Prime conoscenze

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view post Posted on 19/3/2015, 18:22
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Non siamo pedine di un futuro già scritto.

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Era arrivata ad Hogwarts solo la sera prima e già tutto andava a gonfie vele. Il Cappello aveva tenuto conto anche della sua decisione e l'aveva smistata in Serpeverde. Aveva iniziato le prime lezioni e stava aspettando ancora i risultati ma fidava nel fatto che fossero andati più che bene, anche se forse non avrebbe avuto il voto massimo.
Aveva deciso di rifugiarsi in biblioteca per poter ripassare la lezione di Pozioni. La prima era stata una lezione un po' noiosa ma in fondo era solo la prima, tuttavia non vedeva l'ora di iniziare a creare pozioni. Ma prima doveva finire gli esercizi. Per questo aveva deciso di rifugiarsi in Biblioteca, per potersi concentrare al massimo, in un posto silenzioso e tranquillo, non come in Sala Comune o nella Sala Grande, perché quando doveva studiare anche il minimo rumore, anche il minimo bisbiglio le dava fastidio e la urtava.
Quando entrò in Biblioteca la prima cosa che fece fu cercare un posto isolato, quindi prese libro e pergamena, prese penna e inchiostro e iniziò a rispondere alle domande. Non era difficile, ma cercò comunque di scrivere delle risposte più lunghe e precise possibile. Non appena finì, ripose tutto nella sua borsa e decise di rilassarsi, prendendo un libro sulla Storia di Hogwarts e sedendosi di nuovo al suo posto, iniziando a leggere.
 
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<BloodyClaire>
view post Posted on 19/3/2015, 20:53




La fine dell'orario di lezioni fu un estremo sollievo per Meredith. Quella sola mattina avevano avuto due ore di pozioni, un'ora di Storia della Magia, due ore di Difesa contro le Arti Oscure; tutte materie che aveva sentito nominare, negli sporadici racconti che suo padre le regalava riguardanti la scuola di Hogwarts e il mondo magico, ma delle quali mai avrebbe potuto indovinare il soggetto. In più, i professori non sembravano affatto intenzionati ad andarci piano con loro (caratteristica che agli occhi di Meredith, preoccupata dalla possibile mancanza di serietà della scuola, era più qualità che difetto): la donna dagli occhi viola che insegnava Pozioni aveva assegnato poche ma ardue domande sul sistema di classificazione di Stuff, mentre il professore anziano di Storia della Magia aveva implicitamente chiesto di informarsi sulle streghe Calipso e Circe, delle quali avevano parlato in quella lezione (e che avrebbero continuato venerdì); solo la preside, la professoressa Bennett, era stata gentile in quanto a compiti, ma non per questo le sue ore si erano rivelate meno ardue: alle due, ora di pranzo, Meredith non era riuscita a castare nemmeno una volta la fattura Expelliarmus, che già alcuni prodigi della sua classe erano riusciti a padroneggiare. Dopo aver banchettato con ben poco entusiasmo si avviò alla Sala Comune (ma non mancò di sbagliare strada tre volte fino a perdersi nei Sotterranei), dove tentò senza convinzione a studiare. Non solo era avvilita dalla sua apparente negligenza totale di qualsiasi cosa concernesse il mondo magico, cosa assolutamente non comune tra gli altri ragazzi dotati di almeno un genitore mago o strega, ma le voci concitate dei "compagni" di casata (fino a quel momento tutt'altro che gentili o ospitali) le stavano producendo un fastidioso mal di testa, annullandole ogni possibile concentrazione. Per questo quando udì, nel chiacchericcio generale, la parola "Biblioteca" non potè fare a meno di voltarsi, rapida e scattante: a pronunciarla era stata una di due ragazze che, con i libri sottomano, si avviava al muro compatto che costituiva l'uscita verso i Sotterranei. Fu svelta nel ragionare, ancor più nell'agire: il libro di testo di Storia venne rapidamente cacciato nello zaino, le piccole gambette già partite nella rincorsa delle più anziane concasate. Le seguì, di soppiatto, nascondendosi quando poteva o facendo finta di essere diretta altrove, fino al quarto piano. Qui le vide imboccare il corridoio Est, e proseguire fino ad un elaborata porta in legno dall'aria pesante. Una delle due, una giovane brufolosa con una breve coda di cavallo alla nuca, la spinse continuando a discutere con la compagna, ed entrambe sparirono.

Per la piccola quel luogo era quanto di più vicino ad un rifugio potesse immaginare; la scuola era piena di studenti facili all'alzata di voce, pronti a litigare o a scambiarsi simpatiche fatture nei corridoi per poi scappare via, inoltre non aveva immaginato nemmeno per un istante che anche quella scuola potesse avere un luogo di raccolta dove studiare in silenzio. Effettivamente la sua era stata una supposizione sciocca: persino il piccolo istituto privato al quale era iscritta fino a pochi mesi prima aveva una piccola ma forbita biblioteca, dove gli studenti potevano prendere in prestito i classici della letteratura inglese. La sua passione per i gialli, tra le altre cose, era iniziata proprio lì. Ma varcare la soglia di quel luogo, cosa che fece solo dopo aver contato fino a trenta per assicurarsi che le due concasate non la vedessero, fu un'esperienza completamente diversa:


Si ritrovò in un luogo decisamente più grande di quanto fosse lecito aspettarsi, anche per una scuola di quelle dimensioni: il soffitto era lontano, decorato da intarsi e affreschi come Meredith mai ne aveva visti prima, e dalle finestre ad ampie vetrate penetrava una luce pullulante di granuli di polvere. Decine, centinaia di scaffali si ergevano ovunque, pieni per diversi metri di una quantità di tomi molto più grande di quanto la mente della neoSerpeverde avrebbe potuto concepire. Un bisbigliare sordo, intervallato ora da uno starnuto, ora da un tonfo di libro, era l'unico rilassante sottofondo a quello scenario. Meredith rimase paralizzata per diversi istanti di fronte alla miriade di stupefacenti sensazioni derivate da quella vista, quando una voce secca e annoiata la interruppe.
"Nome?" Si voltò, quasi spaventata, verso la fonte del suono: si trattava di una donnetta secca e smunta, il volto pallido e cadente, un paio di occhiali rotondi in bilico sul naso aquilino. Per qualche istante la giovane fu confusa, guardandola con un misto di sorpresa e spavento nello sguardo, finché questa non chiarì con voce se possibile ancora più monotona e stanca: "Il tuo nome. Per l'accesso alla biblioteca." Meredith sussultò e sia affrettò a rispondere, il viso che già arrossiva per l'imbarazzo. "King, Meredith." La vecchia prese nota su una sorta di quadernetto che teneva sul bancone dal quale era affacciata, quindi tornò a guardarla come aspettandosi qualcos'altro. Questa volta la ragazza capì abbastanza rapidamente cosa ci si aspettava, e veloce aggiunse: "Serpeverde." Le fu fatto cenno di proseguire, e così fece, lo zaino saldo sulle spalle mentre oltrepassava il cordone rosso continuando a guardarsi attorno. Le era difficile immaginare che una persona potesse veramente aver bisogno di un così grande numero di libri, nel corso della sua vita; in quel posto c'era, probabilmente, ogni singolo libro per ogni singolo caso e ogni singola branca della magia nella quale ci si potesse imbattere, decise sognante. Avrebbe certamente desiderato buttarsi nella lettura di uno di quei tomi, ma aveva precisi compiti e poco tempo da perdere.

Il tavolo da lei prescelto era già occupato da una persona. Si trattò, tuttavia, di una scelta basata sul "meno peggio": in tutti gli altri tavoli già tre o quattro ragazzi si affollavano, alcuni in silenzio, altri discutendo concitatamente. Ma su quel piano di legno una sola figura, una ragazzina non più grande di lei, dai capelli piuttosto lunghi e mossi, teneva i gomiti poggiati: non aveva altra scelta. Si sedette con cautela, rabbrividendo per ogni rumore fatto dalla sedia mentre la spostava, e lanciò uno sguardo al libro tenuto tra le mani di quella che si rivelò essere una concasata (lo dedusse dalla casacca con rifiniture verdi, e dal fatto che già l'avesse vista nelle lezioni di quel giorno). "Storia di Hogwarts", di Bathilda Bath, così recitava la copertina. Forse avrebbe dovuto anche lei acculturarsi di più sul luogo che ora, e per i successivi sette anni, l'avrebbe ospitata? No, no, di nuovo: c'erano più impellenti compiti, e doveva rispettarli. Fu con estrema lentezza che tirò fuori dallo zaino, lasciato ai piedi del tavolo, il libro di Arsenius Brodus, aprendolo al segnalibro che aveva lasciato. "La classificazione di Stuff". Non c'era altro tempo da perdere: senza esitare, cominciò a leggere.


 
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view post Posted on 20/3/2015, 14:54
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Su quel libro c'erano molte più informazioni sulla scuola di quante glie ne avessero già date i suoi genitori negli ultimi tempi, c'erano anche molte informazioni sulle altre case, informazioni a dir poco interessanti. Ma la parte che la interessò di più fu la storia della fondazione della scuola. Lei ammirava con tutto il cuore il fondatore della sua casa, Salazar Serpeverde, solo una cosa la sconvolgeva molto, il fatto che fosse contro i Mezzosangue, contro cui lei non aveva niente.
Era intenta a leggere la parte in cui Serpeverde se ne andò dalla scuola, quando un suono sgradevole la fece sussultare. Si girò di scatto e guardò infastidita la ragazzina che si era seduta accanto a lei. Anche lei faceva parte dei Serpeverde, a quanto pareva, ma era così... così... piccola. Non sembrava neanche undicenne, a dire il vero. Ma ciò la rendeva molto più carina, all'apparenza sembrava molto gentile e tenera. Di sicuro non avrebbe dato problemi. Doveva essere li per studiare, infatti prese un libro dallo zaino, in modo molto silenzioso. Non le avrebbe dato più fastidio.
Solo allora Asia si accorse che gli occhi le bruciavano terribilmente. Iniziò a strofinarseli e chiuse il libro di scatto. Continuando così sarebbe diventata miope, gran parte delle giornate infatti, sia scolastiche che estive, le passava sui libri a leggere.
Posò lo sguardo di nuovo sulla sua compagna, odiava interrompere le persone così come odiava essere interrotta, ma le venne istintivo porre la seguente domanda: Come stanno andando le lezioni? Lo chiese con il tono più gentile che le venne, era come avere a che fare con le bambine che ogni tanto gli amici dei suoi portavano a casa, e che venivano affidati sempre a lei perché facesse fare loro un giro della casa e ci giocasse un po'. E il tono con cui si rivolse a lei fu proprio quello che si usava con i bambini, le venne istintivo.
Mentre chiedeva si alzò e ripose il libro tra gli scaffali dietro di loro, dove l'aveva trovato. Poi tornò a sedersi e guardò l'argomento che in quel momento stava studiando la sua compagna: La classificazione di Stuff.
Si, ricordava bene la spiegazione dell'insegnante. Non era stato difficile memorizzarla, ma la stessa cosa non si poteva dire per i compiti per casa. Non conosceva molti tipi di Pozioni, chissà se quella ragazzina l'avrebbe potuta aiutare...
 
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<BloodyClaire>
view post Posted on 22/3/2015, 00:31




La classificazione di Stuff non era poi un argomento così complicato come le era sembrato a lezione. Saldamente stampate su carta le parole sembravano aver acquisito un maggior ordine, una disposizione più chiara: finalmente capiva. Era anche vero che durante quella prima lezione non era riuscita a seguire molto, preda come era della terribile agitazione propria delle esperienze nuove, ma aveva ugualmente preso appunti circa le diecimila cose che non capiva. Tirò fuori un quadernetto rilegato in pelle rossa e prese a correggere, fare collegamenti, prendere nuovi appunti, con quella fastidiosissima piuma a inchiostro che continuava a farle lasciare brutte macchie sulle pagine. Se non avesse avuto paura di disturbare, avrebbe sospirato, ma fu proprio mentre formulava questo pensiero che un tonfo sordo e improvviso la fece sussultare; alzò lo sguardo vigile, portandolo al libro chiuso fin troppo velocemente che era stato la fonte del rumore, e incontrò lo sguardo della sua concasata. Che ragione aveva per chiudere con tanta rapidità il libro? Ma non era cosa che la riguardava, doveva continuare a studiare o non ce l'avrebbe fatta mai a cominciare la ricerca di Storia... "Come stanno andando le lezioni?" Lo sguardo, appena riposto sul libro di testo, fu costretto a risalire verso il volto della giovane che aveva posto la domanda. Per un attimo Meredith si chiese se stesse parlando effettivamente con lei, ma non ci potevano essere dubbi a riguardo: nell'arco di diversi metri quello era l'unico tavolo, inoltre, gli occhi della Serpeverde puntavano dritti su di lei. Notò che sorrideva, di un sorriso stranamente dolce e amichevole, quasi innaturale per la situazione. Che volesse solo fare amicizia? O c'era altro dietro? Abbozzò a sua volta un sorriso, cercando una risposta ugualmente cortese. "Non benissimo," Ed era la verità, giacché nemmeno aveva cominciato a rispondere alle domande che già si distraeva. Ma era raro che a qualcuno andasse di parlarle, o che tanto spontaneamente iniziasse una conversazione con lei. Doveva quantomeno impegnarsi a non far cadere quel tentativo nel baratro. "mi viene difficile seguire le lezioni con tutti quei termini strani... Immagino che col tempo capirò di più." Fece una faccia che voleva dire 'o almeno spero' mentre la ragazza si voltava a posare il suo libro. Seguì qualche istante di silenzio, e la terribile questione: toccava a lei dire qualcosa? Se sì, doveva farlo subito, stavano scivolando elegantemente nell'imbarazzante. Ma cosa? "Tu, ehm," Non il migliore degli inizi. "riesci a capire tutto quello che dicono a lezione?" E non la migliore delle domande. Effettivamente, se considerata al di fuori del contesto, poteva anche essere recepito come un insulto: non tutti avevano genitori magici troppo svagati per spiegare ai propri figli le basi del mondo nel quale dovranno vivere. C'era da sperare soltanto che Asia non fraintendesse.
 
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view post Posted on 24/3/2015, 17:38
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Asia sorrise. Era contenta di non averla disturbata in alcun modo, cosa che la preoccupava. Ma si rilassò. La ragazzina ammise di avere difficoltà a capire le lezioni, forse era figlia di babbani e quindi certe cose le sembravano difficili. Annuì quando le venne posta la domanda. Si, certo. Non ho mai avuto difficoltà per quanto riguarda lo studio, ne prima ne adesso che sto ad Hogwarts. Rispose. Ma devo dire che sto avendo qualche problema per quanto riguarda i compiti per casa. Ammise. Si sarebbe dovuta impegnare di più perché non bastava comprendere la lezione, anche l'esercizio era fondamentale e i professori giudicavano i compiti, o faceva bene quelli o non sarebbe passata all'anno seguente. Sospirò, il primo compito di Storia della Magia non era andato bene. E credeva di averlo fatto benissimo, non solo bene. E cosa sarebbe successo con i compiti di Pozioni, se già era partita con il presupposto che era andata male?
Se non hai capito qualcosa, posso spiegarti io. Disse tornando a sorridere, sarebbe servito anche a lei, perché quando doveva spiegare riusciva a capire meglio anche lei stessa.
 
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<BloodyClaire>
view post Posted on 26/3/2015, 17:17




Non si può dire che la risposta della ragazza l'avesse resa felice, ma allo stesso tempo non fu troppo colpita: se lo aspettava. Quella di non essere la sola a non capire era stata solo una speranza, un vago desiderio dettato dalla volontà di (se proprio non poteva essere la prima) non essere l'ultima. D'altro canto l'offerta di aiuto la fece sorridere; non riusciva in verità a togliersi dalla testa l'idea che lo scopo della ragazza fosse un altro, che ci dovesse essere una ragione dietro a quella facciata di gentilezza, ma il volto era così gentile, i modi così genuinamente buoni da impedirle di ritirarsi. "Ehm, grazie..." Curiosa, come un coniglio davanti all'esca, non sapeva se tentare o ritirarsi nella sua tana. Le si presentava una buona offerta di aiuto, ma davvero valeva la pena accettarla? Una parte di lei insisteva a crogiolarsi nell'orgoglio: quella ragazza era del suo stesso anno, per quanto alta fosse non poteva veramente saperne più di lei, o no? La sua tendenza a sentirsi generalmente più capace e matura della sua età aveva cominciato a scricchiolare sotto il peso dell'incontrovertibile certezza che fossero in molti, adesso, a saperne molto più di lei, persino tra i suoi coetanei. Chiedere aiuto a quella ragazza non sarebbe stata una terribile ammissione di debolezza? D'altronde questa aspettava, con quello sguardo gentile, e Meredith aveva un effettivo e sincero bisogno. Si disse che aveva solo bisogno di sapere le basi, e sarebbe tornata a splendere: nessuno può vincere un gioco senza saperne le regole. "Beh, ad esempio: cosa vuol dire 'babbani'?" Si convinse infine, il viso improvvisamente molto più caldo e lievemente rosato, la voce insicura. Era solo uno dei termini che non aveva capito, appuntati sul suo quadernetto sotto un tremolante punto interrogativo, ma era abbastanza sicura si trattasse di un qualche genere di creatura magica. Era rimasta stupita che nessuno in classe chiedesse di cosa si trattava: se davvero era un termine così comune, allora perché non lo aveva mai sentito dire nemmeno da suo padre? "Lo ha detto oggi il professore anziano... quello di Storia." Aggiunse a mo' di scusa, vergognandosi se possibile ancora di più. Odiava quella situazione. Odiava essere 'meno'.
 
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view post Posted on 2/4/2015, 12:41
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Il significato della parola "babbani"? Era seria? Ad Asia sembrava piuttosto strana una domanda del genere, ma in fondo lei era cresciuta come strega. Doveva essere normale per alcuni studenti che erano appena entrati in quel mondo. Quindi non fece trasparire alcune espressione, neanche una smorfia, non voleva offendere quella ragazzina. Quindi continuò a sorridere e le spiegò il significato della parola con pazienza e gentilezza. Sono definiti Babbani le persone senza poteri magici, i non-maghi. Non è un'insulto, comunque. Spiegazione rapida e precisa. In fondo non c'era nulla da spiegare, era semplice. Per farle compagnia riprese anche lei i compiti di Pozioni e il materiale. Questo termine è piuttosto comune nel mondo dei maghi. Si lasciò sfuggire. Subito si accorse che tale rivelazione potesse far sentire in imbarazzo Meredith per aver fatto una domanda che agli altri poteva risultare un po'... stupida. Quindi si affrettò ad aggiungere. Ma è abbastanza normale che alle persone nuove al mondo della magia certi termini siano sconosciuti. Dimmi... Era davvero curiosa di sapere se veramente quella ragazza era appena venuta a conoscenza del mondo magico. I tuoi genitori sono maghi o babbani? Chiese mentre si sforzava di finire gli esercizi. Doveva dare un'occhiata ad alcuni libri della biblioteca, assolutamente.
 
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<BloodyClaire>
view post Posted on 6/4/2015, 23:00




Meredith ascoltò sorpresa, si era aspettata si riferisse a una creatura o a uno spirito, come i fantasmi che circolavano a Hogwarts, ma certamente non quello. Veramente esisteva una parola per identificare coloro che non erano maghi? Non sarebbe bastato chiamarli, appunto, privi di magia, non maghi, o qualcosa su quella linea? L'assicurazione che la parola non fosse un insulto la convinse solo a metà, non aveva mai udito suo padre dire a sua madre che era una babbana. D'altronde il fatto che il termine fosse comune non la toccò più di tanto: già cominciava ad accettare di essere deplorevolmente ignorante in quanto a termini magici, era come imparare una lingua nuova, non pretendeva così tanto da sé stessa. La impressionò invece come la ragazzina la definì subito dopo, "nuova al mondo della magia"; era vero, lei aveva sempre convissuto con quella realtà senza mai entrarvi, complice il velato distacco che suo padre aveva sempre messo tra il suo mondo, e quello del quotidiano. Sin da quando era bambina rarissime erano le occasioni nelle quali suo padre metteva fuori la bacchetta, e anche quando lui e mamma si erano separati la faccenda non era per niente cambiata. Solo negli ultimi mesi, prima della sua partenza da Hogwarts, Meredith aveva potuto assaggiare qualche notizia del mondo che si estendeva aldilà delle mura del reale, ma di nuovo si trattava di qualcosa di spezzettato e incerto. Sembrava quasi che suo padre avesse deciso di non rivelarle niente, di lasciare che fosse lei stessa a scoprire passo per passo cosa fare, come farlo, dove guardare. Aggrottando lo sguardo, la piccola decise che non si trattava affatto di una buona idea. Ma ora c'era una domanda alla quale rispondere, realizzò guardando con rammarico il compito al quale lavorava. Non sarebbe riuscita a finirlo, ne era praticamente certa. "Mio padre era... è un mago. Mia madre... no." Non le andava di utilizzare quel nuovo termine appena imparato, ancora troppo estraneo alle sue orecchie. Diede un'occhiata di sfuggita ai quaderni che la concasata aveva afferrato, e notò che tra essi figurava il libro d Pozioni. Aveva intenzione di aiutarla anche in quello? Certo non le sarebbe dispiaciuto, ma il copiare non le apparteneva, e del resto mai ne aveva avuta l'opportunità apparendo sempre tra i primi di tutte le classi. Ma le cose erano cambiate... Partì a scrivere la seconda legge di Golpalott "a parole sue", come chiedeva il compito, ma il silenzio era di nuovo troppo pesante. Inventarsi qualcosa? Inventarsi qualcosa. "Tu... ehm... invece sembri... saperne molto. I tuoi ti avranno insegnato un sacco di cose su qui..." Un debole proseguio, avrebbe retto? La penna grattava già il ruvido foglio, la mente correva, il tempo mancava.
 
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view post Posted on 15/4/2015, 13:42
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Suo padre quindi era un mago... allora perché non le aveva spiegato nulla di quel mondo? Era ingiusto... il fatto che quella ragazzina non conoscesse il termine "babbano" avrebbe potuto metterla in imbarazzo davanti a tutti gli altri, era stata una cosa ingiusta. Conoscere così poche cose era un rischio, anche a lei erano state nascoste tante cose, nonostante i suoi fossero entrambi maghi, ma in compenso grazie a tutti i libri conservati in casa era riuscita a scoprire molto di quel mondo. Be, i miei mi hanno insegnato poco, tutto ciò che so l'ho imparato da sola, leggendo. Per fortuna i miei non si erano liberati di tutti i libri su questo argomento. Non andò oltre, non voleva entrare nei particolari della sua vita. Niente di grave, ovvio, la sua era una famiglia felice e tutti erano molto uniti. Ma i suoi, entrambi Serpeverde, non erano d'accordo con lei sulla vita che aveva scelto.
Intinse la penna e riprese i suoi compiti.
Dimmi qualcosa di te.
 
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<BloodyClaire>
view post Posted on 19/4/2015, 17:18




Le sopracciglia di Meredith si alzarono vistosamente nell'udire la risposta della coetanea. Aveva imparato tutto sui libri? Magari non era in buoni rapporti con i genitori, ma quel "tutto" lasciava intendere che fosse esperta su altri campi; lo era poi davvero? Allo stesso tempo si affermava buona lettrice, cosa che la piccola trovò stupefacente, a confronto con la scarsa considerazione che abitualmente aveva dei bambini della sua età. Nel suo imago lei era superiore, elevata da un invisibile ma evidente podio al di sopra della massa di brulicanti fanciuletti; l'immagine che la concasata dava di sé non era forse in disaccordo con quella visione? Lì a Hogwarts erano tutti semplicemente più bravi, più forti, più belli di lei? Era come se possedessero una magia che non le apparteneva, possibile che si fossero sbagliati ad accettarla? Sapeva che erano pensieri assurdi, sapeva di essere stata scelta da una bacchetta, segno che possedeva un potere magico. Eppure si sentiva un'estranea, al contrario che nel mondo non magico. Guardò alla bambina, che aveva ripreso a scrivere, e la invidiò. Lei era di bell'aspetto, estremamente intelligente o estremamente bugiarda, ma in entrambi i casi riusciva benissimo in quel che faceva. Era così ingiusto! Lei sarebbe partita sempre un gradino avanti a lei, se non altro per il grazioso visino. I suoi pensieri circa quanto la distribuzione di virtù fosse ingiusta furono interrotti nuovamente dall'imprevista quanto scomoda domanda. Parlare di sé stessa? Non era abituata a tante attenzioni, né al relazionarsi con qualcuno così estroverso: proveniva da un microcosmo di persone estremamente educate e formali, una landa piena di castelli ben fortificati che ogni tanto innalzavano una bandiera a salutare questa o quest'altra fortezza, ma sempre tenendosi ben a distanza. E' facile capire come fosse totalmente impreparata dinanzi a una domanda del genere, e la sua risposta ne fu la dimostrazione. "Io... vengo da Londra. Mi chiamo Meredith." Lapidaria, poche parole e pronunciate con imbarazzo, se non tanto per quel nome così antico, sgarbato e molesto che le affliggeva da sempre l'esistenza. Aveva detto troppo? Improbabile. Aveva detto troppo poco? Sicuro. Il fatto è che non c'era altro da dire, e quanto c'era, non riteneva il caso di rivelarlo, non era mai stata un'appassionata di oratoria. Una semplice presentazione fu quello che venne fuori, ma forse era necessaria, un cancello da superare per poter evitare certe pastoie. Che volesse poi farla avvicinare tanto, c'era da discuterne, non era mai stata troppo estroversa, e anche se Darwin sosteneva che la specie più forte è quella più in grado di adattarsi non le sembrava il caso di cambiare lo stile di vita che per undici anni l'aveva protetta dagli "altri". Il suo era un guscio difficile da intaccare, la Serpeverde non doveva scoraggiarsi: di fronte a quella nanerottola, che già si era rimessa a scrivere con estrema concentrazione il suo compito, l'unica cosa da fare era perseverare.
 
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9 replies since 19/3/2015, 18:22   95 views
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