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| Tassorossso - I Anno L'indipendenza è dono e castigo, i segreti tuoi pregi alla meta io dirigo. Mille sono i pensieri che circondano la mente di ognuno di noi. Riflessi su mille specchi come se esposti ad una sfilata dove gli unici dove posso ammirarsi sulla passerella del loro essere, sono solo loro. Vanitosi di essere loro, nella loro bellezza e bruttezza. Nel dare una forma alle emozioni negli occhi di un altro, incaricandolo di una carica che non dovrebbe avere. Ma perchè dirsi tutto questo? Questo rigirarsi sofferente sul solo ammettere che i pensieri, spesso hanno la meglio sul singolo, che ora si inginocchia al cospetto di quel sé represso e nascosto all'occhio dell'ingenuo, timoroso nella sua insormontabile incapacità di accettare sè stesso. Ora, è lecito chiedersi: questo sermone, a che serve? Beh, forse adesso potrete capire meglio lo sguardo di Alina, adesso china nel cercare una qualsiasi risposta razionale e plausibile a quel incontro con quel suo concasato Tassorosso. Era stato un incontro comico in cui però, sembrava esserci stato di più. Non era avvenuto nessun evento da grande film, eppure...quel ragazzetto rotondetto aveva qualcosa che l'aveva colpita molto. Aveva colto qualcosa di particolare negli occhi di quel goffo e impacciato ragazzo che aveva incrociato nel giardino di Hogwarts, alcuni mesi prima. Da allora, aveva sempre sotterrato il pensiero con mille altre faccende, nemmeno la notte ci pensava. Eppure, era un periodo che rimembrava bene quel giorno e alle volte,incrociava di sbieco quel ragazzo, nei corridoi. Non sapeva che fare, non sapeva con chi parlare. Si malediva ogni singolo giorno di aver un carattere così terribilmente introverso e restio ad avere contatti con il prossimo. DI certo i suoi compiti non sembravano risentirne affatto di questo ma, il suo esile corpicino non sembrava essere d'accordo. Ora che la primavera era arrivata, ma nel cuore di quella bambina albergavano nuvole di tempesta. Adelaide, era sempre seduta al suo solito posto in biblioteca. Leggeva e rileggeva i suoi ultimi compiti con il suo solito fare meticoloso. Aveva riscoperto un sottile amore per la Storia della Magia...e un sacro terrore di salire sulla scopa nelle lezioni di Volo. La sola vista di quel arnese, le faceva tremare le gambe. Era dura stare dietro ad una bacchetta, ma fin tanto che sei tu che la gestisci è tutt'altra storia. Ma quando si trattava di fidarsi di un oggetto inanimato di così poco spessore sul quale però, pendeva la tua vita, come bisognava comportarsi? Quando si è in balia di qualcosa ben lontana dalla ragione, come bisogna comportarsi? Ed eccola qui, a maledirsi di nuovo come come un cane troppo stupido per capire che è inutile inseguire quella coda, era inutile darsi una definizione e una singola e ceca risposta; che quelle emozioni erano un segmento di sé. Facevano parte di quei pensieri che, ancora, si ostinavano a camminare su quella passerella come regine mentre lei, si ostinava a guardare in terra. Vittima di quella sua dannata razionalità, di quella sua strana ossessione, di dover dare un nome a tutto...per sentirsi meno umana di quel che fosse.narrato - « parlato. » - "pensato"
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