Ma la donna, sollevato con le mani il grande coperchio del vaso,, li disperse e preparò agli uomini tristi sciagure.

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view post Posted on 21/5/2017, 21:13
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Sometimes I can feel my bones straining under the weight of all the lives I'm not living.

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Le parve di essersi sdoppiata. La parte più razionale di lei continuava a cercare una soluzione al problema; un'altra parte invece, primordiale ed istintiva, lavorava di nascosto, lontano dall'area del conscio, all'oscuro della consapevolezza di Niah, salvo poi manifestarsi in modo fugace e doloroso con brevi e lapidarie sentenze.
La signora con la veletta non sarebbe arrivata.
"Andiamo con lei e se qualcosa va storto sappiamo chi sacrificare", aveva detto neanche mezz'ora prima, e adesso, adesso che quell'opzione non era più così improbabile, adesso che si rendeva conto di aver letteralmente spinto quella donna in quella casa di matti, la possibilità che quell'ammasso di vestiti fosse lei la faceva tremare. La paura le serrò la gola e la bocca dello stomaco si strinse convulsamente, deglutì nella speranza di far sparire il saporaccio che aveva in bocca ma non fu così.
La signora con la veletta non sarebbe arrivata e lei aveva detto una bugia.

Non tutti sarebbero usciti vivi da lì.

L'allarmante chiarezza con cui quel pensiero, quella
certezza, fece breccia nella sua mente le rubò il respiro. Schiuse le labbra annaspando, ma il petto s'apriva e si chiudeva impazzito senza incanalare aria.
Si trattava di qualcosa di più rispetto alla percezione di pericolo derivante dalla situazione, non era una percezione dettata dalla paura o dalla suggestione del momento; si trattava di qualcosa di diverso, qualcosa di cui la ragazza non dubitò un secondo.
Leggeva la sentenza di morte nelle iridi innocenti della donna, nella linea austera della sua postura che si stagliava con dolorosa nitidezza sullo sfondo opalescente del cielo di Hogsmeade; il riverbero del tramonto incorniciava la sua figura e i raggi infiammavano la chioma pallida. Possedeva l'imperturbabile determinazione di un angelo, e Niah dovette contrarre i muscoli delle gambe per evitare che diventassero molli.
Era lei, l'aveva cercata, inseguita e adesso, benché lo desiderasse, la Alistine non era in grado di distogliere lo sguardo da quello di lei; oltre il velo delle apparenze, oltre la forma elegante ed aggraziata, oltre la corolla di petali colorati, si nascondeva la voracità della pianta carnivora. Al di sotto di quel petto esile pulsava la minaccia.
Ma era veramente una minaccia? Si poteva definire minaccia un emissario del Fato, il cui unico compito è quello di compiere la volontà del destino?
Non tutti sarebbero usciti vivi da lì e lei non avrebbe potuto – dovuto – fare niente.

Era così che sarebbe dovuta andare. Era già scritto.

La morsa si sciolse un poco. Ecco la verità di cui la donna si faceva messaggera e Niahndra testimone. Tutto l'aveva condotta lì, dove doveva essere; dove
voleva essere. Il biglietto, Hogsmeade, Hambrogio, Ylian, i Mortan, Sam...
Un rumore di passi spezzò quel breve momento di comprensione e la Tassina inclinò impercettibilmente la testa. Sam.
All'improvviso, il cardine dei suoi pensieri mutò, focalizzandosi sulle priorità del momento; la metà razionale si dimenò con forza e – pur non potendo sopraffare il monito pressante, quella verità ineluttabile – cercò di trarre il meglio dalle basi che aveva:
FSjTLLq
Il dubbio la corrodeva. Chi? Era scritto anche quello? Inciso sulla pietra senza possibilità di appello? Oppure c'era solo una tomba vuota che andava riempita, poco importava di chi fosse il cadavere? E se la vittima ancora non era stata decisa, lo era forse il carnefice?
La voce carezzevole della donna giunse alle sue orecchie, ma in breve perse tutta la sua dolcezza. Niahndra si limitò a guardarla, in tensione, logorata dall'attesa e dal dubbio, incapace di fare null'altro; avrebbe dovuto capire di cosa stesse parlando? O si trattava solamente di uno sfogo generico
«Cosa ha a che fare questo con noi? Perché mi hai cercata, in quella strada?» Era combattuta: da un lato avvertiva l'impulso preponderante di proteggere sé e Sam, dall'altro qualcosa la frenava e la spingeva a rimanere, a dispetto della temerarietà di quella scelta. Che fosse la prospettiva del pericolo ad ancorarla lì? Il suo ruolo di testimone non si era ancora compiuto e benché intimamente desiderasse assolverlo, rifiutava l'idea di dover assistere alla prematura scomparsa dell'amico. Doveva allontanarlo da lì.
Eppure, quando Ylian le si avvicinò, Niahndra ritrasse meccanicamente la bacchetta spostando lo sguardo dalla mano al volto di lui. Il pensiero di reagire le accarezzava l'anima, l'istinto di conservazione ringhiò dentro di lei, macchiando di rosso la sua immaginazione. Era forse il luogo a risvegliare qualcosa? La familiarità delle pareti, la sensazione di pericolo, la paura ululante nel petto...
Inspirò, doveva rimanere calma; troppe informazioni rimanevano ancora celate. Chi? Chi? Reagire avrebbe innescato quella sorta di premonizione, facendo di lei il carnefice? Oppure, al contrario, rimanere inerme avrebbe conferito ad uno tra lei e Sam il ruolo di vittima?
«Non sei obbligato a farlo, Ylian.» Deglutì prima di posare le iridi azzurrine su di lui, ancora restia a rimanere disarmata; l'impressione iniziale che aveva avuto su di lui sembrava azzeccata: era in qualche modo sottomesso alla sorella, la temeva, la accontentava.
Fu allora che un rumore sommesso le solleticò le orecchie, leggero e ai limiti dell'udibile, tanto che lei dubitò di averlo sentito eppure in qualche modo aveva raggiunto il suo cervello. Proveniva dall'esterno? Torse appena il collo, tendendo l'udito, sforzandosi di captare il resto. Un segnale, forse? Una risposta, o l'ennesimo interrogativo? Era stata l'unica ad avvertirlo? L'eco già sbiadiva lasciandole nient'altro che perplessità circa la sua sanità mentale. Desiderava solo che il suono si ripetesse, come se in quella singola nota si celasse una via di fuga.
La bacchetta rimaneva salda nelle sue mani e le sue gambe si piegarono un poco, morbide e pronte a scattare; non poteva vedere dietro di sé, ma sapeva di non essersi allontanata troppo dalle scale, forse con un po' di fortuna se le cose si fossero messe male avrebbe potuto slanciarsi all'indietro con abbastanza foga da sbilanciare Sam e magari farlo ruzzolare giù dalle scale. Non il massimo, ma meglio di una maledizione in pieno petto.
Nella testa, pulsava ancora la minaccia dell'angelo.

"Ti concede una gioia giusto il tempo per fartela
assaporare e poi te la strappa via senza alcun rimorso."


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Avversaspecchio, lo specchio rifletterà delle ombre che si faranno sempre più distinte man a mano che eventuali pericoli e/o nemici si avvicinano al proprietario dello specchio, tasca dei pantaloni.
Anello "a miglior vita", con un leggero movimento della mano "dall'ospite" dell'anello, si libera uno spettro; questo ultimo effetto può essere ottimo per spaventare amici e non; anulare destro.
Collana fading in the dark, permette all’individuo di diventare momentaneamente inconsistente e sfuggire così agli attacchi diretti ad infliggere danni fisici. Utilizzabile un turno per quest.
 
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view post Posted on 7/7/2017, 00:36
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La risata argentina di Melanie Morton echeggiò nella stanza.
Non aveva niente di normale, era la risata di una persona completamente fuori controllo.
Rimbombò fra le pareti come un boomerang sparato a velocità sorprendente ed anche quando la bionda ragazza chiuse la bocca, rimase ad echeggiare nelle loro menti con incredibile prepotenza.
Sam non mosse un muscolo e mantenne un'espressione indecifrabilmente inebetita. Era certo che nessuno potesse vedere la luce accecante baluginare dalla lampadina situata sopra la sua chioma arruffata. Lentamente, mentre ogni cosa trovava la propria precisa allocazione, comprese il motivo della loro presenza lì.
Come cazzo aveva fatto a non esserci arrivato prima?
Niah le aveva fornito l'indizio principe su un piatto d'argento quando gli aveva mostrato il biglietto.
Pandora, ma certo. Certo! Era di una semplicità disarmante.
Ora sapeva anche chi fosse la persona che si celava sotto quel groviglio di vesti scure, mancava solo da capire in che modo i fratelli Morton fossero venuti a conoscenza dei Lindsay.


"Ti sbagli Niahndra. Il mio fratellino non vede l'ora di farlo"

Era così tranquilla, così convinta. Ylian aveva sempre mostrato un morboso interesse per lei e per le sue incredibili "facoltà". L'unico della "famiglia" che, pur non capendo, l'aveva accettata per quella che era.
Melanie si mosse con delicata leggiadria arrivando ai piedi del groviglio di vesti.


"Non è colpa mia. Non è mai stata colpa mia"

Riapparve la bambina lamentosa. Si chinò e accarezzò la spalla della sagoma con partecipe sofferenza.

"Io mi fidavo di te"

Ylian si irrigidì ma non distolse lo sguardo da Niah. Aprì ancora di più il palmo della mano verso la Tassorosso, un tacito rinnovo di un ordine che aveva tutta l'aria di essere perentorio.

"E tu mi hai usato per i soldi"

La mano poggiata sulla spalla si chiuse in un artiglio, Melanie agguantò la stoffa e la pelle in una morsa micidiale e il grido di dolore che ne seguì ribaltò le viscere di Niah come un calzino. Ancora una volta la giovane percepì con estrema nitidezza il gelido abbraccio della morte.
Sam sapeva che Melanie aveva ragione, lo aveva udito con le sue stesse orecchie. Com'è che aveva detto? la vita ti concede una gioia e poi te la strappa via. NIah aveva così sofferto per quella mancata adozione ma quanto avrebbe sofferto se fosse diventata la bambina dei Morton? Il punto stava lì.
L'artiglio mollò la presa, Melanie si alzò e puntò la sua bacchetta contro la sagoma.


"No!"

La voce di Sam tuonò nella stanza.
Il braccio armato cambiò direzione puntando dritto verso il giovane.


"Ma bene. A chi l'onore della prima dipartita? Suor Prudenzia o Capitan Coraggio? Vuoi barattare la vita di uno dei due con la tua bacchetta Niahndra?"

Ancora una volta la Tassorosso percepì il freddo pungente della falce e ancora una volta dovette cedere all'impotenza di capire in quale direzione avrebbe colpito.




La sensazione del presagio continua a materializzarsi così come il pericolo che inonda la stanza. Per qualche strano motivo non ti preoccupi per te stessa ma per quelli che ti circondano, E' come se la percezione della morte si concentrasse in una zona d'ombra diversa da quella dove ti trovi tu.
 
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view post Posted on 17/7/2017, 10:37
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Intuitions are not to be ignored. They represent data
processed too fast for the conscious mind to comprehend.
• • •

La testa le scoppiava, concentrarsi era tremendamente difficile col rombo del suo cuore che occupava tutto lo spazio; faticava a tenere il passo col flusso di informazioni, accontentandosi di beccare le briciole qua e là, incapace di unire i puntini. La verità era che niente di tutto ciò aveva un senso, il comportamento della donna aveva dell'incoerente, era folle e i folli sono imprevedibili.
Era quello a terrorizzarla?
I peli delle braccia e del collo si rizzarono al suono della sua voce, la risata scorticò le pareti interne del suo cranio; non se ne andava, l'essenza stessa di Melanie Morton si era radicata nel suo cervello e come un tumore cresceva, rubandole linfa vitale. Se avesse potuto, Niahndra avrebbe grattato via quel parassita con le unghie, ma sarebbe stato del tutto inutile.
Non riuscì a toglierle gli occhi di dosso neanche per controllare la reazione di Ylian, consapevole fin nel midollo che il suo era stato un tentativo disperato, un modo sciocco per prendere tempo; non fece caso al suo palmo vorace, interamente concentrata sull'angelo della morte e il fagotto informe di vestiti che ancora non aveva identificato: si trattava davvero della signora con la veletta? Possibile che le due si conoscessero, di che torto si poteva mai parlare? E cosa c'entrava lei un tutto ciò? Si trattava davvero solo di fiducia tradita, era disposta a uccidere?
«E tu mi hai usato per i soldi.» Fu come se la donna avesse ghermito lei invece di chiunque si celasse sotto quelle vesti, dita di neve sulla spalla che si propagarono in onde gelate lungo tutto il corpo. Cercare di sbrogliare quella matassa passò in secondo piano, nella sua testolina non c'era più spazio per i pensieri, solo per le certezze.

Sarebbe successo di lì a poco.

E lei non era pronta, maledizione. L'equilibrio era lì lì per spezzarsi, la tensione aveva raggiunto il suo picco e presto la situazione sarebbe degenerata; la ragione portava a credere che la Morton si sarebbe rifatta su quel corpo intrappolato e...

«No!»

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Nell'attimo esatto in cui la bacchetta si spostò su Sam, Niahndra seppe cos'era la paura, quella vera; e seppe anche che tutte le volte in cui nella sua vita aveva sentito il cuore martellare a mille e il terrore attanagliarle le viscere, ogni singola occasione, sbiadiva in confronto al panico di quel momento.
Percepì distintamente gli equilibri della stanza mutare, la morte s'aggirava come nebbia venefica e lambiva qualsiasi cosa. O quasi.

Non sarebbe stata lei a cadere quel giorno.

Ingenuità? Arroganza? Non era importante, in qualche modo intuiva di non trovarsi nell'epicentro di quel terremoto eppure quella presa di coscienza non le piacque neanche un po': la sua unica priorità si trovava poco più dietro di lei con una bacchetta puntata contro.
«Ma bene. A chi l'onore della prima dipartita? Suor Prudenzia o Capitan Coraggio?»
Suor... Prudenzia? Le ci volle un attimo di troppo per metabolizzare. Che ci faceva lì la badessa? E se da una parte acquistava senso la domanda della signora con la veletta, dall'altra la Alistine ancora faticava a capire: tutta quella storia aveva a che fare con l'orfanotrofio? Con lei, con Sam, con i Morton?

estratto da BROKEN EGOGirava voce che i signori Morton fossero di nuovo all'orfanotrofio e benché Niahndra si fosse risentita del fatto che nessuno le avesse detto niente di ufficiale di persona, la considerò come un'opportunità per prepararsi con calma, chiudere per bene i bottoncini del vestito e lucidare le scarpe con il lenzuolo del letto: voleva essere perfetta.
La stanza comune era come al solito un tripudio di suoni e movimento, nel pomeriggio tutti i bambini, fatta eccezione per i più piccoli che ancora facevano il riposino pomeridiano, venivano riuniti lì.
«Niahndra!» L'amico le si fece incontro con una certa urgenza. La Alistine considerò che forse era l'unica persona della quale avrebbe sentito una certa mancanza, nonostante l'orrido comportamento che aveva tenuto quella sera alla finestra, ma lo capiva: Sam era ormai grande e disincantato, doveva aver creduto che lei avrebbe fatto la sua stessa fine lì dentro e doveva averla invidiata non poco una volta resosi conto dell'errore di calcolo commesso; però le aveva fatto male lo stesso, non poteva essere felice per lei e basta?
«Devo dirti una cosa» "E anche in fretta" le avrebbe detto il suo sguardo, se solo Niahndra non fosse stata così intenta a sentire qualcosa dentro di lei spezzarsi e sgretolarsi in pezzetti sempre più piccoli.
I signori Morton si stavano avviando alla porta, con loro c'era una bambina. E quella bambina non era Niahndra.

Faticò a trattenere la bile e mantenere l'equilibrio mentre la stanza iniziava a girare.
La ragazza deglutì a vuoto mentre per la prima volta interrompeva il contatto visivo con l'altra strega per cercare gli occhi di Sam: "tu lo sapevi?", diceva il suo sguardo. Sapeva sin dall'inizio che i Morton non avrebbero scelto lei? Cosa doveva dirle al tempo di così importante? Quale era adesso il motivo della sua presenza lì? Conosceva quella donna? Il desiderio di sapere la stava facendo impazzire, ma qualcosa la frenò dal verbalizzare le sue domande.
«Vuoi barattare la vita di uno dei due con la tua bacchetta Niahndra?» Lo scatto con cui tornò a guardare la bionda fu doloroso, ma lo furono ancora di più le implicazioni delle sue parole.
*No.* No, no, no, maledizione. Lei era il testimone, l'aveva capito, come poteva chiederle adesso di trasformarsi in giudice? Come poteva mettere sulla bilancia due persone? Stava forse comparando il loro valore, la loro colpa? Quale diritto aveva? E Niah?
*Ipocrita.* Sapeva in fondo che una scelta non era mai esistita, si trattava piuttosto di necessità, e la Tassina si detestò per quello.
Uno spasmo percorse le sue dita e la sua unica arma cadde per terra con un tintinnio sordo, rotolando poco lontano da lei. Sconfitta.
«Ti prego non fargli del male.» La voce uscì rotta, supplichevole, bagnata come le lacrime che iniziavano ad appannarle la vista.
Si era sbagliata, non era intoccabile, non era protetta: era totalmente esposta, vulnerabile. Avrebbe potuto affrontare le conseguenze, il disgusto per se stessa, ma non sarebbe sopravvissuta senza Sam; questa consapevolezza aveva reso una scelta impossibile la più semplice delle decisioni.
Salvando lui avrebbe semplicemente salvato se stessa.

• • •
How terrible it is to love something
that death can touch.

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view post Posted on 19/8/2017, 02:16
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La vita sceglie la musica, noi scegliamo come ballarla.
(John Galsworthy)

Nel miasma confusionario di quegli attimi concitati Niah potè vantare una certezza assoluta. La Morte stava reclamando il possesso di una vita, il dispotico sibilo della falce risuonava così nitidamente nella sua testa che pareva assurdo che nessun altro, lì dentro, arrivasse a percepirlo. Ma vi era un'ulteriore certezza che la giovane non era ancora riuscita ad afferrare: il bene che Sam nutriva nei suoi confronti. Non era mai stato generoso di affetto, non si era mai prodigato in parole o gesti eloquenti ma tutto ciò che aveva fatto, anche e soprattutto all'insaputa di Niah, era stato dettato dal profondo legame che sentiva di avere con lei.
Il suono del legno che impattava contro il pavimento venne sopraffatto dal sollevato sospiro del giovane.
Solo lei lo udì. Solo lei potè comprendere il muto assenso di Sam alla decisione che aveva preso. Non per paura, riteneva, quanto per la necessità di assecondare una mente turbata.


"Oh"

Melanie apparve sinceramente spiazzata.
E anche Ylian ci mise un po' per chinarsi e raccogliere la bacchetta. La strinse fra le dita come ipnotizzato, sua sorella non le aveva mai permesso di toccare la sua bacchetta e Dio solo sapeva quanto lui avesse desiderato farlo. Si costrinse a non agitarla, in cuor suo sapeva che non sarebbe successo nulla ma, chi poteva mai dirlo?


"Non hai il diritto di pregarmi di non fare male a qualcuno. Tu sei esattamente come lei"

Il Lei era rivolto a Suor Prudenzia.

"Avete macchinato alle mie spalle, mi avete consegnato a una famiglia che mi ha rinnegato perchè non ero ... non sono normale"

La direzione cui puntava l'arma di Melanie cambiò nuovamente. Verso Niah.

"Ti sbagli Melanie"

Era la voce di Sam. Di nuovo divenne lui il bersaglio, la mano della giovane Morton si spostava repentinamente da uno all'altro dei presenti, a seconda di quello che, nella sua mente disturbata, era il colpevole del momento.
Sam portò le mani avanti.


"Come puoi pensare che Niah c'entri in questa storia? Era una bambina! Desiderava solo ciò che desiderano tutti i bambini orfani del mondo. Trovare una famiglia, godere dell'affetto sincero di due genitori che le erano stati negati. Esattamente come te"

"LEI non è come ME! LEI non è orfana!"

Melanie agitò la bacchetta contro Sam ma non fuoriuscì nulla. Non ancora.
Sam, dal canto suo, si sentiva terribilmente irrequieto. Non aveva idea che Melanie sapesse così tanto e temeva che ogni ulteriore passaggio l'avrebbe inesorabilmente portato sull'orlo del baratro. Non era così che sarebbero dovute andare le cose, Niah si meritava la verità ma in tutt'altro contesto. Il quadro era incompleto e avrebbe voluto dirle tutto una volta raggiunto un discreto grado di certezza.


"Melanie ..."

Tentò di nuovo ma la giovane si portò entrambe le mani alle orecchie.

"Non voglio ascoltarti!!"

Niah udì lo stesso rumore di prima farsi più pressante. Questa volta non veniva da fuori, ma da dentro. Era l'inconfondibile rumore di passi sulle scale. Molto felpati ma passi, passi veri. Anche in quel frangente nessuno dei presenti si accorse di niente, eppure a lei arrivavano come in un eco rimbombo.
Melanie parve riacquistare una parvenza di controllo. Si rivolse al fratello.


"Ylian, dammi la bacchetta"

Il giovane, che fino ad allora si era crogiolato nel suo desiderato possesso, esitò. Quel gioco, che gli era parso così divertente mentre si organizzavano fra i ruderi del giardino, ora non gli dava la stessa frenesia. Era sempre rimasto ammaliato da quello strano potere ma si rese conto, proprio lì, in quel momento, che il disagio della sorella l'aveva fatta uscire di testa. E l'idea che quel bastoncino che teneva in mano avrebbe davvero potuto uccidere qualcuno fu un deterrente miracoloso. Docilmente porse la bacchetta di Niah a Melanie e lei non indugiò neanche un attimo e la indirizzò verso Sam.

"Niah non vuole che io ti faccia del male. Allora sarà lei a fartelo"

Il braccio sferzò l'aria come una sciabolata e un lampo partì rapido dalla bacchetta.
Nello stesso istante tutta l'oppressione, la paura, l'impotenza e la confusione che Niah aveva provato in quei minuti proruppero fuori come trascinate da uno tzunami inarrestabile. Inspiegabilmente sentì di non essere sola. Assurdamente, per quanto la sua mente non riuscisse a comprendere, le tornò vivida in mente l'immagine di quella odiosa donna velettata e quasi reale il pizzicore alla testa per il capello rubato.
Urlò.
E mente urlava un sano sollievo si impadronì di lei. Non vide il braccio armato di Sam deviare il flusso maligno. Forse non immaginava neanche che lui potesse riuscire a difendersi in quel modo.
Ma sapeva comunque che almeno lui sarebbe sopravvissuto.

 
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view post Posted on 22/8/2017, 18:16
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Da quando era entrata per la prima volta nella famosa bottega di Olivander, la Alistine non si era mai separata dalla sua bacchetta, non volontariamente se non altro; adesso invece, osservare Ylian chinarsi per raccoglierla le provocò un moto di repulsione difficile da reprimere. Tutto ciò che stava accadendo sembrava impossibile da arginare; tentava disperatamente di contenersi – così come aveva fatto tutta la vita – ma il controllo le scivolava dalle mani e non c'era niente che potesse fare.
Il sospiro di Sam ebbe il potere di quietare i pensieri per un attimo, quel tanto che bastava per far violenza su di sé e non colpire Ylian per la sua sfrontatezza; si concentrò su quel sospiro, sul fatto che il ragazzo fosse ancora vivo. In quella circostanza, con quello che lei sapeva, essere vivi era già un lusso. Come potevano gli altri non rendersene conto? Semplicemente non importava? Il bisogno di dirlo si fece impellente, doveva rendere Sam partecipe, aveva necessità di disfarsi di quel peso, condividerlo. Si trovò imbrigliata nella stessa disciplina a cui aveva obbligato il proprio corpo per tutti quegli anni, e che ora le si ritorceva contro.
Neppure le lacrime sfuggirono a quel giogo, intrappolate nella culla delle palpebre inferiori, il sintomo di un vaso in procinto di straripare.
La voce della strega le arrivava lontana ed il significato delle sue parole le sfuggiva; si trattava solo di inutili vaneggiamenti di una completa squilibrata, o c'era qualcosa di più? Aveva come l'impressione di essere l'unica in quella stanza a non sapere; eppure, al tempo stesso, sentiva di essere l'unica portatrice di una consapevolezza più profonda e radicata, una verità che ancora non si era manifestata agli altri. Esclusa, una volta di più.
Focalizzò vagamente l'arma puntata contro di lei, sforzandosi di diradare la nube che le intorpidiva il cervello.
*Andiamo, bimba. È importante.* Non riusciva a fare altro che assistere passivamente ed una parte di lei si detestò per quello.
«Io non--»
«Ti sbagli Melanie.» Sam si era intromesso ancora una volta, tornando il polo centrale dell'azione, attivando nuovamente l'allarme nella sua testa. La conosceva, conosceva il suo nome, perché? Avrebbe dovuto riconoscerla anche la Tassina? Non s'azzardò ad aprire bocca, ma seguendo l'istinto cercò di avvicinarsi al ragazzo, instaurare un contatto, supplicarlo di fermarsi. In un modo o nell'altro aveva sempre fatto affidamento su di lui, sin da piccoletta; poteva illudersi di essere la più selvatica tra i due, ma la verità era che senza di lui si sarebbe persa già da tempo. Miracolosamente invece, il ragazzo era stato in grado di tenere insieme i pezzi, ammortizzando un colpo dopo l'altro.
Realizzare che continuava ancora a farlo le riempiva il petto di gratitudine e sollievo, la liberava dal peso della responsabilità per cullarla nella docile arresa di chi si lascia condurre, fiducioso, solo per non dover sopportare la fatica intollerabile della realtà. Era quello che stava facendo? Annullarsi nell'indifferenza? Cosa c'era di male, in fin dei conti?
Purtroppo, in quel frangente, il totale annullamento di sé era un lusso che non poteva permettersi; benché vi si aggrappasse con ostinazione, il mondo la reclamava con forza, strappandola a quel sonno beato: non poteva più ignorare.
«LEI non è come ME! LEI non è orfana.»
YoceWv7
Quella parola la colpì come una stilettata di gelo. Non poteva più ignorare, neppure volendo.
Continuò a veder danzare le sei lettere nella sua testa, dietro le palpebre, in un punto diverso rispetto a quello che solo di recente aveva scoperto di possedere.
*Adesso basta.* Orfana. Il cuore mancò un battito, la Ragione che a fatica manteneva il possesso del suo Io. Orfana. Le dita iniziarono a formicolare, la vista ad arrossarsi, il petto a bruciare. Orfana. Faticava a respirare, ogni singola cellula del suo Essere si tendeva disperata per mantenere il dominio sulla furia che aveva preso a scorrerle nelle vene. Orfana. Avvertì i muscoli irrigidirsi, le catene che si era auto-imposta in quella semiveglia indotta si allungarono pericolosamente; la sua copertura avrebbe ceduto di lì a poco. Irreparabilmente. Non avrebbe permesso alla sua codardia, all'abulia che l'aveva contagiata nell'ultimo anno, di avere la meglio su di lei; non avrebbe lasciato che altri si sentissero in dovere di decidere per lei, trattarla come se neanche fosse presente, come se non avesse voce in capitolo. Non l'avrebbero messa a tacere.
L'unica cosa che ancora la frenava era la bacchetta della Morton che scattava nervosamente nell'aria, affamata ed altrettanto confusa, e perciò ancor più pericolosa. Pericolosa, ma manipolabile. Era chiaro che la strega non avesse le rotelle a posto, agiva per istinto, dominata dalle proprie insicurezze, dal rancore che la teneva in vita. Una parte di Niahndra si smosse, in un impeto di empatia, ma la seconda – quella focalizzata sulla sopravvivenza – non poté che ruggire al segno di debolezza della bionda, pregandola di cogliere l'occasione. Una terza parte, quel punto della sua testa di cui non sospettava l'esistenza, si schiuse un altro poco. Orfana. Qualcos'altro echeggiò nella sua coscienza, il medesimo susseguirsi di passi che le aveva solleticato l'udito in precedenza e al quale si era disperatamente aggrappata.

Sulle scale. Non era sola.

Chiunque fosse, poteva sentirla? Poteva percepire la rabbia, la frustrazione?
Sovraccaricata da quei dati sensoriali, una vertigine la colse; l'ennesimo gancio che ancora le garantiva un briciolo di autocontrollo saltò.
Realizzare che Melanie si era impadronita della sua bacchetta di iroko, vederla stringerla tra le sue dita come se la possedesse, arrogarsi il diritto di usare la sua stessa arma per ferirla fu l'ultima goccia.
Lei non è come me.
Lei non è orfana.
Ancora.

Non sarebbe rimasta in silenzio a guardare, non mentre lei si prendeva Sam. Avrebbe fatto in modo che nessuno potesse ignorare la sua Voce, non dopo tutto quel che aveva fatto per zittirla, non dopo gli sforzi impiegati per frenarsi, dominarsi, convincersi di poter raccogliere e assorbire e assimilare e trattenere. Ora non più.
Quell'urlo conteneva tutto ciò ed altro ancora. Ammetteva quanto fosse stanca, stanco di essere forte, stanca di non sottrarsi mai al suo dovere, stanca di quel peso enorme che sentiva sulle spalle, stanca di essere matura, stanca di essere spaventata. Stanca. Forse non era quella la sua intenzione, non del tutto, ma quel
sospiro l’aveva sfiorata con tale dolcezza da sbrogliare ogni groviglio interno, ogni ostacolo frapposto tra il dicibile e l’ineffabile, sfumando i confini, indebolendo i divieti.
Si accorse di quel che stava succedendo solo quando si ritrovò le labbra secche e la gola riarsa mentre una nuova sensazione di benessere cresceva dentro di lei; il tempo si era fermato, lei era rimasta immobile tutto il tempo.
Ed il suono innaturale che lei stessa stava producendo la estraniava dal mondo così come lo conosceva per scaraventarla in quell'intreccio di trame, vibrazioni e sensazioni che tanto a lungo aveva represso. L'immagine nitida della signora con la veletta le si impresse ancora una volta dietro le palpebre, così vera che Niahndra allungò la mano come per toccarla, la testa che ancora pizzicava per quel capello rubato.
Una nuova certezza faceva breccia in quell'inferno di domande.

Non Sam.
E tanto bastava.

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• Avversaspecchio, lo specchio rifletterà delle ombre che si faranno sempre più distinte man a mano che eventuali pericoli e/o nemici si avvicinano al proprietario dello specchio, tasca dei pantaloni.
• Anello "a miglior vita", con un leggero movimento della mano "dall'ospite" dell'anello, si libera uno spettro; questo ultimo effetto può essere ottimo per spaventare amici e non; anulare destro.
• Collana fading in the dark, permette all’individuo di diventare momentaneamente inconsistente e sfuggire così agli attacchi diretti ad infliggere danni fisici. Utilizzabile un turno per quest.
 
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view post Posted on 29/9/2017, 23:53
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Il Fato

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La terza parte, "quel punto della sua testa" di cui Niah non sospettava l'esistenza, quel sintomo inconsapevole di una nuova essenza, non si limitò a schiudersi ma si aprì letteralmente alla consapevolezza, seppur confusa e nebulosa e a mostrarsi per quello che realmente era.
Le circostanze convergenti erano tante. Troppe per essere ignorate da una mente recalcitrante.

Il suo urlo liberatorio, così stridulo, acuto e insopportabile ad un orecchio normale, mutò radicalmente la scena.
Tutti i presenti ne rimasero stravolti. Melanie, Ylian e Sam si portarono le mani alla testa, nel tentativo di attutire qualcosa di incommensurabilmente potente. I vetri della Stamberga scoppiarono schizzando in un turbine tormentoso, ferendo chiunque e presto il pavimento venne coperto da un tappeto scricchiolante di macerie.
Quando l'urlo esaurì la sua forza, Niah si sentì stranamente realizzata. Si mosse come un'automa fra i copri esanimi di amici e nemici e giunta in prossimità della figura che, solo all'ultimo, aveva scoperto essere di Suor Prudenzia, chinò le ginocchia già conscia di come l'avrebbe trovata.


"E' morta"

Il lamento la colse all'improvviso, proveniva da una figura sofferente che Niah riconobbe a stento. Pareva fluttuare e aveva uno sguardo così cristallino e consapevole che la Tassorosso fece davvero fatica a collegarlo alla esosa ladra di capelli.

Le sue ferite erano troppo profonde. Ma non devi rammaricarti, la vita presenta sempre il conto, nessuno sfugge alle proprie responsabilità. Non avresti potuto salvarla, il suo destino era già scritto".

Non mosse un muscolo

"E anche il tuo, l'ho capito subito"

Solo allora mostrò la mano, fra le dita pareva stringere qualcosa di invisibile.

"Siamo messaggere di morte, vediamo cose che nessun altro può vedere. Se ti trovi qui è solo perchè, in cuor tuo, sapevi cosa sarebbe accaduto. Ti ho sentito e tu hai sentito me, abbiamo pianto insieme perchè questa è la nostra natura"

La voce sofferente sprigionava una incomprensibile saggezza.
Il suo sguardo tormentato si spostò sul corpo privo di vita della suora.


"Toccala. Tocca la sua veste"




Ho ritardato troppo e chiedo venia. Siamo in dirittura d'arrivo, hai già sbloccato Presagio, Udito e Urlo. Suor Prudenzia è morta ma potrebbe essere la sua veste a parlare per lei. Per il momento Sam, Ylian e Melanie hanno subito la potenza dell'urlo e sono fuori gioco quindi puoi anche agire come ritieni opportuno tenendo conto che si trovano svenuti o talmente confusi da non riuscire a interagire in alcun modo. Avrai certamente capito che Sam è un mago e che verranno alla luce alcuni elementi che riguardano il tuo bg quindi, se desideri che ci sia qualche punto fermo, sentiamoci e lo concordiamo prima che i giochi siano svelati del tutto.
Per la tua meravigliosa role fino ad ora meriti 2 punti exp e 2 punti mana.
 
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view post Posted on 13/10/2017, 20:05
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Sometimes I can feel my bones straining under the weight of all the lives I'm not living.

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Non udì il suono della propria voce.
Se ne avesse avuta la possibilità, Niahndra sarebbe probabilmente rimasta inorridita dall'urlo acuto e disumano emesso, le corde che vibravano secondo frequenze mai sperimentate, estranee e in qualche modo sbagliate.
La mente tuttavia si trovò improvvisamente libera, silenziosa; come un setaccio che filtra la sabbia fermando perle e conchiglie, allo stesso modo l'urlo le permetteva di distinguere con chiarezza le voci utili da quelle che non lo erano.
Inconsapevole delle ripercussioni sull'esterno, come non notando i vetri in frantumi e i corpi agonizzanti sul pavimento, la Alistine diede sfogo ai polmoni, graffiando la gola e le pareti interne del cranio; libera, finalmente: per la prima volta da quando aveva memoria la netta sensazione di sentirsi fuori posto, l'intima percezione di non appartenenza, sparì. Ebbe l'impressione che tutto nella sua vita si fosse incastrato alla perfezione col solo scopo di condurla lì, in quel preciso istante, per cristallizzare nel tempo quel determinato momento. Perché? Cosa aveva di speciale quel singolo granello nella clessidra del Tempo?
*Lo sai.* Sapeva, e la risposta la raccapricciava.
Le sue gambe si mossero senza che lei lo volesse, accorciando la distanza tra sé e l'ammasso di vesti disordinate. Le ginocchia cedettero incuranti del contraccolpo, ma lì si fermò: non aveva bisogno di conferme.

È morta.

«È morta.»

Morta. Andata. Suor Prudenzia non esisteva più. Se quello in cui credeva era vero, la sua anima era da qualche parte intrappolata tra i due mondi, pronta per varcare i cancelli del cielo, da fedele devota quale era. Oppure no?
Meccanicamente alzò lo sguardo per posarlo sulla figura perlacea che le stava vicina, l'espressione carica di pena e consapevolezza la colpì al pari di un macigno.
«Perché?» Fu come essere tornati bambini, a quella fase di transizione in cui si inizia ad intuire come funzionino i meccanismi che muovono il mondo, ma ancora si ignorano tante, troppe cose: perché esistiamo? Dove vanno le persone quando muoiono? Perché esiste la sofferenza? Le sue ferite erano troppo profonde, non avrebbe potuto fare nulla.
Non le bastava, non la soddisfava, non dissetava la sua sete di risposte. Perché si trovava lì? Perché la donna si trovava lì? Perché?
Strizzò gli occhi per focalizzare l'oggetto che la signora – era un fantasma? – teneva tra le dita. Neanche controluce riuscì a capire se fosse il suo capello; senza volerlo alzò automaticamente il braccio, in un tentativo privo di convinzione di riprenderselo.
Non era la prima volta che vedeva qualcuno morire. Un pensiero del genere le avrebbe messo i brividi in condizioni normali, ma adesso era più una constatazione. Come mai quella volta era stata diversa? Cosa era cambiato?
«Tu. Sei stata tu! Mi hai maledetta, È SOLO COLPA TUA!»
Di colpo nuovamente piena di vita, Niahndra scattò in piedi allontanandosi dalla figura fluttuante, rifiutando ostinatamente qualsiasi contatto.
«No. NO.» Come se non toccandola avrebbe potuto in qualche modo riportare la suora indietro. «Tu lo sapevi, la stavi cercando, perché non l'hai avvisata? Perché non hai avvisato me? Avrei potuto...»
Un passo indietro, e poi un altro. Sotto le suole delle scarpe i frammenti vitrei scricchiolavano come ossa in pieno inverno. Solo allora la ragazza parve accorgersi di quel che era capitato, ricordò di non essere sola e la vista di Sam riverso a terra la impanicò.
«Sam?» Lo chiamò incerta, senza ottenere risposta. Si umettò le labbra frenando sul nascere l'impulso di gettarsi su di lui per riscuoterlo dal torpore.
Le aveva mentito. Tentò di scacciare via quel pensiero dalla testa, tuttavia cercare di convincersi della buona fede del ragazzo non avrebbe cambiato quel dato di fatto. Doveva smettere di comportarsi da bambina, era il tempo di pretendere le risposte che le spettavano.
Scosse la testa, scrollò le spalle, drizzò la schiena ed alzò il mento cercando di darsi un tono nonostante le guance umide e la nuca sudata; sostenne con aria di sfida lo sguardo della donna con la veletta e tornò da lei a passo di marcia.
Ad un soffio dalla veste di Suor Prudenzia, Niah trattenne il respiro provando a rallentare il cuore scalpitante. Gli occhi si chiusero mentre le dita sfioravano il tessuto.
E adesso?


Credo di aver già detto tutto per via privata, ma ancora grazie.

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view post Posted on 3/1/2018, 01:30
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Era ... complicato.
E' sempre complicato quando l'impotenza del silenzio non arriva a colmare lo spazio ridondante di una domanda.
La donna velettata non mosse un muscolo, neanche di fronte all'accusa ingiusta e potente di Niah. Si limitò a guardarla, infelice e colma di comprensione. LORO non avevano il diritto di cambiare un bel nulla, era questa la grande sofferenza della loro condizione. Si nutrivano di percezioni negative, erano messaggere di morte e disgrazia ma il piano percettivo, spesso e volentieri, era qualcosa di inconscio, di istintivo. Lei questo non poteva spiegarlo a Niah, non avrebbe capito. Solo Niah stessa avrebbe potuto comprendere gli strani risvolti della sua condizione. Niah da sola, con il tempo.
Sam non udì la sua voce incerta. Nessuno dei corpi a terra la udì.

"Si ..."

Il sussurro della donna velettata arrivò a Niah forte e chiaro mentre le dita della giovane sfioravano il tessuto della veste di Suor Prudenzia.
Quello era l'unico modo per capire il motivo della sua presenza lì, perchè Melanie Morton la odiasse così tanto e perchè il cadavere della Suora si trovasse riverso sul pavimento.
Nell'esatto momento del contatto tra i polpastrelli di Niah e il tessuto della veste talare la testa della Tassorosso fu bombardata di frasi sconnesse.

"Capisco la situazione ma non posso fare diversamente"

"I Morton hanno scelto lei"

Un rimbombo, dettato dal palmo di una mano che impattava contro un piano duro.

"Per i Morton una vale l'altra, vogliono una figlia e una figlia avranno"

"E alla bambina non pensi?"

"La bambina continuerà a stare qui"

"Sei così cinica!"

"Oh, smettila. Ho detto che non posso fare diversamente. La famiglia di Niah ha posto il veto e sappiamo perfettamente chi sovvenziona questo posto"


Frasi sconnesse, rumori assordanti e poi silenzio. Un silenzio interminabile, squarciato da passi.
Un fruscio di vesti, qualcuno che si sedeva.
Preghiere recitate.


"Temo per la scelta che ho fatto"


Un sospiro che arrivò a Niah come un tornado.


"Ma ho agito per il bene dell'Orfanotrofio. Senza il denaro dei Linsey .... eppure ..., Signore mostrami la via, ti prego. Ho incontrato la piccola Melanie, non è sana di mente, fa cose strane. I Morton l'hanno rinnegata e il suo equilibrio mentale vacilla. Abbandonata per la seconda volta ..."

Lamenti.

" L'ho fatto per i bambini. Senza il denaro dei Linsey .... quella donnaccia ha voluto mitigare i suoi sensi di colpa ma a che prezzo? A che prezzo?"


Ancora voci assordanti. Fra tutte Niah riconobbe quella di Sam.


"Ho fatto bene a lasciare questo schifo di posto"

"Non ti permetto di parlare così della Casa del Signore"

"E' lei che non si merita di stare qui. Ha distrutto la vita di Niah, che non desiderava altro che una famiglia che l'amasse. Ha distrutto la vita di Melanie, non era quello il suo posto e lo sapeva bene. Ha distrutto la vita di due persone che agognavano una figlia"

" Una figlia va amata, a qualunque costo"

"Non venga a farmi della retorica, proprio lei che decide le adozioni a tavolino a seconda di chi offre di più"

"Non ti permetto ..."

"Mi chiedo con che cuore si abbandona la propria figlia per poi impedire che questa venga adottata"

"Dunque tu sai ..."

"Lei aspetti pure lo Spirito Santo, io preferisco fare da solo"

"Quale blasfemia!"

"Oh ma la smetta. Mi occuperò io di Niah. Posso farlo"

"Non ti permetto ..."

"Ma si sente? E' come un disco rotto. Le auguro solo che Pandora non apra mai il suo vaso o ognuno riceverà quello che si merita e lei non avrà il tempo di spendere i suoi dannati soldi"


"E' ora di andare. Stanno arrivando e è meglio che non ci trovino qui"

La donna velettata sporse il braccio verso Niah, era un segno ineluttabile che, si, dovevano andare. Non c'era più niente da sapere che già non fosse stato svelato e la Tassorosso avrebbe compreso meglio il senso di quanto udito a mente fredda.

"Lui starà bene"

Lo disse in una maniera talmente confidenziale e colma di fiducia che Niah non potè non credere che Sam non sarebbe davvero stato bene.


Dieci giorni dopo fu recapitata una lettera a Hogwarts.
Era di Sam
.


"Cara Niahndra,
se la cosa ti interessa, sono stato dimesso dal San Mungo. Mi hanno detto che non recupererò totalmente l'udito ma il fatto che non sia diventato completamente sordo è, tutto sommato, positivo. Non sapevo tu vantassi una così bella vocina da soprano maggiore, ti chiedo solo di non cantare così in pubblico, non credo apprezzerebbero.
Melanie sta ricevendo le cure appropriate. Mi rendo conto che non sia facile capire ma il destino si è talmente accanito contro di lei che non riesco a biasimarla. La sua unica colpa è stata quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Forse, questo suo inconsapevole sacrificio ha salvato te da una fine che, credo, non sarebbe stata diversa. I Morton, per quanto carini e affettuosi, non hanno accettato la sua natura (che poi è la nostra) riportandola dove l'avevano presa senza tanti preamboli. Per chi crede di aver toccato la felicità, il ritorno nel baratro dev'essere una catastrofe. Credo che abbia perso il senno e, nella sua follia, ha pensato bene di dare la colpa a te, rea di non aver preso il suo posto. Posto che ti competeva, come ben sappiamo.
Non so se vorrai ancora parlarmi dopo quello che è successo, ti giuro che la mia intenzione era di dirti tutto. Tutto quello che sapevo. Stavo solo mettendo insieme le varie informazioni, per darti in mano qualcosa di realmente concreto.
Il giorno stesso della partenza dei Morton e di Melanie, dopo che vidi la morte nei tuoi occhi, decisi di recarmi da Suor Adolfa. Il caso volle che udii una conversazione tra lei e Suor Prudenzia. Per fartela breve, era Suor Prudenzia che regolamentava le adozioni. Mi piange il cuore scriverti queste cose, vorrei tanto dirtele a voce Niah perchè tutto ciò che ho fatto dopo aver udito quella conversazione, l'ho fatto per te, perchè ti voglio bene e mai più nella mia vita voglio vedere la sofferenza che lessi nei tuoi occhi quel maledetto giorno.
Il tuo vero cognome è Linsey e la tua famiglia fa parte di un potente Clan Scozzese. Tua madre si chiama Pandora ma, onestamente, non so se sia il suo vero nome. I Linsey hanno vari possedimenti, se vuoi e se ti va posso portarti lì.
La tua famiglia ha sovvenzionato l'Orfanotrofio per il tempo che ci hai trascorso, non so i motivi che hanno spinto tua madre a lasciarti ma posso dirti con certezza che è stata lei a impedire l'adozione dei Morton, l'ho udito con queste (ormai rattrappite) orecchie.
Mi dispiace per Suor Prudenzia ma il destino presenta sempre il suo conto, prima o poi.
Ti prego, troviamoci da qualche parte e parliamo, ho ancora tanto da spiegarti.
Tuo Sam.


La tua quest di apprendimento è conclusa, puoi fare il lancio delle ciabatte u_u
Mi dispiace per l'immane lentezza, hai sbloccato anche la Psicometria e ora sei una banshee a tutti gli effetti, con l'inesperienza del caso.
La quest ha rivelato le tue origini, Sam può dirti altro, quando e se vorrai addentrarti nel mondo della tua famiglia d'origine
Non essere troppo arrabbiata con lui, ti vuole tanto tanto bene :fru:
Aggiungi altri due punti alle tue statistiche.
Grazie per essere stata incommensurabilmente paziente.


Edited by MasterHogwarts - 3/1/2018, 02:07
 
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37 replies since 25/10/2015, 10:58   992 views
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