Il sangue dell'uccello dalle nere ali

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view post Posted on 2/11/2015, 14:12

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I
Il suo becco punta ai miei occhi

"Conoscendo io stessa il dolore,
so essere d'aiuto agli infelici."
dall'Eneide

"Sono una donna profondamente infelice," questo pensavo osservando la punta dei miei tacchi rosso sangue che, sprofondando nella neve, andavano assumendo uno sgradevole color amarena. "Le mie erano mere illusioni," l'illusione di Hogwarts era quella più dolorosa, ma era anche quella che andava macabramente accompagnandosi alla vuota speranza di cambiare la mente di almeno un solo studente; cosa che palesemente non era successa. Nulla avevo cambiato, nulla avevo mosso. La mia aula era quasi sembra vuota, scaldata solamente da uno spaventato fuoco che nulla poteva paragonato alla presenza umana che quell'aula chiedeva a gran voce: reclamava odore di ingegno, di cervelli in moto. "Il mio," penso "è uno stato di gelo." Concludo, camminando ancora nel nulla, intanto sulla punta dei tacchi andavano innalzandosi colline di sporca neve. "Per questo sono qui, ora." Camminavo lontano dai pub e dai locali che, da lontano e nel mio stato malinconico e rabbioso, sembravano emanare una luce giallognola e malata. Mi porto una mano ai capelli, accorgendomi solo ora di non averli acconciati; il nido di cincillà era scomposto, una casa abbandonata che a nessuna poteva dare sollievo se non a pensieri di oscura e inconfessabile natura.


Ophelia, John E. Millais

Avevo nelle membra una stanchezza invalidante: da mesi nulla mi era concesso di fare. La Torre Nord era per me quanto di più simile ad una bara. La mia pelle, ora coperta da un lungo mantello nero, avevo cominciato ad ingiallirsi provocando in me un senso di repulsione tale che ora la parete sud della mia stanza era sgombra di specchi. Da mesi sfogliavo svogliatamente romanzi che nulla muovevano in me se non un vago senso di nausea e malumore. Spesso guardavo al Lago Nero domandandomi cosa si provasse a giacere nelle sue acque, immobili. Ero, facendo malamente il verso ad uno spot babbano, stanca e di essere stanca eppure nulla potevo in quella mia condizione. Nessuno ad Hogwarts poteva essermi d'aiuto non essendo stata in grado di presentarmi benevolmente ai miei colleghi: camminavo per gli androni di Hogwarts con sguardo rabbioso nella consapevolezza degli sguardi feroci della scolaresca. Spesso mi era parsa buona cosa presentarmi dinnanzi alla Bennet ma sempre avevo cambiato idea nelle certezza che nulla ci legasse se non un breve colloquio neanche eccelsamente discusso. Ero dunque sola.

E senza scopo alcuno. Quei pochi alunni accorsi in aula non avevano cercato alcun rapporto immediato e questo era stato per me causa di un sordo ed acuto dolore. Ora vagavo in queste lande desolate senza posto dove andare; il verace percorso andavo abbonando ed un gelo perforante andava avvolgendomi le gambe. Cosa fare, dunque? Non è ardua impresa per me ammettere di aver soventemente guardato a quelle acque con profonda urgenza di morte, tanto ogni cosa aveva per me smesso di conservare una parvenza meschina di senso. Eppure ora, con le membra stanche e gelide non potevo che guardarmi con disgustata rabbia: andavo prendendo a calci piccoli mucchi di neve e in quei mucchi vedevo le mie chance andare a puttane: che cosa restava al mondo per me? Per me che m'ero chiusa in un castello e ne facevo la guardia, per me che ormai andavo invecchiando e nulla conoscevo se non la mia stanchezza, per me che ero già postuma, chiamando a gran voce l'uccello dalle nere ali.


Edited by Nickisout - 2/11/2015, 19:06
 
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view post Posted on 2/11/2015, 20:37
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Il Fato

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L'insoddisfazione era sempre stata terreno fertile su cui far germogliare l'insidioso seme del Male. Un frutto succoso, dal sapore acidulo, eppure invitante come fosse promessa di straordinario gaudio e piacere senza Tempo. Un sussulto, un solo respiro di Vera Libertà dell'Essere. Amara realtà. Dolce Sollievo. Attimo di ristoro nella scelta della Giusta Via.
Un momento...Un singolo, prezioso momento di lucidità. A questo portava l'insoddisfazione. La Via era stata offerta.
La solitudine ed il silenzio, complici dell'insoddisfazione, generavano quel desiderio di rivalsa, di riscatto propri di coloro che non si accontentavano di sopravvivere...Ma...Volevano vivere.
Non un respiro...Fame d'Aria...
E la bellezza trascurata di una donna dotata di talento e forza, di intelligenza e acume, lasciavano emergere il vero volto del Fastidio, della Delusione, dell'Incertezza, smascherando un viso meravigliosamente e falsamente impassibile, eppure così espressivo e...Solo...
Un passo dopo l'altro, la Docente di Divinazione si avvicinava alla Verità. O forse...La verità l'avrebbe condotta laddove si conveniva. Vi era forse già uno scambio, un reciproco donare senza la consapevolezza di farlo.
Il Castello l'aveva imprigionata nella dorata illusione della felicità della casa ritrovata. Casa...Quattro mura erano forse Casa? Un carcere, semmai...Sbarre invisibili ma altrettanto infrangibili trattenevano un animo inquieto e lo costringevano alla resa.
Ma quell'animo era davvero disposto a soccombere?
Occhi indiscreti l'avevano osservata ad Hogwarts. Lui aveva occhi in ogni luogo...Gli occhi dei seguaci, le orecchie dei servi...
E l'attesa del giusto momento per avvicinarsi alla preda valeva ogni attimo di impazienza.
Un uomo, coperto da mantello e cappuccio, camminava nel senso opposto di marcia rispetto alla donna, a qualche metro di distanza, in avvicinamento. Egualmente silenzioso, sguardo rivolto verso il candido suolo, sembrava non curarsi dell'imminente ostacolo che la donna rappresentava al suo passaggio. Forse perchè di ostacolo non si trattava...
E trovatosi di fronte alla Professoressa, arrestando il suo passeggiare, solo poche parole, pronunciate senza nemmeno guardarla negli occhi, ma continuando a mirare il suolo:
Tutto ciò che inganna sembra sprigionare un incantesimo...Tu non trovi?
Due occhi vermigli si levavano pronti a catturare lo sguardo della donna. A lei la scelta. L'inganno o la verità? E qual era l'inganno? Il candido suolo? La tacita insoddisfazione? L'uomo innanzi a lei? O la sua stessa condizione?
Schivare la domanda e proseguire senza dare possibilità all'uomo, inquietante per aspetto e pallore, di conversare, oppure...Dare l'opportunità a sè stessa di valutare la verità?
Come sempre...Libero Arbitrio...


 
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view post Posted on 23/11/2015, 17:03

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II
Due topi nelle sue zampe

La punta delle mie calzature, per il lungo andare, era ora di un colore slavato e questo, probabilmente, le avrebbe portare senza indugio nella spazzatura ove avrebbero dimorato per il resto dei loro giorni. Io, che come un topo me ne andavo spaventata correndo per i recessi della mia mente, fui destata dalla neve che, raggiunto gli alluci dei miei piedi, mi provocò un gelo pungente. Mi guardai alle mie spalle in cerca di un posto dove poter portare requie alle mie stanca e dolenti membra ma mi accorsi con sgomento che le locande, alla mia distanza, non erano che una nuvola di fumo che si alzava in un cielo desolato e plumbeo. Mi accorsi poi di aver perso gran parte del potere che avevo qualche ora fa sulle mie mani che erano ora nulla più che lembi di carne nella morsa spietata del gelo. Il capo mi cadde sui seni che ora avrei voluto più caldi ma che in quel momento non erano che borse di algido sangue. Pur avendo lo sguardo allontanato dal mio cammino, non arrestai i miei piedi che anzi procedevano con passo lento verso il nulla. La condensa che scappava dalla mia bocca come un urlo muto mi si parava dinnanzi agli occhi dandomi l'idea di essermi sporta verso luoghi ignoti e inaccessibili. Follia, dunque: era questo il segnale della mia morte imminente? Mi portai una mano al petto con quello che mi sembrò uno sforzo immane e mi sembrò, nel mio stato, che questo stesse cercando d'assomigliare ad una statua greca.

[...]

Dei passi mi destarono nuovamente in quella che all'ora mi sembrava una macabra pena voluta per me dall'umano genere. Immagino avrei dovuto portare con urgenza una mano alla bacchetta ma non lo feci. Le ragioni sono palesi agli occhi di chiunque ma, per coloro ai quali queste sono opache darò ora alcuni excursus in modo che i loro cervelli non brancolino più nel buio:
• Ero ad almeno duemila passi dalla nota locanda la "Testa di porco" e nessuno avrebbe potuto soccorrermi e tanto meno raccontare a chi di dovere l'accaduto; senza contare che non godevo all'ora come ora di una buona reputazione e sono certa che sarei passata senza complicazioni nei comodi panni di un'omicida;
• Versavo in uno stato di grave ipotermia e le mie membra erano talmente doloranti che il solo gesto di portare una mano alla bacchetta mi avrebbe potuto, nel mio immaginario, spezzare un tendine;
• L'attaccamento che provavo verso il pianeta Terra era così debole che non mi sarebbe costato granché dirgli addio in quello stesso istante, anche per mano di un anonimo passeggiatore.
Eppure gli occhi che scorsi quando alzai i miei non erano quelli di un folle; ma quelli di un uomo ugualmente provato dal dolore. Il mio cuore subì un'impennata e le mie gote ne diedero prova, colorandosi di rosa; egli parlò.

[...]

Ma quello che disse fu per me causa di gran disturbo. Puzzo, ecco la sola cosa che emanava l'inganno; un puzzo di sterco e di bordello. Lo stesso odore che emanava Hogwarts da quando ne avevo scoperto le sbarre che mi tenevano al suo interno. «L'inganno non è che un veleno, per me. Agli inizi sì, può anche sembrare un caldo aroma ma non è che un insidioso e mortale veleno»
dissi con enfasi e mi portai una mano alla tasca interna del mantello dove pescai una Camel blu che accesi con un gesto veloce e spaventato. Il fumo che ne uscì dopo essermela portata alla bocca coprì il mio ignoto conversatore. «Vede? Questo è l'inganno» E così dicendo sperai che si levasse dal mio cammino poiché, senza ragione apparente, mi venne una gran voglia di un bagno bollente.


Edited by Nickisout - 23/11/2015, 23:11
 
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view post Posted on 2/12/2015, 21:29
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Il seme dell'insoddisfazione aveva attecchito forte e vigoroso...Il terreno era pronto ad ospitare l'attraente verità, attraverso la comune sensazione di inutilità dell'ordinarietà. Ecco, l'alba di una promessa, di un cambiamento, di una vita finalmente vivibile e mai vissuta.
Hogwarts era diventata il mezzo per raggiungere quelle eccelse menti che un tempo erano incorruttibili, inviolabili perchè fortemente fedeli a quelle umide e sporche mura che null'altro erano se non pura apparenza.
E l'apparenza era figlia dell'inganno, misera, gretta, troppo indaffarata ad essere perfetta nella sua imperfezione per dedicarsi ad altro. E una volta riconosciuta l'apparenza, non vi era più possibilità di scacciare la delusione, il fastidio, l'infelicità, il vuoto...Il vuoto diveniva prezioso spazio da colmare con nuove speranze, vere opportunità, forza rinnovata.
L'incontro, tutt'altro che casuale, tra la donna e l'uomo errante, sembrava trovare epilogo proprio nell'istante del prologo.
Perchè mai concedere ad uno sconosciuto l'onore di una conversazione? Eppure vi era stata risposta ad una domanda apparentemente banale. Non vi era stato un rifiuto, non una chiusura totale.
L'uno di fronte all'altra, i due sconosciuti si trovavano su fronti opposti ma...Su medesima via.
E se la destinazione fosse stata la stessa? Se il traguardo fosse stato comune?
Veleno...Le promesse non mantenute sono veleno. Le speranze violate sono veleno. Le illusioni sono veleno...
Ed una boccata di fumo raggiungeva il volto dello sconosciuto.
Un sorriso.
Un respiro profondo come a voler catturare quella piccola nube e fagocitarla, sconfiggerla.
Ma anche l'inganno può essere beffato...Con la verità. Basta sapere dove quest'ultima è riposta....E tu? Credi di sapere cosa sia vero e cosa sia invece null'altro che fumo?
L'uomo non si spostava. Fermo, attendeva che fosse la Docente a spostarsi ed eventualmente ad allontanarsi...Ma sperava non lo facesse...Molte cose vi erano da dire prima di metterla alla prova...






 
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view post Posted on 3/1/2016, 17:25

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III
Prede ingannevoli

Caos e caso. Uno nella mia mente, il secondo dinnanzi a me, immobile. Nonostante le membra gelate, obbligate ad una paralisi dolorosa, la mia mente mi sembrava un uragano senza requie: nessun ordine, nessuna regola. Quello che qualche ora fa mi sembrava solamente un surreale sopralluogo ora mi sembrava un incubo. Lui aveva provocato il passaggio, il cambiamento. Con sole poche parole mi aveva scoperchiato il cranio e ne stava facendo quello che voleva. L'inganno si fece sfondo di ogni momento passato, di ogni persona, di ogni parola. Non ero più certa di nulla. Vedevo la menzogna ovunque e il passato mi sembrò solamente una sequela di vacue immagini poste lì casualmente, il cui scopo, ora palese, era quello di condurmi qui. In questa landa, con questa persona. Fu questo ragionamento (malato, insano, innaturale) a condurmi a nuovi dubbi, nuove paure: il caso, quanto aveva a che fare con quello che mi stava succedendo? Perché lui? Chi era? E soprattutto: cosa voleva da me? Qualcosa di certo voleva se la sua mente, malata come i miei ragionamenti, lo aveva portato dinnanzi a me, in un ambiente crudele, a ragionare di inganno e di vero. Le sue intenzioni era ora il fulcro di ogni mio ragionamento, di ogni mio correre per le stanze del mio cervello. La Camel blu che avevo racchiuso nell'incavo formato dall'unione dell'indice e del medio mi cadde di mano quando realizzai la minaccia che quella persona rappresentava per me. La Camel si spense nelle neve, e il mio cuore subì un'impennata. «Cosa vuole da me?»
chiesi. Non provavo paura. Ho già narrato di quanto poco tenessi alla mia presenza sulla Terra ma, se c'era una certezza, era che avrai voluto crepare per mano mia; non per quella di uomo che, senza ombra di dubbio, avrebbe deturpato il mio corpo, fatto scempio delle mie membra e derubatomi di ogni mio possesso.

Mi allontanai di qualche passo dall'uomo con non poco dolore alle gambe che, durante il mio breve scambio con l'uomo, sembravano aver messo radici nel suolo. Questo parlò di nuovo, procedendo il suo ragionamento. Pensai alla sua condizione: quanto poteva essere solo? Aveva forse famiglia? Cosa lo aveva portato sul mio medesimo cammino? La mia mente fu immediatamente portata a credere che mi spiasse eppure il sospetto non aveva gambe solide: perché avrebbe dovuto farlo? Domande senza senso, senza fondamento. Vaneggiavo eppure quell'uomo non mi sembrava quello che la mia mente aveva creato, avevo quasi la ferma certezza che non fosse lì per fare dei miei occhi collane e orecchini ma per fare di me qualcosa di nuovo, qualcosa di vero.Le sue domande, per quanto assurde in quel luogo che sembrava voler far di noi neve, sembravano giungere a me come armi di una potenza inenarrabile. Sondavano ogni passato evento e me lo portavano nuovamente agli occhi sotto una luce nuova. Che sbaglio parlare di luce: ogni evento era tornato a galla in acque cupe e oscure, sporco di inganno. Ero sola in un mondo di maschere orrende. Egli aveva dato fuoco al mio personale mondo di carta e quello che vidi fu solamente buio. Un mondo oscuro in cui si muovevano esseri senza ragione, esseri bugiardi, assassini del vero e del bello.
«Il vero si cela nella conoscenza, nello studio. Ripudia le formule semplici come un essere notturno teme il giorno. Le persone non sono che fumo, gli ideali, il passato può esserlo. Spesso, senza accorgersene, ci si sveglia in modo che non è che fumo» parlavo di me? Forse sì, forse solo un segnale d'allarme. I suoi perché ora mi sembrava palesi: voleva salvarmi. Voleva essere una lanterna in quel mondo di buio. Io, dal mio canto, volevo lo fosse.


Edited by Nickisout - 7/1/2016, 20:29
 
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view post Posted on 5/1/2016, 17:37
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Era ancora lì.
Non se ne era andata. Non era fuggita, non si era allontanata allarmata.
Non aveva negato risposta a domanda apparentemente non pertinente, assurda, a tratti illogica poichè effettuata da perfetto sconosciuto. Non aveva esitato a schiacciare la provocazione. Non si era rifugiata nuovamente nell'ombra e nella nebbia di una vita falsa, vestita di decoro, ma nuda di realtà.
Era lì...Dinanzi a lui.
Si allontanava di qualche passo, certo. Lo faceva per porre maggiore distanza dall'ignoto o forse...Dalla verità stessa, dalla consapevolezza che quel folle uomo stava capendo ogni cosa, come fosse avido lettore di libro spalancato.
Ed il libro spalancato era Lei...
Era già così fedele alla realtà. Ripudiava già con tanto ardore quella gretta società fatta di apparenza e regole dettate falsamente da confini e limiti cui l'uomo, il Mago, non doveva sottostare...Era pronta per incontrare CoLui che l'avrebbe condotta alla vera felicità fatta di Conoscenza Tutta, senza paura inoltrarsi laddove l'ordinario e il mago comune non poteva arrivare.
E finalmente...Ecco la domanda.
L'uomo, immobile, come a voler rimarcare la ferrea volontà di non invadere lo spazio vitale della donna, come a voler sottolineare di poterLe invece dare l'aria e l'ampio respiro di cui ella necessitava, fissava la donna e coglieva la sua inquietudine, la sua speranza, il suo desiderio di porre fine a quell'insoddisfazione che non le permetteva di sbocciare nel potere, nel sapere, nella vita vera.
Cosa voglio da te...
Un sospiro.
E se ti chiedessi di porre la domanda che davvero conta? Se non fosse importante questo? Se non contasse cosa io voglio da te, ma fosse invece vitale il contrario?...Ciò che conta è quello che io posso darti, offrirti...Ciò che TU Vuoi...Null'altro che la Verità. Sei disposta a rischiare per questo, a fidarti di un gentiluomo mal vestito come me per conoscere ciò che davvero può farti sentire parte di un mondo che può migliorare, che può fuggire dalla corruzione nascosta dietro leggi, belle parole di un Ministero che pensa solo al potere di pochi e non alla conoscenza? Sei davvero disposta a uscire dalla nebbia e dal fumo? O temi di essere accecata dalla potenza del sole e del Vero?


 
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view post Posted on 7/1/2016, 20:30

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IV
Voglio leccare il suo sangue

Toccato il fondo si sarebbe potuto andare ancora più a fondo? Non lo sapevo. Io, del resto, non ci vedevo nulla di male. Anzi, ci speravo. Quell'uomo, ancora ignoto, voleva tendere una mano verso di me, allontanarmi dalle tenebre ma, mi domandavo ora, ne ero pronta? Ero veramente pronta ad abbandonare la culla del male che provavo? Ancora: non lo sapevo. Quella mano mi avrebbe poi abbandonato alla casa del bene? Egli non aveva mai nominato né bene né male ma solamente vero e menzogna. Stanca di queste domande non volevo che abbandonarmi nelle mani del solo umano che avessi mai anche solo provato a prestarmi soccorso. Questo il vero: ero esausta. Lunghe pause avevano oramai oscurato il sole e sopra di noi era calata una penombra amara e pesante. Tremavo per le basse temperature ed ogni domanda che mi ponevo mi sembrava un'arma puntata da me su di me. Ormai tolleravo a stento la presenza di quell'uomo e questo, e mi domando ora quali seconde cause, mi condussero ad un «Sì. Sono disposta»
Questo dissi. Fa' di me quello che credi, pensai. Questa la sostanza, questo il vero. Penso ora a cosa sarebbe successo se a quell'uomo avessi dato un "No, non mi rompere i coglioni": Hogwarts sarebbe stata sempre lì, pronta ad inglobarmi senza remore. Pronta nuovamente a gettarmi in una cella senza sbarre ma non per questo meno dolorosa. Io sempre uguale, lo stesso sguardo spento, vuoto, che si sposta ora qua e ora là senza scopo alcuno. Come me, del resto. Che scopo avevo? Nessuno. L'avevo, questo sì, avevo sperato che la Bennet lo comprendesse e l'approvasse ma ora non era che un pezzo di un passato che tentavo di prendere a pugni, di allontanare. Non sapevo che ne sarebbe stato di me: come potevo? Era ardua impresa fermare il marasma di domande che mi occupavano il cervello; avrei voluto annullarmi in quell'assenza di passato, crescere come edera dalla massa informe da cui avrebbe preso forma il mio futuro. Il presente era una nebulosa di gas dove sarebbe potuto succedere qualunque cosa ma che quel sì stava condensando, rendendo composta. Ancora: che ne sarebbe stato di me? Il fondo-senza-fondo mi avrebbe notato ancora, in un mezzo al suo popolo? Mi avrebbe guardato sogghignando? Non lo sapevo. Non sapevo nulla. Mi incamminavo verso il vero non sapendo cosa fosse. Brancolavo ancora nell'assenza di luce: dov'erano quella mani ora? Era stato solamente uno scherzo? Un acuto dolore alla nuca di prese preda di sé, allontanando ogni domanda, ogni dubbio. "Spalanca i cancelli di questo inferno" pensai. Me ne voglio andare.
 
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view post Posted on 19/1/2016, 20:55
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Eccola, quella piccola, esile, sibilante parola che l'invadente sconosciuto attendeva sin dal principio...Un suono breve, fugace, apparentemente etereo, privo di effettivo valore, se non immerso nel contesto della piena, totale, consapevole, determinata, ostinata volontà: SI'.
Un'affermazione, un'accettazione...A tratti anche una resa...O forse, null'altro se non l'esito vittorioso di una battaglia.
Battaglia...Ma chi era il vincitore? Lui...Lei...In egual maniera. Il calcolo e la passione. La misura e l'esplosione. Il piano e la sorpresa...
L'attrazione della verità risultava travolgente perchè reale, tangibile, palpabile come carne.
E non vi era possibilità di fallimento...Forse non vi era mai stata...
La verità era troppo seducente, notevolmente acuta, terribilmente perfetta nella sua crudeltà per non essere unica padrona della vittoria.
Dunque, un sudicio uomo, tutt'altro che piacevole alla vista e apprezzabile per senso alcuno, diveniva mezzo attraverso il quale raggiungere la bellezza della luce, della conoscenza, del potere.
Oh...Sì...Quell'essere disgustoso, dal respiro affannato, insidioso, avrebbe condotto la giovane donna da Colui che MAI le avrebbe mentito...Non ve n'era bisogno...
Ella avrebbe conosciuto finalmente la banalità della realtà a scapito della costruita menzogna sulla quale si fondava quel mondo nel quale ella stessa aveva cercato riparo...risposte...senso...invano.
Ebbene...Scelta era stata fatta. Inutile temporeggiare. L'attesa era stata lunga una vita. Era giunto il momento di rinascere.
Non vi era più tempo per le parole; non vi era spazio per i dibattiti. Una grande mano, segnata da duro e pesante lavoro, solcata da rughe, cicatrici e ferite, veniva offerta alla Professoressa di Divinazione.
Ebbene? Desiderava una stretta di mano?
No. Il palmo rivolto verso l'alto chiedeva di più...La fiducia...Totale....
Una mano chiedeva una mano. Un contatto...Perchè?
Un sinistro sorriso sul volto dello sconosciuto...
Nessuna spiegazione. Nulla. Solo il tacito invito ad un contatto.


 
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view post Posted on 24/1/2016, 21:53

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V
La culla del male

Lentamente, passo dopo passo, mi sembrava di scorgere nuove speranze. Da sempre celate ai miei occhi erano ora più chiare che mai. Mi chiavano, mi porgevano mani. Speranza, cos'era stata per me se non una vacua parola? I miei anni mi passavano dinnanzi agli occhi come monotone lamentele dei miei (pochi) successi. Conquiste che in pochissimo tempo si erano mutate in incubi: Hogwarts. L'essere scontata negli esempi mi conduce ora in nuovi angosciosi percorsi mentali: il mio passato era una corda sempre tesa. Immobile. La paura di un futuro ugualmente monotono come lo era stato il mio passato mi aveva obbligato a quel sì. Consenso che ora, ai miei occhi come a quelli di chiunque, ha perso di naturalezza e si è palesato per quel gesto innaturale che è stato. Anni di stallo, gabbie ovunque, una mente perennemente dolente sono state le cause di quel sì. Uno scontento che chiedeva di essere abbandonato, deposto e scordato. Era ora di abbandonarlo in quei cumuli di neve gelata. Una sacca di dolore che in più occasioni aveva tentato di ammazzarmi, abbandonandomi in profondissimi abissi. Essere toccata dal fuoco, questo volevo. Incendiarmi, ardere il mio passato, perdermi in quel rossore e nascere nuovamente. Vedermi sgozzare le mie membra deboli, abbeverarmi del mio sangue, spezzarmi le ossa per averne di nuove. Non chiedevo seconde occasioni, non chiedevo pace in Terra e nella mia mente, chiedevo un cervello nuovo, nuova forza, nuove apparenze. Da debole abete qual ero volevo spezzare le mie radici e da seme piantarmi nuovamente. Rompere il cerchio, sputare nei suoi spazi infernali e suggellare con quel gesto il mio addio. Sano e malato. Chi era cosa? Allontanarmi da me non poteva condurmi in una seconda me. Sarei stata lo specchio di me stessa? Avrei dovuto sapere cos'ero in quel momento, che donna era piantata in quella neve per comprendere chi sarei stata ma, ahimè, il tempo era scaduto. L'uomo dinnanzi a me imponeva un gesto, chiedeva conferme. Cercai di scorgere in quegli occhi il mio io, ma non v'era nulla. Il plumbeo di quella gabbia che sormontava me e lui e la dannata umana razza, aveva conquistato il suo sguardo. Occhi, mani, bocca, naso non dicevano niente di me. Ero sola più che mai in quell'istante sospeso. In quell'ombra una mano mi era stata tesa. Cosa farne? Mozzarne le vene con un abbandono? Aggrapparsi a quella? Dove mi avrebbero portato? Cosa avrebbero fatto di me? Nulla, perché un me non c'era più. La domanda che mi sarei dovuta porre allora è questa: come mi sarei modellata? C'erano nuove urgenze ora: segare il mio passato, cercare immagini di un futuro migliore. Un'istantanea sarebbe stata questa: mi abbandono alla sua mano. Una mano d'uomo, grande, consumata da un'impiego qualunque di uomo qualunque. La mia mano, piccola, delicata, mai sferzata da nessun sforzo ma solamente arrossata a causa di quel gelo pungente, nella sua. Un nuova linea era stata disegnata nel vuoto ed io, funambola, ero pronta a percorrerla. Mantenere l'equilibrio sarebbe stato arduo come arduo sarebbe stato abbandonare la confortante voce di una caduta indolore. Il tempo, forse, avrebbe svelata agli occhi del mondo la mia nuova forza, la nuova Shirley. Il tempo, ora, passava su quelle mani e le ignorava, passava dinnanzi ai miei occhi intelligenti ma annegati in acque da tempo sommesse e ignorava anche quelli. Io, invece, ero sveglia, pronta a dichiarare battaglia a quell'uomo che ora nelle sue mani non aveva solamente il mio futuro, aveva me.
 
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view post Posted on 29/1/2016, 07:15
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Finalmente...Ecco la concretezza della scelta farsi strada decisa, prendere la via della chiarezza, dell'assenza di dogmi e false leggi celate nella bugiarda verità delle circostanze. Ecco un'azione meditata ed al contempo naturale, spontanea, poiché figlia dell'indole umana affidata all'istinto e non più ad una apparenza malamente definita "ragione".
Misura, decoro, diplomazia, persino la "pace" erano termini che oramai avevano perso il vero significato e la loro essenza più sublime.
Ma una mano...Una mano poteva cambiare ogni cosa...Poteva riportare l'anima afflitta laddove avrebbe sempre dovuto essere, sin dal principio. Una mano poteva diventare l'ancora cui aggrapparsi per ritrovare sé stessi.
E quella stessa mano aveva il potere di diventare il simbolo di un legame indissolubile tra verità e vita.
Non vi era più spazio per casualità ed evolversi incontrollato degli eventi.
Egli avrebbe provveduto a Lei...L'avrebbe condotta nella via della luce, della comprensione, della conoscenza più totale e libera. E Lei sarebbe stata finalmente ciò aveva il diritto di essere: una donna dotata di conoscenza tutta e Magia, priva di limiti e catene, senza vincoli e padroni.
Ma ogni scelta comportava il pagamento di un prezzo, talvolta simbolico, altre volte concreto...
Eppure...Eppure quell'uomo sembrava volerLe donare quella libertà di cui Ella aveva bisogno, senza chiedere nulla in cambio.
E così era. Almeno in quel momento.
Ma Colui che voleva incontrarla...Oh...Sì...Lui avrebbe preteso fedeltà...E la fedeltà non sempre era semplice via da seguire...Pagamento prezioso esso era...
Certo...Lui non le avrebbe mai mentito. Egli non aveva bisogno di farlo. La verità era sin troppo crudele per non utilizzarla.
E Shirley avrebbe scoperto anche questo...
La grande mano rovinata dello sconosciuto, ruvida al tatto ma salda e forte, stringeva ora quella delicata della donna.
E tutto accadde in un attimo.
Frazioni di secondo che parevano sempre essere interminabili, completamente assaporate da coloro che decidevano di raggiungere luogo desiderato, bramato.
Un nodo allo stomaco poteva apparire quasi insopportabile ai meno esperti...Ma Shirley era una strega adulta...L'esperienza Le avrebbe fatto facilmente comprendere che quella sensazione fastidiosa era necessaria...La smaterializzazione l'avrebbe condotta laddove forse Ella aveva sempre desiderato giungere...O forse no...
Lui non l'avrebbe mai costretta a fare ciò che Ella non potesse desiderare...
Scelte...Libero Arbitrio...
Sempre...


La conversazione continua...In altro luogo. Hai ora accesso a Villa Malfoy. Apri lì una discussione, il titolo sceglilo liberamente. Ti troverai innanzi al nero cancello. Nella sezione "Villa Malfoy" troverai tutte le descrizioni necessarie affinché tu possa esprimere sensazioni, emozioni, pensieri riguardanti il luogo in cui vieni portata dallo sconosciuto uomo.
Sarai libera di porre domande a quest'ultimo, di provare ad oltrepassare il cancello, di attendere...Scegli tu...Io agirò di conseguenza.
 
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