Cosa c'è per cena?, mini-quest di trasformazione

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Arya Von Eis
view post Posted on 24/3/2015, 04:06




Prima
Dopo il piccolo, okey, chiamarlo piccolo era decisamente riduttivo, incidente, si era per lo più rintanata nel suo dormitorio, usciva giusto il tempo necessario per le lezioni e per i suoi doveri in quanto prefetto, il resto del tempo libero tentava di passarlo il più lontano possibile dal resto degli abitanti del castello.
In un paio d’occasioni si era ritrovata a sperimentare, decisamente contro la sua volontà, gli effetti collaterali di quel morso e ne era rimasta leggermente traumatizzata, non riusciva a comprendere i suoi stati d’animo, non riusciva a controllarsi e, soprattutto, non sapeva mai quando quella mancanza di controllo l’avrebbe portata ad esporsi troppo, ciò l’aveva dunque convinta a isolarsi, così da limitare i danni, ma per quanto poteva andare avanti così?
Se l’era chiesto più volte, si era domandata se ci fosse una cura, un rimedio, una soluzione, l’isolamento sembrava pesarle, voleva riprendere la normale vita al castello, così, dopo un paio di settimane, provò, gradualmente, a recuperare la sua vita sociale.
Per prima cosa tentò di parlare col ragazzo che aveva condiviso con lei quell’esperienza, sembrava aver reagito meglio, aveva tentato di tranquillizzarla dicendole che avrebbero comunque affrontato la cosa insieme.
L’idea di non essere sola la faceva stare leggermente più serena anche se, in realtà, non aveva nemmeno idea di cosa dovevano affrontare esattamente, non avevano avuto molto tempo per parlarne, l’unica raccomandazione fu di cercarlo prima della prossima luna piena, lui, nel frattempo, avrebbe cercato di trovare una qualche soluzione.
I giorni trascorsero abbastanza nella norma, con qualche alto e basso ovviamente, ma nulla di troppo eccessivo, aveva controllato quand’era previsto il prossimo plenilunio, ci mancava solo che si dimenticasse mandando all’aria tutti i buoni propositi e continuava a ripetersi che, forse, magari, non sarebbe successo nulla, magari gli effetti collaterali sarebbero scomparsi col tempo, magari non erano stati davvero davvero infettati.


Oggi - Giorno
La situazione era decisamente precipitata negli ultimi giorni, con quanti si era scontrata? Troppi per aver tenuto il conto, decisamente il suo carattere sembrava in netto peggioramento, aveva addirittura saltato un paio di lezioni fingendosi malata perchè non credeva di riuscire a stare due ore in un’aula con i suoi compagni senza tentare di aggredirne qualcuno.
La preoccupazione per quell’assurdo comportamento la portarono a scordarsi completamente dello scorrere del tempo, non aveva nemmeno più avuto contatti con Paul, così, più per allontanarsi dal castello che per reali necessità, aveva deciso, quel giorno, di recarsi ad Hogsmeade, okey, non era il posto più isolato del mondo ma, almeno, non conosceva nessuno, in teoria sarebbe stato più facile evitare scontri di qualsiasi tipo.
Si era sentita strana fin dalla mattina, fortunatamente era sabato, niente lezioni, niente di niente, non doveva avere a che fare con nessuno, aveva deciso di perdere qualche ora in più a letto nel tentativo, poco proficuo, di rilassarsi, constatando che era tutto inutile aveva lanciato contro il muro il libro di incantesimi e si era alzata.
Armata della poca pazienza che le era rimasta si vestì, lasciando per quel giorno la divisa ben ripiegata nel baule, una rapida visita in sala grande per mangiare qualcosa prima di uscire, già, era ormai ora di pranzo, e senza nemmeno degnare di uno sguardo i compagni si diresse al cancello, imboccando la strada che l’avrebbe condotta al villaggio.


Oggi - Tardo pomeriggio/Sera
La giornata non era andata come sperava, aveva litigato con tutti i negozianti, finendo col non comprare niente, esasperata e decisamente irritata si era messa a vagare senza una precisa meta, aveva trovato pace solo una volta raggiunta una zona abbastanza isolata, probabilmente avrebbe anche faticato a ritrovare la strada per il castello, ma poco le importava al momento, l’ultima stradina imboccata l’aveva condotta decisamente fuori dal centro, qualche sporadica casa, ma, per lo più, erano prati e alberi.
Decise di stendersi sotto uno di questi, aspettare di darsi una calmata e poi sarebbe tornata indietro, farlo ora avrebbe decisamente implicato qualche altro battibecco.
Quanto era trascorso? Qualche ora probabilmente, forse anche di più, il Sole iniziava a tramontare, fu in quel momento che si rese conto che, probabilmente, era il caso di avviarsi, ci mancava solo che arrivasse in ritardo *Adesso vado sì* ma non si mosse subito, non aveva nessuna voglia.
Quando anche gli ultimi raggi sembrarono intenzionati a spegnersi si convinse di non poter più attendere, doveva tornare, si alzò poco convinta, muovendo lentamente un paio di passi verso la strada.
Probabilmente tutto sarebbe filato per il meglio, sarebbe rientrata in orario, sgattaiolata in sala comune, filata dritta in dormitorio, se non fosse stato per un piccolo errore di calcolo, quella sera ci sarebbe stata la luna piena e lei l’aveva completamente dimenticato o, avrebbe decisamente fatto scelte diverse.



Statistiche
Punti Salute: 116
Punti Corpo: 67
Punti Mana: 67
Punti Esperienza: 9,5

In accordo col master, per quanto riguarda l'ON gli avvenimenti si svolgono un mese dopo la quest in cui vengo morsa.


Edited by Arya Von Eis - 24/3/2015, 16:56
 
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view post Posted on 25/3/2015, 00:55
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Sua madre, le sue sorelle e i suoi parenti le erano mancati terribilmente. Aveva provato a costruirsi un suo branco, ma sembrava che fosse piuttosto sfortunata: tutti coloro che aveva morso avevano evitato di farsi vedere in giro, in quegli ultimi tempi. E lei non era certo il tipo da andarli a cercare a casa e implorarli di farle compagnia. Se avessero voluto starsene tutti da soli, tanto peggio per loro, ne avrebbero pagato le conseguenze quando avrebbero avvertito i morsi della fame e nessuno sarebbe stato loro accanto per aiutarli a stanare la loro prima preda. Scacciò quei pensieri, quando Nox la richiamò, attirando la sua attenzione sul nuovo vestito che aveva acquistato nella boutique di Mr Elegant. Selene sorrise: sua cugina era sempre molto elegante e quel vestito faceva risaltare ancor di più i suoi capelli rossi. Di contro, Thor sbuffò: quelle cose erano fin troppo da femmine per i suoi gusti e generalmente se ne sarebbe andato a farsi un giro. Ma Krystel li aveva incastrati tutti, chiedendo loro di aspettarla lì, finché fosse rincasata e suo cugino non era così stupido da contraddirla, non quando decideva che sarebbero dovuti andare a caccia tutti insieme. Artax, marito di Krystel e padre di Selene, si era assentato per alcuni giorni, insieme al figlio Thallion e ai suoi nipoti per andare a trovare Tristan, l’altro suo figlio, e sua moglie Angel. Anche sua madre avrebbe voluto andare, ricordò, ma quel periodo per lei era stato un vero delirio e non aveva potuto assentarsi dal lavoro. Non essendo mai stata particolarmente legata alla zia, Selene aveva deciso di restare a far compagnia a sua madre. Lo stesso era valso per Nox e Thor: i due, pur essendo figli di Angel e suo marito, avevano avuto uno scontro coi genitori l’ultima volta che si erano visti e avevano deciso di evitare quel viaggio, per non rischiare di rovinare la festa a tutti. La porta di casa si spalancò proprio mentre Selene e Nox si alzavano per cominciare a preparare la cena per tutti: Krystel era arrivata
-Che stanchezza, per fortuna per oggi ho finito. Ma che bravi, siete tutti già qui!- esclamò, rivolgendo loro un sorriso. Thor sbuffò, rifilandole un’occhiatacia
-Ci hai praticamente costretti, zia….- borbottò, mentre Nox non riuscì a nascondere un sorrisetto: suo fratello non si smentiva mai, doeva sempre fare il duro
-Suvvia, nipote, come se ti dispiacesse… Fai il duro, ma adori venire a caccia con noi specie se sei l’unico maschio… e chissà, stasera potremmo incontrare qualche lupetta- Se ci fosse stata Ailiin, probabilmente avrebbe strangolato entrambi. Ma la sua nipote acquisita era fuori città da mesi per compiere degli studi: questo aveva buttato giù parecchio Thor ed era per questo che l’aveva costretto a partecipare a quella caccia, voleva che si rianimasse un po’. Ailiin sarebbe tornata, quei due non potevano stare lontani troppo tempo. E lui, nel frattempo, doveva nutrirsi, come tutti loro.
-La luna sta quasi sorgendo, direi che possiamo cominciare ad uscire di qui: partendo dal retro saremo nei boschi di Hogsmeade in brevissimo tempo- Selene, Nox e Thor annuirono, seguendo Krystel sul giardino che si affacciava dietro la casa. Ed ecco, non appena la chiara luce della luna si posò sui quattro, lentamente le loro sembianze cominciarono a mutare: Krystel assunse le sembianze di una lupa bianca e grigia, Nox divenne marrone e nera, mentre Thor nero e grigio. Anche Selene mutò il suo aspetto, assumendo le sembianze di una lupa dal manto grigio. Quello che la famiglia Carter ancora non sapeva (ma che a breve almeno uno di loro avrebbe ricordato) era che la Luna aveva avuto gli stessi effetti anche su un’altra persona: Arya, decisa ad andarsene dal luogo in cui si era fermata a riposare, era stata costretta ad interrompersi dall’inizio della trasformazione, inaspettata e dolorosa. A metamorfosi conclusa, al posto della piccola prefetta, stava una cucciola di lupo con gli occhi verdi e il manto marrone, con sfumature tendenti al rosso che si guardava intorno nervosa e spaventata, non immaginando minimamente che, da quel momento, sarebbe stata preda del solo istinto, troppo occupata ad esplorare il mondo circostante con i suoi nuovi sensi: la vista, l’udito e soprattutto l’olfatto erano diventati tre volte più acuti. Presto la piccola lupa se ne sarebbe accorta. E non sarebbe stata l’unica cosa di cui si sarebbe resa conto.


Krystel (Lupa Grigia e Bianca): 170-160-160

Nox (Lupa Nera e Marrone): 170-150-150

Thor (Lupo Nero e Grigio): 170 - 180 -180

Selene (Lupa Grigia): 160 - 110 - 110

A seguito della, trasformazione, i PC di Arya aumentano di 20


Edited by Selene Moonclear - 27/3/2015, 00:20
 
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Arya Von Eis
view post Posted on 1/4/2015, 14:35




Aveva mosso giusto un paio di passi da quando si era alzata, non aveva ancora raggiunto la via che l’aveva condotta lì e il Sole l’aveva appena abbandonata definitivamente, pensò che doveva darsi una mossa, decisamente se l’era presa troppo comoda e non escludeva una predica da parte della sua Caposcuola una volta fatto ritorno al castello, quello che non sapeva era che la ramanzina, quella sera, sarebbe stata l’ultima delle sue preoccupazioni.
Il momento della verità era dunque arrivato, per quanto lei non lo sapesse, per quanto lei si fosse dimenticata di quel dettaglio, la Luna sarebbe sorta comunque e con lei la verità, quella che tentava di nascondere, quella contro cui tentava di lottare, se fino a quel momento aveva avuto la speranza che fosse tutto un errore, ora, avrebbe dovuto farci i conti seriamente.
Così, mentre la Luna sorgeva e a sua pallida luce sembrava volerle illuminare la strada, qualcosa che Arya non riuscì a capire la costrinse a bloccare i suoi passi, un dolore all’altezza del petto, come se il suo cuore si preparasse a pompare più sangue di quanto il suo corpo potesse reggere, tentò d’ignorarlo, abbozzando un altro mezzo passo, ma fu inutile, non appena posò il piede a terra cadde sulle ginocchia, il dolore dell’urto a mala pena riuscì a percepirlo, c’era qualcosa, un male fisico maggiore, lo stesso che l’aveva costretta a quella posizione.
Mentre cadeva a terra riuscì a intravedere la causa di tutto, la Luna in tutto il suo splendore, per un secondo, forse meno, realizzò cosa stesse succedendo e si maledì per essere stata così ingenua, ma la sua mente, così come il suo corpo sembrava volerla abbandonare, fu l’ultimo pensiero razionale prima di abbandonarsi completamente al dolore e a ciò che ne sarebbe scaturito.
Posò i palmi delle mani a contatto col terriccio, nel tentativo di aiutarsi ad alzarsi, altra mossa del tutto inutile, un urlo di dolore, forse più di uno, sentiva il suo corpo come schiacciato in una morsa dalla quale non poteva liberarsi, stava piangendo? Probabile, vide una lacrima cadere su quella che non riconobbe più come la sua mano.
Quanto ancora sarebbe durato? Quando, tutto quello, avrebbe avuto fine? Ma il peggio doveva ancora arrivare, mentre sentiva la pressione costante convinta che ormai non ci fossero più ossa integre ecco che, forse, o forse era solo un’illusione creata dalla sofferenza, le sembrò che seriamente si stessero spezzando una ad una, mentre il sangue nelle vene sembrava pompare con maggiore violenza, contrastando la pressione della morsa.
Fu quello il momento in cui il dolore sembrò essere maggiore, da una parte sembrava andare in pezzi, sembrava quasi dovesse soccombere lì, dall’altra qualcosa lottava per ridarle forza.
Non seppe esattamente quanto durò, inizialmente tentò di rialzasi, di reagire, poi, semplicemente esausta, perse il contatto con la realtà, si abbandonò a quel tormento, nella speranza che finisse il prima possibile.
Se si fosse trovata di fronte ad uno specchio, avrebbe potuto vedere il suo corpo che mutava, si sarebbe vista perdere, lentamente, ogni fattezza umana, fino a ritrovarsi di fronte un animale, un animale che, probabilmente, non avrebbe nemmeno riconosciuto come se stessa, un lupacchiotto, per quanto piccolo possa essere un giovane licantropo, dal manto marrone con sfumature rosse e gli occhi verdi.
Quando tutto finì, il dolore era solo un vago e lontano ricordo e con lui anche Arya, almeno la sua parte umana, al suo posto solo un cucciolo, per quanto tendenzialmente pericoloso, smarrito, agitato, perso.
Era lì, da sola, senza sapere esattamente dove, non che, al momento, avesse importanza, si guardava intorno, annusava l’aria come alla ricerca di qualcosa o, forse, cercava solo qualcosa che attirasse l’attenzione dei suoi sensi, qualsiasi cosa.
Istintivamente le sfuggì un ululato, forse voleva attirare l’attenzione di suoi simili, se c’erano o, magari, voleva solo tenere a distanza possibili minacce, in ogni caso, le uscì naturale, così come il tentare di allontanarsi dalla strada, iniziò a correre, lasciandosi pervadere da quel crescente senso di libertà.

 
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view post Posted on 1/4/2015, 22:46
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Correvano tutti insieme, Krystel davanti, facendo le veci di suo marito, Thor, Nox e Selene erano affiancati, subito dietro di lei e impazienti di raggiungere un qualsiasi centro abitato che permettesse loro una cena decente. Da troppo tempo erano cauti, da quando, anni prima, il loro padre era stato portato al Ministero: Nox, era, alla fine, riuscita a scappare, ma Artax era stato ferito ed era stato costretto a tenere un profilo basso per lungo tempo. Krystel scosse la testa, scacciando quei pensieri: il periodo che aveva trascorso lontana dal marito era stato orribile e non solo perché viveva nel terrore che potessero condannarlo da un momento all’altro. Se infatti avessero scoperto la sua identità, non ci avrebbero messo molto, i ministeriali a collegarli alla loro famiglia e loro non avrebbero più potuto avere una vita normale. Dopotutto, nessuno di loro, neanche Artax aveva colpa per la loro condizione: ad ognuno era stata trasmessa da qualcun altro, lei l’aveva trasmessa ai suoi figli, suo marito l’aveva trasmessa a lei e Artax… beh lui l’aveva contratta a causa di…. Quella. Nonostante fossero passati anni e suo marito non nominasse più quella donna, lei non poteva fare a meno di innervosirsi ogni volta che il pensiero tornava a lei. Irritata, strinse i denti, trattenendo un ululato rabbioso: doveva stare calma, dovevano essere il più silenziosi possibile, in quel modo avrebbero avuto maggiori speranze di avere un numero accettabile di prede. La luna aveva raggiunto lo zenit quando un ululato raggiunse le sue orecchie:si voltò istintivamente per controllare, ma nessuno dei suoi compagni sembrava averlo emesso… e non somigliava a quello di nessun altro dei suoi familiari. Si arrestò di colpo, sollevando il muso in aria e guardandosi intorno, cercando di capire cosa stesse succedendo: c’era, evidentemente, un altro lupo nei paraggi… e non era nessuno che appartenesse al suo branco… avrebbero dovuto essere prudenti. Ma, proprio un istante prima che riuscisse a far capire alla figlia e ai nipoti la sua decisione Selene scattò in avanti superandola e dirigendosi in direzione del ringhio. Krystel ringhiò a sua vota, volendole far intendere di fermarsi… eppure sua figlia non sembrava voler sentire ragioni, si muoveva più velocemente del solito attraverso vicoli e viuzze deserte seguendo sicuramente l’istinto. La sua giovinezza e il fatto che aveva la sensazione quasi di sapere dove andare, le permisero di avere un vantaggio sul resto del gruppo. Emise un lungo ululato, sia in risposta a quello giunto in precedenza, sia per rassicurare gli altri: in breve, le altre voci di sua madre e dei suoi cugini, le risposero, più distanti, ma ugualmente potenti. La giovane lupa grigia si stava velocemente avvicinando al luogo in cui Arya si trovava, presto la piccola lupa avrebbe potuto scorgerla.

Arya, aggiorna le tue statistiche come ti ho detto. Questa condizione permarrà solo durante la trasformazione. Selene si sta avvicinando rapidamente, fino ad una decina di metri da te. Le statistiche dei lupi, attualmente, sono invariate.
 
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Arya Von Eis
view post Posted on 7/4/2015, 00:01




Correva, poteva sentire il vento scompigliarle il pelo, ma nulla sembrava avere importanza, l’unica cosa che contava, in quel momento, era quella sensazione di libertà e di onnipotenza, poteva fare ciò che voleva, andare dove voleva, nessuno a dirle cosa fare, dove andare, che comportamento tenere.
Forse, se avesse potuto scegliere, sarebbe rimasta in quella condizione per sempre, nessun pensiero a tormentarla, nessuna preoccupazione, ma non poteva scegliere e, soprattutto, l’indomani, non avrebbe ricordato nulla, forse sarebbe rimasto nella sua memoria come un sogno annebbiato, solo una sensazione, ma che importava? Ora era libera.
Correva senza una meta precisa, prima in una direzione, poi nell’altra, attirata da suoni più o meno lontani, odori invitanti, non riusciva a focalizzare un obiettivo specifico, in realtà, non aveva un obiettivo specifico, semplicemente si avvicinava a ciò che l’attirava e scappava da ciò che l’allarmava.
La sua corsa sembrò, però, arrestarsi quasi immediatamente, dopo il suo ululato ne seguì un altro, non era sola, qualcuno le aveva risposto e fu proprio quella voce a mettere in discussione la libertà appena conquistata, sembrava volerla richiamare a sé, c’era qualcosa di strano, voleva continuare a correre ma, allo stesso tempo, sentiva di non poter ignorare quel richiamo.
Ne seguirono altri due? Tre? Non riuscì a identificare chiaramente quante fossero le voci del coro, ma non ebbero su di lei lo stesso effetto, quelle avrebbe potuto fingere di non sentirle, ma la prima no.
Poteva fidarsi? Il primo istinto fu quello di fuggire, di mettere la maggiore distanza possibile tra lei e i suoi simili, se quello era il loro territorio, molto probabilmente, l’avrebbero difeso e lei era sola contro quanti? Ma quella strana sensazione provata nell’udire il primo ululato sembrava impedirle di prendere una decisione definitiva, come se a quel lupo dovesse qualcosa.
Rimase ferma qualche istante, lottando tra l’istinto di scappare e quello di correre in direzione delle voci sentite, alla fine, vinse la seconda opzione, non correva più come prima, andava più cauta, più titubante, cercando di non abbassare la guardia.
E finalmente lo scorse, poco distante, un lupo grigio, anzi, una lupa, poteva sentirlo dall’odore, c’era qualcosa di familiare, come se l’avesse già incontrata, ma i ricordi si erano persi con la parte umana di Arya, era solo una sensazione, forse qualcosa di più, sentiva quasi un legame con quell’animale anche se, al momento, non riusciva a comprendere.
Si fermò, nuovamente, fissava la lupa che si avvicinava e si mise sulla difensiva, non avrebbe attaccato per prima, dopo tutto, l’intrusa era lei, ma si sarebbe difesa se fosse servito.



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view post Posted on 10/4/2015, 19:36
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Avevano quasi raggiunto la meta, ognuno di loro poteva percepirlo chiaramente: l’odore di esseri umani si faceva sempre più vicino e la fame di ciascuno di loro cresceva ogni secondo. Ma improvvisamente, Selene si era bloccata, smettendo di seguirli. Krystel le aveva rivolto un’occhiata perplessa, ma era stata presto rassicurata e si era limitata a guardare la figlia sgusciare via: solo in quel momento aveva ricordato quel racconto, ormai risalente a un mese prima, di Selene che le diceva di aver morso due ragazzi. Per quanto fosse possibile in un muso lupesco, la compagna dell’alfa sorrise: ora anche sua figlia era un’alfa e aveva qualcuno di cui prendersi cura. E forse l’ululato che li aveva raggiunti era di uno dei nuovi cuccioli. Era impaziente di conoscerli, di studiare il loro temperamento, ma avrebbe avuto tempo in seguito: Selene li avrebbe raggiunti in fretta, con il cucciolo al seguito. E lei, in quel momento, aveva altro da fare… come attaccare, ad esempio. Nonostante gli ululati, infatti, alcuni passanti giravano ancora per le vie, forse convinti che quei suoni fossero semplice suggestione. La lupa osservò Nox e Thor acquattarsi nell’ombra, in attesa che qualcuno capitasse a tiro e lesta cercò un punto da cui poter fare lo stesso. E quel vecchio mago corpulento che stava passando sarebbe stato una preda perfetta. E mentre, senza neanche il bisogno di dirselo, lei e Nox saltavano contemporaneamente per atterrarlo e concedergli una fine rapida e Thor, individuata la sua preda, si apprestava a colpire, Selene raggiungeva Arya e la squadrava dalla punta del naso alla fine della coda: una cucciola, grande la metà di sua sorella Maggie e marrone, con sfumature rossicce sul manto, che sembrava piuttosto incerta su cosa fare. L’annusò, curiosa, percependo un odore familiare, pur nascosto dalla pelliccia: lo ricordava, era una di quelli che aveva morso di recente. L’ennesima presuntuosa che, evidentemente, aveva creduto di essere in grado di fare da sola per tutto quel tempo. O forse un’ingenua, convinta che quello che aveva vissuto fosse un sogno e nient’altro. In ogni caso, una figlia, come lo erano lei e sua sorella per sua madre, anche se Maggie era, effettivamente, figlia di Artax e Krystel, anche biologicamente. E, poiché ora anche lei aveva una figlia, doveva prendersene cura e aiutarla a controllarsi. Ma quella piccola lupa era insolitamente tranquilla. Ma ecco che l’odore di sangue aveva raggiunto le sue narici, e, sicuramente, anche quelle della cucciola, più sensibili. Restò immobile: voleva capire cosa avrebbe scatenato.

Arya, ti ricordo il regolamento lycan: “Nella notte di luna piena, trasformatosi completamente per la prima volta, perderà il controllo e costituirà un pericolo per tutta la durata della trasformazione.” Cosa che non mi sembra sia accaduta, finora il che è piuttosto inverosimile. Cerchiamo di essere credibili, per favore. Selene è una lupa esperta, in grado di crearsi un suo branco e quindi in grado di controllarsi, così come Krystel (che è stata la sua alfa e l’ha guidata) Nox e Thor, che sono lycan da anni. Questo concetto non vale per te, anzi, è la prima volta che ti trasformi, tienine conto.
 
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Arya Von Eis
view post Posted on 3/7/2015, 22:43




Immobile, incerta sul da farsi, era rimasta qualche istante ad osservare il lupo di fronte a lei, non poteva di certo avere un gran senso della misura, né comprendere chiaramente le proporzioni, ma osservandosi le zampe avrebbe certamente dedotto che, chiunque fosse, era decisamente più grande di lei, ciò voleva anche dire, con molta probabilità, più forte.
Scappare! Scappare continuava ad apparirle una buona soluzione, dopo tutto, c’era abbastanza spazio per tutti, non era necessario restare nella stessa zona, se si fosse tolta dal loro territorio di caccia, probabilmente, l’avrebbero lasciata in pace, sì, voltarsi e correre fino allo stremo delle forze pareva la cosa giusta da fare.
Per un breve istante si voltò, pronta a scattare, doveva solo scegliere una direzione, annusò l’aria, doveva capire la via più libera, ma nuovamente sentì quello strano richiamo che la spingeva a restare.
Tornò dunque a puntare il muso in direzione del lupo più grosso, c’era qualcosa di strano, malgrado fosse tutto nuovo, come un cucciolo che per la prima volta scopriva il mondo, in quell’animale c’era qualcosa di familiare, come se l’avesse già visto, come se uno spago li legasse indissolubilmente.
Coda e testa bassa, come in segno di sottomissione, si avvicinò cauta, probabilmente, se una parte di Arya avesse ancora avuto il controllo, le avrebbe detto di non farlo, di non fidarsi, che era quella creatura la causa di tutto, che era colpa sua se si trovava in quella situazione, ma Arya non c’era, di lei non era rimasto nulla, così, invece che ringhiare pronta all’attacco o di scappare, si era ritrovata tanto vicina da poter quasi sentire il calore che l’altro lupo emanava, il suo respiro, il suo battito.
Dopo essersi sincerata delle intenzioni non violente dell’altro animale, gli girò intorno un paio di volte, annusandolo, tentando di capire il perchè di quel legame, ma tutto sembrava vano e il suo non far nulla non l’aiutava, che diamine stava aspettando? Il momento buono per attaccare? A quel pensiero balzò indietro, mettendosi sulla difensiva e ringhiando debolmente, tanto debolmente che non avrebbe spaventato nemmeno un coniglio, che diamine stava succedendo? Era un lupo no? Doveva essere un animale feroce che faceva paura no? E allora perchè non riusciva a ringhiargli contro e a mostrargli i denti come voleva? Era lei sbagliata o l’altra?
In ogni caso, quell’esitazione la costrinse a fare un ulteriore passo indietro, quasi intimorita dalla reazione che avrebbe potuto scatenare nell’altra. Chi era?
Arya avrebbe continuato a dirle “E’ quella maledetta che ti ha morso, restituiscile il favore”, ma tanto non c’era, che importava cosa pensava lei? Eppure, sepolta da qualche parte, una piccola parte della sua anima doveva essere rimasta, se solo fosse stata in grado di tirarla fuori sarebbe stato tutto più facile, ma, al momento, era come morta, rinchiusa in qualche prigione insonorizzata, non avrebbe avuto voce in capitolo.
D’un tratto, qualcosa nell’aria cambiò le carte in tavola, qualsiasi cosa l’avesse tenuta lì, se non si fosse presentata con maggiore irruenza, avrebbe perso il suo potere magnetico, sollevando il muso verso l’alto e inspirando profondamente, sentì che l’aria aveva assunto un odore diverso, qualcosa di ferroso e, allo stesso tempo, dolciastro, qualcosa che attirò l’attenzione di tutti i suoi sensi, lasciandola, in parte, anche scoperta da eventuali attacchi della lupa vicino a lei.
Cos’era? Non lo identificò subito, ma scattò nella direzione dalla quale proveniva e, via via che si avvicinava, poteva sentirlo in modo più distinto, fino a riconoscerlo, sangue, quello che c’era nell’aria era l’odore del sangue, si fermò di scatto, come se Arya fosse tornata, come se Arya le stesse dicendo “Che diamine stai facendo? Fermati, rifletti, pensa, dove stai andando? Cosa vuoi fare?” ma nulla di tutto quello era vero, l’unico motivo che l’aveva spinta ad arrestare la sua corsa era trovare la pista giusta, fatto ciò, riprese semplicemente a correre.
Non sapeva nulla, non sapeva cosa si sarebbe trovata di fronte, non sapeva come si sarebbe dovuta comportare, come agire, l’unica cosa che la stava guidando era l’istinto del predatore.



Bene, allora, le spiego subito perchè ho interrotto il post così, ho pensato che fosse presuntuoso credere di poter essere più veloce del mio Alpha, almeno all’inizio, dunque mi sembrava doveroso dare modo a Selene di raggiungermi/bloccarmi/fermarmi o di lasciarmi andare senza problemi e questo è il primo motivo.
Il secondo è che non so quale sia la preda, cioè, non so quale sia la fonte del sangue, essere umano, animale, na macelleria, insomma, non volevo dare per scontate cose magari non ovvie.
Terzo, magari Selene potrebbe preferire qualcosa di più discreto rispetto ad un attacco di un lupo in pieno centro a Hogsmeade, magari vuole mantenere un basso profilo e, dunque, potrebbe preferire impartire ad Arya qualche lezione di caccia.
Quarto, sì lo ammetto XD tremo all’idea di sbranare qualcuno e diventare un’assassina XD possiamo cominciare con un coniglietto? Un pollo? Una mucca? XD
Vabbè, a parte gli scherzi, farò quello che devo fare, sono consapevole ci sia l’eventualità di uccidere qualcuno, anche se, a mio modesto parere, poi il Master può contraddirmi, non credo che i lycan abbiano la necessità di mangiare esseri umani per sfamarsi, senza contare che, cioè, insomma, la quest dei vampiri è appunto per mangiare, quella dei lycan è per trasformarsi, potrebbero essere già a stomaco pieno XD
Okey, basta, la finisco, Master, sono nelle sue mani.
 
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view post Posted on 10/7/2015, 15:59
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Il Fato

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Il piccolo lupo si arrestò più volte durante l'avanzata, incerto. Annusava l'aria e cambiava direzione muovendosi nel sottobosco, le possenti zampe infrangevano il fogliame secco e la terra sotto di esso. La licantropia aveva sviluppato in quel cucciolo di lupo un olfatto superiore, ma era confuso dalla moltitudine di odori sovrapposti, non riuscendo a trovare la fonte di quel richiamo animale che sentiva morderle dentro al petto con ferocia. Si sentiva febbricitante, inquieta. Più tempo trascorreva lontana da quella meta desiderata, più smaniava di incontenibile frenesia. Doveva trovarla, raggiungerla, porre fine a quello strazio emotivo che l'istinto dettava.
Il lupo adulto alle sue spalle la seguiva con occhio guardingo, mantenendo le distanze e lasciandole il giusto spazio di caccia. Sembrava studiarla, occhi rossi di brace puntati su quella spelacchiata palla di pelo e artigli.
La lupetta infine si sollevò sulle zampe posteriori, assumendo una posizione ottimale rispetto ai simili della sua razza. Era un licantropo e quella forma antropomorfa era un vantaggio non indifferente in moltissime situazioni. Così, con il naso puntato verso il cielo, annusava l'aria, assaporando con più chiarezza quell'accozzaglia indefinita di profumi, cercando di captare in essa l'odore della sua brama.
Nell'aria poteva sentire odore di fumo, del fuoco che consumava la legna, e un puzzo più acre e sconosciuto al lupo. Fu quest'ultimo a farle arricciare il naso, trovandolo poco gradito e irritante. Continuando ad analizzare il flusso dell'aria avrebbe scoperto altri odori familiari alla sua controparte umana, come odore di ortaggi cotti, di vapore denso, odore di tabacco e fra questi un fortissimo aroma di carne. Eccolo il fulcro di quel richiamo, senza perdere ulteriore tempo il lupo era già partito alla volta dell'obiettivo. Corse senza più esitazione, a quattro zampe per acquisire velocità, finchè non si ritrovò sul limitare di una proprietà, divisa dal bosco da un basso muretto di pietra e muschio. Si trovava nei pressi del villaggio che la sua parte umana conosceva bene, ma di cui il lupo ignorava l'esistenza. Ai suoi occhi vi era semplicemente una costruzione di mattoni, dal tetto un grosso comignolo fumava lente spirali biancastre stagliate sul cielo buio. C'era vita in quell'abitazione la sentiva, poteva sentire i loro cuori battere, ne riusciva a distinguere una decina o più. La cosa più strana che provò fu la distorta sensazione di avvertire perfino ciò che essi provavano. Come se le sensazioni avessero un odore proprio, avvertiva euforia, tranquillità e in alcuni di essi persino frustrazione, in altri un briciolo di rabbia cullata. Era tutto nuovo, strano per il giovane lupo.
Ma il richiamo l'attirava sempre più forte, l'odore che avvertiva oramai prepotente le aveva invaso la mente. L'istinto l'avrebbe portata sul retro dell'abitazione, che ad occhi umani appariva come la più semplice delle locande, cercando una via per entrare. La porta, un grosso battente unico di legno scuro e tenuto assieme da una spessa lamina di ferro, sembrava ben chiusa. Su entrambi i lati della porta si affacciavano due finestre di modeste dimensioni, una era chiusa e appannata, mentre la seconda era socchiusa di almeno una ventina di centimetri. E proprio da questa fuoriusciva l'irresistibile odore che l'aveva trascinata fin là, dal bosco silenzioso che aveva abbandonato poco prima.
Sapeva di non poter trattenersi oltre, qualsiasi cosa si trovasse in quell'abitazione era la sua brama, il desiderio più irresistibile che il suo corpo avesse mai provato.


Ci siamo :fru:
Da questo momento ti seguirà il master, me medesimo. Selene è rimasta sul limitare del bosco e ti osserva.
Ti trovi nel giardino posteriore di una locanda. E vuoi entrare, questo mi par chiaro.
Il modo che sceglierai per farlo spetta a te (considera tutti gli aspetti della tua condizione animale, pensa come un lupo)
 
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Arya Von Eis
view post Posted on 14/8/2015, 15:23




Il piccolo, si fa per dire, lupo si era dunque allontanato dal suo simile più grosso, intraprendendo una folle corsa tra gli alberi, una corsa, apparentemente senza una meta precisa, almeno per un osservatore esterno.
Il suo zigzagare tra i cespugli, di certo, era indice della sua inesperienza, il suo compare avrebbe di sicuro trovato una via più rapida e diretta per raggiungere l’obiettivo, ma il suo olfatto, per quanto sviluppato, non era ancora abbastanza allenato a distinguere con chiarezza e catalogare tutti gli odori che, in quel momento, stava percependo, cosa che lo portava dunque a perdersi più spesso di quanto fosse auspicabile.
Quante volte si era ormai fermato? Quante volte era tornato sui suoi passi o aveva cambiato direzione? Troppe forse e ogni volta si sentiva sempre più frustrato, voleva raggiungere la sua meta, ma pareva non riuscirci, quando finalmente credeva di esserci vicino, qualcosa cambiava, annusava l’aria eccitato, convinto di essere arrivato, convinto che avrebbe sentito quel “profumo” farsi più vivo, più intenso e invece nulla, la rabbia lo assaliva nel constatare l’ennesimo fallimento, doveva tornare indietro, procedere in altra direzione e di nuovo partiva alla carica, correndo a più non posso.
Correva verso est, o forse verso ovest, cosa poteva saperne un lupo dei punti cardinali? Correva semplicemente verso quell’odore e, quando l’ennesimo fallimento sembrò palesarsi, si bloccò, perso e interdetto, era sicuro, sicuro di essere nella giusta direzione, ma, d’un tratto, la pista che stava seguendo svanì, lasciando spazio solo agli odori della foresta.
Possibile che fosse tutto così confuso? Possibile che non riuscisse a trovare la strada per ciò che così tanto bramava? Sollevò nuovamente il naso al cielo, ma, questa volta, non si limitò a ciò, come se fosse la cosa più naturale del mondo, il resto del corpo seguì quel movimento, lasciando che l’animale si reggesse esclusivamente sulle zampe posteriori, doveva isolare quel “profumo” e allontanare quella moltitudine di odori che provenivano dalla zona più bassa sembrava essere d’aiuto.
Non che l’impresa risultasse poi tanto semplice, vero che l’odore dei piccoli animali che avevano calpestato il terreno si era fatto meno preponderante, vero anche che la stessa fragranza del terriccio sembrava disturbarla meno, ma l’aria restava impregnata di una moltitudine di altri profumi e puzze che faceva fatica a isolare e comprendere.
Il legno bruciato sembrava coprire tutto il resto, era difficile andare oltre e trovarvi qualcosa di più, ma doveva riuscirci, sentiva che c’era, che ciò che cercava era nascosto lì sotto, doveva solo trovarlo, ispirò più profondamente, cercando di isolare il resto degli odori, non li conosceva, ma poco le importava, doveva solo identificare l’oggetto dei suoi desideri.
Si lasciò quasi distrarre da qualcosa di dolciastro e subito dopo da qualcosa di più acre e fastidioso, ma eccolo, non le serviva altro e non indugiò oltre, non appena l’aroma della carne sul fuoco arrivò alle sue narici, ripartì nella sua folle corsa, questa volta era vicina, questa volta l’avrebbe raggiunto, un rettilineo senza altre deviazioni.
Velocemente, correndo sulle quattro zampe in modo da sfruttare tutta la sua velocità, si lasciò alle spalle gli alberi e successivamente i bassi cespugli, fino ad arrivare in una zona più aperta, non poteva saperlo, aveva lasciato la boscaglia sicura per avventurarsi nel villaggio dove le insidie potevano attenderla ad ogni angolo, ma poco le interessava, o meglio, non ne era consapevole, il suo obiettivo era, ormai, a portata di zampa.
Saltò il basso muretto che si frapponeva tra lei e un bizzarro accumulo di pietre fumanti in cima, certo, Arya avrebbe saputo che si trattava di una locanda, ma per il lupo era solo qualcosa di strano e senza un nome preciso.
Si avvicinò cautamente, come se l’aver abbandonato la foresta la mettesse in qualche modo sugli attenti, come se, irrazionalmente, sapesse di dover procedere con più cautela o, più semplicemente, l’istinto di sopravvivenza la portava a temere quell’insolita costruzione e tutto ciò che vi era al suo interno.
Ormai a ridosso delle mura poteva sentire una moltitudine di battiti rimbombare nella sua testa, tutti differenti, concentrandosi avrebbe potuto distinguerli chiaramente l’uno dall’altro, una decina di melodie diverse che suscitavano emozioni differenti e contrastanti, cos’erano? Era nuovamente qualcosa di nuovo, qualcosa che faticava a capire, certo, con un po’ d’esperienza avrebbe imparato che si trattava di cuori battenti, avrebbe imparato a sfruttare quel vantaggio per capire quante erano le sue prede o i suoi assalitori, ma in quel momento le sembravano semplicemente una distrazione, qualcosa che la allontanava dalla sua meta.
Era dunque l’olfatto a guidarla in quel momento e più forte che mai sentiva il profumo della carne chiamarla, urlarle “Sono qui, vieni a prendermi”, senza farselo ripetere due volte seguì quel richiamo, percorrendo il perimetro della costruzione fino a raggiungere una finestra semi-aperta.
Qualcuno di più saggio le avrebbe consigliato di non attirare troppo l’attenzione, di muoversi con cautela, ma cosa poteva avere di saggio un lycan alla sua prima esperienza? Assolutamente nulla.
Posò le zampe anteriori sul muro appena al di sotto della finestra, sollevandosi leggermente e tentando di infilare il muso nella fessura aperta, voleva entrare, doveva entrare, ma quella via non sembrava percorribile, era troppo grossa per passare in quei venti centimetri, così tornò a posare tutte e quattro le zampe a terra, iniziando a girare irrequieta intorno alla costruzione, cercando un modo per entrare.
Era troppo vicina per rinunciare, la bramosia e a dirla tutta pure un po’ di fame, le imponevano di fare irruzione e avventarsi sull’oggetto del suo desiderio, avrebbe dovuto aver paura dell’uomo o, per lo meno, considerare la sua presenza, ma cosa poteva saperne lei?
Ingenuamente e non trovando una reale via d’ingresso, decise che se ne sarebbe creata una sfruttando il punto del perimetro apparentemente più debole, la porta.
Non curante delle conseguenze, iniziò dunque a scavare con violenza nel terreno adiacente l’entrata, sperando così di crearsi un varco sufficiente per passare al di sotto della lastra in legno ed intrufolasi.
Ovviamente non poteva sapere che quell’operazione si sarebbe potuta rivelare più dannosa che altro, che oltre la porta non c’era terra ma un materiale più resistente che le avrebbe bloccato il passaggio e, soprattutto, che così facendo avrebbe forse attirato l’attenzione degli inquilini.



Mi scuso per l’immenso ritardo, tra esami, ferie e ritorno alla normalità (più o meno) c’ho messo più del previsto.
Ho pensato che la giovane lycan nulla potesse sapere dei pericoli celati dietro gli esseri umani e che nulla potesse sapere sulle loro costruzioni e consuetudini e dunque l’ho fatta agire di conseguenza, da sprovveduta, so che ne pagherà le conseguenze, ma prima o poi dovrà imparare no? XD
Per quanto riguarda gli odori, i battiti cardiaci e le emozioni, mi son tenuta vaga in quanto è la sua prima esperienza e dunque fatica a distinguerli e a capire cosa sono o comunque a reagire di conseguenza, ho ritenuto corretto procedere per gradi, magari più avanti, quando avrà preso più confidenza con le cose, potrò descriverle meglio, ma per ora mi sembrava coerente che non ci desse troppo peso e che non le sfruttasse a suo vantaggio.
(ovvio se ho cannato me lo faccia notare XD)
 
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view post Posted on 17/11/2015, 14:37
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Il Fato

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Il desiderio di raggiungere la propria preda, di qualsiasi essa si trattasse, aveva invaso la mente del piccolo lupo ignaro che i suoi sforzi sarebbero risultati inutili.
Il licantropo scavava con bramosia di arrivare, di saggiare quella carne il cui invitante odore era penetrato nelle narici confondendo i sensi già di per sè ancora incapaci di prevedere il pericolo considerata l'inesperienza.
All'interno della locanda, dove risiedeva attualmente un gruppo di cinque persone - clienti e padrone dell'attività, qualcosa era stato udito; considerando la lontananza dal centro abitato ove era stato stabilito il rudere, rumori simili erano all'ordine del giorno. Poteva trattarsi di un qualsiasi indifeso animale proveniente dal bosco od un cane randagio scappato dalle ingiustizie del villaggio più vicino alla ricerca di cibo e sopravvivenza.
Fu per tale motivo che il locandiere si era avvicinato alla porta con calma e tranquillità seppur brandendo un rozzo bastone nella destra. Avrebbe scacciato la bestia od, al massimo, lanciato il duro e stantio pezzo di pane che tenea nell'altra mano per sfamarlo.
Sì credo che il tuo amico sia passato di qui l'altro giorno. Un bell'omone grosso, ne sono sicuro!
L'uomo continuava a parlare mentre si avvicinava alla porta, accompagnando il suo proferire con una grassa risata, restando all'oscuro del pericolo a cui stava andando incontro.
Dal canto suo, il lupo doveva aver udito la voce e dei passi prossimi alla sua posizione ma sembrò non importarle troppo e, dopo essersi arrestata un attimo annusando l'aria, il delizioso languorino che proveniva dall'interno la spinse nuovamente a tentare la sorte.
Il grosso battente di legno scuro venne spalancato senza premura del rischio e, quando il grassoccio proprietario individuò la fonte di quel rumore, aveva creduto di aver davanti a sé solo un cane dalle grosse dimensioni e la prima espressione che delineò i contorni del suo viso fu d'irritazione: insomma, aveva verniciato la porta solo poche settimane prima, un lavoraccio! Tuttavia, quando gli occhi porcini misero maggiormente a fuoco quanto si presentava al suo sguardo, l'ira divenne paura ed il divertimento presente poco prima nella sua voce, scomparve del tutto.
Arretrò di pochi passi, lasciando la porta aperta ma l'inaspettato pericolo fece sì che perdesse facilmente l'equilibrio cadendo rumorosamente sul fondoschiena.
I primi due uomini, seduti accanto al camino, scattarono all'impiedi e già scrutavano, atterriti, la bestiola dal manto marrone.
Il cucciolo di lycan, spaventato in parte dall'accaduto, aveva subito mostrato i denti ma ancora una volta la preda che voleva raggiungere prese il sopravvento sull'allerta dei sensi: voleva entrare, doveva entrare, aveva fame, voleva addentare la carne, squarciarla fino all'osso e cibarsi.
Il proprietario di quel posto dimenticato da Dio gattonò al contrario fino alle sedie su cui poco prima era seduto a conversare affabilmente con i suoi ospiti, forse il fuoco li avrebbe aiutati, perché non aveva chiuso la porta?
Gracel tieniti pronta a portare il piccolo fuori.
Aveva urlato uno degli alti uomini alla donna che era al loro fianco, impientrita con un bambino sul grembo, ancora seduta.

Un piccolo rantolo attirò l'attenzione del lupetto: nell'angolo della stanza semibuia, contro al muro di pietra un cane da caccia, un Pointer Inglese, mirava alla porta ma, come se avesse già compreso l'entità dell'intruso, restava lì, tremante e sulla difensiva.
 
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Arya Von Eis
view post Posted on 24/11/2015, 16:20




L’inesperto lupo, ignaro di quanto le sue azioni fossero sconsiderate, continuava a scavare nella vana speranza di riuscire a superare quell’ostacolo, quella porta, l’unica cosa che, apparentemente, sembrava separarlo dall’oggetto del suo desiderio.
Una voce, una risata, un suono a lui sconosciuto e dei passi, gli imposero di fermarsi per qualche attimo, forse quella lastra di legno non era il suo unico problema, ma, ancora una volta, non sembrò curarsene molto, annusò l’aria, tese le orecchie, cercando di comprendere se ci fosse un reale pericolo e, nulla, gli lasciò presagire che, qualcosa, potesse realmente ostacolarlo.
Aveva ragione, almeno in parte, l’essere umano è notoriamente più debole di un licantropo, una preda, non poteva costituire un reale pericolo, ma, se solo avesse avuto un briciolo di esperienza in più, si sarebbe guardato bene dal proseguire, per quanto debole, l’uomo, poteva rivelarsi un essere infimo e imprevedibile, pericoloso e spietato, l’unico animale che non seguiva le leggi della natura, ma il giovane lycan non poteva saperlo, nessuno le aveva insegnato a essere ciò che era, nessuno le aveva spiegato i rischi che correva, avrebbe imparato il tutto a sue spese.
Riprese dunque a scavare, ma, come per magia, la porta si spalancò, arrestò il suo movimento, tirò su il muso fissando l’ingresso, fissando l’immagine dell’uomo che gli si parava davanti, immobile studiava la situazione, tentando di comprendere cosa fosse appena accaduto, quale dovesse essere la sua prossima mossa. Entrare? Fuggire? Attaccare? Non lo sapeva.
Prima ancora che potesse decidere qualsiasi cosa, la situazione mutò nuovamente, il grassoccio essere umano che, ora, odorava di stravano, solo più avanti avrebbe compreso che, quello che aveva sentito, era terrore, indietreggiò, inciampando e finendo rumorosamente a terrà, nel medesimo istante, il rumore delle sedie che venivano spostate in fetta e furia, per permettere agli ospiti di alzarsi in piedi, arrivò alle orecchie del lupo come un suono di pericolo, mettendolo in allerta, restò ancora immobile, mettendosi sulla difensiva e mostrando i denti emettendo un piccolo ringhio, come se, in tutto quel caos, la prima cosa da fare fosse dimostrare la sua superiorità, avvisandoli che, ogni mossa avventata, sarebbe stata interpretata come una dichiarazione di guerra.
Doveva ammettere di essere spaventato, non sapeva cosa aspettarsi, forse fuggire sarebbe stata la cosa migliore, ma il profumo della carne penetrò nuovamente le sue narici, l’istinto, in ogni caso, gli diceva di non correre rischi inutili, non era affamato a tal punto, Arya, dopo tutto, a pranzo aveva mangiato, se la situazione si fosse fatta pericolosa, l’unica cosa da fare sarebbe stata battere in ritirata.
Nessun gesto avventato, a dirla tutta, nessuno si mosse ulteriormente, eccetto l’oste che, però, non sembrava costituire un pericolo, goffamente indietreggiava verso il resto dei presenti, allontanandosi dal lupo e lasciando così parte della stanza libera.
Un altro suono fastidioso, l’urlo di un secondo uomo, fece muovere le orecchie dell’animale, infastidito, si voltò per controllare, ma nessun movimento, sembrava ancora non esserci nulla di particolarmente insidioso, eccetto, eccetto un rantolo, questa volta più familiare, qualcosa che conosceva meglio, un secondo animale, un cane, simile a lui sotto molti aspetti, sembrava voler proteggere quelle persone senza, però, troppa convinzione.
Lo puntò, fissandolo dritto negli occhi, mostrando in modo più deciso i suoi denti, non voleva attaccarlo, come non voleva aggredire nessuno dei presenti, voleva solo quel benedetto pezzo di carne, se solo gliel’avessero lasciato prendere, tutto si sarebbe risolto per il meglio.
Stava dunque mostrandogli la sua superiorità, gli stava intimando di restare immobile, di non intromettersi, assumendo un atteggiamento sì minaccioso, ma non aggressivo, non ringhiò, non si avvicinò a nessuno dei presenti, non erano il suo obiettivo e, almeno per il momento, il cane sembrò comprendere chiaramente quale fosse la gerarchia, rimanendo fermo nel suo angolo.
Nessuno si mosse, la strada sembrava libera, non c’erano reali motivi per scappare, così, abbandonando la posizione di difesa pronta all’attacco, mosse un primo passo all’interno della locanda, continuava a scrutare i presenti, annusando l’aria per comprendere da che direzione arrivava il profumino che l’aveva attirato lì, non doveva apparire più troppo minaccioso, se solo gli umani si fossero soffermati ad osservare i dettagli, se solo non si fossero fatti prendere dal panico, avrebbero capito che non avevano nulla da temere, in natura non si attacca tanto per, ma per necessità, per la sopravvivenza, c’era della carne già pronta, non aveva necessità di uccidere, non lo stavano aggredendo, non aveva necessità di difendersi, per quanto lo riguardava, poteva tranquillamente ignorarli.
E così fece, pur continuando a restare sugli attenti, pronto a difendersi se necessario, non si avvicinò a loro, preferendo dirigersi dove l’olfatto lo portava, verso la succulenta carne.
Non temeva l’uomo, forse non abbastanza, non aveva ancora imparato quanto potesse essere pericoloso, aveva semplicemente agito come l’istinto gli comandava, non aveva percepito un reale pericolo, così, aveva scelto di prendere ciò che desiderava e, poi, se ne sarebbe andato, se tutto fosse filato liscio, presto, tutti sarebbero potuti tornare, illesi, alle loro vite, per quanto lo riguardava, gli spargimenti di sangue, in quel momento, erano inutili, ma se fosse stato costretto si sarebbe difeso tentando la fuga.




Ho cercato di agire come un lupo, in teoria non attaccano così per sport, anzi, se possibile tentano di evitare gli scontri, a maggior ragione se son da soli e non in branco, dunque, non essendoci un reale pericolo ho evitato di rendere Arya aggressiva, così come ho evitato di farla fuggire, almeno per ora non sembra essercene motivo, al contrario, ho pensato che, appunto non sentendosi minacciata, la scelta più ovvia fosse comunque tentare di prendere ciò che vuole per poi andarsene.
Ovviamente al Master decidere se mettermi i bastoni tra le ruote XD
 
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view post Posted on 15/3/2016, 02:36
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Il Fato

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Aveva raggiunto il focolare ed ora, al locandiere, sarebbe bastato soltanto brandire il primo ciocco di legno infuocato e spaventare la bestia. Ci sarebbe riuscito! Si disse. Era solo un cane troppo cresciuto dopotutto, no?
Lo slancio non del coraggio bensì della sopravvivenza, derivante da quella scossa di adrenalina capace di stimolare anche le menti più stupide, spinse l'uomo ad afferrare un pesante ceppo con ambo le mani avvertendo presto il calore minacciare i suoi palmi corpulente.
Il lupo, nel frattempo, non individuato alcun pericolo, si avvicinava sempre di più alla sua dipartita preda e, di conseguenza, al gruppo di persone che spaventate, studiavano le sue mosse pregando bontà divina.
Aveva paura, era pur sempre una bestia dalle rare dimensioni e, quindi, dall'aspetto poco confortante; chi poteva assicurar loro che il minimo movimento non lo facesse scattare e, soprattutto, attaccare?
La donna che sentiva come unico compito quello di proteggere il suo bambino, restò immobile per quanto più tempo potesse resistere ma, improvvisamente, quando le fattezze del lupo si facevano più dettagliate mentre egli si avvicinava, scattò in piedi, stringendo così forte il bambino che avea tra le braccia che questi, intuendo anche la tensione ed il terrore della madre, scoppiò in un rumoroso pianto. La giovane, a tal punto, fece l'unica cosa sensata che le restava da fare ora che si era rovinata con le sue stesse mani: scappare.
Spinse dunque la sieda all'indietro, in modo rozzo, per permettersi di avanzare oltre il marito e fino all'uscita più vicina e questo gesto improvviso, quasi avventato, insieme al rumore ed al lamento del bambino, fecero tentennare il locandiere la cui mente, a dirla tutta, per quanto limita non sembrava aver partorito una cattiva idea.
Lo spavento appena giunto, unito alla sensazione provata poco prima nel ritrovarsi quella bestia davanti senza preavviso e al peso, all'ardore, del ceppo infuocato fece sì che locandiere mollare la presa sulla sua arma che cadde, sonoramente, sul pavimento spargendo faville accese nell'aria, portandosi proprio dinanzi le zampe dell'animale che, dal canto suo, stava innocentemente avanzando alla conquista di semplice carne cruda.
Intravedendo il pericolo ma anche una apertura, una falla, approfittando forse della distrazione o, più probabilmente, spinto dall'istinto ferino , si lanciò in avanti verso il cucciolo di lupo, abbassandosi sulle zampe anteriore e ringhiando come se avesse trovato il coraggio tutto in una volta.
E poi, accadde... Il piccolo ed ingenuo animale domestico s'avventò sul lupo mirando alla gola.
Reginald no!


Edited by Master Adepto - 2/5/2016, 22:13
 
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Arya Von Eis
view post Posted on 12/4/2016, 00:22




E così, la più nefasta delle possibilità si stava concretizzando e il giovane lupo, ben presto, avrebbe imparato qualcosa di più sull’essere umano, a dispetto della superiore intelligenza tanto decantata, quella che, a dir suo, lo distingueva dall’animale, lo avrebbe scoperto a dir poco stupido, sconsiderato, un essere privo di qualsiasi logica, ignaro delle più basilari leggi della natura, come un animale troppo a lungo vissuto in cattività, un animale destinato a soccombere.
Ovviamente non poteva sapere che, anche quella regola per l’essere umano non valeva, non come per tutti gli altri, si erano eretti a padroni del mondo, si erano fatti le loro regole, calpestando a loro piacimento tutto il resto, sovvertendo tutti gli equilibri e, come dittatori, facevano il bello e il cattivo tempo.
Ma, come detto, il giovane lycan era ignaro di tutto, iniziava a imparare qualcosa solo in quel momento e, come tutte le cose nuove, fu colto di sorpresa, così, spiazzato, almeno inizialmente, fu confuso sul da farsi.
Cauto, senza mosse avventate, avanzava lentamente, tenendo la situazione intorno a lui sotto controllo, c’era qualcosa nell’aria, qualcosa che lo rendeva inquieto, qualcosa che gli suggeriva di non abbassare la guardia, quell’odore che, poco prima, aveva sentito addosso al grassoccio, ora sembrava predominante, impregnava l’intera stanza, coprendo quasi quello della carne.
Poi tutto precipitò, si fermò, chinando per un attimo il capo e muovendo le orecchie infastidito, un verso disperato, tonfi di oggetti sul pavimento, mettendosi sulla difensiva puntò in direzione di quei suoni e, quando la donna iniziò a muoversi, si preparò ad attaccare, non capiva, si era fatto tutto caotico, ma nella confusione solo una cosa importava, la sua sopravvivenza, avrebbe attaccato prima di essere attaccato.
Ringhiò alla madre, ma fu costretto ad un piccolo balzo all’indietro quando il ciocco di legno incandescente cadde accanto alle sue zampe e un minuscolo frammento di esso gli bruciò leggermente il pelo.
Ringhiò anche al maldestro grassoccio, tornando poi a minacciare la donna e anche il resto dei presenti, ormai non c’era distinzione, erano tutti simili, un branco per così dire, se uno attaccava tutti attaccavano e, se tutti attaccavano, tutti erano potenziali minacce.
Malgrado le sue intenzioni pacifiche, ora si sentiva minacciato e il suo aspetto, probabilmente già poco rassicurante, ora lo era ancora meno, pronto all’attacco e con i denti in mostra, fu proprio a quel punto che, l’animale domestico, conscio del pericolo e non curante dei rischi che correva, gli si avventò contro per difendere i suoi padroni.
Distratto dal resto, colto alla sprovvista, il lupo si fece trovare impreparato, subendo l’attacco del cane, balzatogli addosso, entrambi erano caduti mezzo metro più distanti e, ora, puntava dritto al suo collo.
La minaccia era più reale che mai, non capiva, non capiva perchè l’avesse aggredito, ma poco importava, era riuscito ad atterrarlo per pura fortuna, per una sua mancanza, una sua distrazione, ma aveva poche speranze di avere la meglio, l’imperativo era sopravvivere.
Il lycan cercò inizialmente di mordere il muso del cane per allontanare quella prima minaccia, nel contempo, forte anche della sua superiorità fisica, cercò di dimenarsi nel tentativo di rialzarsi, non si sarebbe sottomesso a quello che riteneva essere un animale inferiore a lui, sapeva di poter avere la meglio, sapeva di essere più forte.
Se fosse riuscito a rimettersi in piedi, non avrebbe esitato, non gli avrebbe dato modo di aggredirlo di nuovo, sarebbe passato immediatamente al contrattacco, gli sarebbe balzato addosso, cercando di atterrarlo, probabilmente senza troppa fatica date le rispettive dimensioni e, in quella posizione, gli avrebbe ringhiato contro, mostrandogli tutti i denti, obbligandolo a sottomettersi, dopo tutto, non voleva ucciderlo se non necessario, ma, se quel piccolo tirapiedi degli umani si fosse rifiutato, se avesse provato a ribellarsi, non avrebbe esitato, spalancando le fauci avrebbe mirato al collo, stringendolo in una morsa.

 
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view post Posted on 2/5/2016, 21:20
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Il Fato

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Il trambusto, le voci familiari spaventate, il fuoco, il pericolo della Furia che aveva minacciato il suo focolare... Tutto ciò si unì in un unico, stupido, stimolo che mosse il segugio all'inevitabile attacco.
Non che Reginald vantasse una soglia di tolleranza tanto alta, anzi: l'aver già vissuto esperienze sgradevoli, aveva fatto in modo che egli scattasse - addirittura più tardi di quanto ci si sarebbe aspettato - in modo da mettere letteralmente le zampe avanti. Dopotutto, per come poteva vederla lui, animale abituato alla caccia, avrebbe presto raggiunto una qualche fossa. Sempre se, ovviamente, anche i suoi padroni non fossero trapassati per colpa di quella bestiaccia.
Non che il canide fosse capace di una così chiara logica, ovviamente. Egli, dopotutto, aveva soltanto risposto ad uno stimolo, aiutato della reattività temprata da tante esperienze, e tale stimolo era tra i più comuni agli esseri animali, umani e non: la sopravvivenza.
L’istinto all’autoconservazione quindi, tra i più forti in assoluto in tutti gli esseri viventi, aveva deciso per lui.
Reginald aveva mirato alla gola del canide, forse per colpa dell'addestramento (lungo e non proprio produttivo) che palesava la sua presenza nelle azioni, in quel momento, istintive.
"Prendi il coniglio al collo, Reginald! Al collo, maledetto stupido cagnaccio! Non la coda!"; dopo aver imparato questa regola d'oro a furia di sere passate a leccarsi le ferite delle bastonate subite lungo il sentiero o a digiunare, il cane in questione sembrava volerla mettere in pratica proprio nel momento sbagliato. A differenza delle prede già sistemate per mano dell'uomo, quel lupo era fin troppo vivo e grosso non proprio quanto un'oca stecchita.
Per spezzare una lancia a favore del Pointer, bisognava anche dire che il Lupo non era stato il massimo della cortesia e ce l'aveva messa tutta, proprio tutta, per scatenare una tale reazione. Innanzitutto aveva iniziato a ringhiare e questo lasciava pensare che stesse solo aspettando prima di aggredire chiunque presente in quella stanza. Aveva invaso i suoi spazi e Reginald si era sentito immediatamente chiamato in causa a favore della protezione di essi ed infine, quel suo atteggiamento da "sono la bestia più grande di una casa non mia, datemi ciò che voglio e vi lascio in pace", non poteva essere contemplato.
Era casa sua, il suo pavimento, le sue ossa, i suoi umani e lui era soltanto un invasore.
Ovviamente, inutile dirlo, nonostante l'aver colto di sorpresa il Lycan potesse rivelarsi un'ottima mossa se questi fosse stato una Chimera per metà barboncino, il canide dal nome fin troppo altolocato viste le umili origini, finì per perire sotto la forza della Furia.
Il peso non proprio piuma del lupetto ed il suo ringhio mentre lo forzava al pavimento col semplice uso delle zampe anteriori, avrebbe dovuto sancire la disfatta ma Reginald non brillava proprio per furbizia e, come dimostrato qualche secondo prima, si lasciava facilmente andare all'attacco per ragioni biasimabili.
Il Pointer quindi, mosso dagli istinti, dalla Natura ed in memoria di affatto belle esperienze passate, fece l'unica cosa che il Lupo avrebbe, probabilmente, preferito evitare con la coscienza di poi: si voltò e risposte all'attacco mordendo la zampa sinistra del suo aggressore.

Quando accadde, Reginald era rivolto con la schiena verso il pavimento logoro e polveroso, le zampe che si dimenavano nell'aria intrisa di fumo, la pancia morente sotto al peso lunghi artigli e lo sguardo che fissava oltre la figura del Lycan, verso la porta di quella casupola nel bel mezzo del nulla.
Arya aveva mirato al collo del cane ma, questa volta, nessun fallimento seguì a quel gesto ripetuto: le zanne affilate penetrarono la carne e del denso cruore colorò le fauci della bestia.

Pensare che si sarebbe accontentata di una coscia di pollo.
Forse.

Ho tenuto conto delle diverse conseguenze espresse nel tuo post precedente e questo è il risultato: hai atterrato il cane avverso ma lui ti ha procurato una ferita e a questo, è seguito il tuo attacco "finale".
A differenza del morso di Reginald - molto superficiale e che guarirà nell'arco di un minuto - il tuo lo condurrà molto presto alla morte.
Scegli pure, e liberamente, la prossima mossa.

 
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Arya Von Eis
view post Posted on 2/8/2016, 00:06




Non ricordava come fosse arrivato lì, cioè, sì, lì, in quella catapecchia lo ricordava, la distesa d’erba, la corsa sfrenata alla ricerca della provenienza di quel profumino, ma il prima, il come fosse giunto in quella radura, quello no, ma ne era sicuro, quasi c’avrebbe messo la zampa sul fuoco, non stava andando in cerca di guai.
Questo ovviamente era un ragionamento fin troppo evoluto per il giovane lycan che, ormai, si affidava semplicemente agli istinti più primordiali, ma le sue azioni, almeno a parer suo, dimostravano quella tendenza, aveva fatto il possibile per non creare situazioni pericolose, per entrare e uscire senza danni, anche ora, si era frenato, voleva solo sottomettere il cane, voleva solo capisse di non avere speranze e che si facesse da parte, ma i suoi sforzi furono vani.
La situazione precipitò, Reginald non voleva saperne di arrendersi, purtroppo era nella sua natura, avrebbe lottato fino alla morte per i suoi padroni e, ben presto, il suo desiderio sarebbe stato esaudito.
Il giovane lupo ritrasse la zampa dolorante per una frazione di secondo, ma quel gesto scatenò la sua ira e non gli lasciò scelta, una reazione istintiva e, quasi in contemporanea, si avventò al collo dell’animale domestico stringendolo tra le sue fauci.
Poteva quasi sentire la vita di quel suo lontano cugino fluir via dal suo corpo mentre il suo sangue sgorgava caldo bagnandogli il muso, un rantolo, un ultimo disperato tentativo di opporsi, ma le sue forze erano sempre meno e, lentamente, si stava spegnendo, il suo cuore rallentava a ogni battito, il respiro sempre più corto, i movimenti ormai quasi assenti, soffriva, lo sapeva, lo sentiva, così, strinse più forse, spezzandogli il collo e ponendo fine a quell’agonia.
Lasciò la presa, indietreggiando e lasciando il corpo inerme libero dal suo peso, un mezzo mugugno, come se, alla fine, gli dispiacesse davvero per ciò che era accaduto e, in realtà, era sul serio così, aveva cercato di evitarlo, non voleva ucciderlo, non era necessario, almeno non in principio, se solo non fosse stato così stolto, così testardo, così smanioso di difendere quei codardi di umani che si ritrovava come padroni, lo avevano lasciato lì a morire, come se non fosse importante, forse, proprio in quel momento, stava imparando una nuova lezione, l’essere umano è egoista, prima viene lui, il resto non conta e il corpo senza vita di Reginald ne era la prova.
Lo guardò un’ultima volta, nei suoi occhi che incrociavano quelli spenti del cane si poteva leggere tutta la sua tristezza che, lentamente, mutò in rabbia mentre tornava a puntare gli umani presenti, ringhiò loro contro per spaventarli, era ancora il più vicino alla porta, non avrebbe faticato a raggiungerla, ci teneva alla pelle, non l’avrebbe rischiata per un pezzo di carne, soprattutto perchè, ancora, non stava morendo di fame.
Avrebbe trovato altro o avrebbe saltato la cena per quel giorno, magari a colazione sarebbe stato più fortunato, avevano lasciato morire Reginald, il loro animale, il loro compagno, il loro amico, che sorte sarebbe potuta toccare a lui che, non era nessuno, se fosse rimasto? Non voleva saperlo, era più forte, certo, ma loro erano più numerosi, non avrebbe rischiato, non ne valeva la pena, controllò i loro movimenti e, appena certo di avere uno spiraglio libero, sarebbe scattato verso la porta per non tornare più, avrebbe ripercorso la strada a ritroso cercando rifugio tra gli alberi.

 
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