Granny's Holiday, per Versus, prima, vagnard , poi.

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versus zero
view post Posted on 7/7/2015, 19:24




Persone che si fingevano altre, potevano essere davvero chiunque? Un cliente, un amico, un insegnante. Per quello Peverell le aveva detto di non andare in giro a far domande a chiunque? Domande che rivelavano i suoi interessi, quelle erano pericolose, però erano necessarie perché tante cose non le trovava nei libri o non sapeva che volumi cercare. Alcune domande erano necessarie, avrebbe comunque iniziato a far sempre più attenzione a quello che diceva, a chi lo diceva e come. Certo, come no. Se lo era già ripromesso più volte eppure continua a comportarsi come una sprovveduta, di strada doveva farne ancora parecchia.
Per essere una spia era necessaria più discrezione che abilità magica? Era consolatorio, se davvero sembrava così portata allora le sue capacità tutt'altro che eccelse non erano poi un problema.

Sembra una tosta, no? Voglio dire, doveva essere geniale per cavarsela senza usare troppo la magia...
Intelligenza, era quella la chiave? Saper tanti incanti non le sarebbe servito se non sapeva come e quando usarli. Come nella gita a Cluny, quanti ne conosceva in quei giorni? Una ventina? E come se l'era cavata? Nessuna strategia, nessuna abilità particolare. Scappava, castava a caso, scappava, veniva salvata, guidata, protetta. Doveva imparare a sfruttare quello che sapeva, ma per far tale fine necessitava di tempo e di quello ne aveva vissuto ancora poco.
Le persone avevano due parti? Non esistevano i buoni e i cattivi? Cos'era quel bene supremo usato come motto da un mago oscuro? Quando aveva preso a randellate quel piccoletto dallo strano berretto, non aveva seguito il proprio bene? Non le era dispiaciuto più di tanto, lui l'aveva attaccata, aveva provato ad attaccarla alle spalle, così, per nulla e dal nulla. Lei aveva pensato a salvarsi la pellaccia. Aveva pensato seriamente di far la cosa giusta e quell'essere, per quanto ne sapeva, poteva essere bello che morto.
E mentre guardava la sua interlocutrice davanti ai suoi occhi non vi era l'immagine di un'anziana signora , ma un ricordo.
La nebbia, quella sfilza di creature violente, quell'ennesimo maledetto nano con la testa piegata dalle corna. Aveva usato la magia per aggredire, che fosse per difesa o meno, la sua intenzione era di ferirlo gravemente. Era un fine basso?

Proteggere se stessi facendo del male agli altri... è un fine basso?
Una frase che le uscì dalle labbra senza che se ne accorgesse, una domanda che iniziava a prendere le sembianze di un serpente che le stritolava il cuore. Si sentiva in colpa? Iniziava ad aver dubbi su se stessa e su quel che aveva fatto fino a quel momento? Esattamente.
Non aveva mai usato incanti con leggerezza, quello no, era stata spinta ad usarla. Piccola, inesperta, che altro poteva fare? Come doveva reagire una bambina davanti a un mostro? Come nei film? Dove c'era la solita ragazzina debole di turno, che correva e urlava e faceva una brutta fine? No, grazie.
Sacrifici maggiori, che intendeva? Umani? Fatica? Rinunciare a qualcosa? Ma cosa. A Hogwarts aveva capito che avrebbero fatto cenno a certi incanti solo per insegnare la relativa difesa. Fino a quel momento non aveva sentito di cose indicibili e aveva arrecato molti danni senza niente di oscuro o proibito. A tal proposito, un incanto non presente nei volumi scolastici lo aveva nell'arsenale.
Aveva chiesto ad un paio di concasati più grandi se sapevano qualcosa a riguardo ma tutti si limitavano ad affermare che, probabilmente, se l'era inventato qualcuno per far paura ai primini.
Eppure lei lo aveva studiato, ci era riuscita, non era un sogno. Un incanto prima per pochi, poi per arrecare danni al volto. Non lo aveva mai usato su qualcuno, era per forza o per paura di una strigliata? Le braccia della Grifondoro non erano più incrociate ma affiancate e le dita della mano sinistra, nascoste dal braccio destro, grattavano sul legno. Stava pensando, forse un po' troppo, sicuramente più seriamente di quanto avesse mai fatto prima.
 
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view post Posted on 8/7/2015, 14:12
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*Sembra una tosta...
Una tosta *

Era una donna straordinaria, mi creda, aveva una forza di volontà che di rado si può trovare in altri esseri umani. Una ferocia che la teneva attaccata alla vita che la rendeva un nemico formidabile. Purtroppo... Anche lei abbe il suo canto del cigno, come tutti.

Peccato che il suo canto del cigno non fosse stato proprio onorevole.. Lei comunque era una tosta... A sentire la ragazza, lo era.
Imparava in fretta e non aveva ideali. Pastoie dell'uomo.
Ora era finita, dasvidania! Vecchia cariatide in decomposizione... Ah avesse trovato la ricetta di quella pozione, avesse trovato anche solo una fiala di quella pozione, sarebbe tornata giovane e avrebbe avuto ciò che meritava, ciò che le spettava di diritto. Con uno sforzo di fantasia cercò di ricordarsi com'era ma spesso la memoria ci inganna spingendoci a pensare d'esser stati sempre così. Ma non è vero! Lei... Lei aveva biondi i capelli morbidi, e azzurri gli occhi scattanti, non turbati dal pallore della morte che s'avvicina. La pelle ricordava, soffice al tatto, era rosea e bella. Rimpiangeva con ira i giorni in cui i muscoli attivi e pronti rispondevano ad ogni ordine del cervello con perfetta rapidità. Quanti sguardi catturava quel " bel visino". Quante battaglie vinte solo grazie al suo aspetto aggraziato! Quante conquiste raggiunte con un sorriso, per aver sgranato le pallide e brillanti perle ospitate nella elegante e perfetta lor corona. Invecchiando aveva imparato a faticare, ad arrancare faticosamente verso la vetta. Non più un sorriso ma l'arte, la retorica, l'oratoria, le manipolazioni avevano permesso la sua ascesa e le sue conquiste in senilità. Orchestrava con abilità, senza bellezza se non nel tratteggio sapiente. Il pennello: La parola, I colori: l'uomo, la tela: Il suo futuro.
Non vi era male nel procacciarsi la vita se si aveva un progetto. Nessun male nel salvarsi. La vita è lotta e ciascuno pensa a salvarsi. Non ci sarebbe lotta se non ci fosse il proprio interesse.
Sporadici santi pensavano agli altri. Lei non lo era, santa, lei pensava al proprio bene e il proprio bene era l'unico faro verso porto sicuro.


No, mia cara, la propria vita deve essere protetta come un fiore raro. È l'unica cosa che veramente abbiamo di nostro che ci può esser strappata via in ogni istante e perciò dobbiamo proteggerla con le unghie e con i denti a qualsiasi costo. Donarla ad altri che a se è sprecarla. La vita va consacrata a se stessi e nessun altro. Nessun ideale è abbastanza grande da valer il dono più prezioso che abbiamo.

La guardò, comprensiva. Ricordava i dubbi e le perplessità della crescita. Ricordava la giovinezza famelica di risposte argute, Salvifiche.
Le domande che in questo momento arrivavano alle sue orecchie erano le stesse che aveva posto in precedenza, e le risposte che proferiva erano le stesse che aveva sentito, arricchite da anni di esperienza sul campo
 
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view post Posted on 9/7/2015, 22:42
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Capo chino e a passo svelto, con i passi ben ritmati dal bastone da passeggio, camminava nei meandri di quel buco che era Hogsmeade. Aveva veramente tutta quella voglia di incontrarla tanto da andare così veloce? No, non ci teneva affatto in verità, ma era pur sempre meglio che ricevere una severa punizione per non essersi presentato. In quel caso avrebbe fatto bene a nascondersi per tutta la vita.
Ma come biasimarlo? D'altronde un conto era dover intrattenere un rapporto epistolare, seppur con rigida regolarità. Scrivevi, inviavi il Gufo e per la settimana era finita lì, avrebbe dovuto solo attendere. Incontrarla di persona, invece, era ben diverso.

*Un avversario prima o poi va affrontato.*

era uno degli insegnamenti del Padre, e in quel momento riflettè se poteva essere stata proprio la vecchia a inculcarglielo.

*Das kommt aber nicht in Frage*

in effetti non c'entrava molto. Era pur sempre sua Nonna, e non identificabile propriamente come avversario. Anche perchè lui di avversari non ne aveva, generalmente li aveva tutti eliminati sul nascere, chi fisicamente, chi psicologicamente. Ghignò sadicamente mentre con la mente scorreva le immagini dei papabili nemici del passato dei quali ad oggi era solo rimasto giusto il ricordo.

Sapeva però che incontrandola personalmente sarebbe entrato in un circolo vizioso da cui sarebbe stato difficile uscire. Quella donna portava sempre guai, e il problema (o il pregio) era che spesso non facevi in tempo ad accorgertene che già ti ritrovavi nella tomba a causa dei più improbabili incidenti.
Non che ne fosse a conoscenza personalmente, ma tra qualche discussione familiare spizzicata fino alla sua partenza per Hogwarts e qualche chicca raccontata dall'anziana nonna tramite lettera, aveva gli elementi per tracciare il profilo della sua parente. Un profilo che però assomigliava più ad una sagoma.
Con il tempo avrebbe avuto modo di scoprire come la realtà era ben peggiore.

Solo una volta arrivato di fronte alla Testa di Porco si ricordò che con se c'era anche Talìa.
La sua presenza non era stata richiesta esplicitamente, ma tutto faceva parte di un preciso piano.


- Na los, schnell... -

bisbigliò tra se e se, senza provare il minimo senso di colpa per averla lasciata qualche passo indietro.
Non appena fu abbastanza vicina, la accompagnò delicatamente a se con il bastone da passeggio, facendola appoggiare sulla parete esterna della struttura accanto a lui.

- Quando ci presentiamo, fai un leggero inchino. Pretende il Voi ed essere chiamata Signora...o almeno mi pareva fosse così... -

d'altronde l'unica volta che l'aveva vista dal vivo aveva circa 10 anni, per poi scomparire nel nulla, non poteva certo ricordarsi a menadito tutti i dettagli.

- Per il resto, sii te stessa, ama le personalità come la tua. E se ha un pregio, è sicuramente quello di non uccidere a sangue freddo, nel caso non dovessi piacerle. -

*non davanti a tutti, almeno*

Entrò quindi, soffermandosi sull'uscio.
Rapidamente scorse l'occhio per tutta la stanza, alla ricerca di una stramba anziana signora dotata di un bastone da passeggio, mentre con le dita tamburellava nervosamente il pomello del suo.
Dopo qualche secondo, l'occhio si fermò su una figura in particolare.

*Eccola.*

non poteva sbagliarsi, il bastone da passeggio di famiglia non era difficile da riconoscere anche a qualche metro di distanza.
Aggrottò le sopracciglia nel vederla già in compagnia con...la garzona? Fece spallucce. La cosa non era importante, e comunque presto l'avrebbe scoperta. Fece un cenno a Talìa e si incamminò, poggiando rumorosamente il bastone da passeggio sul pavimento, come per annunciarsi.

Si fermò a pochi passi dall'anziana e fece un elegante inchino.
Il Rispetto, per la famiglia von Kraus, era tutto.


- Mia Signora... -

 
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view post Posted on 10/7/2015, 11:08
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Sì, era davvero convinta.
Poco tempo fa i suoi erano solo pensieri, desideri. Lentamente aveva iniziato a scriverli nelle sue annotazioni, ed erano diventati una fissazione.
La fissazione col tempo aveva iniziato a rodere il suo cervello, consumare e divorare tutto il resto, lasciando solo l'ossessione di voler compiere quell'atto. E l'ossessione la tormentava e giurava di non volerla abbandonare finché tutto non fosse stato compiuto. Ormai era certa: i pensieri non le bastavano più, dovevano trasformarsi in azioni. Doveva farlo per liberarsi. Non c'era altro modo, lo sapeva. Se fosse stata la cosa giusta da fare, lo avrebbe scoperto in seguito, ma certamente non avrebbe mai avuto rimorsi. Su questo non poteva sbagliarsi.

Le azioni tuttavia avevano sempre delle conseguenze, ed era per questo motivo che non poteva fare tutto da sola, come forse avrebbe voluto. Doveva agire, ma senza lasciare scie, tracce che potessero far ricadere l'attenzione su di sé. La sua vita sarebbe certamente cambiata se tutto fosse andato come previsto, ma avrebbe dovuto decidere lei come.

Talìa Blackstorm aveva parlato con Vagnard, l'unica persona con cui sapeva di poter condividere un'esperienza del genere. Di lui poteva fidarsi. Era crudele come serviva a lei, non si tirava indietro di fronte alla violenza e, per giunta, aveva delle conoscenze che potevano rivelarsi particolarmente utili.
Era per questa ragione che la ragazza stava percorrendo con lui la strada di Hogsmeade che portava alla Testa di Porco, un lurido posto lontano da occhi indiscreti.
Persa nei suoi pensieri, non si era accorta di essere rimasta un po' indietro rispetto a lui. Accelerò quindi il passo, per ascoltare ciò che lui aveva da dirle.


- Ma certo. -

Rispose a voce bassa. Talìa si sarebbe comportata in maniera eccepibile, rispettosa e reverente. Non certo perché le importava di portar rispetto ad una parente di Vagnard o chiunque altro fosse stato, ma perché aveva bisogno che quella chiacchierata portasse dei vantaggi per lei.
Nonostante questo, però, un pizzico di curiosità si era destato nella giovane quando il ragazzo le aveva parlato, seppur in modo molto generico, di quella donna. Magari poteva essere anche un esempio per lei, che voleva iniziare a crearsi da sola la propria vita e liberarsi del passato. Era tutto ancora da vedere.

Così seguì il ragazzo all'interno del pub. Lui individuò la Signora e insieme si mossero verso di lei, in questo modo anche lei poté individuarla ed osservarla. Fu un impatto piacevole scoprire che era proprio come la immaginava, o quasi.

Aspettò qualche istante perché lui attirasse l'attenzione della donna, dopidiché fece un inchino molto aggraziato e nel frattempo si presentò, con un lieve sorriso sul volto:


- Talìa Blackstorm. E' un onore fare la Vostra conoscenza. -

 
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versus zero
view post Posted on 10/7/2015, 12:30




Forza di volontà, ferocia e attaccamento alla vita. Anche lei teneva alla sua pellaccia con un infantile, ma non per quello minore, istinto di autoconservazione.
Che era successo a quella spia formidabile? Era morta? Evitò di chiederlo, non le piaceva parlare di defunti e la metteva a disagio dire “condoglianze” anche perché non aveva ancora capito che significasse.
“Che ti dispiace sia morta e sei vicino ai parenti del defunto.” gli aveva detto così sua madre ma non capiva come dirlo potesse cambiare le cose o far tornare a sorridere la gente. Era un parlare inutile, di quello che non apprezzava particolarmente. Grazie a suo padre stava crescendo senza quel finto perbenismo che faceva dire “mi dispiace” per nulla, che faceva distinguere “buoni” e “cattivi” su basi assurde e su pregiudizi dati da aspetto e origini. Anche il lavoro contribuiva a renderla sempre più aperta mentalmente e le permetteva di parlare con tutti, scoprendo cose nuove sul mondo, su chi aveva di fronte e anche su se stessa.
La conversazione con quella sconosciuta si stava rivelando più interessante di molte altre, da quel breve scambio di battute e informazioni (non molto equo in effetti, lei non stava dicendo nulla) avrebbe avuto materiale su cui pensare a lungo.
Si limitò a un mezzo sorriso, “i migliori son sempre i primi a sparire” diceva suo padre, lo dicevano un po' tutti, era una di quelle frasi da usare per spiegare velocemente cose più complesse, di quelle che si usavano nei film a raffica o per sembrare intelligenti quando in realtà non si aveva altro da dire.
La risposta successiva le infuse una certa calma, quasi tutti han bisogno di sentire da altri qualcosa che si sperava fosse vero, una scusante, un assenso, un consiglio. Lei non era da meno acerba e ancora inesperta com'era.
Quando poi ci si ritrova d'accordo, s'incontra qualcuno che la pensa in modo uguale o simile, il mondo sembra migliore, più comprensivo. La Grifondoro si sentiva capita, giustificata nelle sue azioni e questo le bastava, voleva solo una conferma probabilmente, un parere di qualcuno sicuramente più esperto di lei sulla vita e sul come funzionavano le cose.
Voleva rispondere che anche lei la pensava così, sebbene di suo evitasse di palesare i suoi pensieri, quando le riusciva possibile.
Fu interrotta da qualcuno che aveva fatto un suo ingresso, o meglio, era sull'uscio in cerca di qualcosa, superato l'abbagliamento da luce improvvisa, scoprì che era arrivato un giovane con tanto di bastone da passeggio. Non era assurdo pensare che fosse proprio il nipote che l'anziana stava aspettando.
Con lui vi era un'altra ragazza, vedere giovani lì dentro era sempre strano, soprattutto quando non erano coperti di turbanti o strani indumenti.
Si alzò in modo automatico, sistemando la sedia sotto al tavolo.

La ringrazio per la chiacchierata, mi scusi ma il lavoro chiama.
Un sorriso prima di rivolgersi ai nuovi arrivati che... stavano giusto avvicinandosi al tavolo. Decise quindi di allontanarsi per concedere al gruppo la privacy che tutti agognavano in quel locale.
Buongiorno.
Disse semplicemente mentre si spostava in senso opposto. Qualcosa le arrivò dato che era ancora a portata di orecchio. Sbagliava o l'aveva chiamata “Mia Signora?” che strano modo di chiamare la propria nonna. Non che lei sapesse come comportarsi in merito, non aveva conosciuto i nonni e non se ne parlava mai in famiglia. Chissà com'era averne, erano genitori extra?
Si era allontanata per non interromperli o infastidirli, mettersi tra le scatole chiedendo “volete ordinare?” le era stato non sconsigliato, ma direttamente vietato.
“C'è gente che verrà per parlare e basta, lasciala fare e non ascoltare, se vogliono ordinare te lo diranno loro.” Così aveva detto lo scorbutico.
Ok, magari poteva mettersi a pulire... no, meglio leggersi qualcosa.


Salve! Se vi servirà Versus sarà dietro il bancone a leggere un libro.

Edited by versus zero - 10/7/2015, 13:45
 
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view post Posted on 10/7/2015, 18:53
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Il suo sguardo si posò su due giovani appena entrati nel locale. Gli occhi velati di tenebra, originariamente azzurri ora di un grigiore indefinibile, si posarono sui due giovani. Un fremito le corse nel corpo. Erano circa due lustri che non vedeva il nipote. Era cresciuto bene. Il tocco stravagante del bastone lo rendeva un chiaro discendente del retaggio Von Kraus. Un sorriso appena abbozzato nella tensione delle labbra secche si fece spazio nel volto della donna. S'accese, si spense. Tornò a guardare la giovane cameriera

Signorina, il piacere della conversazione è stato tutto mio, stia pur certa che non mi scorderò di lei. Ekaterina Obraztsova non si è mai scordata di nessuno!

Accompagnò la frase con un delicato cenno del capo. La ragazza se ne andò e si rintanò dietro il bancone. Conosceva forse suo nipote? Aveva forse la fama di insediar fanciulle? Uno di quei farfalloni cui dar lezioni a suon di bastonate alle reni? Sperava di no, ma nel caso avrebbe provveduto personalmente.

Nipote Vagnard. È un piacere vederti. Sono felice che tu sappia ancora come trattare una donna! Spero che tale educazione sia estesa a tutte le Donne che la meritino!

Ed ecco rendersi visibile anche l'altra figura. I tratti del volto nobili, il portamento elegante.
*Una purosangue e di rara razza*
pensò tra se e se.
*Sicuramente all'altezza dei von Kraus *

Felicissima di conoscerla, signorina Blackstorm. Io sono Ekaterina Obraztsova Von Kraus. E comunque, mia cara, mi dia pure del lei, siamo donne e ci è permessa una certa qual confidenza, oserei dire.
Prego, accomodatevi entrambi! Allora Vagnard, Come procede la Scuola ?


Disse nel tono più cordiale possibile. Amava questo genere di cose. Parlare, accogliere, salutare. Era una donna tutto sommato sociale. Suo marito Faustus, al contrario era di una riservatezza, freddezza e chiusura allarmante. Stava sempre sulle sue, era intollerabile, alcune volte.
Non amava discutere, parlare, organizzare feste e banchetti. Ekaterina, al contrario, amava le feste danzanti, i banchetti e qualsiasi occasione di parlare con personaggi di spicco che fossero al suo livello.


Nipote,
-disse osservando con attenzione la ragazza, nel suo stare e nel suo muoversi anche solo nel respirare-
è questa, quindi, la ragazza di cui la famiglia non riesce a smettere di parlare? Adesso capisco!
-poi rivolgendosi repentinamente alla ragazza -
Chiaramente mi hanno detto solo cose belle. Anche lei in Serpeverde, vero?


Lei voleva che i nipoti fossero mandati a Durmstrang come loro nonno. C'era stato un ammutinamento da parte dei genitori dei ragazzi. Ammutinamento che lei non aveva ancora compreso e perdonato. Ogni volta che rivedeva i genitori o scriveva loro era un buon momento per rinfacciare loro la decisione palesemente errata. O forse no?
Il volto della ragazza, gli occhi principalmente, sembrava fiero, indomito. Solo un saluto e già era stata positivamente colpita da lei.
Alzò con gesto elegante il bicchiere e bevve un sorso, poi trasse una terza - o quarta?- sigaretta e la posizionò sul bocchino d'avorio e ricominciò con l'azione che aveva governato tutta la prima chiacchierate.


Edited by Katherine Lee-Carter - 10/7/2015, 20:19
 
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view post Posted on 12/7/2015, 21:20
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Annuì con un leggero sorriso alla formale risposta della anziana Nonna a seguito del suo saluto, quindi con la mano libera tirò di pochi passi indietro la sedia sulla quale fino a pochi istanti prima era seduta la garzona e con un leggero cenno della mano invitò Talìa a sedersi, come per dimostrare alla parente di avere ancora ben a mente gli insegnamenti della Famiglia. Più che le parole, preferiva di molto i fatti, così gli era stato insegnato. Cinque anni di Hogwarts non potevano cambiare un infanzia passata sotto una rigida educazione e indottrinamento.

*speriamo almeno che non porti i pidocchi*

pensò tra se e se, lanciando una rapida occhiataccia alla ragazzina.

Mentre ella si presentava alla Compagna, prese posto anche lui su una sedia libera e pose entrambe le mani sul pomello del bastone da passeggio, ben saldo a terra. Una posizione un po' scomoda all'inizio, ma ci si faceva spesso l'abitudine; e a Vagnard piaceva molto, lo aiutava a riflettere.


- La scuola procede bene Signora, senza vantarmi posso annoverarmi tra i migliori studenti dell'Istituto e un esempio per la Casata. -

ed era vero. Odiava la falsa modestia, la trovava di un ipocrisia unica.

- Ma come vi ho accennato nelle mie lettere, continuo a sostenere che non sia l'Istituto giusto per la mia istruzione. Come sapete non ho mai nascosto il desiderio di poter studiare a Durmstrang, a Hogwarts non mi sento sempre stimolato come vorrei; ma questa è stata la decisione di mio Padre, e come tale la rispetterò fino in fondo completando con profitto il percorso di studi. -

aveva sempre sostenuto di avere avuto i suoi buoni motivi per optare per una simile decisione, motivi che ancora non sembravano essersi palesati. Ma nella famiglia von Kraus le decisioni non si discutevano, andavano solo eseguite, e così avrebbe fatto, perlomeno almeno fino ai GUFO. Dopo di che avrebbe tirato le somme. Ma non era quello il momento per pensarci.


- Sissignora, Serpeverde, e della razza migliore. -

rispose quindi alla domanda successiva, accompagnandola con un leggero movimento affermativo del capo.

- Posso offirvi qualcosa da bere? -

chiese quindi, spostando lo sguardo tra le due presenti. Notò solo ora che la Nonna si era già servita, ma due bicchieri erano pur sempre meglio di uno.

- dopo tanti anni speravo di riuscire a fare una bella chiacchierata con Voi. -

e mantenere le fauci secche non aiutava a conversare.
Scambiò un rapido sguardo d'intesa con Talìa. Avrebbero avuto molto di cui parlare, ne era certo.

 
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view post Posted on 15/7/2015, 13:31
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Prima di presentarsi direttamente a lei, la Signora si era rivolta a Vagnard. Quando la donna aveva detto "a tutte le Donne che la meritino", Talìa, solo e soltanto dentro di sé, scoppiò in una fragorosa risata, poiché un ricordo venne a stuzzicarle la mente. Le attraversò fulmineo il cervello un flash, di quella volta sotto al Platano, con quei due... cos'erano, Tassorosso? Sì, due primini. Una ragazzina, in quell'occasione, si era beccata una bastonata direttamente sulla bocca e tutti insieme avevano potuto vedere il sangue sgorgare e coprire il bianco dei denti. Era stata una scena spassosa. Come al solito, però, qualcuno arrivava sempre a guastare la festa e interrompere il divertimento.
"Educazione...a tutte le donne che la meritino". Esatto, solo a chi lo meritava veramente.

La Signora Von Kraus si presentò e permise alla ragazza di accorciare leggermente le distanze formali, dopodiché li fece accomodare al suo tavolo.
Talìa si sistemò quindi al proprio posto ed ascoltò la conversazione tra nonna e nipote. Non seguì con molto interesse il discorso di per sé, anche perché conosceva già le preferenze di Vagnard su quel punto, ma comunque finse di farlo. In ogni caso il suo viso lasciava trapelare poco o niente in qualunque situazione: non c'era poi così tanto da fingere.
Era comunque un po' strano assistere a quella scena, per lei. Non sapeva quale fosse il comportamento da adottare di fronte a dei nonni. Lei non aveva praticamente mai conosciuto i suoi e di loro sapeva veramente poco. Da quell'essenziale che i genitori le avevano comunicato, però, sapeva che nessuno di loro era ancora vivo. Un paio erano deceduti prima che lei nascesse e gli altri qualche tempo dopo la sua nascita. L'unico, vago ricordo che possedeva riguardava un'anziana signora, quella che doveva essere la sua nonna paterna. Ricordava solo dei capelli grigi, corti, voluminosi e degli occhi esattamente come i suoi. Non le pervennero, tuttavia, sorrisi o scene d'affetto. Tutti uguali, tutti lo stesso stampo. I suoi genitori non potevano essere altrimenti e avevano finito per distruggere anche la sua, di vita. Forse era meglio così, che fossero tutti morti. E se i suoi progetti fossero andati come desiderato, presto anche la loro prole avrebbe fatto la loro stessa fine.

Quando i suoi pensieri stavano volando esattamente sopra quel punto, Talìa sentì la nonna di Vagnard parlare di lei e si ritrovò i suoi occhi puntati addosso, allora la giovane si vide costretta ad ascoltare con più attenzione.


*Curioso*

pensò.

*C'è qualche famiglia che si prende il disturbo di parlare di me. E' la prima volta in tutta la mia vita, divertente.*

La Signora chiese poi se anche lei si trovasse in Serpeverde. E come poteva essere altrimenti? Se c'era ancora qualcosa di buono in quella Scuola era proprio la sua casata, che rispettava i voleri di quel grande mago ingiustamente incompreso, e lei poteva definirsi perfettamente in linea con i suoi principi.
Vagnard rispose per lei, e Talìa concluse la sua risposta.


- Una delle poche rimaste. -

Chiaramente si stava riferendo alle razze. In effetti quella era una delle poche cose di cui era grata ai suoi. Il loro sangue era purissimo.

- Accetto volentieri, Vagnard. -

E mantenne lo sguardo su di lui, in risposta al suo. Impaziente già per natura, Talìa a quel punto stava fremendo dentro, chiedendosi quando sarebbe arrivato il momento in cui avrebbe potuto parlare di ciò che davvero le interessava. Stringendo le labbra e accennando un leggerissimo sorriso, iniziò ad assaporare quello che per qualche tempo era stato solo l'abbozzo di un progetto, forse anche solo un pensiero.
Presto lo avrebbe esteso ancora di più e sarebbe diventato un fatto, un'azione. Quella volta, sentiva veramente la difficoltà di reprimere all'interno tutto il suo entusiasmo, e la cosa le piacque tantissimo.

 
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view post Posted on 16/7/2015, 23:35
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Essere una guida significa molto, nipote Vagnard, per la Famiglia e per te!
Non è solo una questione di orgoglio personale, è l'eredità, il retaggio della tua famiglia!
Mai un Obraztsov, fin dai tempi del capostipite Piotr, è stato secondo a nessuno, se non per necessità.


Espirò lentamente, parlando, il fumo aspirato in precedenza. Le dita della mano non occupata si stringevano, delicatamente, attorno alla vera facendola uscire dal solco che aveva lasciato nel dito e facendola girare delicatamente.
Avvenne allora una cosa che mai era capitata a memoria d'uomo: la vera cadde. Senza fare alcun giro, piroetta o corsa, cadde facendo un tonfo che sembrò riecheggiare nel locale vuoto. In quel momento, gli occhi incredibilmente somiglianti a quelli di un gatto si strinsero sulla vera, quasi attendendo che essa tornasse al suo posto. La mano da cui era caduta si chiuse su di essa e, poggiata la sigaretta nel suo piccolo posacenere, si apprestò a rimetterla a posto.
A quel punto gli occhi si chiusero impercettibilmente e tornarono sul giovane nipote. Non era stata d'accordo con Nathaniel nel mandarlo ad Hogwarts ma non si poteva discutere una decisione. L'unica a poterla discutere era lei e, all'epoca, l'aveva fatto. Le ragioni erano state spiegate e lei continuava a non essere d'accordo ma Nathaniel Von Kraus non era più un bambino, non più uno sguaiato ragazzo era un adulto, e le sue decisioni erano Legge.


Nipote, tuo padre, come sai, ha avuto le sue ottime ragioni e non posso che essere d'accordo con lui. E' tuo dovere essere il migliore altrimenti, sai bene, non avresti una casa in cui tornare, una famiglia a cui chiedere protezione, un cognome di cui essere fiero.

Finite le amorevoli raccomandazioni da nonna, l'Arpia di Berlino, girò la testa verso la bellissima giovine che era lì appresso. Prima di parlare prese un leggero sorso dal bicchiere per schiarirsi la gola, poi, schioccando leggermente le labbra sottili, trasse una lunga boccata mantenendo il silenzio. Usava farlo quando conduceva degli interrogatori, all'epoca, a maghi stranieri entrati senza permesso nel territorio di sua competenza. Cercò di ricordarsi che questo non era un'interrogatorio, con fatica tese il volto in un sorriso che doveva essere accomodante.

Serpeverde della razza migliore... eccellente... E non ce ne sono più molte? Ahimé le famiglie di tradizione pura rimangono in poche i mezzosangue spadroneggiano, nevvero?


Aggiunse l'ultima frase con un tocco di disgusto. Non spesso parlava con questi toni, anzi, quasi mai. Tendeva a tenere per se questo genere di considerazioni, non era sicuro parlare così in pubblico.

No, grazie nipote. Sono già servita, per ora.

Il bicchiere era ormai quasi vuoto. La cosa non la preoccupava, non era una gran bevitrice. La sua idea era che se fosse mai stata catturata da ubriaca avrebbero potuto estorcerle informazioni con maggiore facilità, da sobria avrebbero dovuto strappargliele da morta.
A quel punto, decise, era ora di sfruttare la frase che suo nipote aveva detto prima ma che lei aveva finto di ignorare per paroseguire i convenevoli. Era curiosa, la Gatta, circa le intenzioni del suo tutt'altro che angelico nipote. Se avesse anche solo avuto una goccia del sangue dei suoi avi a scorrergli nelle vene , Ekaterina ci avrebbe scommesso, la chiacchierata con la nonna aveva un secondo fine. Di cosa poteva aver bisogno? Soldi? Sua madre le sembrava fosse abbastanza munifica di attenzioni, in quel senso. Consigli? Perché non chiederli via lettere?


Sono molto felice anche io di parlare finalmente a quattr'occhi! L'ultima volta che ti ho visto avevi solo sette anni! Si è mai immaginata, Talia, Vagnard piccolo? Avessi avuto io un figlio così! Non si lamentava mai, era quasi serafico! Al contrario di suo padre... "Mio, Mio Mio, Io, Io Io". Non aveva il senso della misura. Dovetti insegnarglielo più con le cattive che con le buone!

Poi rivolgendosi rapidamente a Vagnard.

Non dire a tuo padre che ti racconto queste cose! Altrimenti mi fa su una ramanzina la prossima volta, direbbe che ti aizzo contro di lui!

Emise una risatina. Secca, rapida, difficile a notarsi.

Allora, avevate qualcosa di cui parlarmi... in particolare?


Senza fare troppi convenevoli diresse subito la domanda dove interessava lei,avrebbe capito della risposta di uno, dell'altra o di entrambi .
 
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view post Posted on 26/7/2015, 20:58
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Annuì nuovamente alle parole della anziana Nonna. Sebbene i più in famiglia la considerassero una persona piuttosto...severa, per così dire, dimostrava di saper essere anche giusta e di possedere una particolare saggezza. Evidentemente doveva aver preso da quel lato della famiglia tutti i suoi pregi.
La sua opinione nei confronti della Nonna erano comunque da prendere con le pinze, e lui lo sapeva bene; d'altronde l'aveva incontrata una sola volta di persona quando era bambino, il resto che conosceva sulla sua figura erano racconti e le lettere che si scambiavano da quando aveva messo piede a Hogwarts. E le lettere possono essere particolarmente ingannevoli, visto che non permettono di vedere e vivere la persona con cui si parla. Ma aveva come l'impressione che avrebbe avuto tutto il tempo che voleva per scoprirla e conoscerla meglio.

Meno felice fu nel ripensare a quella che era stata la decisione del Padre di spedirlo in quel covo di Babbani che era Hogwarts. Cominciò a mordersi leggermente il labbro mentre veniva toccato nuovamente quel tasto, e le dita cominciarono a muoversi nevroticamente, o almeno più del solito, sul pomello del bastone da passeggio.
A tempo debito avrebbe chiesto le spiegazioni che voleva, aveva tutto il diritto di ottenere le dovute risposte. E se così non fosse stato, se le sarebbe prese, con le buone o con le cattive. Ma non era quello il momento di pensarci.

Approfittò invece della pausa per incrociare lo sguardo della garzona che fino a pochi istanti prima si stava intrattenendo con la Nonna, levando in alto la mano destra e schioccando elegantemente le dita. Non amava urlare da una parte all'altra di una stanza, preferiva sempre le buone maniere e l'educazione.
Ci avrebbe bevuto su.

*ma quanto ci mette ad arrivare*

ringhiò tra sè e sè mentre la Nonna cominciava a divagare i tempi della giovinezza di lui e di suo Padre.
Si limitò ad un mezzo sorriso tirato, e fu tutto sommato un successo, considerando che in quel momento l'unica tentazione era quelal di saltarle alla gola senza pietà alcuna. Se c'era un pregio che Vagnard assolutamente non possedeva, questa era l'autoironia. Piuttosto che umiliarsi in pubblico, preferiva sempre estirpare il problema alla radice.

Presto però la Nonna mostrò nuovamente un lato da cui Vagnard aveva preso appieno, ovvero l'andare direttamente al punto della questione senza girarci troppo attorno.
Ghignò impercettibilmente alla domanda della Signora Von Kraus e scambiò un leggero cenno d'intesa con Talìa.

- Signora, so che è cattiva educazione rispondere ad una domanda con un'altra domanda, ma con il suo permesso in quest'occasione oserei fare uno strappo al Galateo. -

attese qualche secondo, poi proseguì


- Esattamente... -


si sporse leggermente più avanti verso la Nonna, facendo leva sul bastone


- qual buon vento Vi ha portato a Londra? -

una domanda apparentemente indiscreta, ma che avrebbe potuto porre le basi su una proficua discussione, senza scendere in dettagli troppo scomodi per un luogo così affollato.
Era sicuro che la Nonna avrebbe capito.

 
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versus zero
view post Posted on 26/7/2015, 21:27






12 Anni - Studentessa II Anno - Scheda ()
Ekaterina Obraztsova, un nome dalla pronuncia difficile e ancor più difficoltoso da memorizzare; il rischio di figuracce e strafalcioni era notevole e la possibilità di darle un soprannome da scartare.
Le sorrise, senza aver il tempo di ricambiare le presentazioni. Non era necessario, poteva chiamarla “La garzona con tante domande”, il succo era quello.
Il giovane si era fatto avanti senza tanti convenevoli, in modo deciso, con l'educazione tutta rivolta a quella donna probabilmente. Non che lei ci avesse fatto caso, era abituata a individui ben peggiori. Certo che, se una persona stava parlando con un'altra, era inutile fare i gentleman se si interrompeva la conversazione come se nulla fosse. Gente incomprensibile. Un cenno del capo simile a un saluto o a un mezzo inchino appena accennato, quindi aveva lasciato il posto ai nuovi arrivati andando al bancone.
Si era portata un libro per i momenti di noia/fermo, quando non c'era nemmeno il capo e poteva rilassarsi un attimo senza fingere di tirare tutto a lucido. Non che all'uomo importasse, ma doveva guadagnarsi quel posto facendosi vedere volenterosa, soliti comportamenti necessari durante la gavetta.
Era un tomo sulle credenze dei popoli antichi, dove stava cercando informazioni sulla mitologia norrena. L'indice le era incomprensibile, la lista dei temi sembrava divisa in età precristiana e successive vie di mezzo fino al cristianesimo e non riusciva a capire da dove iniziare. Aveva letto di sfuggita le prime righe di ogni capitolo finché non aveva trovato quello che le interessava: popoli scandinavi, miti del nord.
Ora non le restava che partire da lì.
Seduta su uno sgabellino in legno, posizionato all'estremità del bancone opposta a quella che dava all'ingresso, aveva appoggiato il volume sul ripiano, così come il braccio destro. Una posizione comoda e per nulla composta che però l'aiutava a concentrarsi su quel che aveva davanti agli occhi.
I convenevoli tra i clienti le arrivavano ovattati, come se un filtro posto sui timpani le evitasse di assorbire inutilità.
Da quel che dicevano le prime righe introduttive, l'età vichinga era conosciuta grazie a cose tramandate oralmente, trascritte su testi medioevali e leggermente malformati a causa dell'introduzione del Cristianesimo. Possibile che fossero ovunque?

*Per Merlino, i fatti loro non sapevano farseli?*
Primi punti di vista che andavano formandosi in una mente immatura e ancora ignorante su molti aspetti.
Sebbene sembrasse particolarmente concentrata, qualcosa la stava disturbando.
Qualche nuovo nome le era arrivato: il nipote si chiamava Vagnard, la tizia Talìa Blackstorm, i due erano Serpeverde blabla migliore della casata blabla. Anche lei lo era, non si capiva come (mancanza di concorrenza probabilmente), comunque non ci vedeva nulla di speciale. Blabla secondo lei un esempio maschile delle serpi era il capellone, uno femminile Rose, senza dubbio. Altro blabla.
Non avrebbe percepito nulla di tutte queste cose noiose se non fosse stato per qualche parola fastidiosa che le aveva fatto rizzare le orecchie. Qualcosa che non si aspettava da una persona così in gamba come le era parsa la vecchia signora. "Razza migliore", "Tradizione pura", ma erano seri?
Manco si parlasse di tipi di carne e animali da vendere.
Aveva riposto quelle pagine leggermente ingiallite in uno scomparto semivuoto del bancone, stendendo le braccia in avanti e appoggiando la testa su quella destra, guardando con sguardo perso il portone vecchio e consunto.
Certi discorsi le facevano salire se non il nervoso qualcosa di simile, il disappunto, ecco. Le era quindi passata la voglia di leggere, sostituita da una leggera noia. Non sarebbe riuscita a concentrarsi con quelle parole nella mente.
Un leggero sbuffo che nessuno poteva percepire se non colui che più le stava vicino: l'elfo molesto, l'addetto alle cucine e ai rifornimenti. Un tizio strano che si faceva gli affari suoi e ogni tanto le diceva frasi contro il mondo. I primi giorni le era parso davvero insopportabile ma, da quando gli aveva detto che cucinava bene, era diventato particolarmente “socievole” se così si poteva definire. Almeno non la minacciava con la mannaia.

Porco Merlino in the sky, vi allungo il whisky con l'acqua del catino e vi aggiunto uno sputo... per dar corpo al contenuto.
Stava canticchiando al tempo di una canzone a lei sconosciuta e aveva storpiato il nome dell'alcolico per creare una rima con la parola “sky” anch'essa pronunciata in modo marcato. Temeva volesse far cagnara coi clienti ma, per fortuna, si stava mantenendo vago e molte parole risultavano confuse grazie allo sciabordio prodotto dal lavabo e dalle pentole varie. Chissà che stava combinando, probabilmente qualche piatto per quella sera.
Ehm abbiamo clienti chef...
Provò a dirgli con un tono pacato avvicinandosi leggermente all'entrata delle cucine. Mai metterci piede, mai, lo sapeva benissimo. Però la voce... quella sì poteva entrare, a volte e quel nomignolo lo rendeva più calmo e sereno.
Versus, donna che pare uomo minuto, come garzone ti do il benvenuto. Che sei femmina me ne frega tanto quanto del tuo pannolone. Lo avevi da neonata o sei così da quando sei nata? Come funziona con gli umani? Razza ingrata, non si meritano nemmeno una mia scatarrata.
Ehm... io? Sono assunta? Davvero? Fine della prova? Grazie mille Mr. Chef! Dov'è Big Boss?
Va che i clienti chiamano, festeggiamo stasera con un mio nuovo piatto: gambero matto.

Ancora in balia di un orgoglio che poteva capire solo lei e di una riconoscenza tale che avrebbe voluto abbracciare quel brontolone (lo avrebbe fatto se non avesse rischiato tutti gli arti) e cercato il capo per tutta Hogsmeade, si riprese almeno esteriormente per andare a servire i tre arian- cavalli purosangu- quelli lì insomma. Non era stata richiamata o altro, non poteva leggere nel pensiero e si chiedeva come aveva fatto l'elfo a capire. Vide un braccio abbassarsi, o quel giovane aveva degli spasmi muscolari, oppure aveva tentato di attirare la sua attenzione in modo silenzioso, come un bravo bimbo che attende il suo turno per parlare. Chi se ne importava di quel che avevano detto, in teoria non doveva nemmeno aver sentito. E così finse di non sapere, di non capire, aiutata dal buonumore dato dalla promozione che le conferiva un sorriso naturale.
Eccomi qui, volete ordinare?
Un tono tranquillo ed educato anche se in realtà non era lì con la mente. Stava pensando a quel piatto, il nome non ispirava fiducia ma ormai aveva provato di tutto, avrebbe sfidato di nuovo l'indigestione se non l'intossicazione a cena.

❝ Quindi... il mio bene non è necessariamente anche quello degli altri. ❞

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view post Posted on 28/7/2015, 13:20
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Con un'espressione che sembrasse il più possibile interessata al discorso, Talìa abbozzò un sorrisetto alle parole dell'anziana donna quando quest'ultima fece riferimento a Vagnard bambino.
Talìa odiava le chiacchiere, le trovava inutili, noiose e prive di una finalità. Ciononostante, in quel caso erano un sentiero da percorrere forzatamente, al fine di raggiungere lo scopo desiderato. Era per questa ragione che, come un camaleonte, doveva adattarsi, cedere alla pressione sociale e, se non altro, conversare con la Signora.


- Mi sarebbe piaciuto vederlo. -

Rispose con quello che aveva la parvenza di un sorriso. Immaginò se stessa mentre osservava uno di quegli urlanti esemplari appiccicosi in scala ridotta, che tutti chiamavano col nome di "bambini". Davvero troppo patetico per lei.
Per fortuna, quando il suo sorriso iniziava via via a scemare a causa della mente ormai preda di pensieri omicidi, la donna si era già rivolta in direzione di suo nipote e il discorso iniziò a svilupparsi in maniera differente. E forse, finalmente, la linea stava cambiando, come testimoniava lo sguardo d'intesa lanciato da Vagnard.
Tornò con lo sguardo sulla Signora Obraztsova. La osservò con più attenzione in quel momento di pausa. Era una donna davvero affascinante. Doveva avere molto carisma nel suo ambiente e la cosa non la meravigliava. La giovane Blackstorm non aveva l'ispirazione, né la presunzione di voler diventare come lei, i suoi obiettivi erano altri. Tuttavia, quella donna la incuriosiva e stava iniziando a fremere non solo perché i discorsi che stavano per seguire riguardavano Talìa in prima persona, ma anche perché voleva vedere come si sarebbe comportata la donna una volta superato il velo delle inutili chiacchiere introduttive che, in fondo, ognuno aveva quasi l'obbligo di impostare. Voleva vedere quali sarebbero state le sue reazioni. Avrebbe reagito in modo negativo o la cosa l'avrebbe semplicemente divertita? Al pensiero, si mordicchiò leggermente il labbro inferiore. Desiderava scoprirlo al più presto.
Proprio ora, però, che le cose stavano andando nel verso sperato, una voce nuova la sorprese. Si voltò in quella direzione e d'un tratto, vedendo la figura che al loro arrivo si era allontanata dal tavolo della loro interlocutrice, si ricordò che poco prima aveva accettato l'offerta del ragazzo di prendere qualcosa.
In realtà non aveva molta voglia di bere, ma ormai aveva accettato e comunque non le costava nulla far scivolare qualcosa di caldo nello stomaco. Magari avrebbe accompagnato la conversazione che sperava di lì a poco sarebbe diventata più interessante.


Io... so che fate un delizioso caffè con spezie piccanti...-

Fece una piccola pausa. Il suo sguardo si abbassò un po', così come il tono della voce, e si fece leggermente rannuvolato.

- ...tuttavia la presenza dell'ingrediente segreto mi inquieta un poco. -

A quel punto risollevò lo sguardo quasi sorridendo e la voce si fece più alta e tranquilla.

- Credo che prenderò un thè. -

E concluse la richiesta con lo sguardo sulla garzona.

 
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view post Posted on 28/7/2015, 14:39
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Lo sguardo della donna corse, mentre parlava, alle dita del nipote che si stringevano nervosamente attorno al bastone.

Nipote ricordati: Bisogna sopra tutto mantenete autocontrollo. Se ti stessi facendo un interrogatorio avrei già capito molto dal tuo nervosismo.


Disse secca mentre iniziava ad analizzare la ragazza mentre si mordeva delicatamente il labbro inferiore. Non disse nulla. La curiosità della Gatta si fece sempre più forte. Cosa era che rendeva così impazienti i due giovani. Avrebbe intralciato il suo desiderio di ottenere il Ministero? Sperava di no.
Quello era il suo obiettivo. Quello il suo disegno. Aveva la scacchiera, ora necessitava dei pezzi; avrebbe, pian piano, rintracciato gli alfieri, le torri, i cavalli e, infine, avrebbe trovato il suo Luogotenente, il suo braccio destro: La regina. Con sorrisi, cene, feste, incontri e strette di mano avrebbe salito i pioli di questa lunga scala e si sarebbe innestata sulla punta. Questo era il suo progetto. Avrebbe trovato le problematiche del nuovo governo, del nuovo Sole sorto dopo il lungo inverno, e le avrebbe sfruttate, le avrebbe colte una ad una fino a metterle alla mercé di tutti per rendere la situazione invivibile e, alla fine, sarebbe salita sul trono accettando, a malincuore, il governo. Aveva già le prime dichiarazioni pronte per quando le sarebbe stato proposto "oh no, non io! sono una donna da retrovie!"
Sarebbe stato un momento memorabile, l'apice della sua carriera.
Notò lo scalpitante chiamare in maniera piuttosto rude la cameriera. E gli lanciò una delicata occhiata di disapprovazione. Schioccare le dita in maniera così sgraziata. Farsi notare così platealmente, si vedeva la sua mancanza in quella casa. Un signore avrebbe chiesto le preferenze alle signore e si sarebbe alzato per comunicarle alla servitù. Suo nonno l'avrebbe lasciato senza mangiare per tre giorni per un gesto così. E Faustus era il moderato della coppia.


Avrebbe dovuto, mia cara, avrebbe proprio dovuto. Ma immagino che questi pettegolezzi da vecchia vedova siano piuttosto noiosi per dei giovani come voi vero? - sapeva perfettamente la risposta - mi ricordo quando ero io al vostro posto a sentire i racconti di mia nonna Leonilla, mi annoiavo così tanto!

Non l'aveva mai sentita parlare, quella vecchia megera. Aveva sentito solo delle storie che la descrivevano come una vecchia svitata, sola, triste. La sua morte fu una benedizione per il mondo. Era durata a lungo, la donna, aveva raggiunto i 130 anni. Ad un certo punto non capiva nemmeno che differenza ci fosse tra i suoi vestiti e la sua pelle. Il filo dei suoi ricordi sulla sciagurata nonna Leonilla fu interrotto da una scempiaggine pronunciata da suo nipote. Non fece smorfie, gesti inconsulti. Aveva, fino a quel momento, mantenuto la sua posizione. Eretta, immobile, ferma. Prima di parlare finì il contenuto del suo bicchiere, poi, si espresse in modo calmo, pacato ma deciso, facendo sentire tutta la distanza tra la donna ed il giovane fin dalla prima parola, pronunciata in modo estremamente freddo come stesse parlando con qualcuno di un rango drammaticamente inferiore. L'espressione, però, rimaneva serena, lo sguardo poteva avere solo un velato cenno inquisitorio ma era diametralmente staccato dalle parole che stava dicendo. Qui si notava la sua pratica teatrale, quante volte aveva minacciato qualcuno senza nemmeno cancellare il sorriso felice dal suo volto, quante volte aveva condannato a morte senza nemmeno incrinare quel volto di porcellana .

Nipote, lascia da parte il galateo ma rispondi alla mia domanda. Non accetto e non sopporto, lo sai bene, che si giri i discorsi. Per ora diciamo che io sia venuta in questo glorioso paese per riunirmi alla mia amata famiglia, lasciamo però questa risposta... Posticcia... E provvederemo, una volta ottenuta la tua, a limarla e rimodellarla a seconda del caso. Siamo d'accordo?

Sorrise conciliante e si appoggiò più mollemente allo schienale. Proprio mentre rispondeva al nipote vide la ragazzina avvicinarsi. Aveva un bel cervello, la ragazzina, probabilmente, finito il colloquio con il parentado, si sarebbe fermata ancora. Il suo fiuto non mentiva mai.


Grazie, mia cara

Disse rivolta alla giovane cameriera.

Per il momento io sono a posto, alla mia età è sconsigliabile bere più di un bicchierino!
 
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view post Posted on 7/8/2015, 15:02
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Ghignò.
Non riuscì a trattenere uno sguardo di disappunto alla risposta della anziana signora. Le cose a questo punto erano due: o era poco perspicace, o anche lei aveva qualcosa da nascondere. Quale delle due l'avrebbe scoperto molto presto.
Decise saggiamente di continuare a fare buon viso a cattivo gioco e avrebbe scoperto le sue carte con fare molto discreto, visto il contemporaneo avvicinarsi della garzona.
Continuò quindi a parlare cercando di giustificarsi con una frase di circostanza, anche per non destare un qualunque sospetto nella ragazza.

- Non volevo mancarVi di rispetto. Ad ogni modo no, non abbiamo niente di particolare di cui parlare; avevo solo intenzione di rivederVi dopo tutto questo tempo e presentarVi Talìa. Giusto quattro chiacchiere in famiglia. -

abbozzò un sorriso, e diamine quanto si sforzò per farlo.
Mentì quindi, mentì spudoratamente. Odiava le riunioni di famiglia, così come rivedere parenti lontani, che per lui non erano tanto diversi da dei totali sconosciuti. Al contempo non faceva mai niente senza poterci guadagnare qualcosa, e quello era proprio il caso.

- Un thè per la ragazza e una Burrobirra analcolica per me, se possibile. -

ordinò con tono cordiale, rivolgendosi alla garzona.
Non poteva permettersi di indebolire la mente in una conversazione con una von Kraus, ma al contempo non poteva rinunciare al sapore caratteristico della Burrobirra.

- Ditemi, Vi occupate ancora di Politica? -

chiese a bruciapelo. Una domanda semplice e innocua, ma attorno al quale ruotava il nodo di tutta la conversazione.
Vagnard di per se non amava particolarmente la Politica, e come lui probabilmente molti membri della sua famiglia. Pochi si cimentavano in quella carriera per non essere troppo in vista, e la Nonna, dai racconti che aveva ascoltato e dalle conversazioni epistolari, sembrava essere la classica eccezione alla regola. Essi preferivano infatti, come Vagnard d'altronde, a stringere rapporti, corrompendo se necessario, i personaggi politici più influenti nei vari affari e attività, allo scopo di ottenere una serie di favori e soprattutto immunità.
Non sapeva per quale motivo la Nonna fosse giunta in Inghilterra, di certo non per rivedere la sua famiglia, e lui aveva risposto con la stessa moneta appositamente per pungerla.
La cosa puzzava, e molto anche.
Aveva bisogno di risposte per capire se lui e Talìa potessero agire in piena libertà.

Il desiderio di bere qualcosa aumentava sempre più. La conversazione cominciava ad assumere connotati sempre più interessanti.

 
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versus zero
view post Posted on 8/8/2015, 17:20






12 Anni - Studentessa II Anno - Scheda ()
Ed eccola lì, a servire una clientela leggermente diversa dai soliti avventurieri/criminali/creature antropomorfe in cerca di un posto tranquillo o di conversazioni bisbigliate a se stessi o a qualche amico/socio d'affari. Parlavano senza fregarsene della sua presenza, probabilmente perché quelle frasi potevano capirle solo loro. Pazzi, sociopatici, misantropi. Con chi aveva a che fare in quel momento? Un'anziana con molte storie da raccontare e due giovani che non riusciva a inquadrare. Purosangue all'antica? Non aveva mai avuto dei nonni, ma non se lo immaginava così un incontro con un parente prossimo che non si vedeva da anni.
Interrogatorio. Quindi... che lei fosse... no, non lo avrebbe detto ad alta voce. Magari collaborava con le spie che aveva nominato? Possibile? Fai finta di nulla giovane idiota e non iniziare i tuoi soliti viaggioni no sense.
Voleva mandare al diavol- castello quei due e ascoltare quelle storie. Se davvero si stavano annoiando, potevano lasciarle il posto che le avevano rubato.
Lei voleva sapere.
Ora datti una calmata che nemmeno sai chi hai di fronte, bamboccia.
Un mezzo sorriso le solcò il volto durante i ragionamenti a voce alta della giovane e l'insegnamento del BigBoss numero non-aveva-tenuto-il-conto le balzò in testa: “Istigali a spendere di più.”

Un rischio che non tutti vogliono correre.
Disse con fare provocatorio.
Diciamo che nessuno lo ordinava da mesi, perché l'ultima volta che qualcuno aveva richiesto quello schifo con schifo a sorpresa... si era ritrovato un occhio di unicorno nel caffè e aveva rigettato tutto su quello di fronte, che aveva sputato tutto su quello a lato, che aveva ridato tutto al punto di partenza, provocando una rissa in sputo più vomito extra di qualche minuto. Per fortuna che il capo sapeva sedare in fretta certe cose: erano volati tutti fuori, robaccia compresa.
Bei ricordi, vero?

Quando vuole, resto a sua disposizione.
Ripose così alla Signora Obraztsova, con un tono più gentile ed educato e un sorriso sincero. Voleva davvero tornare a parlarle. Doveva sapere come la pensava sui mezzosangue. Inoltre, in quel breve ma intenso discorso, aveva scoperto così tante cose sul mondo magico e su se stessa che ci avrebbe messo qualche giorno ad assorbire il tutto. Il lavoro, purtroppo, chiamava, così si limitò a rimanere perplessa alle parole del giovane che ripeté l'ordinazione dell'altra (la pensava tocca? Meglio per lei), per poi ordinare una Burrobirra analcolica, uno degli elementi del menù che più infastidivano il proprietario del locale.
Analcolico significava piscio per lui, ma i soldi erano soldi e anche le mezze calzette erano clienti. Latte senza lattosio, bibite senza alcool, caffè senza caffeina, acqua sporca! Begli insegnamenti gli dava e lei li assorbiva come una spugna, annuendo o ridacchiando sebbene i modi di quel rude tizio all'inizio le avevano messo un po' di timore. Bastava farci l'abitudine.

Bene, se non c'è altro arrivo subito.
*Altro tè magari.*
Per sua fortuna tenne per sé quella battutina, allontanandosi verso il bancone.
Qualche minuto, il tempo di cercare un bicchiere e una tazza tra i meglio messi ed eccola di ritorno con un tè e una birra Magic Edition.

Ecco a voi. Dunque... per il tè gorgogliante, una falce. Per la Burrobirra, invece, due.
Gorgogliante perché era talmente caldo che la tazzina sembrava borbottare. Ma chi li aveva inventati quei nomi? Doveva conoscerlo, doveva essere un qualche guru dei nomignoli. Che fosse tutto frutto di una qualche sorta di vena sarcastica nascosta del capo? Impossibile. Servì una cosa per volta ai legittimi proprietari, attendendo il pagamento, sia mai che litigassero scappando fuori senza pagare, qualcuno ci tentava ogni tanto.

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