Una new entry, forse, Libera

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versus zero
view post Posted on 9/5/2015, 21:24




[Un dì di metà Ottobre, circa]


Ennesimo giorno di lavoro appena iniziato, Versus era arrivata un attimo prima, dato che a scuola non aveva di meglio da fare. In realtà era in balia dei compiti, ma non era totalmente invogliata. Quella gita a Cluny le aveva azzerato ogni briciolo di fiducia in se stessa. I primi giorni si era immersa in uno studio disperatissimo e serrato che, giunto al culmine dopo qualche giorno di isolamento e stress, si era concluso con la svogliatezza e il bisogno di starsene per i fatti suoi.
Il sommo capo gli aveva detto di fare le solite cose, nel solito modo, anche se parlava sempre meno. Un breve appunto per scaricare la responsabilità su di lei. Le piaceva così, la faceva sentire utile e grande.
Era un prefetto, sì, ma era ancora inesperta e con l'esperienza di vita di un bozzolo inerme. Pensava anche di esserlo diventata solo grazie alla fiducia guadagnata coi bei voti .
Sua madre la elogiava sempre per la carica ma non aveva ben preso quell'assunzione, acqua passata. Probabilmente si era rassegnata o aveva capito che, sebbene il locale fosse osceno, il capo non era il primo idiota tra i maghi. Era un Silente, insomma. Roba potente, non doveva certo preoccuparsi di qualche ubriacone. Rimaneva comunque inacidita, affari suoi, si sarebbero viste solo durante le vacanze.
Dal canto suo, Zero aveva sentito tanto parlare di quel pub tra i primini che non potevano recarvisi e non aveva resistito. Gli studenti fino al terzo anno non potevano metter piede in quel villaggio e le persone per bene si avventuravano volentieri in altri posti. Era quindi un traguardo, qualcosa che la faceva sentire più fortunata di altri e... ne aveva bisogno in quel periodo.
Forse agli altri non ispirava per la scarsità di luce o la scarsa pulizia. Per non parlare del bagno comune, gli avevano detto che non era ancora pronta per qualcosa del genere. Curiosa com'era, aveva subito chiesto il perché.

Solo un mago potentissimo può sperare di tirare a lucido quel loco ameno
Gli era stato spiegato velocemente, con non poca ironia. E ciò le era bastato per intuire che, per una buona volta, era meglio farsi gli affari propri e non insistere.
Anche la gente che si poteva ammirare tra i clienti non era tra la più rassicurante. Per sua fortuna, il suo sembrare un ragazzino le aveva risparmiato brutti incontri, sebbene non mancassero battute sullo sfruttamento minorile. Quest'ultime venivano fatte da qualche essere che voleva solo rompere le Gobbiglie, non certo introdurre argomenti da moralisti.
Sorridere, non troppo. Certi lo odiavano. Una faccia seria di una che si faceva gli affari propri e non sentiva nulla era quella da preferire. Eppure, di cose, quel giorno, ne aveva sentite fin troppe.
Discorsi sui mangiamele (che diavolo erano? Vegetariani incalliti?), su scommesse clandestine e lotte tra Ippogrifi.
Aveva servito piatti di carne più colmi di sangue che di sostanza, eppure i clienti, che li avevano richiesti così, sembravano aver di fronte chissà cosa.
Ce n'era di gente strana.
Ed ecco che i più erano già ubriachi, ormai mezzi andati. Altri si tenevano in disparte, quasi rannicchiati su se stessi mentre confabulavano con i rispettivi soci.
Più il tempo passava, più i clienti diventavano cupi, in certi casi, ripugnanti. I discorsi sembravano quasi sibilati.
Non era affar suo. Così si era impegnata non poco per trascinare verso il bancone un goblin collassato.

Capo, dove lo metto questo? E' morto?
“No, ma portalo sul retro, sta male lì così. E non chiamarmi capo, ho un cognome!”
Lo aveva quindi portato sul retro, lasciandolo seduto contro il muro dell'edificio, sistemandogli il mantello in modo che non prendesse freddo.
Notte notte Goblingrappo! Anche se è pomeriggio...
Lo salutò facendo riferimento alla bevanda che aveva assunto in gran quantità fino a mezzora prima.
Tornò giusto in tempo per notare che il capo le stava facendo segno di avvicinarsi, evento raro, aveva sbagliato qualcosa?. Si colpì i pantaloni con i palmi delle mani, come se bastasse solo quello per pulire la martoriata divisa da lavoro. “Divisa” stava per tuta random e straccio attorno alla vita. Niente blocco note, gli avevano detto che era per gli imbecilli e poi stava imparando a fidarsi della propria memoria.
Si avvicinò all'omone, i primi giorni non riusciva quasi a parlarci talmente la metteva in soggezione. Tuttavia, piano piano (davvero piano) aveva capito che, sebbene all'apparenza fosse un po' sulle sue, era comunque un brav'uomo. Non per nulla nessuno osava farle nulla, nemmeno con le parole. Quel che rimaneva un mistero era perché mantenere il locale in quelle condizioni, con quella clientela. Era davvero buono o era un cattivo? Non capiva ancora molto di quelle cose.

Boss, vendiamo qualcosa di commestibile per ragazzi della mia età?
Zero, te l'ho già spiegato, chiamami col mio cognome, per Merlino. E poi...
Qui il tono dell'uomo si fece leggermente più basso.
Non per nulla i primini, in genere, non sono ammessi, via, non farmi più queste domande. Comunque ho assunto un'altra persona.
Mi licenzia così?
Un sospiro rassegnato, e una mano il doppio della sua gli indicò una zona del bancone, quella con gli analcolici ancora ben confezionati. Nessuno voleva quella roba lì dentro.
No, ti darà una mano, mentre aspetti sistema quella roba inutile. Pensaci tu a spiegargli cosa fare, io devo. Devo.
Ed ecco che era andato a farsi gli affari suoi, come al solito. La Rosso-Oro fece spallucce, prima di iniziare a spolverare quei drink mai considerati da anima viva. Chi mai poteva essere? Probabilmente qualche ragazzone puzzolente o ben piazzato, oppure un folletto! O un elfo? Non capiva la differenza. Però sarebbe stato divertente sentirli imprecare dietro a quella robaccia. Magari era una ragazza come lei, forse più piazzata. Una vichinga come quelle dei film!
“Dargli una mano” che quell'uomo fosse davvero una brava persona? E chi lo capiva, di certo non lei, già persa in congetture su chissà quale genere di troll-garzone.
 
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Audrey Halliwell
view post Posted on 10/5/2015, 17:13




Va tutto bene.
Lei non si trovava di certo in un pub estremamente rozzo pieno di gente strana che continuava a far cadere le posate (che poi tanto non avrebbero ugualmente utilizzato) per far si che lei si piegasse e sperare quindi di riuscire a scorgere qualcosa da sotto la gonna.
Non si trovava in un luogo sul cui bagno le era stato detto di non fare neanche un pensiero a meno che non desiderasse morire giovane.
Non si trovava in un luogo pieno zeppo di alcolici, piatti strani, e clienti di tutti i tipi e razze.
Non era di certo un luogo strano, dove la gente aveva timore di recarsi per la poca ospitalità o l'ambiente poco luminoso.
Non si trovava ad un tavolo con indosso gli abiti meno pregiati che possedeva ed un lurido straccio in vita che nonostante ripulisse continuamente continuava a sembrare lercio.
Inoltre non stava di certo calpestando il vomito di uno dei clienti che non avendo retto la sfida dell'altro nel bersi tutto d'un fiato un bicchierino di qualcosa di cui ancora non aveva imparato il nome (senza contare tutto quello che aveva bevuto prima, o prima di arrivare stesso).
Lei non si trovava di certo al Testa di Porco, lavorava da Madamapiediburro, il contrario di quel postaccio.
Tre... due... uno... respira.
Immagina, puoi.

Cosa ci faceva li? La risposta era piuttosto semplice. Era stufa di fare una vita da reclusa, sempre chiusa nel dormitorio a fare i grattini al gatto sperando che questo decidesse di degnarle qualche attenzione. Il fatto che avesse scelto proprio quel posto era un tantino indifferente. Aveva cercato tra gli annunci e le era subito saltato agli occhi il posto vacante al Pub in cui si ricordò successivamente lavorasse anche Versus. Mettiamo subito in chiaro che, si era una persona possessiva, gelosa e tendenzialmente violenta … ma non era una stalker. Non era andata a lavorare li proprio perché c'era anche Versus, ma perché era stanca di stare da sola e lavorare in un posto affollato come un Pub l'avrebbe aiutata ad incrementare rapporti con le persone. Peccato che non aveva capito esattamente che genere di posto fosse quello. Aveva travisato le parole della compagna e si era ritrovata forse in quello che poteva essere uno dei suoi peggiori incubi. Osservava disgustata un po il tizio che aveva vomitato poco prima, ora addormentato sul suo stesso vomito in parte e con le braccia a penzoloni, e lei con il piede inesorabilmente sulla parte finita sul pavimento... Andava bene volersi mettere alla prova, desiderare indipendenza... ma qui si rasentava il masochismo.
I miei non dovranno mai venire a sapere una cosa del genere...
Quello che era un'omaccione nonché il capo della baracca le fece segno con una delle manone, di raggiungere il bancone, mentre lui con fare grottesco si avvicinava al tavolo incriminato prendendo a manate il tizio addormentato/svenuto. Prima che questo potesse nuovamente decidere di vomitare lei si piegò su se stessa per pulirsi la scarpa ed evitare di portarsi quello schifo per tutto il locale fino a raggiungere il bancone dove riconobbe di spalle quella che d'ora in avanti, ammesso e concesso che il Big Boss l'avesse voluta dopo il periodo di prova, sarebbe stata una sua collega. Allungò un sorrisetto cercando di non apparire troppo compiaciuta e poggiando lo straccio/schifo lungo il bancone che ora era pieno di boccali vuoti fece il giro raggiungendola su di esso.

“Posso esserti d'aiuto?”
Domandò quindi con tutta la naturalezza del mondo legando i capelli in una coda mentre iniziava poi a passare i boccali all'interno del lavandino così che finissero tra le grinfie degli spazzoloni incantati che li avrebbero ripuliti alla meno peggio.
 
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versus zero
view post Posted on 11/5/2015, 10:14




Un troll. Un mezzo troll. Un mezzogigante. I giganti non ci stavano lì dentro. Anzi. Un folletto rockettaro. Meglio non immaginarselo o finiva per scoppiare a ridere da sola. Non che nessuno ci avrebbe fatto caso ma... finché era in prova, meglio fingersi totalmente sana di mente/ seria.
Perché diamine più puliva quei contenitori impolverati più si sporcavano?
Toccava usare la bacchetta, non che ne gioisse e nemmeno il catalizzatore sembrava emanare tanta fiducia in quei momenti.

Mi dispiace, mi dispiace davvero tanto.
Le sussurrò come se davvero potesse capirla, forse era così, come poteva saperlo. Alla fine era un legnetto ripieno di denti di una creatura non troppo intelligente. Senza offesa eh. Era perfetta per lei.
Manco avesse in mano uno spolverino, puntò la bacchetta verso quell'ammasso di polvere, nella sua testa vedeva qualcosa che mai si era visto in quel locale: un porta bevande pulito.
Gratta e netta.
Una rotazione oraria del polso, muovendolo dall'alto verso il basso. Infine, un colpo leggero dato dalla bacchetta che sfiorava quel lerciume. E via, come nuovo. Più o meno, nemmeno la magia faceva miracoli. Certo che, spolverare qualcosa che doveva contenere roba più o meno commestibile... Da quanto era lì? Non era scaduta? Meglio non chiederselo.
Con ancora la bacchetta nella mano destra, si voltò attirata da un rumore insolito alle sue spalle. Nessuno, a parte il capo rare volte, si faceva strada fino a lì, nel loco dove stoviglie e bevande erano custodite, avvolte nella polvere e da strati grassosi provenienti dai fumi della cucina.
Un ubriacone che si era perso? Il capo che aveva voglia di darle una mano? Se, come no. Ah, ecco, era Audrey.
Un attimo.
Una rossa di sua conoscenza vestita non nei migliori dei modi le stava chiedendo cosa poteva fare per aiutarla.
Una primina, in quel locale. Qualcosa non quadrava.
Non era solo quello, tra tutte le persone che conosceva (non molte a dire il vero) lei era forse la più impensabile. Aveva le allucinazioni, per forza.
Fissò la bacchetta, agitandola leggermente davanti alla faccia, le aveva fatto uno scherzetto per vendicarsi? Aveva esalato troppi fumi tossici?
Si girò verso il Sommo Capo, cercando conferme che era proprio lei la nuova collega. Non era possibile, non vi era senso, quello era il suo rifugio. Era il suo posto “speciale” dove star alla larga da tutti e distrarsi tra folletti ubriachi e maghi strani. Nessun cenno, nessun rimprovero, era lei. Era lì e... ora ti ricordi di quella cosuccia vero, Zero? Non puoi scappare ora.
Il bacio, la corsa al parco in preda a mezza crisi isterica. La confusione mentale, l'evitarla per l'ennesima volta. La gita a Cluny le aveva dato materiale con cui distrarsi, si era impegnata nel non pensarci. Anche le crisi di inferiorità e lo studio forsennato avevano contribuito, ma ora l'aveva davanti. Come se nulla fosse successo. Era successo qualcosa, alla fine? Era un gioco, che idiota. Si sentì di nuovo una beota. Eppur non le sembrava un normale gioco, forse valeva solo per lei, ma non si era sentita come quando giocava a palla.
Aprì bocca, se davvero voleva aiutarla poteva cominciare col spiegarle che diamine... evitò di far la figura della bamboccia, non per volere ma perché non riusciva a parlare. Lo stomaco le si era chiuso, invece di arrossire come al solito, era leggermente sbiancata. Provava qualcosa di leggermente diverso dal solito imbarazzo. Voleva scappare? Non scappava davanti a chiazze di vomito o incrostazioni centennali e... scappava da un paio di occhi acquamarina? Ebbene sì, stava fissando i boccali vuoti ed untuosi pronti per seguire gli altri nel lavello, evitando così di palesare il suo malessere/stupore/ribaltamento delle interiora/tante altre cose belle simili.

Va benissimo quello che stavi facendo, usa un Leviosa per evitare di toccare quella roba.
Un tono diverso dal solito, denotava che qualcosa la stava disturbando, asfissia? Nausea? Non era colpa di quella presenza fin troppo piacente, che spiccava in quel locale buio e sporco come poteva farlo un mazzo di rose rosse in mezzo al deserto. Era qualcosa che veniva da se stessa, qualcosa che urlava pretendendo un chiarimento. Un chiarimento di chi o cosa? Era lei ad aver capito male tutto, di cosa si stava illudendo? Di essere davvero speciale ai suoi occhi? Cos'era quello? Egocentrismo?
Spostò lo sguardo verso il ceffo che, dopo qualche sberla sul coppino dal capo, si era alzato col busto per poi cadere di lato, picchiando la testa sul pavimento.

A robe simili ci penso io.
Disse indicando quell'uomo manco fosse un sacco di pattume da mettere fuori. Per lei stava diventando la normalità, si sentiva sempre più a suo agio lì dentro. Non che fosse poi una cosa bellissima ma a lei piaceva il posto, piaceva veder gente che dava il peggio di sé, gente strana e diversa dal solito, esseri antropomorfi più senzienti di lei che dicevano cose incomprensibili.
Se ti va, pensa a sistemare il bancone, per ora. Poi ti spiego il resto.
Finì così il discorso, degno del capo in lunghezza e contenuti, per poi farsi di lato per passare tra la Serpeverde e il bancone e, in caso l'avesse lasciata passare, proseguire verso l'uomo per trascinarlo sul retro. Avrebbe fatto compagnia a Goblingrappo probabilmente. C'era da pensare a una stanza dove nascondere quella gente, almeno evitavano di accumularsi fuori dall'entrata secondaria. Magari poteva nascondersi anche lei lì dentro.
 
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Audrey Halliwell
view post Posted on 19/5/2015, 02:35




Chissà quant'è che durava un periodo di prova. Il grande capo mica glie lo aveva detto... ed onestamente lei di suo non si era neanche preoccupata di farlo... Era forse effettivamente il caso di domandare come funzionasse a livello di tempistica? Allo stesso modo però non le andava di apparire come quella impaziente che non aspettava altro di ricevere l'ok e solo allora dare il meglio di se. Assolutamente no, se aveva deciso di buttarsi a capofitta in quell'impresa era perché desiderava mettersi alla prova, in modo piuttosto estremo si, ma allo stesso modo era fiduciosa delle proprie capacità, sapeva che sarebbe stata in grado di risolvere quel pasticcio in cui si era volutamente andata a cacciare da sola. Le sembrava ancora incredibilmente strano il concetto di utilizzare la magia al di fuori delle lezioni. Insomma, lei in casa sua non era abituata ad utilizzarla in quanto non ne aveva minimamente bisogno. Tra domestici vari non le mancava assolutamente nulla, anche il semplice Accio sarebbe stato del tutto inutile da castare. Ecco perché fino a quel momento aveva utilizzato le le mani per raccogliere i boccali e portarli a lavare senza adoperare incantesimi di levitazione o altro. Piuttosto stupido a dirla tutta ma era praticamente agli inizi ed il periodo di prova serviva anche a quello no? Grazie ad esso avrebbe imparato a come muoversi, avrebbe imparato cosa era meglio fare e cosa no sperando di riuscire a comportarsi come si deve.
Che l'altra non fosse felice di vederla glie lo si poteva leggere chiaramente in faccia. Si era psicologicamente preparata all'eventualità di una Versus particolarmente infastidita di trovarla li, ma una cosa era immaginarsela, un'altra era vederla dal vivo. Decisamente non doveva aver preso di buon grado quel suo farsi opprimente, insinuandosi nella sua quotidianità. Se da una parte lei lo aveva fatto perché così sarebbe potuta stare vicina all'unica persona con cui aveva legato, dall'altra era appunto per un fattore più personale e non di certo per fare la stalker della situazione, anche se così non poteva sembrare. Sospirò dispiaciuta cercando di apparire disinvolta, indossando la maschera di neutralità, cercando di mettere da parte quelle che erano state un minimo di tentativi di riavvicinamento nei suoi confronti dopo quello che era successo. Se ne era accorta, aveva visto come l'aveva evitata, non era stupida. Ed in parte sperava che lavorando insieme avrebbe potuto parlarle, perché in quel modo non sarebbe potuta scappare. Allo stesso modo però nonostante di trovassero a lavorare sotto lo stesso tetto, sembrava fredda quanto lo era stata in quegli ultimi tempi. Decisamente quella situazione non andava il modo in cui era sbiancata, il modo in cui le parlava, la faceva sentire anche peggio di quando era completamente sola. Sussultò quando vide il tizio colpito dal Capo rotolare in terra sgranando appena gli occhi, ed annuendo alle parole dell'altra. La vide scattare, probabilmente per occuparsi del tipo che non avrebbe saputo dire se fosse svenuto o morto, ma prima che potesse scendere dal bancone le si parò davanti. Prese la pezza che aveva al fianco ed iniziò a passarla su un angolo della superficie esposta per non destare sguardi curiosi o sospetti.

“Guardami.”
Le sibilò con quanta più serietà avesse mai utilizzato con lei nel tono di voce, deglutì un groppo amaro pentendosi quasi di aver fatto quella cazzata di gettarsi li, e pensando positivamente per una volta.
“Se devi stare così di schifo, fai finta non sia successo nulla. Non sono venuta qui per crearti problemi, ne per soffiarti il posto. Se finirò per lavorare qui con te, dovremmo collaborare, quindi fa finta che non sia successo nulla così stai serena, ok?”
Prima di parlare a bassa voce, si assicurò che l'altra alzasse lo sguardo per osservarla, non voleva parlare con un muro, e la infastidiva quella situazione del cazzo solo a causa di un gesto che invece a lei aveva fatto piacere. Al diavolo.
“Non accadrà più, se è ciò che ti spaventa.”
Con un evidente tono amaro nella voce si sarebbe spostata ed iniziato a bagnare il panno all'interno del lavandino andando alla ricerca di qualcosa che potesse anche semplicemente somigliare a del fottutissimo sapone.
 
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versus zero
view post Posted on 19/5/2015, 14:38




Nessuna resistenza, poteva passare e ritornare a fare il suo lavoro, maledicendosi per quella viltà che aveva preso il sopravvento su di lei. Eppure qualcosa la tratteneva, rendeva ogni passo doloroso e pesante. Qualcosa sembrava schiacciarla a terra, una sensazione mai provata prima. Sentiva di dover chiarire, di dover parlare ma allo stesso tempo non voleva esporsi, far la figura dell'idiota, di nuovo. Probabilmente lo stava già facendo ma proprio non riusciva a voltarsi.
Si ritrovò la strada bloccata, contro ogni previsione, davanti a lei la figura evitata prima.
Quella semplice parola era bastata a bloccarla sul colpo, i suoi occhi puntavano a quello straccio malandato che puliva senza risultati un angolo del bancone. Il tono che aveva usato le aveva bloccato i pensieri. Aveva capito tutto?
Colta alla sprovvista, non aveva fatto in tempo a preparare parole, a calarsi in qualche personaggio, era esposta e quella era tra le cose che più temeva e detestava. Anche per quello se ne voleva andare ma non solo.
Non ce la faceva a guardarla, non voleva farlo. Tuttavia, in quel momento, non poteva scansarla con le cattive e nemmeno sapeva come risolvere con le buone. Inspirò a lungo, nel modo più silenzioso che le permettevano le narici. Poi, percorrendo il braccio arrivò al mento, dove indugiò prima di alzare lo sguardo su quello che non vedeva da fin troppo tempo. Non era lo stesso che le aveva rivolto fino a poco prima, quello che aveva conosciuto, la faceva star male.
Non appena riuscì, a stento, a stabilire quel contatto, le parole dell'altra la travolsero in un modo ben peggiore rispetto ai soliti rimproveri della madre. Era, quindi, successo qualcosa? Non capiva. Ancora convinta che, se anche era successo qualcosa, rimaneva un gioco, rimaneva certa solo del fatto che non era il lavoro a farla comportare così.

Non è quello il problema.
Qual'era, alla fine, il vero problema? Le parole le uscivano a stento, in parte trattenute e in altre lanciate fuori come colpi di tosse.
Anzi, mi congratulo per esser stata scelta. Andrai meglio di me, ne son certa. Sono solo... successe delle cose.
*Quello cosa poi, cos'è stato per te?*

Come poteva pretendere che le credesse? Quale persona sana di mente avrebbe creduto che, in una notte, avesse subito traumi sufficienti per tutto il suo primo anno, se non oltre?
Non era tutto, ormai doveva far i conti con la verità, come dirle che le era piaciuto quel bacio? Che il problema era proprio quello e non lei.

Che è accaduto? Era un... gioco, giusto? Scusa, devo fare il mio dovere o ci licenziano entrambe.
Così dicendo, le appoggiò una mano sul braccio, gentilmente, spingendola di lato talmente piano da farla sembrare una carezza. Bloccò subito il contatto, evitando, di nuovo, il suo sguardo. Stava per mettersi a piangere come una bambina? Non lo avrebbe mai permesso, piuttosto si sarebbe castata contro un Flipendo lanciandosi contro gli scaffali. I meccanismi di difesa entrarono in gioco, doveva mascherarsi, doveva fingere che tutto fosse ok, anche se, forse, era tardi. Il suo tono era già diventato distante, così come il suo sguardo, che era puntato sul cliente, anche se non lo stava mettendo a fuoco.
 
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Audrey Halliwell
view post Posted on 21/5/2015, 00:58




Chi glie lo aveva fatto fare di andare a cercare proprio quel posto? Perché mai non aveva deciso di aspettare si liberasse un posto più adatto a lei? Poteva evitare di provare a fare l'eroina e buttarsi in quella situazione del cavolo dove si era ritrovata a lavorare di con una persona che le piaceva, ma che a quanto sembrava non condivideva lo stesso parere nei suoi confronti. Realmente, aveva deciso di provare con le migliori intenzioni. Desiderava mettersi alla prova e provare a se stesse di non essere una semplice ragazzina viziata, voleva potersi guardare allo specchio e dirsi con tono strafottente quanto poco ancora si conoscesse quanto ancora avrebbe stupito se stessa visto il suo modo di essere e cosa riusciva a fare. Il fatto che anche Versus lavorasse in quel locale la rassicurava, poteva stare in contatto con qualcuno che le piaceva e con cui stava bene, l'unica persona con cui aveva legato e con cui desiderava continuare a legare. Evidentemente però aveva preso un enorme abbaglio perché dopo quel dannatissimo bacio (che se avesse saputo comportasse a tutto questo, avrebbe evitato di darle) aveva iniziato a comportarsi come qualsiasi altro studente all'interno del castello equivalendo l'essere nessuno.
Non sarebbe stata in grado di calcolare in una scala da uno a dieci quanto fosse nervosa e quanta voglia avesse di piangere o spaccare tutti quei boccali sudici che avrebbe continuato a pulire nel tentativo di renderli meno opachi di quanto fossero in realtà. Si era rivolta a lei con tono severo ed aria grave, aveva deciso che era giunto il momento di mettere le carte in tavola e risolvere quel problema fin da subito. Non poteva rischiare di andare male sul lavoro per un'incomprensione o altro. Se l'altra sarebbe tornata normale fingendo che nulla fosse successo, se lo sarebbe fatto andare bene. Non si pentì del modo in cui decise di affrontarla, nonostante il vedersi riflessa nelle iridi scure così opposte alle sue, la fece trasalire, tanto da farla percorrere da un fastidioso senso di vertigine, tanto da stringere la mano sul bordo del bancone in un gesto del tutto automatico.
E quelli che erano? Complimenti? Non voleva dei complimenti, non in quel momento, non per qualcosa che era convinta le desse fastidio. La osservò confusa, decidendo comunque di lasciarla finire di parlare, per poi prendere parola una volta che l'altra avesse terminato.
Gioco? Si trattava di un gioco secondo lei? Beh, era iniziato come tale, e forse il pretesto di giocare al cavaliere e la principessa aveva fatto in modo che lei potesse avere una scusa per avvicinarla ulteriormente a se. Lei desiderava avere un posto speciale nei pensieri dell'altra, e con quel gesto sperava di ottenerlo. Era stato voluto, non era atto a confonderla o infastidirla, non credeva avrebbe potuto farlo. Aveva tentato perché voleva farlo, ma ora non ci stava a doversene pentire in quel modo visto quanto positivo fosse stato per lei. Aprì la bocca come a voler parlare ma le fu impedito in quanto l'altra la scostò delicatamente per tornare al suo lavoro lasciandola a bocca asciutta. Non poteva di certo lasciarla andare così. Doveva in realtà, ma non si sarebbe arresa.
Avrebbe aspettato che l'altra fosse di ritorno facendo attenzione ad individuarla da sopra il bancone. Ovviamente le mani non smettevano di ordinare pulire e fare piccoli cenni ai clienti che di tanto in tanto mormoravano qualcosa di incomprensibile e poi tornavano allegramente alle loro sbronze. Quando individuò la capigliatura dell'altra si fiondò sul pavimento piegandosi sulle ginocchia. Ovviamente faceva in modo tale che la pelle delle gambe non toccasse la passerella del bancone che per inteso doveva ancora pulire, semplicemente si accovacciò iniziando a spostare e sistemare alcune bottiglie di alcolici ed analcolici così che fossero semplici da riconoscere. Fece attenzione a non fare rumore così che l'altra magari potesse credere fosse altrove a sbrigare qualche altra faccenda. Se fosse andata come credeva a quel punto si sarebbe avvicinata al bancone ed a quel punto alzando le mani l'avrebbe trascinata giù con lei.

“Ascoltami bene.”
Fece a voce bassa facendo tintinnare le bottiglie così da coprire la propria voce ma facendo attenzione che l'altra continuasse a sentirla.
“Era partito come un gioco, il fattore che stessimo facendo il cavaliere e la principessa era una scusa. Volevo lasciare il segno ecco... e volevo baciarti. E l'ho fatto. Un libro babbano dice che bisogna sempre fare ciò che si desidera quando se ne ha la possibilità , altrimenti si finisce per rimpiangerselo a vita. Almeno diceva qualcosa del genere. Se questo ti ha creato problemi fastidi o altro... Mi dispiace va bene?”
Il tono serio e pacato era andato a farsi benedire. Infondo era sempre una ragazzina e per quanto impassibile e matura potesse dimostrarsi... non era invulnerabile. Ed anche lei stava male ritrovandosi di nuovo sola.
“Non trattarmi come un'estranea, non evitarmi...”
Continuò cercando di mantenere lo sguardo sul suo continuando a muovere e spostare le bottiglie in sottofondo sperando di essere stata abbastanza convincente e che quella spiacevole situazione passasse.
 
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versus zero
view post Posted on 24/5/2015, 10:25




Per sua “fortuna” la Serpeverde le lasciò la possibilità di fuggire dopo qualche frase buttata lì a strozzoni. Perché non ne parlava, semplicemente, invece di far tutto quel casino, magari per nulla?
Era una Grifondoro, ma il coraggio si palesava solo a volte, quando non ce n'era nemmeno bisogno. Come quella volta con il nanerottolo in Sala Comune... quel finto coraggio le aveva solo fatto calcare troppo la mano, facendole rischiare la prigione o chissà che denuncia per maltrattamento animale.
Si era diretta a passo pesante e quasi sofferto verso il cliente malridotto, ogni suo muscolo voleva tornare indietro e riparare ai suoi stessi danni, ma il cervello doveva pensarla diversamente perché continuava a procedere il più lontano possibile da quella ragazza.
Che le aveva fatto di così orribile per farla comportare così? Un bel niente, di brutto non era successo proprio niente, se non una cosa: aveva valicato la sua muraglia difensiva più di una volta. Se fosse stata abbastanza intelligente, avrebbe capito che c'era un motivo se solo lei ci era riuscita fino a quel momento. Purtroppo l'intelligenza non rientrava nelle sue qualità o, forse, era ancora troppo bamboccia per pensare a certe cose o anche solo per tentar di capirle.
Così si limitò a fuggire da quella presenza che la confondeva, che la faceva sentire scoperta e vulnerabile, dirigendosi verso quello che, sperava, l'avrebbe distratta: un uomo col sedere su metà sedia e il busto in avanti, che delirava parlando del rincaro dei paioli autorimestanti e di qualche cura miracolosa inventata grazie all'illuminazione da allucinogeni e alcool.
Il problema non erano le sostanze nascoste in certi drink ma il fatto che gente come lui pensasse di reggerle, a stomaco vuoto, di primo pomeriggio. Illusi, era tutta roba per uomini seri e donne forti, niente alla portata di omuncoli o ragazzini che si pensavano capaci di reggere vodka a tredici anni (senza nemmeno essere russi per giunta).
Prese il tizio per la parte di maglia nella zona delle spalle, tirando verso di sé, sperando che, per qualche movimento inconscio, iniziasse a camminare nella sua direzione. L'unico risultato fu il farlo cadere in avanti, con la faccia sul pavimento sporco. Non voleva essere al suo posto, decisamente. Un rumore simile a un naso che si rompe, alla carne che impatta una superficie solida, le fece apparire una smorfia di disgusto sul volto, facendo riaffiorare il ricordo di quel berretto colpito dal suo stesso randello, una scena da dimenticare, decisamente.
Doveva portarlo fuori di lì al più presto, quindi lo prese nuovamente, cominciando a trascinarlo lentamente sul retro.
Aperta la porta di legno martoriato, ridotta quasi peggio di quella d'ingresso, si accorse di non aver spostato il poverello, che ricevette un bel colpo grazie allo spigolo legnoso. La Rosso-Oro sussultò leggermente, prima di proseguire il più rapidamente possibile. Non era decisamente giornata, doveva far più attenzione e riprendersi. Spostò quello che pensava esser ormai diventato un cadavere verso il lato della porta, cercando di metterlo seduto. Facendolo mettere con la schiena appoggiata alla parete, scoprì che, nella caduta di poco prima, si era rotto il naso. Altro che emicrania.
I Galeoni sono d'oro.
Ehm. Ok.
Un altro bicchiere, ce la faccio, giuro!

Probabilmente stava delirando e, quasi sentendosi in dovere di riparare a quei danni fisici e probabilmente mentali, stava quasi considerando l'idea di utilizzare un Diligentia Caput Praeve, anche se l'idea di ridurlo peggio la fece desistere.
Si sedette accanto a quel povero sfigato, in una posizione simile, anche se più composta. Con le braccia si strinse le gambe fissando un punto a caso di quella viuzza di Hogsmeade, una delle secondarie, praticamente deserte.

Non so che fare Mr. Brokenose.
Sono Charles. Dov'è il mio whisky incendiario?
Devo tornare dentro o scappo al castello?
Portami un whisky incendiario, non si fugge prima di avermi portato un whisky incendiario.
Hai ragione. Grazie!
Voglio la torta di mele di mia nonna...

Già non lo stava più ascoltando, decisa a porre fine a quella situazione non imbarazzante, ma peggio. Chissà che diamine aveva capito da quel discorso, nemmeno avesse parlato con un Illuminato. Più si avvicinava al bancone, però, più quella minuscola baldanzosità andava affievolendosi. Che doveva dirle? Che era una stupida e aveva fatto di un gioco un caso di stato? Che non ce l'aveva con lei ma con se stessa per essere una incapace cagasotto?
Alzò lo sguardo cercando la giovane, scoprendo che aveva già levato le tende. Era troppo tardi? Se l'era già andata, schifata da quel comportamento infantile e stupido?
Con uno scatto di rabbia dovuta a se stessa, diede un pugno al muro accanto a sé, colpendo col lato della mano. Di rimando la parete gli donò un'altra lezione di vita: evita la prossima volta.

Ahio... per Merlino, che giornata di.. recinto di Cluny.
Stava giusto camminando verso il retro del bancone, nella sua mente si faceva largo la bruttissima sensazione di aver perso un'occasione e una persona importante. Mentre procedeva aprendo e chiudendo la mano, controllando fosse tutto a posto, qualcosa la tirò verso il basso. Un attentato? Un Tranello? No, quelli l'avevano sbalzata in aria. Nulla vietava però... no, era Audrey, comparsa dal nulla.
Quella cosa che non si accorgeva di chi aveva attorno cominciava a sfuggirle di mano. Doveva darsi decisamente una svegliata. Cosa che stava giusto facendo quella ragazza al posto suo con un discorso che le bloccò il cervello, di nuovo. Ascoltò tutto mentre la sua faccia andava via via riacquistando rossore. La sgradevole sensazione e il lieve dolore furono rimpiazzati da un casino composto da: felicità, sensi di colpa, chiusura di stomaco, infarto molto imminente, di nuovo. Non era troppo giovane per quello? Voleva baciare lei, perché? Prendere ciò che si desidera... che? Lasciare il segno... dove?

(C.M.S. C.M.A. O.P.R. Into the space)
(M.C.Z. Overall O.I.E. what’s goin’ on)


Se il suo cervello fosse stato una nave spaziale e i suoi neuroni degli omini in tuta protettiva dagli strambi colori, probabilmente quella sarebbe stata la musichetta ideale che avrebbe fatto da sottofondo a quella scena caotica, dove tutti correvano a destra e a manca in balia di un mostro chiamato cottarella infantile appena scoperta.

E...eh?
Doveva aver capito male, oppure le esalazioni alcoliche del fiato del tipo di prima dovevano averla stordita. Che era successo? Stava parlando con lei? Cos'era quell'espressione triste... quel tono che non le andava di sentire da chi le stava di fronte.
Penso che... mi piaci.
*Cosa diamine per Merlino dannato pronfedonio ho detto. Che significa profendonio poi, esiste? Fuggire, devo fuggire.*

Invece rimase al suo posto, incapace di scusarsi, spiegarsi, spostarsi o trovare una scusa per quelle parole o il suo comportamento in generale. Le sue ginocchia cedettero toccando il pavimento in uno sprofondare di mente e corpo nella vergogna. Le mani sulle gambe, quasi a reggerla mentre stava andando in iperventilazione, il suo sguardo fissava il lavoro della compagna.
Le. Le hai sistematebenedavverosai.
Disse tutto di un fiato, quel poco che le era concesso avere onde evitare lo svenimento, indicando un punto adiacente al fianco della giovane dove alcolici e analcolici erano stati suddivisi, finalmente con un senso, era quasi da invidiare quell'ordine, le sarebbe tornato utile nella propria mente.

Edited by versus zero - 24/5/2015, 16:37
 
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Audrey Halliwell
view post Posted on 25/5/2015, 00:15




Seriamente, perché diamine si era cacciata in quella situazione? Da quando era diventata quel genere di persona che si lascia trasportare dalle emozioni, la situazione e da quelli che dovrebbero essere dei sentimenti? Tutta colpa della maturità mentale, lo sapeva, se solo fosse stata una semplicissima undicenne come le altre non si sarebbe di certo trovata in quella situazione. Non l'avrebbe baciata nei sotterranei, non avrebbe ricercato un lavoro, e di certo non avrebbe accettato quel genere di lavoro, per non parlare del fatto che senza baciarla non si sarebbe trovata in quella sgradevolissima situazione dove credeva fermamente di aver fatto una colossale cazzata. Eppure porco Merlino, in quel diamine di libro c'era davvero scritto che era sempre meglio esaudire i propri desideri prima che altre situazioni e condizioni varie lo impedissero. E lei si era tolta quel peso, voleva farlo e lo aveva fatto, così che una volta passati gli anni quello non fosse potuto diventare un rimorso, un qualcosa che non avrebbe più potuto fare in seguito. Seguire i consigli di un libro si era rivelato essere una gran cazzata visto come la mora aveva iniziato a trattarla, ed hey, le balenò in mente di dare fuoco a quel tomo per ripicca, magari lanciando qualche maledizione all'autore se fosse ancora stato in vita. Se già era morto... se la sarebbe presa con qualcuno appartenente al suo ramo della famiglia. Vendicativa la ragazzina.
Era stata davvero fortunata che l'altra non se la fosse data a gambe ed invece fosse rientrata avvicinandosi al bancone come aveva previsto. Una grandissima botta di culo non c'era che dire, davvero. Cosa avrebbe dovuto fare se invece non l'avesse più trovata al locale? Avrebbe dovuto ricercarla al castello? E se neanche li avesse avuto modo di rintracciarla? E se successivamente a quell'incontro avesse deciso di licenziarsi? E se invece di ascoltare la sua richiesta l'avrebbe per l'appunto evitata come la peste? Non ci aveva pensato, onestamente parlano non l'aveva minimamente presa in considerazione come possibilità. Avanti! Poteva un bacio rovinare un rapporto piacevole come quello che avevano instaurato?
Evidentemente si.
Non sapeva quanto tempo effettivo fosse passato da quando l'aveva tirata giù con la forza, cosa che comunque faceva parecchio figo, insomma, lei che di forza poi non ne aveva neanche troppo. L'effetto sorpresa doveva essere stato la chiave per far funzionare quell'attacco a sorpresa. Continuava a guardarla in viso cercando di non respirarle in faccia, cercando di non fare dietrofront e mandare tutto a puttane come invece aveva pensato di fare. Voleva davvero sentirsi dire che tutto quello le aveva creato dei problemi? No che non voleva. Era troppo orgogliosa, si conosceva, si sarebbe sentita morire. Ma che altro poteva fare? Sarebbe stato ancora più umiliante scappare e far finta che nulla fosse successo anche perché non desiderava un allontanamento. Ma se l'altra avesse effettivamente optato per quello? Non poteva di certo imporsi. Senza rendersene conto aveva allentato la presa sul bordo della sua felpa mentre lo sguardo scendeva lentamente dai suoi occhi, sulle labbra, successivamente sul collo, in una decaduta che accompagnava quei pensieri scomodi che le stavano facendo venire un gran mal di testa.
-Penso che... mi piaci.-
Era sempre stata particolarmente ai suoni che emetteva, il ritmo cadenzato e quasi danzante del respiro, il battito cardiaco regolare e quasi piacevole... quella volta il moto cardiaco aveva saltato un battito, cosa che mai le era capitato prima d'ora. Alzò lo sguardo di scatto, sgranando leggermente gli occhi incredula. Non era arrabbiata? Non voleva allontanarla, no aspetta...
Le piaceva?
Il successivo parlottare non riuscì neanche a capirlo in quanto era rimasta bloccata su quella semplice constatazione che iniziò a farla avvampare neanche si trovasse in una sauna. Nonostante il viso aveva preso a tingersi di rosso continuava a fissarla e non sapeva per quanto effettivo tempo lo avesse fatto. Scivolò con le ginocchia sull'asse e sbilanciandosi in avanti andò a cingerle le spalle con le braccia mentre affiancava il viso al suo in un abbraccio. Sentiva gli occhi bruciare, anche per questo decise che era meglio una seconda azione diversiva.

“Tu mi piaci.”
Sentenziò scuotendo leggermente il capo.
“E proprio per questo non permetterti mai più a fuggire da me. Se c'è qualcosa che non ti sta bene, che ti spaventa, che ti infastidisce, tutto quello che ti pare... dimmelo subito.”
Continuò facendo vincere l'istinto che la fece tirare su con il naso. Tornò indietro sedendosi sui propri talloni per osservarla nuovamente. Nessuna lacrima, ma il rossore continuava a presenziare.
“Intesi?”
Sperava veramente la accontentasse, non le facesse più temere di aver rovinato tutto per uno stupido desiderio che aveva deciso di esaudire. Mantenendo le mani sulle sue spalle fece leggermente peso su di esse per alzarsi a spolverarsi le ginocchia, osservandosi intorno per assicurarsi che ognuno fosse al proprio posto ad ubriacarsi, dormire, svenire o vomitare.
“Mi ci vorrà un po' ad abituarmi. Devi insegnarmi un paio di cosette.”
Allungò un sorrisetto e si poggiò con un fianco al bancone riprendendo lo straccio infilandolo successivamente nel lavandino dove iniziò a far scorrere dell'acqua. In qualche modo avrebbe trovato il modo di pulire quel coso lercio, a costo di dargli fuoco, lavarlo con la benzina o la candeggina. Anche se, forse avrebbe fatto prima a portarne uno nuovo ed utilizzarlo solo lei. Forse.
 
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versus zero
view post Posted on 2/6/2015, 10:13




Forse era buona educazione guardare, almeno in faccia, il proprio interlocutore. Tuttavia Versus e la buona etichetta non erano proprio amici d'infanzia. Certo, rispettava il prossimo e non parlava mai con arroganza, a meno che non la obbligassero a rispondere a tono, non era successo molte volte e di sicuro non era quello il caso. Il suo sguardo era fisso su alcuni contenitori e bottiglie sigillate, uno spettacolo magnifico.
Nel suo cervello vi era un forte impulso di prendere e sparire dal mondo della magia, se fosse stato possibile, si sarebbe volentieri trasferita su un altro pianeta. Giove sembrava carino, con quelle cose che lei chiamava hula hoop spaziali attorno... non doveva essere male viverci.
Anche se non la vedeva chiaramente, poteva sentire il suo sguardo addosso, che fosse soggezione o altro le era impossibile dirlo. Le avrebbe riso in faccia? Le avrebbe detto di andare al diavolo?
Sapeva che le aveva detto tutt'altro e che l'aveva interrotta dicendo una cosa che nulla c'entrava.
Deglutì leggermente, come se bastasse a far sparire tutta l'ansia, a mandar giù quel blocco che aveva al cervello o a calmare quella fattispecie di tachicardia in aumento.
Aveva sempre fatto di tutto per nascondere i suoi veri pensieri, le sue ansie e poi via, tutto al macero, aveva sparato quella brevissima frase che riassumeva un po' quello che pensava, o meglio, rivelava quello che aveva scoperto su se stessa. Come se la sarebbe cavata? Poteva iniziare a ridere, dicendo che si era espressa male... intendeva come persona e non come... ragazza giusto, non sapeva come la pensava, alle ragazze piacciono i maschietti giusto? Anche lei non li disprezzava sebbene non avesse ancora trovato qualcuno capace di farla sentire come quella Serpeverde.
Un movimento improvviso la fece tornare presente, voltò lo sguardo notando che era stata Audrey a muoversi, se ne sarebbe andata senza risponderle? Voleva colpirla? Una testata magari... se la meritava, no?
Socchiuse un occhio aspettandosi di tutto, tutto meno che quel abbraccio che arrivò come una stilettata dritta al centro del petto. E poi un secondo colpo, quelle parole.
Aveva sbagliato alla grande, peggio che con quei compiti da uno in matematica nella scuola babbana.
Si era fermata al “tu mi piaci” e solo quando sentì l'altra tirare su col naso capì che era ora di rispondere, era rimasta imbambolata, quasi in estasi e... non le stava davvero annusando silenziosamente i capelli, vero? Ebbene sì, forse si stava godendo un po' troppo quel contatto e quella vicinanza, scoprendo che anche il profumo dell'altra le piaceva. Usava dei prodotti per ragazze? Era qualcosa di totalmente diverso da quel locale, riusciva a percepirlo anche se la taverna era impregnata dalle “fragranze” della cucina, dei drink e dei clienti. Voleva ricambiare la stretta ma non ci riusciva, non sapeva bene come si stringeva una persona cara, di solito si divincolava dai tentati abbracci materni. Suo padre si limitava a pacche sulle spalle, a spettinarle i capelli.
Non sapeva se prometterle o no di dirle tutto quello che le passava per la testa, non era da lei, poteva provarci certo, glielo doveva. L'aveva sempre evitata, non le aveva mai mostrato la vera sé, a parte il suo lato bamboccio... forse era ora di crescere. Forse, non credeva ai miracoli.

Anche tu, se vuoi...

Riuscì, finalmente, a risponderle in un modo un po' evasivo, influenzato dal fatto che non sapeva davvero che dire. Inoltre si sentiva dispiaciuta ma allo stesso tempo felice, era anche imbarazzata da quello che si erano appena dette e quella stretta, che le piaceva fin troppo, non aiutava a mettere le cose in chiaro nel suo cervellino scombussolato.
Una pressione sulle spalle ed ecco che Audrey si era alzata, sorridendole, finalmente la guardava in viso, notando il volto rosso, un sorriso carinissimo.
Si rialzò anche lei, facendo leva su una gamba, portandosi vicina all'altra per vedere cosa stesse combinando.

Certamente, tu... mi puoi insegnare qualcosa di matematica? Non riesco a fare i conti senza metterci un'eternità! Comunque... quello straccio è una causa persa, idem il mio.
Disse ridacchiando, indicando la pezza malridotta che aveva attorno alla vita.
Quindi abbassò leggermente il tono, avvicinandosi alla collega.
So che Big Boss nasconde quelli nuovi da qualche parte, dobbiamo scovarli e poi bruciare 'ste schifezze. Magari, tra qualche mese, imparo qualche incanto per pulirlo, o far apparire del sapone. Ora non è niente alla mia portata, è un nemico potente.
Sul suo viso, quasi stampato, si poteva notare un sorriso sincero. Era contenta di aver chiarito con lei, rimanevano tante cose in sospeso ma quel che era appena successo rimaneva un'immane passo in avanti. C'era tempo per parlare, inoltre un cliente stava attirando la sua attenzione, muovendo un braccio, manco fosse un bagnante in difficoltà tra le onde e lei un bagnino.
Ho capito, ho capito, arrivo Mr. Brandy!
Sono Frank, il solito!
Ma dai...

Così, dopo aver fatto un cenno alla Verde-Argento come per dirle “per questo lo chiamo Brandy”, prese un bicchiere dalla matassa di vetraglia opaca, tenendo il calice sul palmo della mano e una bottiglia di Brandy, versandone il contenuto.
Questo è uno snifter... io lo chiamo balloon, per ricordarmi meglio, sai ha il cu... fondo tondo... va riempito fino a un terzo, se ti chiedono il ghiaccio devi dire che è una bestemmia chiederlo. Se non ti va... digli che è finito. Mai farti vedere dal capo mentre metti del ghiaccio dove non va messo, è più felice se cacci il cliente.
Dopo la breve lezione, si diresse dal tizio che accolse l'ordinazione manco fosse un figlio.

Edited by versus zero - 3/6/2015, 11:31
 
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Audrey Halliwell
view post Posted on 7/6/2015, 06:52




Non si era mai fatta particolari problemi nel guardare in viso le persone. La maggior parte delle volte in realtà le osservava più che volentieri perché le vedeva come sfide da affrontare e vincere. Si sentiva messa alla prova e ogni volta che incrociava lo sguardo di qualcuno era una nuova sfida. Si convinceva che chiunque era intenzionato ad osservarla dall'alto in basso, che desiderassero dimostrare superiorità nei suoi confronti che tutti si credessero migliori di lei. Di conseguenza lei doveva mantenere il proprio orgoglio e non lasciarsi sopraffare da tali individui che desideravano solo surclassarla. Era troppo orgogliosa per lasciare che passassero avanti, ed egocentrica com'era non avrebbe mai accettato di rischiare di fare la scena della novellina intimidita. Non aveva previsto che avrebbe incontrato prima o poi qualcuno che non le avrebbe creato quella sensazione di sfida. Negli occhi dell'altra non riusciva a percepire il bisogno di sovrastarla come faceva normalmente con gli altri. Non sentiva il desiderio di schiacciarla come un insetto. I suoi occhi non la guardavano dall'alto ne cercavano di farlo. Le sembrava più che la osservassero dalla stessa altezza, da un piano uguale al suo, e non sentiva il dovere di doverla superare. Le piaceva trovarsi a guardarla in quel modo, e non dover storcere il collo ed alzare le punte per compensare la scarsa altezza di cui era ancora provvista. Non aggrottava le sopracciglia ne assottigliava lo sguardo per risultare più grande di quello che era in realtà. Si sentiva rilassata.
Ed il fatto che si sentisse in quel modo con qualcuno, da una parte la spaventava, la faceva sentire vulnerabile. Dall'altro lato le donava una sensazione molto piacevole, che la riscaldava nonostante non avesse freddo. Si era esposta, aveva detto chiaramente quello che pensava, come era solita fare di norma. Solo che invece di parlare di considerazioni vaghe, le aveva appena rivelato quali erano i suoi sentimenti, nonostante lei stessa stesse ancora cercando di comprenderli. Ricordiamoci che aveva pur sempre undici anni e che a quell'età non si è ancora in grado di comprendere certe cose, nonostante il suo Q.I fosse superiore alla media, e la maturità era una delle caratteristiche prevalenti.

“Io ti dico fin troppo spesso, chiaro e tondo ciò che penso. Mi impegnerò per continuare.”
Disse risoluta allungando un sorrisetto che poteva essere inteso bonariamente ma che lei tentava di rendere più loquace. La richiesta riguardo la matematica la lasciò leggermente spiazzata ma non poteva negarle qualcosa del genere. Aiutare qualcuno per apparire era una delle cose che più le interessava fare, se poi si trattava proprio di lei, non poteva chiedere di meglio.
“Certo che ti aiuto. E' tutta questione d'abitudine, una volta presa la mano riuscirai a fare i conti senza neanche rendertene conto.”
Ne era abbastanza sicura, lei di suo aveva imparato abbastanza in fretta effettivamente, quella sarebbe stata un'ottima occasione per vedere se era in grado di insegnare qualcosa agli altri e se era in grado quindi da aiutare nelle lezioni e nei compiti.
“Non sono un problema, anche qui... si tratta di abitudine... magari davanti al capo utilizziamo questi... mentre quando non c'è possiamo realmente provare a pulire qualcosa.”
Provò ad ipotizzare. Doveva ancora capacitarsi di quanto tempo il boss trascorresse al locale e quanto invece lo lasciava nelle mani delle garzone. Se tutto sarebbe andato bene, avrebbe passato il periodo di prova ed allora avrebbe avuto degli orari ben precisi. La cosa la eccitava non poco. La faceva sentire grande. Una sorta di donna in carriera, nonostante non aveva mai immaginato di trovarsi a fare quel genere di lavoro.
Si sentiva decisamente meglio, aver chiarito quel problema di fondo le aveva permesso anche di essere sincera non solo con lei ma anche con se stessa. Ed ora non poteva far altro che risalire, e vedere dove quella storia l'avrebbe portata. Ascoltò evidentemente interessata la spiegazione dell'altra annotando mentalmente quanto aveva appena detto, studiando il bicchiere che le aveva mostrato.

“Devo studiare come si deve il menù e cercare di memorizzare le varie composizioni ed i prezzi... Tu li conosci già tutti a memoria?”
Chissà che metodo utilizzava l'altra per imparare in fretta, lei sembrava decisamente a suo agio oltre che dava l'idea di chi lavora in quel luogo da molto tempo. Lo sguardo vagò su uno dei tavoli e successivamente su uno dei menù sporchi di qualcosa di liquido che preferiva non sapere cosa fosse. Chissà se poteva fregarne uno per studiarlo prima di andare a dormire.
 
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versus zero
view post Posted on 9/6/2015, 19:00




Forse Versus aveva una capacità speciale: cambiare discorso quando si finiva in una conversazione scomoda. Il dire, non volente ma nemmeno nolente, quello che pensava, prima ancora di capire a che diamine stesse pensando, l'aveva spiazzata così come la risposta dell'altra.
Non si pentiva di quel che aveva detto o fatto, al contrario, era stato un grande successo, forse la cosa più sensata, intelligente e giusta che avesse mai fatto.
Per la prima volta, anche se per poco, aveva mostrato la sua vera sé, ovvero qualcuno che non se la cavava con discorsi troppo complessi e che non perdeva molto tempo a pensare. Se una cosa le passava per la testa, quella seguiva. Così sbagliava ma, a volte, combinava qualcosa di buono. La sua breve e inconsistente vita era simile a un test a crocette, vero o falso, o vinceva o falliva. Si deprimeva, poi si rialzava... era ancora troppo piccola per farsi schiacciare da problemi o sbucciature al ginocchio.
Così si era rialzata da terra, si erano dette qualcosa di molto importante, con poche parole, per poi riprendere a far quello che dovevano fare. Non era tempo e luogo per una chiacchierata seria, anche perché non sapeva bene cosa dirle, non aveva mai parlato di cose simili.
Sperava di averle fatto capire che non era lei il problema del suo comportamento anomalo, anche se forse, in parte, lo era. Non per qualcosa di brutto, anzi, il problema era che nell'altra non vedeva nulla di brutto. Sembrava capirla, accettarla e parlarle volentieri e così era per lei.
Era quella un'amicizia? La sua prima, vera, amicizia?
No, forse all'inizio poteva sembrare tale, con quel dispetto in Sala Grande. Dopo il bacio, però, non riusciva a guardarla senza arrossire, senza provare una forte e diffusa sensazione di calore. Sentiva di volerle stare vicina, desiderava prenderla per mano e, come dal principio, ogni volta si sforzava per apparire più intelligente, capace e forte.
Come quei palestrati che gonfiavano il petto davanti a certe ragazze, facendo solo la figura degli imbecilli con chi aveva cervello, attirando, al massimo, elementi degni di loro.
Audrey non sembrava una che apprezzava la gente per l'aspetto, sarebbe stato assurdo visto che non si pensava questa grande bellezza. Ecco che sorse un dubbio, cosa vedeva in lei?
Voleva lasciarle il segno, perché? Che significava?
Perché, il suo cervello era avido di perché, voleva capire cose spesso non alla sua portata e sapere più cose possibili.
Era vero, la Serpeverde aveva ragione, le cose gliele diceva, anche se spesso erano strane. Era lei a non capirle e a non ricambiare come si doveva. Quel blocco era onnipresente, una parte di lei. Aveva ceduto per una manciata di secondi, facendole fuggire quelle spiegazioni confuse e quel paio di parole che avevano sì alleviato la situazione pesante e deprimente, ma non l'aveva esposta più di tanto.
Cos'era quel fermo? Non conosceva la parola esatta, non sapeva perché si comportava così, non ci aveva mai davvero fatto caso. Lei era consapevole di essere ancora debole, ignorante, insicura e fifona, spesso e volentieri. Era quello che nascondeva? Sapeva poco e niente del mondo esterno ma conosceva i suoi difetti e il suo orgoglio le impediva di esporsi. Ecco cos'era, orgoglio. Da bambina, immatura ma pur sempre presente. Come quando non voleva farsi veder piangere o quando, semplicemente, si sforzava di non farlo. Ci avrebbe messo ancora molto ad accettarlo e ad assorbire completamente quella sua parte, eppure ci aveva provato, aveva dato qualche indizio e non era scappata, era un grande passo avanti.
Forse anche lei doveva impegnarsi per dirle quello che le passava per la testa, glielo doveva dato che era la persona cui si era più avvicinata sia in quella scuola sia fuori. Quando accettò di darle qualche nozione di matematica, non poté far altro che ridacchiare per qualche istante, portandosi una mano ai capelli come per mandare via quella sensazione di imbarazzo.

Grazie.
Rispose semplicemente, in un modo fin troppo sentito, era un ringraziamento non solo per la matematica ma anche per l'impegno che aveva preso prima sul dirle cosa pensava.
Hai ragione, non so quanto sia taccagno, meglio lasciare la cosa del usare stracci puliti “tra noi”.
Sottolineò quel “tra noi” per palesare un qualcosa che rimanesse solo tra loro, come spesso succedeva, anche se le prime volte aveva pensato di aver trovato una semplice complice, mai avrebbe pensato di trovare.. cosa? Non sapeva ancora cosa erano.
Prima di avviarsi verso l'ubriacone, la Verde-Argento le chiese se sapesse già tutto a memoria. Arrossì leggermente, anche se il volto era rimasto di quella tinta da prima, quindi la differenza di colorito era minima.

Rileggo il menù nelle numerose ore in cui non c'è nessuno ma... non ricordo ancora tutto, ecco.
So solo i nomi di un paio di alcolici, quelli che ordinano più spesso e ho chiesto al capo i nomi dei bicchieri, anche se per lui son frivolezze. Il nome sulle bottiglie mi aiuta tanto, a furia di spolverarle qualcosa rimane, sempre se son leggibili.

Spolverare, ebbene sì, non lo aveva detto per sbaglio, serviva per farle sembrare nuove, in realtà il loro contenuto era, per lo più, di origini arcane. Solo i drink più utilizzati avevano date recenti, gli altri, probabilmente, erano già mutati in petrolio.
Persino i nomi erano spesso cancellati per il degenero naturale cui andava incontro la carta. Più di una volta aveva letto cose come “Dvandi”e “Visci”, al posto di “Brandy” e “Whisky”, cose che le avevano fatto perdere tempo i primi tempi.
Stava già facendo ritorno, guardando con la coda dell'occhio l'altra. Era contenta di averla come collega? Non lo voleva ammettere ma sì e non era tutto. Le piaceva guardala, ci tentava spesso anche in Sala Grande durante i pasti, cercandola con la coda dell'occhio, velocemente, per non farlo notare agli altri. Non ci riusciva mai data la massa di persone, ora poteva farlo quando voleva. Un po' si vergognava, iniziava a pensare di essere strana. Nulla di malizioso ovviamente, era solo curiosa di sapere che faceva, se anche lei la stesse cercando, era un po' egocentrica in effetti.
 
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Audrey Halliwell
view post Posted on 13/6/2015, 05:05




Possibile che quella ragazzina così semplice all'apparenza possedesse qualche abilità speciale? Un'abilità che magari faceva rincoglionire gli altri?
Era più che sicura riguardo il fatto che se ad avvicinarsi a lei quel lontano giorno in Sala Grande, le cose non si sarebbero possibilmente evolute in quel modo. Si conosceva abbastanza per affermare che in realtà dubitava qualcuno le si sarebbe avvicinato. Infondo, per quale motivo qualcuno dovrebbe desiderare scambiare parola con una musona come lei pronta ad incenerirti con lo sguardo se osi dire qualcosa fuori posto anche solo per sbaglio? Il semplice fatto che si fosse avvicinato rivelandole quei pregiudizi che i suoi compagni di casata borbottavano, aveva inevitabilmente attirato la sua attenzione, e poi era diventato un gioco misto ad argomenti seri per delle ragazzine quali erano loro ma che alla fine dei conti sembrava aver mostrato ad entrambe che esisteva ancora qualcuno a pensarla come loro. Si era trovata immediatamente bene, cosa che mai le era capitata prima di allora, e forse a vedere come stessero andando le cose, quello era decisamente un bene. Come ci era arrivata a quel punto? Come era riuscita a inventarsi il gioco del cavaliere e della principessa? E come aveva fatto a lasciarsi andare così tanto da arrivare a baciarla come se nulla fosse? Era sempre stata particolarmente scaltra, così come se desiderava qualcosa finiva ovviamente per prendersela. Ma su quel genere di cose era del parere che le sarebbe sempre piaciuto trovare qualcuno in grado di stuzzicarla, di stupirla e corteggiarla. Era giovane si, ma aveva già le idee ben chiare. Soprattutto non si sarebbe mai aspettata che qualcosa di quel tipo sarebbe accaduto così in fretta. Mai avrebbe pensato inoltre che sarebbe stata proprio lei a fare il primo passo. Era ferrea, le sarebbe piaciuto fare la prima donna, di quelle che prima di darla vinta, avrebbe fatto perdere molto tempo. Le piaceva l'idea di farsi desiderare. Ed invece eccola li alle prese con un istinto che non credeva di possedere. Che fine aveva fatto l'idea di aspettare una certa età per interessarsi di quel genere di discorsi?
Aveva messo da parte tutto il suo orgoglio per fare qualcosa di avventato, per fare qualcosa che desiderava ed esaudire quindi un proprio desiderio. Per quanto giovane potesse essere mai avrebbe pensato di trovarsi in quella situazione, a mettere da parte la sua testardaggine, e tutto quello che comportava la sua parte egocentrica, orgogliosa, permalosa e testarda. Tutto per rischiare e per cercare di tenerla stretta, per evitare di allontanarla a causa di un'incomprensione. Aveva detto che le piaceva no? Non se lo era sognato giusto? Poteva sperare in qualche modo di avere la possibilità di rimediare alla propria avventatezza recuperando i propri sbagli. Sembrava essere tornata normale, almeno così credeva. Poteva interpretare il suo scherzare sugli stracci come se la tempesta fosse passata?

“Sono qui da troppo poco tempo per inimicarmi il capo, non posso rischiare ora.”
Scosse il capo cercando di non ridere immaginando ad una sfuriata improbabile da parte dell'uomo che si lamentava con loro perché avevano preso degli stracci puliti. Una di quelle cose che si farebbe fatica a credere possibili. Alzò lo sguardo repentinamente quando marcò il pezzo finale del discorso. Quello poteva essere un segreto che le riguardava. Un qualcosa che avrebbero condiviso solo loro due, e le piaceva come suonava. Ascoltò quanto riguardava sulla sua memoria facendone tesoro. Avrebbe dovuto fare maggior attenzione per quanto riguardava le ordinazioni dei clienti, magari sarebbe riuscita anche lei a memorizzare in fretta a forza di sentire sempre gli stessi prodotti. Ed il suo avere una memoria ferrea non poteva che aiutarla.
Non avrebbe mai creduto che un discorso, un semplice colloquiare spianando le divergenze, avrebbe potuto farla sentire così bene, farla sentire leggera. Ora, come una scema, non riusciva a trattenere un sorrisetto che le faceva tendere gli angoli delle labbra leggermente verso l'alto, e mentre l'altra le passava di fianco di ritorno non riuscì a trattenersi dall'accertarsi che non avesse nulla di potenzialmente dannoso tra le braccia andando a colpirle il fianco più vicino con il proprio in un colpo d'anca con tanto di sguardo eloquente. Riportò lo sguardo sul taccuino che teneva nella tasca per prenderlo ed iniziare ad annotare qualche nome per ripassarlo successivamente.
Forse, se avesse continuato su quella lunghezza d'onda, mettendo da parte l'orgoglio sarebbe riuscita ad essere più sincera verso gli altri, in questo caso sarebbe riuscita a parlare chiaramente alla Grifondoro senza rischiare altre situazioni del genere.
E forse, sarebbe riuscita ad essere più sincera anche verso se stessa.
 
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