| L'eco dei miei passi era l'unico rumore che riuscivo ad udire nella deserta stradina che mi avrebbe condotto nei dintorni di Hogsmeade. Il mantello nero avvolgeva completamente tutta la mia figura, il cappuccio calato sul capo adombrava il mio volto e l'andatura frettolosa che faceva ondeggiare il lungo manto, mi faceva rassomigliare probabilmente ad uno strano Dissennatore. Nessuno però se ne sarebbe preoccupato lì. Giravano malviventi di diverso genere, assassini, ricercati, maghi oscuri ed addirittura Mangiamorte. Era proprio per questo che mi ero addentrato in tali territori. Avevo dei contatti, tutt'altro che raccomandabili, ma pur sempre dei contatti a cui rimanevo aggrappato come se da essi dipendesse la mia totale esistenza. Ed in parte era proprio così. Da quando Helen e Alyssa mi erano state portate via il mio unico scopo era quello di rintracciare coloro che avevano compiuto tale gesto di fronte al mio sguardo impotente. Una furia cieca che mai prima della terribile notte mi aveva colpito, adesso mi accecava e stordiva, tendeva ogni muscolo del mio corpo, stringeva lo stomaco in una morsa dolorosa, bloccava la gola fin quasi farmi faticare a respirare. E poi, lasciava spazio alla disperazione. Erano oramai quasi sei anni che convivevo con queste tremende emozioni. L'ironia del destino voleva che solo grazie ad esse, adesso, sapevo di essere vivo. Erano la fonte di energia che mi spingeva ad andare avanti, alla ricerca di una vendetta tanto desiderata. Quella sera l'incontro non era andato benissimo. C'era stato uno scontro ed io ne ero uscito immune quasi per miracolo, salvo per una lieve ferita sul braccio destro di cui, confuso dall'adrenalina del momento, non mi ero neppure reso conto. Volevo soltanto trovare un luogo appartato dove sedermi e possibilmente prendere qualcosa di abbastanza forte da stordirmi un po'. Bella impresa considerato che oramai perché un qualche alcolico mi facesse effetto, dovevo buttare giù diversi litri senza possibilmente toccare cibo. In lontananza precepii il chiacchiericcio e qualche strimpellamento proveniente dai Tre Manici di Scopa, ma tirai dritto. Non avevo per niente voglia di buttarmi nel caos, faticare a trovare posto a sedere e vedere troppe facce allegre e spensierate. No, era un'altra la tranquillità che cercavo. Continuai la mia marcia, un paio di figure losche mi superarono. A capo chino proseguii senza neppure voltarmi. Percepii un paio di lievi fitte dalla leggera ferita al braccio, ma non vi diedi peso. Essendo interessato alla Medimagia a casa avevo un paio di pomate che avrebbero rimarginato il taglio nel giro di una notte o poco più. In pochi minuti raggiunsi la meta. La Testa di Porco. Buio, silenzioso, sporco. Nessuno si azzardava a farti domande, temendone le risposte. Mi avvicinai al bancone, ma la conversazione sussurrata e fitta di due figure maschili poco distanti da me attirarono la mia attenzione. Avevo sentito semplicemente "quella ragazza", avevo seguito il loro sguardo senza farmi notare e avevo capito stessero puntando una giovane donna seduta ad un tavolino. "...Sì buona idea, mi sembra abbastanza giovane perché possa cascarci..." Avevo fatto in tempo a notare le dita ruvide e sporche dell'uomo con la voce gracchiante, lasciar cadere una goccia di non so che nel bicchierino stretto nella mano del compare, certi di non esser visti da nessuno. "... Facciamole bere questa roba e divertiamoci con la pupattola.." "Ssssh, parla più piano idiota, vuoi che ci senta?" Non mi ci era voluto poi molto per capire cosa avessero in mente. Adesso avevo due possibilità, stare a guardare e far finta di niente, oppure intervenire prima che potessero fare del male a qualcuno. Purtroppo non faceva parte di me comportarmi come se nulla fosse e tapparmi gli occhi, non per nulla lavoravo al Ministero. Aspettai che i due tipi si avvicinassero al tavolino della ragazza ed iniziassero a parlare. Non potevo sentire da lì, ma potevo ben immaginare. Quasi sicuramente la giovane avrebbe rifiutato, ciò però non avrebbe fatto desistere i delinquenti. Calai il cappuccio sulle spalle e mi portai dietro di loro.
La ragazza è con me.
Asserii interrompendo uno dei due. Si voltarono nella mia direzione, gli occhi grandi e ben delineati della ragazza si puntarono su di me. Come a conferma delle mie parole, mi sedetti sulla sedia accanto a lei.
Mi dispiace rovinarvi la festa, signori, ma credo proprio dobbiate andare ad importunare qualcun'altra.
I due si erano lanciati un'occhiata veloce, mi avevano fulminato con lo sguardo ed osservato la giovane come a sondare la veridicità delle mie affermazioni. Non percependo obiezioni, si erano allontanati borbottando. A quel punto mi ero girato verso la ragazza, nel suo sguardo un'espressione che non riuscivo ben a decifrare.
Spero scuserà la mia invadenza, ma l'intruglio che quei due volevano propinarle non era esattamente acqua di rose, glielo posso assicurare.
Accennai un sorriso. Sicuramente se ne era accorta da sola, perlomeno però l'avevo tolta dall'impiccio di due malviventi che non si sarebbero staccati facilmente.
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