A candle for Malala Wisk, Concorso a Tema: Agosto

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view post Posted on 26/8/2015, 11:15
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Oliver Brior [X]

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Numbing the pain for a while will make it worse when you finally feel it
J. K. Rowling


Erano passati cinque anni dal giorno in cui una semplice lucciola aveva spiccato il suo ultimo volo. Cinque brevi anni in cui tante cose erano cambiate o almeno sembravano esserlo, eppure quel ricordo continuava, imperterrito, a restare impresso nella mente di Oliver Brior. Non si era perso nulla, assolutamente nulla, tra i meandri del suo cervello, anzi ogni dettaglio era custodito come un tesoro prezioso in uno dei tanti cassetti straboccanti della mente del ragazzo. Il ventisei Agosto era accaduta una cosa che per la maggior parte delle persone non avrebbe avuto alcuna conseguenza, ma che per Oliver ebbe l’impatto di un vero e proprio schianto. Fatuus era il nome della lucciola, o meglio il termine irlandese con il quale il piccolo futuro Grifondoro chiamava tutte le lucciole. Significa "Fato" o anche "Fuoco" e forse presagiva già un senso nefasto. Ogni sera, conclusa la cena, il ragazzino domandava in maniera formale ai suoi genitori il permesso di alzarsi da tavola; del resto, essere temprato al bon ton richiedeva il rispetto dell’etichetta in qualsiasi circostanza. A dispetto del resto dei suoi parenti, Oliver aveva fortunatamente la possibilità di trascorrere del tempo in veranda o in quello che ancora definisce Giardino Incantato, una piccola zolla di terra piena di fiori, piante e Gnomi fastidiosi, oltre che qualche altro tipo di creatura magica di tanto in tanto. Il ventisei Agosto di cinque anni fa, quasi come tutte le sere, Oliver aveva atteso la sua migliore amica per chiacchierare con lei di fronte un tè freddo ai frutti di bosco. Insieme erano usciti in giardino e si erano seduti sugli scalini d’ingresso di casa. Parlavano, parlavano sempre i due irlandesi, senza fare discorsi dalle risposte imprevedibili. Di fronte a loro comparve una lucciola, Summer – questo il nome dell’amica e della sua prima cotta – la indicò e Oliver, alzatosi di scatto per tentare di acciuffarla, la spiaccicò. Aveva sette anni quando accadde. Aveva ucciso una lucciola, poteva capitare ad un bambino frenetico e vivace come lui, no? Ma Oliver iniziò a tremare, mormorando scuse e rigando il volto di lacrime. Non voleva, non voleva proprio fare una cosa simile. Quando Summer prese una scopa per spazzare via l’insetto, le setole sembrarono passarvi attraverso e il selciato del giardino si tinse di tante striscioline luminose. Residui della lucciola o frammenti di luce, le definizioni pronunciate da Summer rasentavano una sottile differenza. “Solo una lucciola, Acaro” disse l’amica, chiamando Oliver con il soprannome da lei scelto tanto tempo prima. Ma non era solo un insetto. Era la prima forma di morte intravista dal piccolo irlandese, la prima volta in cui comprese come la luce potesse essere sovrastata dal buio in un battibaleno. Anche quando Summer andò via, il labbro superiore di Oliver non smise di tremare né il suo cuore di palpitare. Poteva fare del male ad una creatura indifesa anche senza la bacchetta magica che sua mamma utilizzava per riordinare le stanze la mattina o per disinfestare il prato dalle uova di Doxy. All'età di sette anni appariva tutto in una visione forse esagerata, ma le metafore della vita non funzionavano allo stesso modo? Aveva calpestato una lucciola, un animaletto splendente nell'oscurità che il tenero Olly tanto temeva, nonostante il suo coraggio. Il Giardino Incantato era stato violato per la prima volta dalle lacrime e nella sua mente restava impressa l’immagine dei filamenti luminosi spazzati via da una ruvida scopa.

***



A penny for my thoughts, oh no, I’ll sell them for a dollar
They're worth so much more after I’m a goner
And maybe then you’ll hear the words I been singin’
Funny when your dead how people start listenin’




Hogwarts,
Rive del Lago Nero




Quanto tempo era passato da quando si era assopito alla luce del sole?
Dieci minuti, mezz’ora, forse anche di più? Oliver non aveva modo di scoprirlo, non portando con sé nessun orologio o strumento in grado di comunicargli lo scorrere del tempo. Quel che ricordava, però, era di aver appoggiato il capo contro la quercia secolare alle rive del Lago Nero, il suo luogo preferito in assoluto di tutta Hogwarts insieme alla Sala Comune e alla Torre d’Astronomia. Le lezioni di quel giorno erano finite da un pezzo, così aveva recuperato una mela dal tavolo dei Grifondoro in Sala Grande e poi era andato direttamente in giardino. Non aveva pranzato né aveva dato spiegazioni ai suoi amici che gli avevano domandato dove fosse diretto. Biblioteca, forse? Del resto, non era una cosa poi chissà quanto strana: nell’ultimo periodo Oliver si rintanava lì dentro per studiare e ripetere all’infinito le nuove e numerose nozioni magiche di quell’anno in corso. Non voleva affatto essere il primo della classe, semplicemente desiderava dare il meglio di sé. La nomina a Prefetto, tra l’altro, aveva aumentato vertiginosamente i suoi impegni, lasciando che il tempo libero a disposizione si riducesse sempre di più; quella mattina aveva dovuto bloccare un ragazzo della sua stessa Casata, confiscandogli un Frisbee Zannuto che gli avrebbe procurato sicuramente qualche guaio, oltre che una bella perdita di punti. Fortunatamente aveva sistemato le cose in fretta. La mattinata era volata tra un’aula e l’altra per seguire i corsi in programma, senza che lui potesse fermarsi un solo secondo per un sospiro di sollievo; non appena ci provava, qualcuno lo chiamava per assolvere altri doveri, e di certo lui non si tirava indietro, non lo avrebbe mai fatto. Così, aveva scelto di saltare il pranzo per poter stare qualche prezioso minuto in assoluta tranquillità e solitudine. Basta voci, basta rumori, basta qualsiasi tipo di suono. Si era diretto in giardino e lì si era disteso con la schiena contro il tronco del suo albero preferito, una quercia le cui radici erano piantate fin nelle profondità della terra, forse addirittura nelle acque scure del Lago Nero. Oliver ricordava quando aveva cantato e suonato la sua amata chitarra classica proprio in quella zona, circondato da tante candele e da lucciole durante il mese di Maggio. Quel pensiero, purtroppo, fece scattare la parte triste della sua memoria, portandolo indietro allo stesso giorno di cinque anni prima. Sembrava passata un’eternità da quando aveva pianto per la morte di una semplice lucciola, un episodio che non aveva mai raccontato a nessuno ad Hogwarts, intimorito di risultare fin troppo stupido per la sua reazione spesso ritenuta esagerata. E se fosse stata pura sensibilità? Chissà. Stropicciando gli occhi assonnati, Oliver notò che la luce del primo pomeriggio si era quasi interamente tinta di una striatura di un intenso arancio: a quanto pareva, non era passata né mezz'ora né un'ora, ma molto di più; il tramonto calava velocemente e lui avrebbe dovuto sbrigarsi, dati gli impegni. La lettera ricevuta quella mattina da suo cugino Elijia era stata un autentico colpo al cuore. Il ragazzo sentiva quelle parole vorticare ancora nella sua mente, quasi come una palla di cannone esplosa in malo modo. Poche righe, tanta sofferenza.


Malala Wisk è morta, uccisa forse da un Mangiamorte. Stasera alle nove ad Hogsmeade fanno un corteo di candele in suo onore. Ti accompagno, se ti va. Ol, mi dispiace così tanto. Ti voglio bene, Elijia



Niente di più.
Niente, completamente niente.
Oliver aveva scoperto in quella maniera la scomparsa di una delle sue cantanti preferite in assoluto. Malala Wisk aveva inciso dischi formidabili, a partire da brani musicali come "Climbing the Moon" per concludere con "Fighting against the Dark" che era la canzone più amata tra tutte dall'irlandese. La musica era la migliore amica dello studente, tutti quelli che lo conoscevano ad Hogwarts lo sapevano; parlare di Celestina Warbeck era come discutere di una parte della propria anima e lo stesso valeva per i testi di Malala Wisk. Come poteva essere morta per davvero? Aveva un tour in programma per il giorno dopo, Oliver aveva anche acquistato i biglietti da Evviva Lo Zufolo, il negozio in cui lavorava come garzone. Il 10 Ottobre sarebbe dovuto andare al suo concerto con la famiglia intera, essendo la musica un tratto genetico fondamentale per i Brior. E poi, cosa significava "uccisa da un Mangiamorte"? Oliver non sapeva molto dell’argomento, se non che con quel nome si designasse un servitore del Signore Oscuro, mago temuto da tutta la comunità magica. Ma non era sotto controllo? Il Ministero non aveva Auror e combattenti validi a disposizione per evitare simili tragedie? Dopo aver letto quella maledetta lettera, il cuore di Oliver si era stretto in una morsa senza eguali. Ancora una volta, aveva evitato di discuterne con qualsiasi suo amico, certo che non avrebbero potuto capire. Non era un suo parente, non era un suo caro, eppure Malala Wisk aveva un posto importantissimo nell'anima del ragazzo: perdere lei era come perdere una zia molto affettuosa. Come avrebbe spiegato il suo dolore a qualsiasi persona avesse incontrato? Lo avrebbero preso in giro, lo avrebbero criticato. “E’ solo una cantante” avrebbero detto, così come cinque anni prima, in quello stesso giorno estivo, Summer gli aveva ripetuto “è solo una lucciola” dopo il suo misfatto. L’unico ragazzo con cui avrebbe parlato era Fred, il suo migliore amico, ma sembrava che fosse da qualche parte in giro per il mondo con la famiglia; Oliver aveva pensato anche alla docente di Astronomia: Madama Hale lo avrebbe abbracciato, gli avrebbe offerto un tè o qualche dolcetto alla cannella, invitandolo a sedersi nel suo Ufficio stellare? Chissà. Preferì non mostrare il suo dolore, stringendolo a sé come un mantello invisibile. Mentre rifletteva, seduto contro la quercia, la sua civetta delle nevi lo aveva raggiunto per la seconda volta con un altro messaggio: la pergamena era da parte della redazione della Gazzetta del Profeta per la quale lavorava come giornalista. Gli chiedevano un articolo su quanto accaduto, poiché Oliver si occupava della rubrica musicale del quotidiano.
"Certamente, riceverà l’articolo entro stasera. Cordiali saluti" era stata la sua lapidaria risposta. Cosa avrebbe dovuto aggiungere? Il solo pensiero di dover esprimere a parole il suo dolore sembrava assurdo. L’avrebbe dovuto anche fare in maniera distaccata, come un buon giornalista avrebbe saputo interpretare. Le onde del Lago Nero si incresparono lievemente per una foglia caduta dalla quercia altissima, i cui rami erano sospesi come braccia sulla superficie dell’acqua. Oliver si alzò in piedi, recuperò le sue cose e si diresse lentamente al castello per recuperare l’occorrente per la stesura dell’articolo. Sarebbe andato ad Hogsmeade, come aveva scritto a suo cugino in risposta alla pergamena ricevuta. Poi… avrebbe provato ad elaborare qualche riga sull'orribile assassinio di Malala Wisk.


***

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Hogsmeade,
Ore 8.35 pm



Essere diventato Prefetto non comportava soltanto doveri e compiti, anzi offriva anche alcuni privilegi che Oliver non aveva tenuto tanto in considerazione, non avendo acconsentito a quell'incarico per maggiori vantaggi. Tuttavia, quando si ritrovò a varcare i confini di Hogwarts e ad uscire dalla protezione magica della scuola, ringraziò quella spilla custodita adesso in un cassetto del suo baule per avergli dato il permesso di andare ad Hogsmeade senza troppi problemi. La Passaporta delle otto e mezza lo attendeva al solito posto, una sorta di vicolo buio con tanti cassonetti della spazzatura. Oliver aveva aspettato quell'orario con aria apatica, non si era neanche lamentato come al solito per lo strappo all'ombelico e il vortice oscuro creato dal viaggio magico. Quando i piedi toccarono la strada di sampietrini del villaggio, il ragazzo si accasciò a terra, stringendo la borsa a tracolla come se si trattasse di un’ancora di salvezza. Avrebbe voluto gridare per la lucciola scomparsa cinque anni fa, per la morte violenta della sua cantante preferita e per gli sguardi di passanti indiscreti, che si chiedevano cosa ci facesse un ragazzino inginocchiato al suolo in posizione quasi fetale. Invece, riuscì soltanto a calmare le gambe tremanti per la sofferenza e la rabbia, respirando a lungo. Dopo un solo istante sentì qualcuno abbracciarlo, ma non alzò lo sguardo per vedere chi fosse; lo sapeva.
“Ehi, Ol, forza” disse suo cugino, Materializzatosi in quel punto concordato per epistole quel pomeriggio. Aveva diciassette anni, un patentino ministeriale per la Materializzazione bello fresco di stampa e un abbraccio come un orso polare. Oliver respirò profondamente, poi si alzò e si accorse di non avere neanche il volto rigato di lacrime. Non riusciva a piangere, non si spiegava il motivo. Elijia parlò del più e del meno, di quanto zio Albert fosse esaurito e di quanto zia Adeline fosse felice per il Cespuglio Farfallino piantato nel nuovo giardino e cose simili, ma Oliver sapeva che tutti quei discorsi privi di importanza fossero soltanto un modo per far sì che lui non crollasse nuovamente. Attinse così al suo autocontrollo, cresciuto e temprato grazie agli anni di galateo cui era stato sottoposto, seguendo l’altro con lo sguardo fisso davanti a sé. Pian piano altre persone si aggiungevano a loro, formando una lunga fiumana di Maghi e Streghe, grandi e piccini, in procinto di porgere l’ultimo omaggio ad una cantante che per qualche anno aveva vissuto proprio ad Hogsmeade, dopo il suo trasferimento dalla Bulgaria, dov'era nata. Oliver notò che alcuni bambini, le mani strette a quelle dei genitori, avevano cartelli con sopra frasi affettuose, come "Arrivederci, signora Wisk" oppure "La Veela Cantante più bella del mondo" e altro ancora. Il cuore del Grifondoro prese a battere più velocemente non appena comprese di essere arrivato al centro del sobborgo magico. Da lì vide un Mago avvolto in una tunica violacea con stelle argentate trapiantate sopra, che si portava la bacchetta magica alla bocca dopo aver castato un Sonorus quasi sussurrato. L’uomo dai lunghi baffi arricciati e dai capelli scuri parlò di Malala Wisk, della sua carriera costellata da grandi successi e del suo spirito sempre allegro; descrisse la Strega con un lungo elenco dei suoi pregi e dei suoi valori, raccontando di averla conosciuta in prima persona fin dal suo trasferimento ad Hogsmeade, dove cercava tranquillità e serenità, che in futuro avrebbe affermato di aver effettivamente trovato. Oliver sembrò ascoltare da lontano, gli occhi puntati sulle candele ancora spente che tutti gli abitanti stringevano tra le mani. Suo cugino Elijia gli passò un braccio attorno al collo, stringendolo al suo fianco, non appena il Mago sulla pedana intonò il brano "Fighting against the Dark" di Madama Wisk. La folla iniziò a cantarlo prima in maniera sussurrata, quasi un bisbiglio imbarazzato, poi sempre più forte, facendo sì che tutte le voci arrivassero all’unisono verso il cielo, forse per raggiungere l’anima di Malala Wisk. Oliver adorava il canto, era la sua passione più grande insieme alla chitarra classica, ma per la prima volta non trovò note dentro di sé, non ebbe la forza di aprire bocca.


Here I am
fighting against the Dark
hand in hand, side by side
you will illuminate my life

Here I am
fighting against the Dark
Is this time a piece of eternity or not?
Face to face
stop doing your chase
your chase of love




Le parole del brano storico avvolsero teneramente Oliver, lasciandolo come sospeso in una trance priva di logica. Perché quell'omicidio? Perché il Mondo aveva perso una voce così potente? Perché lui non poteva piangere?


Why are you so sad?
Turn on your smile
please start living
let me go further
towards your light
I'm no longer a murder




Lasciami andare più lontano, verso la tua luce.
Non sono più un assassino.


Per un attimo lo studente di Hogwarts fece un salto nel passato, ricordando quando Summer, la sua amica, aveva spazzato via il corpicino luminoso della lucciola. Non avrebbe voluto vedere quella scena né avrebbe voluto effettivamente acciuffare quel piccolo insetto. Non era un assassino, non lo era più, la canzone aveva ragione. Pregò qualsiasi entità affinché il suo dolore sparisse, ma tutto ciò che provò fu un vuoto interiore. Niente più concerto di Malala Wisk, niente più CD in uscita o singoli da attendere con impazienza in qualsiasi store musicale del Mondo Magico. Perché era volata via? E perché le voci intorno a lui non usavano le vere parole per descrivere l’accaduto? Mormoravano tutti cose come “è volata via”, “è scomparsa”, “è andata in un luogo perfetto”, “è passata a miglior vita”. Ma era tanto difficile fronteggiare la realtà?
Malala Wisk era morta.


Here I am
fighting against the Dark



L’ultima strofa ripeteva il titolo della canzone: combattendo contro l’oscurità. Oliver non aveva cantato, le labbra erano cesellate e lui era pallido come uno spettro. Intorno a sé c'erano tante piccole fiammelle luminose: le candele erano state accese durante il loro corteo funebre. Finita la canzone, ci fu un attimo di silenzio, poi gli abitanti di Hogsmeade alzarono contemporaneamente le candele in alto, illuminando la volta oscura e senza stelle di quella notte triste. Elijia aveva acceso anche quella di Oliver, senza che lui se ne accorgesse, quindi il ragazzo sollevò la lucina di qualche centimetro: la fiamma danzava nel buio a causa delle mani tremanti. Si intonò qualcos’altro, qualcosa che lo studente non comprese. La sua mente elaborò un unico pensiero per una parte dell’articolo che avrebbe dovuto scrivere non appena tornato al castello.

Malala Wisk lascia la Terra per raggiungere le stelle.
Con il cuore addolorato, le porgiamo il nostro ultimo saluto. Una cosa è certa: Malala Wisk ha raggiunto la sua luce e la sua voce risuonerà in tutti gli angoli bui dell'universo infinito.



Un istante dopo, mentre la folla del sobborgo di Hogsmeade faceva oscillare le candele verso il cielo, Oliver esplose nel suo tormento interiore. Filamenti di luce dati dalla presenza delle fiammelle e dal ricordo del corpo straziato della lucciola si affacciarono da un cassetto incustodito della sua mente, sprigionando lacrime che rigarono velocemente il suo volto. Mentre Elijia lo stringeva tra le sue braccia come un fratello maggiore, lui piangeva, conscio forse di essere dispiaciuto per una persona che non aveva neanche conosciuto dal vivo, ma che con l'espressione della musica aveva raggiunto il suo cuore, dove Malala avrebbe sempre avuto un posto d’onore. Oliver piangeva, circondato da Elijia e da tante candele d’amore. Finalmente, il dolore era arrivato e lui l’avrebbe accolto senza più ribellarsi.
codice role © Akicch; NON COPIARE - WANT YOUR OWN? GET IT



Note
Per maggiori chiarimenti sulla vicenda reale dell'assassinio di Malala Wisk, invito a leggere l'articolo scritto per la Gazzetta del Profeta qui.



Edited by David J. Potter - 12/9/2015, 15:37
 
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