Era stata una giornata intensa, ma non era finita.
Calata era la notte, tramontato l'Astro, all'Ovest, dietro le montagne, distante, oltre le Highlands, oltre il mare, oltre l'Irlanda, verso le Colonie. Una serata anomala, il cielo terso, il clima non rigido, ma nemmeno troppo accomodante, eccellente per una passeggiata. Come sembrava tutto volergli rammentare con perfida puntualità. Era così? Era davvero così? Le luci del castello, si perdevano in lontananza sulla superficie nera ed immobile del lago. Nero ed immobile, come il cielo, come la sua lunga veste, ricamata d'argento, comoda, dal taglio non dissimile da quelle di sempre, nero anche il corto mantello, dalla foggia sbarazzina, un po' antica, da letterato, come piaceva allo stregone. Tutto era così abituale, ed ordinario, di sempre, se non fosse stato quel nero. Era rinomato per vestire e portare con naturalezza i colori più impensabili, i tessuti più rari, ed i ricami più ricercati, a patto che fossero sgargianti, luminosi, e brillanti, come una giornata di primavera. Eppure, nero. Aveva cenato presto, con metodica efficiente celerità, venendosene per tempo, aveva da fare. Osservava ormai assorto il nero della notte, aspettando l'attimo, quando il pendolo prese a battere le nove. Non c'era un attimo da perdere.
Afferrò con impensato cipiglio una pesante borsa di cuoio al centro della scrivania, sotto lo sguardo attento della ridestata fida compagna, dirigendosi verso il camino, acceso e scoppiettante allegro come di consueto. Al secondo armonioso colpo del pendolo, le fiamme si tinsero incredibilmente di verde. Senza che il Mago battesse ciglio. Evidentemente era tutto previsto? Al terzo rintocco apparve nella ristretta prospettiva del piccolo focolare, un secondo camino, mastodontico per quanto si potesse scorgere dalla ristrettezza del campo visivo, e dei pochi particolari forniti da quel singolare scorcio. Al quarto anch'esso si accese di verde, da un meno incredibile fondo di cenere nera, ormai fredda, di giorni, se non settimane. Tra il quinto ed il settimo, con teutonica efficienza una pesante cassa, accuratamente imballata e sigillata venne fatta scorrere, da una serie imprecisata di mani che disturbarono non poco la pulizia di quell'inquadratura suggestiva, sino a quel momento, lasciando impresse sul legno nero della casa impronte di gesso bianco. Incantata la cassa atterrò con delicatezza sul tappeto dell'ufficio, dove sino ad un momento prima il Vecchio era in pacata attesa. All'ottavo rintocco, lanciò con noncuranza la borsa nel fuoco, centrando il primo, il secondo ed il terzo camino, guadagnando la meta. Dando sfoggio di notevole agonismo, qualcosa di impensabile per l'altrettanto improbabile lanciatore, venne afferrata al volo, e soppessata con studiata professionalità. Una voce, soddisfatta, irruppe, varcando e colmando in quei pochi istanti la distanza di decine di migliaia di miglia, roca, atona, ma non per quello meno trasudante quel placido ottimismo.
È sempre un piacere fare affare con Voi.
Al morire del nono rintocco, le fiamme parvero collassare su sè stesse, il passaggio si richiuse, lasciando tutto com'era sempre stato. Non fosse stato per quella cassa, di una yarda cubica, che faceva bella mostra di sè di lato del caminetto. Legno nero, lucido, ben sigillata, la ceralacca rossa, una fenice impressa nel mezzo. Anche quello era fatto. Era magari tempo di un The? Tra una cosa e l'altra, aveva saltato la tazza del dopocena, non era affatto bene. Andava posto rimedio, prima di quella fantomatica passeggiata.
Ma ecco.
Ospiti alla porta.
Come volevasi dimostrare.
Puntò risoluto la sottile asticella di legno contro la cassa, tracciando l'ormai noto, e semplice movimento. Un Occludo avrebbe sistemato la questione almeno per qualche tempo. Il che lo riportava al punto appena sopravvenuto in agenda, chi poteva essere? Sicuramente uno Studente. Era la cosa più probabile. Ancora meglio, una Studentessa. Ma l'avrebbero scoperto. Tornando a riavvicinarsi alla scrivania, sotto lo sguardo di fuoco della Fenice, dall'altra parte della stanza, tra lo stanco ed il rassegnato, gioviale, tornò al solito invito di sempre.
Avanti!