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view post Posted on 12/10/2016, 16:42
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all that is gold does not glitter, not all those who wander are lost

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Decumano Sud, La Contea 🍁

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Quando Peverell le porse la bacchetta, Eloise si alzò per riprenderla e riporla all’interno della tasca della divisa. L’espressione che si era dipinta sul volto del suo interlocutore mentre cercava di studiarne la fattura era indecifrabile: ne aveva indovinato l’anima? Aveva azzardato a fare delle ipotesi sulla sua personalità e sulle sue abilità magiche? Vedeva qualcosa che lei ancora non conosceva di sé?
Lo sguardo di Eloise mentre tendeva la mano era carico di interrogativi, ma non era quello il momento in cui li avrebbe espressi a voce alta. Ci sarebbe stato tempo, poi. Ripreso il contatto con il legno, Eloise si sentì invadere dal sollievo. Come se un pezzo di sé fosse tornato al suo posto. Come se - avrebbe con precisione descritto l’autore di un’altra saga - si fosse ricongiunta con il suo daimon. La giovane Lynch non sapeva se era necessario essere gelosi della propria bacchetta, ma era certa che senza di essa si sentiva debole e vulnerabile.
Vedendo che il professore non tornava a sedersi, Eloise dedusse che il loro colloquio si stava concludendo. Raccolse la pesante valigia delle conoscenze che aveva acquisito e delle domande che le erano sorte in testa e si preparò al congedo. Per la prima volta si chiese cosa stesse pensando Peverell di lei, se era soddisfatto di aver esteso l’invito anche a lei e se pensava che sarebbe stata all’altezza della missione.
«Oh...» Fu lo spontaneo e brillante commento di Eloise quando si rese conto che il professore aveva riportando a galla la ragione che l’aveva spinta a palesarsi nel suo ufficio. «No, no, ho qualche idea su come procedere per il compito… Mi si sono aperte molte strade...» ”Troppe”, avrebbe volentieri aggiunto. «Come primo punto credo che affronterò una ricerca approfondita in biblioteca… Il mio era più un problema di metodo che di contenuto. Devo provare a entrare veramente nell’ottica del mondo antico e cercare di sviscerare meglio la questione...» “Senza aver paura di restare a sbatterci la testa per un pomeriggio intero”. Era quello che doveva accettare: che Storia richiedesse più tempo e più analisi.
Quando il professore le porse il libro, Eloise si fermò a leggere i caratteri sulla copertina. Il primo aspetto che la colpì fu proprio di leggere “I.A.E. Peverell” proprio dove di solito stava scritto il nome dell’autore. Quando trovava il tempo di scrivere i libri, quell’uomo? E di fare scampagnate nella storia, e di accudire i suoi studenti?
«Uao, io… Grazie! Lo leggerò!» Eloise adorava immergersi nelle storie, anche se in questo caso il libro aveva più l’aspetto di un saggio che di un’avventura.
«Se non la disturba le chiederei un’ultima cosa...» Gli disse, mentre chiudevano la porta dell’ufficio e si dirigevano verso la Sala Grande per la cena. «A che cos’era il tè? Mi è piaciuto molto.»
Grazie, omaggi, è stato bello! Ovviamente non mi aspetto risposta, alla prossima!
 
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