Roots before branches, Privata

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view post Posted on 5/10/2015, 10:54
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I gotta have
Roots before branches
To know who I am
Before I know
Who I wanna be
And faith
To take chances
To live like I see
A place in this world
For me






• Sala Comune Grifondoro, Hogwarts •



"Ehi, posso andare prima di te in bagno?"
La voce tranquilla di Oliver nascondeva una sorta di divertimento che non passò di certo inosservato da parte dell'altro ragazzo presente nel dormitorio. Il ragazzo si rivolse all'Irlandese con uno sguardo quasi misterioso, gli occhi ridotti a due fessure come un serpente pronto ad attaccare la sua preda. Scosse il capo, alzandosi dal letto a baldacchino dagli accesi colori rosso ed oro, mentre puntava un dito contro il petto di Oliver. Con fare scherzoso, rispose alla sua apparentemente normale domanda.
"Per nascondermi Sapone di Uova di rana così da farmi puzzare come non mai? Non ci tengo, caro Brior, i tuoi scherzi sono prevedibili"
Colpito e affondato.
Il Grifone provò a deviare il discorso, cercando di addurre motivazioni plausibili per le quali dovesse andare prima dell'amico alla toilette: tuttavia, per quanto adorasse prendersi gioco dei suoi compagni di stanza e non solo, in quel momento non fu in grado di dire nulla, perché si ritrovò a ridere come un bambino. Sempre con una sorta di garbo quasi principesco, Oliver si pose una mano sulla bocca aperta, lasciando risuonare una risata cristallina in tutta la stanza numero due del dormitorio maschile della sua Sala Comune. Un attimo dopo, l'amico sfrecciò nel bagno, ma non prima di aver detto:
"C'è posta per te"
In effetti, rimasto da solo, l'Irlandese si accorse di una civetta che sembrava quasi bussare alla finestra di quella zona della Torre Grifondoro, beccando contro il vetro chiuso come per attirare l'attenzione. Oliver corse da lei, spalancando le ante di legno e lasciando entrare il volatile. Un'ondata di panico si perse negli ultimi residui della risata sbocciata poco prima: era bastato posare lo sguardo su quel pennuto per far perdere lucidità al ragazzino.
*Non può essere, non può essere!* pensava, come se continuare a ripetersi quella frase mentalmente potesse esprimere al meglio la realtà. Gli occhi verdi non riuscivano a staccarsi da quelli ampi e arancioni della civetta, ferma come se fosse stata appena Trasfigurata in un'estensione del mobile sul quale si era posata. Oliver le diede qualche biscotto gufico che aveva acquistato tempo prima da Mielandia, poi si lasciò cadere sul letto simile ad un peso morto, mentre slegava la pergamena dalla zampa del volatile così serio. Lady avrebbe arruffato le sue candide piume, beccando Oliver, il suo proprietario, su ogni lembo di pelle scoperta. Fortunatamente quella civetta, al contrario, era molto più raffinata della sua, ma non aveva dubbi al riguardo; l'aveva riconosciuta, sebbene non fosse ancora in grado di comprendere il motivo della sua visita. Con le mani tremanti e la testa leggermente sovrappensiero, Oliver aprì la lettera e rimase perfino più stupito di quanto non credesse possibile. Poche linee, tracciate in una sinuosa calligrafia come solo una persona dedita al galateo avrebbe saputo fare, formavano lettere e numeri che occupavano l'intero spazio della carta color caramello. Oliver rigirò la busta, nella speranza di trovare altri dettagli. Nulla.



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Rilesse più volte, alla ricerca di qualche codice nascosto, di allusioni che non aveva ancora colto o di qualsiasi altra cosa. Nulla, completamente nulla. La pergamena segnava soltanto il luogo di un presunto incontro con relativo orario: tutto sommato, era perfino preciso al massimo grado, per quanto avesse così pochi dettagli. Del resto, aveva riconosciuto il mittente fin dall'arrivo della civetta, che adesso aveva fatto volare via senza alcun messaggio da recapitare alla sua padrona. Non restava che prepararsi: altro che scherzi con sapone di uova di rana, quella serata avrebbe portato nuova felicità nello spirito di Oliver. Forse.





• Testa di Porco, Hogsmeade •



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Raggiungere il sobborgo magico più famoso di tutto il Regno Unito non fu difficile; Oliver ormai lo conosceva bene, ma non si sarebbe mai sognato di dire "come le sue tasche", considerando quanto Hogsmeade fosse ampio e articolato. Era stato numerose volte in quel paesino, a partire dal suo primo incontro organizzato proprio da un gruppo di Hogwarts capeggiato dalla Prefetta Corvonero per concludere, come se ce ne fosse bisogno, con le sue scappatelle nei vari negozi e, in particolare, da Mielandia, il Paradiso di Zuccheri che tanto adorava. Sarebbe rimasto in quel locale per ore ed ore, ma non era la sua destinazione, almeno non per quella serata. Era uscito dai cancelli della scuola senza problemi: doveva ammettere che essere diventato Prefetto facilitasse le cose, sebbene compiti e doveri poi le compensassero come una bilancia con due pesi. Scacciò quella metafora poco chiara non appena raggiunse il centro del villaggio magico: erano le otto di sera e per quante volte Oliver fosse stato in quel luogo, non lo aveva mai visto di notte. Del resto, poteva appartenere o meno al personale scolastico, ma comunque doveva ritornare ad Hogwarts prima del coprifuoco; quel giorno, essendo sabato, non avrebbe avuto di quei problemi: il giorno dopo non c'erano lezioni al castello, così poteva soggiornare a sua volta alla Testa di Porco con la persona che avrebbe dovuto incontrare. In un certo senso, Oliver si chiese se anche quel dettaglio non fosse stato studiato e la risposta non poteva che essere affermativa. Indossando un lungo montgomery di classe regalatogli da sua nonna il Natale precedente, Oliver si strinse tra le spalle, sentendo già il vento gelido del fin troppo prematuro Inverno; teneva il giubbotto aperto, lasciando intravedere una felpa arancione, eppure agli occhi di qualche passante sarebbe potuto sembrare un idiota pronto a prendere un raffreddore: il vero motivo per cui aveva il cappotto spalancato, in effetti, era dovuto alla bacchetta magica nascosta nella sua tasca interna laterale; non era sicuro al cento per cento di essere al sicuro, quella serata, così si era premunito per bene, portando con sé non solo l'inseparabile bacchetta di Abete, quanto anche un sacchetto di Polvere Buiopesto Peruviana e un Detonatore Abbindolante. D'altronde, come poteva non preoccuparsi dopo aver ricevuto una pergamena da una persona che non sentiva né vedeva da anni? Una persona a lui così cara, a tal punto da considerarla un vero e proprio parente. Con il naso infreddolito, Oliver si passò una mano sul volto, sentendo un piccolo strato di barba: dannazione, non l'aveva tagliata! Ovviamente non gli apparteneva, aveva solo tredici anni per preoccuparsene: era stato il compagno di stanza che, al seguito della scoperta di una Tazzina Mordinaso sul letto, gli aveva castato contro un Incanto Barbae, frenato con un minuto di ritardo dallo stesso Oliver. In conclusione, adesso aveva quel minuscolo strato di peli scuri, quasi lo rendeva esteticamente più adulto, quindi non gli importava più di tanto. Completava il tutto un paio di jeans scuri con scarpe da ginnastica scure. Con la mente ancora una volta persa nei meandri del suo cervello, Oliver recuperò le indicazioni che si era segnato sul suo taccuino, riposto in un'ampia tasca del montgomery.
*Strada laterale dopo... eccolo!*
Alzò lo sguardo per seguire un vicolo scarsamente illuminato. Affrettando i suoi passi, raggiunse dunque un pub dall'aria poco raffinata. Le labbra del ragazzo si piegarono in una sorta di smorfia, mentre lo sguardo seguiva un'insegna assurda, una sorta di cinghiale sanguinante, se davvero avesse visto bene con quella poca luce. Doveva essere proprio la Testa di Porco. Guardò un'ultima volta a destra e a sinistra prima di attraversare la strada dissestata e arrivare di fronte un portone di legno che sembrava quasi cadere a pezzi. Forse era la sua impressione, ma a pelle avrebbe detto di non amare quel posto. In effetti, spalancata la porta, la visuale che gli si presentò fu letteralmente tragica. Non si sarebbe neanche soffermato per descrivere, onde evitare di svenire da un momento all'altro. A differenza degli altri Brior, lui aveva preso anche dal ramo materno e fortunatamente era caratterialmente più forte. Se ci fosse stata sua nonna paterna, in quel momento, le sarebbe venuto un attacco di cuore immediato.
*Ma dove diamine sono finito?* pensò, facendo un profondo respiro e infilando le mani nelle tasche laterali del giubbotto. Con passi leggeri raggiunse il bancone. Se non errava, Versus, una sua concasata, doveva lavorare in quel pub. Oliver si chiese il motivo di tale folle scelta, ma forse la studentessa aveva le sue buone ragioni. Si schiarì la gola e, rivolgendosi al nulla, disse: "Buonasera" con un tono di voce abbastanza alto, così da farsi sentire. Sperava davvero di incontrare Versus e non qualche uomo rozzo, perché già ne aveva abbastanza: era sempre vissuto in un ambiente raffinato e tirato a lucido, lo stesso si poteva dire per la persona che avrebbe dovuto incontrare, almeno era così anche per lei fino alla loro ultima conversazione. Non appena avesse trovato qualche cameriere, gli avrebbe chiesto di salire alla stanza numero dieci, come da appuntamento.


Il pagamento della stanza numero dieci viene detratto dal conto di Oliver in offgdr, per favore. Grazie (:

Nome: Oliver
Cognome: Brior
Camera Blindata: N1885
Numero della stanza: 10



Edited by David J. Potter - 5/10/2015, 18:42
 
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versus zero
view post Posted on 5/10/2015, 17:50






15 Anni - Studentessa II Anno - Scheda () - Outfit

[ Mattino, fin troppo presto, Hogwarts ]

Aveva ascoltato il suono del suo carillon incantato per qualche minuto prima di sprofondare in un sonno profondo, di quelli rigeneranti. Svegliarsi senza l’ausilio di sveglie animali o umane era decisamente un buon inizio. Anche constatare che era sabato e non c’erano lezioni era un ottimo punto di partenza.
Il silenzio che proveniva da dietro la porta del dormitorio rivelava che doveva essere ancora presto; i Grifondoro erano abbastanza vitali e chiassosi, quindi quella pace poteva significare solo una cosa: si era svegliata prima della colazione.
Indossò una tuta, facendo attenzione a non fare troppo rumore, quindi tese un braccio, invitando il corvo a scollarsi dal trespolo improvvisato su una delle assi del letto a baldacchino.
Ai suoi piedi, un geloso Mordicchio la prendeva a testate sugli stinchi, facendo delle fusa più rumorose del normale, cercando di attirare l’attenzione. Una carezza era più che sufficiente per il felino che, soddisfatto, le fece largo fino al portone d’ingresso, con aria fiera, come se fosse stata lei a decidere di coccolarlo, senza che lui chiedesse nulla.

Mewwwwww (Giretto!)
Sì, ora usciamo, dobbiamo solo aspettare che aprino il portone.
Maoooo (Giretto!)
Craaaa (Cibo?)
… Oh, ora si può uscire. Smettetela di fare casino.

Nemmeno il tempo di varcare la soglia che dava sul giardino, che Wilder se ne era volato chissà dove, probabilmente a cacciare.
Una corsetta nel parco ancora sgombro, una doccia e una bella colazione.
Anche il Kneazle sembrava soddisfatto, stare troppo fermo lo caricava di energie rendendolo nervoso e, di conseguenza, potenzialmente pericoloso per gli estranei. Non si era messo a correre, però aveva dato il tormento a molte creaturine e ciò gli bastava per sentirsi un temibile predatore.
Se ne era poi andato in esplorazione per i fatti suoi.
Sperando che non catturasse i roditori degli altri studenti, la Rosso-Oro si diresse al Testa di Porco pervasa da un senso di rilassatezza generale, manco stesse andando da Mielandia.
C’era un clima perfetto (per lei che amava il gelo), né troppo caldo né troppo freddo, ispirava a pieni polmoni buttando fuori l’aria a sbuffi, canticchiando e osservando il panorama senza troppi pensieri per la testa. Si passò sovrapensiero una mano sul ciuffo già spettinato di suo, reso ancora più caotico dalla leggera brezza formata da quella naturale e dal suo spostamento rapido.

*Oggi tiro giù il mondo!*
Come no.

[ Testa di Porceddu, Metà mattino ]

Si sgranchì le ossa in uno stiracchiamento generale, per poi buttarsi in quel postaccio che per lei era più una seconda casa.
Nemmeno il tempo di entrare che un uomo bussò alla porta sul retro. La pesante mano che aveva picchiato il legno apparteneva a un tizio emaciato, sporco e dall’espressione indecifrabile. Prese parola dopo aver rivolto alla giovane un sorriso quasi inquietante.

La rooobaaah.
Ehm… ah! Non lo dica così, sembra che vende droghe se no.
Ti servono?
Oh, beh… no dai. Non oggi perlomeno.

Mr. Dente Splendente (così lo chiamava lei) era il fornitore di carni speciali ed eventualmente anche di spezie rare da aggiungere ai drink per adulti. Il soprannome derivava dall’incisivo oro che sembrava quasi splendere in mezzo a quella dentatura ingiallita. Le aveva dato un sacco untuoso sgocciolante, adagiato su una splendida tavola di legno ammuffito, in cambio voleva solo una cassa di idromele.
Concluso il baratto, non rimaneva che consegnare la carne (di prima scelta ovviamente, solo carne di prima scelta al Testa di Cinghialotto) all’Elfo Molesto.
Chef… che roba è?
Non ragioniam di lor, ma guarda e passa.”
Eh?
Merlino Ballerino sui cadaveri di mago, roba mia!

L’attendeva l’ennesima nuova giornata lavorativa non molto impegnativa (non lo era mai veramente a dirla tutta, a parte quando qualcuno prenotava il locale) che passò abbastanza velocemente, complice il buonumore che le era rimasto addosso dal risveglio. Non era poi così insolito, anche se l’adolescenza la rendeva turbolenta.

[ Sempre lì, sera ]

La cosa stramba di quella giornata, clienti di razze miste e sconosciute e parte, fu il vedere una figura nota, cose che non capitavano quasi mai.
Un ragazzino dai capelli mossi/riccioli... non definibili in un modo o nell’altro: Brior, un concasato che aveva incrociato qualche volta fuori dalle lezioni.

Oliver? Benvenuto, stanza… oh! Seguimi.
Non dovette nemmeno guardare la lista delle stanze libere o meno, non erano molto richieste. Non fece nessuna domanda circa la sua connessione con quel cliente o i motivi che spingevano un Prefetto per visitare un alloggio... lì. I letti dei Grifoni erano ben comodi e puliti, perché abbandonarli? In quella stanza c’era un molliccio e chissà cos’altro. Non osava pensare ai materassi e nemmeno ne fece cenno; le coperte erano quasi decenti e ciò era un miracolo.
La persona a lei sconosciuta che occupava quel tugurio si era assicurata che nessuno la disturbasse, eccetto un ragazzo che sarebbe arrivato dopo, verso quell’ora. Doveva essere lui. Un po’ era curiosa ma si fece gli affari suoi, era la prassi.
Percorse le scale di legno scricchiolanti, fino a un corridoio stretto e quasi buio, fermandosi davanti alla porta di una delle ultime stanze. La vicinanza tra le porte faceva quasi pensare che dietro all’ingresso ci fosse al massimo uno stanzino, ma così non era e lo avrebbe scoperto da solo.

Il proprietario non garantisce per l'incolumità dei vostri oggetti personali… oltre che della vostra persona. Per il resto: buona permanenza! Se vi serve qualcosa, sapete dove trovarmi.
Un tono quasi divertito unito a un sorriso cordiale, di quelli che i negozianti fanno anche se in realtà vorrebbero solo dormire. Difficile dire se si fosse parata il posteriore da eventuali problematiche o stesse scherzando. Prima di allontanarsi, indicò col pollice il numero sgranato e arrugginito sulla porta, un dieci per l’esattezza, due pezzi di metallo sofferenti a dirla tutta. Se ne stavano lì ad altezza uomo, nella parte centrale di quel blocco di legno, dando la parvenza di cadere da un momento all’altro, come tutto il resto in effetti.


❝ Quindi... il mio bene non è necessariamente anche quello degli altri. ❞

CODICE ROLE SCHEME © dominionpf



1 Notte, Stanza doppia = 5 Galeoni.

Se vi serve altro, fatemi un fischio!
 
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view post Posted on 5/10/2015, 20:50
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Gwynrhosyn

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AISLINN MIA HAWTHORN



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Fugitive -- 21 -- Ex Griffyndor -- Oh la la --
Casterly Quartz, qualche giorno prima.

« Sei proprio un disastro Dorian. Footwork. Su quella testa; nessun gentleman si guarda i piedi mentre accompagna la sua dama in un waltzer! Postura! » puntualizzava la strega dai capelli color cenere, mentre si muoveva armoniosamente in un bellissimo abito da sera nero. Uno aderente, semplice, senza troppi fronzoli, che ne sottolineava perfettamente le forme. Attraverso quelle parole pareva proprio di essere al cospetto di Geralt, lo strigo, ma non era così; Aislinn aveva ereditato molte caratteristiche dallo strigo, l’essere significativamente esigente era una di quelle. Ella infatti cercava di istruire il fratello maggiore nella nobile arte della danza; purtroppo Dorian non ne era né particolarmente interessato, né tantomeno convinto. Purtroppo per lui, gli Hawthorn erano persone a modo, con delle tradizioni, di buon gusto; di certo non poteva mancare un ballo alla festa di fidanzamento tra lui e la promessa sposa. Invidiava la sorella; l’azione era tutto ciò a cui anelava, e, invece, sin dalla nascita ogni cosa della sua vita era stata pianificata accuratamente. Non voleva diventare chissà quale illustre Lord, né tantomeno lavorare al Ministero della Magia. Voleva solo studiare i draghi e andarsene in giro per il mondo, proprio come faceva Aislinn. Peccato che lei fosse costretta a farlo. Non aveva mai avuto la vita facile, e in quel periodo lo era ancor meno.
Dorian, tuttavia, non se la cavava per niente male, ma la puntigliosità di Mia era solo una scusa per poterci trascorrere più tempo insieme. Da quanto Lord Hawthorn aveva aumentato i sistemi di sicurezza di Casterly Quartz si vedevano un po’ più spesso, il che non le dispiaceva proprio. Si chiedeva se fosse sempre così la vita delle persone ordinarie; non era affatto una brutta vita quella che facevano. Era davvero bello potersi alzare la mattina e fare colazione insieme alla sua famiglia, potendo ridere ed essere spensierata, senza essere costantemente terrorizzata che la Caccia Selvaggia facesse irruzione e catturarla. Era altrettanto bello poter leggere nel roseto nelle giornate di sole, con l’intenso profumo di lillà che amava tanto, così tanto da portarlo lei stessa. Era il suo segno distintivo; profumo di lillà e uva spina. Ma, tra tutte le cose che adorava di quelle giornate, erano appunto le giornate con Dorian. Non aveva mai avuto modo di trascorrere del tempo in modo così spensierato con lui. Si sentì in colpa per essere stata così dura.
« Squaess’me Gvalch » disse lei facendo per scusarsi.
Dorian fece per rispondere, ma un rumore fastidioso attirò la loro attenzione. Vi era infatti un elegantissimo rapace. Accorsero subito, porgendogli qualcosa che potesse ristorarlo. Dorian notò subito il destinatario della lettera e la porse alla sorella. Era davvero curioso. Davvero davvero curioso che quella lettera provenisse da Hogwarts, ma attese che fosse la sorella ad aggiornarlo sul contenuto. Mia si affrettò ad estrarre la lettera dalla busta e s’immerse nella lettura della stessa.
« Ho un colloquio! Per il posto di infermiera! » disse lei con un sorriso a trentadue denti, un sorriso sincero come ne aveva visti pochi dipingersi su quel volto. Non riuscì a trattenere un gridolino di pura estasi.
Sarebbe tornata ad Hogwarts, ancora una volta. Non sapeva se ci sarebbe rimasta, ma l’idea di poter varcare la soglia di quel posto che per sette anni era stata la sua casa la eletrizzava parecchio.


Hogsmeade, La Testa di Porco.
Era ad Hogsmeade, dopo così tanto tempo. Si guardava attorno estasiata, meravigliata. Era esattamente come se la ricordava e le sembrava di sognare. Era una sensazione troppo bella e profonda per poter essere descritta, ma era come il Natale; ti entrava dentro, nel profondo e senza neanche sapere perché eri comunque felice. Davvero felice. Tutto sembrava migliore, specie ad Hogwarts.
Mielandia pullulava, come sempre, di giovani maghi che cercavano di arraffare quanti più dolci potevano tenere fra le braccia –e quanto potesse permetterlo il portafoglio-, da Madama Piediburro era ancora tutto ovattato, con le giovani coppiette che bevevano il tè e mangiavano biscotti tra una carezza e le guance arrossate per l’imbarazzo che la situazione creava. Si sarebbe concessa volentieri una Burrobirra al Tre Manici di Scopa, ma aveva un appuntamento e non sarebbe stato carino presentarsi in ritardo.
Si diresse, quindi, alla Testa di Porco; prima di vivere certe esperienze le sarebbe di certo venuto un attacco di cuore, ma ne aveva passate tante. Non poteva essere peggio del dover dormire in una grotta o sotto una capanna homemade nel bosco, sotto la pioggia. Sapeva di non avere molto tempo, era già passato una buona parte del tempo a disposizione da quando aveva ingerito la Pozione Polisucco, doveva sbrigarsi. Accelerò il passo, nonostante il corsetto le stringeva e ciò non faceva altro che farle mancare ancor di più il respiro. Quando giunse nel locale sospirò nel constatare che era rimasto esattamente come se lo ricordava. Fu accolta subito dal personale di servizio e si fece scortare nella stanza che avrebbe dovuto ospitarla in quella giornata.
Appena si richiuse la porta alle sue spalle, cominciò a notare che i capelli da corvini si schiarissero fino a divenire color cenere, quasi bianchi. Le cicatrici sul viso e tutto tornava a ridefinire il suo vero aspetto.
E ora doveva solo attendere che la sua visita si facesse viva. Era così emozionata che non riusciva a stare ferma, mentre giocherellava instancabilmente con la sua collana di ossidiana nera. Non le sembrava vero, eppure era lì e tutto andava bene.
Amor gignit amorem


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Edited by rosenrot' - 7/10/2015, 21:09
 
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Fortunatamente, il semplice desiderio di Oliver era stato esaudito dal Fato, così da permettergli di non incontrare alcun uomo rozzo, ma solo la sua concasata. Versus sembrava quasi essere a suo agio in quel posto e, ancora una volta, lo studente si chiese come potesse essere possibile una cosa del genere: insomma, lui era stato istruito all'eleganza e alla raffinatezza della vita in tutte le sue forme, quindi forse era un caso a parte, eppure nessuno sarebbe stato a suo agio in un luogo sporco e tetro come la Testa di Porco. Forse Versus aveva parenti lì? Magari lo stesso proprietario era uno dei suoi genitori, chissà; sebbene curioso fino all'estremo grado, Oliver si ripromise di tacere e di evitare domande indiscrete. Se ce ne fosse stata occasione, allora in futuro avrebbe avuto una conversazione con la ragazza, accennando anche a quel suo lavoro singolare, l'importante è che qualsiasi discussione fosse piacevole e sicuramente in un posto più limpido.
"Grazie, Versus, sono felice di vederti" disse ad alta voce, accorgendosi di aver usato comunque un tono quasi smorzato. Si schiarì la gola, mentre seguiva la Grifondoro attraverso scale dall'aria poco stabile. Camminando lentamente, Oliver provò a guardarsi attorno: l'oscurità non permetteva di scorgere perfettamente i dettagli, ma il ragazzo si convinse che quel piano superiore non fosse poi chissà quanto diverso da quello inferiore. Diverse domande frullarono nella sua mente: perché aveva accettato un appuntamento in quel pub? Perché la persona che avrebbe dovuto incontrare non aveva scelto proprio un locale tranquillo di Hogwarts? E, soprattutto, per quale assurdo motivo gli aveva spedito una pergamena così misteriosa? Non si sentivano... da quando? Circa due anni o giù di lì, se avesse ricordato correttamente, dunque l'improvvisa nuova apparizione di quella Strega di talento rendeva Oliver e scettico e sorpreso allo stesso tempo. Versus si era appena congedata accennando qualcosa sull'insicurezza e sull'inaffidabilità, lasciandolo da solo di fronte una porta diroccata.
*Fantastico, non potevo chiedere di meglio* pensò lo studente, stringendosi ancora una volta nel su montgomery prezioso: non voleva essere né derubato né ferito né disturbato, perché se davvero dietro quella parete ci fosse stata la donna che considerava una zia acquisita, allora avrebbero avuto di che parlare per ore intere. Per fortuna, Oliver non aveva problemi legati al coprifuoco quella sera: suo malgrado, avrebbe dormito proprio in quel pub, ma almeno sarebbe stato al sicuro con la Strega. Era davvero lei? Stava per abbracciare dopo anni una delle persone più care nella sua vita? Non restava che scoprirlo. Con il cuore che batteva all'impazzata, Oliver sollevò una mano bianca come uno spettro in quella fioca luce del corridoio. Osservò l'incrostatura della porta di fronte a sé e poi fece battere le nocche contro quel legno sfregiato. Il suono dell'impatto si propagò come una bombarda: sperava soltanto di aver fatto la scelta giusta e di essersi presentato all'appuntamento programmato. Nel caso non fosse stato così, be', aveva pur sempre bacchetta e oggetti magici da sfruttare a suo vantaggio.

 
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view post Posted on 7/10/2015, 18:55
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AISLINN MIA HAWTHORN


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Fugitive -- 21 -- Ex Griffyndor -- Oh la la --
L’attesa non sarebbe durata molto, ma questo Aislinn non lo sapeva.
Quel posto non le era mai piaciuto, era sporco, pericolante e con brutti ceffi a frequentarlo, ma era esattamente il tipo di locale che le serviva. Il personale era solito tenere la bocca chiusa e questo era ciò che contava. Non voleva problemi, ne aveva già abbastanza.
Si guardò attorno con un’espressione di puro disgusto; per lo meno il bosco, la grotta e tutti gli altri luoghi naturali in cui si era rifugiata, erano così allo stato naturale. Non poteva certo aspettarsi un letto a baldacchino in un bosco, il che comunque era stata un’esperienza tutto sommato piacevole, consideranto il cielo stellato sopra la testa e le lucciole che fluttuavano, catturando completamente la sua attenzione.
Lì invece tutto aveva l’aria di cadere a pezzi, e si facevano pure pagare. Chissà quand’era stata l’ultima volta che avevano lavato la biancheria da letto, o quando avevano anche solo pulito in generale.
Scacciò quei pensieri; non era carino giudicare le persone.
Solo in quel momento si ricordò del colloquio che l’attendeva l’indomani; aveva grandi aspettative per quell’occasione. Non era solo per garantirsi comunque uno stipendio a fine mese, potersi mantenere era importante, ma era molto di più. Quell’occasione significava molto per lei. Avrebbe finalmente avuto un po’ di stabilità, avrebbe potuto finalmente avere una vita sociale duratura, avrebbe potuto inserirsi per una volta in una comunità e non essere una fuggitiva, una reietta. Quel colloquio avrebbe potuto cambiare molte cose, e sperava vivamente che fosse il suo caso.
Chissà quali domande le avrebbero fatto, chissà se ne sarebbe stata all’altezza. Solo a pensarci le saliva l’angoscia. Doveva andare bene, era la sua unica occasione.
Poi però si disse che l’inverno stava arrivando, arrivava sempre prima o poi e fino a quel momento ce l’aveva fatta. Ce l’avrebbe fatta anche questa volta, era solo stanca di quella vita.
Un rumore la destò da quei pensieri. La sua mano istintivamente attorno al manico di Gwenhwyfar, la portava sempre sulla schiena. Avrebbe potuto sfoderarla in un baleno. Rimase per un attimo in ascolto, poi si avvicinò alla porta. Porse la mano tremolante sulla maniglia. E se non fosse stato Oliver ? E se fosse stato qualche mercenario a recuperarla una volta per tutte ?
Non era il momento di farsi guidare dalla paura. Lei era un tipo coraggioso, se si fosse dovuta difendere l’avrebbe fatto.
Fece lievemente pressione sulla maniglia e aprì la porta piano, così piano che le sembrò un’eternità.
Tirò un sospiro di sollievo alla vista di quel ragazzino vestito di tutto punto e con un’espressione dolce come lo aveva lasciato l’ultima volta. Stava diventando un bel ragazzo, per l’orgoglio di nonna Brior, che non avrebbe mancato di esporlo come un trofeo al prossimo ballo o cena con illustri signori e signore.
E quella cos’era ? Barba ? Doveva essere passato più tempo di quanto immaginava, il che la fece sentire terribilmente vecchia. Anche lei aveva qualche ornamento in più sul viso e sperava tanto che non l’avrebbe terrorizzato.
Aveva fatto la scelta giusta ad invitarlo ? Forse non avrebbe dovuto esporlo a certi rischi, ma quando aveva saputo che frequentava Hogwarts non fu in grado di trattenersi.
« Non puoi neanche immaginare quanto sia contenta di vederti! » disse nel modo più amorevole che potesse esistere su quel pianeta. Avrebbe voluto aggiungerci un soprannome, ma sapeva quanto lui li detestasse, lasciò perdere.
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Edited by rosenrot' - 7/10/2015, 21:16
 
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view post Posted on 9/10/2015, 10:02
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Oliver era cresciuto in una famiglia di Maghi da generazioni, dunque non aveva una cultura Babbana chissà quanto ampia, ad eccezione delle storie e delle strane curiosità che suo zio Albert gli aveva raccontato; eppure, osservare la porta di fronte a sé che si apriva lentamente gli ricordò uno di quei discorsi su "film" e cose simili che aveva sentito anche da alcuni concasati nonché compagni di dormitorio: loro accennavano a qualcosa come "suspence", una sorta di attesa che legava due scene in maniera imprescindibile. In quel momento, Oliver pensò di essere sul punto di vivere una seconda scena, una di certo più piacevole non appena l'ingresso di quella camera sporca e buia fosse stato spalancato. In effetti, bastò attendere qualche istante prima che il "film" di quel presente procedesse il suo corso. Il giovane Mago si strinse un'ultima volta nel montgomery di classe che aveva indossato per l'occasione, mentre una manciata di secondi dopo il suo sguardo si posò su quello di una persona a lui tanto, forse troppo cara. Il cuore spiccò il balzo, iniziando a battere all'impazzata per la gioia dello stesso ragazzo. Allora era vero? Non stava sognando? Si diede un pizzicotto veloce sulla gamba, prima di sollevare entrambe le mani dalle tasche profonde del suo cappotto. Se il corpo stesse inviando segnali di pura emozione, il suo viso assomigliava ad un autentico specchio in grado di riflettere la bellezza di quel momento, oltre che l'attesa dell'incontro in sé. Oliver provò ad articolare un qualsiasi suono dopo aver sentito la frase pronunciata dalla donna apparsa sull'uscio, ma non ne fu capace. Sentiva la gola secca, come se ogni discorso fosse stato spazzato via da un turbine invisibile. Avido di dettagli, i suoi occhi color smeraldo avvolsero l'intera figura della Strega in quella camera fatiscente: sebbene non si vedessero da alcuni anni, Oliver la ricordava perfettamente, essendo una donna che chiamava e che avrebbe continuato a chiamare "zia"; eppure, di fronte non scorgeva Aislinn, quanto una sorta di raffigurazione meno splendente di quello che un tempo fosse stata la giovane. Cos'era successo? Il volto era come segnato da qualcosa, ma lo studente di Hogwarts non riusciva a vedere per bene a causa della fioca luce; del resto, era ancora in corridoio. Tutto in sé urlava un solo comando: abbracciala! Non voleva fare altro, non voleva specificare nulla né iniziare subito con frasi di circostanza apprese e sancite dal galateo. Il suo unico desidero era quello di stringere zia Linny a sé, stritolandola e sentendola vicina in maniera concreta. Come da lontano, tuttavia, la voce di Madama Lancaster, l'insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure di Hogwarts, invase la sua mente, invitandolo a prestare attenzione e a non abbassare fin da subito le difese. Ma come poteva? Quella era sua zia, la riconosceva perfino dal classico e amato profumo di uva spina, l'odore della sua infanzia e dei suoi ricordi piacevoli. Come poteva credere che di fronte a sé ci fosse un'altra Strega? Erano identiche. Un'altra voce, simile a quella della stessa docente di prima, gli sussurrava: "Pozione Polisucco". Magari qualcuno aveva preso le sembianze di Aislinn? Per quale motivo? E perché, soprattutto, farlo per acciuffare Oliver? Forse per una sorta di rapimento con conseguente riscatto, d'altronde i Brior erano più che benestanti. Il ragazzo deglutì. "Io... io..." sussurrò, combattendo l'irrefrenabile desiderio di abbracciare la donna di fronte.
"Qual è stata la prima volta che ci siamo incontrati?" chiese, accettando la voce della coscienza, che gli diceva di essere prudente, almeno all'inizio. Se la Strega fosse stata un'impostora, avrebbe risposto di sicuro "una cena" o qualche incontro galante nella tenuta di famiglia, ma in realtà c'era un episodio antecedente quelle cene di gala, un appuntamento che aveva visto partecipi soltanto Aislinn e Oliver, in un piccolo spazio aperto sotto la volta stellata. La Festa della Luce, era la risposta esatta e tutto, ogni fibra del corpo e dell'anima del ragazzo, sperava di sentire quelle parole. Il suo sguardo si adombrò, come per dire "Scusami, zia Linny". Era un giovane Mago, doveva seguire gli insegnamenti di Madama Lancaster. Eppure, si rimproverò come mai prima d'ora.

 
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view post Posted on 9/10/2015, 18:30
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Gwynrhosyn

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AISLINN MIA HAWTHORN


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Fugitive -- 21 -- Ex Griffyndor -- Oh la la --
Dovevano essere passati due anni dall'ultima volta che si erano visti. A pensare al modo in cui era sparita in seguito, si sentiva molto rammaricata. Ricordava molto bene il contenuto della lettera con cui ella stessa giustificava il proprio allontanamento. Dubitava che lo stesso fosse stato condiviso anche con Oliver. Ma forse era stata la decisione più opportuna; da un lato, era e legittimo e comprensibile cercare di proteggerlo, ma poteva ben capire se il piccolo Brior si fosse mostrato arrabbiato, turbato, offeso, ferito e/o eventualmente anche distaccato. Era un suo diritto sapere il motivo, specie data la loro forte connessione, e loro gliel'avevano negato a prescindere, sulla base di pure ipotesi. Due anni. Rimanevano pur sempre due anni di vuoto. Era un lasso di tempo lungo, significativo. Non era certa di poter rimediare alla sua assenza e, di certo, non aveva tale presunzione. Era più quel tipo di persona che si sarebbe presa le proprie responsabilità. Dall’espressione che però aveva in viso il ragazzo non le pareva ci fosse rancore o odio.
« Qual è stata la prima volta che ci siamo incontrati ? » fece lui di rimando.
Fantastico. Proprio fantastico. Ora sì che poteva deprimersi. Pensava pure che fosse una malintenzionata che voleva imbrogliarlo. Manco si fosse presentata con l’aspetto fasullo per effetto della Pozione Polisucco.
« Dimmi che non fai sul serio. Ho sulla schiena una spada d’argento da strigo con incisioni runiche forgiata dai Goblin; la mia spada da striga, chi altro potrebbe avere un simile oggetto ? O anche solo la collana di ossidiana. Aspetto un po’ trasandato, ma son sempre io.» le sfuggì. Non avrebbe voluto reagire in quel modo, ma per diamine stava rischiando davvero grosso a presentarsi senza la pozione polisucco, e lui dubitava pure che fosse qualcun altro. Avrebbe dovuto contenere la propria incredulità.
« Festa della Luce, comunque … » disse senza troppo entusiasmo. Sì maledì mentalmente; era una lezione che era restìa ad imparare. Geralt l’aveva avvertita più volte che doveva imparare a controllare i propri sentimenti e le proprie aspettative, di tenere sempre la guardia alta, perché al prossimo non importava nulla. Geralt aveva sempre ragione. Avrebbe dovuto dargli ascolto più spesso.
Forse non si sarebbe dovuta candidare come infermiera. Forse non sarebbe dovuta nemmeno tornare. Forse il suo posto era Kaer Morhen; lì non vi erano pregiudizi sui modi, sulla postura, sugli abiti trasandati, sulle cicatrici, sul non presentarsi in ogni istante della sua esistenza come se fosse ad una cena di gala.
Gli strighi l’avevano accolta come una figlia, ora era un lupo come loro. Solo i lupi l’avrebbero riconosciuta davvero, solo loro avrebbero potuto volerle bene genuinamente, e non perché si attineva al galateo e si presentava impeccabile in ogni occasione.
Avrebbe fatto meglio a ricordarlo.
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view post Posted on 9/10/2015, 18:48
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Le parole che Oliver aveva sentito risuonarono prive di significato nella sua mente; il ragazzo provò a fermarle, nella speranza di potervi trovare un nesso o anche un minimo spiraglio di lucidità, ma la confusione si unì al dolore in una sorta di uragano che travolse sia il cuore sia i pensieri del Grifondoro. Qual era il tono che aveva usato la donna di fronte a sé? Una sorta di flessione offesa oppure piena di rancore? Era preoccupazione o qualcosa di più determinato? Non lo sapeva né lo avrebbe mai saputo, perché in un istante ogni tassello andò al suo posto e i meandri del cervello del ragazzino iniziarono ad essere meno affollati, a chiarirsi pian piano come se fosse appena comparso un vento purificatore. La fioca luce di quel corridoio gli aveva fatto perdere i dettagli che avvolgevano la Strega incontrata, eppure non avrebbe osato fare un passo in avanti se non avesse completato quella stupida ma necessaria pratica di riconoscimento appresa in quegli anni ad Hogwarts. Il carattere impaziente di Oliver aveva portato spesso solo guai, quindi era meglio premunirsi, come aveva riflettuto una manciata di attimi prima. Il suo desiderio di stringere zia Linny tornò più forte, quasi in maniera violenta, sferzando ogni fibra del suo spirito con una tale onda d'urto da far tremare l'intero corpo del tredicenne. Lo sguardo di quest'ultimo si posò sulla figura della giovane fanciulla ancora in piedi di fronte a sé, assaporando non soltanto il profumo caratteristico della Natura che la circondava, quanto anche l'inseparabile spada cui aveva accennato nella sua risposta abbastanza fredda. Oliver non era riuscito a scorgerla se non in quel momento, così si chiese se scusarsi e se precisare quella minima cosa; avrebbe voluto dire tante cose, ma al sentire pronunciare la risposta esatta alla domanda che lui stesso aveva posto alla Strega, qualcosa scattò nel suo animo. Furore, rabbia, delusione, tutti questi sentimenti funesti che avevano abbindolato il Grifone da quando la zia acquisita era andata via adesso sembrarono evaporare come neve al sole e la potenza di quei raggi solari parvero riscaldare perfino l'ambiente gelido ed umido di quel posto tanto tetro. Oliver aprì bocca per pronunciare qualcosa, del resto qualsiasi cosa sarebbe andata bene rispetto a quel silenzio carico di tensione e forse di rancore. Cosa doveva fare? Chiedere scusa? Perché, poi? Chi più della persona in quella camera avrebbe potuto comprendere pienamente il senso di pericolo e il relativo istinto di temere di essere ingannati? Oliver aveva riconosciuto subito i tratti della zia, sebbene non si vedessero da circa due anni, ma poteva mai sapere se fosse effettivamente lei? Qualcuno avrebbe potuto prendere le sue sembianze con la Polisucco. Nessuno gli aveva accennato alla questione della fuga di Aislinn, nessuno gli aveva illustrato le motivazioni di tale folle azione. Ma adesso era lì e nessun dubbio avrebbe potuto affacciarsi nuovamente per distruggere quell'attimo di pura felice comunione. Oliver non trovò le parole per esprimere il suo stato d'animo, quindi mandò all'aria le regole dal galateo e spiccò un salto per stringere zia Linny tra le grandi braccia. Non esisteva un abbraccio più carico di affetto di quello, altro che discorsi articolati e formali.

 
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view post Posted on 13/10/2015, 21:07
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Gwynrhosyn

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Due anni.
Non riusciva proprio a smettere di pensarci. Le sembrava di essere fuggita solo qualche giorno prima. Forse essere costantemente in fuga era uno dei motivi per i quali aveva perso la cognizione temporale. Spesso si chiedeva quanto tempo fosse passato, ma non sapeva dirlo. All’inizio aveva cercato di tenere un diario, ma aveva convenuto che si sarebbe potuto rivelare un’arma a doppio taglio. Se qualcuno l’avesse trovato, sarebbe, sicuramente, riuscito a risalire alla sua vera identità. Non poteva rischiare; l’aveva bruciato.
Rimaneva perlopiù nelle zone boscose o di montagna; non vi erano grandi città, al massimo dei villaggi, delle cittadelle, ma niente di più. Non viveva in una vera e propria società da troppo tempo ormai, si era quasi abituata a stare da sola. Certo, qualche compagno d’avventura l’aveva trovato lungo il cammino, ma non aveva mai dato modo a questi di rimanere con lei troppo a lungo. Non riusciva mai a fidarsi davvero, e le andava bene così. Era proprio per quello che si proteggeva con la polisucco.
Ricordò uno dei periodi più felici passati in quello stato da fuggitiva; aveva salvato un ragazzo da una banshee e si era ritrovare ad unirsi all’allegra brigata della quale il ragazzo era leader. Avevano trascorso momenti molto belli; le era dispiaciuto davvero doversene separare. Tuttavia sapeva che, se mai fosse tornata, avrebbe trovato la porta aperta, ma era giusto così, aveva preso la decisione più giusta.
L’abbraccio del ragazzo la risvegliò da quei pensieri.
“E perché mai ora mi abbraccia ? Non ero una criminale ?” pensò perplessa. Forse tutti quei giorni passati nella più completa solitudine, per la maggior parte del tempo, stavano dando i loro frutti.
Dopo un attimo di perplessità ricambiò affettuosamente l’abbraccio. Le era mancato, le era mancato davvero. Le dispiaceva seriamente di non avergli dato neanche la benché minima spiegazione della sua fuga. Se la meritava, ma non ne avrebbe fatto parola finché non fosse stato lui a volerla. Non voleva di certo traumatizzarlo. L’abbraccio la confortò enormemente. Non ricordava quando fosse stata l’ultima volta che aveva avuto un contatto umano così profondo, Merry Men a parte.
Durò un po’; non le dispiaque affatto. Sperava soltanto che non fosse troppo arrabbiato con lei.
Quando l’abbraccio si dissolse, si guardò attorno; assottigliando gli occhioni verdi, per scrutare se oltre le spalle del ragazzino vi fosse qualcuno. Spostò il peso da una gamba all’altra. Non le piaceva rimanere sulla soglia della porta. Non senza la Pozione Polisucco.
« Ti va di entrare ? Non mi va di ciondolare sulla porta. » disse evasiva, ma con tono paco.
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Scusa che ci ho messo così tanto a rispondere T.T
 
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view post Posted on 18/10/2015, 19:41
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Per quanto spesso rigido e troppo formale, il galateo aveva anche diversi vantaggi, primo tra tutti quello di aver insegnato ad Oliver l'importanza dei gesti e dei contatti umani. Al primo incontro, come sancito dalla regola numero cinque, non occorreva mai toccare il proprio interlocutore; di certo il manuale appreso per tanti anni era strano, considerando che la regola successiva, la sesta, prevedeva un bacio sfiorato, leggero, quasi metaforicamente sussurrato, sulla mano della donzella con cui si era in procinto di tessere una relazione; nel caso di un ragazzo o di un uomo, bastava anche solo un cenno del capo. Norme su norme erano però sparite dalla mente del giovane Grifone in quel preciso momento, sostituite da un forte pulsare all'altezza del petto, quasi come se il cuore avesse finalmente scelto di attivarsi e di battere all'impazzata, pompando più sangue del dovuto. Il volto di Oliver si rilassò e accaldò allo stesso tempo, sinceramente emozionato per essere stretto al corpo slanciato della persona di fronte a sé che non vedeva da anni. Era trascorso troppo tempo dal loro ultimo incrocio di sguardi, troppo per essere ricordato e troppo, forse, per essere perdonato, ma stranamente lo studente di Hogwarts non provava alcun tipo di rancore per la Strega. Rivederla, in effetti, colmava la lunga assenza di quel biennio impreciso, lasciando che il Presente con la lettera maiuscola si affollasse di sentimenti di speranza. Sentite le parole della guerriera, Oliver annuì con un rapido cenno del capo, staccandosi con sommo dispiacere dal caldo abbraccio, al seguito del quale percepì un'impressionante filo di freddo. Le metafore gli stavano dando alla testa, condizionando perfino il suo stile di vita. Cosa importava quel giorno, però? Aspettò che la porta della stanza di quel pub rozzo e poco pulito si chiudesse alle sue spalle, quindi fece vagare velocemente i suoi occhi verdi intorno a sé: dov'era capitato? Polvere ovunque, evidenziata scarsamente dalla fioca luce di qualche candela; al lato c'era un letto matrimoniale con una sorta di... tavolino o cosa? E la mobilia non riluceva di certo, anzi era come spenta. Oliver scelse di non indagare troppo, i dettagli avrebbero minato il suo già precario equilibrio mentale dovuto a quell'incontro. Trasse un profondo respiro, indeciso se togliersi o meno il cappotto, perché uno strano gelo si era infilato come una patina sul corpo.
"Zia Linny" disse, utilizzando il classico soprannome con cui aveva da sempre chiamato Aislinn. Da sempre fino alla sua scomparsa improvvisa e misteriosa. Aveva così tante domande, così tante risposte da cercare, eppure Oliver avrebbe preferito semplicemente abbracciare la Strega e stare con lei in silenzio. La curiosità vacillò e poi prese forza, tuttavia. "Dove sei stata tutto questo tempo? Io..."
Un'ultima pausa, dopo essersi schiarito la voce. Poi, partì come un fiume in piena.
"Io credevo che fossi scomparsa, addirittura uccisa. Papà continuava a ripetere che stessi bene e che fossi partita per un viaggio per... per questioni di lavoro. Ma non suonava tanto convincente. Insomma, tu... tu non avevi un lavoro!"
Scacciò una mosca con una mano, infilandola poi nella tasca del montgomery.
"Ho chiesto a nonna Adeline, ma sembrava tranquilla, affermava di avere la situazione sotto controllo e mi rassicurava... lei diceva che la tua famiglia avesse avvisato. Diceva che presto sareste venuti tutti ad una nostra cena alla tenuta, ma... ma nulla, non vi siete presentati neanche al compleanno della nonna, un mese fa. Nessuno mi dava risposte, tutti credevano di saperne più di me e... e comunque tacevano!" esclamò, aumentando di qualche nota squillante la voce. Rabbia, ecco cos'era. Rabbia non tanto per l'assenza della Strega di fronte a sé, quanto per essere stato considerato troppo piccolo per sapere.
"Dove sei andata? Con chi sei stata? E..."
Come dirlo?
Oliver deglutì, poi spostò il peso da una gamba all'altra, giusto per muoversi.

"E perché sei tornata? Mi sei mancata così tanto" concluse, questa volta di sicuro più dolce.




A chi lo dici, maledetta emicrania che mi blocca :/
 
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9 replies since 5/10/2015, 10:54   249 views
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