♥ Non piangere Nishimiya sai poco fa ti ho parlato in un sogno, mi sembrava di aver rinunciato a molte cose, ma non è così. Ho sempre pensato come te Nishimiya...♥
Sopprimendo a stento uno sbadiglio percorse gli ultimi metri che la separavano dall'enorme sala in cui tra poco avrebbe messo qualcosa sotto i denti. Finalmente. A dire il vero non sapeva dire se era peggio la sensazione di fame che le tormentava lo stomaco, il mal di testa che, ormai, le faceva compagnia dalla mattina oppure la sensazione di pesantezza agli occhi. Era stata una giornata totalmente improduttiva, che aveva trascorso a letto, attenta che nemmeno un piccolo spiraglio di luce colpisse la sua faccia. Aveva saltato la colazione, il pranzo e tutte le lezioni della giornata. Solo un'oretta fa era riuscita a mettere i piedi fuori dalla stanza, spinta dalla fame più che dal reale bisogno di socializzare. Obiettivo del momento: mangiare e tornare a letto. Nella sua testa tutto si svolgeva senza alcuna difficoltà peccato che ad un certo punto, una piccola figura nascosta nell'ombra le si parò davanti bloccandole il passaggio e facendole pure fare un salto all'indietro per lo spavento. "Violet ma sei impazz-" non riuscì nemmeno a finire la frase perchè quella iniziò a parlare senza sosta, sparando accuse a destra e a manca *E' impazzita* pensò. Non stava capendo la metà di quello che le usciva dalla bocca a parte un'unica sola cosa: lei mentiva. Non sapeva in che modo e quando lo avesse fatto ma l'accusa era innegabile. Lo sfogo continuò per qualche altro secondo. Poi terminò. Poi riprese. Poi sembrò terminare definitivamente. Al contrario del suo mal di testa che invece pensò bene di risvegliarsi approfittando di tutta la confusione che iniziava a prendere vita nella sua testa. Ma che coda diavolo stava succedendo?! Da dove nascevano tutte quelle accuse? Perché non poteva essere lasciata in pace? E poi che diavolo le aveva raccontato la cara nonnina? "Ascolta Violet.." iniziò"io non capisco di cosa diavolo tu stia parlando. Seriamente." il mal di testa non faceva che pulsare sempre più forte e fastidioso. Sembrava ci fosse un party in corso"Ne deduco che la cara nonnina ti abbia informato di ciò che mi disse al mio compleanno. Ma deve averti detto qualche idiozia visto le cretinate che ti stanno uscendo dalla bocca." "Di quali brutte cose stiamo parlando? Ti hanno segregata ancora nella tua stanza giocattolo? Di questa storia della guardiana ne so meno di quanto possa sembrare a parte che dovrò farti da balia per tutta la vita..." Infermeria, se il dolore peggiorava ci avrebbe fatto un salto o si sarebbe data una botta finale tanto per finire tramortita e non pensare più a niente fino al suo risveglio"Stai criticando tanto me ma alla fine tu non fai niente per smuovere la faccenda. Ah no aspetta, tu qualcosa lo fai: scappi. Scappi come una maledetta mocciosa e ti nascondi. Stai sempre li a piagnucolare o a scappare... sei diventata noiosa!" Si bloccò accorgendosi del suo tono di voce. Lo aveva alzato verso la fine della tirata senza rendersene conto e rischiando di fare una scenata in mezzo al corridoio ma forse per quello era ormai troppo tardi. "Basta me ne vado, ho fame, ho sonno e se continuiamo su questa strada finiremo per dirci cose che non pensiamo"con un sospiro e un leggero movimento delle mani lasciò cadere il discorso. Era stanca.
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In tutta quella situazione c'era decisamente qualcosa che non le quadrava e mancava un unico piccolo tassello per completare il puzzle. Non si riteneva un genio ma non ci voleva nemmeno una mente superiore per capire che Violet avesse scoperto la storia del suo strano "potere" e del ruolo che lei giocava nella faccenda ma non era quello ad averla fatta infuriare, era qualcosa successo durante le vacanze, che andava oltre e che allo stesso tempo era strettamente collegato... ma cosa? C'era lo zampino di sua nonna, poco ma sicuro. Rigirando la forchetta nel piatto guardò svogliata il cibo che solo qualche istante prima l'aveva guidata fuori dal letto e che adesso se ne stava nel piatto, sparpagliato in modo disordinato, ad indicare come ci avesse giocato per tutto il tempo. Per fortuna in pochi avevano assistito alla scenata e soprattutto si trattava di ragazzi che non conosceva, rispondere a domande insistenti era l'ultima cosa che voleva. Forse aveva usato parole e tono sbagliati per esprimere a voce ciò che sentiva ma non si pentiva d'aver detto ciò che pensava, ormai già da troppo tempo lei e l'amica si rincorrevano in un gioco che le ricordava tanto il gatto con il topo: lei cercava di prenderla e l'altra scappava a nascondersi. Allo stesso tempo sapeva di non aver detto alcuna bugia, omesso forse ma non mentito. Non credeva fosse suo compito raccontare l'intera storia a Violet, si trattava di affari di famiglia e lei non ne faceva parte anzi non erano proprio affari suoi. Ergo non avrebbe chiesto scusa. Nemmeno morta. Decisa riprese a mangiare di gusto, senza che se ne fosse accorta il tempo era passato e pian piano la sala aveva iniziato a svuotarsi. Per fortuna anche il suo mal di testa si era un poco affievolito.
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Finì di mangiare ciò che aveva nel piatto fino all'ultima briciola, in qualche modo l'essersi calmata un po' le aveva riaperto la voragine che sentiva nello stomaco. Stava pensando se chiudere in bellezza con un bel dolce o meno quando, poco lontano sentì la ormai nota vocina di Violet farsi strada tra il chiacchiericcio delle poche persone rimaste nella sala. Perché ancora si stupiva quando questa iniziava i suoi discorsi tutto d'un tratto e senza per di più fermarsi un attimo, non lo capiva. Ma respirava tra una parola e l'altra? O aveva un terzo polmone che iniziava a funzionare in caso di parlantina acuta? Imbarazzata per la piega che aveva preso la situazione si alzò in tutta fretta dalla lunga tavolata *Ci manca solo che si metta a frignare in mezzo alla gente*. Le passò accanto e con un gesto secco della mano la invitò a seguirla. Non sapeva nemmeno lei come sentirsi: qualcuno degli altri si sarebbe impietosito davanti al tono piagnucolante dell'amica, tutti si intenerivano sempre quando faceva così, probabilmente perchè Violet ricordava un coniglietto bisognoso d'affetto. E cosa fai quando davanti hai un animaletto coccoloso in cerca di affetto o perdono come in questo caso? Partono un coro di "ohhhh" da rincitrulluliti, ti piange il cuoricino, finisci per pensare "ma si, per questa volta..." e si conclude tutto cosi. Lei invece più guardava la sua faccia e più si sentiva salire il magone dal nervoso. Si fermò all'improvviso, in un punto del corridoio, poco prima delle lunghe scalinate, in cui non c'era nessuno. "Allora... adesso tu mi lasci parlare se no te la strappo quella linguaccia!" *naaa troppo d'effetto come frase anche se, ehi, ci sarebbe stata benissimo* "Allora... il mantenere un segreto non vuol dire che ti ho mentito, almeno dal mio punto di vista. Il mio compito era solo quello di aspettare il momento giusto, momento che avresti scelto tu, non io. Tu hai parlato tutto il tempo di bugie ma io non sono d'accordo, non ti ho mai mentito" *che situazione del cavolo!* "la prossima volta invece di nasconderti nemmeno fossi un serial killer, mi dici subito se hai un problema con me, ho 12 anni è vero e sono piccola ma penso che nonostante tutto si possa parlare delle cose con calma, invece di ricorrere a patetiche sceneggiate da soap opera di terza categoria." Oh wow! Perché aveva aspettato così tanto per sbatterle in faccia quello che pensava? Le sembrava di essersi tolta un peso grosso come una casa dalla coscienza"Non ho molte qualità ma se c'è una cosa positiva che i miei genitori mi hanno lascito è la sincerità. Non dico che in futuro non ti mentirò mai, magari lo farò a fin di bene, magari semplicemente perchè commetterò un errore, non sono perfetta, ma non oggi." Bugie, menzogne, sotterfugi. Con quelle tre parole che le gironzolavano per la testa voltò le spalle alla compagna e se ne andò. Quando aveva permesso che le cose si riducessero a quello?