Vassene 'l tempo e l'uom non se n'avvede., Privata

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view post Posted on 16/3/2015, 18:14
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VII Anno

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I due maggiori tiranni del mondo:
il caso e il tempo.
(Johann Gottfried Herder)



9 p.m.

Le lezione consuete erano ormai finite da ore e la maggior parte degli studenti rincasava al proprio dormitorio, solo quelli più grandi permanevano in Sala Grande o nei corridoi a scambiare alcune chiacchiere con docenti e Caposcuola. Nathan aveva un affare particolare di cui occuparsi, che da alcuni giorni ormai, attraversava prepotente i suoi pensieri. Rifletté non poco prima di decidere con chi parlarne, a chi chiedere consiglio ed opinioni in merito, e fra tutti i Docenti o gli alunni del suo stesso anno, la scelta ricadde sul ritrovato Storico della Magia, Albus Peverell. Non aveva mai tenuto un colloquio privato con lui, l’aveva sempre ascoltato così colto e ammaliatore durante i suoi discorsi accademici o al Club di Atene, che l’aveva convinto a saperne di più, a vedere più in profondità quanto sapesse in realtà quell’anziano mago oltre all’argomento Storia della Magia. Quali sfumature della magia ampliavano la sua conoscenza? Oscurità o luce era presente in lui? Magari entrambe, come poteva la curiosità avere dei confini così definiti? Nathan un obiettivo preciso da esporre l’aveva e ne avrebbe parlato chiaramente, chissà quali risposte poteva dare quella Mente considerata da sempre come un infinito pensatoio. A passo veloce, la figura imponente e fiera del ragazzo attraversava i corridoi diretti all’ufficio del Docente, il suo fisico era in continuo cambiamento, la sua nuova natura da Vampiro lo rendeva ancora più forte e stabile come una statua di granito, il suo potere magico e la sua conoscenza continuavano ad espandersi, alimentati dalla voglia di conoscere e migliorarsi.
In quei momenti che camminava affiancato dalla luna intravista dalle vetrate, si chiedeva se lui potesse avere dei limiti, ora che neanche il tempo incideva sulla sua vita, ora che lo specchio avrebbe rivelato il medesimo viso, giovinezza e bellezza, le uniche cose che per lui valeva la pena avere. C’era naturalmente uno scotto da pagare, tanti doni da parte dell’oscurità, riflettevano anche parecchie rogne, come la luce del sole ad esempio e la schiavitù dal sangue e della perita delle emozioni umane. Scacciò via quei pensieri introspettivi una volta giunto dinnanzi alla porta in legno, sonoramente bussò alla stessa aspettando una risposta dal Docente, una visita decisamente inaspettata e ben lontana dagli orari consueti, ma d'altronde Nathan aveva degli obblighi col tempo, e la sera possedeva decisamente tutt’altra atmosfera..

 
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view post Posted on 18/3/2015, 23:29
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Era stata una giornata intensa, ma non era finita.
Calata era la notte, tramontato l'Astro, all'Ovest, dietro le montagne, distante, oltre le Highlands, oltre il mare, oltre l'Irlanda, verso le Colonie. Una serata anomala, il cielo terso, il clima non rigido, ma nemmeno troppo accomodante, eccellente per una passeggiata. Come sembrava tutto volergli rammentare con perfida puntualità. Era così? Era davvero così? Le luci del castello, si perdevano in lontananza sulla superficie nera ed immobile del lago. Nero ed immobile, come il cielo, come la sua lunga veste, ricamata d'argento, comoda, dal taglio non dissimile da quelle di sempre, nero anche il corto mantello, dalla foggia sbarazzina, un po' antica, da letterato, come piaceva allo stregone. Tutto era così abituale, ed ordinario, di sempre, se non fosse stato quel nero. Era rinomato per vestire e portare con naturalezza i colori più impensabili, i tessuti più rari, ed i ricami più ricercati, a patto che fossero sgargianti, luminosi, e brillanti, come una giornata di primavera. Eppure, nero. Aveva cenato presto, con metodica efficiente celerità, venendosene per tempo, aveva da fare. Osservava ormai assorto il nero della notte, aspettando l'attimo, quando il pendolo prese a battere le nove. Non c'era un attimo da perdere.
Afferrò con impensato cipiglio una pesante borsa di cuoio al centro della scrivania, sotto lo sguardo attento della ridestata fida compagna, dirigendosi verso il camino, acceso e scoppiettante allegro come di consueto. Al secondo armonioso colpo del pendolo, le fiamme si tinsero incredibilmente di verde. Senza che il Mago battesse ciglio. Evidentemente era tutto previsto? Al terzo rintocco apparve nella ristretta prospettiva del piccolo focolare, un secondo camino, mastodontico per quanto si potesse scorgere dalla ristrettezza del campo visivo, e dei pochi particolari forniti da quel singolare scorcio. Al quarto anch'esso si accese di verde, da un meno incredibile fondo di cenere nera, ormai fredda, di giorni, se non settimane. Tra il quinto ed il settimo, con teutonica efficienza una pesante cassa, accuratamente imballata e sigillata venne fatta scorrere, da una serie imprecisata di mani che disturbarono non poco la pulizia di quell'inquadratura suggestiva, sino a quel momento, lasciando impresse sul legno nero della casa impronte di gesso bianco. Incantata la cassa atterrò con delicatezza sul tappeto dell'ufficio, dove sino ad un momento prima il Vecchio era in pacata attesa. All'ottavo rintocco, lanciò con noncuranza la borsa nel fuoco, centrando il primo, il secondo ed il terzo camino, guadagnando la meta. Dando sfoggio di notevole agonismo, qualcosa di impensabile per l'altrettanto improbabile lanciatore, venne afferrata al volo, e soppessata con studiata professionalità. Una voce, soddisfatta, irruppe, varcando e colmando in quei pochi istanti la distanza di decine di migliaia di miglia, roca, atona, ma non per quello meno trasudante quel placido ottimismo.


È sempre un piacere fare affare con Voi.

Al morire del nono rintocco, le fiamme parvero collassare su sè stesse, il passaggio si richiuse, lasciando tutto com'era sempre stato. Non fosse stato per quella cassa, di una yarda cubica, che faceva bella mostra di sè di lato del caminetto. Legno nero, lucido, ben sigillata, la ceralacca rossa, una fenice impressa nel mezzo. Anche quello era fatto. Era magari tempo di un The? Tra una cosa e l'altra, aveva saltato la tazza del dopocena, non era affatto bene. Andava posto rimedio, prima di quella fantomatica passeggiata.
Ma ecco.
Ospiti alla porta.
Come volevasi dimostrare.
Puntò risoluto la sottile asticella di legno contro la cassa, tracciando l'ormai noto, e semplice movimento. Un Occludo avrebbe sistemato la questione almeno per qualche tempo. Il che lo riportava al punto appena sopravvenuto in agenda, chi poteva essere? Sicuramente uno Studente. Era la cosa più probabile. Ancora meglio, una Studentessa. Ma l'avrebbero scoperto. Tornando a riavvicinarsi alla scrivania, sotto lo sguardo di fuoco della Fenice, dall'altra parte della stanza, tra lo stanco ed il rassegnato, gioviale, tornò al solito invito di sempre.


Avanti!

 
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view post Posted on 1/9/2016, 20:23
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I due maggiori tiranni del mondo:
il caso e il tempo.
(Johann Gottfried Herder)



Attese qualche istante dopo aver udito l’invito ad entrare, la mano ancora chiusa in pugno sospesa dinnanzi la porta, sfiorava a mala pena la ruvida superficie in legno. La sicurezza che mostrava poco prima mentre fiero attraversava i corridoi del castello ebbe una leggera scossa, stava facendo la scelta giusta? Quel colloquio sarebbe stato utile? A ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria, non aveva idea di quali eventi sarebbero scaturiti dopo quella sera, ma ripensarci e andarsene non faceva parte della sua persona.
Si trattava solo di Ignotus dopo tutto, una persona che conosceva da sette anni, più o meno.
Aprì la porta facendo alcuni passi in avanti, in modo che il Prof. vedesse bene la figura del ragazzo provenire dal buio dei corridoi, un leggero accenno di fastidio colpì il suo volto, il calore delle candele che illuminavano l‘ufficio non era il massimo per lui. Stanza accogliente, ampia, e naturalmente piena di libri in ogni dove. I sensi del ragazzo amplificati dalla ore notturne non fecero fatica ad avvertire la brezza del famoso the del prof., il profumo si scagliava prepotente contro le sue cellule olfattive, peccato che l’unica cosa che poteva dissetarlo aveva un colorito decisamente più rosso.
Una creatura magica era presente, una Fenice, opposta al lato del prof., vigile scrutava la situazione, Nathan la scrutò pochi attimi prima di rivolgersi al Docente.

- Buonasera Prof. spero di non disturbare, ma gradirei rubarle qualche minuto. -

Non vi era motivo di presentarsi, insomma, chi non lo conosceva quel Grifondoro? Era anche un fedele membro del Club di Atene, affascinato da sempre dalle missioni e dalle cose interessanti da fare, lato del carattere che aveva ripreso da Alidar, lo zio esploratore, probabilmente una delle poche cose umane che ancora albergavano nel suo animo.



Sono decisamente arrugginito.
 
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view post Posted on 2/9/2016, 21:58
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Certo, si poteva convenire del pessimo tempismo.
Eppure nessuno di entrambi si sarebbe potuto assumere avesse colpe.
Colpe di qualunque tipo, sicuramente no. Ne era quasi certo. In fondo, chi poteva sapere?
Era stato organizzato tutto nel massimo riserbo, la triangolazione avrebbe dovuto rendere irrintracciabile l'origine anche a chiunque fosse stato casualmente di guardia. Ogni minimo dettaglio, ogni minima eventualità. E non di meno, lui non sapeva certamente nulla. Dimostrassero il contrario. Un mago rispettabile, e anziano, non era certo plausibile fosse anche un contrabbandiere della peggior risma, al pari di un qualche iraniano senza fissa dimora, e imprenditore di sè stesso nell'import export di sigarette. Se poi quei cialtroni del Ministero avessero limitato e concentrato i propri sforzi nel risolvere saltuariamente qualche problema, invece che far grandinare leggi e lacciuoli sempre nuovi, e sempre meno comprensibili, probabilmente ne avrebbero tratto tutti un ragno dal buco in tempi decisamente più accettabili. Come ottenere tale risultato, era un mistero. E sarebbe stato decisamente indelicato ricordare al Vecchio che fosse lui stesso stato 'uomo delle istituzioni' per più d'un'esistenza. In quei momenti ne prendeva le distanze? Rinnegava anni e anni di dedizione in un'unica causa superiore? Per cosa? Cosa era cambiato? Per molti versi tutto, per altri niente. La porta si schiuse infine, mentre tornava al centro della stanza, al centro del tappeto. La lunga veste nera, il corto mantello dello stesso non colore, sembravano stonare incredibilmente con quella che era stata una consuetudine consolidata tra quelle pareti. Neanche fosse appena tornato da un funerale. E sarebbe stato decisamente maleducato andarsi a cambiare, lasciando attendere lo sventurato in corridoio. In fondo, non era un'emergenza, nemmeno con molta immaginazione.
Era ormai abituato a non stupirsi, chiunque entrasse da quella porta.
Accadeva di continuo, le persone più strane, dagli esiti meno scontati.
Poi quella che sarebbe stata considerata una sorpresa da ogni punto di vista. Un rosso oro alla porta, di per sè stupefacente solo sino a un certo punto. Il Grifondoro. Assumeva tutta un'altra connotazione. Cosa poteva volere? In tanti anni non si era probabilmente nemmeno fatto avanti per un permesso, ed era verosimile che fosse stato abbastanza bravo da non averne avuto bisogno, più che non avesse mantenuto una condotta integerrima, e moralmente irreprensibile. In fondo, lo conosceva? Forse, quanto? E cosa poteva volere in quelle circostanze? Ma al netto della possibile curiosità, un sorriso, e un The era buona costumanza non potessero o dovessero essere negati, e anche per quella volta avrebbe accondisceso, già che la domanda era lì, la fornace accesa e ben avviata. Chi l'avrebbe fermata? Come?


Ah! Buonasera Mr Scott, prego si accomodi dove vuole.
Nessun disturbo, posso offrirle magari qualcosa nel mentre?
Non so, forse un The, un succo di zucca?


Anche quello faceva tutto parte di un copione già visto e sentito migliaia di volte.
Nessuno, a partire dal suo pittore fiammingo di fiducia si sarebbe stupito. O Minerva.
Granitica silente giudice di quanto avvenisse, e meno, in quelle quattro mura.
E quanto più lunga riusciva a intuirla! Incanti e pozioni cedevano il posto al vero.
Affettazione, lusinghe e adulazioni perdevano di significato.
Cosa restava? Solo il complemento.
Qualcosa di vero, e semplice.
Non sempre benvenuto.

 
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view post Posted on 11/12/2016, 14:53
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I due maggiori tiranni del mondo:
il caso e il tempo.
(Johann Gottfried Herder)



Come il più banale degli incontri, una chiacchierata fuori orario tra docente e studente, ma dove voleva andare a parare veramente quest’ultimo? Perché aveva scelto lo Storico della magia? Presto e molte cose sarebbero state svelate.
- No la ringrazio, sto bene così- Sorrise di circostanza, da quando si era trasformato non poteva più ingerire nulla che non fosse sangue, niente che lo dissetasse veramente, non era già forse una punizione anche quella oltre al sole?
Si mise comodo su una delle poltrone che si paravano dinnanzi la scrivania, era la prima volta che si trovava faccia a faccia da solo con quell’uomo, dai molti tratti enigmatici, con tutte quelle spedizioni organizzate per il Club, e quegli anni di cui nemmeno un vampiro potesse rendersi conto di quanti fossero realmente. Poteva una mente curiosa ed esperta come quella non essere mai stata a contatto con la magia oscura? magari non tutti era ambiziosi come il ragazzo, e non tutti erano disposti a sporcarsi le mani alla ricerca di un potere sempre maggiore, se di potere alla fine si trattasse. Luce o ombra, perché no entrambe? Perché non vedere il potere nella sua intimità stessa, il potere di fare qualunque cosa. Per l'immortalità e la forza fisica aveva fatto un patto che lo avrebbe reso schiavo per sempre, per la magia nera portava un marchio sul braccio, cos’altro voleva quel ragazzo per incasinarsi la vita? La sua forte ambizione a raggiungere la forza, quasi maniacale, guardava ad Hogwarts solo come un mezzo, i libri potevano guidarlo, i docenti, bah solo alcuni di loro, per questo aveva deciso di bussare a quell’ufficio, e non magari a quello del prof di Erbologia. Sperava che da quell’incontro ne avesse tratto qualcosa di veramente utile, e non i soliti consigli da un adulto che ha troppa paura di sconfinare la legalità.
– è un bel esemplare – volgendo lo sguardo a Minerva, che impassibile fissava la situazione, curiose le fenici, affini al fuoco per la rinascita, elemento che poteva danneggiare sino alla morte il vampiro.
- Vede.. io sono quasi alla fine del mio percorso scolastico qui ad Hogwarts, e sinceramente non ho ancora ben chiaro il mio futuro. Non ho molta premura di trovare subito un impiego, sono di famiglia benestante *e immortale* quindi vorrei concentrarmi ancora su me stesso, alla mia formazione magica, ad accrescere le mie conoscenze e il mio potere -
L’enfasi con la quale parlava era quasi ammaliante, non voleva usare la sua ascendenza sugli umani per risultare convincente, quella sera era davvero interessato alle risposte che il docente poteva offrigli.
- Lei deve aver vissuto molte situazioni, letto e conosciuto altrettante cose del mondo magia, e io da giovane inesperto mi chiedevo, esiste un luogo dopo Hogwarts che possa soddisfare le mie idee? -
Una domanda era stata posta, ora curioso attendeva la risposta dall’anziano mentore di Storia, fin dove poteva spingersi a scavare nei ricordi per trovare un buon consiglio? Vi era una risposta a quella domanda? Avrebbe mai tocca il discorso oscurità, luce, compromessi per giungere al potere? Sperava di non aver scelto il docente sbagliato a cui porre i suoi dubbi maniacali.

 
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view post Posted on 8/4/2017, 11:39
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Era ricominciato il gioco.
La scommessa era se puntare che avrebbe accettato, o meno.
Qual era il margine? Quanto esplicativo del resto sarebbe potuto esser letto quel fragile segnale?
Il vero punto della questione era sempre uno. Nessuno, o quasi, si presentava per il piacere di farlo. E il divertente era che non fosse una visione cinica del mondo, ma semplicemente il risultato empirico dettato dal cento per cento dei casi umani, e meno, che avevano l'ardire di farlo. C'era sempre un fine, doppio e anche triplo, era solo questione di tempo prima che emergesse. Una semplice lotta a chi per primo l'avrebbe svelato, o intuito. Il che non ne faceva qualcosa di torbido, o indecente, ma la pura e semplice realtà. Erano lontani i fortunati tempi passati in cui il passare dei giorni scorreva lieto e gaudiente, con un'innocenza quasi infantile e fatata, sulle punte dei piedi, leggero e fantasmatico pronto a scrivolare via sulle ali del vento, il tempo della modernità era rigorosamente scandito minuto per minuto, secondo per secondo, calcolato, frazionato, violentato costantemente, distorto e corrotto, frantumato in porzioni d'anima sempre più piccole e insignificanti nel vano tentativo di far fronte a una paura primigenita ormai a briglia sciolta: il vuoto. Riempiendo il tempo di eventi insignificanti, sperperandolo a destra e manca si aveva quasi l'impressione di farlo fruttare in modi sempre più intelligenti, e innovativi, cullandosi nei nuovi idoli. Il risultato? Il tempo era andato perduto. E non era il solo ad essere stato ignominiosamente perduto.
Al diniego del Grifondoro, scattò la teiera sbuffando, correndo verso quella che sino a quel momento era rimasta ai margini del narrato: una tazzina. Una teiera, piantonata da una sbarazzina zuccheriera. Ormai anche loro seguivano un copione studiato nei minimi dettagli, ligie al dovere, asservite nei momenti di calma all'autorità, timorose di possibili eventuali ritorsioni, se non tutto fosse andato come previsto. Ma come avrebbe dovuto interpretare quel no? Era una visita veloce? Aveva fretta di andare al sodo? Aveva prestato orecchio alle malelingue? Possibile che dopo tanti anni ancora avessero voglia di menar il can per l'aia? Si succedevano le stagioni, e gli anni, senza che nulla cambiasse. Un Castello cristallizzato nei suoi ritmi. Non era in fondo proprio per quello che infine era tornato? Non era quello uno degli asset del Castello? Del resto...
Poi il Grifondoro riprese. Era forse il caso di concentrarsi?
Almeno di non divagare all'inverosimile.
Il futuro. In fondo era verosimile, quello.
Era giunto quasi al termine.
Non andava dimenticato.


Ha ragione, sono onorato della sua compagnia ormai da decenni. Per certi versi in un passato non troppo remoto avete anche voi avuto modo di venire a contatto. Creature straordinarie e insondabili rimangono le fenici. Terribilmente differenti da noi, oltre la nostra comprensione per larga parte del loro stesso essere. E ovviamente ha ragione, è quasi giunto al termine della sua permanenza qui al Castello, il che non potrà che giovarle. Termina un percorso, perchè ne inizi uno nuovo. Hogwarts le ha offerto quanto poteva, e doveva, sarà stato poi a lei saperlo cogliere veramente appieno, o in parte. Sul cosa sia stato l'oggetto di questa transazione siamo in molti ad avervi partecipato, e con molti differenti propositi. Personalmente ho l'ambizione di pensare di averle trasmesso la capacità di sviluppare un pensiero sufficientemente critico, da essere anche sempre libero e autonomo.

In fondo era quello l'obiettivo.
Neanche troppo celato, sin dall'inizio dei tempi.
Quanto erano lunghi sette anni?
Possibile che fossero finiti?
Qual era il risultato finale?
Un bilancio definitivo?


Sono altresì convinto che non sia ancora in grado di determinare il suo futuro, o almeno pensarlo, per una semplice ragione. L'obiettivo della nostra scuola era dotarla dei migliori strumenti possibili, e forse l'abbiamo fatto, dopo di che il bandolo della matassa tornerà a lei. L'obiettivo di lungo termine cui dovrebbe mirare è proprio conoscere se stesso, scavare a fondo, e arrivare a un primo risultato pur provvisorio. Mi segue? Sino a qualche decennio fa era tradizione fare il giro del mondo al termine dei propri studi, un periodo più o meno contenuto di tempo da dedicare a se stessi, che è man mano venuto meno. Le sembra sufficientemente grande il mondo da poterla soddisfare?

Sorrise allegro.
La Terra, sempre troppo grande.
Eppure anche troppo piccola.
Qual era la reale dimensione?
Era una questione relativizzabile?
E se non lo era, qual era la soluzione?
Se il Grifondoro poteva, perchè non farlo?
Cosa aveva da perdere?
Il tempo non mancava.
Libero da tutto.

 
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