Only the Gods., Quest di BG per Versus Zero, pt. I

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view post Posted on 4/8/2015, 15:58
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Il Fato

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L'estate stava morendo, come ogni anno. D'una morte lenta, piena d'agonia, il Sole svaniva ogni giorno sempre prima, permettendo alla notte di avanzare più rapida, alle ombre di presenziare indisturbate quando soltanto qualche mese prima erano costrette a cedere all'arroganza della Luce fino alle tarde ore.
Era stata una giornata anche piuttosto mite, quella: cupe nubi si erano alternate sopra un cielo umido e carico di pioggia, lasciando di tanto in tanto che i raggi solari penetrassero e illuminassero il paesino di Hosgmeade e il Castello, mentre un venticello piacevole e tiepido allietava dall'afa.
Come ogni giorno, il Testa di Porco era stata la casa di vagabondi, criminali, pochi di buono o anche solo di curiosi o coraggiosi studenti appassionati di mistero. Già, perché il dismesso pub era ormai famoso per il suo essere un luogo losco, ma tranquillo, dove farsi i fatti propri (o impicciarsi di quelli degli altri). In posizione più distaccata dal solare e rumoroso Tre Manici di Scopa, il Testa di Porco vantava la più eterogenea clientela e la sua nomea veniva circondata da un'aura di sospetto che ormai permetteva al secolare pub di marciarci abbastanza su e attirar bevitori.
Quando l'Uomo entrò nel locale, nessuno fece caso a lui, né al suo respirar roco, né al suo mantello lacero o al cappuccio sbrindellato che ne copriva il volto. Passò, arrancando, fra i tavoli e i clienti ivi seduti, dirigendosi verso il bancone con fare calmo e silenzioso proprio come un'ombra della notte.
Quando si sedette sullo sgabello, i suoi vicini non lo notarono: come potevano? Del resto, non era che una macchia nera fra tante altre. La debole luce delle candele permetteva a malapena di distinguere la sagoma del suo mento appuntito e rugoso, poi null'altro. Se ne stette col capo chino qualche minuto, come se fosse indeciso sul da farsi e, infine, senza alzar la testa chiamò la garzona di turno con una voce rauca e debole.

« Dell'Idromele Barricato... » Chiese con evidente fatica, alzando appena il viso. La sottile fascia di luce illuminò in quel momento l'unica cosa visibile che spuntava dal cappuccio: una bocca larga, sdentata, completamente nera, come macchiata indelebilmente da qualcosa.
Il misterioso uomo masticava qualcosa di non definito e, ben presto, chinò nuovamente il capo, poggiando sul bancone una mano avvizzita, dalle unghie lunghe e acuminate le cui dita, storte, erano nere, come la bocca.

 
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versus zero
view post Posted on 4/8/2015, 19:42






15 Anni - Studentessa II Anno - Scheda () - Outfit
I compiti non erano mai stati un problema per lei, non da quando era a Hogwarts perlomeno. Ottimi voti in tutte le materie e voglia di fare, quello non era cambiato. Eppure qualcosa non andava.
Il primo anno era volato, liscio e senza troppi intoppi. Qualche trauma, qualche gioia, qualche delusione, come succede sempre via via che si abbandona l'infanzia. In generale niente di anomalo per una giovane maga.
L'anomalia si era manifestata durante il secondo anno, aveva iniziato a perdere tempo in cose extrascolastiche, in ricerche che portavano la sua mente lontana dai doveri da studente.
Tra un' esercitazione con il basso elettrico e i turni al Testa di Porco, passava sempre meno tempo con gli incanti.
Erano sempre quelli, provati su avversari quali una piuma, un animaletto, un concasato. Era diventata una routine per nulla stimolante, un apprendere-provare-riprovare automatico che non la faceva sentire né più in gamba né pronta ad affrontare il mondo.
Quand' era stata l'ultima volta che aveva davvero imparato qualcosa di utile? Nemmeno se lo ricordava.
Fino alla maggiore età non poteva usare la magia fuori dal castello più o meno sicuro e c'erano restrizioni anche per gli adulti, roba per nascondersi dai babbani. La bacchetta prendeva la polvere durante tutte le vacanze, se non rari casi in cui le era concesso usarla al locale. Non era un problema, la estraeva solo per non dimenticarsi il movimento da accompagnare a qualche formula o per pulire le incrostazioni più recidive.
Se fosse finita ancora in una situazione come quella di Cluny, come se la sarebbe cavata? Per imparare sul campo doveva chiedere di partecipare ad altre gite tra compagni che finivano per farle da balia? Aveva avuto modo di far chiarezza nel suo cervello, senza gli altri lei sarebbe morta a dieci metri dal punto di partenza. Come avevano fatto quei giovani a diventare così forti? Lei era cresciuta in altezza e peso, aveva imparato a suonare il basso in modo abbastanza dignitoso, conosceva a memoria tutto il menù della taverna e aveva sentito i discorsi più disparati. Aveva visto creature antropomorfe e persone di tutti i tipi, ma quella roba non serviva per cavarsela. Sapeva solo fingere di non capire/ascoltare. Fingere e basta.
Come aveva fatto suo padre, babbano e mingherlino, a girare il mondo da solo? Erano altri tempi?
Ogni tanto quei pensieri le affollavano la mente, insieme a molti altri, troppi e assillanti insiemi di parole che vorticavano senza freni. Per questo, mentre ripuliva il bancone da calici e boccali ripuliti, non fece caso al nuovo arrivato. Non subito perlomeno.
Una voce, quasi sommersa dal chiacchiericcio, le fece distogliere lo sguardo dalle stoviglie. Chi aveva parlato? Ah, quel tizio. Quando era arrivato? La solita svampita.

Arrivo subito.
Niente blabla, non aveva tempo di dare il benvenuto e fare reverenze.
Si avvicinò alla figura misteriosa, notandone solo in quel momento gli abiti logori. Era abituata a veder di tutto, certo, questo si era capito, ma non poteva far finta di non accorgersi di come erano conciati.
Da quando avevano stanze di cura, poteva permettersi di proporre un aiuto, ovvero un'ottima pubblicità e un buon modo per garantirsi clienti fedeli.
Ogni tanto arrivano degli individui ridotti in modo simile se non peggiore, bevendo come nulla fosse prima di collassare. Che fossero criminali o eroi non importava, lei doveva fare il suo dovere e informare i nuovi arrivi della possibilità di trovare ristoro e un aiuto approssimativo, se potevano permetterselo.
Al momento dell'ordinazione vide qualcosa che avrebbe tolto l'appetito ai più, una bella caverna sdentata intenta a masticare non voleva saper cosa. Per fortuna aveva lo stomaco forgiato dallo schifo di mille ricordi lasciati dai clienti, quindi non fece nemmeno una smorfia, semplicemente guardò altrove come per cercare quello che le serviva.
Si voltò volentieri a prendere la bottiglia di Idromele dagli scomparti più bassi, quelli incantati dal BigBoss per mantener fresco il contenuto. Non che ci volesse molto, l'estate sembrava sempre assente lì dentro. Poco se ne notava la lenta dipartita se non dal calore e dalla luce che accompagnavano ogni ingresso in modo sempre meno prorompente.
Preso il bicchiere adatto, qualcosa di simile a un calice da vino ben capiente, ne versò la bevanda.
Avvicinò poi il bicchiere seguendolo malvolentieri in un movimento del busto verso il basso per osservare la figura più da vicino. Doveva sincerarsi che non fosse un semplice poveretto dall'outfit da barbone e che non svenisse da un momento all'altro, sarebbe stato noioso.

Ecco a lei, cinque falci. Se vuole posso scaldarlo, è ottimo per i raffreddori, basta metterci due chiodi di garofano. In caso non si senta bene abbiamo delle stanze di ricovero.
Ma certo, in estate arrivava un uomo vestito così ed era ovvio pensare a un raffreddore e non a qualcuno da servire e lasciare in pace. Era umano poi? Non sembrava un vecchietto qualsiasi ma, ovviamente, era in modalità garzona-bamboccia e tanti saluti al buon senso. Il capo non le aveva detto che i clienti simili non erano lì per aperitivi tra amici? Probabilmente se lo era scordato.
Magari, tra un tentativo e l'altro di aumentare il profitto, poteva far caso a quella stramaledetta e orripilante mano rinsecchita. Questo se non fosse stata presa da un improvviso ricordo di qualche racconto sulla mitologia norrena, dove Odino scambiava un occhio per quella bevanda. Magari lui aveva scambiato i denti.


❝ Quindi... il mio bene non è necessariamente anche quello degli altri. ❞

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view post Posted on 6/8/2015, 10:40
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Il Fato

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Versus non poté accorgersi del ridacchiare sommesso dell'Uomo che stava servendo. Non sapeva che Lui poteva guardarla dentro, con o senza occhi, e che poteva carpire tutto da lei, dalla sua insoddisfazione, dalla sua delusione per quella Scuola. Oh, sì, Lui lo capiva, lo percepiva ed erano gli Dei che lo avevano mandato fin lì, se solo la fanciulla si fosse rivelata degna. Ma era presto, lei ancora giovane, forse troppo, e gli Dei sapevano essere anche crudeli, nel lanciare un cucciolo nella tana del Lupo, più per egoistico divertimento che per reale educazione.
L'Uomo smise di ridere quando il bicchiere gli fu porto e, con calma, si frugò nelle tasche lacere, poggiando sul bancone l'importo da lei richiesto. Cinque Falci... e una moneta diversa, apparentemente tirata fuori per sbaglio. Era tonda, ma irregolare, come se fosse stata forgiata alla bell'e meglio da un fabbro incapace. Su di essa erano rozzamente incise, tutt'intorno, delle lettere in runico futhark che difficilmente Versus poteva conoscere. Al centro, un corvo stilizzato e sotto di esso un mare tempestoso. La moneta era in tratti sbiadita dall'uso di mille mani e dal Tempo ed era nascosta sotto la manciata delle monete magiche.
L'Uomo si concentrò sul suo bicchiere, apparentemente ignaro dell'errore di conto e sorbì un lungo, rumoroso sorso del suo Idromele. Il sapore gli pizzicò le narici e lo sembrò rivitalizzare, e la mano ticchettò a lungo sul bancone, di impazienza o di soddisfazione. Non rispose subito al cortese invito della fanciulla, sembrò, anzi, quasi sordo alle sue parole. E fu quando ebbe terminato gran parte del suo bicchiere che, infine, alzò il viso. Versus non poteva ancora scorgere i suoi lineamenti, al di fuori di quel buco nero che era la sua bocca, ma l'Uomo sorrise sgradevolmente.

« Cosa ti fa pensare che io sia malato, ragazza? La mia voce? » Chiese, gentilmente, senza alcuna rudezza nonostante la voce roca. La guardò a lungo, da sotto il cappuccio, anzi: la Vide.
« Te l'ha suggerito Odino, giovane fanciulla? »
Non un dubbio sulla sessualità da sempre ambigua della ragazza, non un dubbio sui suoi pensieri. Che fosse stato un caso, che proprio quel Dio appena apparso nella mente di lei, fosse stato citato dall'Uomo?
Una gran bella coincidenza...
ma gli Dei non credevano alle coincidenze. Affatto.

 
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versus zero
view post Posted on 6/8/2015, 15:49






15 Anni - Studentessa II Anno - Scheda () - Outfit
“Huginn e Muninn volano ogni giorno alti intorno alla terra.
Io ho timore per Huginn che non ritorni;
ma ho ancora più timore per Munnin.”

Non ricevette subito risposta e lì capì che era meglio non stressare troppo l'individuo incappucciato. Non era da lei giudicare dall'aspetto ma, forse, in quel caso, era meglio affidarsi alle apparenze e trotterellare altrove. E lo avrebbe anche fatto, appena ricevuto il pagamento, se la mano pagante non fosse stata da film horror in piena regola. Cercò di distogliere lo sguardo iniziando a pensarle di tutti i colori. Un altro incrocio bizzarro con folletti rugosi? No, non erano così scuri. Forse era africano, forse si era ustionato ma... gli artigli? Ne aveva viste di tutte ma mai le era capitato qualcosa di simile. E quella bocca sdentata, il nero che sovrastava la figura dal volto imperscrutabile se non per quella caverna raggelante. Si sentì per un secondo come la piccoletta di undici anni che era stata, quella che nemmeno credeva alla magia, figurarsi all'esistenza di creature simili. Ci aveva messo tanto ad abituarsi ma alla fine credeva di essere avezza a tutto. Gnomi usati come cagnolini, vecchie incartapecorite nascoste quasi totalmente dai turbanti. Elfi, folletti, persino orchi, uomini sfigurati da chissà chi o cosa; niente in quattro anni da garzona le aveva messo più angoscia di quella mano. Perché? Associarla a quella bocca la mise in guardia, non doveva stressarlo con idiozie, sapeva solo quello. Ostentando un'indifferenza senza non poca fatica, prese le monete impilandole in una mano come suo solito, per aiutarsi a controllare in modo grossolano e frettoloso che i conti tornassero e che non ci fossero bottoni al posto degli Zellini o dei Falci. Tutto tornava a parte la presenza di un elemento in più. Un tondo sgranato che si stava rigirando tra le dita della mano libera. Un corvo, delle onde e tanti segnetti attorno. Una vecchia moneta straniera? Per poco non fece cadere tutto quando l'uomo, l'essere, il vecchio, quel tipo inquietante (non stava esagerando? Stop film babbani per tre anni! Bisogna disintossicare quel cervellino) non le rivolse la parola e un bellissimo sorriso da testimonial di qualche dentifricio scadente.

Mi perdoni se sono sembrata in-indiscreta, mi sembrava affaticato.
La mano destra, che era corsa a trattenere quella manciata di denaro magico prima che si rovesciasse verso il bancone e oltre, si strinse con forza alla sinistra appena la seconda domanda raggiunse i suoi pensieri. Odino? Perché le chiedeva proprio di lui? Era un altro fissato di quelle storie? Probabilmente aveva visto la maglietta che ricordava Fenrir e aveva tirato a caso, sì, doveva essere così. Il medaglione del maestoso lupo era al sicuro nella maglia, quindi...
Presa alla sprovvista, leggermente sul chi va là a causa di quell'aspetto che le metteva addosso non poco timore, si chiede per un breve istante dove fosse quel burbero del capo, lui sapeva come trattare certi individui ed era tutto sommato una presenza rincuorante.
*Per Odino, Merlino e pure Fenrir! Son quattro anni che ne vedo di tutte, devo solo darmi una calmata.*
Riporgendo la moneta al proprietario, la posò davanti a lui con un mezzo sorriso tirato, quindi ci picchiettò l'indice come per attirare l'attenzione dell'altro su quel punto, allontanandolo così da lei. Odiava quando doveva mostrarsi e quella domanda così connessa ai suoi pensieri l'aveva fatta sentire incredibilmente scoperta.
Diciamo più semplicemente Huginn. Lei... non è di qui, giusto? Questa moneta non è di queste parti, credo. Non l'ho mai vista.
La risposta gliela aveva suggerita lo strano oggetto e anche la sua voglia di portare altrove la conversazione. Optò per qualcosa di basico come il parlare di luoghi e persone che non fossero lei. Huginn, il corvo di Odino che rappresentava il Pensiero, una connessione semplice di idee e un gioco di parole come piacevano a lei, un modo per tornare tranquilla come al solito.

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Punti Salute: 120/120
Punti Corpo: 68
Punti Mana: 70
Punti Esperienza: 8

Attivi:
1 Bacchetta (Legno di Larice, dente di Imp, 12 pollici e ¾, rigida) - Tasca destra dei pantaloni
1 AMULETO PROTETTIVO (+ 2 Mana +2 Salute + 1 Corpo) - al collo
1 Ciondolo Verde (+2 pm) - al collo
1 Targhetta di metallo (nessuna proprietà) - al collo
1 Randello del Limbo (+4 PC) - agganciato al passante dei pantaloni.
 
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view post Posted on 11/8/2015, 17:27
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« Oh sì... » Ridacchiò sommessamente l'uomo una volta che Versus ebbe finito di parlare, sorbendo la sua bevanda rumorosamente e glissando bellamente la domanda della Grifondoro. « Sono affaticato. Non nel corpo, ma nella mente... » Sussurrò, poggiando il bicchiere e osservando ancora una volta la ragazza.
Sebbene i suoi occhi non fossero visibili, Versus ebbe la chiara impressione che quell'uomo la stesse sondando dall'interno, assai più intensamente di prima, quasi possedesse la capacità di veder sotto la pelle. Si sentì trapassata da parte a parte e una stilettata di dolore alle tempie e agli occhi la colpì come un pugnale. (- 5 PM). Tutto durò la frazione di un secondo, e l'uomo chinò nuovamente il capo, apparentemente interessato al fondo del proprio boccale. Che Magia era mai quella? O anche quello poteva essere solo un caso? Forse una sorta di bislacca empatia con quanto lui aveva affermato? Del resto, da quant'è che lei lavorava? Poteva esser stanchezza, sì. La sua testa poteva benissimo trovare l'ennesima spiegazione logica a quel fatto. Eppure... Versus viveva ormai in un mondo fatto di Magia e doveva esser preparata anche all'insospettabile...
Il vecchio continuò a sghignazzare, e quel suo ridere sommesso e roco riportò nella mente di Versus il gracchiare dei Corvi. Istintivamente, la fanciulla chinò lo sguardo sulla moneta e l'uccello ivi inciso sembrò gracchiare in coro con l'uomo.

« Cra, cra, cra! » Strillava, sbattendo le ali e uscendo dalla moneta. Alzando gli occhi per seguire il suo volo, Versus avrebbe notato che la Testa di Porco non c'era più. C'era solo un mare in tempesta, le acque cupe, le cui onde sbattevano con forza sugli scogli che spuntavano appuntiti come denti di una bestia feroce. « Cra, cra, cra! » Sopra di lei, in un cielo grigio e nebbioso, due corvi neri volavano in tondo, sovrastando con la loro voce il forte vento ululante.
« Uh uh uh... »
Così com'era comparsa, la visione sparì. Versus era di nuovo innanzi al vecchio sconosciuto, immersa nel cicaleccio del pub, con i suoi odori e i suoi rumori. Eppure, quell'immagine era stata così reale, poteva addiritturasentire ancora il profumo della salsedine e della pioggia, il fischio del vento nelle orecchie, e quei corvi.
O era la voce del vecchio?

« Credi negli Dei, Versus Zero? »




Versus Zero
PS: 120/120
PC: 68
PM: 65/70

 
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versus zero
view post Posted on 11/8/2015, 21:29






15 Anni - Studentessa II Anno - Scheda () - Outfit
« Sola sedeva di fuori quando il vecchio giunse
Yggiungr degli Æsir e la fissò negli occhi.
- Che cosa mi chiedete? Perché mi mettete alla prova?
Tutto io so, Odino, dove tu nascondesti l'occhio nella famosa Mímisbrunnr! -
Mímir beve idromele ogni mattino dal pegno pagato da Valföðr.
Che altro tu sai? »


L'uomo ridacchiò e, per un breve istante, Versus si sentì più tranquilla. Ci aveva preso? Era stanco, beveva e se ne andava, ciao, grazie. No.
La tensione non era ancora diminuita quando l'individuo, consumata l'ordinazione, riprese a parlare. Stanco nella mente? Succedeva, magari aveva viaggiato, lavorato, lottato con chissà chi o cosa.
Quello era il suo momento di ristoro, lo avrebbe lasciato in pace tornando a farsi i fatti propri come avrebbe dovuto fare dal principio, se aveva bisogno di lei poteva trovarla nel locale, magari il più possibile lontana da lui. Come no.
Vide il suo volto riportarsi su di lei e quasi volle scoprire chi diamine avesse di fronte ma, purtroppo (o per fortuna?), non vide altro che quella bocca. Eppure uno strano malessere s'impadronì di lei, qualcosa di vagamente simile a quello che provava quando la madre la fissava per capire se aveva detto una bugia o meno. Uno sguardo invisibile ma che le provocò qualcosa di ben peggiore rispetto a quello materno. Forse si stava lasciando prendere dal panico, magari era stanca e iniziava a delirare, poteva essere tutta soggezione.
Chi o cosa era quel tipo? Perché diamine nessuno veniva a farle compagnia? Perché voleva qualcuno accanto? Non era in grado di badare nemmeno ai clienti? Col cavolo, di lì non si schiodava. Stava diventando una questione di principio, una sfida con se stessa. Non sarebbe scappata, non più e non sarebbe più corsa dietro al mantello di altri.
Forse non era il momento adatto per fare l'adulta, questo lei non poteva saperlo, come non poteva prevenire quello che sarebbe successo di lì a poco. Un'improvvisa emicrania le attraversò le tempie prendendo nel suo tragitto anche gli occhi. Stava pensando troppo? Era ipocondriaca e pensava di avere qualcosa alla mente come la malandata figura? Nemmeno sapeva che significa lei, ma non lo era mai stata. A volte nemmeno capiva di avere la febbre sebbene le dicessero che non aveva un aspetto dei migliori. Non era mai stata condizionata fino a quel punto, né tanto empatica. Diciamo che non era nemmeno sveglissima.
Il sospetto si fece, finalmente, strada in lei, complice quell'emicrania troppo dolorosa seppur durata poco e niente. Doveva andare in pausa? Prendersi un attimo di riposo o cominciare a pensare a come cacciare quel cliente? Era causa sua? Non poteva dimostrarlo.
“Ohi, capo, quel tipo mi ha fatto venire mal di testa. Posso cacciarlo?”
Assurdo anche solo pensarlo.
Probabilmente l'Idromele aveva iniziato a far effetto su chi aveva di fronte, sembrava nel pieno di una ridarella da alcool. Era come sentir ridere Wilder. Un attimo. I corvi ridevano? Era arrivato Wilder?
Abbassò lo sguardo verso la vera fonte di quel verso tanto famigliare. Stava avendo un' allucinazione o quella moneta aveva davvero preso vita? Un trucco di Trasfigurazione? Come la storia delle borse e dei gatti... decisamente no.
Seguì con lo sguardo quelle piume nere e nel riabbassarlo ebbe un tuffo al cuore. Per fortuna non un vero tuffo visto che era finita su degli scogli acuminati, circondati da un furioso mare turbolento. Era svenuta? Eppure si sentiva fin troppo sveglia.

Che stai combinando? Il mio cervello non è sul menù! Esci!
Parole che si persero nel vento che le stava sferzava il volto, portando con sé alcune gocce salate e il verso di due corvi. Due uccellacci. Stava pensando a quei due prima. Non poteva essere loro, erano leggende.
Basta deliri, c'era un problema fin troppo serio da risolvere prima, era finita non sapeva dove, non sapeva come. Cercò invano un appiglio, un qualcosa di conosciuto e quel maledetto, ma poteva vedere solo la schiuma provocata da quelle onde, l'acqua agitata e torbida e un cielo grigio cupo. Era tutto così vivido che per poco non pensò di essere stata smaterializzata lì a sorpresa dal Elfo Molesto. Una bella sorpresa del cacchio.
Com'era finita lì? Perché aveva pensato che fosse quel tizio la causa di tutto? Quella risata. Che fosse come quelle delle foreste di Cluny? L'aveva fatta impazzire senza che se ne accorgesse? Bella prova, a undici anni eri più sveglia, complimenti.
Stava per cacciare un urlo carico di rabbia e frustrazione quando si ritrovò di nuovo nel locale.
L'odore di salsedine era stato sostituito da quello di chiuso, il cielo dal soffitto coperto da assi, il rumore del vento dalle voci degli incuranti presenti e i corvi...
Le tremavano gli arti per lo spavento e la rabbia contro la sua debolezza, la paura più forte di lei e quel tipo che probabilmente sapeva friggere i cervelli. Le labbra si schiusero pronte per pronunciare il primo vero insulto della sua vita. Ma una nuova domanda la spiazzò, portandola a fare qualche passo indietro o così voleva fare anche il corpo non rispondeva ancora ai comandi del cervello.
Una risatina quasi isterica e un mezzo sorriso simile a un ringhio cambiarono il suo aspetto spesso apatico o rilassato in qualcosa di simile a un cucciolo che vuole allontanare una bestia grande il doppio di lui.

Oh, io credo. Sa cosa credo?
La voce le tremava, era palesemente spaventata e si sentiva una bamboccia incapace.
Credo che lei sia bravo con questi trucchetti. Ma con me non funzionano. Seh e la magia non esiste, come no. Si portò una mano al braccio con l'intenzione di pizzicarlo, come per capire se era davvero lì o era finita in qualche altra visione assurda.
Comunque... gli dei sono maghi importanti che si spacciavano per tali, come quelli greci.
Una risposta da interrogazione o esame, detta quasi a memoria, in modo forzato. Voleva dimostrargli che non aveva paura di lui, anche se il suo aspetto pallido e rigido avrebbe suggerito il contrario anche a un fesso. Sapeva il suo nome? Come? Tutti potevano chiederlo, insomma, bastava chiedere il nome della garzona a qualcuno che era spesso lì. Lei non si presentava mai ma il capo e lo “chef” spesso la chiamavano per nome e cognome, quindi non era un'impresa scoprirlo.
Quei pensieri non la calmarono nemmeno un po'. Tra tutte le visioni aveva scelto i corvi a cui pensava, come? Leggeva nel pensiero? Lo manipolava? L'aveva presa per un giocattolo? Una bambinetta da prendere in giro perché incapace di difendersi decentemente? Gli avrebbe dimostrato il contrario.
Testa di legno, altro che bacchetta di larice.

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view post Posted on 15/8/2015, 11:23
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Ah, la Ragione: come un'ancora pesante e sicura che affonda nel mare impetuoso, assicurando la Nave in un porto sicuro, proteggendola dalla deriva, dalle onde gigantesche pronte ad inghiottirla dalla prua alla poppa, ingurgitando Alberi e Vele nelle profondità dell'oceano e lì celandola per sempre, preda di alghe e creature marine.
Così Versus si appellava ad essa, trovando spiegazioni logiche più che plausibili per evitare che la tormenta di quegli eventi la trascinasse una volta per tutte.
Il Vecchio sembrava comprendere quei timori e nonostante le parole impettite di lei e quell'espressione indignata, vedeva attraverso di essa l'emergere della Paura dell'Ignoto. Perché era di questo, in fondo, che si trattava, su cui tutto girava, Motore e Vento che alimentava la tempesta.
Sorrise ancora una volta, nascondendo il volto alla giovane, e allungò la mano sulla moneta col corvo che ancora giaceva sul bancone. La alzò innanzi ai suoi occhi, mostrandola così a Versus: erano solo i bagliori della luce a far sembrar vivo quel corvo e agitate le onde?

« Gli Dei sono molto più di questo, Versus Zero. Loro Sanno, Loro Vedono, Loro Attendono. » Sussurrò, solenne.
Era strano: il pub era sempre pieno di un chiacchiericcio sommesso e nonostante il Vecchio non parlasse a tutto volume, la sua voce roca penetrava nelle orecchie di Versus come se lui le comunicasse direttamente nella testa.
Improvvisamente, con inaspettata rapidità, Lui allungò la mano e afferrò il polso di lei, stringendo le dita esili e rachitiche con forza, fino a farle male. La trascinò verso di sé, protraendosi innanzi a lei. Il suo alito odorava di morte.
Da dove usciva tutto quel vigore se tutto di quell'Uomo sembrava andare in pezzi?
Ancora una volta, la testa di Versus fu trapassata dal dolore (- 5 PM) e una visione si sostituì nei suoi occhi.
Non era più nel pieno della tempesta marina, eppure l'eco furioso delle onde e del vento giungeva lo stesso, attutito dalla grotta dentro la quale si trovava. L'odore della salsedine, dell'umidità, di muffa e di alghe era così pungente da farle pizzicare il naso e la gola, eppure c'era qualcosa di mistico, lì dentro. Simboli runici, simili a quelli che erano incisi sulla moneta, erano scolpiti ovunque nelle pareti umide e rocciose. In fondo, proprio davanti alla ragazza, v'era una porta di pietra, perfettamente liscia e lucida che contrastava col resto rozzo e squadrato.


« Ask veitk standa,
heitir Yggdrasill
hár baðmr, ausinn
hvíta auri;
þaðan koma döggvar
þærs í dala falla;
stendr æ of grænn
Urðar brunni. »


Sopra v'era inciso e dipinto un albero: un frassino dalle fronde e radici, bagnate da un'acqua candida, perfettamente intrecciate. Il suo verde intenso sembrava brillar di luce propria, nonostante la grotta fosse cupa e buia. Ma sotto la lastra di pietra, v'era un lago di sangue vermiglio e denso che fluiva lentamente da sotto di essa, macchiando l'affresco e la pavimentazione.
Cra, cra, cra.
Fu in quel momento che il gracchiare dei corvi costrinse la giovane a guardare in alto: appollaiati su una roccia sporgente proprio sopra la porta, i due uccelli la guardavano severi ed uno di loro chinò il capo, spingendo giù dalla loro postazione un pugnale che cadde nel sangue, tintinnando. Quel suono si fece straordinariamente forte al punto da sovrastare le onde dei mari. Ting, ting, ting: il metallo batteva sulla roccia, così come un martello sembrava battere nel cranio della fanciulla che chiuse gli occhi per istinto.
Quando li riaprì il dolore era quasi del tutto svanito e innanzi a lei il Vecchio faceva tintinnare la moneta sul bancone.

« Gli Dei ti Osservano, Versus Zero. »
Alzò il capo, mostrando così finalmente il suo volto, deturpato e grottesco.
La pelle era rugosa e il lato destro era formato da solo tessuto cicatriziale, liscio e spesso, che copriva interamente il suo occhio, nascondendolo; su di esso erano incise tre righe, come quelle di un artiglio. L'altro era piccolo, rincagnato nell'orbita, circondato da una tele di rughe, e nero come la notte, come le labbra. Il naso sembrava un peduncolo e spuntava da tutto quell'ammasso di tagli e cicatrici in maniera sgraziata e inquietante.
Il Vecchio posò la moneta nel palmo aperto della mano di Versus, forzando le dita a chiudersi sull'argento.

« È la Chiave, per incontrarli. »
E rise.
Cra, cra, cra.





Versus Zero
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PC: 68
PM: 60/70

 
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versus zero
view post Posted on 16/8/2015, 23:41






15 Anni - Studentessa II Anno - Scheda () - Outfit
Più che non prenderla sul serio, quel tizio si stava atteggiando come qualcuno che pazientemente, ma con modi duri, tentava di farle capire qualcosa.
Nel suo orgoglio infantile, la Rosso-Oro pensava solo che la stesse prendendo in giro, burlandosi di lei perché incapace di difendersi. A dirla tutta non si stava difendendo e nemmeno conosceva la forza di quel tizio che, dall'aspetto, sembrava esser passato sotto una delle carrozze che trasportavano gli studenti dalla stazione al castello.
Osservò la moneta davanti a sé, le incisioni sembravano muoversi, probabilmente erano incantate in modo simile ai quadri anche se quelli, da quel che ne sapeva, non prendevano vita. Non conosceva molti incanti se non quelli di una maga agli inizi della sua “carriera”, quindi poteva essere qualsiasi cosa. Sì, era sicuramente una Magia, qualcosa di Trasfigurazione? Non capì la risposta che le parve il delirio di un ubriacone o di qualcuno che aveva fumato qualcosa a lei non totalmente sconosciuto. La cosa che la colpì, più che quelle parole che ancora non le avevano aperto gli occhi, fu il tono con cui erano state pronunciate. Sembrava un sussurro ma allo stesso tempo era riuscita a percepire tutto chiaramente, come se gliele stesse urlando sovrastando il sottofondo del locale. Il suono, però, non veniva percepito dalle orecchie ma dalla mente, come se i pensieri fossero i suoi.
Stava ancora giocando a bombardarle il cervello?
Solitamente, di fronte a un mago più in gamba, abbassava le arie diventando rispettosa e oscenamente curiosa. Tuttavia le circostanze, la paura e quelle visioni non le permettevano di comportarsi come suo solito. Si mantenne sospettosa e chiusa nelle sue idee e nella sua crisi d'inferiorità crescente. Non doveva almeno provare a difendersi? Sì, doveva, avrebbe preso la bacchetta e gliela avrebbe cacciata da qualche parte se solo avesse osato ritentare con uno di quei trucchetti.

Quali Dei. Loro chi. Cosa-
Con una rapidità e forza che mai ci si sarebbe aspettati da una figura simile, l'uomo l'avvicinò a sé stritolandole il polso con forza. Prima ancora di lamentarsi per il dolore, arrabbiarsi per quel gesto o provare disgusto per quell'alito simile a quello di un mangia-carogne, l'emicrania prese di nuovo il sopravvento.
In quel breve e doloroso lasso di tempo, una frase di sua madre le balzò in mente, un breve monito che le ripeteva sempre: “La tua curiosità ti caccerà nei pasticci prima o poi, me lo sento.”

Oh, smettila mamma, so quel che faccio.
Aveva pensato a voce alta mentre il locale aveva cambiato, ancora una volta, fattezze. Riconobbe il dolore e la sensazione di essere finiti altrove, ma non il posto.
*Forse, non ci sto capendo niente.*
Si sentiva impotente eppure meno spaventata di prima, sapeva che il suo corpo era al “sicuro” in mezzo ai clienti, ci sperava più che altro. Ne era davvero sicura? Per nulla.
Udì di nuovo le onde che s'infrangevano sugli scogli, che si agitavano furiose ma lontane da lei. Il vento era ancora presente e ululava come prima sebbene non le colpisse più il viso.
All'odore di salsedine questa volta si aggiunse un fastidioso mix marittimo che le provocò un mezzo starnuto trattenuto a stento. Lo sgradevole odore passò in secondo piano appena riuscì a capire dove diamine l'aveva portata.
La grotta era cosparsa degli stessi segnetti della moneta, riconobbe tra i tanti alcuni di quelli del tondo incantato. Un linguaggio stile geroglifici?
La voce ormai famigliare dell'uomo la raggiunse. Stava parlando in una lingua a lei sconosciuta, eppure, tra le tante parole, poteva giurare di aver sentito “Yggdrasill”. Nelle sue letture non poteva non averlo incontrato e, infatti, sapeva un paio di cose a riguardo. Era una pianta leggendaria in cui vivevano tante creature. A lei aveva colpito la storia dello scoiattolo Ratatoskr che faceva da bandierina tra un'enorme aquila stizzita e un serpente che si tiravano dietro imprecazioni. Ci aveva fatto non poche risate immaginandosi la scena, li aveva anche disegnati durante le lezioni, distraendosi non poche volte.
Probabilmente aveva sentito male, voleva pensare così, pretendeva che non le stesse sondando i ricordi prendendo quelli sul tema da lei tanto amato, per poi giocarci.
Poi la vide, una porta nella pietra che non era per nulla nei suoi ricordi e i suoi occhi sgranarono leggermente vedendo quell'incisione verde brillante. Era proprio quell'albero? Non ci credeva.
Il suo braccio si sollevò, non sapeva perché ma ne era attratta, voleva avvicinarsi e osservare meglio, sfiorare quella superficie strana. Questo finché, dalle fronde, lo sguardo scese alle radici intrecciate, finendo poi su...
Lo stomaco le si contorse e il fiato le si smorzò in gola. Nessun horror, nessuno splatter l'aveva preparata a vedere un fiumiciattolo di quello che sembrava, anzi che era sangue senza ombra di dubbio. Nessuno di certo si metteva a giocare con le tempere nelle caverne e in quel buio e in quella situazione fu la prima cosa a cui pensò. L'unica a dire il vero.
Di nuovo loro, i corvi, uno aveva anche un'arma. Di chi era? Che ci faceva un corvo con un pugnale? Che dietro la porta ci fosse un cadavere? Qualcuno ucciso da quel tipo magari?
L'arma cadde nella pozza e Zero non capì se a tintinnare fosse l'oggetto o le stesse esplodendo il cervello. Chiuse gli occhi per paura che a quel liquido si aggiungessero pezzetti del suo testone testardo, riaprendoli davanti alla moneta. Era quella a tintinnare alla fine? Le budella contorte, i brividi che le scuotevano il corpo e lo shock le impedirono di reagire in modo immediato. Dopo tutte quelle visioni, il volto martoriato, malformato e simile a una maschera di qualche demone fu la cosa che la impressionò meno. Alle facce strane, devastate, quasi inumane era abituata.
Sebbene spaventata, arrabbiata con sé stessa e con quel maledetto, la sua curiosità aveva ancora il coraggio di farsi avanti. Con nessuna logica, privata dalla sua amata ragione che dondolava spaventata in un angolo della sua testa, Versus strinse la presa sul metallo, quasi per riprendere il controllo, sfogarsi contro quel piccolo oggetto.

Che posto era? Chi mi vuole morta? Perché non ci pensa lei subito? In che senso chiave? Cosa diavolo vuole da me? Chi sono questi Dei che mi spiano? Chi è lei?
La voce, prima debole e rotta, prese vigore man mano che il dar aria ai polmoni le scioglieva il groppo in gola. La mano libera era andata a stringere da sopra la maglia l'amuleto del Lupo che agli Dei norreni temevano. Da quando ne aveva parlato con la venditrice, aveva spesso pensato al posto dove, nelle leggende, attendeva di essere liberato. Avrebbe voluto incontrare lui e magari portarselo dietro per fare una sorpresina a quegli “Dei” stalker. Chissà se chi gli stava di fronte avrebbe riso al suo cospetto.

❝ Quindi... il mio bene non è necessariamente anche quello degli altri. ❞

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1 Bacchetta (Legno di Larice, dente di Imp, 12 pollici e ¾, rigida) - Tasca destra dei pantaloni
1 AMULETO PROTETTIVO (+ 2 Mana +2 Salute + 1 Corpo) - al collo
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view post Posted on 25/8/2015, 18:32
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Il Fato

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Disperata, la Ragione si aggrappava con voluttà a qualsiasi appiglio disponibile, pur di non cedere a quell'insensata avversione all'Ignoto. Eppure, sebbene Versus si ostinasse a cercare una spiegazione valida e plausibile a ciò che gli stava accadendo, il suo corpo, la cui reazione era più che naturale, rispondeva egregiamente all'amletico dubbio: era tutto un sogno? Un trucchetto da quattro zellini? Allora perché, perché i suoi sensi erano così reali?
La vista aveva ancora le retine piene di quelle onde, di quella grotta; l'olfatto poteva ancora sentire l'odore della salsedine che pizzicava le narici e il ferreo puzzo del sangue; il tatto era solleticato dalla fredda roccia e dall'umida atmosfera; l'udito era invaso dalla voce irruenta del Mare e del Vento, immersi nel più secolare dei litigi; persino il gusto sembrava reagire, riportando il sapore del sale e... del sangue. Sì, Versus poteva sentirlo sulla lingua: viscoso, disgustoso, dolce e amaro allo stesso tempo, ruggine salmastra.
Ma lei, lei non era più lì e quelle domande che affollavano la sua povera testa infine erano state sputate fuori, con forza, quasi con disperazione.
L'Uomo sorrise, nell'indifferenza di tutti quei clienti che sarebbero dovuti essere un'ancora, per la Grifondoro. Chi era lui? Che risposta facile, era quella! Forse l'unica.

«Spækona. Colui che Vede. » Sussurrò, sommesso, ma ben udibile dalla fanciulla. Rimase in silenzio per un momento che sembrò infinito, scrutando la ragazza come se la vedesse per la prima volta. Dopodiché, le sue labbra si spalancarono ancora una volta, mostrando la fila di denti ingialliti e marci.
« Morta? Chi ti vuole morta, Versus Zero? Non io, no. E neanche gli Dei. Perché loro ti attendono, non spiano. Guidano i tuoi passi verso quello che è il tuo Destino. » Con insolita gentilezza, ancora una volta l'Uomo afferrò la mano di Versus, aprendola e poggiandole sopra il proprio palmo. La sua pelle era fredda, come quella di un cadavere.
« Ma tu non vuoi Vedere, tu non vuoi Credere.» Il suo tono era severo, di rimprovero. Sì, come poteva non capire? Doveva lasciare indietro quella maledetta Ragione, affidarsi all'Istinto, alle sensazioni del proprio corpo.
« Tu devi Credere. Credere. Cra, cra, cra. »
Ancora una volta, quel vorticare di immagini, quel battito d'occhi e quel luogo, quella grotta. Il mare, il vento, le onde e la tempesta, ma straordinariamente l'emicrania era meno intensa. Versus era sola, innanzi la porta di Yggdrasil, ma una forza sembrava impedirle di voltarsi a guardarla. Le dava le spalle e i suoi occhi erano fissi sull'apertura della grotta, dove un grosso, gigantesco cane ben più alto di lei la guardava e ringhiava. Attorno alla bocca, i cui denti venivano scoperti nel ringhio, c'era della bava e il folto pelo grigio, che nel buio della grotta sembrava nero, era ritto, come la coda. Delle catene bloccavano le sue grosse zampe, i cui artigli graffiavano il terreno: eppure, quelle catene erano abbastanza lunghe per dargli gioco, per permettergli di attaccarla.
Cra, cra.
I Corvi osservavano dal loro sperone, quella silenziosa lotta. E sembravano quasi gridare: "attacca, attaccalo! Dimostra agli Dei chi sei!"
Perché Versus in quel momento comprese che non lo avesse fatto, gli Dei l'avrebbero divorata.


Sono stato volutamente enigmatico e lascio a te la scelta di cosa fare. Puoi giocartela con le parole, o con la bacchetta, o entrambe le cose.

Versus Zero
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Cane
Dista da te 4 metri.
PS: ???
PC: ???
PM: ???

 
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versus zero
view post Posted on 2/9/2015, 17:28






15 Anni - Studentessa II Anno - Scheda () - Outfit
Sp... che? Aveva già sentito quel nome, forse negli ultimi capitoli di qualche suo libro, non ricordava dove, probabilmente si stava confondendo con altro.
Colui che vede? Che ricordasse bene... non erano quegli oracoli che annunciavano le sfighe agli dei? Ma lei non era un Dio, nemmeno un mago potente, tanto meno un eroe di qualche saga. Era solo una ragazzina che passava il tempo in uno locale squallido, cercando un modo per distrarsi dai suoi pensieri e finendo per far sempre tanta confusione tra realtà babbana, magica e leggende varie.
Che lui potesse veder qualcosa di lei era ormai palese, doveva essere una sorta di sensitivo o incantatore molto abile, qualcuno di pericoloso perché... perché riusciva a fare quello che lei temeva di più: leggerle nel pensiero.
Lo stava capendo a furia di emicranie, visioni e strane “coincidenze”: le sue maschere erano inutili. Quella della ragazzina che non piangeva mai (davanti agli altri), quella della ragazzina che non aveva paura, il cavaliere, la buffona... per la prima volta doveva affrontare qualcuno senza protezioni e la cosa la stava mandando nel panico più completo.
I lupi-leone, i soldati, i maghi invasati, erano sì terrificanti ma, per quanto ne sapeva, nessuno era riuscito a guardare dietro a quella faccia da maschiaccio graffiata e sporca di fango che fingeva di star bene e di non farsela addosso.
Quell'uomo, qualunque cosa fosse, sembrava essersi intestardito. Tra tutti quelli che poteva importunare era andato da una studentessa del secondo anno brava solo a preparare bevande destinate a maggiorenni o stomaci forti.
Doveva credere a cosa di preciso? Che gli dei erano davvero esseri superiori e non maghi potenti? Che lui era una specie di inviato speciale, giunto appositamente per lei? Tentava di convertire tutti quelli in cui si imbatteva o sceglieva a caso?
Di nuovo quel viaggio sul posto, ormai ne stava diventando avvezza e faceva sempre meno male, così si stava convincendo per mantenere un minimo di controllo. Come in uno di quei sogni dove non riusciva a muoversi come voleva, qualcosa sembrava impedirle di voltarsi a rivedere quella porta strana, affascinante e terrificante allo stesso tempo. Poteva solo guardare davanti a sé.

Di che Dei stiamo parlando, quale sarebbe questo Destin-
La sua frase si bloccò così come il suo respiro. Ci mise un po' a capire che cosa le stesse ringhiando contro: un ammasso di pelo scuro e bava che riempiva il suo campo visivo, paralizzandola sul posto.
*I cani sentono la paura, non aver paura, è solo un fottut... un cane gigante. Ringhiante. Non guardarlo negli occhi, arretra... arretrare dove.*
Quella grotta era la sua cuccia? Era il caso di considerarlo come il resto del paesaggio, ovvero una visione realistica? Se poteva provare dolore, sentire odori e persino percepire il vento tra i capelli, non voleva di certo provare un morso di quel bestione. Questo fu uno dei pochi pensieri che la sua mente riuscì a formulare. Istintivamente mosse la mano alla bacchetta, con l'intenzione di brandirla con forza. Aveva qualcosa per abbatterlo? Calmarlo? Certo che no. Al massimo per distrarlo.
I corvi sembravano gli spettatori di un duello, facevano sul serio? Un attimo, come faceva a capire che volevano?

*Non sarai peggio di un Minotauro, anche se ora sono sola e...*
Solo in quel momento fece caso a quelle catene, catene inutili perché abbastanza lunghe. Spostò lo sguardo cercando di pensare a qualche incanto utile. Sentiva una strana sensazione addosso, una consapevolezza che si faceva largo. Se voleva ucciderla, allora lo avrebbe potuto fare appena era giunta, sul colpo, poteva farlo senza ombra di dubbio, facilmente per giunta. Come faceva Mordicchio con le lucertole, un morso ed erano finite. Era qualcosa di simile ai lupo-leoni dagli occhi di fiamma. Paura e reverenza allo stesso tempo.
Proprio quelle catene inutili le fecero balzare un'idea folle in testa, troppo folle anche per i suoi standard. Portò la mano libera all'amuleto, scioccata dalla sua stessa pensata.

Tu... tu non sarai lui? Sei... Fenrir?
Voleva estrarlo dalla maglia per poi puntare il ciondolo del famelico lupo verso il luogo dove, in teoria, ci dovevano essere gli occhi del mastodontico canide, come per fargli capire meglio di che stesse parlando. Non se la sentiva ancora di alzare lo sguardo, di conseguenza intravedeva a malapena le fauci. Era una follia, ne era consapevole, eppure voleva provare a parlargli. Quel dubbio stava prendendo il posto del terrore. La sua curiosità, elemento preponderante del suo carattere, si era accesa a tal punto che l'idea di poter finir sbranata da un momento all'altro si era quasi eclissata. Se era lui, voleva conoscerlo, voleva sapere se quella grotta esisteva veramente. Che l'uomo avesse visto il suo sogno? Quello di scoprire se il lupo delle leggende era incatenato su qualche isola sconosciuta, da qualche parte dell'estremo nord?
Non si sarebbe sognata di attaccare il suo idolo.
Idolo, esatto.
Invece di supereroi in calzamaglia o incredibili maghi delle cioccorane, lei adorava l'astuzia e la potenza di quella creatura leggendaria.
Non lo avrebbe mai ammesso ma lo invidiava: libero, forte, spaventoso, geniale. Anche l'idea di finire in una rissa con un gigante simile, probabilmente nel suo stesso cervello o davvero in quella grotta, tra sangue e chissà cos'altro, non era tra le sue scelte.
Parlare con gli animali e le creature, invece, era tra le cose che meglio riusciva a fare, almeno con un Kneazle aveva funzionato.



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La bamboccia prova a impugnare la bacchetta con la mano destra e a mostrare l'amuleto di Fenrir al cagnolone con la sinistra.

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Il Fato

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La Consapevolezza scivolò calda e fluente lungo la schiena di Versus nella forma di un brivido anomalo. Pur cominciando a comprendere la Natura di quell'uomo misterioso ed accettando, in un qualche modo, lo strambo viaggio mentale (o anche fisico?) in quel luogo sconosciuto, non era comunque facile digerire forse il fatto più sconvolgente: era realmente Fenrir, la Creatura che le si stagliava innanzi, ringhiante e inferocita?
Nonostante Versus gli avesse mostrato il fedele amuleto (e stringesse, per precauzione, la bacchetta nell'altra mano), il grande Cane non sembrava esser della stessa filosofia di Mordicchio, sempre pronto ad ascoltare la voce della sua padroncina. Egli, dunque, emise un altro lungo , basso ringhio, avanzando lentamente verso la ragazza. Ad ogni passo, le catene tintinnavano cupamente, riecheggiando in toni lugubri all'interno della grotta. I corvi tacevano, il ruggire del vento e delle onde sembrava un vago ricordo e d'improvviso Versus capì che non c'era niente da fare, che non poteva cercare di instaurare un dialogo.
Non ora, almeno.

*Chi sei?*
La voce, indecifrabile e diversa da quella dell'Uomo, si insinuò nella sua mente. Era roca, come se non avesse mai proferito parola da secoli. Lontana, soffocata, ma allo stesso tempo vivida, quasi Versus fosse stata con l'orecchio premuto sulla bocca di chi aveva parlato. Ma, chi aveva potuto farlo?
Il grosso cane, infine, era giunto a neanche un metro e mezzo di distanza e fu in quel momento che la Grifondoro poté notare due cose bizzarre: al centro del cranio della bestia, fra due occhi spaventosamente umani ed espressivi, c'era rozzamente inciso uno strano glifo, simile ad una "U" rovesciata. Era rosso, vivido e spiccava tra la folta pelliccia nera.
Eppure, Versus non poté restare a guardare troppo a lungo: con un balzo sorprendentemente veloce, la Fiera le fu addosso, scagliandola a terra e immobilizzandola con le forti zampe. ( - 10 PS - 5 PC). Il ringhio si era fatto così forte, così roboante che sembrava non esistere più alcun altro suono e le zanne giallastre della creatura erano così vicine al viso della ragazza, che ella poteva sentire persino il suo alito fetido. O era l'odore della sua Paura, quello?
Non c'era più nulla: corvi, mare, l'Uomo. Come il pubblico di una tragedia teatrale, essi tacevano, forse trattenendo il respiro, tifando per l'uno o per l'altra, il cuore in attesa, come quello di Versus. Cosa poteva fare ancora? Cosa o chi poteva aiutarla se lì non c'era più niente, se non rocce, massi, buio e silenzio?
Era perduta? Era questo il Destino che l'attendeva?
Semplicemente, banalmente, orribilmente, mutilata e divorata.


* CHI SEI?! *


Hai ancora in mano bacchetta e amuleto.


Versus Zero
PS: 110/120
PC: 63/68
PM: 60/70
Cane
PS: ???
PC: ???
PM: ???8
A terra, supina. La schiena ti duole e fai fatica a respirare.Sopra di te. Le sue zampe, sul petto, ti premono a terra.
 
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versus zero
view post Posted on 14/9/2015, 21:57






15 Anni - Studentessa II Anno - Scheda () - Outfit
Un ringhio lungo provenì dalla belva che avanzava a passo lento e deciso. Non ne sapeva molto di canidi, praticamente niente di cani giganti (aveva incontrato qualcosa di simile a un lupo-leone-fantasma ma la cosa non le tornava minimamente utile), tuttavia capiva (e non ci voleva un genio per questo) che quell’atteggiamento non prometteva nulla di buono.
Non poteva arretrare, non sapeva dove andare e nemmeno dov’era. Come se non bastasse, la quasi certezza che fosse tutta una cosa mentale, un’allucinazione, iniziava a vacillare. Se anche era tutto nel suo cervello, il corpo e i sensi percepivano tutto, dagli odori al dolore che le aveva trafitto più volte le tempi, e non voleva di certo sperimentare un attacco di qualcosa di simile.
Il dialogo non sembrava funzionare, così come il mostrare l’amuleto. Che le era venuto in mente? Fenrir era bloccato chissà dove, tutt'al più era una leggenda. Lei non era in un sogno, senza ombra di dubbio era in qualcosa di ben diverso da quelli dove poteva far ciò che voleva, o dove le cose le andavano bene.
Probabilmente era al cospetto di un “normale” cane gigante che… parlava?
Ebbene sì, aveva parlato, quindi capiva, non sapeva quanto. Non si era “abbassato” a rispondere a una bamboccia grande a malapena la metà di una sua zampa, non si era nemmeno sprecato in molte parole se non nel rigirarle, più o meno, la domanda. Chi era lei?
Che senso aveva dirle il suo nome o il suo anno scolastico? Che gliene poteva fregare? Non aveva un nome famoso nei quattro angoli del mondo, non era altro che una maghetta del secondo anno. A che pro dirgli che studiava a Hogwarts? Che altro era lei?
Una voce, simile a quella di un qualcuno che si era appena svegliato, quasi impastata, le arrivò diretta sovrastando ogni suono, come le frasi dell’uomo.

*A proposito, sarebbe ora che mi riportassi al locale, dove sei finito, maledetto?*
Ve…Versus.
Che era come dire “Nessuno” in altre parole.
Versus Zer-
Per un’istante la sua concentrazione finì totalmente su una U rovesciata, squadrata e di un rosso sgargiante che risalvava in quell’ammasso nero che componeva la creatura immensa.
Non ebbe tempo di capire che cosa fosse, come difendersi o come provare un qualche genere di approccio diverso.
Il cane, seppur possedesse degli occhi fin troppo umani, non sembrava propenso al dialogo ma più deciso a farla diventare uno spuntino, dopo averla spalmata a terra con le sue enormi zampe, un purè di Grifondoro, bella scelta.
Si ritrovò a terra, il fiato spezzato e un dolore alla schiena che le fece capire che non era un sogno (nei sogni non si provava dolore. O sì? Sembrava tutto reale quando sognava).
Quella fitta e quella sensazione d’impotenza, le ricordarono la “bellissima” gita, dove perlomeno era circondata da esperti. In quel momento era sola, in balia di un vecchio malformato che le friggeva i neuroni e un colosso che le alitava addosso, mostrandole delle immense zanne gialle.
E tra i ricordi che affioravano insieme alla sensazione massacrante di non essere cambiata nemmeno un po', mentre il terrore le stava facendo chiudere gli occhi per non assistere alla propria fine, una frase si fece avanti prepotente, un paio di parole che erano state incise nel suo cervello da una mano anziana ma ancora ferma e decisa.

*Proteggila "con le unghie e con i denti"... proteggere... non farla finire con “zampe e artigli”. Non finirò sbranata da un cane, Mordicchio non me lo perdonerebbe. Non vuoi parlare? Benissimo.*
Se le fosse stato concesso, avrebbe portato il braccio destro all’incirca attorno al collo finché non avrebbe sentito la mano sulla spalla sinistra. Si sarebbe parata il collo dalle zanne? Non proprio. Avrebbe preso aria.
Everte.
Avrebbe pronunciato con il fiato che aveva (se lo aveva), tenendo il braccio fermo in quella posizione. Non c’era tempo da perdere, parole da sprecare. Con le unghie e i denti, non aveva altro che se stessa. Avrebbe mosso il braccio rapidamente, estendendolo verso il corpo dell’animale, anche se la schiena percossa da una potente fitta, probabilmente, non le avrebbe dato una mano. Affari suoi, c’era tempo per pensarci, aveva corso con la schiena a pezzi, poteva lanciare un incanto. Doveva castarne uno.
Statim!
Ci avrebbe messo tutta se stessa, parlando in modo deciso (per quanto le era concesso), senza pensare al fallimento ma solo a ribaltare quell’affare. Non aveva molte armi utilizzabili in quella posizione, doveva perlomeno scollarsi di dosso quell’ammasso di peli. Doveva proteggersi, da sola. Se ce l’avesse fatta avrebbe dovuto cercare e ringraziare una certa persona che, con una breve conversazione, aveva fatto per lei più di chiunque altro. Forse, un po’ era cambiata in quegli anni. Doveva solo scoprire quanto.


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view post Posted on 11/11/2015, 17:31
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Quella situazione era davvero il colmo: uno sconosciuto entra in un locale e attacca bottone in modi non convenzionali con la garzona di turno, spedendola con chissà quali diavolerie magiche in una grotta in mezzo ad un oceano in tempesta, alla mercé di corvi chiacchieroni e un grosso canide per nulla intenzionato a farsi un discorso in amicizia.
E in più il quesito che rimbombava nella testa di Versus non l'aiutava affatto: "chi sei?"
La voce roca ripeteva la domanda come se fosse stato un mantra, una preghiera a metà fra la disperazione e la rabbia ed era difficile in fin dei conti rispondere se non con "Chi sei tu?". Cosa avrebbe potuto dire, del resto, se neanche Versus Zero poteva sapere chi era e a cosa era stata destinata? Nonostante lo sconforto, tuttavia, la Grifondoro aveva dato dimostrazione di una tenacia e di una forza d'animo davvero encomiabile e, armata di bacchetta, aveva ormai compreso che la sua abile parlantina questa volta non sarebbe servita. Fresca di studi, il suo braccio scattò, nella testa un solo pensiero: mettersi al riparo, proteggersi dall'Ignoto nemico, che fosse stato davvero Fenrir o meno. E mentre la formula veniva pronunciata, la voce della ragazza sovrastò qualsiasi altro rumore di sottofondo: non c'era più niente e il suo grido squarciò il silenzio. Tutto successe in uno straordinario attimo lungo quanto un battito di ciglia:
poco prima che l'incanto fuoriuscì dalla bacchetta di Versus, Fenrir caricò la zampa e poi più nulla, solo un lampo arancio che illuminò a giorno tutta la grotta: Versus sentì sul palmo della mano destra un calore insopportabile e, nel frattempo, il peso sul suo petto si alleggerì. Si sentì, tuttavia, sbalzare all'indietro da una misteriosa forza che la fece strusciare sul terreno, provocandole dolore alla schiena. Quindi il lampo si diradò e con sorpresa in quel frangente, Versus non vide Fenrir, bensì... se stessa. Lì dove il grosso canide era stato poco prima che l'assaltasse c'era una perfetta copia di sé che, sbalzata all'indietro dal suo stesso Everte Statim, si schiantava sul pavimento, andando in pezzi come un bicchiere di fragile cristallo. Poi, più nulla e soltanto buio si sovrappose alla sua vista. Era come galleggiare in un mare di pece viscosa che avvolgeva le sue membra.
I corvi gracchiavano da qualche parte, mentre da un punto indefinito veniva la voce dello Spækona, lontana come un eco perduto da tanto tempo:

« Trova chi sei, Versus Zero, e solo allora potrai tornare dagli Dei. Trova gli Dei, trova chi sei, trova gli Dei, trova chi sei.. cra, cra, cra, cra!»
D'improvviso la voce si spense diventando un indistinto ronzio mentre un puzzo marcescente invase le narici della Grifondoro. A poco a poco uno spiraglio di luce ferì i suoi occhi, finché non riuscì, lentamente, ad alzare le palpebre pesanti. Ciò che vide inizialmente fu solo una macchia sfuocata mentre un vociare di sottofondo si faceva via, via, sempre più forte. Finché, finalmente, tutto non fu messo a fuoco. Sopra di lei c'era l'Elfo lurido delle cucine che le alitava addosso e la tremendo visione del suo naso caccoloso in primo piano fu forse il peggiore dei risvegli.
« Oh ti sei svegliata mannaggia a te! Quanto tempo volevi dormire eh? Guarda questa! Torna a lavorà e magna di più se non vuoi pulire i pavimenti col tuo culo! »
Ecco, non era proprio un bel buongiorno. Lentamente, Versus si mise a sedere, la testa vorticava, sì, ma non doleva più, non come prima. Del misterioso figuro non c'era più traccia: soltanto un boccale vuoto sul bancone poteva essere l'unico indizio della sua esistenza. E... quel bruciare sul palmo della mano destra. Fu in quel momento che Versus se ne accorse: stringeva convulsamente le dita attorno a qualcosa, senza neanche rendersene conto. Quando riuscì ad aprire la mano, scoprì non solo di avere la moneta d'argento che lo sconosciuto le aveva dato, ma anche il glifo, visto su Fenrir, perfettamente marchiato a fuoco al centro del palmo della sua mano. Al tatto era leggermente rialzato e doleva, come se la carne dovesse ancora guarire dalla ferita; eppure era chiaro che quel segno non se ne sarebbe mai andato. Sarebbe dovuta tornare dagli Dei a reclamare la sua cancellazione?


Strano, ma vero, abbiamo finito. Non c'è bisogno che ti curi e puoi effettuare il post di chiusura.
Guadagni la moneta d'argento:
CITAZIONE
Era tonda, ma irregolare, come se fosse stata forgiata alla bell'e meglio da un fabbro incapace. Su di essa erano rozzamente incise, tutt'intorno, delle lettere in runico futhark che difficilmente Versus poteva conoscere. Al centro, un corvo stilizzato e sotto di esso un mare tempestoso. La moneta era in tratti sbiadita dall'uso di mille mani e dal Tempo

In più sul palmo della mano destra hai inciso il glifo della runa Ur. È una vera e propria marchiatura a fuoco e non c'è Magia che possa cancellarlo.
Quando vuoi partire per la seconda parte, scrivimi, ma se vuoi un consiglio dovrai risalire, anche solo idealmente, al luogo da cui proviene la moneta, se vuoi capire dove andare.
 
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versus zero
view post Posted on 11/11/2015, 22:52






15 Anni - Studentessa II Anno - Scheda () - Outfit

Quella voce, aliena alla solita che animava i suoi pensieri, sembrava raschiare verso i nervi.
Roca, rabbiosa, quasi al limite della disperazione, non capiva se era lei, presa da chissà quale attacco di schizzofrenia, oppure ancora quel tizio.

*Chi sono… chi sei, chi diamine sei.*
Parole, ringhi, versi gracchianti, frasi deliranti, tutto fu sovrastato dalla sua voce.
Non vi era più nessun rumore, come se tutto fosse piombato nel silenzio: niente echi di onde, niente riverbero del vento, nessun tizio a invaderle la mente.
Non poté far caso a quella ritrovata pace momentanea creata dalle sue stesse parole.
Come poteva farlo quando, sopra di sé, un cane gigante -o qualsiasi cosa fosse- tentava di tirargli una zampata mentre la schiacciava al suolo? Aveva tentato di non chiudere gli occhi, di non finire in balia dei suoi artigli o delle sue fauci.
Paura o coraggio che fosse, vi si era aggrappata per salvarsi la pellaccia.
L’incanto era andato a buon fine? Ci aveva messo tutta sé stessa e gli effetti arrivarono, anche se totalmente imprevisti.
Aveva fallito? Per qualche secondo non capì che diamine le era successo.
Un lampo arancione aveva invaso la grotta, rendendola momentaneamente cieca ad altro, facendole percepire in modo più vivido un bruciore alla mano destra. Si era ustionata con la bacchetta? Possibile?
Capì di esser stata sbalzata all’indietro quando sentì la schiena sfregare sul terreno. Il corpo, impossibilitato a riprendere il controllo, era finito chissà dove.
Che era successo? Aveva fatto cilecca? Il cane si era difeso generando un'onda d’urto? L’aveva colpita?
Quando riuscì a riprendere il controllo, di fronte a lei non vi era un cane, bensì una vista simile a quella concessa da uno specchio. L’incanto la stava colpendo e lei si schiantava al suolo, rompendosi come un oggetto di porcellana.
Scioccata, si strinse come per constatare di essere ancora intera, per poi precipitare nel buio.
Era morta, colpita dal suo stesso incanto?
La voce era tornata, così come il gracchiare, stava galleggiando su qualcosa d'indefinito, appiccicaticcio, incapace di muoversi o riprendere coscienza.
I suoi sensi si ripresero lentamente, poteva sentire una puzza atroce, una macchia indistinta che pian piano veniva, a fatica, rimessa a fuoco.
Qualcuno le stava parlando, un angelo puzzolente. No. Un demone blaterante. No. Un naso sporco pronunciato.
Riferimenti al suo culo.
Si rialzò con la testa più pensate e confusa che dopo una sbornia pesante, il corpo ancora percorso dai brividi dell’adrenalina in calo. Era svenuta? Era stato un incubo di quelli massacranti?
La risposta l’aveva davanti agli occhi: un bicchiere vuoto.
Le aveva castato qualcosa di tremendo?
Annuì all’elfo senza far caso a quello che diceva, sentendo immediatamente un acuto dolore alla mano destra.
L’aprì, tremante, facendo cadere la moneta come se fosse stata alla presenza di un oggetto maledetto.
Ma quello che vi era dietro era ben peggiore: il marchio del canide era stato impresso, forse a fuoco, forse con la magia, sul suo palmo. Una ferita fresca le solcava la mano, dolorosamente reale. La sfiorò con le dita dell’altra mano, allontanandole immediatamente nel sentire le lamentele dell’epidermide.

*Che ca##o mi ha fatto quello s#####O*
Parole che raramente utilizzava, uno sfogo mentale per riprendersi.
Provò a rialzarsi facendo leva sul bancone con la mano sinistra, temendo di cadere a causa dei colpi ricevuti in quello scontro.
A parte la ferita e la testa -che vorticava in una lenta ripresa di coscienza- il suo corpo non sembrava risentire di quel che era successo.
Allo stesso modo nessuno sembrava aver notato niente, nemmeno l’elfo. Abbassò lo sguardo verso il luccichio del tondo di metallo, abbassandosi a prenderlo con non poca riluttanza.
Aveva paura di una moneta? Che fosse quella la chiave di quel che gli era successo? La prese con la manica della maglia, portandosela in una tasca.
Che doveva fare? Andare in infermeria? Cercare un docente? Qualcuno le avrebbe creduto? Le avrebbero sondato il cervello credendola una pazza masochista che si automarchiava a fuoco?
Sotto shock, chiese senza tante cerimonie un permesso.
Reputandola inutile tra svenimenti e sguardo perso (per non parlare dell’atteggiamento simile a qualcuno che si era appena bruciato i neuroni, diventando sordo a rimproveri o richieste), le fu concesso.
Aveva bisogno di lavarsi quella mano con dell’acqua fresca, come quando si scottava col calderone, doveva sforzarsi di pensare a che diamine era successo, a chi era quel tipo, a che voleva significare quel “Chi sei?”.
In quel momento, però, non riusciva a pensare ad altro che a tornare al sicuro al castello.



❝ Quindi... il mio bene non è necessariamente anche quello degli altri. ❞

CODICE ROLE SCHEME © dominionpf



Grazie mille per la figaggine generale *__* tornerò appena Versus rampa fuori dalla crisi e si da una svegliata!
 
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13 replies since 4/8/2015, 15:58   320 views
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