| Flaminia riaprì gli occhi per l'ennesima volta, terribilmente annoiata. Non aveva niente da fare e, per passare il tempo, si era messa a contare quante volte sbatteva le palpebre. Hogwarts, pur essendo una scuola, non le era mai parso un posto noioso; anzi considerava il suo Istituto un luogo calmo ed intrigante, pieno di meraviglie da ammirare e di misteri da svelare. Un luogo Storico, Misterioso, Intenso come dire...Magico! Ricordava ancora come aveva saltato entusiasta per tutta la casa della Nonna quando aveva ricevuto la lettera. No, Hogwarts non era proprio un luogo noioso. Ma allora perchè Flaminia continuava a contare e a sbuffare in preda all'ozio più totale? Si alzò dal letto con non poca difficoltà raggiungendo la gabbia della sua piccola palla di piume. Avrebbe preferito lasciarla svolazzare libera, ma il Corvo della sua compagna di Stanza non sembrava della sua stessa opinione, e quindi aveva dovuto rinunciare. Aprì la gabbietta con delicatezza e non si stupì nel vedere che non ne era balzato nulla fuori. Se c'era qualcosa di più pigro dei letti in quel mondo, quel qualcosa era la sua Civetta, Minerva. Come la Rosso-Oro si aspettava, stava ronfando assopita in un angolo, con le candide piume arruffate a fare da cuscino. "Ma dormi sempre tu?" disse con un tono di stizza la Rossa, sbracciandosi contro la gabbia del piccolo rapace. "Sai che ti dico? Preferirei avere quel Corvaccio a farmi compagnia piuttosto che te!" decretò con voce calma la ragazza, indicando l'odiato Corvo che in tutta la giornata non le aveva fatto sgarri, stranamente. Come se l'avesse capita Wilmon, o Wilder, non ricordava il suo nome dato che aveva avuto solo occasione di insultarlo, gracchiò in disapprovazione. Flaminia si girò di scatto, con le mani sui fianchi. "Tu stai zitto! Non hai diritto di parola o ti stacco il becco e mi ci faccio una collana!" gli disse leggermente adirata, con un sorriso sadico a distorcerle il viso. *Potrei farci un pensierino..* si disse, ma l'idea l'abbandonò, dato che sapeva che l'animale sapeva come difendersi. Il Corvo gracchiò di nuovo e, seguendo l'esempio dell'altro rapace all'interno della Stanza, si appisolò con aria strafottente. La Strega rimase a bocca aperta. "Voi due vi siete messi d'accordo? Lo fate per divertimento o cosa?" esclamò sorpresa la ragazza che guardava stupita prima uno, poi l'altro. Camminò con passi pesanti verso il muro, incominciando a batterci sopra come fosse un tamburo, nervosamente. "Basta! Me ne vado via, non so dove di preciso, ma via da questa stanza!" disse infine la Rossa, come se le altre "persone" presenti nella Camera, potessero sentirsi offesi dalla decisione o, semplicemente, l'avrebbero potuta capire. Si avviò a grandi passi verso la porta, girandosi solo per urlare un "Me la pagherete!" ai due volatili addormentati. Flaminia scese veloce verso la Sala Comune, ma trovandola decisamente piena, decise di cercare un posto più appartato. Attraversato il ritratto della sua Casata, si trovò in corridoio e li le gambe iniziarono a muoversi a zonzo, senza ricevere ordini precisi dalla testa. Salì e scese scale, percorse corridoi, sbucò in qualche vicolo cieco, ma di un posto giusto neanche l'ombra. Stava vagando su per il quarto piano, quando la miglior cosa che le potesse saltare in mente, le si materializzò davanti agli occhi, come un'isola per un naufrago. Una Biblioteca, la più grande che avesse mai visto, risultava ora la soluzione alla sua noia. Entrò veloce, cercando di nascondere il sorriso che le illuminava il volto, facendo risaltare delle pagliette viola più intense del solito, sui suoi strani occhi "azzurri". La Grifondoro si guardò attorno estasiata. Poche parole potevano descrivere quel sogno che stava vivendo in quel preciso istante, ed erano libri, libri e libri. Prese a girare tra i reparti, con la chiara intenzione di perdersi in quel labirinto di conoscenza e fantasia, inebriata dal profumo dell'inchiostro, della carta antica e perchè no, anche di un po' di muffa e polvere. Raccolse diversi volumi, inerenti alle materie di studio, formando una pila di romanzi ed enciclopedie che le coprivano la visuale. Cercò un posto dove sedersi, ma dietro tutti quei manoscritti e libri, la cosa le risultò difficile. Decise quindi, di avanzare alla cieca, con passo calmo ma deciso, sperando vivamente di non combinare casini.
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