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Audrey Halliwell
view post Posted on 22/5/2015, 02:14




Si era sempre domandata cosa diamine vi fosse collocato all'interno dei bauli custoditi gelosamente nello scantinato del maniero dei nonni paterni. Il fatto che durante le uniche volte in cui la portavano fuori di casa era per partecipare a qualche ricevimento pieno zeppo di famiglie purosangue o per andare a trovare i nonni da entrambi i lati della famiglia rendeva le sue uniche uscite non troppo esaltanti. In quelle occasioni era solita doversi comportare come la classica figlia-bomboniera dove i genitori la mettevano in mostra neanche fosse un vaso modellato con le loro espertissime mani. Iniziavano a lodarne le capacità artistiche che loro stessi le avevano obbligato di studiare per poi iniziare a farneticare su quanto fortunati fossero ad averla come figlia, così obbediente, così posata e tante altre frottole che lei doveva sopportare facendo uno di quei sorrisi falsi che ormai tanto si divertiva a mostrare. Non era insoddisfatta di come i suoi le avevano impartito le buone maniere, poteva reputarsi soddisfatta di come ormai riusciva a comportarsi in modo totalmente autonomo ed elegante compiacendosi di come naturale le venisse, ma non riusciva a sopportare l'idea di essere guardata come un oggetto, come un trofeo di caccia, neanche riuscissero a capire si trattasse di una persona in carne ed ossa.
Forse era stato uno di quello i motivi per cui aveva deciso di gettarsi a lavorare in un luogo talmente distante da quello che era la sua persona. Probabilmente se i suoi conoscenti avessero saputo che lavorava al Testa di Porco, non ci avrebbero mai creduto. Così come i suoi genitori ed i parenti, a cui successivamente sarebbe possibilmente venuto un infarto. Con annessa sgridata e proibizione di frequentare posti di quel genere che rischiavano di infangare il buon nome della loro famiglia. Bazzecole pensava lei, un luogo vale l'altro. Nonostante quello esteriormente parlando fosse realmente raccapricciante, non poteva che prenderlo ulteriormente come una sfida per se stessa, per capacitarsi e constatare di cosa fosse realmente capace, fino a che punto fosse capace a portarsi. Tornando al punto iniziale, in una delle sue noiosissime uscite a casa dei nonni, non avendo la ben che minima voglia di ascoltare i loro discorsi che per nulla riuscivano ad interessarla, si dilettava nell'ispezione in lungo e largo del vecchio maniero. Durante per l'appunto una di quelle occasioni aveva deciso di ammirare la cantina dove una parte veniva adibita per la raccolta di diverse scartoffie, pergamene e diversi documenti. Ovviamente nel loco era stato castato un duraturo Impervius che permetteva ai documenti più antichi di non deteriorarsi. L'altra parte invece conteneva numerosi bauli accatastati gli uni sugli altri. Uno in particolare di uno splendido rosso mogano ed intarsiato da rifiniture d'ottone aveva attirato l'attenzione della bambina che aprendolo trovò al suo interno diversi cimeli appartenenti ai nonni da giovani. Tra le cose della nonna c'erano dei bei gioielli molto preziosi ed estremamente elaborati, tra le cose del nonno invece un grosso diario rilegato in pelle, dalle pagine ingiallite e pieno zeppo di appunti, post it, e fogli vari, sembrava quasi il racconto della sua giovinezza. Appropriatasi in modo forse non proprio legittimo di quei cimeli, aveva finito per infilarli nel baule destinato alla partenza per Hogwarts nel tentativo di non farsi scoprire dai suoi e quella mattina cercando di sistemare le sue cose, all'interno del baule per l'appunto, scoprì esserci un doppiofondo in cui aveva astutamente nascosto la refurtiva. Tirandolo fuori, una volta seduta sul letto a baldacchino iniziò a sfogliarlo con l'intenzione di provare a farsi un po' gli affaracci che di certo non la riguardavano, ma ormai si era abbandonata alla sua spropositata curiosità quindi non si stupi neanche nel ricordare di quella marachella che ripensandoci avrebbe rifatto. Giunta ad una pagina provvista di cartina, notò con enorme disappunto che la scrittura non era quella normale bensì somigliavano a geroglifici, ma di certo non appartenevano a quelli egizi. Si domandava da dove provenissero. In un lampo le venne in mente il professore di Storia della Magia, e successivamente l'episodio che vedeva lei e Versus alle prese del servizio ai Tavoli al Testa di Porco. Era stato difficile farla parlare, ma era riuscita a farle spillare qualche informazione, e da quel momento l'insegnante aveva ottenuto un discreto interesse da parte della figlia di Salazar che da qualche tempo a quella parte aveva cercato una plausibile scusa per interloquire con l'uomo.
La scusa per l'appunto, si trovava ora tra le sue mani. Passo dopo passo, quel pomeriggio si faceva spazio lungo il corridoio diretta all'ufficio del docente con l'intenzione di andare a parare proprio sull'argomento che tanto le metteva curiosità ed una certa eccitazione, argomento che avrebbe provato a raggiungere discretamente, o che forse alla fine dei conti avrebbe tirato in ballo immediatamente. O cominciava con un'esca ovvero le domande sul diario ed il tipo di simboli utilizzati e successivamente raggiungeva ciò che desiderava, o poteva andare dritta al sodo e successivamente utilizzare il diario come diversivo. A questo non aveva ancora pensato onestamente, e forse sarebbe anche dipeso dall'umore dell'uomo nel momento del so arrivo. Giunta davanti la possente porta del suo ufficio tirò un lungo sospiro alzando ed abbassando le spalle seguendo il movimento del diaframma. Successivamente dopo aver controllato che la divisa fosse in perfetto ordine, allungò la mano destra alla porta bussando in modo contenuto.

“Proferrore? Sono Audrey Halliwell di Serpeverde. Posso disturbarla?”
Domandò quindi attendendo una risposta che sperava ovviamente fosse positiva, poggiando la mano destra sulla maniglia. Qual ora avesse ricevuto una risposta affermativa allora si sarebbe fatta avanti nell'ufficio trattenendo il libro sotto il braccio sinistro, altrimenti... avrebbe ritentato in seguito. Non si sarebbe di certo scoraggiata tanto facilmente.
 
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view post Posted on 28/5/2015, 18:30
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Un pomeriggio tranquillo, e sereno.
Una bella giornata di sole, di un Astro primaverile, ancora sonnolento, che inondava di luce, spandendo una piacevole temperatura sul Castello.E così stava ricominciando la mattanza? Il caldo soffocante, almeno per quelle latitudini, sarebbe tornato? Quanto in fretta? Certo, non c'era particolare premura, ne andava dato atto, la primavera era appena iniziata, prima che le temperature si facessero anche solo sentire ne sarebbe ancora corsa d'acqua sotto i ponti, ma non per questo si sarebbero fatti cogliere impreparati. I pesanti mantelli invernali, dalle fosche tinte erano stati accantonati con una certa irruenza, per tornare ai più confacenti mezzi mantelli estivi, ed ai toni caldi della stagione favorevole, ma non per questo meno temuta. Del resto, era una relazione di cordiale odio, ed amore. In primo luogo, veniva l'odio, detestava diò di cui era foriera la primavera, l'estate, il caldo soffocante, ed il mezzogiorno del Mondo, che aveva imparato a farsi piacere per lunghi anni. Il caldo secco del deserto libico, iraqeno, egiziano, ed il caldo umido del mediterraneo, dal libano alla grecia, alla spagna, alle isole, più o meno grandi che fossero. E poi l'amore, certo, i colori caldi, sgargianti, i tessuti leggeri, e Glamis. E se primavera implicava Estate, si poteva tranquillamente assumere che non mancasse poi molto al termine di un nuovo anno. Da quando era rincasato, tutto era tornato a susseguirsi con lenta regolarità, certezza che una Scuola, e poche altre, era in grado di offrire. Mese dopo mese, Natale, e Pasqua, ed ecco la fine dell'anno. Un quieto armonioso vivere. E tale era destinato a restare, e protrarsi. Era soddisfatto della pensione, ed ormai più che scribacchiare e ciarlare non sembrava trovar brio di far'altro. In fondo, cos'aveva poi fatto per un'intera esistenza? Volendola ridurre ai minimi termini non sarebbe poi cambiato molto, certo aveva scritto e parlato molto, per conto di altri, ma essenzialmente era un esperto di quello. E tale sarebbe rimasto. L'unica sostanziale differenza, era che ormai si fosse messo in proprio per buona parte del suo tempo, il che era qualcosa di decisamente incoraggiante. In fondo si poteva essere relativamente certi nell'affermare quanto si pensasse. Certo, era ormai proverbiale l'essere quotidianamente fraintesi, vuoi per un motivo, vuoi per un altro, ma era comunque un passo in avanti. Non si rischiava nulla di più, che non una discussione, o una inequivocabile T, e per quanto potesse suonare presuntuosa ed irreverente, nei suoi semplici e lapalissiani tratti, non aveva il potere di innescare alcuna crisi valutaria, fiscale, politica, o armata. Era tutto terribilmente rassicurante.
Di scarlatto vestito, divagando in pensieri ed opere, l'anziano Mago voltò infine la pagina di un voluminoso dizionario, espirando rumorosamente, e lasciandosi cadere contro lo schienale della seduta, soddisfatto. Non il tempo di essere affondato completamente nella morbida pelle della poltrona, che già il non troppo fedele, e mansueto alleato, aveva ben pensato di filarsela. Lesto, quasi felino, a tratti machiavellico, aveva atteso a lungo il momento più adatto, e venendo meno l'attenzione del Mago, si era chiuso improvvisamente, sollevando un pulviscono di polvere, che si portò dietro un sonoro starnuto, prima di correre sul legno lucidato della scrivania, e balzare a terra, sul folto tappeto, scomparendo alla vista. Un dizionario altamente istruito, certo, che però sembrava in tutto e per tutto restio nel condividere il suo sapere, o facilitare le ricerche a terzi. Quanto meno aveva la buona creanza di non soffrire di istitinti suicidi, non gettandosi nel caminetto scoppientante, un classico, o giù dalle finestre socchiuse, nel parco. Erano passi avanti, comunque la si volesse girare. Il Volume ribelle, senza dar prova di eccessiva originalità, giunti ormai alla nona edizione di quella farsa, mostrando la costa di pelle rinforzata, ed incisa profondamente da uno stilo, correva, almeno nei limiti consentiti ad un libro pesante diverse libbre, verso la porta, sbarrata, confidando ancora una volta nel miracolo. Chissà poi dove volesse andare! Churchill aveva retto il gioco le prime volte, ma si era presto annoiato, l'eccesso di moto non sembrava essere il benvenuto in quei locali. Che il dizionario ribelle l'avesse scordato? O che fosse ribelle proprio per quello?
Provvidenziale, epifanica o fantasmatica, presto l'avrebbero determinato, nelle vesti di novella Beatrice dello sperduto Dizionario, qualcuno aveva deciso di farsi avanti, bussando in quel momento. Una Serpeverde. Non avrebbe mai pensato a Beatrice tra i Serpeverde, ma in fondo, tutto poteva essere. Perchè no? Quanto sarebbe stato inopportuno invitarla a ripassare più tardi? E con che scusa? Guardi, non vorrei che il dizionario m'infartasse per la sorpresa, potrebbe ripassare? Stiamo braccando un ribelle? Sono in corso delicate operazioni di pulizia? Ammazzo il drago, ed arrivo? Quale potesse essere la scusa più credibile, ed opportuna era una sfida notevole, ed allo stesso tempo pressante. Nel momento in cui avesse aperto, il dizionario si sarebbe lanciato fuori dalla stanza, se non l'avesse fatto, ne sarebbe risultato un villico villano il rispettivo proprietario. Poi la soluzione, in fondo la Halliwell era del I Anno, non avrebbe avuto problemi.


Avanti!

In una maniera, o nell'altra, il più delle volte nell'altra, se la cavava sempre.
Il che era comunque decisamente già qualcosa. E silenziosa la porta prese ad aprirsi.
Lesto il dizionario si infilò nello spiraglio, filandosela alla chetichella. Era andato?


Se fosse così gentile da acchiappare il fuggiasco, ci eviterebbe una noia.

Aggiunse pacato.
In fondo, non era chiedere troppo.
Attaccati ad un campanello metaforico ad ogni ora del giorno e della notte, recuperare un Volume non sarebbe stato eccessivamente scortese. Tornò alla tazza di The, dimentica poco lontano sulla scrivania. Sorseggiando il liquido ambrato, ormai freddo, lo sguardo ricadde sulla tavoletta di pietra nera, incisa, sulla quale stava ormai lavorando da diverse ore. Se non fosse stato per una lezione e l'altra, o per la pause doverose utili a recuperare il dizionario forse se la sarebbe cavata prima. O forse il problema era un altro. Era troppo vecchio, e non era il suo campo? Eppure era altrettanto certo che non l'avrebbe mai ammesso, benchè fosse altrettanto certo che il tutto facesse parte degli intenti del mittente. Così andavano le cose. Poco distante, sonnecchiante, per nulla interessata al teatrino del Volume, sonnecchiava la Fenice, sul suo trespolo. Ma quindi, chi era la Halliwell? Serpeverde? Sicuramente al I Anno, e poi? C'erano diverse possibilità, quale tra le tante

 
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Audrey Halliwell
view post Posted on 31/5/2015, 03:45




Si era sempre chiesta come fossero adibiti gli uffici degli insegnanti, non perché s'immaginava chissà quali stranezze o altro, ma lì si tornava al punto di partenza, la curiosità. Infondo quella caratteristica che in certi casi poteva essere vista positivamente ed in altri estremamente negativa, era o no affibbiata per eccellenza alle donne? Non ricordava esattamente dove ma era sicura di aver letto da qualche parte “La curiosità è donna o femmina”. Per restare in tema, aveva ricercato delle teorie a riguardo, perché si, non riusciva a capire per quale motivo un simile attributo venisse dato per scontato appartenente a tutto il genere femminile, quando si dice fare di tutta l'erba un fascio... Secondo alcune informazioni reperite da tomi in biblioteca che comparavano la società magica a quella babbana questo genere di credenze era dovuta all'atteggiamento socievole delle donne che parlando con chiunque di qualunque cosa finissero per estrapolare all'interlocutore informazioni di qualsiasi tipo. Era difatti risaputo come una delle numerose e principali doti femminili fosse la parlantina, almeno così nella maggior parte dei casi. In altri ovviamente altre peculiarità erano maggiormente presenti, come in lei stessa era possibile constatare. Non era un'amante delle parole se non quelle scritte. Apprezzava ascoltare e leggere ma non troppo parlare. Ovviamente o faceva con naturalezza, e quando serviva cercava anche di essere loquace, ma se poteva evitarlo lo faceva. Allo stesso modo, da quel che aveva capito, la curiosità veniva definita al “popolo femminile” per via della famosissima storia di Adamo ed Eva. Chi dei due infatti era caduto in tentazione facendosi soggiogare dalle parole del Serpente e cadendo nella curiosità di provare qualcosa di proibito che gli veniva offerto ad un palmo dal naso? Eva, per l'appunto. Quella probabilmente era la versione che più la affascinava, e chissà ora che ci faceva caso, magari avrebbe potuto chiedere un parere all'insegnante e chiedere a lui cosa ne pensasse a riguardo. Voci di corridoio oltre ad averla informata per il suo particolare amore per il The ed i libri, le aveva anche spifferato quanto il docente fosse propenso al dialogo. Cosa che comunque aveva potuto anche constatare a lezione.
Il tutto era stato studiato minuziosamente dalla mente maligna della serpe che si era recata con uno scopo ben preciso ovvero andare a parare riguardo quel club di esclusivi studenti organizzato e diretto dallo storico. Far parlare Versus non era stato facile come credeva, ma dopo un equilibrato tira e molla era riuscita a far vacillare le sue difese e dunque aprire la bocca alla grifondoro e ricavare le informazioni necessarie a sapere quello che le interessava. Inutile dire quanto fosse rimasta positivamente impressionata e di come per l'appunto il suo interesse avesse raggiunto il culmine andando a formare poi quello che nella mente della primina era il piano per andare a parlare con l'uomo di quell'interesse che ormai l'affliggeva da qualche tempo. Per ovvie ragioni però prima di tutto era sua intenzione appianare il terreno, non poteva di certo partire in quarta rischiando così tanto di essere cacciata via. Se le fosse stato possibile avrebbe anzi tentato di ottenere la sua simpatia che non sarebbe mica guastata. Non lo conosceva abbastanza da poter azzardare ipotesi sulla sua riuscita o meno, ma allo stesso tempo pensava che alla fine dei conti non aveva nulla da perdere oltre alla faccia, ed essendo lei una ragazzina fin troppo egocentrica e desiderosa di ottenere buoni risultati, non avrebbe accettato un fallimento.
Non appena udì la sua voce sussultò brevemente e si fece spazio tra le due ante che dopo il suo invito a farsi avanti aveva leggermente dischiuso. Il tempo di dare un'occhiata davanti a se che un fruscio sinistro distolse il suo sguardo dall'interno della stanza. Che diamine era stato? Non ebbe modo di saperlo in quanto quello che sembrava avere l'aria di... un dizionario? Se l'era data metaforicamente parlando a gambe. I riflessi non l'avevano aiutata, non era forse entrata abbastanza in fretta? Ma poi, perché un libro dovrebbe scappare da una stanza? Che il docente avesse strane manie di sadismo sui poveri tomi? Questo però non combaciava con quelle che erano le informazioni che aveva in possesso su di lui. Non ebbe particolar modo di rendersi conto dell'accaduto che le fu chiesto di recuperare il fuggiasco... No aspetta cosa? Doveva farlo lei?
Per un attimo si immaginò alle prese con una rincorsa forsennata alla disperata ricerca di acchiappare il furfante, cosa che ovviamente lei non avrebbe mai e poi mai fatto, ma che invece vedeva fin troppo bene se paragonato ad un'altra persona.

-Mi ha presa per Versus?-
Pensò scuotendo leggermente il capo. Immaginava infatti che la Grifondoro sguainando la bacchetta avrebbe iniziato a rincorrere il libro a destra e manca scagliando incantesimi o rotolandosi sul pavimento fino a riuscire nel suo intento. Poteva però dire di no? Avrebbe perso la sua occasione di parlare con lo Storico e non si sarebbe di certo fatta vedere di buon occhio in quel modo. Senza dire una parola si voltò e a passo veloce tornò sul corridoio dove il libro comunque non troppo veloce visto, ironia della sorte, il peso della cultura che si portava dietro. Estrasse la bacchetta dalla tasca interna del mantello estivo e serrando le dita intorno al catalizzatore assottigliò lo sguardo individuando la figura del manoscritto che era andato ad impigliarsi in una di quelle pesantissime tende che dividevano un quadro da un'armatura. Si avvicinò cautamente facendo strusciare i piedi sul pavimento e non facendo picchiettare le suole. La punta del catalizzatore puntava dritta sulla copertina rigida e con un movimento circolare del polso in senso orario, partendo dal basso verso l'alto per poi far ricadere la stoccata in direzione dell'oggetto ovviamente senza sfiorarlo perchè a debita distanza, avrebbe pronunciato con quanta più chiarezza possibile, facendo attenzione alla giusta collocazione degli accenti:
“Wingàrdium Leviòsa”
A quel punto se fosse riuscita nel suo intento avrebbe fatto levitare il libro libertino tra le sue braccia dove lo avrebbe stretto al petto insieme al diario del nonno assicurandosi che non potesse sfuggirle di mano e far si di rendere invano quello sforzo che decisamente non era programmato. Recuperato il tesoro si sarebbe quindi diretta nuovamente all'ufficio del docente dove a quel punto si sarebbe potuta dedicare allo studio dell'ambiente. Le iridi acquamarina per ovvie ragioni si illuminarono alla vista di quei lati della stanza completamente ricoperti di libri che le fecero distendere in viso un'espressione puramente appagata. L'attenzione fu successivamente rapita dai pittoreschi soprammobili posti davanti i libri che cercò di riconoscere invano. Il pavimento improvvisamente diventato più morbido l'avvertì di aver calpestato uno dei tappeti che ricoprivano la pavimentazione in marmo, che richiamarono la sua attenzione e che le parse somigliassero in qualche modo agli arazzi presenti tra una libreria e l'altra. Continuando dritto finì per ritrovarsi davanti all'imponente scrivania e poggiando lo sguardo su di essa, non ebbe la più pallida idea di dove collocare il libro fuggito all'uomo. Cercò invano un angolino libero ma non faceva altro che riscontrare quanto essa fosse invece colma dai libri alle teiere e le bottiglie alla lampada, insomma non sapeva dove mettere mano. A quel punto alzando gli occhi sul viso dello Storico allungò le braccia in sua direzione per porgergli il libro con tanto di diario del nonno sopra.
“Le chiedo scusa per l'interruzione, ma se non le è di troppo disturbo avevo un paio di domande da farle.”
Fece sperando che prendesse i due libri che comunque leggeri non erano, non per le esili braccine della figlia di Salazar che era visibilmente abituata ad una vita sedentaria e non troppo versata all'allenamento fisico. Mantenne alto lo sguardo sull'uomo vestito di un piacevole rosso.
“Sono venuta qui per farle due domande. Quello è il diario di uno dei miei nonni. Da giovane si dilettava nel viaggiare in lungo e largo, e raccogliere in quel diario annotazioni, fotografie, mappe e quant'altro recuperate o trascritte da lui stesso. Ci sono però alcune pagine (segnate per l'appunto da un segnalibro) che non sono riuscita a comprendere in quanto non ho idea di come siano state scritte. Purtroppo mio nonno non ha più la memoria di un tempo e non riesce a ricordare... di conseguenza mi domandavo se lei era in grado di togliermi questa curiosità.”
Provò con il piano A, sperando che questo stuzzicasse l'interesse del professore e l'invitasse a restare per discuterne, così da poter successivamente proseguire verso quello che era invece l'interesse principale che l'aveva portata nel suo ufficio. Il nonno in realtà non soffriva di perdite di memoria, ma era anche abbastanza sicura che non avesse nulla a che vedere con la scuola, di essa se ne occupavano solo i genitori e dubitava che loro così presi com'erano da loro stessi avessero parlato con i docenti della restante parentela, ergo, sarebbe dovuta essere teoricamente parata. Avrebbe atteso che l'uomo le avesse risposto positivamente o negativamente alla domanda riguardo il libro e magari un possibile invito a prendere posto davanti a lui, in quanto gli insegnamenti fin troppo ferrei dei genitori le imponevano di attendere sostanzialmente sempre un invito per fare qualsiasi cosa, nonostante sapesse che vederla li impalata davanti la scrivania potesse recare un certo disturbo in un certo senso.
 
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view post Posted on 7/6/2015, 11:00
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Un ribelle.
Qualcosa d'insopportabile.
Perchè poi un libro dovesse decidere ripetutamente di prendere la porta, aveva quel quid di misterioso, ma era anche relativamente certo che qualunque fosse stata la sistemazione rimediata, avrebbe comunque tentato una fuga, pur rocambolesca che fosse. Che avesse in fondo bisogno soltanto dei suoi cinque minuti? Che vi fosse altro sotto? Che quell'anelito di libertà celasse ben altro? Sintomo di un malessere più profondo, e diffuso? Che il suo collezionismo d'assalto, non fosse poi così ben visto dalla sua collezione stessa? Possibile? No. Si rifiutava di ritenerlo, possibile, o anche solo probabile. Come sarebbe mai potuto essere? Le implicazioni sarebbero state catastrofiche a dir poco, generazioni di lavoro gettate al vento, perchè i frutti avevano deciso di dissociarsi? Non si era mai sentito qualcosa del genere. E non sarebbe accaduto. Sarebbe stato il primo, e l'ultimo. Era stato messo in guardia, in fondo, che una qualche forma di spirito minore si annidasse in quelle pagine. L'intera questione poteva essere derubricata a fastidi pomeridiani? Forse la prima delle N volte era stato anche divertente, forse anche la seconda. Appoggiò la tazza sul suo piattino, prima che la Giovane riemergesse dai recessi del corridoio. Non era poi troppo difficile acchiappare un dizionario, o lo era? Certo, non si sarebbe forse potuto parlare di economie d'esperienza, o apprendimento, quante volte poteva esserle capitato? Ma non era poi un'esperienza così trascendentale. Che potesse addirittura tornarle utile? Di cosa si occupavano a Trasfigurazione? Corruzione dei Tempi, e dei Costumi, ormai aghi e spilli ricoprivano un interesse quasi mistico, possibile che un dizionario fosse così fuori moda? O non era ancora passato l'anno? Quanta rilevanza avrebbe avuto tutto quello? Quanto realistico sarebbe stato un rifiuto da parte della prima? Il fatto che avesse deciso di bussare alla sua porta, in fondo, implicava che avesse bisogno di qualcosa, l'averle già appioppato un incarico, che piuttosto difficilmente avrebbe potuto rifiutare, per molti versi sarebbe potuto risultare quanto meno ingiusto. Ma del resto, era vecchio, ad un certo punto la voglia si perdeva, anche di inseguire un dizionario. Sembrava tutto così assurdo, tanto da essere vero.
Quanto avrebbe impiegato?
Abbastanza? Troppo? Un istante?
Il tempo di una scorsa alla tavoletta, ed eccola infine entrare. La porta scivolare sui cardini ben oliati, l'ufficio sfoggiare la sua accoglienza, e la rassegnata propensione ad accogliere ospiti, di ogni genere e sorta, ed il gioco era fatto. La Serpeverde, nel suo rosso, meno rosso di quanto non avesse avuto ancora l'ardire di sfoggiare il Vecchio, avanzava nell'Ufficio. Il dizionario nella stretta, badando bene a che non si liberasse nuovamente. La porta chiusa sembrava essere una garanzia sufficiente a che non se ne sarebbe andato troppo lontano, almeno non alla prima occasione, e non subito. Il cosa la spingesse da quelle parti, era decisamente un'altra Storia. Eppure, era relativamente certo che l'avrebbero scoperto. In fondo, era quello il senso di una visita, o no? E più erano giovani, più erano anche di fretta. Che fosse un baco dell'essenza? Un difetto di fabbricazione? Da inoltrare un reclamo ufficiale al fabbricante? Al cavolo? Alla cicogna? C'era altro? Ed ecco l'inatteso. Il libro non era più uno soltanto, ma due. Ed il secondo non l'aveva mai visto. Non era sicuramente suo. Sotto lo sguardo di un Vecchio, ed un essere di fuoco, la Giovane guadagnò infine la posizione che desiderava, porgendo il frutto delle sue molteplici conquiste. Due libri. Delle risposte. Anche quello non era poi troppo rivoluzionario, anzi, sarebbe parso strano al suo Maestro fiammingo di fiducia che i nuovi visitatori non avessero in serbo una serie di domande, che avrebbero a cascata portato delle richieste, qualche invito, una serie di ringraziamento più o meno sentiti, convenevoli di maniera, ed affini necessari a che il tutto si svolgesse senza inghippi. Un diario? Afferrò a braccia tese entrambi i libri, appoggiandoli sulla scrivania, mentre la prima di una serie di spiegazioni si dipanava. Un diario. Aveva tra le mani un diario. Di qualcuno che aveva perso la memoria? Il che apriva ad una serie di domande.
Ma non c'era fretta. Non c'era mai fretta.
Sorrise, accennando alle poltrone.


Ah, Mademoiselle Halliwell, prego!
La ringrazio del dizionario, e nessun disturbo.
Son certo che arriveremo anche alle sue domande.
Nel frattempo può accomodarsi, posso offrirle qualcosa?
Magari un The, o forse altro?


Il rituale era quello, ed era iniziato.
Il resto sarebbe venuto da sè, inutile spingere.
Tra un rotacismo, ed un vocalismo, inframmezzato da una pausa stramba, ed una vocale più lunga di quanto non fosse comprensibilmente previsto, proseguiva spedito, ed affabile, in quello che aveva tutta l'aria di essere un discorso vissuto, e partecipato, da parecchio tempo. In fondo, Bibliofilia, e Teinomia non erano propriamente attributi tenuti sottochiave, o celati in una qualche oscura catacomba, nel Nord delle Highlands. Erano sfoggiate con piena padronanza nella quotidianità di ogni giorno, come un mantello da giorno, o una palandrana ancora di buona foggia. Giunti ad una certa età, certi formalismi perdevano di senso, ed altri ne acquisivano in eccesso. Così andavano le cose.


E lei è proprio sicura che suo nonno approvi la sua decisione?
Soprattutto in quei momenti in cui la memoria ci abbandona, i diari diventano incredibilmente preziosi.
Per certi versi iniziano ad assolvere alla seconda delle loro funzioni, e non è poca cosa.
Lei scriverebbe un diario?


Inaspettata, quasi non se l'aspettasse nemmeno lui, infine una domanda.
L'avrebbe tenuto un diario? Quali erano le ripercussioni? I pro ed i contro?
Ce n'erano? Non ce n'erano? Aveva una qualche utilità? L'avrebbe avuta?
Il desiderio di un vecchio di privarsi della stampella della propria memoria?
Violare un diario, era come violare qualcosa di ben più rilevante.
Non andava fatto a cuor leggero.

 
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Audrey Halliwell
view post Posted on 19/6/2015, 13:33




Libertè... Fraternitè...Splat
Cosa portava un libro alla fuga? Togliendo il fatto che non credeva possibile che un libro potesse avere vita propria, magari quello in particolare era solo stato incantato e di conseguenza una tantum iniziava a dare di matto sgattaiolando dalla presenza del padrone. Che fosse proprio lo storico la causa della fuga del povero manoscritto che torturato fino allo svenimento dalle lunghe letture a cui lo costringeva il padrone, avesse deciso di ribellarsi. A quel punto però le veniva automatico chiedersi chi in realtà fosse il docente davanti a lei. Uno stupratore seriale di libri? Insomma, non comprendeva perché mai uno di essi potrebbe desiderare di scappare dal luogo in cui si trova. Eppure quel luogo le sembrava molto accogliente e confortevole. Cosa avrebbe potuto desiderare di più? Purtroppo capitava spesso che le persone non si rendessero conto di ciò che possedevano fino a quando non lo perdevano. Peccato che in quel particolare caso era di una persona di cui si parlava ma di un libro... Mettendosi nei panni di quel tomo... cosa avrebbe potuto portarlo alla fuga? Beh se il proprietario avesse annotato qualcosa con inchiostro su una delle sue pagine, o ne avesse strappata qualcuna, macchiata o più generalmente parlando danneggiata, oh altro che fuga, avrebbe cercato vendetta. Magari esistevano diversi tipi di libri. Quelli vendicativi, quelli fuggiaschi, quelli permalosi, quelli delicati. Sarebbe stato un argomento interessante. Peccato però che non ci fossero delle vere e proprie fondamenta. Quando l'uomo tinto di rosso le si rivolse in modo affabile invitandola a sedere, la rossa non perse tempo sistemando la gonna della divisa prima sul retro stringendola alle gambe fino a che non avesse preso posto sulla seduta davanti a lui per poi sistemare le pieghe della gonna sul davanti con lunghe carezze.

“Gradisco molto il The, la ringrazio. Va benissimo qualsiasi varietà abbiate a portata di mano.”
Rispose garbatamente annuendo con il visino contornato da fili ramati che scendevano lungo le spalle. Di certo non avrebbe potuto chiedergli del The con un goccio di panna e dei pasticcini, o un infuso ai frutti rossi accompagnato da una fetta di crostata. Non si trovava mica in una locanda, ne tanto meno in casa sua. Però sempre le voci del famoso uccellino le avevano spifferato quanto il momento del The fosse quasi una tradizione, e di conseguenza acconsentì senza esporre le proprie preferenze in ambito che oltre tutto avrebbero anche non potuto interessare minimamente il docente.
“Professore... perchè il Dizionario stava tentando la fuga?”
Domandò infine incerta sulla possibilità di porgli tale quesito o meno corrucciando appena lo sguardo mentre le iridi acquamarina andavano a solcare la superficie rigida e decorata del tomo accusato per fuga. Magari le avrebbe spiegato anche il perchè quello che teoricamente doveva essere un oggetto inanimato aveva iniziato a muoversi come se fosse stata la cosa più naturale di questo mondo. Chissà se le avrebbe risposto o se forse quella era una di quelle cose che non si potevano assolutamente dire per qualche strana ed assurda ragione. Le domande riguardo il desiderare realmente “profanare” una proprietà privata come quella del nonno la fecero trasalire non poco. Mantenne lo sguardo fisso sul docente per qualche istante prima di riabbassarlo sul Diario vissuto.
“I miei nonni, come tutti in famiglia hanno avuto un matrimonio combinato. Dopo suddetto matrimonio mio nonno ha dovuto abbandonare tutto ciò che erano le sue passioni. Non me lo ha mai detto direttamente e non so se può comprendermi, ma ho come l'impressione che sarebbe felice che qualcuno rivivesse ciò che ha passato lui, prima di quella restrizione a cui è vincolato.”
L'arte della menzogna era qualcosa di arcano ed ancora troppo fumoso per la giovane serpeverde. Non era ancora in grado di gettarsi così su qualcosa di cui non era certa, per questo motivo alla fine nonostante le sue intenzioni iniziali aveva optato per raccontare al docente la verità senza sbilanciarsi ed entrare troppo sul professionale. Poteva contare sul segreto professionale no? Non che si trattasse di qualcosa da nascondere, ma non le piaceva parlare troppo della sua famiglia. Se qualcuno doveva parlare di lei, doveva farlo per le sue gesta e non di altri, nella buona e nella cattiva luce.
“Non sono una persona di molte parole. Penso che tenere un diario sia un ottimo mezzo di comunicazione anche con se stessi. Penso proprio che lo farei. Non dico di averci già pensato altre volte... ma ora come ora, penso che mi piacerebbe. E forse questo sarebbe il momento migliore per farlo.”
Non aveva vissuto nulla di particolare, non avrebbe avuto poi molto da raccontare. Avrebbe potuto parlare di se, del suo modo di pensare, della propria famiglia, di quelle che erano le loro tradizioni. Avrebbe potuto parlare delle esplorazioni segrete fatte nella soffitta e nella cantina dei nonni, dell'arrivo della lettera per Hogwarts. Il viaggio in treno, i pochi incontri fatti fino a quel momento, quell'incontro stesso sarebbe finito scritto sulla cellulosa. Sarebbe stato descritto come il motivo per cui aveva deciso di raccogliere ricordi, pensieri ed avvenimenti per iscritto, un modo affascinante elegante e misterioso di conservazione.
“Lei invece?”
Domandò infine rivolgendo ancora una volta lo sguardo sull'uomo chiedendosi se una persona vissuta come lui avesse già un diario con raccolte le sue avventure o se non fosse interessato a quel genere di cose.
 
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view post Posted on 23/6/2015, 15:02
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Tutto aveva inizio.
Era già ora del The. Il che non era un male.
Quanto ancora a lungo sarebbero riuscite a trattenersi?
Per quanto il tutto avesse sì ancora quell'alone di tradizione, dovuta e quasi forzosa, per quanto non meno piacevole, e benvenuta, il tutto con il passare del tempo si era andato accompagnando all'impellenza di stringere sui tempi, nella paura che qualcosa sfuggisse troppo presto al controllo. Eppure, sbarazzarsi di un così valido elemento, ed alleato, sembrava un passo tanto radicale da seminare quel legittimo dubbio, tale da frenare qualunque decisione definitiva. Il passare inesorabile, ed instancabile dei mesi non aveva lenito quel senso di straniamento, e mancanza, come avrebbe potuto? Rinunciare a qualcosa diveniva man mano sempre più difficile. L'ancoraggio morale a quelle che erano state elevate, forse senza merito apparente, giorno dopo giorno, a Valute forti, aveva un che di rassicurante. Certo, ospiti illustri, ed altrettanto illustri figure barbine, erano possibili, quasi probabili. Se non era in grado di mantenere il controllo in tali circostanze, che razza di Mago era diventato? Era invecchiato? Un pezzo da Museo, un dinosauro, un residuato bellico, un artefatto di un passato ormai troppo orbato, e lontano per attirare una qualche ancor minima considerazione positiva? Poteva anche darsi. Eppure non vi avrebbe rinunciato.
La Zuccheriera sarebbe rimasta, e con essa il resto del Servizio.
Sorrise alla Giovane, l'impudenza era tipica di Serpeverde.
Così come della giovinezza. Non che poi fosse un male.
E lui? Per quanto vecchio, era impudente?
Sì, forse lo era.


Devo ringraziarla per la gentilezza, ma le consiglio di non sbilanciarsi troppo. Solitamente restare sul generico è un buon compromesso, soddisfa l'interlocutore, e ci offre un'ottima via di fuga. Gli assoluti son tutta un'altra Storia, invece. Ricordo molti anni fa, correva probabilmente il '48, in una locanda nel bel mezzo del nulla, in estremo Oriente, doveva essere una propaggine dell'attuale Kazakistan, bevvi il peggior The di cui serbi ricordo, e se son sopravvissuto alla sosta è solo una questione di fortuna. Per sua sfortuna ne conservo ancora la miscela, ad eterno monito, ma non sarà per oggi. Mi raccomando, parli chiaramente, o potrebbe essere... fraintesa!
Un The, e due di zucchero.


Il raffinato, ed insospettabile servizio blu e bianco cinese, poco distante, si animò. La teiera sbuffando prese a riempire una tazzina, già in movimento, con tanto di piattino, in direzione del primo grazioso cliente, inseguita a ruota dalla delicata zuccheriera, che mulinando un cucchiaino d'argento, sembrava ansiosa di portare a compimento il suo uffizio, stanca di quella forzosa quiescienza, stanca delle chiacchiere, ma obbediente agli ordini impartiti, almeno per quella volta. Compiaciuto, il Vecchio, sorvegliava l'operazione. Più d'un grattacapo, ne era già emerso! Insopportabile d'una zuccheriera. Era quasi giunta l'ora del The, il che non era mai un male. Era la volta della Giovane. Giovani e The, un rapporto difficile? Cos'avrebbe deciso? Zucchero? Limone? Altro? Il Servizio era lì, in attesa, pronto anche a fraintenderla, come sempre.
Ed il dizionario. Perchè stava fuggendo?
Perchè era tutto il pomeriggio che provava?
Perchè fermarlo? Perchè non lasciarlo andare?
Era un Tiranno? Era un libro libero di scegliere?
Quante domande sottaciute si annidavano in quell'unica?
E quante risposte erano dovute a quell'unica domanda? Lo erano?


Un'ottima domanda, mi creda. Ottima. Ha qualche idea?
In realtà credo la risposta sia tutto sommato semplice, e che non la stia tentando.
Sono entrato in possesso del dizionario, in concomitanza con il Servizio, dallo stesso Mercante, a Pechino. I Peverell sono da sempre una schiatta di bibliofili, ed accaniti collezionatori, ritenevo che sarebbe potuto tornarmi utile un giorno, e l'ho preso. Sospetto, non ne ho la certezza, che in un cambio successivo di rilegatura sia rimasto intrappolato tra le due parti uno Spirito inferiore, una qualche creatura. Per la verità non conosco la natura precisa dell'ospite, e se il fatto sia stato o meno intenzionale, il che restringe sufficientemente gli interrogativi. Quindi non credo che il dizionario di per sè voglia filarsela, ecco. Il che è abbastanza confortante. Se scattasse una fase di fuga di massa, temo avremmo qualche grattacapo di troppo.


Sorrise, per quanto l'idea avesse del semplice panico insito.
Migliaia di volumi che saltavano dai rispettivi scaffali, caricando le porte, per aprirsi un varco. Come si sarebbe potuta evitare la tragedia? Perchè era una tragedia certa. Secoli e secoli di preciso, minuzioso, amorevole lavorio gettati al vento, per cosa? Il disastro. L'apocalisse del Casato. Non l'avrebbero nemmeno accolto nell'aldiltà, l'avrebbero rimandato indietro come fantasma, sino ad ultimare la ricerca dei fuggiaschi, se mai l'avesse fatto. Ma inutile pensarci, non sarebbe accaduto, il problema era strettamente circoscritto, non era contagioso, la causa ben definita, ed arrivederci.
Un altro paio di maniche, quanto la Giovane nel frattempo aveva ripreso a dire.
In fondo di combinazioni, e combinati aveva a sua volta una certa esperienza.
La Storia era inevitabile. Così era andata. Così era destinata ad andare. Certo, il fatto che si fosse per molti versi passati oltre quella fase, aveva un che di lodevole, ed un che di terrorizzante. Lentamente venivano meno tutti i vingoli, i lacci, ed i lacciuli del vecchio regime, venivano garantite, quasi imposte, totali e piene libertà a tutti, ed il risultato qual era? Il Caos imperante. Certo, poteva essere una soluzione, poteva essere necessario, ma esisteva sempre, e sarebbe continuata ad esistere, la via di mezzo. Non era possibile che venisse meno tutto, per l'egoismo di pochi. Però, accadeva. Quale sarebbe stata la soluzione? Una guerra? Civile? Mondiale? Magica? Gli squilibri avrebbero davvero riportato l'equilibrio, ma a che prezzo? Sarebbero stati disposti a pagarlo? Avrebbero dovuto. E se non l'avessero fatto? Ipotecato tutto, per che cosa? La libertà di qualche colono, e rinnegato? Tamburellando le dita sul pesante tomo, tornò ad osservare la giovane Serpeverde. Anche in quel caso che tipo di risposta si attendeva, ad una non domanda? Suo Nonno non aveva colpe, si era lamentato? Non aveva preso per il meglio la decisione, non tutti lo facevano, la colpa era della generazione successiva, e di quella ancora dopo, quella della Giovane? Quanta sincerità sarebbe servita? Quanto era rilevante tutto quello? Lo sarebbe stato?


In parte penso di poter comprendere, credo di non svelare nessuno scabroso segreto nel dirle che non son più, a mia volta, un aitante giovincello, no? E per quanto abbia evitato problemi sul matrimonio, essendo tutt'ora celibe, ne ho avuti altrettanti sul resto. Fosse dipeso da me mi sarei probabilmente occupato di altro sin dal principio, mi sarei dedicato alle lettere, alla Storia, sarei approdato ad Hogwarts forse molto prima, ma è inutile pensarci. Vede Mademoiselle Halliwell, per quanto lei possa trovarla una pratica anche abbastanza barbara, e non particolarmente estrosa, ha assolto al suo scopo per secoli. Oggi siamo quello che siamo, e siamo stati quello che siamo stati, anche grazie a ciò. Per alcuni accettarlo è più facile di altri, suo nonno potrebbe averla presa meno bene di me, a buon diritto. Ma qual è la soluzione geniale, che viene proposta oggi? Ci ha pensato?

Senza fine.
Inesorabilmente infinito.
Perchè non l'aveva ancora scoperto?
Un qualche modo doveva pur esservi, no?
Un fiume in piena, che si riversava burrascoso lungo i declivi della montagna, a valle, squassando gli argini, impetuoso, ma allo stesso tempo placido, suadente, gentile, risoluto come il granito, sempre più veloce, rapido, sinuoso, infido. Inaspettata una svolta, una seconda, una giravolta, un avvitamento carpiato, per tornare al punto d'inizio. Disorientante, alogico, illogico, logico? Cos'era? Follia? Era? Non era? Sarebbe stato? E non? Ed ecco il diario. L'avrebbe tenuto. Era già qualcosa, o non lo era? Certo, si poteva affermarlo, ma poi farlo? Non era qualcosa di banale. Triviale. Scontato. O vanesio. Alte doti erano richieste. Non era da tutti. E bisognava anche avere qualcosa da raccontare. Il che non era mai ovvio. Rise. Infine rise, una risata leggera, argentea, sottile, non troppo sguaiata, tirandosi su dalla poltrona, dove inesorabilmente veniva calamitato verso il fondo della seduta. Lo sguardo corrucciato di fuoco del volatile, interessato, quasi sorpreso, puntato sul Vecchio.


Un'altra ottima domanda!
Dipende, in tutta onestà, penso sia proprio questo il punto.
Credo di non svelare un segreto, per quanto lei non potesse saperlo, che tenere un archivio per molti versi sia come tenere un diario. Da questo punto di vista, l'ho fatto, l'ho sempre fatto, è utile, ed è anche bene che si sappia in giro di farlo. Un diario archivio può essere un'arma pericolosissima, ancora più di quanto non sia un normale libro. Nell'altro senso, un diario diario, solo per brevi periodi. Lo sforzo non è indifferente, e sono indispensabili altissime doti, che non sempre si è in grado di vantare. Scrivere un diario implica, prima ancora di avere qualcosa da raccontare, l'essere onesti al massimo grado verso sè stessi, e non sempre si è disposti ad esserlo. Ci pensi prima di iniziare. Per altri versi ancora, invece, lo faccio, mi è sempre piaciuto scrivere libri, e seppur con un grado minore di onestà, e parlando di noi solo tra le righe, anche scrivere un libro, potremmo assumere sia come scrivere un diario, non trova? Quindi probabilmente, sì, in diversi formati, è tutta la vita che tengo un diario.
Una sorprendente conclusione.


In fondo, era vero.
Era andata così.
Di lì, le risa.

 
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Audrey Halliwell
view post Posted on 29/6/2015, 18:17




Era probabilmente la primissima volta che prendeva il The con un insegnante. Se voleva essere più precisa normalmente non prendeva ne da bere da da mangiare in compagnia di nessuno che non facesse parte della sua cerchia famigliare. In casa sua, gli incontri con i domestici o coloro che provvedevano alla sua istruzione, non erano consentiti durante l'ora dei pasti. Le interazioni erano assolutamente ristrette al minimo e non avrebbe potuto neanche scegliere se farlo o meno in quanto secondo quella ce doveva essere una stupida tradizione aristocratica, le persone che componevano il ceto alto non dovevano mischiarsi alla comune plebaglia. Molto probabilmente se i genitori avessero saputo che si trovava all'interno dell'ufficio di un insegnante, intenta ad una pacifica conversazione degustando un The, si sarebbero ritrovati in quattro e quatto e quattro otto con tutti i capelli bianchi. Da quello che invece poteva osservare all'interno dell'ufficio dell'uomo, lui ed il nonno sarebbero potuti andare particolarmente d'accordo. Magari avrebbero finito con il raccontarsi delle loro esperienze di ridere o piangere di avvenimenti che potevano non proprio essere considerati normali. Inarcò un sopracciglio domandandosi quanti anni avesse il docente. Decisamente era più giovane del nonno che comunque poteva vantarsi abbastanza di come portava i suoi ottant'anni suonati.
“Oh... ne terrò assolutamente conto se mai dovesse ripresentarmi una simile occasione più avanti.”
Rispose osservandolo domandandosi mai quale genere di miscela sarebbe potuta essere da scoprirsi così sgradevole.
“Non si ricorda di che genere di The si trattasse? Io fino ad ora non ne ho mai assaggiato nessuno il cui sapore non finissi per apprezzare.”
Era anche vero che aveva solo undici anni e che alla fine dei conti non poteva di certo considerarsi una donna vissuta in grado di aver assaggiato chissà quali prelibatezze ed orrori. Però la curiosità restava eccome.
“Ehm... Un The ed un cucchiaino di zucchero” enunciò quindi rivolta alla teiera non sapendo propriamente come comportarsi. In casa sua non erano quelle le stoviglie incantate. La questione del Dizionario era estremamente interessante ed avrebbe anche osato dire piuttosto divertente addirittura. Probabilmente se fosse stata lei la spettatrice e qualche altro povero ignaro studente a correre dietro al libro, si sarebbe fatta grasse risate. Chissà come avrebbe agito Versus al posto suo. Se la immaginava ad arrampicarsi in punti improbabili pur di raggiungere il suo obiettivo in modo tale da non farsi scoprire e soprattutto per avanzare con un attacco a sorpresa. Non si sarebbe stupita nel trovarla possibilmente appesa ad un arazzo per poi gettarsi di peso sul libro o magari scagliargli contro chissà quale fattura. Ne sapeva una più del Diavolo quella ragazza. Osservò ammaliata come il servizio da The si muovesse sinuosa come se utilizzata da qualcuno di estremamente portato ed elegante. Arricciò le labbra in un sorrisetto compiaciuto inclinando appena il capo su un lato lasciandosi ricadere i fili ramati lungo una spalla. Perchè mai un Dizionario dovrebbe scappare dal proprietario? Una mezza idea sebbene ironica ce l'aveva in effetti.
“Non è che magari lo usa troppo?”
Domandò quindi con aria innocente inarcando entrambe le sopracciglia. Ce lo faceva tipo da leggere continuamente anche milioni di volte la stessa cosa, di conseguenza se effettivamente il Dizionario si fosse potuto sentire come dire... sfruttato ecco. Recarsi nell'ufficio del docente di Storia della magia e scoprire che i maghi mercanti Pechinesi potevano nascondere molte sorprese. O quanto meno potessero risultare estremamente interessanti. Provò ad immaginare una situazione in cui tutti i libri presenti nella stanza presi da una fiamma di solidarietà decidevano di seguire il compare fuggiasco e seminare il terrore. Non sarebbe di certo bastata lei a portare l'ordine oh no. E forse neanche Versus ed i suoi agguati. Portò la tazza in porcellana alle labbra tenendola delicatamente con entrambe le mani iniziando a sorseggiarne silenziosamente il contenuto.
“Che tipo di Spiriti Inferiori potrebbero mai rimanere relegati in un libro?”
Quanto amava quel genere di conversazioni. Una risposta riusciva a portare altri numerosi interrogativi che lei di certo non si faceva ripetere per esporli e soddisfare quindi la propria sete di conoscenza. Questo sarebbe potuto continuare ovviamente fino a che lo Storico non si fosse studato delle troppe domande della ragazzina. Meglio non pensare a come una fuga di massa dalla Biblioteva avrebbe invece potuto mettere in allerta l'intero castello. Come se insieme ai libri decidessero di prendere il largo anche le armature. O i Gargoyle presenti in cima ai cancelli. Libri in braccio ad armature che cavalcavano Gargoyle... Una scena a dir poco improbabile ma effettivamente interessante. Se non fosse stato poco professionale gli avrebbe ammesso come potesse invece risultare più affascinante di un ragazzino pieno di brufoli. Ma per ovvie ragioni le sue labbra restarono ancorate alla tazza.
“Non sono ancora nessuno per evitare che questo genere di cose cambino, ed infondo non posso neanche lamentarmi. Senza il matrimonio combinato tra i miei genitori, a quest'ora non sarei qui.”
Fece spallucce mantenendo le iridi oltremare sulla figura scarlatta oltre la scrivania.
“Soluzione? Ce ne sta qualcuna?”
domandò effettivamente presa alla sprovvista inarcando vistosamente le sopracciglia ed allontanandosi qualche istante dalla tazza. No, lei non aveva idea di quale ipotesi stesse parlando, lei sapeva che di generazione in generazione i genitori trovavano marito o moglie ai figli, e basta. Almeno per quello che riguardava le famiglie nobili. E nella sua istruzione le lezioni si erano sempre e solo basate su famiglie nobili. Ascoltò estremamente interessata la spiegazione riguardo gli archivi che alla fine dei conti era proprio come tenere un diario.
“Gli archivi sono molto scrupolosi dico bene? Contengono dati anagrafici, date, orari, al loro interno vengono stilate informazioni molto precise riguardo qualcosa... Non crede siano leggermente differenti da un diario vero e proprio? Il secondo non serve forse appunto a delle considerazioni, opinioni, pensieri riguardo qualcosa? Dipende molto anche dal tipo di archivi di cui si parla ovviamente.”
Disse tutto d'un fiato trattenendo una ciocca ambrata tra i polpastrelli di pollice ed indice.
“I libri... volenti e nolenti se scritti da noi penso contengano una parte di noi, soprattutto quando si decide di affrontare argomenti che ci riguardano in prima persona ma che si fanno vivere a personaggi di pura fantasia per non scrivere nero su bianco che ciò che viene letto è esattamente quello che ci è successo.”
Aveva letto di molti autori che raccontavano le loro esperienze non propriamente rosee attraverso pseudonimo o proprio inventando di sana pianta qualcuno che potesse vivere il tutto al loro posto. Un'idea geniale a suo parere ma che purtroppo con l'avanzare del tempo si è particolarmente diffusa.

 
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view post Posted on 5/7/2015, 15:07
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Domande. Una caterva di domande.
Tutte in agguato, e pronte a colpire. Una tragedia?
Tentare la fuga prima che fosse troppo tardi? Liberare il dizionario?
E nel parapiglia filarsela, lesti e sfuggenti come una puzzola? Una lince?
Più la conversazione andava avanti, più la necessità di una qualche forma di riposta si faceva pressante. Pur volendolo, e pur impegnandosi non sarebbe sicuramente riuscito a tirare innanzi a sufficienza. Che forse una qualche forma di risposta le fosse addirittura dovuta? Entrambi avrebbero potuto in potenza investire quel lasso di tempo per fare altro. Avevano invece accettato quel contratto magico vincolante, qualcosa avrebbe pur dovuto significare. O forse no? Era solo un errore? Una pia illusione? Finisse quando fosse, e poi tutto sarebbe tornato alla normalità. Che genere di The fosse. Insomma, dal '48, erano pur passati anni considerevoli. Quanti? Troppi? E qual era il problema di quel The? Numerosi doveva averne. Era d'essenza? Di contorno? Una suggestione data dall'ambiente sconosciuto? Se l'avesse riprovato, sarebbe mutato il giudizio? Quanto era cambiato in tutti quegli anni? Doveva pur essere successo. Per quanto fosse già vecchio all'epoca, ogni cosa era destinata a cambiare. Forse meno di altre, certo, era possibile. Ma qualcosa doveva essere successo. Probabilmente non avrebbe nemmeno più osato entrare in una locanda tanto mal messa, ecco. Quello era poco ma sicuro. Ma avrebbe tranquillamente potuto imputare ciò proprio alla vecchiaia. Quanto sarebbe stato vero, era un'altra questione, ma almeno una minima responsabilità sì. Quindi? Qual era il problema? L'infuso? Sì? No? Boh? Osservando la giovane Serpeverde, appariva evidente la necessità di sbrogliare la matassa, ed in fretta.
Afferrando la tazza, la soluzione.
Un compromesso.


Probabilmente è anche uno scherzo della memoria, dobbiamo considerare del resto una certa inesperienza, e la scarsa abitudine a frequentare posti di tal fatta. Ero giovane, comunque sicuramente più che ora, ed era uno dei miei primi incarichi così lontano da casa. Oggi è piuttosto probabile non entrerei nemmeno in una locanda del genere. Immagino che fosse un The vecchio di almeno quattro giorni, riscaldato e lasciato raffreddare ad ogni richiesta precedente la mia. Penso potremmo definirlo più prossimo all'acqua sporca, che non al The, ma tant'era ad essere offerto dal convento. Successivamente ho sempre portato il mio, ed ho badato meglio a dove entrare. La vigilanza costante si vede anche da queste cose. Ma se ci tiene, in effetti, immagino che uno dei miei assistenti potrebbe facilmente rimediare l'infuso, e correre a Londra o Calcutta a fare rifornimento.

Sorrise, ritorno al passato?
Quanto passato poi?
Dopo viaggi di secoli, e secoli, tornare al '48 cos'avrebbe mai potuto dire? Era davvero qualcosa? O tornare nel proprio di passato aveva tutt'altra valenza? L'avrebbe avuto, potendola avere? Qual era il punto dirimente di tutto? C'era una qualche soluzione? Non era mai tornato nel proprio passato? In fondo cos'era un Pensatoio, se non un ritorno al passato? Al proprio passato. Qualcosa di dannatamente più pericoloso, che non altro? Per quanto, certo, in un caso ci si potesse lasciare la pelle, e non nell'altro. Per farlo, non sarebbe sicuramente tornato a quella locanda, centinaia di altri episodi sarebbero stati degni di attenzione, prima di quella missione. Una questione di priorità anche quella.
Ed il dizionario, naturalmente.
Eccessivo sfruttamento? Era un vero capitalista?
Che non gli riconoscesse ferie a sufficienza? Possibile?
Semmai avrebbe potuto essere il contrario, ecco. Probabile?
In qualunque circostanza non avrebbe potuto sostenere di essere stato oggetto d'abusi, vessazioni intollerabili, o reati. Al più una quieta indifferenza, rispetto ad altri libri. Ecco, che fosse geloso? Che fosse una qualche forma di dimostrazione d'affetto? Batteva un colpo, reclamava attenzione, il diritto lo sosteneva? Comprare un libro, in fondo, era un triplice contratto. Nei confronti del venditore, certo, ci si impegnava a corrispondergli una cifra sufficiente a che entrambi ne rimanessero soddisfatti. Un secondo, nei confronti di terze parti, a che se ne facesse un uso corretto dello stesso. Ma sopra tutti, il contratto era tra l'acquirente, ed il libro stesso. Era una forma inedita ed imprevista di matrimonio? Che l'avesse violato? Non era possibile. Se ognuno avesse anche solo reclamato parità di trattamento nella consultazione, avrebbe dovuto dedicare meno di un secondo a libro, e concluso il giro sarebbero comunque trascorsi degli anni. C'era una qualche soluzione a tutto quello? Ci sarebbe stata? In fondo, si prendeva cura di tutti, era innegabile.
Qual era la risposta?
Ne serviva una.
Prima del The.


Usarlo troppo, non direi.
Semmai potrebbe essere il problema contrario.
Potrebbe essere una manifestazione d'affetto. La ricerca di attenzione negata. Mi hanno spedito qualche giorno fa un'iscrizione di un popolo nordico abbastanza sconosciuto, e non essendo una mia specializzazione devo ricorrere all'uso di un dizionario. Da che è entrato nella nostra collezione, sarà la quarta o quinta consultazione degna di questo nome. Quindi al più potrebbe essere lo scarso uso, ad averlo reso irrequieto. Il libro, insieme al suo demone. Un demone inferiore, una delle prime sottoclassi quasi sicuramente, nulla di pericoloso. Sarà rimasto invischiato in uno degli incantesimi leganti della copertina, probabilmente era un aiutante del rilegatore. Almeno mi sono fatto quest'idea. Tentare di liberarlo sarebbe un lavoraccio, non privo di rischi, per il libro, e non ci ho nemmeno ancora riflettuto come si converrebbe. Mi segue?


L'inteso gesticolare smise improvvisamente.
Era arrivato il tempo di provare il The.
Era stato messo alla prova a lungo, si era trattenuto.
Infine aveva ceduto, in peccaminosa tentazione.
La bevanda ormai tiepida, quasi scolorita dall'intenso ciarlare, cullata dal gesticolare, ferma nel candore della ceramica. Con piccoli sedimenti sparsi sulle superfici candide, con inatteso gusto artistico. Certo, sarebbe stato meglio limone, e basta, ma anche quello era un contratto implicito. Un compromesso. Non dei più rivoltanti. Una piccola concessione, per l'armonia della casa? Un prezzo che doveva e poteva essere pagato, tutto sommato. Ed in effetti, c'era una qualche soluzione? Era una soluzione quella identificata come enorme passo avanti verso un'epoca di progresso, e libertà? Lo era davvero? Era solo l'ennesima presa temporanea per i fondelli?


Vede mademoiselle Halliwell, l'ultimo secolo ha portato e spinto a rivoluzioni sino a poco prima impensabili. Ormai è moralmente accettato il dover garantire una quasi assoluta libertà agli individui, nello sviluppo delle loro esistenze. Oltre a numerose altre questioni, anche i matrimoni non sono più combinati, per tornare ad un brutto termine del passato. In barba agli obblighi che dovrebbero essere rispettati, oggi chiunque è libero di poter fare quello che vuole. La più totale anarchia, se confrontata all'ordine di qualche tempo fa, ed ancora pochi si professano fedeli a quanto è stato. Come forse immaginerà per essere liberi di agire, è indispensabile anche essere in grado di farlo. Bloccare la società secondo schemi rigidi rende tutto più facile, per molti. Se il figlio del mugnaio è destinato a diventare un mugnaio a sua volta, non è indispensabile una riflessione troppo profonda, è così, ed avrà tempo di apprendere il mestiere del padre, e degli avi. Oggi è tutto diverso, destinato a durare per quanto?

Procedeva spedito, ma allo stesso tempo sereno.
Il gesticolare della sinistra sembrava essere sufficiente a stemperare gli altrimenti infervorati toni del vocio. Una calma quasi irreale, destinata a durare. Un sorso di The, qualche pausa qua e là, e via avanti. Il tutto filava piuttosto liscio, quasi fosse una consuetudine del sabato mattina lanciarsi in filippiche di tal sorta. O era semplicemente un'esperienza del passato? Ed il diario. Da dov'erano partiti? Era ancora lì, chiuso, in attesa della sua giusta dose d'attenzioni. L'avrebbe ottenuta presto o tardi? Il discorso era destinato a destare un altro tipo di infinito dibattito? Avrebbero trovato una soluzione? Esisteva? Poteva un diario essere un archivio? Ed avrebbe potuto un archivio diventare un diario? Quanto erano realmente distanti? Destinati a rimanerlo?
Un sorriso, l'innocenza della giovinezza.
L'inesperienza?


Penso che la soluzione sia abbastanza semplice, tutto sommato. Vede, probabilmente questa sera, con una certa calma, o magari nel fine settimana, scriverei l'ora in cui è passata gentilmente per un The, il giorno, e qualche riga su quanto ci siamo detti. Nel fare quest'ultima cosa, dal momento che sarebbe piuttosto lungo ed inutile stendere un verbale completo, anche solo per la mia logorreica parlata, finirei con il dover riassumere, e sintetizzare la nostra conversazione. Inevitabilmente nel farlo finirei con il trarre conclusioni che sarebbero forse solo mie, e molto distanti da quanto in realtà lei aveva avuto intenzione di affrontare. Capisce? Se vuole rimanere sull'analogia di un romanzo, sarebbe un breve racconto. Ma nello scriverlo finirei inevitabilmente con il metterci qualcosa di mio, ed essendo destinato a nessun'altro, che non me stesso, mi potrei sentire libero di andare oltre.

Concluse, tranquillo.
Appoggiando nuovamente la tazzina.
Il tintinnare della ceramica, ed il sommovimento dell'infuso, parvero sancire il termine di quell'Atto, o forse, meglio, di quella sola e piccola scena. Quante altre scene avrebbero chiuso quell'Atto? E quanti Atti erano in agguato? In fondo, null'ancora era stato detto. Eppure già molto.

 
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Audrey Halliwell
view post Posted on 16/7/2015, 23:22




Forse aveva un tantino esagerato con le domande. Il fatto era che non riusciva realmente a rendersene conto. Ovviamente non lo faceva di proposito. Il suo desiderare di informarsi, fare domande, apprendere, era un qualcosa che le veniva naturale ed ovviamente era a conoscenza del fatto che molto probabilmente ad alcune persone tutto ciò poteva solo che scocciare. Oh ne era consapevole e come. I suoi genitori le avevano raccontato che da bambina, quando stava iniziando a comprendere le cose basilari, lei era una di quelle bambine che chiedeva spiegazioni su tutto. Presente quanto partono con una domanda e tu cerchi di rispondergli in modo semplice per fargli capire almeno la metà delle cose che gli hai detto? Ecco lei se ne usciva poi con altre ventordici domande a riguardo. Insomma mandava le persone all'esaurimento. Chissà se crescendo aveva mantenuto quella caratteristica. Ormai non era più una bambina che aveva bisogno di sapere troppe cose, però quando le capitava l'occasione di poter esporre delle domande su qualcosa per puro approfondimento... il tutto le scappava di mano in un certo senso.
“Quanti anni ha Professore?”
Le venne in automatico chiedere visto che più di una volta nel discorso era stata nominata l'età dell'uomo.
“Sempre se posso chiedere ovvio...”
Si ricompose al volo, anche se lei sapeva che infondo per gli uomini non era poi u problema, mentre invece per le donne era quasi un tabù. Guai chiedere gli anni ad una donna. Che cosa stupida. Ecco non ci aveva pensato all'acqua sporca. Inutile dire che con tutta la sua buona volontà non riuscì a trattenere una vaga espressione di disgusto che tinse il visetto dell'undicenne puramente contrariato.
“Come si può rovinare una bevanda tanto buona riciclandola, se mi concede il termine, giorno dopo giorno? Posso capirne il bisogno... ma in una taverna o comunque un luogo di ristoro...”
Farfugliò incrociando le braccia al petto scuotendo leggermente il capo. Lei scassa maroni com'era molto probabilmente avrebbe fatto il delirio obbligando chi di dovere a bere la schifezza che le era stata rifilata. Un lungo brivido di ribrezzo le percorse il corpo scuotendolo impercettibilmente. Poteva senza ombra di dubbio ritenersi estremamente fortunata, lei non aveva mai avuto problemi di quel genere. Aveva sempre mangiato cibo ottimo, degustato bevande deliziose, e non osava immaginare quale saporaccio dovesse avere la bevanda che di certo non poteva essere chiamata The, ingerita dallo Storico.
“Magari è geloso!”
Eh lei la conosceva fin troppo bene la gelosia. Gran brutto difetto. Orribile da gestire e difficile da controllare. Decisamente qualcosa che di positivo non aveva assolutamente nulla. Ascoltò interessata la spiegazione su che genere di creatura lo abitasse cercando di formulare mille e più motivazioni per cui si fosse ritrovato imprigionato all'interno di un Dizionario. Lei cosa avrebbe fatto al suo posto? Quello era un argomento su cui le sarebbe piaciuto riflettere successivamente magari. Carezzò la porcellana con i polpastrelli percependone ancora il leggero tepore che la riscaldava, portandola poi alle labbra per prendere uno degli ultimi sorsi. Deglutì, ed inspirò la fragranza proveniente dalla tazza.
“Possibile che non desideri uscire di li?”
Domandò istintivamente tamburellando le dita.
“Mi spiego meglio. Se questa creatura è in grado di fuggire nonostante sia intrappolata all'interno di un Dizionario, se fosse furiosa o che so contraria, o desiderosa di uscire fuori non avrebbe fatto qualcosa che l'avrebbe portato a liberarlo? Che so magari qualche dispetto mettendo a soqquadro la stanza, chiuderle le dita tra le pagine con un movimento repentino, chiudersi e non permetterle di venire consultato... Magari si è affezionato a lei, e in questo caso la questione gelosia sarebbe anche giustificata.”
Chissà se quello che aveva detto era davvero possibile. Ormai non si stupiva più di nulla, dopo aver visto un libro fuggiasco credeva anche di poterlo vedere parlare da un momento all'altro increspando la pagine assumendo vagamente le sembianze di una bocca particolarmente grande. Anche se non fosse stato possibile si compiacque ugualmente della sua fervida immaginazione e della fantasia galoppante che l'avevano portata ad esporre qualcosa del genere. Se il tutto fosse stato realmente possibile sarebbe stato ancora più interessante.
L'argomento della libertà era particolarmente profondo, così decise saggiamente di non fiatare ma di soppesare adeguatamente tutto ciò che il Professore narrava, non perdendosi neanche una parola. Se era realmente come diceva allora lei poteva mandare a quel parse l'idea dei suoi genitori di accoppiarla con qualsiasi figlio di qualche loro amico con una barca di soldi. Ovviamente qual ora fosse diventata dipendente. Non credeva comunque che i suoi l'avessero costretta, infondo ormai non era più come un antichità, ne era passata di acqua sotto i ponti, al massimo potevano mostrare una preferenza ma nulla di più. Già... quanto sarebbe durato? Annuiva incessantemente alle sue parole per dimostrargli che stava seguendo quanto detto aggrottando le sopracciglia in un'espressione seriosa.

“Credo che alla fine dei conti allora non aprirò il Diario di mio Nonno...”
Commentò terminando l'infinita tazza di The poggiandola infine sul rispettivo piattino in porcellana. Una cosa era leggere qualcosa di pubblico, o che questo qualcuno ti desse il permesso per leggere qualcosa che gli appartiene. Gli sarebbe sembrato come violare la privacy del nonno, chissà poi se si sarebbe arrabbiato. Magari no, però era forse il caso di stare buona e tenere a freno la curiosità per una volta.
 
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view post Posted on 10/8/2015, 11:40
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Una Storia destinata a ripetersi, costante ed incessante nel suo tamburellare ritmico ai tasti di una vecchia macchina da scrivere, come fosse un improvviso temporale estivo. La ricerca di una qualche forma di Verità, imperterrita, inesausta, un testimone che veniva affidato e tramandato generazione dopo generazione, in latori disparati e dei più differenti che si sarebbe mai potuto ritenere possibili. La ricerca della Verità, domande su domande, emendamenti ad un’unica primigenita domanda, così antica che le fondamenta stessa della terra ne risultavano innocenti fanciulle al confronto. Avrebbero trovato una qualche risposta, ci sarebbero davvero riusciti? O era tutto destinato ad un inedito, ed inaspettato fallimento finale? La teoria del coronamento avrebbe trovato una qualche minima soddisfazione, ad un passo da quel pesante, e definitivo fallimento, le anime si sarebbero infine redente, o non c’era soluzione? E se esisteva, era plausibile ipotizzare che sarebbe stata individuata presto, o tardi, o anche quella era solo un’altra ennesima pia illusione? Si poteva vivere serenamente ed a lungo di illusioni? Quanta importanza poteva avere la pietas che tali illusioni andavano collazionando nel corso del tempo? Era un processo sprovvisto di una qualche naturale forma di limite? O esisteva? Poteva essere esplorato nella sua essenza più e meno criptica, o ancora una volta non c’era soluzione? Le regole del pollice avrebbero potuto salvare ancora una volta baracca, e burattini, o niente sarebbe stato possibile fare lungo quell’impervia via della redenzione? E poi una nuova domanda, non troppo inedita, già sentita, dal retrogusto amaro, quasi beffardo, chi era a porla di volta in volta cambiava, sembrava incredibile, a tratti lo era anche: quanti anni aveva? Quanta rilevanza sembrasse assumere quel dato, così sintetico, scarno, quasi amletico nella sua sfacciataggine, un riso trattenuto dietro un volto d’alabastro, un che di sardonico serpentino che baluginava oltre, ma non avrebbero vinto. Navigava esperto il tempo, da talmente tanto, che di vite ne aveva vissute tante, forse anche troppe, da aver perso di rilevanza quell’unico attributo anagrafico, che nel corso del tempo era andato così profondamente mutando, nel senso più vero, ed intimo. Quanto era cambiata la stessa concezione di vecchiaia? Al netto che le soglie si fossero spostate, mutate sempre più radicalmente, era il significato stesso ad aver perso ed assunto nuovi significati. Quanti anni aveva? L’insistenza e la semplicità di quelle poche parole, non potevano competere con quanto sarebbe stato giusto dire. E come arrivare a maturare una qualche forma di risposta che fosse compatibile con tutto il resto? Quali pesi andavano attribuiti a questa, e quella stagione? Avevano peso maggiore gli anni presenti, o quelli passati? Quanti erano stati? Se un addendo poteva essere facilmente desunto, non era troppo difficile, già il secondo poneva forti dubbi, ed i moltiplicandi? La loro somma doveva comunque essere 1? Andava oltre? Aveva senso tutto quello, o meno? E come arrivare a determinarlo? Quanto era già passato dalla fatidica domanda? Cosa stava iniziando a pensare la giovane Serpeverde? Che fosse un poco tocco, un poco stralunato? Più eccentrico di quanto non si dicesse addirittura? E quanto lusinghiera era l’intera faccenda? Sarebbe potuta esserci una qualche soluzione di compromesso, sarebbe stata una Waterloo, ma da che parte? Sorrise, una classica ed onesta non risposta andava prendendo forma.

Ovviamente chiedere è sempre lecito, e per molti versi è spesso utile anche farlo, d’altro canto una risposta esige tutta una serie di differenti estremi che devono essere valutati, per amor proprio della Verità. Per certi versi chiedere è abbastanza semplice, e per quanto sia complesso individuare la giusta domanda, adamantina nella sua essenza, una risposta molto difficilmente potrà ambire a tutto questo. Quanti sottintesi sono racchiusi nella disarmante semplicità di questa domanda? Come potrebbe mai una risposta elegante allo stesso modo porvi soluzione? Vede, se anche avesse posto ad un qualunque passante tale quesito, al netto della semplicità del numero, ed assumendo che non abbia fallato nel suo calcolo, ciò avrebbe sintetizzato uno sforzo mentale notevolissimo. Nel nostro caso, invece, nonostante uno sforzo notevole, la risposta è quanto mai sfuggevole, difficile a determinarsi, in una maniera cui solo alcuni si sono affacciati. Nel corso della nostra esistenza entriamo in relazione con le vite di quanti ci circondano, quanto ciò debba aver peso, e voce nel calcolo è già più dubbio a determinarsi. Per quanto non sia vero, inoltre, ammettiamo per un momento che sia io un accanito utilizzatore di una giratempo, dovrei sommare ai miei anni, quanto meno, tutto il tempo trascorso utilizzando questa. Se per molti versi non sarebbe tempo veramente vissuto, sarebbe quanto mai offensivo non calcolarlo minimamente, mi segue? Andremmo quindi a sommare due numeri, di cui il primo relativamente semplice nella sua determinazione, ed il secondo molto dubbio. Come pesare rispettivamente i due valori? Dargli lo stesso peso, o uno differente? Andremmo a moltiplicare entrambi gli addendi per qualcosa di ignoto, cosa ne potrebbe mai emergere? Probabilmente dovrei trascorrere larga parte del tempo che mi resta tra pallottolieri, e diari, per determinare qualcosa di abbastanza irrilevante, resistendo all’impulso di forti sconti. In fondo rimango un soddisfatto Tirannosauro, a spasso nel XXI secolo, abbastanza impudente da imbattersi nella svogliatezza di osti incompetenti, e scialbi.

Certo, non era una risposta, ma in fondo non ci andava nemmeno troppo lontano. Era tutto vero, fino all’ultima sillaba, o comunque non era falso. Che indubbiamente era comunque qualcosa. Quanto del resto quel qualcosa fosse o meno soddisfacente, era tutt’altra Storia. Ci sarebbe stata soluzione? Avrebbe mai determinato quel dato? Si sarebbe mai prodigato perchè emergesse? O semplicemente tutto sarebbe rimasto tale, nell’indifferenza pressochè generale? Il gioco valeva la candela? Semplice curiosità, che avrebbe trovato forse un giorno risposta? In fondo se lo domandava spesso, più gli anni trascorrevano, più il dubbio era lecito. Anche in quel caso, esisteva un limite di sostegno? Quando le forze avrebbero smesso di sostenerlo? Avrebbe capito qualcosa prima del canto del cigno? C’era qualcosa da capire? Qualcosa per cui ne valesse davvero la pena? E poi una nuova boa, quanto era probabile che il libro fosse sinceramente affetto da gelosia? Era compatibile con la sua natura? Certo, un demone ne poteva essere afflitto, per quanto raro ed improbabile si doveva supporre che vi fosse stato un pregresso, e che tale sentimento fosse stato amabilmente e pazientemente coltivato. Se tale era la soluzione, la creatura allo stesso tempo doveva essere ben più di quanto non si prospettasse, il che rendeva l’intera tesi impraticabile. Giusto il tempo di concedersi un sorso, e già l’indice blandiva le folle dalla temeraria improbabilità di quelle teorie.

Vede, fuor di metafora, lo ritengo tanto interessante, quanto irrealistico. La creatura intrappolata, considerando la pochezza degli incanti che la trattengono, non deve essere particolarmente potente, ed in questi casi l’intelligenza segue a ruota. In più semmai avrebbe dovuto dimostrare una certa affezione nei confronti del precedente proprietario, il rilegatore, non nei miei. Immagino che la creatura aneli molto più semplicemente ad essere liberata, ad una fuga metaforica se vuole, il che richiederebbe però del lavoro supplementare da parte mia, e qualche rischio per il volume, che potrebbe anche polverizzarsi nel corso del processo. Rischio che non ho intenzione di correre, in fondo stiamo sempre parlando di un volume raro, e prezioso, ben più sicuramente di chiunque ne sia rimasto prigioniero. Mi segue?

Anche in quel caso una risposta onesta, ben lungi dall’essere indorata, ed infiocchettata pronta all’utilizzo, ma cristallina nella sua cinica logica. Il gioco non valeva la candela, e prima che si fosse posto, o almeno tentato, rimedio a quel guazzabuglio di almeno un secolo prima, ne sarebbe ancora corso. Copiare il libro gli avrebbe fatto perdere sicuramente buona parte del suo valore, da originale, sarebbe divenuto una semplice, ignota, anonima copia. Il che era inaccettabile, indubbiamente. Restava solo il diario. Annuì alle parole della Giovane, riconoscendole implicitamente la logicità della decisione. Che poi l’avrebbe veramente portata a compimento, promuovendola da semplice buon proposito, era tutt’altra questione, ma era comunque una buona base da cui partire.

Capisco, mi sembra una buona soluzione. Se mi posso permettere, potrebbe essere una buona scusa per trascorrere del tempo con Lui, non trova? Son certo che se anche avesse ricevuto il diario per altre vie, sarebbe più che contento di raccontarle la Storia del diario, o in alternativa un’altra Storia. In fondo i nonni sono come i fratelli, qualcosa che i genitori non saranno mai.

E che non dovrebbero nemmeno essere. Ma era anche quella un’altra Storia.



Mi spiace per il ritardo, ma la cattiva stagione è veramente una brutta bestia, al netto di una serie di bucoliche mete, con doverosi viaggi.
 
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Audrey Halliwell
view post Posted on 9/9/2015, 18:35




Si era sempre domandata quale fosse l'età dei vari docenti. Se fossero alla mano, se ci fosse la possibilità di approcciarli o meno, se come in questa occasione si sarebbe potuta ritrovare a prendere il Te con uno di essi. Non che avesse particolari interessi nel prendere il Te con qualcuno in particolare, però mai avrebbe pensato di trovarsi in quella situazione. Non era una codarda, ne una persona chissà quanto timida, non si faceva alcun tipo di problema ad interagire con persone notevolmente più grandi di lei, anzi. Trovava il parlare con gli adulti, estremamente più interessante che dialogare con un inesperto coetaneo, che poteva saperne quanto o meno di lei.
I racconti degli adulti erano appassionanti, ti facevano venire voglia di provare sulla tua stessa pelle ciò di cui ti parlavano, ti facevano infuriare perché il tempo con te sembrava essere terribilmente lento. Era incredibilmente vero che gli esseri umani non sapevano mai accontentarsi di ciò che possedevano. Le persone alte volevano essere basse, le persone in carne volevano essere magre, le persone dai capelli lisci li volevano ricci, chi aveva gli occhi scuri li voleva chiari, I giovani volevano essere adulti, e gli adulti volevano essere giovani. Una contraddizione continua, un'insoddisfazione unica ed inesorabile che con tutta la buona volontà di questo mondo, nessuno sarebbe mai riuscito a far cessare.
D'altro canto lei non aveva troppa fretta. Era già più matura rispetto all'età anagrafica, non temeva il tempo, ma al tempo stesso avrebbe voluto che aumentasse quanto bastava la propria velocità, perchè voleva uno scossone, voleva cambiare la situazione in cui si trovava, voleva vivere più liberamente e rendersene conto. Era un po stufa, scocciata ed arrabbiata da brava bambina viziata. Teneva lo sguardo fisso sulla porcellana come se questa potesse assorbire ogni suo singolo pensiero come se attraverso le iridi cristalline potesse leggere all'interno della sua mente e fare suoi quei pensieri che l'avevano momentaneamente allontanata da quella stanza, da quel piano, dalla scuola. Forse non era stato troppo saggio domandare allo storico la propria età finendo per mancare di tatto, forse avrebbe dovuto tenere quella piccola curiosità per se stessa.
Era assolutamente ed incredibilmente divertente come da una domanda semplice ed innocua come l'età di una persona, l'uomo fosse stato in grado di sciorinare una risposta che non solo avrebbe potuto confondere una persona, ma aveva dato via a dubbi e tante altre domande nella giovane che lo osservava evidentemente interessata con un certo bagliore nello sguardo pronta alla millesima domanda di repertorio che volente o nolente il Professore aveva insinuato nella piccola e minuta figlia di Salazar.

“Vorrebbe forse dirmi che per quanto ne sappia lei potrebbe anche essere in possesso che ne so di un possibile elisir di Lunga vita come quello dell'Alchimista Flamel?”
Domandò quindi ingenuamente chiedendosi quale altro rispostone carico di informazioni, interrogativi, sospetti e quant'altro.
“Non che la stia accusando di qualcosa ovvio. Ma a questo punto, nel caso in cui una persona assuma l'elisir di Lunga vita, come verrebbero calcolati gli anni? Si arriverebbe a centinaia di anni su anni come per i vampiri?”
Domandò evidentemente curiosa. Aveva letto qualcosa riguardo l'Alchimista ma nulla di troppo, nulla di troppo rispetto a quella che era la sua normale sete di conoscenza. Certo che se effettivamente il professore fosse in possesso di una Giratempo sarebbe effettivamente comodo, ed avrebbe dovuto ammettere di provare un po d'invidia. Chissà quante cose poteva essere stato in grado di fare grazie ad essa.
“Tirannosauro o meno, qualunque sia la sua età Professore, la porta molto bene.”
Disse infine particolarmente convinta delle sue parole. Almeno su quello non poteva darle troppo contro in quanto si trattava di un parere personale e che il parere della rossa sarebbe rimasto invariato qualunque cosa avesse potuto dire lo storico scarlatto.
Peccato, l'idea che un demone rinchiuso all'interno del tomo, provasse gelosia verso gli altri tomi posseduti dallo stesso proprietario le piaceva particolarmente. Alzò brevemente gli occhi verso il soffitto trattenendo il respiro per un brevissimo istante in cui si affrettò a raggiungere la propria borsa con una mano e presa una piccola agenda ed una matita appuntò frettolosamente le parole: Demone intrappolato libro, gelosia possessività, padrone. Non le serviva altro.

“Mi perdoni.”
Disse semplicemente al gesto avventato di appuntare qualcosa. Il fatto era che la giovane figlia di Salazar amava fantasticare, e quella conversazione riguardo diari, scritti, tomi posseduti, età e quant'altro le avevano portato una sana dose di ispirazione che avrebbe benissimo potuto impiegare quella sera stessa in Sala Comune provando a scrivere qualcosa di narrativo per ingannare il tempo prima dell'orario in cui sarebbe dovuta tornare in camera ed andare a dormire.
“Si, la seguo. Per quanto mi dispiaccia, mi piaceva particolarmente la versione della gelosia e l'attaccamento.”
Ammise accennando un sorrisetto colpevole.
“Ovviamente, capisco che se il rischio di liberarlo possa deturpare il manoscritto, non valga la pena di provarci. Chissà da quanto tempo è ormai castigato al suo interno. Magari potrebbe averci anche fatto l'abitudine?”
Ovviamente credeva dopo quello che le aveva detto l'uomo, che fosse impossibile, ma cercare di essere un po positivi non costava nulla. Infondo iniziava a dispiacersi per quella disgraziata creatura intrappolata.
“Professore, cosa porta un mago ad intrappolare una creatura all'interno di un libro o qualsiasi altra cosa?”
Si tappò la bocca poco dopo aver fatto quella domanda. Si chiedeva quanto ancora avrebbe retto il docente se la ragazzina continuava a propinargli domande su domande manco stesse dialogando con un'enciclopedia umana.
“Prometto che questa è stata l'ultima domanda!”
Disse consapevole di essersi lasciata andare un po troppo dall'interesse e dalla curiosità che scaturivano man man in lei quelle argomentazioni. Si poggiò quindi le mani sulle gambe lisciando le pieghe della gonna scolastica osservandosi ancora un po intorno come a voler cogliere più dettagli di quanti non ne avesse già assimilati.
“Penso lei abbia ragione. Forse dovrei chiedere al diretto interessato di raccontarmi le sue avventure. La ringrazio tanto per i consigli.”
Disse convinta pensando a quale sarebbe potuto essere l'atto migliore in cui avvicinarsi al nonno per domandargli del diario. Infondo era realmente interessata, non le spettava altro che attendere di conoscere gli orari e gli impegni di una sua giornata tipo per poter appunto tentare un approccio casuale senza destare troppi sospetti inopportuni ed asfissianti da parte della nonna che lo avrebbe riportato all'ordine, costringendolo a non continuare la conversazione.
Che stress le parentele.
 
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view post Posted on 4/10/2015, 17:09
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Il Tempo passa, inesorabile scorre, come sempre ha fatto.
Erano lì, ancora lì, in attesa di un segno forse dal cielo, forse da altrove.
Quanto la questione sarebbe destinata ad essere trascinata lontano, quanto e perchè?
Domande, le cui risposte erano abilmente celate, nascoste, trafugate da mani così esperte.
Tutto sarebbe proseguito, sarebbe rimasto tale, tramandato alla nuova generazione celato da quella patina di impenetrabile mistero. Un baluardo, una muraglia, una cortina di ferro tirata a preservare quanto non era destinato ad essere saputo, scoperto, perchè la sua scoperta ne avrebbe causato un danno tanto grande, che le stesse fondamenta del Mondo ne sarebbero risultate minate, indebolite, scosse. Quale che fosse la soluzione, non l'avrebbero scoperta. La Giovane lo sapeva? L'avrebbe scoperto, o saputo? Andava dichiarato? O la verità era lì, sotto gli occhi di tutti, innocente come un bambino? Esisteva una sola verità? Era un'accusa? La sua sarebbe dovuta presto divenire altro, trasfigurandosi in Apologia? Era un novello Socrate, trascinato nell'agone tragico, pur non volendolo? O era semplicemente il Vecchio di sempre, ormai in là con gli anni, più di quanti non avrebbe mai osato confessarsi, alle prese con i naturali acciacchi della vecchiaia? Era davvero il Tirannosauro che gli veniva offerto alla vista, prima di essere scartato?
Complimenti gratuiti, non richiesti, inattesi.
Sorrise sorpreso.
Una risposta.
Serviva?


La ringrazio della gentilezza, ma credo che il discorso finirebbe con il portarci un po' lontani. Più banalmente, credo che una Giratempo potrebbe essere una buona risposta, per quanto non troppo sincera, è il miglior esempio che mi venga in mente, la Pietra Filosofale ed il suo elisir da quel punto di vista non mi hanno mai attirato più di quel tanto. Qualche mese addietro ho avuto giusto una discussione in merito, proprio in questo ufficio, ma inutile pensarci. Se volessimo assumere una mia dipendenza dall'elisir dovremmo limitarci ad un calcolo cronologico degli anni, dalla data di nascita, ad oggi, il che non sarebbe affatto complesso, o particolarmente lungo, probabilmente il risultato finale risulterebbe abbastanza strano, o peculiare, dell'ordine potenzialmente di qualche secolo, ma nulla di eccessivamente complesso. Le consiglio di andare in Biblioteca, troverà senza grosse difficoltà la data di nascita di Nicholas Flamel. La prossima volta, a lezione, mi saprà dire quanti anni presumibilmente potrebbe avere. Ci sta?

Era un'offerta onesta.
Semplice nella sua essenzialità.
E poi l'imprevisto. Un appunto?
O che avesse improvvisamente deciso di iniziare un Diario?
Tanto repentina, quanto inattesa, non il tempo di attribuirle un qualche peso. Che già era tutto passato. Seguito dal resto, il demone era tornato. Non il tempo di un The, di un solo goccio, che già la Giovane tornava alla carica, lancia in resta. Il demone, di nuovo, non vi erano già passati? O la domanda era leggermente differente? Non quel singolo caso, ma più in generale? Era possibile? Avrebbe anche potuto aver senso, sì, era verosimile. Quanto sarebbe stato davvero raccomandabile affrontare l'argomento era tutta un'altra Storia, ma non poteva nemmeno essere destino che evitasse tutte le domande. In fondo, qualche risposta la doveva alla giovane Serpeverde. Sembrava quasi doveroso, del resto era stato un The piacevole. Un sorso, un solo piccolo sorso, ed ecco che tintinnante la porcellana sembrava quasi voler aprire la strada ad una nuova risposta.


Dunque, come le ho detto credo che nel nostro caso sia stata semplice casualità, o al peggio una vendetta, per un servigio mal reso. In prevalenza sono anche queste le principali cagioni alla base dell'operazione, di per sè è un qualcosa di sufficientemente complesso, e dispendioso e spesso vi deve essere una ragione molto specifica. La vendetta è sempre una possibile risposta, in altri casi, almeno originariamente, l'omicidio ed affari di natura bellica, sotterfugi, spionaggio, attacchi. Un Mago con le giuste abilità potrebbe del resto tramutare un qualunque oggetto in un insospettabile cavallo di Troia, non crede? Ovviamente vi sarebbe un piccolo problema cui far fronte, ma nell'insieme il piano potrebbe anche funzionare. Le viene in mente qualcosa?

L'erede antesignano del Cavallo di Troia?
C'era già, o non c'era?
Odisseo aveva davvero scoperto qualcosa?
Era davvero andata così?
Omero aveva semplicemente romanzato la questione?
C'era un rompicapo all'interno di un'apparente non questione?
Perchè porsi il problema, in fondo, era già passato.
Passato come il diario, sì.
Che tornò a far scivolare sulla scrivania.
In fondo non era suo.
Come nemmeno loro.
Che fine avrebbe davvero fatto?
Sarebbe stato affar suo?


Si figuri!
Son certo sia la scelta migliore.
Aveva solo bisogno di una spinta, no?
Potremmo assumere che faccia quello.
Almeno nel tempo libero.


Sorrise.
Senza scoppiare a ridere.
Almeno non quello.
Contegno.
Ecco.
Doveva darsi pur sempre un certo contegno!
Era un Professore, non propriamente ventenne.

 
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