Tè e dolcetti dal professore.

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~Assassinatrice di biscotti~
view post Posted on 1/9/2015, 10:22




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Era ora, non era mai stata ad un colloquio con un professore. L'unico ufficio che aveva visitato era quello di Leia, ma non valeva, era stato solo per portarle il regalo che aveva preparato, quella piccola foto che le ritraeva mentre Lucilla, in punta di piedi, le stampava un bacio sulla guancia, forse l'unica foto insieme.
Doveva andare dal professor Peverell per parlare della Scuola di Atene, della quale avrebbe voluto fa parte già da un po' ma ne aveva avuto l'occasione, perciò doveva riuscirci, ce la poteva fare.
Scosse la testa da quei pensieri e si alzò dal suo letto dopo una lettura molto interessante quanto pesante. Sbadigliò rumorosamente e si mise le pantofole per evitare di toccare il freddo pavimento anche ad agosto.
Si diresse verso il bagno e dopo una doccia iniziò la tortura, scegliere i vestiti... L'aveva sempre odiato anche se dalla pienezza del baule non si sarebbe mai detto.
Si provò vestiti su vestiti, verdi, rossi, blu, di tulle, pizzo, cotone, maniche lunghe, maniche corte, non ne poteva più, alla fien ne prese uno blu notte di velluto e mise delle ballerine nere, cosa c'era di più semplice?
Si sciolse i capelli, pettinando i lunghissimi boccoli e poi facendosi due treccine laterali per raccogliere i ciuffi davanti, poteva andare...
Salutò Talìa e Chrisalide e uscì dalla stanza dirigendosi in cucina per ritirare i suoi dolcetti, quelli che aveva preparato lei, i Baklava, strani dolcetti che le aveva insiegnato sua nonna.
Messi su un vassoio si diresse verso l'ufficio del professore di Storia della Magia, titubante e agitata, quasi inciampò sull'ultimo gradino della rampa che portava al primo piano ma si ricompose e si diresse verso il grande portone di legno massello, fermandovisi di fronte.
Prese il vassoio con una sola mano e bussò aspettando il permesso di entrare, convincendosi mentalmente che ce l'avrebbe fatta, che era solo un incontro per parlare della Scuola di Atene, che se ce l'avevano fatta altri poteva farlo anche lei. Si stava torturando mentalmente, come suo solito, fasciandosi la testa prima di essersela rotta, era paranoica.
Respirò a fondo torturandosi il labbro, l'attesa le sembrava interminabile anche se forse durò al massimo mezzo minuto, era un disastro.



Edited by Ârwen - 7/4/2016, 15:29
 
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view post Posted on 2/9/2015, 23:09
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Scopro Talenti, Risolvo Problemi

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Lunedì, mattina. Una tarda mattinata che aveva poco da dire, che razza di giorno era il Lunedì? Della Luna aveva ben poco, e quel poco che aveva avuto, sembrava averlo perduto almeno da 1500 anni! Di Selene, neanche l'ombra, quello era poco, certo, ma altrettanto sicuro. Aveva infine preso una decisione estrema, per certi versi, a colazione l'aveva saltato, era tempo di darsi alla lettura. La Gazzetta, così come gli altri giornali, puntuale, o forse anche no, arrivava tutte le mattine, e dopo una veloce sfogliata si recava in tutta calma sino in Aula, una ventina di passi più in là, in netto anticipo, per evitare sorprese, in fondo, quanti imprevisti potevano capitare nell'arco di quei venti passi? Ne era valsa la pena, essersi fatto ridare il solito Ufficio, dopo un'accesa mercantilistica trattativa, era stato un colpo di genio, un vero colpo da Maestro. E ne era davvero valsa la pena. Certo, il I piano era facilmente raggiungibile, anche per ogni sorta di scocciatori, ma aveva il vantaggio di avere l'Aula praticamente in Ufficio, di risparmiare il tempo del percorso, la fatica di arrivarci, e gli imprevisti del tragitto, che da quando si era insediato anni addietro in quel Castello, sembravano braccarlo ad ogni costo. In fondo, una certa malsana e masochistica soddisfazione la provava, per quanto si ostinasse a negarselo, era così, per quanto quei problemi facessero a gara per rintracciarlo, fosse Hogwarts, Samarcanda, Glamis o Yedo, poco importava, aveva il suo piacere il tentativo fruttuoso nonchè talentuoso di risolverli, e la soddisfazione il più delle volte di riuscirvi, senza apparenti sforzi. Risolvere problemi aveva il suo innegabile fascino, a maggior ragione se erano problemi che per molti versi non arrivavano direttamente a tangerti, più di quel tanto.
Comodo finalmente in poltrona, la luce dell'Astro quasi a mezzogiorno alle spalle, aprì il Times del giorno prima, a caccia dell'articolo giusto. Corruzione dei costumi? Ignoranza ed analfabetismo di ritorno? Sfrangiamento della società? Scollamento tra significante e significato? Fatto stava che c'era sempre meno d'attualità che riuscisse ad attirare il suo interesse, ed aveva abbandonato ormai da anni l'idea di leggersi un intero giornale, non aveva senso, non aveva tempo, e non ne aveva nemmeno voglia. Perchè ostinarsi al chiacchiericcio? Quando era giornata trovava forse tre articoli buoni, su decine di paginate di inutili ciance, un orrendo peccaminoso delitto tediare a tal punto il lettore, pagante, per sciropparsi le boiate del primo ventenne venuto dal nulla. E li chiamavano giornalisti. Interessata, ma non troppo, Minerva era lì riunita in quella sessione tardo pomeridiana del gabinetto di guerra, appollaiata come un volgare corvo sulla testa della poltrona, lasciando che la sua sinistra e molto nobile ombra si allungasse sul tappeto che copriva il pavimento della stanza. Era ancora settembre, o per altri versi, era già settembre, una passeggiata avrebbero anche potuto concedersela in fondo. Il tempo di trovare il famoso articolo, ed archiviare la pratica? Invitante la poltrona non era troppo distante dal camino, solo qualche metro più indietro, era sempre in tempo a congedare imperiosamente il Times della domenica, il fuoco sembrava reclamarlo a gran voce. Per la verità vi sarebbe stata anche della corrispondenza arretrata, ma c'era tempo, tutta una serata, parte della notte, il tempo di una passeggiata vi sarebbe pur stato in fondo, o forse no? Sì, era forse quasi tempo di portare il gregge al pascolo? Togliersi l'impiccio prima di pranzo? Evitarlo subito dopo? Così, per quanto inusuale, in una giornata ben scadenzata di impegni regolari, quelle improvvise ed inattese modifiche, di un tema per altri versi di gran lunga noto, sembravano quasi rivendicazioni nette, e serie, al Tempo, di una non meglio precisata ed ancora sfiorita giovinezza. Giovane come quella comoda veste da camera blu zaffiro, no? Una decisione tanto irruenta, quanto casuale, aveva ancora il potere di schiudere ricordi della fanciullezza. Fanciullezza, quella volta in cui...
*Toc toc*
L'inizio di una catastrofe?
Sospirò, abbassando il giornale.
Se la sarebbero cavata?


Avanti!


Dunque, tieni presente che l'anno inizi il 1 Settembre, quindi al più presto è proprio il 1, per quanto sia anche abbastanza sicuro che Poverell fosse ad Hogwarts da fine Agosto. Per il resto ho riadattato un post d'archivio, potrebbe sapere del "già letto". Niente fretta!

 
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~Assassinatrice di biscotti~
view post Posted on 6/9/2015, 14:29




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Quell'attesa, che sembrava interminabile, finalmente finì, quando dalal stanza si udì una voce profonda che disse
Avanti!
Lucy, con una mano si risistemò il vestito e aprì delicatamente la grande porta di legno.
Fece due passi all'interno della stanza e con gentilezza richiuse la porta alle sue spalle, prendendo il vassoio con entrambe le mani onde evitare imbarazzanti figuracce. Si guardò attorno e notò che la stanza era ampia ma accogliente, illuminata dalle molte vetrate, alte e strette, parecchio colorate, riconducevano all'epoca gotica. Le pareti erano ricoperte da librerie sulel quali erano riposti ordinatamente centinaia e centinaia di libri, quel luobo la incantava al pari della biblioteca. A terra c'erano tappeti simili agli arazzi sulla parete e al centro della stanza c'era la scrivania con tre poltrone, una su cui stava seduto l'anziano professore e altre due, di fronte ad essa, oltre la scrivania.
Il professore teneva un giornale in mano mentre se ne stava comodo sulla seggiola rosso purpureo, e ciò che fece sgranare gli occhi a Lucilla era la veste da camera blu che indossava il professore, era piuttosto appariscente, ma Lucy mantenne la sua impeccabile posa insegnatatale ormai tempo addietro dalla nonna.
-Salve professore, sono Lucilla Degona Lancaster, Serpeverde, primo anno, le ho mandato un gufo qualche giorno fa per chiederLe un colloquio per parlare della Scuola di Atene, o meglio degli Ateniesi, mi piacerebbe davvero farne parte- disse presentandosi cordiale e un po' in soggezione.
Si avvicinò alla scrivania con passo aggrazziato, appoggiandovi il vassoio e porgendo la mano verso il professore -E' un vero piacere incontrarla fuori dall'aula di Storia della Magia- disse educatamente -Oh, quasi dimenticavo, questi sono Baklava, dolcetti Turchi, gli ho cucinati io stessa, mi sono stati insegnati da mia nonna dopo un suo viaggio in Turchia, spero siano di suo gradimento- spiegò imbarazzata, come sempre.

 
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view post Posted on 13/9/2015, 22:50
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Il gatto, ed il topo?
¨Per quanto in fin dei conti non gli dispiacesse, non si poteva certo affermare fosse una visita prevista, e nemmeno particolarmente gradita. Il pensiero fu fugace, istantanea, l'alito di vita fuoriuscì altero, e rassegnato dalle narici, uno sbuffare non troppo sonoro, bastevole e suffciente, quell'unico atto, degno di uno spettacolo, a farlo vergognare di tanta umanità. In fondo cos'era un giornale, cos'era una passeggiata, davanti ad un problema ben più grosso? Certo, di gran lunga meglio se il problema non ci fosse stato, tra il non maledirlo per il solo fatto di esistere, e l'augurarsi e benedirlo perchè esistesse, c'erano infinite possibili declinazioni, una delle quali avrebbe presto imboccato.
Scivolò all'interno della stanza una minuta figura, esitante, una Serpeverde, difficilmente si sarebbe potuto scommettere su un formato minore, e vincere la scommessa. Eppure l'aveva già vista, quanto meno si dava il tono di presentarsi a lezione, il che certo, non poteva guastare. O forse non era lei? Chi era? Ne sarebbe corso a tesserne lodi sperticate, ma era comunque un buon inizio. Quanto era già trascorso dall'inizio delle lezioni? Forse una settimana? Che razza di problema poteva aver già inventato, che non potesse attendere il giorno successivo? Quelli del I Anno, il giorno dopo avevano quasi sicuramente lezione, quasi, Atlante teneva l'agenda. Delegare il delegabile, ai giusti delegati, era una filosofia, incredibilmente fruttuosa, ed intelligente, che dava i suoi risultati. Ormai per certi versi aveva perso di interesse per molti campi, ma non ancora tutti.
Sorrise alla giovane, mentre già un vassoio destava un primo allarme. Una settimana, e già una richiesta?
Certo, l'inaspettato.
I tentativi d'avvelenamento erano già passati di moda?
Che bisogno poteva mai esservi per presentarsi con un vassoio, e dei dolci presunti? Se doveva abboccare, sarebbe dovuta esservi anche una qualche scusa plausibile, no?
In caso di coprifuoco sarebbe in effetti stata un'ottima scusa, ma l'ora era ancora lontana, certo, era già capitato, ma non era mai stata una consegna fine a sè stessa. Ogni volta si avvertiva quel bisogno impellente di agganciarvi qualcosa, che esulasse per molti versi dal resto, come in fondo era la Biblioteca. Ma cosa poteva mai volere dopo una sola settimana, una giovane Serpeverde, dalla biblioteca? E perchè proprio da lui? Che fosse il più bonario, della banda di dodicenni non troppo cresciuti, ancora traumatizzati da complessi giovanili? Difficile che in sole quattro ore la giovane avesse colto la grandezza di Storia della Magia, quando ancora sfuggiva per la gran parte a quelli del V Anno. Ma alcune battaglie per quanto fossero perse, non andavano nemmeno vinte, era interessante combatterle, ostinarsi il giusto, impuntarsi per il gusto di farlo, ottenere l'ottenibile, e ritirarsi in ordine dal campo di battaglia. Era troppo vecchio per certe cose, e troppo giovane per altre. E poi la confessione, si erano già sentiti, e sapeva anche già il perchè della visita. L'aveva semplicemente scordato. Era tutto stato chiaro sin dall'inizio. Imbarazzo? Ma no, in fondo, era un dettaglio.
Ah, già!
Atene.


Buonasera a lei, mademoiselle Lancaster.
La ringrazio della visita allora, e dei biscotti, prego, si accomodi.
Se è Atene a portarla sin qui, immagino si sarà fatta un'idea.
Posso magari offrirle qualcosa, intanto?


Soave, bonario, affabile.
Sbilanciarsi? Quanto?
Sarebbe potuto tranquillamente essere il suo trisavolo, e nessuno avrebbe eccepito nulla.
Ma da lì, a costituire un problema, ne sarebbe corso.

 
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