| Aλλὰ γυνὴ χείρεσσι πίθου μέγα πῶμ' ἀφελοῦσα ἐσκέδασ, ἀνθρώποισι δ' ἐμήσατο κήδεα λυγρά.
[Esiodo, "Le opere e i giorni"] • Dormitorio, quella mattina •Lou faceva un rumore strano quella mattina. Non era un miagolio, né il rombo delle fusa o tanto meno quei suoni strazianti che gli vibravano nella gola quando la sua preda non era a portata di zampa. Ricordava più un signore con ottantatré anni per gamba ed evidentemente reduce da una vita sana all'aria chiusa passata in simbiosi col portacenere e che adesso non sapeva più da dove far uscire il marciume che gli soffocava i polmoni. Lou era un gatto strano, ma Niah era sufficientemente certa che non fumasse, per questo si preoccupò quando tornando nel dormitorio lo trovò appollaiato sulla scrivania - e fin qui tutto nella norma - a tossire? Ora, il loro rapporto aveva sempre avuto la caratteristica di... beh, non essere un rapporto; sin da quando aveva portato via quella bestiolina nera dal Serraglio Stregato i due si erano vicendevolmente ignorati, convivendo senza troppe iterazioni fra loro, eppure benché la Alistine lo avrebbe negato da lì fino all'eternità, vederlo rischiare di strozzarsi e rimetterci una tonsilla - e qui si concesse un istante per chiedersi se i gatti le avessero e rispondersi "perché no?" - la spaventò più del previsto. In bilico tra l'idea di afferrarlo per le zampe posteriori e scuoterlo fino a fargli sputare qualunque cosa si fosse ingoiato e quella di spalancargli le fauci per rimuovere il rospo in gola, la Tassina si ritrovò la bacchetta tra le dita in un gesto di pura istintività e puntò alla faringe flettendo leggermente il braccio. « Expellio.» La mano mancina nel frattempo era andata ad aprire a forza la bocca del felino corollata da graziosi dentini che avevano avuto più di un incontro ravvicinato con la pelle di Niahndra. Non era assolutamente preparata alla vista di Lou che sputacchiava una pallina di piume proprio come nei cartoni animati che non vedeva da una vita; di sfuggita vide altre piume adagiate sulla scrivania proprio vicino ad una lettera che quando lei era uscita non c'era. Mollò uno scappellotto sulla nuca della bestiola. « Devi smetterla di attentare alla vita dei gufi che entrano qui, Morgana indemoniata.» Fiato sprecato, da bravo felino quale era, il compagno a quattro zampe avrebbe fatto esattamente quello che voleva (che puntualmente era il contrario di ciò che desiderava la ragazza) ed era per questo che Niah preferiva ricevere la propria posta in Guferia. *A proposito.* Ripose la bacchetta nella tasca per concentrarsi sul foglio piegato e due brevi parole catturarono subito la sua attenzione. *Sam?* Gli aveva mandato un gufo di risposta solo un paio di settimane prima, in genere non era il tipo da pressare con la posta. Un brutto presentimento le rabbuiò la mente e subito le venne spontaneo elaborare congetture su congetture, basandosi ora su questo ed ora su quel dettaglio, senza neanche prendere in considerazione la possibilità di aprire il biglietto e leggere quanto riportato per farsi un'idea più chiara. Forse aveva scoperto la sua collezione di segnalibri magici? Ce ne era uno in particolare che iniziava a riprodurre uno squillo di tromba quando Niahndra non apriva il libro da un tot di tempo e lei non era assolutamente sicura di aver silenziato l'adorabile oggettino prima di tornare ad Hogwarts; o forse il tutore aveva scoperto che lei gli aveva completamente spazzato via la sua amata riserva di gomme bolle bollenti. *Por*apuffola ha scoperto che ho scheggiato l'alfiere degli scacchi.* Tutte queste ipotesi in verità la rassicuravano di fronte alla possibilità che qualcosa di peggio potesse essere accaduto, del tipo "ehi bimba scusa ma ho bisogno che ritorni all'orfanotrofio". Woah. No, non lo avrebbe mai fatto, anche se ancora la perseguitava l'eco del suo primo abbandono.
*Blablabla, ma non ti sei stancata di pensare sempre le stesse cose? Apri su, ché qui aspettiamo solo te.* Il Prefetto si guardò intorno ma non c'era nessuno con lei, i più erano a lezioni, mentre gli altri bazzicavano per la Sala Comune. Come spesso accadeva quando era insicura e timorosa, iniziò ad insultarsi mentalmente col preciso intento non di demolire la sua autostima bensì di farla (farsi?) reagire e affrontare di petto ogni situazione; non ne andava molto fiera e certamente non si sarebbe mai sognata di confidare la sua tecnica ad un medimago del San Mungo col rischio di essere internata, eppure funzionava. *Tu hai problemi seri, ma poi tutto 'sto ambaradan per un biglietto.* Il foglio era stato semplicemente un'occasione per lasciar affiorare una paura ben più fondata che continuava a divorarle l'anima giorno dopo giorno. *E allora poniamo fine all'attesa, dubito che i nervi ti reggeranno ancora a lungo.* Beh, se avevano retto a quel fottutissimo viaggio nel tempo col professor Peverell, allora poteva resistere. *Peccato che tu non abbia retto.* Si riferiva forse a quell'imbarazzante istante in cui era scoppiata a ridere istericamente in faccia a quel bambino con la barba amico degli alberi? Solo una svista.
*Stai perdendo tem--* Aprì il biglietto per disperazione, sperando vanamente di acquietare quell'odiosa vocina. E ci riuscì. Per la precisione ogni cosa s'acquietò e per qualche secondo nella sua mente ci fu il vuoto. *Che messaggio del ca--* Ok, stop. Ma seriamente, che razza di messaggio era? Cosa intendeva dire con quelle criptiche parole? L'attesa si era improvvisamente allungata e caricata di nuove spiacevoli variabili. Repulsione fu il primo istinto, allontanarsi, ignorare, dimenticare. Non puoi subire direttamente le conseguenze di qualcosa che non sai, giusto? Rabbia fu il secondo istinto: chi aveva dato a Sam la libertà di gestire i tempi a suo comodo? I tempi di cosa, poi? Di conoscere quale verità? Ma soprattutto come poteva lui sapere qualcosa su di lei, dal momento che per quanto ricordava erano sempre stati sulla stessa barca; poteva significare che non solo fosse stato testimone, ma addirittura partecipante attivo in un qualsiasi avvenimento che la riguardava? Se era così, allora Sam l'aveva appena tradita per la seconda volta. Voleva forse dire che tutto ciò che era successo tra di loro fino a quel momento non fosse stato il frutto di una concatenazione casuale di eventi? Una prospettiva del genere la spaventava e non poco. Poi sopraggiunse la curiosità, la stessa condanna che recava proprio Pandora, la donna del mito nominata nella lettera; e Niahndra conosceva abbastanza da sapere che quella storia non era finita troppo bene, ma questo non le impedì di sentirsi attratta da quell'invito, ne avvertiva la seduzione, il bisogno di scavare più a fondo.
*La curiosità uccise il gatto.* Anche un mucchio di piume, a momenti, ma questo non avrebbe convinto Lou a stare lontano dai pennuti. E lei?
• Hogsmeade, poco prima dell'ora X • Alla fine non aveva avuto scelta, fare congetture era inutile e crogiolarsi nel dubbio la rendeva inquieta, nervosa, timorosa e lei odiava sentirsi vulnerabile, da lì traeva la sua piccola spinta di coraggio. Infilò le mani nelle tasche morbide della felpona che aveva indossato e abbassò lo sguardo sulle punte un po' consumate degli scarponcini che le tenevano i piedi al calduccio; tuttavia un leggero tremore le attraversava comunque tutto il corpo e non era a causa del freddo.
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