15 Anni - Studentessa II Anno - Scheda (♫) - Outfit
Più che non prenderla sul serio, quel tizio si stava atteggiando come qualcuno che pazientemente, ma con modi duri, tentava di farle capire qualcosa.
Nel suo orgoglio infantile, la Rosso-Oro pensava solo che la stesse prendendo in giro, burlandosi di lei perché incapace di difendersi. A dirla tutta non si stava difendendo e nemmeno conosceva la forza di quel tizio che, dall'aspetto, sembrava esser passato sotto una delle carrozze che trasportavano gli studenti dalla stazione al castello.
Osservò la moneta davanti a sé, le incisioni sembravano muoversi, probabilmente erano incantate in modo simile ai quadri anche se quelli, da quel che ne sapeva, non prendevano vita. Non conosceva molti incanti se non quelli di una maga agli inizi della sua “carriera”, quindi poteva essere qualsiasi cosa. Sì, era sicuramente una Magia, qualcosa di Trasfigurazione? Non capì la risposta che le parve il delirio di un ubriacone o di qualcuno che aveva fumato qualcosa a lei non totalmente sconosciuto. La cosa che la colpì, più che quelle parole che ancora non le avevano aperto gli occhi, fu il tono con cui erano state pronunciate. Sembrava un sussurro ma allo stesso tempo era riuscita a percepire tutto chiaramente, come se gliele stesse urlando sovrastando il sottofondo del locale. Il suono, però, non veniva percepito dalle orecchie ma dalla mente, come se i pensieri fossero i suoi.
Stava ancora giocando a bombardarle il cervello?
Solitamente, di fronte a un mago più in gamba, abbassava le arie diventando rispettosa e oscenamente curiosa. Tuttavia le circostanze, la paura e quelle visioni non le permettevano di comportarsi come suo solito. Si mantenne sospettosa e chiusa nelle sue idee e nella sua crisi d'inferiorità crescente. Non doveva almeno provare a difendersi? Sì, doveva, avrebbe preso la bacchetta e gliela avrebbe cacciata da qualche parte se solo avesse osato ritentare con uno di quei trucchetti.
Quali Dei. Loro chi. Cosa-
Con una rapidità e forza che mai ci si sarebbe aspettati da una figura simile, l'uomo l'avvicinò a sé stritolandole il polso con forza. Prima ancora di lamentarsi per il dolore, arrabbiarsi per quel gesto o provare disgusto per quell'alito simile a quello di un mangia-carogne, l'emicrania prese di nuovo il sopravvento.
In quel breve e doloroso lasso di tempo, una frase di sua madre le balzò in mente, un breve monito che le ripeteva sempre:“La tua curiosità ti caccerà nei pasticci prima o poi, me lo sento.”
Oh, smettila mamma, so quel che faccio.
Aveva pensato a voce alta mentre il locale aveva cambiato, ancora una volta, fattezze. Riconobbe il dolore e la sensazione di essere finiti altrove, ma non il posto.
*Forse, non ci sto capendo niente.*
Si sentiva impotente eppure meno spaventata di prima, sapeva che il suo corpo era al “sicuro” in mezzo ai clienti, ci sperava più che altro. Ne era davvero sicura? Per nulla.
Udì di nuovo le onde che s'infrangevano sugli scogli, che si agitavano furiose ma lontane da lei. Il vento era ancora presente e ululava come prima sebbene non le colpisse più il viso.
All'odore di salsedine questa volta si aggiunse un fastidioso mix marittimo che le provocò un mezzo starnuto trattenuto a stento. Lo sgradevole odore passò in secondo piano appena riuscì a capire dove diamine l'aveva portata.
La grotta era cosparsa degli stessi segnetti della moneta, riconobbe tra i tanti alcuni di quelli del tondo incantato. Un linguaggio stile geroglifici?
La voce ormai famigliare dell'uomo la raggiunse. Stava parlando in una lingua a lei sconosciuta, eppure, tra le tante parole, poteva giurare di aver sentito “Yggdrasill”. Nelle sue letture non poteva non averlo incontrato e, infatti, sapeva un paio di cose a riguardo. Era una pianta leggendaria in cui vivevano tante creature. A lei aveva colpito la storia dello scoiattolo Ratatoskr che faceva da bandierina tra un'enorme aquila stizzita e un serpente che si tiravano dietro imprecazioni. Ci aveva fatto non poche risate immaginandosi la scena, li aveva anche disegnati durante le lezioni, distraendosi non poche volte.
Probabilmente aveva sentito male, voleva pensare così, pretendeva che non le stesse sondando i ricordi prendendo quelli sul tema da lei tanto amato, per poi giocarci.
Poi la vide, una porta nella pietra che non era per nulla nei suoi ricordi e i suoi occhi sgranarono leggermente vedendo quell'incisione verde brillante. Era proprio quell'albero? Non ci credeva.
Il suo braccio si sollevò, non sapeva perché ma ne era attratta, voleva avvicinarsi e osservare meglio, sfiorare quella superficie strana. Questo finché, dalle fronde, lo sguardo scese alle radici intrecciate, finendo poi su...
Lo stomaco le si contorse e il fiato le si smorzò in gola. Nessun horror, nessuno splatter l'aveva preparata a vedere un fiumiciattolo di quello che sembrava, anzi che era sangue senza ombra di dubbio. Nessuno di certo si metteva a giocare con le tempere nelle caverne e in quel buio e in quella situazione fu la prima cosa a cui pensò. L'unica a dire il vero.
Di nuovo loro, i corvi, uno aveva anche un'arma. Di chi era? Che ci faceva un corvo con un pugnale? Che dietro la porta ci fosse un cadavere? Qualcuno ucciso da quel tipo magari?
L'arma cadde nella pozza e Zero non capì se a tintinnare fosse l'oggetto o le stesse esplodendo il cervello. Chiuse gli occhi per paura che a quel liquido si aggiungessero pezzetti del suo testone testardo, riaprendoli davanti alla moneta. Era quella a tintinnare alla fine? Le budella contorte, i brividi che le scuotevano il corpo e lo shock le impedirono di reagire in modo immediato. Dopo tutte quelle visioni, il volto martoriato, malformato e simile a una maschera di qualche demone fu la cosa che la impressionò meno. Alle facce strane, devastate, quasi inumane era abituata.
Sebbene spaventata, arrabbiata con sé stessa e con quel maledetto, la sua curiosità aveva ancora il coraggio di farsi avanti. Con nessuna logica, privata dalla sua amata ragione che dondolava spaventata in un angolo della sua testa, Versus strinse la presa sul metallo, quasi per riprendere il controllo, sfogarsi contro quel piccolo oggetto.
Che posto era? Chi mi vuole morta? Perché non ci pensa lei subito? In che senso chiave? Cosa diavolo vuole da me? Chi sono questi Dei che mi spiano? Chi è lei?
La voce, prima debole e rotta, prese vigore man mano che il dar aria ai polmoni le scioglieva il groppo in gola. La mano libera era andata a stringere da sopra la maglia l'amuleto del Lupo che agli Dei norreni temevano. Da quando ne aveva parlato con la venditrice, aveva spesso pensato al posto dove, nelle leggende, attendeva di essere liberato. Avrebbe voluto incontrare lui e magari portarselo dietro per fare una sorpresina a quegli “Dei” stalker. Chissà se chi gli stava di fronte avrebbe riso al suo cospetto.
❝ Quindi... il mio bene non è necessariamente anche quello degli altri. ❞
CODICE ROLE SCHEME © dominionpf
Punti Salute: 120/120
Punti Corpo: 68
Punti Mana: 60/70
Punti Esperienza: 8
Attivi:
1 Bacchetta (Legno di Larice, dente di Imp, 12 pollici e ¾, rigida) - Tasca destra dei pantaloni
1 AMULETO PROTETTIVO (+ 2 Mana +2 Salute + 1 Corpo) - al collo
1 Ciondolo Verde (+2 pm) - al collo
1 Targhetta di metallo (nessuna proprietà) - al collo
1 Randello del Limbo (+4 PC) - agganciato al passante dei pantaloni.