Il flusso dell'istinto, Concorso a Tema: Aprile 2015

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view post Posted on 29/4/2015, 14:11
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Chi vive senza follia non è così saggio come crede...


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Un altro giorno era cominciato e con questo anche la serie d'impegni che tenevano a freno le energie dei giovani troppo movimentati. La mattina era sempre così, chi correva a destra, chi a sinistra, chi imprecava davanti alle scale dai piani alti che si muovevano a loro piacimento. Fortunatamente la sua casata si trovava nei sotterranei, e lì non c'era nessuna scusante per arrivare in ritardo. A volte l'odore di umidità e di chiuso davano un po' fastidio alla respirazione ma sicuramente quel punto era uno tra i più facilmente raggiungibili anzi meglio, dava la possibilità di arrivare nei luoghi più frequentati in un battito di ciglia. E mentre tutto il flusso di studenti circolava intorno a lei, Karen rimaneva ferma in un angolo attendendo che il suo compagno di disavventure arrivasse in orario per una volta. Si erano dati appuntamento al piano terra per la lezione d'Erbologia, naturalmente dopo aver confrontato il giorno precedente gli orari che avevano in comune. Non le dispiaceva passare del tempo con Ace, nonostante la scuola fosse impegnativa per tutti e le capitava qualche volta di scomparire per giorni. Violet era brava, sveglia e un'ottima studiosa ma la rossa a volte si rendeva conto che non bastavano le sue solite capacità per superare determinate lezioni. Forse se non avesse avuto un'amica così precisa ma solo il Grifondoro le cose sarebbero state diverse, invece in un certo senso per la prima volta in vita sua si sentiva in competizione. Che strana sensazione per qualcuno che era sempre stato il primo della classe. Stava riflettendo, persa nei suoi pensieri quando vide il giovane raggiungerla. « Dormito bene signorino Foster? » Chiese la ragazzina accennando un mezzo sorriso. « Per un momento sono stata in dubbio che ti fossi dimenticato della lezione » continuò la fanciulla con una nota di sarcasmo. Non lo stava rimproverando, non lo avrebbe mai fatto, quelle frasi le venivano naturali come poteva succedere con uno dei suoi familiari. Quella sensazione era piuttosto piacevole, che quel rapporto fosse dovuto alla distanza che la separavano da Kaitlyn e Nathan? Tutto ciò che non era razionale rimaneva troppo difficile da spiegare scientificamente, soprattutto per un'undicenne il cui passato era più oscuro di una notte senza stelle. Karen alzò la testa, mostrando le sue occhiaie orgogliosamente al suo interlocutore. « Scommetto che ti sei dimenticato qualcosa... ma tranquillo ho preso il doppio dell'occorrente nel caso ci fosse stato questa evenienza. » Non sfuggiva nulla a Karen delle persone, almeno su quelle che reputava abbastanza vicine da potersene interessare senza risultare troppo invadente. Avrebbe voluto conversare sulla lezione che seguiva ma aveva anche lì probabilmente avrebbe fatto un buco nell'acqua con Ace. Dopotutto le andava bene anche rimanere in silenzio e osservare le vite degli altri. Ancora una volta c'era chi litigava per qualche segreto spifferato, oppure qualcuno immerso con il naso nel libro che percorreva grandi falcate senza guardare dove andava e poi i suoi occhi grigi si soffermarono per un breve istante su un ragazzino. Lo vide di sfuggita mentre passava davanti la stanza del guardiano e ne udì le parole. « Devo riaverlo indietro, è un oggetto di mia proprietà che appartiene alla mia famiglia da generazioni. E' impossibile che lei lo abbia trovato nel corridoio del secondo piano, non me ne separerei per nulla al mondo. » Parole che la colpirono profondamente e che la costrinsero a fermarsi, anche se aveva già oltrepassato la vista della porta socchiusa.

 
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view post Posted on 29/4/2015, 15:32
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Una luce timida, dalle delicate sfumature rosee, diede il buongiorno al giovane Grifondoro, ancora avvolto nelle candide coperte del suo letto. Si sentiva parecchio stanco e non c'era da sorprendersene, se si considerava il fatto che fosse andato a dormire tardi per compilare quel maledetto questionario di Trasfigurazione. Per sua fortuna quella mattina non avrebbe avuto alcuna lezione, quindi un sorriso si dipinse sul suo volto quando realizzò di poter tornare a dormire, nonostante si fosse svegliato. Un'espressione serafica che, ahimè, si consumò in poco tempo fino a sfociare in una smorfia disperata. Si alzò di scatto, preso dal panico, quasi come se si fosse appena destato da un terribile incubo. I suoi occhi erano sgranati e iniziò a sudare freddo. Forse un incubo era assai riduttivo, a vedere il suo volto in quel momento si poteva sospettare che avesse appena incontrato uno spettro. Ma nessuna delle due ipotesi sopra citate era vera; la realtà, purtroppo, era persino peggiore. « Cavolo, la lezione di Erbologia! » esclamò, rendendosi conto soltanto in quel momento di essere l'unico dei suoi compagni di camera ancora a letto. Tutti loro erano già usciti e non era semplice comprendere che stessero già raggiungendo le serre.
Quel che accadde dopo non avrebbe saputo raccontarlo nemmeno dopo tre minuti, per quanto alta era la fretta che s'era impadronita di lui come un demone agguerrito. Al massimo avrebbe potuto ricordare di aver praticamente gettato sul letto il pigiama e di essere inciampato lungo le scale che dal dormitorio conducevano alla sala comune, mentre ancora tentava di infilarsi i pantaloni della divisa. Sfrecciò quindi giù per le scale, urtando goffamente alcuni dei suoi coetanei lungo il tragitto. Era come una palla da bowling che mandava a terra dei poveri birilli. I secondi scivolavano rapidi lungo l'orologio immaginario che come un metronomo scandiva i suoi passi, un conto alla rovescia dal quale non avrebbe potuto uscire vincitore. Correva come un forsennato, perché aveva detto a Karen che non avrebbe ritardato come suo solito, perché voleva evitare l'ennesima figuraccia. Accelerò il passo quando la vide in attesa in un angolo e al suo arrivo lo attesero parole sarcastiche.. e, per fortuna, un sorriso.
« Per un momento me ne ero dimenticato. » disse in tutta sincerità con fare imbarazzato, annuendo poi in risposta alla prima domanda della rossa. Per un attimo ebbe modo di calmarsi, ma quel momento di tregua fu a dir poco effimero. Solo allora realizzò di aver praticamente dimenticato tutto in dormitorio. Si maledì per essere così sbadato, in qualsiasi cosa facesse. Ma ancora una volta Karen intervenì senza infierire, anzi facendo in modo che all'amico quel casino non pesasse. Quasi come se avesse previsto il suo ritardo, aveva portato il doppio del materiale. Un sorriso impacciato si fece largo sul volto di Ace, mentre si chiedeva se fosse lei a essere previdente, o lui fin troppo prevedibile. « Grazie mille.. a volte non saprei come fare senza di te! » esclamò in una constatazione del tutto spontanea e innocente, incrociando i meravigliosi occhi di lei con le sue iridi scure.
Tutto era pronto, ma prima ancora che i due potessero incamminarsi per raggiungere le serre una voce sovrastò le altre, che in un crescendo di confusione davano vita a numerose conversazioni o pettegolezzi. Si trattava di un timbro che Ace conosceva abbastanza: John Keane, un ragazzino del primo anno anch'egli facente parte della sua casata. Questo aveva dato il via a una discussione alquanto animata e dal punto in cui i due ragazzini si erano fermati avrebbero sicuramente potuto intravedere, attraverso lo spiraglio della porta socchiusa dell'ufficio del guardiano, il volto crucciato e beffardo di quest'ultimo.
« Come fa a dire che si tratta di un oggetto magico non autorizzato? Andiamo, lo guardi.. è soltanto un semplice orologio da polso! Cosa diamine crede che possa fare? » la difesa che John eresse a proprio vantaggio sembrava inattaccabile, ma non ci volle molto prima che si ritrovasse con la porta del guardiano sbattuta in faccia. Ace lo seguì con lo sguardo, mentre si allontanava dagli sguardi incuriositi dei presenti. Nonostante fosse abbastanza alto e robusto per la sua età, John era un inguaribile timido. Probabilmente il fatto che qualcuno lo vedesse in quello stato, triste e con i lucciconi sotto gli occhi, non doveva andargli a genio, dato che poco dopo scomparve con ampie falcate lungo le scale che conducevano ai piani superiori. Quel cimelio di famiglia doveva significare molto per lui e il fatto che il guardiano se ne fosse appropriato ingiustamente giustificava pienamente la sua reazione. Un fiamma di determinazione, mista a un pizzico di rabbia, balenò nello sguardo del giovane Foster. « Non sarebbe una cattiva idea fare un salto nell'ufficio del guardiano, stanotte. » pronunciò a bassa voce, per poi continuare ancor prima che la bella Tassorosso potesse rispondere. « Non voglio sentire ramanzine, non c'è bisogno di preoccuparsi.. mi limiterò a recuperare quell'orologio e a restituirlo al suo legittimo proprietario, nient'altro. Puoi unirti, sarà molto più semplice e sicuramente correrò molti meno rischi. » concluse con un tono di voce divertito, attendendo poi il responso dell'amica nella consapevolezza che con quelle ultime parole avrebbe potuto forzare facilmente la sua decisione. A vederlo in quel momento, sembrava che quello per lui non fosse altro che un gioco.. e in effetti la verità si celava proprio dietro la sua smorfia compiaciuta. Aiutare qualcuno in quel modo era pericoloso, ma se ciò poteva persino risultare divertente.. cavolo, "carpie dier", come diceva suo nonno. O forse era carpe diem, ma in quel momento non importava.

 
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Se da un lato Karen avrebbe voluto farsi gli affari suoi dall'altro la curiosità le aveva bloccato le gambe. La preoccupazione per il suo gesto maleducato però venne smorzato dal comportamento di Ace che come sempre non si soffermava a certe simili frivolezze, giungendo immediatamente al gesto patriottico. Lui senza pudore aveva messo il naso in qualcosa che non gli riguardava e con il suo verdetto finale era chiaro che la faccenda non si sarebbe conclusa lì. Vide il giovane Grifondoro adirato e sofferente fuggire via, da quel piccolo teatrino che non aveva coinvolto solo lui e il proprietario dell'ufficio ma buona parte degli studenti presenti al piano terra. L'aveva fatta grossa il guardiano della scuola ma d'altro canto c'erano parecchie cose che non riportavano in quegli brevi scambi di battute. Se veramente aveva trovato l'oggetto al secondo piano come c'era finito lì? Che si fosse slacciato? Che qualcuno l'avesse rubato? O semplicemente era un dispetto? Il suono della porta sbattuta ancora le rimbombava in testa, quando improvvisamente colse uno sguardo che non le piacque affatto. Cioè in realtà non è che le dispiaceva ma non le piaceva nel mezzo di quella situazione. « Questione di tempo... appena si accorgerà che non serve a niente glielo restituirà » disse la rossa cercando di tranquillizzare il compagno. La fortuna volle che tutti i suoi timori purtroppo si manifestarono con un'unica semplice frase. Avrebbe voluto sotterrarsi in quel momento insieme a quella follia appena pronunciata dal castano. « Ace Foster l'audacia reca in sé genialità, magia e forza ma io qui vedo solo stoltezza e punti in meno, molti punti in meno. Sai vero che ti lincerebbero i tuoi compagni di casata? » Karen provò con tutta se stessa a cambiare le carte in tavola, come il piccolo flusso di coscienza che di tanto in tanto si fa sentire. Il tono rimase basso ma agitato. Non era la prima volta che il Rosso-Oro le proponeva azioni folli e senza regole. Eppure lui sapeva perfettamente che lei non lo avrebbe lasciato solo, e immediatamente la studentessa si rese conto che il giovane stava giocando proprio su quel tasto delicato. Avrebbe voluto dargli una botta in testa ma si tenne tutto dentro con quell'aria stranita. Le sue espressioni facciali erano sempre poco espressive ma quando quel poco si manifestava, non era buon segno. « E va bene verrò con te ma io non entro, rimarrò fuori a fare la guardia » sospirò Karen alla fine. "A volte non saprei come fare senza di te" ancora le ronzava in testa. Solo sua madre ogni tanto usava quella frase, e sentirla pronunciare da qualcun altro le procurò un brivido. E anche se avrebbe voluto con tutta se stessa annullare quella missione suicida, sapeva che Ace non sarebbe sopravvissuto un secondo senza di lei. L'ingenuità e l'innocenza che lo caratterizzavano era qualcosa da preservare, che poi quel suo modo d'essere non era tanto lontano da quello di Karen se ci si faceva particolare attenzione. Degli undicenni immersi in un mondo nuovo e completamente magico, dove ogni opzione che avevano solo sognato da piccoli adesso diventava reale. « Adesso andiamo a lezione... l'ultima cosa che voglio è arrivare in ritardo. » Se i posti migliori fossero finiti, quella botta in testa gliel'avrebbe data sul serio, anche se effettivamente per colpa del suo fisico mingherlino sarebbe sembrata più una carezza.

 
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Ed ecco che parole impregnate di saggezza in quella che avrebbe potuto definirsi a pieno titolo la bocca della verità. Infrangendo le regole rischiavano non solo conseguenze disciplinari a sfavore della propria persona, ma anche di far perdere punti alla propria casa. Non era il massimo di certo, specialmente se si considerava l'impegno che ognuno degli studenti profundeva al fine di portare punti alla casa per la quale il Cappello Parlante li aveva scelti. Tuttavia non era niente di nuovo rispetto a quanto Ace già sapeva e sulla bilancia della sua coscienza aveva già soppesato bene sia i pro che i contro della situazione. Aveva già preso la sua scelta, non sarebbe tornato sui propri passi nemmeno nel caso in cui Karen lo avesse contrastato.. ma fortunatamente ciò non avvenne, anzi - proprio come aveva previsto - la bella fanciulla dalla chioma cremisi non si tirò indietro, consapevole del fatto che al suo fianco il coraggioso Grifondoro avrebbe avuto più possibilità di uscire immacolato e protetto da quell'avventura. Un sorriso compiaciuto rimpiazzò la smorfia divertita che aveva accompagnato le sue ultime parole, alimentando la soddisfazione per aver avuto successo nel proprio intento. Peccato che, come suo solito, la Tassorosso lo riportò bruscamente con i piedi per terra. In quel momento avrebbe preferito di gran lunga una doccia gelida, ricevuta senza preavviso. L'idea di essere beccato a frugare nell'ufficio del guardiano non era fra le più divertenti.. ma affrontare le lezioni del professor Rhodes, beh, quello era decisamente peggio.
Le ore scivolavano leste, così come l'ombra che il sole proiettava sul castello di Hogwarts. Sopravvivere a Erbologia si rivelò più difficile del previsto, ascoltare quelle cavolate sulle giunchiglie strombazzanti risultò noioso quanto lo era, in quelle che fortunatamente erano rare volte, seguire i commenti di suo padre sul mercato azionario. Vero che la magia era qualcosa d'affascinante, ma vero anche che non c'è rosa senza spine, o che non può essere tutto rose e fiori. Quel che era certo era che, per qualche strana ragione, quel giorno non riusciva a ricordare i detti che usava sempre suo nonno.. e nemmeno a comprendere perché una cosa così stupida riaffiorasse nella sua mente proprio in quel momento. Fortunatamente, trascorrere il pomeriggio senza preoccuparsi di dover seguire qualche lezione sembrò avere notevoli benefici sulla sua salute mentale. Per tutto il tempo pensò a John, al modo in cui era scappato per le scale. Provò pietà per lui, ma non in maniera dispregiativa, anzi con quanta più empatia riusciva a trovare per quello che, al di là del nome, rimaneva quasi uno sconosciuto. Durante la giornata ebbe modo di discuterne ancora con Karen e quando fu concordato di incontrarsi allo scoccare del coprifuoco di fronte all'aula di Trasfigurazione non rimase che attendere la cena.
Fu allora che il nervosismo e l'ansia per ciò che avrebbero dovuto fare iniziò a manifestarsi. Forse Ace era un po' incosciente, questo non poteva negarlo, ma di certo non era uno stupido. Tuttavia l'insalata di emozioni era condita con un saporito tocco d'euforia; del resto, superato il timore iniziale, infrangere le regole aveva pur sempre il suo fascino. Per questo motivo sfogò ogni suo sentimento sulla coscia che stava addentando, quasi come se volesse infliggere dolore a quel pollo, ahimè per lui, non più in vita. Consumò la cena velocemente, attirando forse qualche occhiataccia da parte di alcune ragazzine del primo anno facenti parte anch'esse dei Grifondoro. Di quel passo il giovane Foster sarebbe divenuto tutto fuorché popolare, anzi la strada per essere eletto lo zimbello della scuola sembrava essere ormai spianata dinanzi a lui. Ma finché avrebbe potuto rimanere in una dignitosa fascia intermedia, esattamente come in quel momento, avrebbe mantenuto la sua condizione ideale.
Ben presto, una volta che il pasto fu concluso, la sala grande iniziò a svuotarsi e la folla di studenti prese a imbottigliarsi nei corridoi che portavano ai sotterranei e nelle scale che conducevano ai piani superiori. Fu proprio in quel momento che, senza dare nell'occhio, il ragazzino si distaccò dal suo gruppo e con ampie falcate prese a percorrere i corridoi del primo piano, fino a raggiungere il punto d'incontro stabilito. Si guardò attorno con fare circospetto, arrivando a una conclusione che avrebbe sorpreso chiunque avesse avuto modo di conoscerlo durante quelle prime settimane passate ad Hogwarts.
« Sono arrivato.. primo? » era così sconvolto che diede voce ai suoi pensieri senza nemmeno rendersene conto. Per sua fortuna non vi era nessuno nei paraggi, ma ben presto sarebbe sicuramente giunta la rossa. Lei non era affatto una ritardataria, contrariamente a quanto lui avrebbe potuto invece dire di se stesso. Chissà per quale strana ragione, quando c'era da fare qualcosa di pericoloso o di folle, arrivava sempre in anticipo.

 
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Da quando aveva dato la sua conferma ad Ace su quello che avrebbero fatto quello notte, non gli aveva più rivolto la parola. Non ce l'aveva con lui semplicemente la rossa continuava ad essere impensierita sulla faccenda, come se con la sua azione potesse dichiarare un alto grado di pericolo internazionale. Nemmeno la lezione interessantissima riusciva a distoglierla dai suoi pensieri e dalle conseguenze del gesto sconsiderato che aveva partorito la mente di Ace. Nathan l'avrebbe ripresa immediatamente dicendole che stava frequentando cattive compagnie, cosa che nonostante tutto suonava strana per una che non aveva mai avuto qualcuno con cui uscire. Se solo ci fosse arrivata si sarebbe morsa i gomiti per le lettere che la sua bocca aveva formulato. Non se n'era nemmeno accorta ma stava tamburellando freneticamente sul bancone, solo quando Taylor la richiamò con un bisbiglio puntando i suoi occhi dorati sulle sue mani, smise immediatamente. Ci mancava solo che attirasse l'attenzione, lei che aveva sempre mantenuto quel carattere piuttosto misterioso. *Ok adesso glielo dico... non mi andrò a mettere nei guai per qualcuno che nemmeno conosco* pensò sul momento la giovane, rimboccandosi le maniche per poter entrare a contatto con la terra. Volse i suoi occhi grigi verso il Grifondoro ma appena schiuse le labbra, la gola si ritrasse come un tasso. Casuale che proprio in quel momento avrebbe voluto essere lo stesso animale che caratterizzava il suo stemma, adesso capiva un po' meglio il Cappello Parlante. Si morse il labbro lasciando che il castano continuasse a mostrare la sua vena d'eccitazione per quello che probabilmente li avrebbe condotti con più facilità al patibolo. Come poteva distruggere uno spirito così solare? *Magari gliene parlo dopo, quando la lezione sarà terminata così che avremmo più pace.* Fortunatamente con quella piccola scusa del rinvio, il resto della mattinata riuscì a produrre i risultati desiderati anche se per la prima parte della lezione avrebbe dovuto studiare piuttosto bene per conto suo, o chiedere i riassunti a un po' di compagne. Non si fidava molto degli altri per quanto riguardava l'attenzione, e vedere più fogli riportanti le stesse cose un po' la rincuorava. Dopotutto c'era sempre Violet su cui poter fare sempre affidamento, lei si che era una vera Corvonero diligente. Quando l'insegnante proclamò la fine della lezione, i suoi piedi si mossero da soli in direzione del Rosso-Oro. *Adesso tocca a me.* Non fece in tempo ad avvicinarsi che sentì le sue vesti venire bruscamente strattonate. Taylor la fissava con aria interrogativa e anche lei iniziò a scrutarla ma sempre con quel fare anonimo. Le stava sfuggendo qualcosa, ne era certa. « Karen ti ricordi vero di oggi pomeriggio? » Un balzo al cuore. « Certo come potrei dimenticarmi delle prove » disse la fanciulla salvandosi all'ultimo. Era proprio vero quando si diceva che stando con lo zoppo s'iniziava a zoppicare. Non le era mai sfuggito nulla, e adesso era smarrita anche se cercava in tutti i modi di non darlo a vedere. Fortunatamente la Tassorosso era più ingenua di lei e riuscì a sviare i sospetti immediatamente. Forse rimanendo lontana da Ace per un po' sarebbe riuscita a mettere a posto le idee, forse avrebbe trovato il coraggio di dirgli in faccia che lei non era un'impavida. Certo, altrimenti il Cappello Parlante l'avrebbe messa nella sua stessa casata. Senza contare che sentire l'undicenne cantare per buona parte del pomeriggio non la entusiasmava più di tanto. Il suo talento canoro era quasi paragonabile a quello di un corvo che gracchia a squarciagola su un ramo. Peccato che non le avrebbe mai potuto rilevare un simile dettaglio. Le altre amiche non facevano altro che spronarla, a esaltare le sue doti ma quello che la studentessa non riusciva a identificare era la presa in giro. « Non ti converrebbe provare con uno strumento piuttosto? » Chiese con curiosità la rossa, cercando di provare un altro approccio. « Non renderebbe assolutamente. Sai che la maggior parte dei gruppi vengono ricordati solo per il cantante... io voglio essere al centro della scena » le rispose con fare teatrale. E lì chiuse la questione la povera Karen che decise d'abbozzare quella tortura fino all'ora di cena. Non aveva più parlato con Ace e se da una parte era rincuorata per la casualità dall'altra riusciva a dedurre che stava solo scappando da ciò che l'attendeva. Fu proprio nella Sala Grande che ebbero modo di scambiarsi le informazioni base, anche se fece tutto il giovane Foster. Karen sembrava ancora interdetta nel voler esporre la sua ritirata e per la seconda volta nella giornata rimase immobile ad annuire. La sera non la passò minimamente in camera quanto piuttosto in bagno, prendendo ampi respiri appoggiata alla porta. Un posto come quello non veniva spesso controllato, e questo era un bene. Con se aveva un grande tomo, quello di Erbologia che le era rimasto in borsa. Passarono così le ore e quando finalmente fu l'ora prestabilita molto cautamente raggiunse l'aula di Trasfigurazione. Ace era già appostato con il suo solito viso sorridente, troppo sorridente per l'ambientazione. « Mi chiedo perché sei sempre puntuale per queste cose... » bisbigliò con tono esasperato la rossa. « Quindi Sherlock qual'é la strategia? Dobbiamo tenere gli occhi aperti anche con le sentinelle » le palpitazioni iniziarono ad aumentare. E pensare che era solo l'inizio. « I pavidi e gli intraprendenti sono due estremità dannose a sé stessi... e agli altri » sussurrò a se stessa.

 
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Puntuale come un orologio svizzero, Karen non tardò a presentarsi nel luogo dell'appuntamento all'orario stabilito. Le sue parole, come al solito, furono tutt'altro che rincuoranti. Aveva ragione la rossa, il coprifuoco era appena scoccato e la possibilità che uno dei prefetti incrociasse la loro strada non era poi così remota. Ace aveva già valutato una simile eventualità, ma ovviamente non aveva la minima idea di cosa fare nel caso in cui si fosse realmente concretizzata e proprio per questo motivo si lasciò sfuggire una risata quando si sentì paragonato al famoso detective Sherlock Holmes. Probabilmente Sir Arthur Conan Doyle si stava rivoltando nella tomba, ma questo al Grifondoro non importava. Del resto, nemmeno lo conosceva.
Non avrebbe saputo darle una risposta, ma per rassicurarla le prese la mano. In quel preciso istante poté percepire quanto anch'ella fosse nervosa, così come lei avrebbe potuto sentire i battiti di lui procedere di pari passo rispetto ai suoi. Erano in sincronia come due strumenti musicali nel delineare una melodia. La pavida, col suo procedere incerto e silenzioso, era un perfetto sottofondo per chi invece voleva ruggire, intrepido e potente come uno squillo di tromba che rompe il silenzio. Adrenalina, ecco cosa scorreva nelle loro vene. Aveva ragione la bella rossa, erano due estremità dannose, e non solo per loro.
« Ma quando si uniscono, ognuno copre i difetti dell'altro. » e mentre una nuova luce di coraggio balenò nelle sue iridi castane, ormai perse in quelle di lei, la sua stressa si fece più intensa. Lui le avrebbe trasmesso il coraggio per affrontare la situazione a testa alta, lei la prudenza e la calma per evitare di combinare un pasticcio. « Fidati di me. » la guardò per un secondo ancora, e poi rapido iniziò a muoversi in direzione delle scale che li avrebbero condotti al piano terra. In quel modo sperava di riuscire a trasmetterle fiducia, ma forse avrebbe ottenuto l'effetto contrario. In fin dei conti fidarsi di Ace Foster poteva rivelarsi un errore madornale, persino Cappuccetto Rosso lo avrebbe scartato, preferendo il lupo che aveva divorato sua nonna.
« Io lo distrarrò, tenendolo lontano in modo che tu possa intrufolarti nel suo ufficio e cercare l'orologio. Ho parlato con quel ragazzo, oggi pomeriggio.. ovviamente non gli ho detto nulla riguardo alle nostre intenzioni, ma mi ha confidato che si tratta di un orologio in argento, con le lancette d'oro. Qualcosa che non passa affatto inosservato, insomma. » commentò con decisione, mentre percorreva velocemente le scale. In un batter d'occhio i due ragazzini si trovarono di fronte all'ufficio di Gazza e fu a quel punto che Ace lasciò scivolare le proprie dita lontane da quelle della bella rossa, facendole cenno di nascondersi dietro alla rampa di scale. « Allora Watson, pronta? » chiese, quando in verità nemmeno lui avrebbe saputo rispondere a una simile domanda. Eppure andava avanti, seguendo realmente il copione di un improbabile Sherlock e sperando che tutto andasse per il verso giusto. Scambiò con lei un ultimo sguardo d'intesa, poi sfoderò la bacchetta e se la puntò al collo, rivolgendo la punta in direzione delle corde vocali. Quello che fuoriuscì dalle sue labbra sarebbe stato, probabilmente, l'ultimo sussurro d'una serata assai movimentata. « Sonòrus. » una sola parola ed ecco che persino il suo respiro accelerato divenne tangibile, iniziando a riecheggiare fra quelle mura solide. E così, continuando a tenere la bacchetta nella stessa posizione, il giovane Grifondoro si catapultò sui gradini, iniziando a salire le scale per allontanarsi dalla scena del crimine con la velocità d'un vero ladro. « Frisbee Zannuti al quarto piano! Frisbee Zannuti in biblioteca! E' un vero disastro! » la voce di Ace rimbombava con la stessa intensità del fragore d'una parata, ottenendo in breve tempo gli effetti desiderati. Il povero Gazza, ignaro della burla che il giovane Foster aveva architettato, aprì frettolosamente la porta del suo ufficio e in men che si dica si trascinò goffamente per le scale, pronto a raggiungere il luogo dove si stava consumando l'ingegno degli inventori di quei maledetti aggeggi. Giusto in tempo per lasciare la bella Moss libera di agire. La porta dell'antro segreto di quel matto era aperta e a quel punto non poteva più esitare. Senza il lupo a tavola, la cena per una pecora poteva comunque risultare deliziosa.

 
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Le risate del castano rincuorarono Karen, almeno lui sembrava essere piuttosto calmo per ciò che stavano per fare. Taylor le aveva sempre parlato bene della casata dei Grifondoro, almeno per quanto riguardava i maschietti. Dopotutto avere qualcuno al proprio fianco coraggioso e impavido, rimaneva il sogno di molte ragazzine alla ricerca del principe azzurro. L'unica cosa che non riusciva ben a capire era la distinzione tra i vari membri della casata Rosso-Oro e Ace. Taylor non lo sopportava e spesso la vedeva ficcarsi in mezzo alle giornate che avrebbe dovuto passare in sua compagnia, anche se il rapporto che aveva con il coetaneo non aveva nulla a che spartire con quello stretto con la compagna di stanza. L'unica cosa che la rincuorava era Violet, non c'era nulla peggio di lei: questa era la frase più comune che usciva dalla bocca di Taylor. Ma perché pensare a simili sciocchezze quando lei stava al sicuro sotto le coperte e alla rossa toccavano azioni folli e sconsiderate? Ace la prese dolcemente per mano e senza esitare proseguì nella direzione designata. Le piaceva quel gesto e quasi si meravigliava di se stessa quando aveva pensava che anche lei aveva osato una cosa del genere al loro primo incontro. Eppure qualcosa di lei aveva immediatamente rintracciato una specie d'affinità verso il ragazzino che ancora non sapeva spiegarsi. Forse il destino glielo aveva indicato come compagno d'avventure, forse sarebbe stato lui l'amico designato che aveva sempre cercato un po' goffamente. Cercava di tirare fuori tutti i suoi miglior pensieri, come se in quella maniera riuscisse in qualche modo a frenare il battito accelerato e il tremore delle mani. Non era un segreto ormai, e probabilmente anche lo studente se ne sarebbe accorto. Quella non era lei, il suo corpo era stato posseduto da un'entità soprannaturale che tentava di confonderla, ne era certa. *In realtà non pensavo proprio a quello...* pensò riflettendo sulla risposta del giovane. L'aveva udita bisbigliare quella frase ma probabilmente, come la maggior parte delle cose che affermava Karen, non aveva minimamente riflettuto sul reale significato che per lei avevano quelle parole. Nonostante tutto gli rivolse un sorriso abbastanza impacciato, dovuto anche alla rigidità che i suoi muscoli avevano accumulato nelle ultime ore. Come avrebbe potuto chiamare quella sensazione? Adrenalina? Paura? Non riusciva nemmeno lei a classificarla con un semplice nome. Sicuramente era qualcosa che non aveva mai provato, la sua vita tranquilla e monotona sembrava essersi rotta da quando aveva conosciuto quel ragazzino. C'era stata una volta che aveva sentito qualcosa di simil,e ma l'intensità era sicuramente minore a quella che stava assaggiando in quell'istante. Si era lasciata andare dall'altalena ed era praticamente planata sul prato sotto l'esasperazione di Kaitlyn, che aveva corso avanti indietro agitata chiedendo aiuto a chissà chi. Quel giorno i problemi erano aumentati, anche se fortunatamente, sbalzi d'umore a parte, a scuola erano relativi. Doveva semplicemente fidarsi di Ace come le stava suggerendo? Deglutì sonoramente non appena si fu voltato, non appena ebbe modo di scorgere la vecchia porta di legno. Almeno lei avrebbe dovuto rimanere fuori a controllare la situazione, se fosse stata scoperta avrebbe esordito con qualche scusa da primino. Dopotutto non era la prima volta che veniva colta in vestaglia a girovagare nella notte. Le gambe l'avrebbero abbandonata a metà operazione ne era sicura. Distratta com'era dalla tensione, riuscì a perdere tutta la parte del piano, cosa che non le era mai accaduta nemmeno nelle lezioni più difficili. Quando fu abbastanza lucida per sentire i rimbombi nella sua testa delle frasi pronunciate dall'undicenne, Ace era già corso via per attuare la sua mossa. « Aspetta... Ace, Ace! » Bisbigliò innervosita per quel cambio improvviso di idee. Come poteva farle quello? Insomma, era lui quello che doveva fare il lavoro sporco. *Non avrei mai pensato di dirlo, ma gliela farò pagare.* Lui non la sentiva o probabilmente faceva finta di non udirla, così da non dover interrompere lo svolgimento della missione. I loro occhi s'incrociarono per un'ultima volta prima che lui le chiedesse se era pronta. Karen immediatamente rispose con un no labiale e subito dopo scuotendo la testa. Per la seconda volta, come se non avesse detto nulla, il Grifondoro continuò di testa sua. Avvertì la sua voce diventare più possente e allontanarsi da lei. A seguire la porta del guardiano si spalancò di botta all'udire la richiesta d'aiuto, la gioia di aver trovato uno studente fuori posto era sicuramente più invitate dei suoi passatempi notturni. Karen si fece più piccola, mentre si appiattiva con tutta la forza che aveva in corpo al muro. Sarebbe morta d'infarto ad Hogwarts quella notte, se solo avesse saputo leggere nella mente del suo amico almeno avrebbe iniziato a pitturare la sua lapide quel pomeriggio. Ascoltare Taylor gracchiare non era il miglior modo per abbandonare quel mondo. Quando non ebbe modo di vedere più l'uomo, la rossa si lanciò di scatto verso la porta. Doveva fare in fretta, molto in fretta. Un pensiero che purtroppo ebbe a malapena il tempo d'accarezzarla, non appena gli occhi di lei ebbero la possibilità di vedere l'arsenale di oggetti assurdi che popolavano quel posto. Non era mai entrata lì dentro, anzi non ne aveva mai sentito la necessità. In realtà non la sentiva nemmeno in quel momento. Nonostante non stesse svolgendo nessun'attività fisica il suo corpo iniziò a produrre una quantità abbastanza rilevante di sudore. Delle goccioline luminose risplendevano sulla sua fronte pallida mentre socchiudeva la porta e si buttava a capofitto su tutti i vari contenitori e scompartimenti. In quel posto avrebbe potuto trovare cose pericolose, doveva stare attenta se non avesse voluto passare dei guai seri. Se non avesse lasciato tutto al suo posto, probabilmente Gazza si sarebbe accorto che qualcuno aveva minacciato il suo territorio. Anche quel tassello era abbastanza importante perché non venissero accusati. Frugava, frugava tra fogli, mappe, clessidre incantate e oggetti che non aveva mai visto in vita sua. Aprì un cassetto e due strane palline gialle iniziarono a saltellare ovunque, rischiando di far cadere delle coppe sopra una mensola. Non seppe nemmeno lei come fece, ma le riprese al volo, trovandosi in una posizione che non credeva potesse essere umanamente possibile. Come faceva a sentire così tanto caldo? Avrebbe tanto voluto essere nelle sue vesti notturne in quel momento. Si fermò per concentrarsi, per trovare la giusta ispirazione e per continuare a maledire a modo suo Ace. Il guardiano sarebbe potuto tornare a momenti e lei stava in alto mare. Prese un lungo respiro ed espirò completamente l'aria rimanendo per un secondo in silenzio. Eppure quell'unità di tempo così minima riuscì a svelare qualcosa che Karen non aveva tenuto per niente in considerazione. L'orologio faceva rumore e a quanto pareva nella stanza non ce n'era uno solo. Un baule all'angolo faceva un fracasso terribile, come aveva fatto fino a quel momento a non udirlo? Si lanciò di scatto in quella direzione e senza avere il benché minimo timore lo aprì. Orologi da polso, cucù, orologi classici da muro, clessidre... ma quanti ne erano? A malapena vedeva il fondo. Capitan Uncino al suo posto avrebbe fatto una strage con tutti quei marchingegni assordanti, e se solo non avesse fatto troppo rumore probabilmente anche la studentessa avrebbe seguito il suo esempio. Si chinò in ginocchio dopo essersi guardata intorno, controllando che nessun quadro fosse stato posizionato in quella stanza per spiarla. La cautela non era mai troppa. S'inginocchiò e infilando le mani nel contenitore iniziò a spostarsi per l'intera area dell'oggetto.



Edited by Karen91 - 30/4/2015, 19:44
 
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Frugava tra le robacce confiscate da Gazza con l'avidità di chi è a digiuno da una settimana, ma anche con addosso il terrore di chi è consapevole di essere in torto marcio. La tensione era palpabile, Karen avrebbe potuto percepirla attraverso ogni centimetro della propria pelle, teso e pronto a scattare al minimo segnale d'allarme. Nemmeno a dirlo, Ace era riuscito a tirar fuori un'ira che mal si addiceva ad una creatura così tranquilla come lei. In quello s'era indubbiamente dimostrato più abile che nello svolgere i compiti, era un vero peccato che la sua bravura trovasse sfogo soltanto in attività che mettevano a repentaglio la sua incolumità. Qualcosa non andava in quel ragazzo, ma forse persino uno psicologo avrebbe appeso le scarpe al chiodo dopo una seduta di conversazione con lui. Un'anima ribelle si nascondeva dietro quei ciuffi castani, o quegli occhi in apparenza innocenti. Peter Truman, una sua conoscenza delle elementari, conosceva bene la sua indole focosa, anche se non quanto i denti che aveva perso a suon di pugni. Ma questa è un'altra storia.
Il silenzio che la rossa aveva deciso d'osservare, veniva disturbata ogni tanto dagli schiamazzi del giovane Foster. Doveva trovarsi ormai ai piani alti, se non era possibile udire con precisione le parole alimentate dalla potenza del Sonòrus. Un gesto folle il suo, attirare l'attenzione di prefetti, insegnanti e del guardiano avrebbe potuto metterlo in guai piuttosto seri, ma in quel modo le probabilità che Karen venisse colta con le mani nel sacco scendevano vertiginosamente. Ammesso che trovasse l'orologio, dato che la ricerca non aveva ancora fornito i frutti tanto desiderati. Di quel passo non avrebbe trovato nulla e non ci sarebbe voluto molto prima che le sentinelle si rendessero conto del trucco messo in scena dall'avventato Grifondoro.
Fu proprio qualche minuto dopo, nel momento esatto in cui la rossa riuscì a mettere le mani sull'orologio di John, che un rumore inquietante la costrinse a fare i conti con i timori che la tormentavano. Passi lenti e cadenzati che colpivano il pavimento del piano terra risuonavano fra quelle mura spessa, avvertendola di una probabile presenza indesiderata. Poteva essere un docente, un prefetto.. o peggio ancora lo stesso Gazza. Il ritmo di quelle suole si fece sempre più forte, ma proprio quando la tensione sembrava aver sfiorato l'apice, una voce impregnata di stupidità e d'un pizzico d'incoscienza calmò l'animo della Tassorosso. O forse no, magari la trovata geniale di Ace non avrebbe fatto altro che rendere più profonda la fosse in cui la bella Moss l'avrebbe gettato a suon di calci.
« Cosa fa fuori dal letto, signorina Moss? » domandò mentre varcava la porta, imitando la voce rauca del guardiano, sfoggiando un sorriso a trentadue denti che chiunque al posto di Karen avrebbe desiderato frantumare a pugni. Chissà, forse sarebbe riuscito a tirar fuori anche il peggio di lei. Tuttavia, per quanto potesse mostrarsi sereno, i sentimenti di Ace vennero subito traditi dal suo corpo. La sua fronte era lucida di sudore freddo e la sua voce, anche se lievemente, tremava. « E' incredibile a dirsi, ma pare che vi fossero davvero dei Frisbee Zannuti al quarto piano! Sono tutti lì, se ci muoviamo in fretta possiamo anche andarcene senza che nessuno se ne accorga. » era certo che il peggio fosse passato, dato che Karen sembrava aver recuperato il prezioso cimelio del povero John.
Ma forse sbagliava ad aver paura di Gazza. Era vero, in quel momento correva un gran pericolo, ma mai avrebbe potuto temerlo. Si trovava proprio dentro quella stanza ed era vestita di ciocche cremisi e d'una rabbia che avrebbe potuto far rabbrividire chiunque. "Mai fare incazzare una donna", quella era probabilmente l'unica perla di suo nonno che riuscisse a ricordare in quel momento.. peccato che non l'avesse ricordata prima.

 
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view post Posted on 30/4/2015, 21:32
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Chi vive senza follia non è così saggio come crede...


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Se solo fosse stato più facile, se solo non fosse fuori dalla propria casata a notte fonda. Dalle scale riusciva ancora ad udire la voce di Ace che attirava l'attenzione verso di se. Abbassò la schiena infilando completamente in braccio nel baule, meravigliandosi di quanto potesse essere profondo. Con la mano destra s'asciugò il sudore che nell'aria notturna le procurava una serie di brividi lungo la schiena. Non riusciva ancora a capacitarsi di tutte quelle sensazioni fastidiose ma strabilianti. Se in quel momento avesse dovuto fare una maratona intorno ad Hogwarts probabilmente avrebbe vinto, tanta era l'adrenalina che le fluiva nel sangue tornando al fulcro. Il suo cuore giovane palpitava d'eccitazione e paura. Si morse il labbro mentre allungò forzatamente il braccio, nella speranza che ciò che avesse sentito il suo dito medio fosse proprio l'orologio in questione. Nemmeno ricordava il nome dello sfortunato studente che aveva dovuto subire quella rapina, se stava buttando nel water la sua carriera lo faceva solo per Ace. Le ginocchia le dolevano sotto il suo peso ma nonostante tutto provò ad avvicinarsi ancor di più. La bacchetta rimaneva ben stretta in bocca mentre un leggero Lumos, dava speranza che l'oggetto che stava puntando era quello giusto. I dettagli che avevano erano veramente pochi e se la missione fosse fallita, l'indomani e i giorni a seguire sarebbe scomparsa dalla circolazione lasciando il Grifondoro da solo ad affrontare le sue marachelle notturne. Ed eccolo l'indice che entrava a contatto con il medio e insieme riuscivano a sollevare l'orologio da polso. *Sì, un altro piccolo sforzo.* Ce l'aveva quasi fatta se una serie di passi non avesse catturato la sua attenzione. Qualcuno si stava per avvicinare e probabilmente era il guardiano che dopo aver capito il suo fallimento al piano in questione, avrebbe cercato un po' di meritato riposo. Karen si concentrò nell'immediato e dopo essere riuscita ad uscire con l'arto da quel labirinto ticchettante, afferrò la bacchetta stretta tra i denti puntandola direttamente sul bersaglio. Il primo incantesimo che le passò in testa fu Lumos Maxima che in qualche modo le avrebbe permesso una facile fuga e la possibilità di non essere vista. Quando la porta si scostò e la voce formale iniziò a pronunciare quelle parole, la rossa già stava formulando il giusto incantesimo. Appena il tempo di rendersi conto intelligentemente che Gazza non poteva assolutamente sapere il suo cognome. Ok, era pur sempre un ottimo controllore, un po' sciocco ma svolgeva bene il suo dovere, perché avrebbe dovuto identificarla se la sua fedina penale era completamente limpida? Uno come Ace probabilmente nemmeno c'avrebbe pensato a un simile dettaglio. « Se volevi spaventarmi sappi che non ci sei riuscito... piuttosto fai attenzione la prossima volta potresti trovarti senza vista » disse con voce atona la studentessa, evitando di svelare il suo segreto. « Senza contare che non c'è nulla da ridere, i patti erano chiari Ace Foster. Io avrei fatto la guardia e tu saresti entrato » continuò imperterrita non riuscendo più a trattenere quello stato di calma apparente. Le sue parole scivolarono addosso al giovane come pioggia, perché continuava a mostrare il suo sorriso ebete soddisfatto ed ad elargire che aveva avuto fortuna dato che gli eventi ai piani di sopra avevano giocato a suo favore. La spensieratezza del Rosso-Oro era qualcosa d'indomabile e ben presto anche lei ci rinunciò. « E' questo l'orologio? Se sì andiamocene, non voglio rimanere un attimo di più qui dentro » esordì lasciando perdere la faccenda. O forse no? Di soppiatto, mantenendo una certa attenzione i due si allontanarono trovando un posto buio dove poter rilassarsi un attimo. « Spero che adesso tu sia soddisfatto » disse sarcastica la fanciulla, senza peli sulla lingua. « Se hai a cuore la mia salute, non farti più venire in mente certe idee malsane. » Avrebbe voluto ridere di cuore ma approfittò della poca luce per sembrare più rigida ed autoritaria. Era talmente agitata che ancora stringeva l'orologio tra le sue mani appiccicose, non avendolo ancora restituito al castano e proprio in quell'istante senza volerlo qualcosa s'attivò. Ace divenne rigido e persino le fiammelle in lontananza smisero di bruciare. *Ma cosa?* « Non è un oggetto magico è? Ma a chi la racconti... » commentò da sola Karen, lanciando un'ultima occhiata al Grifondoro. *Glielo restituirò domani, può fare a meno di questo per tornare al dormitorio tanto sembra non essergli dispiaciuto correre per le scale fino adesso.* E con una piccola alzata di spalle, proseguì lungo i sotterranei decisamente più calma e divertita dalla spiacevole sorpresa che avrebbe avuto il compagno quando si fosse riattivato il meccanismo, sempre che funzionasse in quella maniera. Dopotutto non era stata così terribile quell'esperienza ma preferiva di gran lunga studiare l'intero giorno piuttosto che rivivere quell'eccesso d'emozioni incontrollabili. Il controllo era una delle sue abilità migliori.

 
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