| Arya Von Eis |
| | Corse fino allo sfinimento, senza guardarsi indietro, sempre più verso il folto degli alberi da cui era arrivata, non aveva una meta, voleva solo allontanarsi, poi, esausta, iniziò a rallentare, con i battiti ancora a mille, fino a fermarsi, era stanca, forse più del dovuto, ma cosa le importava? Aveva messo una discreta distanza tra lei e il pericolo, lo stomaco ancora brontolava, ma la necessità di riposarsi sembrava avere la meglio, senza pensare più a nulla si accovacciò ai piedi di un tronco che poteva darle riparo e lì si addormentò.
Un raggio di sole di troppo, il primo, tiepido, una leggera brezza, la destarono da quel sonno, non aveva ancora aperto gli occhi, ma già sapeva che qualcosa non tornava, dove si trovava? Perché non era tra le sue coperte? Perché quel letto le sembrava così scomodo? Così ispido? E perché si sentiva completamente scoperta? E quello strano retrogusto? Cos’era? Metallico.. Aprì gli occhi, ancora più confusa, intorno a lei solo alberi, non capiva, cercò di ricordare, ma nulla, si sforzò ancora, ricordava Hogsmeade, le liti con i commessi, la pace stesa sul prato e poi…poi nulla fino a quel momento, cos’era successo? Perché non era tornata al castello? Ma in quel momento fu altro a prendere il sopravvento, dov’erano le sue scarpe? E il resto dei suoi vestiti? E le sue mani perché erano coperte di sangue? Non capiva e la cosa cominciava a spaventarla, cos’aveva fatto quella notte? Perché non se lo ricordava? Poi, lentamente, lo realizzò, collegò i pezzi e, ancora accovacciata ai piedi del tronco, scoppiò in lacrime. La perdita di memoria, l’assenza dei vestiti, quel gusto metallico in bocca, il sangue, la rabbia che aveva provato il giorno precedente, la luna, era tutto vero, non poteva più negarlo. Si era trasformata, aveva ucciso qualcuno? Non sapeva spiegarsi il perché di quel sangue e non era ancora in grado di distinguere la differenza tra quello umano e quello animale, ma qualsiasi cosa avesse fatto non l’avrebbe mai ricordato, di tutta quella notte le sarebbe rimasto solo un dubbio, un enorme punto interrogativo. Si lasciò trascinare dallo sconforto per qualche altro minuto, non sapeva cosa fare, poi s’impose di reagire, restare lì non sarebbe servito a nulla, non aveva potuto impedirlo, ma forse poteva evitare succedesse ancora, doveva solo capire come, come comportarsi, che precauzioni prendere e, di certo, da quel tronco non avrebbe risolto nulla. Doveva mettere in ordine le idee e, una volta in piedi, le parve ovvio che il primo punto della lista fosse trovare qualcosa da mettersi addosso. L’ora le dava una sorta di vantaggio, poteva sperare di non incrociare nessuno, si sforzò per ricordare dove si trovasse la radura che l’aveva ospitata la sera precedente e, dopo un paio di tentativi e col terrore di ritrovarsi qualcuno davanti, riuscì a imbattersi in quelli che, una volta, dovevano essere i suoi abiti.*Perfetto Arya, sti stracci come ce li mettiamo addosso?* il panico l’assalì *La bacchetta?* fortunatamente era lì, tra quei brandelli *Decisamente bisogna prendere delle precauzioni*Si chinò per raccoglierla e, facendo rapidamente mente locale, la puntò verso il mucchietto di stoffa -Repàro- non sapeva esattamente che effetto potesse avere su dei vestiti a brandelli, ma il risultato sarebbe stato sicuramente migliore del punto di partenza. Rapidamente se li infilò, okey, non erano come appena usciti dall’armadio, ma almeno si lasciavano indossare, per raggiungere il castello potevano andare, ma gli occhi non riuscivano a staccarsi dalle mani, ancora coperte di sangue e passandosi la lingua sulle labbra faticò a non crollare di nuovo. Ripose la bacchetta, sollevò il cappuccio della felpa e, tenendo i due lembi di stoffa tra i denti, se lo chiuse per coprire le labbra, continuava a sperare di non incrociare nessuno, ma, così, se non l’avessero fermata, almeno sarebbe riuscita a tornare a scuola passando inosservata, nascose le mani in tasca e, a passo spedito, s’incamminò verso Hogwarts. La strada le sembrò interminabile, ma quando finalmente arrivò corse direttamente verso i sotterranei, non badò a nessuno, di filata verso il dormitorio, non si curò nemmeno di controllare se le sue compagne fossero sveglie o meno, sicuramente avrebbe avuto delle spiegazioni da dare, ma ci avrebbe pensato poi, al momento voleva solo liberarsi di quei vesti, di quel sapore metallico in bocca, farsi una doccia, ricomporsi e fingere che nulla fosse accaduto, inventarsi una bella storia da raccontare, forse da raccontarsi e il resto…al resto avrebbe pensato a mente più lucida.Mi sono permessa di darmi per buono l’incantesimo dato che si trattava di un post di chiusura e dunque l’esito sarebbe stato ininfluente e, sempre in quanto post di chiusura, ho dato per scontato di tornare al castello senza intoppi. Ringrazio il master per la pazienza e mi scuso per il ritardo, ma, finalmente, possiamo dirla conclusa.
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