Tutto aveva inizio.
Era già ora del The. Il che non era un male.
Quanto ancora a lungo sarebbero riuscite a trattenersi?
Per quanto il tutto avesse sì ancora quell'alone di tradizione, dovuta e quasi forzosa, per quanto non meno piacevole, e benvenuta, il tutto con il passare del tempo si era andato accompagnando all'impellenza di stringere sui tempi, nella paura che qualcosa sfuggisse troppo presto al controllo. Eppure, sbarazzarsi di un così valido elemento, ed alleato, sembrava un passo tanto radicale da seminare quel legittimo dubbio, tale da frenare qualunque decisione definitiva. Il passare inesorabile, ed instancabile dei mesi non aveva lenito quel senso di straniamento, e mancanza, come avrebbe potuto? Rinunciare a qualcosa diveniva man mano sempre più difficile. L'ancoraggio morale a quelle che erano state elevate, forse senza merito apparente, giorno dopo giorno, a Valute forti, aveva un che di rassicurante. Certo, ospiti illustri, ed altrettanto illustri figure barbine, erano possibili, quasi probabili. Se non era in grado di mantenere il controllo in tali circostanze, che razza di Mago era diventato? Era invecchiato? Un pezzo da Museo, un dinosauro, un residuato bellico, un artefatto di un passato ormai troppo orbato, e lontano per attirare una qualche ancor minima considerazione positiva? Poteva anche darsi. Eppure non vi avrebbe rinunciato.
La Zuccheriera sarebbe rimasta, e con essa il resto del Servizio.
Sorrise alla Giovane, l'impudenza era tipica di Serpeverde.
Così come della giovinezza. Non che poi fosse un male.
E lui? Per quanto vecchio, era impudente?
Sì, forse lo era.
Devo ringraziarla per la gentilezza, ma le consiglio di non sbilanciarsi troppo. Solitamente restare sul generico è un buon compromesso, soddisfa l'interlocutore, e ci offre un'ottima via di fuga. Gli assoluti son tutta un'altra Storia, invece. Ricordo molti anni fa, correva probabilmente il '48, in una locanda nel bel mezzo del nulla, in estremo Oriente, doveva essere una propaggine dell'attuale Kazakistan, bevvi il peggior The di cui serbi ricordo, e se son sopravvissuto alla sosta è solo una questione di fortuna. Per sua sfortuna ne conservo ancora la miscela, ad eterno monito, ma non sarà per oggi. Mi raccomando, parli chiaramente, o potrebbe essere... fraintesa!
Un The, e due di zucchero.
Il raffinato, ed insospettabile servizio blu e bianco cinese, poco distante, si animò. La teiera sbuffando prese a riempire una tazzina, già in movimento, con tanto di piattino, in direzione del primo grazioso cliente, inseguita a ruota dalla delicata zuccheriera, che mulinando un cucchiaino d'argento, sembrava ansiosa di portare a compimento il suo uffizio, stanca di quella forzosa quiescienza, stanca delle chiacchiere, ma obbediente agli ordini impartiti, almeno per quella volta. Compiaciuto, il Vecchio, sorvegliava l'operazione. Più d'un grattacapo, ne era già emerso! Insopportabile d'una zuccheriera. Era quasi giunta l'ora del The, il che non era mai un male. Era la volta della Giovane. Giovani e The, un rapporto difficile? Cos'avrebbe deciso? Zucchero? Limone? Altro? Il Servizio era lì, in attesa, pronto anche a fraintenderla, come sempre.
Ed il dizionario. Perchè stava fuggendo?
Perchè era tutto il pomeriggio che provava?
Perchè fermarlo? Perchè non lasciarlo andare?
Era un Tiranno? Era un libro libero di scegliere?
Quante domande sottaciute si annidavano in quell'unica?
E quante risposte erano dovute a quell'unica domanda? Lo erano?
Un'ottima domanda, mi creda. Ottima. Ha qualche idea?
In realtà credo la risposta sia tutto sommato semplice, e che non la stia tentando.
Sono entrato in possesso del dizionario, in concomitanza con il Servizio, dallo stesso Mercante, a Pechino. I Peverell sono da sempre una schiatta di bibliofili, ed accaniti collezionatori, ritenevo che sarebbe potuto tornarmi utile un giorno, e l'ho preso. Sospetto, non ne ho la certezza, che in un cambio successivo di rilegatura sia rimasto intrappolato tra le due parti uno Spirito inferiore, una qualche creatura. Per la verità non conosco la natura precisa dell'ospite, e se il fatto sia stato o meno intenzionale, il che restringe sufficientemente gli interrogativi. Quindi non credo che il dizionario di per sè voglia filarsela, ecco. Il che è abbastanza confortante. Se scattasse una fase di fuga di massa, temo avremmo qualche grattacapo di troppo.
Sorrise, per quanto l'idea avesse del semplice panico insito.
Migliaia di volumi che saltavano dai rispettivi scaffali, caricando le porte, per aprirsi un varco. Come si sarebbe potuta evitare la tragedia? Perchè era una tragedia certa. Secoli e secoli di preciso, minuzioso, amorevole lavorio gettati al vento, per cosa? Il disastro. L'apocalisse del Casato. Non l'avrebbero nemmeno accolto nell'aldiltà, l'avrebbero rimandato indietro come fantasma, sino ad ultimare la ricerca dei fuggiaschi, se mai l'avesse fatto. Ma inutile pensarci, non sarebbe accaduto, il problema era strettamente circoscritto, non era contagioso, la causa ben definita, ed arrivederci.
Un altro paio di maniche, quanto la Giovane nel frattempo aveva ripreso a dire.
In fondo di combinazioni, e combinati aveva a sua volta una certa esperienza.
La Storia era inevitabile. Così era andata. Così era destinata ad andare. Certo, il fatto che si fosse per molti versi passati oltre quella fase, aveva un che di lodevole, ed un che di terrorizzante. Lentamente venivano meno tutti i vingoli, i lacci, ed i lacciuli del vecchio regime, venivano garantite, quasi imposte, totali e piene libertà a tutti, ed il risultato qual era? Il Caos imperante. Certo, poteva essere una soluzione, poteva essere necessario, ma esisteva sempre, e sarebbe continuata ad esistere, la via di mezzo. Non era possibile che venisse meno tutto, per l'egoismo di pochi. Però, accadeva. Quale sarebbe stata la soluzione? Una guerra? Civile? Mondiale? Magica? Gli squilibri avrebbero davvero riportato l'equilibrio, ma a che prezzo? Sarebbero stati disposti a pagarlo? Avrebbero dovuto. E se non l'avessero fatto? Ipotecato tutto, per che cosa? La libertà di qualche colono, e rinnegato? Tamburellando le dita sul pesante tomo, tornò ad osservare la giovane Serpeverde. Anche in quel caso che tipo di risposta si attendeva, ad una non domanda? Suo Nonno non aveva colpe, si era lamentato? Non aveva preso per il meglio la decisione, non tutti lo facevano, la colpa era della generazione successiva, e di quella ancora dopo, quella della Giovane? Quanta sincerità sarebbe servita? Quanto era rilevante tutto quello? Lo sarebbe stato?
In parte penso di poter comprendere, credo di non svelare nessuno scabroso segreto nel dirle che non son più, a mia volta, un aitante giovincello, no? E per quanto abbia evitato problemi sul matrimonio, essendo tutt'ora celibe, ne ho avuti altrettanti sul resto. Fosse dipeso da me mi sarei probabilmente occupato di altro sin dal principio, mi sarei dedicato alle lettere, alla Storia, sarei approdato ad Hogwarts forse molto prima, ma è inutile pensarci. Vede Mademoiselle Halliwell, per quanto lei possa trovarla una pratica anche abbastanza barbara, e non particolarmente estrosa, ha assolto al suo scopo per secoli. Oggi siamo quello che siamo, e siamo stati quello che siamo stati, anche grazie a ciò. Per alcuni accettarlo è più facile di altri, suo nonno potrebbe averla presa meno bene di me, a buon diritto. Ma qual è la soluzione geniale, che viene proposta oggi? Ci ha pensato?
Senza fine.
Inesorabilmente infinito.
Perchè non l'aveva ancora scoperto?
Un qualche modo doveva pur esservi, no?
Un fiume in piena, che si riversava burrascoso lungo i declivi della montagna, a valle, squassando gli argini, impetuoso, ma allo stesso tempo placido, suadente, gentile, risoluto come il granito, sempre più veloce, rapido, sinuoso, infido. Inaspettata una svolta, una seconda, una giravolta, un avvitamento carpiato, per tornare al punto d'inizio. Disorientante, alogico, illogico, logico? Cos'era? Follia? Era? Non era? Sarebbe stato? E non? Ed ecco il diario. L'avrebbe tenuto. Era già qualcosa, o non lo era? Certo, si poteva affermarlo, ma poi farlo? Non era qualcosa di banale. Triviale. Scontato. O vanesio. Alte doti erano richieste. Non era da tutti. E bisognava anche avere qualcosa da raccontare. Il che non era mai ovvio. Rise. Infine rise, una risata leggera, argentea, sottile, non troppo sguaiata, tirandosi su dalla poltrona, dove inesorabilmente veniva calamitato verso il fondo della seduta. Lo sguardo corrucciato di fuoco del volatile, interessato, quasi sorpreso, puntato sul Vecchio.
Un'altra ottima domanda!
Dipende, in tutta onestà, penso sia proprio questo il punto.
Credo di non svelare un segreto, per quanto lei non potesse saperlo, che tenere un archivio per molti versi sia come tenere un diario. Da questo punto di vista, l'ho fatto, l'ho sempre fatto, è utile, ed è anche bene che si sappia in giro di farlo. Un diario archivio può essere un'arma pericolosissima, ancora più di quanto non sia un normale libro. Nell'altro senso, un diario diario, solo per brevi periodi. Lo sforzo non è indifferente, e sono indispensabili altissime doti, che non sempre si è in grado di vantare. Scrivere un diario implica, prima ancora di avere qualcosa da raccontare, l'essere onesti al massimo grado verso sè stessi, e non sempre si è disposti ad esserlo. Ci pensi prima di iniziare. Per altri versi ancora, invece, lo faccio, mi è sempre piaciuto scrivere libri, e seppur con un grado minore di onestà, e parlando di noi solo tra le righe, anche scrivere un libro, potremmo assumere sia come scrivere un diario, non trova? Quindi probabilmente, sì, in diversi formati, è tutta la vita che tengo un diario.
Una sorprendente conclusione.
In fondo, era vero.
Era andata così.
Di lì, le risa.