro, evidentemente la sua giornata sarebbe cambiata, probabilmente in meglio, ma sarebbe cambiata. Se questa conversazione, o un suo derivato, avrà pesanti ripercussioni su un suo potenziale futuro, non essere venuta impedirà il realizzarsi di tutti quegli eventi che erano destinati ad accadere, dando il via a un'altra serie. Capisce? Il Libro impedisce tutto questo, per una ragione tanto semplice, quanto geniale. Riesce a intuirla?

Una stretta di mano.
Ecco, cosa serviva. Era stato chiaro.
E per i suoi standard, e quelli di qualunque giudice anche incredibilmente sintetico.
Certo, si sarebbe potuto far meglio, e ancora mancava quell'evidenza empirica che avrebbe corroborato definitivamente l'analisi, ma ne era certo. Era stato bravo. Si sarebbe arrivati a quella famosa 'una'. La Giovane ne sarebbe stata altrettanto entusiasta? Non mollava, il che era già benaugurante, probabilmente pretendere tutto e subito sarebbe stato voler troppo. Ma se la Sorte aveva già scelto, chi era lui per mandarglielo a dire? A volte piegarsi era inevitabile. Era solo questione di tempo? Il giusto per accettare la realtà delle cose? O c'era altro?
E Minerva?

 
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view post Posted on 29/8/2016, 18:58
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Eloise stava con le sopracciglia aggrottate, l’espressione distorta nel tentativo di dare un senso al percorso in cui Peverell la stava guidando. Probabilmente non c’erano da farsi tante domande, da imporre un senso logico e lineare al loro cammino, di tentare di razionalizzare tutto ciò che veniva detto. Doveva accettare la realtà colma di sfaccettature e chiaroscuri, doveva avere fede nel fatto che poi avrebbe capito. Prima. O poi.
Come un pastore in mezzo alle tenebre, così il professore di storia la guidava in quell’angolo buio della conoscenza, la introduceva a quelle riflessioni che per lei erano del tutto nuove. Esigeva però un coinvolgimento, una dimostrazione di essere all’altezza del compito.

«Mi sta quindi dicendo...» Disse Eloise senza riuscire a celare il suo stupore, sempre più tesa sulla punta della sedia, «che il Libro farà di tutto per impedire un’interazione diretta con il passato, per evitare conseguenze rischiose?!» Rimase qualche istante a bocca aperta, soppesando quella realtà. Avere la possibilità di scorrazzare per il passato senza dover temere, una volta tornati al presente, di scoprire che la realtà che si conosceva era scomparsa, era una cosa dalle potenzialità pazzesche.
«Se è così, è geniale.»
Concluse, tornando ad appoggiarsi allo schienale. Chissà se nelle sue lezioni il buon Peverell l’aveva mai usato, quel libro. Le sarebbe piaciuto provare lei stessa, magari facendosi recapitare in una città medievale, oppure andando con gli indiani d’America, nel vecchio West. Magari gliel’avrebbe fatto provare per qualche ricerca, oppure avrebbe potuto cercare di ottenere un viaggetto in maniera non convenzionale, se solo avesse scoperto dove si trovava il Libro.
Era indecisa sull’esprimere o meno quel suo desiderio. Da un lato, dato che era stato lo stesso professore a parlare della sua esistenza, magari esisteva anche un modo per utilizzarlo. Dall’altro, se lui avesse intuito che le sarebbe piaciuto così tanto usarlo, magari mostrando il suo interesse a voce alta avrebbe potuto accendere dei campanelli d’allarme. Socchiudendo le palpebre, studiò il professore. Chiaramente amava la storia oltremodo, ma sarebbe stato disponibile a condividere quella passione?
Prima che potesse aprir bocca in merito, la domanda giunse inaspettata. Ancora una volta l’aveva colta di sorpresa.
«Uhm, beh… Dev’essere perché... » Si era immersa talmente tanto nei suoi pensieri che aveva perso il filo del discorso. Concentrati, Eloise. «Se è stato creato per scopo di studio, allora devono essere stati imposti dei limiti e dei vincoli. Ma com’è possibile questo? A livello magico, come può essere controllato? Magari ci sono delle barriere che limitano le interazioni, per impedire, ad esempio, di scagliare incanti pericolosi? Eppure questo non è abbastanza… Potrebbe essere che il passato in cui il Libro trasporta non è il vero passato? Un’ombra, un riflesso, un’impronta?» Guardava dubbiosa nel vuoto, ragionando a voce alta. Era un bel dilemma.
«Professore, ho una domanda che mi preme: pensa che possa essere possibile utilizzare… Sì, beh, utilizzare il libro?» Lo guardò con incertezza, un mezzo sorriso sulle labbra. Aveva deciso di prendere la questione nel modo più giusto, esprimendo con sincerità ciò che pensava. Non sapeva se si era spinta troppo oltre, o se lui avrebbe accolto di buon grado quel suo desiderio.


In tutto ciò, Eloise non sa un tubo della Scuola di Atene.
 
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Qual era la questione?
Pretendeva semplicemente troppo?
Era qualcosa di eccessivamente aldilà della comprensione di troppi?
Era addirittura ancor più semplicemente tutto radicalmente inventato?
Qual era la soluzione più immediata e logica a tutta quell'intera vicenda?
Esisteva, doveva esistere. Il libro c'era, era lì, pronto a dimostrare a tutti la veridicità di una prima teoria, e pronto a dimostrarne una seconda, la Teoria. Era tutto studio, accademia, un esperimento felicemente riuscito. Quanto era in realtà utile la teoria, senza che vi fosse nulla a suo sostegno? Eppure era vero anche il contrario, senza una teoria alle spalle, probabilmente non sarebbero andati da nessuna parte sin dal principio. Era ancora una volta un problema di semplice equilibrio. Era quello il segreto dell'universo? Possibile che nessuno volesse considerarlo? Era quello l'altro problema?
Venne poi interrotto, quella che aveva tutta l'aria di essere una profonda gomitata in zona costole. La giovane Tassorosso iniziava a intuire? Possibile? Presa la più giovane che potesse trovare, ecco che la teoria accettava di rivelarsi. Un primo passo, che nonostante il tanto spingere ancora non era filtrato nella zucca di molti altri. Qualcosa di stupefacente stava accadendo, che fosse dono della sua straordinaria chiarezza, dopo migliaia di tentativi? Una questione di semplice fortuna? Di predestinazione? O era tutto merito della Giovane? A quel punto il dado era tratto, non importava chi l'avesse fatto, il dado era lì. Chiaro ed evidente. Inevitabile la conseguenza? Probabilmente lo era. Scommettere sui più giovani, tra i giovani era sempre stata una strategia vincente.
A quel punto Atene, da dove iniziare il discorso. Non farlo affatto?
In tutto quello c'era ancora un piccolo dettaglio.
Piccolo, ma sostanziale.
E non c'era limite che tenesse.
Per quanto ci si volesse girare intorno, il Libro evitava sì la possibilità di creare interferenze con la realtà storica, che avrebbero potuto segnare irrimediabilmente il presente, ma allo stesso tempo dopo il suo utilizzo diveniva esso stesso il presente dei suoi viaggiatori. Loro erano soggetti a interferenze di ogni tipo. E non era cosa da poco.
Sorrise alla Tassorosso, prima di levare un dito ammonitore.


Assolutamente stupefacente, mi creda!
Immagino che il punto l'abbia compreso, ma manca ancora un tassello, oserei dire fondamentale per farsi un'idea precisa. Utilizzando il libro, chiunque lo faccia, può risalire sì il flusso storico sino all'evento X, o alla data Y, tutelando la Storia stessa da qualunque interferenza da quel momento in avanti, ma tali protezioni sono estese solo ed esclusivamente alla Storia proprio perchè è passata. Il Libro divenendo presente e futuro dei suoi viaggiatori non è in grado di difenderli dalle interferenze che la Storia potrebbe avere su di loro. Se lei tornasse nel 1200 in pieno Medioevo, l'esperienza potrebbe segnarla tanto da far sì che trent'anni dopo decida di divenire una Storica della Magia, specializzata proprio in Medioevo, mi segue? Portando il ragionamento agli estremi, lei potrebbe tranquillamente morire a passeggio nella Storia, ciò non potrebbe influenzare sicuramente il nostro Passato, ma sicuramente il suo Futuro, e forse anche il Futuro della Storia, che però proprio per la sua stessa natura, non potrebbe essere difeso, in quanto non ancora verificatosi.


Come doveva essere parlare a una giovane di undici anni, della sua possibile ed eventuale morte, a fronte di quello che era un esperimento storico? E come l'avrebbero preso Consiglieri, e parenti? Honolulu era sempre l'isola calda ed accogliente che descrivevano? O era tutta una bufala, messa insieme per truffare ignari turisti? Era stato indelicato? Eppure era la verità... E poi la richiesta, o qualcosa che ci assomigliava molto. Quasi terribilmente. Poteva tirarsi indietro? Si sarebbe tirata indietro lei? Chi era veramente?

Naturalmente il libro può essere utilizzato.
Ma è estremamente rischioso, un'attività da non sottovalutare, o prendere a cuor leggero.
Il che mi fa venir in mente una sorta di incontro previsto per settimana prossima, di un circolo culturale, non so se ne ha già sentito parlare. La Scuola di Atene.


Parole ferme.
Circospette.

 
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view post Posted on 5/9/2016, 17:41
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La consapevolezza che la priorità del Libro fosse la Storia, e non i suoi viaggiatori, turbò Eloise. Era abituata ad avere a che fare con artefatti, magici e non, che mettevano l'uomo al centro, che ne tutelavano le esigenze e i desideri. In questo caso il vero protagonista era un altro. Era più che legittimo: lei stessa era felice dell'idea che la storia la potesse modificare, plasmare e formare, e quella certezza era il bagaglio principale che si sarebbe portata a casa da quel colloquio.
Un po’ meno felice la rendeva l'idea di lasciare le penne in una di quelle avventure: probabilmente l'aldilà - sempre che esistesse - sarebbe stato tremendamente noioso.
A questo punto è importante sottolineare che Eloise sottovalutava tutta quella faccenda della morte: nell'infanzia, si sa, si è guidati dall'incoscienza e dal desiderio di sperimentare senza rimuginare sulle conseguenze di queste o quelle azioni. Se si fosse messa a fare un bilancio preciso di conseguenze positive e negative di ogni sua avventura, probabilmente non ne avrebbe vissuta manco mezza.
Lo stesso non sarebbe valso per sua madre, che se solo avesse avuto un'intuizione di ciò in cui si stava impelagando avrebbe innalzato delle barriere protettive intorno a lei. Ecco perché era decisamente il caso di omettere questi dettagli nella successiva lettera a casa. Non avrebbe potuto però muovere alcuna mozione in merito, considerati tutti i guai in cui si era cacciata nella vita.
D'altronde, che avventure sono quelle in cui non si corrono rischi? Lei stessa viveva per quei momenti in cui le certezze iniziano a tremolare, in cui tutto ciò che non conta viene messo da parte a favore delle cose importanti. Il rischio era ciò che l’attirava ancora di più.

«Certo, quando uno si mette in testa di partire in un viaggio attraverso la storia dovrà armarsi di tutte le difese possibili… Però i vantaggi che ne vengono fuori saranno strabilianti!»
Già sognava. Mano sulla valigia, pronta a partire. Visto che voleva dare al professore la certezza di essere una affidabile, che si sarebbe meritata un tour nella storia, aggiunse:
«Credo che con i giusti strumenti e la giusta dose di sale in zucca si possano ottenere ottimi risultati… Io farei molta attenzione, comunque...»
Concluse, certa di essere suonata abbastanza falsa. Fremeva già, anche se ancora non sapeva come sarebbero andate a finire le cose: quanto sprovveduta, incapace ed esausta si sarebbe sentita, quanto il suo peso avrebbe gravato sui suoi compagni di missione. Ancora non sapeva che il Bello sarebbe arrivato. Ora le appariva tutto positivo, tutto facile e accessibile. Nemmeno immaginava le capacità che un viaggio tale avrebbe richiesto.
«No, non ne ho mai sentito parlare… È una cosa interna a Hogwarts o esterna? È proprio in questi incontri che si usa il Libro?»
Se così era, lei era pronta ad entrare. Era o non era estremamente fortunata ad averlo scoperto a una settimana di distanza dal loro prossimo incontro? “Poi magari si vedono una volta ogni due settimane e non è che sei tanto fortunata”, si era risposta poco dopo. Comunque fosse, per lei, per il suo percorso personale, sì: era il momento giusto.
 
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view post Posted on 6/9/2016, 22:54
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Come sarebbe stato possibile fare il contrario?
Come sarebbe potuto essere possibile conciliare le due cose?
Per quanto quasi certamente vi fosse una soluzione al dilemma, in tanti anni non era ancora stato risolto. Tutelare Storia e viaggiatori, era un po' come cercare di salvare capra e cavoli? Fossilizzando il passato, di qualcosa che già era stato, si contribuiva nel dare una certa struttura all'impianto, che altrimenti non avrebbe probabilmente retto. Ma com'era possibile tutelare qualcosa che sarebbe divenuto, per qualcosa che non era stato? Certo, preservare il futuro, di qualcosa che era già stato era possibile, quasi auspicabile, tutto si riduceva all'arbitrio di quell'unico punto di congiunzione tra l'uno e l'altro: il presente. Eppure il discorso per i viaggiatori era radicalmente diverso. Il loro futuro non era ancora determinato, ma sarebbe stato influenzato dal passato, in quanto loro stessi l'avevano scelto. E se non era stato, ed era futuro, per sua stessa natura in fieri, come sarebbe potuto essere tutelabile? Un'utopia? E sino a che punto? Quanto ne sarebbe stata spaventata la giovane Tassorosso? Sino a che punto ne aveva veramente comprese le implicazioni? Si poteva affermare a cuor leggero che fosse in ottima compagnia, dopotutto. Contromisure, o meno che fossero, quanto sarebbero servite? Si poteva essere più astuti del Fato stesso, e prevedere oltre che prevenire tutto? Era una partita aperta, a scacchi? C'erano reali possibilità di vittoria? O era tutto un gioco, destinato a rimanere tale, e che puntava ad altro sin dal principio? Era quella la via? Ma allora, se tanto non si poteva nulla, che senso aveva premunirsi, e tutelarsi? Se era una causa persa, che senso aveva tentarla? C'era una vera soluzione?
E come si sarebbe dovuto sentire a mandare allo sbaraglio una banda di dodicenni? La questione doveva porsela lui, o loro? Lasciare che la risolvessero, era essa stessa una soluzione? Eppure era l'unica soluzione, anche quella, era inutile rimuginarci troppo sopra. Che fosse lui a dover prendere qualche contromisura? Era possibile? Era sufficiente? Lo sarebbe stato? E per che cosa? Non era tanto tutto inutile? Chi erano i due a giocare a scacchi? Il fato, certo, e l'altro? Chi era il bianco? Si sarebbe potuto piuttosto lungamente dibattere anche se fosse veramente il Nero. E se fosse stato bianco? Il Fato era nero o bianco? Però era vero, i vantaggi erano strabilianti, il gioco valeva la candela. A patto di essere veramente portato alle estreme conseguenze, certo. Come del resto, quanto era credibile strappare una promessa a una giovane fanciulla, di stare attenta, prima di essere scaraventata oltre la staccionata? Tutta l'intera storia aveva del ridicolo?
Poteva anche essere.
Eppure sorrise.
Sapeva di passato.
Era già accaduto?
Déjà vu?


In linea teorica ha ragione, è meglio armarsi prima di partire.
Nella pratica temo sia un po' differente, la questione non è mai chi farà scacco per primo.
Non si può vincere la Storia, ma salvare il collo, prima dello scacco matto. Capisce?


Atene.
Qual era il punto?
I suoi concasati avevano avuto il buon senso di lasciar stare?
Avrebbe dovuto considerare anche quella inaspettata piega della faccenda?
Aveva deciso, il Fato era propizio, non c'erano state rimostranze.
Sembrava tutto una conseguenza dell'altro. Fermarsi ora cosa avrebbe comportato?
Ci sarebbe stato il tempo dei ripensamenti? Quanto avrebbe nuociuto tentare? Sicuramente più del goccio di The assaporò, sicuramente meno che non far niente. Quello era certo. Era confidente del resto che le sue contromisure sarebbero state sufficienti anche quella volta. Il Bello stava arrivando, ma non sarebbe arrivato. Il pericolo sarebbe rimasto a debita distanza ancora per un po'. E nel frattempo?


Vede, essenzialmente è un Circolo culturale.
Come potrebbe essere quello del boowling, o del The.
Un gruppo più o meno ampio di partecipanti si ritrova saltuariamente, il più delle volte nel corso di un weekend, e si da il là a questa escursione, grazie per l'appunto al Libro, che viene portato al Castello. Il vantaggio sta proprio nel fatto che tecnicamente non ci muoviamo da Hogwarts, quindi al netto della compiacenza della Preside, non abbiamo bisogno di altro. Non tutti ne fanno parte, ma ha il pregio di riunire Studenti talentuosi di diverse Casate, spingendoli spesso all'impensabile: collaborare. Il che di questi tempi è ciò di cui necessitiamo maggiormente.

 
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view post Posted on 9/9/2016, 11:46
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Sovrappensiero, Eloise constatò che se i viaggi attraverso il Libro, il tempo e lo spazio non avessero lasciato la possibilità di influenzare il viaggiatore, allora quel libro non avrebbe avuto motivazione d’esistere. Perché qualsiasi elemento, seppur piccolo, qualsiasi pietruzza o folata di vento, avrebbe modificato l’ordinario scorrere delle cose. Certo, quelle erano cose piccole, forse futili, ma chi avrebbe potuto sapere gli effetti di quella folata di vento? Magari il viaggiatore se la sarebbe ricordata per tutto il resto della vita come un momento di pace, magari l’avrebbe associata a un’epifania. Per lei - che sottovalutava i fatti e non temeva quelle cose eterne come la morte - ricevere “un’influenza dal passato” non rappresentava un problema. Era normale, legittimo: il passato influenza.
Certo, ora non si rendeva conto di chi era l’individuo nelle cui mani stava mettendo la sua sicurezza. Ora le appariva antico, saggio, sapiente come gli anziani mentori dei libri. Non conosceva il furbo, giocoso e irresponsabile Peverell. Stava per essere lanciata oltre la staccionata, e ancora non sapeva quanto letame avrebbe trovato oltre essa.

«Capisco,» annuì Eloise. «Non è questione di vittoria… Bisogna raccogliere quanta più conoscenza possibile prima di rischiare di rimetterci le penne.»
O meglio, presumeva di aver capito.
Alla descrizione di cos’era effettivamente la Scuola di Atene, dapprima Eloise fu emozionata e pronta a prendere la piuma per apporre la sua firma su un qualsiasi documento ne segnasse la formazione. A stento censurò il piccolo ‘oh’ di delusione che si generò automaticamente quando Peverell concluse la descrizione parlando di studenti talentuosi. Immaginava che Atene non racchiudesse un gran numero di studenti e ne aveva già in mente un elenco che avrebbero fatto meglio di lei.
Il fatto che era al primo anno, poi, la metteva in ulteriore difficoltà. Sicuramente bisognava avere una buona esperienza a livello magico per entrare a far parte di un gruppo simile: l’unica cosa che sapeva fare bene era trovare sentieri e andarsi a cacciare nei guai - senza poi ottenere grandi risultati in merito alle “lezioni di vita".
Eppure non voleva muovere questi dubbi: aveva troppa paura che le si precludesse una strada che desiderava intraprendere con tutte le sue forze. Non si sarebbe bruciata l’opportunità per essersi mostrata debole e incerta.

«Come si può entrare a far parte di questa Scuola di Atene? C’è una selezione… Non so, una selezione in base ai voti?» Alcuni club lo richiedevano, a volte. «E… come si riconoscono gli studenti che ne fanno parte?» Magari ne conosceva anche qualcuno. La prima che le venne in mente fu Elhena, che nella loro piccola vicenda in biblioteca aveva dimostrato un grande intelletto e notevoli capacità cognitive. Sarebbe stato un modo interessante anche per conoscere gente delle altre Casate,oltretutto.
Alzò lo sguardo per guardare Peverell in volto, mentre si chiedeva cosa avrebbe dovuto fare: avrebbe dovuto esprimere schiettamente il suo desiderio di entrare o avrebbe dovuto aspettare che fosse lui a invitarla? Quello scenario era pressoché impossibile, si disse. Meglio temporeggiare.
 
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view post Posted on 11/9/2016, 11:39
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Il più era fatto.
Amo e lenza innestati.
Già il galleggiante faceva presenza sulla superficie silenziosa dell'acqua. Era abbastanza sicuro di come sarebbe finita quella Storia. Ma in fondo, ci contava anche. Era una perversa pretesa? Sadica, e crudele? In fondo, era semplicemente quanto la giovane Tassorosso stesse chiedendo. Il fatto che fosse così giovane avrebbe dovuto avere un peso? L'avrebbe dovuto valutare? Eppure, il più delle volte erano proprio i più giovani a cogliere le sfumature della Magia più vere, non erano stati ancora piegati al vile servilismo accademico, al ragionamento per schemi e modelli. Coglievano il problema, e riuscivano del tutto inaspettamente a risolverlo. Non era proprio quello il Sale di quanto andasse previggendosi Atene? Qualcosa di radicalmente opposto all'ormai imperante more geometrico, alla dominazione tecnoscientifica, ma erano dettagli. E non avrebbe dorse dovuto avvertire almeno i genitori della Giovane. Già che ne aveva già sentito il padre, per molti versi sarebbe stato gentile. O forse no? E a quale prezzo? 'Ah sì, ecco, a proposito, vorrei spedire vostra figlia nel 1300'. Quanto sarebbe suonato rassicurante alle orecchie di qualcuno? Forse neanche della Preside. Ma quella era un'altra questione.
Eppure la Giovane sembrava sempre più comprendere i meccanismi del gioco.
Filarsela prima di rimetterci le penne, non era essa stessa un'ottima definizione?
E come avrebbe potuto svelarle quali fossero stati i criteri di ammissione?
O addirittura, di valutazione? Ce n'erano? Esistevano?
Non erano logici a quel punto?
Si limitò a sorriderle.
Con un che di rassicurante.
Ormai era fatta.


Ottimo, direi abbia compreso quanto volessi dirle, magari non tutto, abbastanza. Ma ecco... qualora l'avesse portata, mi piacerebbe osservare la sua bacchetta. Potrebbe essere interessante.

Una richiesta forse inaspettata, certo, ma non così impossibile.
Era solo una questione di fortuna, o c'era dell'altro?
E poi un lieto fine, o almeno qualcosa che sembrava assomigliargli.
Ribaltare tutto, e rilanciare la posta sul tavolo?
Sconvolgente, e rassicurante al tempo stesso.
Cosa ne sarebbe infine derivato?


Temo non vi sia una risposta a nessuna di queste domande. E probabilmente le risposte sarebbero lunghe, e noiose. Ma sappia questo, gli Ateniesi son tutti Studenti geniali a modo loro, nei campi più disparati, che vengono costantemente seguiti per tutta la loro permanenza qui ad Hogwarts. Il che mi fa tornare in mente da dove siamo partiti, settimana prossima si terrà un incontro, provvederò ad inviarle un gufo, in questi giorni ci rifletta sopra, potrà tranquillamente declinare l'invito, o presentarsi qui nel mio Ufficio, con quanto avrà nel frattempo ricevuto da suo padre. Ha ricevuto una commissione da me, all'inizio dell'anno scolastico.

Che la Tassorosso già lo sapesse?
Probabilmente no.
Una postilla.
Di tante.

 
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view post Posted on 13/9/2016, 21:41
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«Perfetto...» Fece Eloise, soppesando quanto aveva detto Peverell: se secondo lui aveva compreso abbastanza, per lei non valeva lo stesso. Si sentiva stordita come se fosse stata appena colpita con un bastone, o come se avesse appena terminato una corsa a perdifiato grazie a cui era arrivata in qualche luogo che non conosceva. Idee, concetti e ragionamenti si erano avvicendati in un flusso veloce e inarrestabile, e l’unica cosa certa era che lei quella sera sarebbe crollata estremamente presto nel suo letto del Dormitorio n°3 della Sala Comune Tassorosso.
La richiesta della bacchetta la stupì: era una domanda strana se piazzata in quel contesto, proprio come se quello fosse il vero test che avrebbe dovuto affrontare. Eloise rovistò nelle tasche della divisa e gliela porse con uno sguardo interrogativo dipinto sul volto.
«Ecco.»
Era sempre stata incuriosita da quell’aura di mistero che aleggiava intorno all’arte delle bacchette. Legno di larice, piuma di ippogrifo, 11 polici e ¼, rigida. Lei stessa si era messa a cercare informazioni circa la composizione della sua, ma non aveva approfondito. Presto l’avrebbe fatto, ma ancora non lo sapeva. Ciò che sapeva era che il larice era un legno durevole, che infondeva fiducia nell’utilizzatore, e che l’anima di ippogrifo era simbolo di ambivalenza e dualismo, proprio perché aquile e cavalli erano nemici giurati. In merito a lunghezza e flessibilità sapeva ben poco.
La risposta che Peverell le diede da lì a pochi momenti la fece annuire con aria seria e compita. Certo non si aspettava che nella frase seguente l’anziano professore avrebbe citato suo padre, alludendo a un certo rapporto che poteva esserci fra i due. Eloise non riuscì a contenere il suo stupore. Non aveva mai sentito suo padre nominare Peverell, né tantomeno avere la reazione di qualcuno che lo conosceva quando l’aveva citato nell’elenco dei suoi docenti. Cosa c’era sotto? Perché lei non ne sapeva nulla? Certo avrebbe dovuto approfondire con un gufo invadente - aveva già idea di quale - e delle sollecitazioni animate. E non poteva sicuramente coinvolgere il suo interlocutore, che con buone probabilità l’avrebbe creduta un’impicciona di prima classe. Se erano fatti loro, fatti loro dovevano rimanere. Fino a che Testa di Rapa non sarebbe volato sulla sua spalla.

«Io… Io penso proprio che ci sarò!» Esclamò dopo essersi ripresa dalla notizia. «E le recapiterò ciò che ha richiesto a mio padre, indubbiamente.»
Cosa poteva essere? La sua mente iniziò a elaborare ipotesi. Forse Peverell voleva una consulenza sullo stesso Libro, oppure cercava altri artefatti magici da donare ai suoi geniali studenti per la missione. Oppure a termine della missione, come premi. Magari erano scudi, oppure armi speciali, oppure coppe magiche capaci di riempirsi a piacimento dei liquidi desiderati… Sì, stava decisamente vagando con la fantasia. Il fatto che suo padre stesse supportando una di quelle idee del Professore per Eloise Lynch voleva dire solo una cosa: poteva gettarsi in quella situazione con fiducia.
Abbassò lo sguardo al suo grembo, dove la tazzina e il piattino giacevano inerti. Li prese con entrambe le mani e li portò alla scrivania del professore. Tanto vuoti quanto lei si sentiva piena di informazioni che avrebbero avuto bisogno di tempo per essere rielaborate.
 
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view post Posted on 17/9/2016, 17:49
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Sembrava che tutto fosse iniziato un'intera era precedente.
Eppure, in fondo, non era trascorsa che un'ora.
Si era fatta l'ora di cena, di un ormai tardo pomeriggio.
La pioggia proseguiva, con rinnovata intensità.
Quanto la giovane Tassorosso avesse veramente compreso di tutta quella complicata Storia era un mistero, forse addirittura più per lei stessa, che non per altri. Ma il tempo avrebbe portato anche la comprensione, oltre a qualche livido, e qualche macchia maleodorante. Si poteva sostenere a buon diritto che avesse fatto tutto il necessario per essere invitata, e anche che lui dal canto suo non avesse fatto nulla perchè ciò non accadesse. Quando il destino era segnato, e il dado tratto, che senso poteva avere il pensare di opporvisi? Poi un altro tiro mancino del Fato, quando erano già andati ben oltre la più classica delle classiche zone cesarini: la bacchetta. Un'Arte antica, dai risultati incerti, dalle sfumature infinite, e sottili come potevano esserlo le gocce di pioggia, in un pomeriggio estivo. Prese la bacchetta, sorridendo alla Giovane. Quanto doveva esserle sembrata insolita la richiesta, e come non desse ad intenderlo? Tra un indice e l'altro prese ad osservare la sottile asticella di legno, per pochi attimi. Quanto potevano essere insoliti il larice e la piuma di un volatile come il grifone, o l'ippogrifo? E quanto si conciliava il tutto con rigidità, e Tassorosso? Ne erano il giusto contrappeso? Quanto poteva sostenere di conoscere la giovane ospite? Probabilmente non molto. Si era fatto un'idea. I fatti l'avrebbero confermata. Era iniziata un'altra Storia.
Tornò a restituire la bacchetta alla Giovane, alzandosi nel frattenpo dalla seduta.


La ringrazio della cortesia, Mademoiselle Lynch.
Son certo sarebbe una Storia affascinante, ma temo di aver già abusato a sufficienza della sua pazienza. Può tranquillamente salutarmi suo padre, e se non ha nulla in contrario mentre scendiamo a cena, vorrei tornare un attimo sulla ragione che l'ha spinta un'ora fa a venire da me: i compiti di Storia. Non vorrei si fosse persa qualcosa.
Ed ecco, un semplice libro, che in futuro potrebbe anche tornarle utile.


Era semplicemente fatta.
Una pratica archiviata, all'attivo?
Per molti versi a beneficio di entrambi.
Non restava che varcare nuovamente quella porta.
Un piccolo volume, sino a quel momento passato per l'anonimato, in un angolo del piano, immerso nelle carte, era spuntato. Una copertina di cuoio nero, liscia. La costa incisa 'LVI'. Fece la sua comparsa, apparve, in mezzo, pronto ad essere preso. Anche quello era fatto? Impedito dalla pesantezza della seduta, dalla resistenza fiera offerta dal tappeto, dalla mole della scrivania, e dalle vesti arruffate tergiversò più che qualche attimo, prima di rimettersi nuovamente in carreggiata. Iniziò la lunga circunnavigazione della scrivania che l'avrebbe portato dall'altra parte della stanza, pronto a uscirne, e scendere ai livelli inferiori. Anche la Giovane considerava la Storia chiusa, o c'era infine dell'altro? Un'ultima battuta? Qualcosa che si era scordato?



Hai ottenuto il libro: 'Vestigia di Popoli dimenticati' di Ignotus Albus E. Peverell, oltre al famoso Invito.
 
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