Attenta a dove metti i piedi, privata

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view post Posted on 16/11/2015, 11:19
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Terza domenica di Novembre. Pare strano ma a Londra c’è il sole. Il clima è mite per questa stagione e la giornata invita ad uscire. Dopo essere rimasta a poltrire un po’ più del solito sotto le coperte decido di alzarmi anche perché Galatea non mi stà dando tregua. E’ più di un’ora che schiamazza gridando e borbottando a fasi alterne. Accidenti a me e a quando, la sera prima, mi è venuto in mente di dire che avevo voglia di fare un giro allo zoo. La jarvey non si tiene più. Scalpita per uscire e andare a vedere la più grande mostra di animali magici del mondo. In realtà non amo gli zoo. Non quelli babbani. Vedere gli animali rinchiusi, lontano dal loro habitat e costretti a vivere in cattività è cosa che mi intristisce e mi fa arrabbiare ma lo zoo dei maghi è tutt’altra cosa.

Galatea se non la finisci di imprecare ti ci porto allo zoo ma poi ti lascio là. Faccio finta di perderti per strada e non ti cerco neppure.
Inutile sperare di averla impressionata. Mi risponde con il suo tono dolce e gentile e il ridotto vocabolario. Ridotto solo per quello che non riguarda parolacce e improperi.
Scuoto la testa sconsolata e mi decido a vestirmi prima che mi salga davvero la voglia di puntargli la bacchetta contro per toglierle la parola, anzi, la parolaccia.
Non mi lascia in pace neppure per la colazione che si riduce ad un veloce caffè e una fetta di pane tostato e imburrato. Alle dieci di mattina siamo tutti e tre davanti al cancello dello zoo. Nella borsa che porto alla spalla Gideon, la mia tarantola azzurra, cerca di arrampicarsi per riuscire a sbirciare qualcosa. Probabile speri di vedere i suoi simili ma siamo appena all’inizio del cammino e ancora non ho deciso quale percorso scegliere e da dove cominciare la visita.
Indosso un paio di jeans e una camicia bianca oltre ad un giubbotto blu. Galatea è al guinzaglio, il suo nuovo guinzaglio rosa del quale va molto orgogliosa. Cammina impettita davanti a me lanciando occhiate torve a chi la osserva quasi non volesse essere disturbata. La conosco. So che usa questo atteggiamento nelle uscite ‘ufficiali’. E’ tutti il giorno con me e io sono una curatrice di Creature Magiche presso il Ministero perciò è abituata a stare sia con la gente che con gli animali. Quello che mi preoccupa di più è il suo modo di parlare. Tipico della sua razza ma molte volte imbarazzante.
Mi fermo davanti alla mappa che indica le varie sezioni del parco e osservo la piantina indecisa.

Che facciamo Galatea? Prima gli ippogrifi e poi il lago?
La piccola mi guarda indifferente alla mia proposta e poi comincia a tirare come una dannata verso destra. Pare abbia scelto gli ippogrifi! Non mi resta che seguirla cercando di moderare la sua esuberanza.
Vai piano! Finirai per farmi cadere se tiri come un Eurmpent!
E’ ancora piccola ma ha un’energia e una forza che mi obbligano a trattenerla se non voglio finire addosso alle molte persone che affollano i vialetti del parco.
Mi distraggo un’attimo per guardare ancora una volta le indicazioni e qull’attimo è fatale. Uno strattone più forte degli altri e il piede sinistro finisce in una buca che non ho fatto in tempo ad evitare e la caviglia ne risente.

Hai!!! Fermati dannazione!
Dorotea, forse impressionata dal tono della voce si blocca immediatamente e torna verso me con le orecchie basse e comincia ad annusarmi guardandomi con lo sguardo più miserevole che i suoi occhietti scuri riescono a formulare.

Non è successo nulla di grave, tranquilla. Ho solo bisogno di sedermi un’attimo ma tu vedi di darti una calmata altrimenti torniamo a casa immediatamente.
Mi dirigo verso la prima panchina che individuo a pochi passi da dove mi trovo. C’è un lampione a fianco e un cestino per i rifiuti dall’altro. Mi siedo, tolgo la scarpa e massaggio il piede dolorante che pare non abbia subito altro danno che una leggera storta e intanto approfitto per guardarmi intorno. Ci sono famigliole che passeggiano e bambini che si rincorrono. E’ uno zoo magico e di conseguenza le persone che mi circondano appartengono tutte alla mia razza e nessuno si stupisce quando Galatea, in un’ eccesso di gentilezza mi rivolge la parola.
Sei un’impedita! Neanche capace di stare in piedi!
La guardo torva continuando il massaggio e ringrazio di essermela cavata così a buon mercato. Poteva andare molto peggio conoscendo il caratterino della bianca creatura che siede a fianco a me e mi osserva.
 
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view post Posted on 16/11/2015, 17:30




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Domenica. Solitamente Damian alla domenica era solito svegliarsi attorno a mezzogiorno, il più delle volte con in bocca ancora il sapore del sabato sera bravo trascorso per locali, in compagnia dei suoi amici nullafacenti, come li definiva il più delle volte suo padre.
Hugh Gray era sempre stato un uomo d’affari, sempre dedito al lavoro, sempre ben vestito e fresco di dopobarba “Only For Wizard” già alle 05.00am, come avrebbe mai potuto sopportare quel branco di sciagurati che il figlio minore era solito frequentare?
Ma quella domenica era diversa dalle altre, così come lo era stato ogni giorno da una settimana a quella parte. Damian si era svegliato presto, aveva bevuto solo una tazzina di caffè per colazione, dopodiché, sotto lo sguardo ansioso e dispiaciuto della madre, era uscito di casa con l’intenzione di fare altri passi verso il suo obbiettivo: l’ottenimento dell’indipendenza. Sua madre aveva provato a parlargli più volte per convincerlo a mettere da parte il suo orgoglio e la rabbia per le frasi che suo padre gli aveva riversato addosso durante la loro ultima discussione, ma non c’era stato verso di fargli cambiare idea. Aveva deciso, ormai. E quando Damian prendeva una decisione, molto difficilmente ritornava sui propri passi.
Quel giorno decise di spostare la sua ricerca dalla parte di Londra. Trascorse qualche ora bazzicando tra le strade londinesi che più conosceva, rimanendo il più delle volte entro i confini della parte magica della città, con le mani nelle tasche dei jeans neri e gli occhi di ghiaccio che guizzavano attenti a destra e a manca, pronti a catturare ogni possibile dettaglio che potesse interessargli. Attorno alle dieci gli capitò di passare di fronte alla zona dello ZooPark. Indossava la giacca in pelle nera, immancabile, ma la giornata era piuttosto mite per essere novembre, inoltre il sole intiepidiva le temperature. Non ci pensò troppo, svoltò verso lo zoo, deciso a concedersi un breve momento di pausa.
Da quanto non ci veniva? Di solito era sua madre ad accompagnarlo, da piccolo, assieme ad Alec ed Elinor. Le labbra contornate da baffi e barba ben regolati si piegarono in un mezzo sorriso appena percettibile al ricordo delle sfide che aveva sempre lanciato al fratello maggiore. Era sempre stato un attaccabrighe, aveva sempre avuto insito il desiderio di prevalere su Alec, fin da piccolo, per far capire a tutti che lui, sebbene fosse l’ultimo nato in famiglia, non era meno abile degli altri. Così, allo zoo, era un continuo sfidarsi a chi si avvicinava di più alla gabbia dei grifoni o a chi riusciva a toccare il manto di qualche pericolosa bestia esotica. E, mentre Alec era il più riflessivo e cercava di valutare bene fino a dove spingersi, Damian era il solito spericolato che si lanciava d’istinto senza le dovute valutazioni. Quante volte aveva rischiato di essere sbalzato all’indietro da qualche incantesimo protettivo? O di farsi beccare la mano da qualche ippogrifo stizzito?
Ripensando a quegli episodi, inconsciamente, le sue gambe lo condussero a ovest, nella via che porta proprio agli ippogrifi. La percorse per qualche metro prima di assistere in prima persona alla scena di una donna che, dopo essere quasi inciampata, si era trascinata su una panchina per massaggiarsi la caviglia.
Un gentiluomo l’avrebbe soccorsa. Un gentiluomo l’avrebbe raccolta, si sarebbe assicurato dello stato del collo del piede o l’avrebbe condotta presso il San Mungo per un controllo più sicuro. Un gentiluomo si sarebbe fermato.
Ma lui non era un gentiluomo.
Sentì il rimprovero dell’animale che la donna teneva al guinzaglio e non poté fare a meno di lanciargli un’occhiata veloce, di sottecchi, mentre le passava di fronte senza nemmeno rallentare.

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Edited by Black_Shadow - 16/11/2015, 18:06
 
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view post Posted on 17/11/2015, 10:23
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Le mani impegnate a massaggiare il collo del piede lasciano per un’attimo, ma solo per un’attimo, allentato il guinzaglio di Dorotea. Alla piccola non par vero. Scende dalla panchina e comincia a correre libera nel parco.
Galatea! Qui immediatamente!
Grido dimenticando il dolore alla caviglia e alzandomi in piedi di scatto.
La peste scambia il mio comando per un gioco e si acquatta, sorniona, aspettando che mi avvicini per raccoglierla. La conosco bene. Quell’espressione la adotta quando vuol farsi rincorrere e prendere in braccio. Ha le zampine davanti tese a terra e il didietro sollevato. Se non fossi più che certa della sua razza direi che è stata incrociata con un cane.
Nel vialetto passano diverse persone in quel momento. Altre sostano chiacchierando ai margini della stradina che porta al recinto degli ippogrifi.
Sono soprattutto i bambini che mi fanno preoccupare. Con i loro modi confidenziali ed istintivi possono avvicinarsi alla Jarvey e farle del male. Sono sicura che lei non reagirebbe se non a parole. E’ stata ben educata, modestamente. Sono stata sottoposta ad un’esame per ottenere la patente per poterla tenere ma temo per l’incolumità della cucciola. Purtroppo non tutti i genitori hanno la ‘patente’ per poter tenere a bada i propri figli.
Sospetti fondati purtroppo. Una coppia di bulletti di circa sei anni si avvicinano a Galate e cercano di afferrarla per la coda.

Galatea stai calma
Esclamo con voce ferma ma non alterata mentre sorprasso un’uomo, vestito di nero che è appena transitato davanti alla mia panchina.
Marmocchi insulsi?
Sento la voce di Galatea che stranamente si trattiene anche con le parole. Il punto interrogativo che colgo alla fine delle sue parole mi fa ben sperare che si fermi lì. Se a disturbarla fosse stato un’adulto non avrebbe ricevuto un trattamento tanto gentile.
Sorpasso l’uomo e mi avvicino alla jarvery accogliendola fra le braccia. I bambini, forse spaventati dall’animale parlante, fuggono attraverso il prato agitando ancor di più la bianca creatura che sfugge dalle mie braccia e finisce dritta sulle gambe dell’uomo che mi arriva alle spalle.
Mentre torno sui mie passi, spazientita, mi chino di nuovo a raccogliere il guinzaglio tenendolo ben stretto stavolta e porgo le scuse all’uomo che oramai mi sta di fronte. La mia espressione è più rassegnata che dispiaciuta. Sicuramente la cucciola non può aver fatto gran danno andando a sbattere contro il Mago
.
La scusi. E’ colpa mia. Mi è sfuggita di mano ma…non si preoccupi non fa nulla. Al massimo arriva ad offendere ma solo se è molto arrabbiata.
Galatea incazzata!
Gracchia la piccola annullando il mio tentativo di far passare in sordina l’incidente.
Galatea rimarrà senza croccantini stasera se non chiude la bocca.
Ammonisco con un sorriso diretto non so dove. Sono indecisa se risolvere prima la questione con la bestiola o finire di scusarmi con l’uomo che pare davvero poco interessato al piccolo incidente ma intanto rimango lì ferma come un baccalà e stringo saldamente il guinzaglio prima che possa succedere altro.
 
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view post Posted on 17/11/2015, 16:05




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Ovviamente conosceva i Jarvey, anche se non ci aveva mai avuto a che fare da vicino. Sapeva del dono che avevano, il dono della parola, ma probabilmente non si aspettava quel linguaggio colorito. Ad ogni modo continuò a ostentare indifferenza. Passò oltre quella tragicomica scena senza esserne minimamente sfiorato, nemmeno quando, poco dopo, si accorse dell’animale che se ne stava sgusciando via, libero e dispettoso, di fronte a lui. Subito dopo anche la donna che poco prima sembrava essersi slogata la caviglia lo superò, con la chiara intenzione di andare a recuperare l’animale che, nel frattempo, era stato preso di mira da dei marmocchi. Damian guardò la scena senza particolare interesse, giusto perché si stava svolgendo proprio di fronte a lui, a pochi metri. Tuttavia non rallentò di certo il passo né tantomeno si fermò, almeno fino a quando il Jarvey non fece dietrofront, finendo per sbattere addosso ai suoi stinchi ancor prima che lui potesse schivarla.
“Ehi, ma che diavolo…”
Imprecò fermandosi e fulminando la bestiola, che per la gioia della sua proprietaria aveva finalmente fermato la sua corsa. La donna giunse subito dopo ed ebbe l’accortezza di recuperare immediatamente il guinzaglio, oltre che di scusarsi. Damian la guardò aggrottando appena le sopracciglia, mentre l’ascoltava, ma poi fu di nuovo catturato dall’animaletto che interruppe il discorso della sua padrona esprimendo il suo stato d’animo. Ebbene sì, stavolta quella stramba bestiola riuscì a strappargli un ghigno divertito.
“Credo allora che dovremo prepararci ad una botte di insulti.”
Constatò ironico, un attimo prima che la donna minacciasse di lasciarla senza croccantini.
“Galatea. Allora è una femmina.”
Commentò successivamente, inarcando un sopracciglio e osservando di nuovo l’animale, come se volesse sottintendere anche qualcos’altro.
“Ad ogni modo non si preoccupi, nessun problema. Le consiglio di non farsi più scappare il guinzaglio, se non vuole rovinarsi ancora di più la caviglia a furia di correrle dietro.”
Aggiunse infine tornando a guardare la donna e rivelando così che sì, l’aveva vista in difficoltà, un attimo prima, mentre era seduta sulla panchina.
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view post Posted on 18/11/2015, 12:50
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Galatea comincia ad annusare i pantaloni dello sconosciuto, curiosa come sempre. L’uomo, dopo il primo attimo, pare averla presa abbastanza bene.
Sollevo lo sguardo per rispondere e non dare l’idea di essere ancor più scriteriata della mia cucciola, stringendo bene il guinzaglio onde evitare ulteriori figuracce.

Abbia pazienza…è ancora piccola ed è esuberante. Non si impressioni dal suo vocabolario tutt’altro che fobito. Pare uno scaricatore di porto ma…sì è una femmina!
Rispondo un po’ piccata. Non mi è sfuggita l’alzata di sopracciglio del mago. Conosco quell’espressione. E’ l’equivalente di “per forza si comporta in questo modo. E’ una femmina!”
Stà a vedere che Galatea è andata a sbattere contro qualcuno che non sopporta le donne in qualunque forma gli si parino davanti.
Comincio a mettermi sulla difensiva e un leggero sospiro rassegnato mi sfugge dalle labbra. Galatea pare assorbire il mio pensiero e si allontana finendo fra le mie gambe. Si siede e lo fissa pensierosa. Troppo pensierosa. Quando pensa è più pericolosa di quando parla.

Vede…il problema non è tanto tenerla ferma quanto farla star zitta. Purtroppo per quello…ci stiamo ancora lavorando. Sa com’è! Noi donne….
La stuzzicatina forse può passare ma la mia occhiata e la mia espressione devono apparire ben chiare. Sulla mia fronte sento apparire una scritta luminosa che lampeggia pericolosamente. Danger!
Urge cambiare argomento prima che finisca male prima ancora di cominciare la visita allo zoo. Questa almeno è la mia intenzione ma Galatea manda tutto all’aria con una delle sue uscite infelici.
La sento alzarsi, strattonare il guinzaglio che, per fortuna, è ben stretto fra le mie dita e la guardo preoccupata mentre punta il muso verso la strada che porta al prosieguo della passeggiata
.
Molla la pezza te!
Non ho idea a chi sia rivolto il gentile invito ma in ogni caso è inutile rimanere oltre lì impalati e, con un sospiro comincio ad allentare la prolunga del guinzaglio per lasciare la cucciola libera di muoversi.
Credo voglia dire che vuol continuare la passeggiata.
Cerco di tradurre con un sorriso all’uomo e un’occhiataccia alla jarvey.
Noi andiamo verso il recinto degli ippogrifi. Se le fa piacere e se è diretto da quelle parti possiamo fare un tratto di strada insieme. Sempre che se la senta di reggere due femmine
Due femmine fi….
Galatea!
Il mio non è un grido ma un suono gutturale che esce direttamente dalla gola a stoppare la linguaccia della creatura.
Ecco…insomma … se vuole correre il rischio…Mi chiamo Virginia. Piacere.
Tendo la mano all’uomo e attendo che decida cosa fare mentre la cucciola annaspa per continuare la passeggiata.
 
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view post Posted on 18/11/2015, 16:24




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Gli occhi chiari vengono puntati su quelli della donna e, nell’ascoltarla, Damian finisce per sbuffare una risata divertita.
“Impressionarmi? E perché dovrei?”
Insomma, guardiamolo, non è esattamente il tipo che si scandalizza per qualche termine volgare o per l’educazione e la delicatezza dell’animale pari a quella di uno scaricatore di porto.
“Direi che potremmo addirittura andar d’accordo.”
Offendendosi a vicenda, probabilmente, quello è sottinteso. Ma saprebbero parlare la stessa lingua, lui e la Jarvey, quello è sicuro. Inconsciamente o falsamente ignaro della reazione che la sua espressione può aver provocato nelle due signorine, il mago si accorge della piccola bestiola che lo fissa e fa altrettanto. Arriverebbe pure ad accucciarsi, per guardarla e per farsi guardare meglio, mentre la donna ritorna a parlare. Sembra quasi che non la stia nemmeno ascoltando, tanto è preso a guardare negli occhi l’animale, ma al contrario, dimostra di aver sentito tutto il discorso quando, alla fine, si rialza in piedi e torna a cercare il contatto visivo con la donna, rispondendole.
“Voi donne?”
Chiede, fissandola, come se stesse aspettando il seguito della frase. Però prosegue il discorso subito dopo, senza far passare troppi attimi di pausa.
“Mi sta dicendo che sta ammettendo che voi donne parlate troppo? Sì, è vero. Anche se non tutte.”
Afferma piegando le labbra in un mezzo sorriso, a metà tra il divertito e l’arrogante. La Jarvey subito dopo esprime il bisogno di proseguire, con tutta la finezza che sembra caratterizzarla e che strappa un altro ghigno al mago. Prontamente la donna cerca di mediare di nuovo, riportando quella richiesta su toni più educati e non solo, gli propone persino di unirsi a loro, qualora si sentisse in grado di reggere due donne. Quella sorta di velata sfida lo fa sorridere di nuovo e al contempo lo stuzzica. Come potrebbe rifiutare, se la mette così? E poi la Jarvey chiacchierona gli dà un altro motivo per accettare. O tenta di darglielo, prima di essere puntualmente zittita dalla donna, che si presenta come Virginia.
“Damian, piacere. Che ne dici se ci diamo del tu? Tutta questa formalità mi sembra esagerata. Accetto l’offerta, comunque. Non saranno di certo due femmine insieme a spaventarmi.”
Afferma facendole l’occhiolino e andando a stringere con una presa decisa ma controllata la mano di lei.
“Stavo andando anche io dagli ippogrifi.”
Le annuncia, preparandosi per continuare la passeggiata al suo fianco. Rimette le mani in tasca e adeguerebbe il passo a quello della donna, riprendendo a dirigersi verso il recinto degli ippogrifi.
“Interessante animale da compagnia, un Jarvey.”
Commenta brevemente, lanciando un’altra occhiata divertita alla bestiola. È chiaro che quell’affermazione sia volta a punzecchiare principalmente lei, piuttosto che la sua padrona. Tuttavia nasconde anche una sottintesa curiosità verso quella scelta.
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view post Posted on 19/11/2015, 13:27
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Con gran soddisfazione di Galatea cominciamo a muoverci verso quella che è una destinazione comune. Anche Damian, così si chiama il ragazzo appena conosciuto, è diretto verso la nostra meta.
Effettivamente ha ragione lui. Non pare per nulla impressionato dall’impertinenza della jarvey. Pare perfino disposto a sfidarla sul suo stesso campo ma per fortuna non mette in pratica quello che immagino stia pensando. Non c’è gara con Galatea. Conosce forse solo una cinquantina di parole nel suo scarso vocabolario, quaranta di queste non sono adatte da esibire in parco pieno di bambini.
Ridacchio divertita dall’esclamazione del ragazzo e procedo accettando tacitamente la sua offerta di passare oltre le formalità e darci del tu.

Vedi di ‘andar d’accordo’ con questa discola lontano dalle orecchie dei più piccoli. Rischiamo di venir presi a bacchettate dai genitori che potrebbero non gradire l’intesa.
Figo questo qui!
Ecco appunto! Galatea…cammina e taci!
Ovviamente alla cucciola non era sfuggito il senso della discussione. Comincio davvero a pensare di aver adottato uno strano esemplare di creatura. Capisce solo quello che non serve.
Iniziamo a camminare con la jarvey che sgambetta allegra mentre non mi è sfuggita la provocazione di Damian a proposito delle chiacchiere delle donne. E’ una bella favola che si racconta da oltre duemila anni e c’è ancora qualcuno che ci crede. Gli uomini, in quanto a chiacchiere, sono molto peggio delle donne e quando stanno zitti pensano. E quando pensano sono più pericolosi delle donne che parlano. Come dirglielo senza dar l’impressione di volermi per forza mettere di traverso?
Approfitto di una sosta di Galatea che pare interessata ad un ciuffo d’erba che a mio vedere non ha nulla di verso dagli altri per cercare di rispondere usando i guanti della festa.

Noi donne, Galatea compresa, abbiamo la cattiva abitudine di parlare prima di pensare. Voi, al contrario, prima di parlare pensate. Il risultato spesso è identico. Finiamo col dire un sacco di scemenze tutti quanti. Voi avete l’aggravante della premeditazione. Penso sia questa la differenza. Non tutti naturalmente!
Lo dico sorridendo. Il sopracciglio sinistro si alza per sbirciare la reazione dell’uomo che dubito si farà attendere. Pare sensibile al tocco di questo dolorante tasto ma sarà divertente vedere come la prenderà.
Il vento rinforza e qualche nube, bianca e soffice, appare nel cielo sereno. A Londra il tempo cambia velocemente e non ci faccio caso più di tanto. Per il momento mi godo la mattina che è ancora soleggiata e mite per la stagione. Neppure la caviglia fa più male ed è piacevole scambiare qualche battuta con un compagno di viaggio che ancora non conosco. Mi piace scherzare, sorridere e ridere. Anche e soprattutto di me stessa e apprezzo chi lo fa con ironia. Ho troppe cose tristi dietro alle spalle per aver voglia di girarmi indietro e nessuna voglia di rivangarle.

Sarebbe molto più strano avessi adottato un’ippogrifo. Anche più scomodo da portare al guinzaglio non credi?
Esclamo sorridendo per dar risposta alla sua domanda ma poi decido di precisare. Non voglio passare per un’eccentrica che vuol distinguersi per aver scelto una creatura un po’ insolita come animale da compagnia. Non credo che ciò che stò per dire lo tranquillizzerà ma procedo spedita dandogli fiducia.
La verità è che Galatea è stata abbandonata da un proprietario sconosciuto e scriteriato. Sono Curatrice di Creature magiche e prima di prendere servizio al Ministero lavoravo in un ambulatorio privato. E’ lì che ho conosciuto questa peste ed è stato amore a prima vista.
Fin lì non c’era nulla di straordinario. Gente che acquista, o peggio, traffica con gli animali per poi disfarsene quando si rendono conto di non essere alla loro altezza era pieno il mondo babbano e, purtroppo, anche quello magico.
Ho un’altra creatura oltre a lei. E’ nella mia borsa e, sempre se non ti spaventi
Così dicendo lo guardo col naso all’insù in modo provocatorio
Te la presento. Si chiama Gideon e, per fortuna, non parla.
Prima però toglimi una curiosità! Che ci fa un ragazzo decisamente figo, non è sfuggito a Galatea e nemmeno a me, in giro a quest’ora di mattina in un giorno di festa? Un’irresistibile impulso a visitare gli Ippogrifi mi sembra poco credibile.
Gideon, a sentirle il suo nome, comincia a muoversi sul fondo della borsa e con la mano sfioro la sacca di pelle appesa alla mia spalla cercando trattenere la sua impazienza. Sono curiosa di sentire la risposta di Damian che a quest’ora avrà compreso che la timidezza non è dote che mi appartiene.
 
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view post Posted on 19/11/2015, 16:21




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Virginia dimostrò subito di essere una tipa estroversa e intraprendente, oltre che di avere una certa propensione per l’ironia. Dettagli che Damian non si lasciò di certo sfuggire. Se non avesse trovato minimamente interessante la compagnia di quella sconosciuta non ci avrebbe messo due secondi per piantarla in asso e liberarsene, invece se la stava pure ridendo. La donna non poteva saperlo, non conoscendolo per niente, ma era riuscita in qualche modo a incuriosirlo. Forse anche grazie alla Jarvey che teneva al guinzaglio. Un animale del genere non era adatto a tutti, dopotutto.
“Ma io so difendermi bene con la mia.”
Disse sornione in risposta all’eventualità di ricevere bacchettate da genitori scontenti. Era palese che stesse scherzando, lo si poteva capire dal sorriso balordo che le stava rivolgendo.
“D’accordo. Galatea, temo che dovremmo posticipare eventuali conversazioni a luoghi più consoni, vietati ai minori.”
Aggiunse poi occhieggiando la Jarvey, che non tardò di uscirsene con una sorta di complimento molto diretto e schietto nei suoi confronti, strappandogli un altro ghigno divertito.
“Grazie, anche tu sei figa.”
Rispose in direzione dell’animale, giusto perché dovevano contenersi. Damian ridacchiò tra sé e sé, guardando Virginia, con l’intenzione di coglierne la reazione. La strega nel frattempo diede libero sfogo ai propri pensieri, esprimendoli in modo diretto, seppur utilizzando un linguaggio contenuto e delicato. Le sue parole strapparono l’ennesimo sorriso divertito al mago, che puntò nuovamente su di lei gli occhi chiari e freddi, prendendosi la libertà di fissarla in silenzio per qualche istante, prima di rispondere.
“Quindi, sostanzialmente, siamo tutti difettati, uomini e donne. Agli uomini manca il filtro tra cervello e bocca e alle donne manca proprio la connessione tra bocca e cervello. Interessante. Dovremmo promuovere una causa: tutta l’umanità da Mondomago. Magari lì sanno aggiustare anche questi inconvenienti.”
Osservò la donna e le sorrise, stando al gioco. Sembrava piuttosto a suo agio con lei, dopotutto forse aveva bisogno anche di quello: un attimo di pausa, staccarsi momentaneamente dai pensieri degli ultimi giorni e sparare quattro cazzate con qualcuno. Forse fermarsi allo zoo non era stata dopotutto una cattiva idea.
“Sì, probabilmente… Ma vuoi mettere la figata di cavalcarlo?”
Le chiese in risposta alla possibilità di tenere un ippogrifo come animale domestico. Probabilmente a lui sarebbe pure piaciuto. Fiero, orgoglioso, maestoso e incazzoso. Sì, probabilmente un ippogrifo sarebbe potuto essere un animale adattissimo a lui. Ascoltò la storia di Galatea alzando un sopracciglio, però non si esibì in discorsi articolati sull’ingiustizia morale dell’abbandono degli animali o cose del genere. Non era da lui. Distolse lo sguardo momentaneamente dalla donna per guardare la bestiola al guinzaglio.
“Beh, è stata fortunata a trovarti, allora.”
Commentò solamente, chiudendo il delicato discorso. La conversazione si spostò su una seconda bestiola, nascosta nella borsa. Damian ghignò di nuovo, guardando di sottecchi Virginia.
“Miss Curatrice Ministeriale, deve ancora nascere l’animale che sia in grado di spaventarmi. Fa vedere.”
Rispose divertito, aspettandosi di vedere spuntare un serpente o qualcosa del genere. Però prima di poter scoprire di cosa si trattava, Virginia gli rivolse una domanda curiosa, con quel modo diretto e schietto che lo divertì di nuovo.
“Cerco di scontrarmi con qualche Jarvey figa, accompagnata da una proprietaria altrettanto figa.”
La guardò nuovamente negli occhi per qualche istante, ridendo della sua stessa ironia, prima di continuare con la vera risposta.
“Ho in progetto di togliermi dai piedi e andarmene finalmente a vivere da solo. Ma prima devo trovarmi un lavoro. Volevo vedere se c’era qualcosa qui in giro. Ad ogni modo mi pare di aver visto un’offerta per la Testa di Porco di Hogsmeade, andrò a vedere di cosa si tratta. Magari, come inizio, può andare.”
Nel frattempo la passeggiata finì per condurli alla loro meta: il recinto degli ippogrifi. Damian osservò gli splendidi esemplari che passeggiavano nel loro spazio chiuso, piegando le labbra in un lieve sorriso. A parole non espresse nulla, nessuna frase di stupore o di meraviglia, zero. Però un occhio più attento avrebbe potuto accorgersi di come guardava quegli ippogrifi. Sì, forse rientravano nell’elenco delle creature che più gli piacevano.
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view post Posted on 19/11/2015, 22:14
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Figa! Galatea figa!
Comincia a squittire la jarvey incoraggiata dall’imprudente Damian che pare ci abbia preso gusto a stuzzicarla. Procede impettita come avesse ricevuto un’onorificenza guardando avanti ma almeno non strattona più e si adegua al passo.
Guardo il mio compagno di passeggiata con aria torva ma gli occhi ridono dietro l’espressione corrucciata.
Bravi! Posticipate a data e luogo da destinarsi se non volete che vi ammutolisca con la bacchetta.
Una vecchia strega che accompagnava, si presume, i nipotini, sosta proprio nella panchina davanti alla quale stiamo passando e non si preoccupa’ di celare il suo pensiero nel quale la parola ‘troll’ ricorre più di una volta ed è la più gentile.
Vecchia megera rinsecchita!
Stavolta toccava a me accelerare il passo e togliere tutti quanti da quello che sarebbe diventato uno scontro dispari e lo faccio con la classe che mi distingue.

Buon giorno anche le Signora! Magnifica giornata vero?
Sorrido alla vecchia e seguito a trascinare Galatea che preferirebbe approfondire la conoscenza
Riprendo la conversazione non dando peso all’accaduto anche se è palese che mi stò divertendo un mondo in quella ridda di schermaglie.

Dicevamo?...Ah! si! E’ vero! Siano tutti difettosi ma non credo che muovere di una causa di questa portata servirebbe a qualcosa. Sarebbe gestita da uomini e donne e saremmo punto e da capo. Streghe, Maghi, Uomini o donne, il difetto è congenito e non c’è verso di porre rimedio. Rassegnamoci.
E’ piacevole chiacchierare con Damien. Tornare a Londra e trovarmi spaesata mi faceva uno strano effetto. La mia città natale è cambiata. Io sono cambiata. Le amicizie dell’infanzia non le ho più ritrovare. Ognuno ha peso la sua strada e ha scelto la sua vita. Ho la mia famiglia ma ho anche bisogno di relazionarmi con gli altri e se gli altri sono come Damian direi che ci stò prendendo gusto.
Mentre già si vede in lontananza il recinto deglli ippogrifi mi fermo un’attimo facendo indispettire Galatea che non si sente più al centro dell’attenzione.

Hai ragione. Penso sia bellissimo provare l’emozione di cavalcare un’animale così bello e fiero ma quello che ho nella borsa non è da meno. Galatea e io siamo in compagnia di un ‘ragazzo’ che forse non ti spaventerà ma che, come per gli ippogrifi, è meglio andarci piano. Scontrarsi con due gnocche come noi due è pericoloso ma lui…è un’altra storia.
Con delicatezza estraggo dalla borsa la tarantola azzurra che mi accompagna quasi ovunque. Do per scontato che Damian conosca la razza dell’aracnide ma scelgo di precisare.

Non è velenoso. Se viene irritato però ha delle chele che pizzicano e tagliano provocando ferite molto dolorose. Guarda che meraviglia. Io e Galatea scompariamo di fronte a tanta bellezza.

Sono innamorata di Geden. Il silente, raro e prezioso ragno che mi è stato donato da mio padre come regalo di laurea.

E'’ un regalo di mio padre, per la laurea.

Mi affretto a dar voce ai pensieri per permette a Damian di apprendere l’origine di Gideon.
Ora siamo ben assortiti. Due gnocche e due fighi di prima classe.
Sorrido orgolgliosa guardando Gideon zampettare sul palmo della mia mano osservando con i suoi occhietti curiosi la scena che ha davanti. So che non è aggressivo e mi limito ad accarezzarne il carapace solo per fargli sentire la mia presenza visto che è più interessato ad osservare gli occhi scuri di Damian che il resto.
Galatea è al colmo della felicità Tante parole poco consone tutte insieme le danno alla testa ma vedendosi sopraffatta verbalmente ha il buon gusto di tacere e intanto arriviamo al recinto degli ippogrifi e ci fermiamo mente ascolto Damian parlare dei suoi progetti.
Alla Testa di Porco? Ci sono stata! Un localino di alta classe. Delizioso! Gente elegante e raffinata!
Lo guardo seria per un’attimo e poi scoppio a ridere di gusto.
Scherzo ovviamente. Non si può dire che sia il massimo della sobrietà ma se reggi me, Galatea e Gideon tutti insieme credo che ti troverai bene. C’è sempre tanta gente e il lavoro non manca. Ti verrò a provare se otterrai il posto! E’ figo vivere da soli. Scomodo a volte ma …bello! Ti hanno cacciato di casa o ti sei stufato della cucina di mamma?
Non lo conosco e mi rendo conto che posso aver toccato dei tasti che lui può anche non apprezzare ma non mi pare il tipo che se non ha voglia di dire una cosa si faccia intimidire da una ‘femmina’ perciò sollevo lo sguardo curiosa di sapere se e cosa risponderò mente Gideon continua a passeggiare sulla mia mano.
 
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view post Posted on 20/11/2015, 15:18




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Damian se la rise tranquillamente quando Virginia gli lanciò quel finto sguardo minaccioso, però non mancò di risponderle con lo stesso tono. La fissò, assumendo un’improvvisa aria torva, resa più verosimile dalla barba, da quei capelli lunghi che sfioravano le spalle possenti e, ancor di più, dalla statura decisamente notevole. Era ben più alto di lei, infatti, perciò in parte la sovrastava.

“Ehi, bel visino, attenta con le minacce.”
Naturalmente era tutta una messa in scena, perché egli per primo finì per scoppiare a ridere dopo pochi istanti, rilassando nuovamente il volto e la postura. Proseguiva tranquillamente al fianco della donna, mani in tasca e passo piuttosto sciallo, mentre i tre si ritrovarono a passare davanti ad una strega anziana in compagnia di quelli che probabilmente erano i suoi nipotini. Un ghigno divertito si disegnò su quelle labbra contornate dalla barba ben regolata nel sentire Galatea sputare l’ennesima affermazione poco carina, stavolta proprio in direzione della signora. Virginia si salvò in calcio d’angolo e lui salutò la donna con un cenno del capo, ma senza togliersi dalla faccia quel sorrisetto strafottente e discutibile. Ad ogni modo l’anziana strega non ebbe nemmeno il tempo di offendersi, perché i tre superarono il gruppetto velocemente, lasciandoselo alle spalle.
“Girare con lei è come girare con una bacchetta disubbidiente. Non sai mai cosa possa venirne fuori.”
Constatò divertito. La conversazione ritornò subito dopo sulle mancanze degli esseri umani, maschili e femminili, sorte poco prima. Virginia espose il suo punto di vista mantenendo quello scambio di idee su toni leggeri e ironici. Damian piegò il capo di lato in un cenno che voleva essere di finta sconfitta. O di quella rassegnazione nominata dalla strega al suo fianco.
“Teniamoci i nostri difetti. Dopotutto mi sembra che il mondo sia andato e stia andando avanti lo stesso. Uomini e donne seguitano a cercarsi anche se parlano a vanvera, no? Quindi questo significa che quei difetti non sono poi così importanti come crediamo, nelle dinamiche relazionali. L’istinto vince sempre. E l’umanità non si estinguerà, per la gioia di tutti.”
Concluse mantenendo lo stesso tono sarcastico di prima, andando a guardare la donna di tanto in tanto. Ne cercava forse le reazioni? Chi può dirlo. Nel frattempo Virginia fermò nuovamente il passo per potergli presentare quel secondo compagno di vita, nascosto ancora nella borsa. L’uomo fece altrettanto, voltandosi verso di lei e abbassando gli occhi chiari sulla borsa. Da quella, la donna estrasse uno splendido esemplare di tarantola, un regalo di laurea da parte del padre. Damian si abbassò per poter vedere l’aracnide da vicino e le labbra si piegarono in un sorriso appena percettibile.
“Hai gusti piuttosto singolari.”
Affermò in un tono che chiariva subito le sue intenzioni: non la stava affatto giudicando negativamente, tutt’altro.
“Non ho conosciuto molte donne amanti dei ragni. Dopotutto tu sei una Curatrice Ministeriale. Devo ammettere che è davvero magnifico.”
Aggiunse avvicinando lentamente un dito verso il ragno, con la chiara intenzione di sfiorarlo, ma facendo bene attenzione ai modi, non voleva risultare minaccioso agli occhi della bestiola. Fissava l’animaletto con fare interessato e pensieroso. Tanto piccolo, ma altrettanto letale. Come poteva non piacergli? La successiva affermazione scherzosa della donna lo portò a risollevare gli occhi azzurri su di lei.
“Due coppie che scoppiano, non c’è che dire.”
Ironizzò a sua volta, reggendo il gioco. Sghignazzò nel sentire i commenti di lei in merito alla Testa di Porco. Scosse leggermente il capo.
“Elegante e raffinata come me.”
Finì per commentare, guardandola di nuovo. Voleva naturalmente far intendere che una persona come lui, dopotutto, lì dentro non avrebbe di certo stonato.
“Me la caverò. Me la cavo sempre. Quindi posso già dirti che ti aspetto.”
Quando le domande si fecero più personali e Virginia andò a toccare, senza poterlo sapere, un tasto dolente, il volto di Damian mutò espressione. Quel filo invisibile fatto di battute lanciate e rilanciate l’una vero l’altro si interruppe. Quel sorriso velato d’arroganza sparì. Il mago riportò le mani in tasca e scostò lo sguardo da lei, andando a guardare ancora gli ippogrifi oltre la recinzione. Scrollò le spalle, per alleggerire l’atmosfera.
“Ho voglia di essere completamente indipendente.”
Rispose molto brevemente e non avendo alcuna intenzione di andare oltre con le spiegazioni. Non per nulla cambiò completamente discorso.
“E tu? Curatrice Ministeriale… Devi esserti fatta un mazzo tanto per un posto del genere. Ma sei sempre dietro la scrivania o ti capita anche di uscire dall’ufficio ogni tanto?”
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view post Posted on 20/11/2015, 18:02
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Una volta sistemata la questione e appurato che il genere umano non correva il rischio di estinzione per difficoltà di comunicazione eravamo tutti molto più sereni e potevamo procedere con i nostri discorsi. Il ‘bel visino’ come mi aveva simpaticamente apostrofata, era inchiodato su Gideon che si godeva le coccole, per lui inusuali, di Damian che da buon Mago intenditore stava apprezzando la bellezza insolita del mio ragno.
Sollevo lo sguardo ad incontrare quegli occhi neri ancora misteriosi e sconosciuti e riprendo la schermaglia divertente che non è mai stata interrotta. Sollevo il mento in atteggiamento fintamente altezzoso e sorrido.

Non posso negarlo. Ho gusti singolari e sono una buongustaia nel senso più tondo del termine. Amo queste creature non solo perché sono insolitamente belle ma anche perché, a loro modo, potenzialmente pericolose. Gideon per le chele, Galatea per la sua linguaccia. Come vedi non cerco di modificare la loro natura ma di conviverci. Non le vorrei diverse. Non sarei una buona Curatrice se lo esigessi e questo l’ho imparato proprio facendomi il mazzo.
Il mio tono cambia e diventa serio. Pare più stia facendo una riflessione che un discorso anche se i miei pensieri diventano parole e prendono corpo. Ci ho pensato più volte prima di farmi carico dei miei due amici e ho valutato bene prima di decidere convinta, alla fine, di aver fatto la scelta giusta non tanto per averle accolte nella mia casa e aver offerto loro accudimento ed affetto quanto per una punta di sano egoismo. Se, in una scala che va da uno a dieci io posso arrivare a offrire 8 loro sicuramente mi ricambiano con undici. Poi mi pare il momento, dopo tante trollate, di dire una cosa con un minimo di senso e di far capire il mio sentire.
Il cosidetto mazzo me lo sono fatta in Francia. Ho studiato a Beauxbatons e poi sono rimasta a vivere fra i galletti fino a poco tempo fa. Ho avuto modo di conoscere usi, costumi e persone diverse. Con le creature, tutto sommato, funziona alla stesso modo che con le persone. Lo hai detto tu stesso poco fa risolvendo un gran mistero.
Certa di aver creato più confusione che chiarezza a quello che appare lampante nella mia mente ma che è uscito così incasinato dalle mie parole sospiro appena prima di riprendere il filo dell’ingarbugliata matassa.
Quello che stò cercando di dire è che credo di aver imparato, ed è stata forse la lezione più dura e difficile da apprendere, che anche con le persone bisognerebbe comportarsi nello stesso modo. Non è sano e neppure utile pretendere di cambiarle. Possono piacerci o non piacerci ma cercare di cambiare la loro indole è un errore. Anche se ci riuscissimo il risultato sarebbe, nella migliore delle ipotesi, una cosa molto triste.
Poi decido di alleggerire di nuovo il discorso. E’ una giornata troppo bella per guastarla con una psicologia da cioccolataia. Il viso si rasserena e torna il sorriso scanzonato e birichino.
Immagina Galatea e pensa a come sarebbe stato se avesse chiesto scusa alla vecchia strega di prima profondendosi in frasi del tipo ‘ mi dispiace Madame di aver offeso la sua sensibiltià. Auguro a lei e ai suoi nipoti una giornata piena di gioia e soddisfazioni” Sarebbe suonata falsa come una moneta 13 falci. Più educata e consona ma decisamente falsa.
Galatea gnocca non falsa!
Ecco. Appunto. Questa è lei ed è bella così. Galatea non c’era bisogno di precisare. Tranquilla.
Alzo gli occhi al cielo e sorrido alla pestifera linguacciuta prima di piegarmi ad accarezzale il manto candido e prima di cercare, neppure troppo velatamente, di sondare ancora un poco il terreno riguardo alla dichiarata voglia di indipendenza di Damian.
Essere indipendenti economicamente può essere relativamente semplice e fattibile. E’ solo di questo che stiamo parlando? Credo che si possa dipendere anche da altro. Da un ricordo per esempio, o da un’esperienza. In questo caso è più difficile conquistare l’indipendenza non credi?
Non mi aspetto una risposta. Non la pretendo in ogni modo. Ho cercato di porre la domanda sollecitando un parere e lasciandolo libero di decidere se esprimersi o meno e ne approfitto per continuare a parlare mentre appoggio Gideon sopra un ramo dell’albero che abbiamo vicino e Galatea si siede, finalmente tranquilla, ad osservare le maestose creature oltre il divisorio.
Effettivamente da quando sono tornata a Londra hanno molta più vita mondana e sociale Gideon e Galatea di me. Degli amici d’infanzia non è rimasto quasi nessuno e la famiglia…lo sai come sono…pressano anche da lontano perciò limito le visite in modo da evitare anche le discussioni.
In realtà ho un rapporto buono con i miei fratelli ma non si può dire lo stesso per ciò che riguarda i miei genitori e, facendo la media, ritengo, almeno per il momento, che non sia meglio io giri alla larga da tutti i Brown.
 
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view post Posted on 23/11/2015, 12:13




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La tarantola, Gideon, non sembrava intimorita né infastidita dalle attenzioni di Damian, perciò il mago arrivò a posare il dito sul carapace della bestiola, muovendolo con una certa, inaspettata delicatezza sulla peluria che lo ricopriva. Un uomo imponente e strafottente come lui che si muoveva con una tale attenzione poteva risultare strano o addirittura sorprendente, però straordinariamente Damian mostrava di avere un certo rispetto per quella creatura. Se fosse un rispetto innato o semplicemente dettato dalla presenza della proprietaria, nessuno avrebbe potuto capirlo.
Lo sguardo e l’attenzione del mago ritornò sulla donna con maggior curiosità, dopo averla sentita spiegare il suo punto di vista.

“Anche il tuo ragionamento è singolare. Viviamo in un mondo in cui cambiare la natura è considerato un diritto.”
Le labbra abbozzarono un sorriso lieve e gli occhi azzurri sfiorarono i lineamenti della donna, mentre ella raccontava con naturalezza la sua storia, quella naturalezza che, al contrario, non era propria di Damian. Ma non solo. A quella storia la donna ricollegò lo stesso discorso appena iniziato, riconducendolo agli esseri umani, sostenendo che loro meritavano lo stesso trattamento.
“Mi piace come ragioni, Virginia. Anche io sono per il vivi e lascia vivere.”
Non era di molte parole, Damian, e forse la strega se n’era già resa conto. Lui era un uomo che dava più importanza ai fatti e che preferiva consumare la voce cantando, piuttosto che esprimendo pensieri privati che rischiavano di essere per metà incompresi. Questo faceva di lui però un attento ascoltatore, quando la conversazione lo interessava. E questo sembrava essere proprio uno di quei casi, visto che restava in silenzio e non la interrompeva mai, né tentava di portare il discorso altrove. Perfino Galatea sembrava essere d’accordo con quanto detto dalla padroncina, poiché esordì con un’altra delle sue speciali uscite, che strappò ancora un ghigno al mago.
“Infatti io trovo che sia stata fenomenale, prima, con la vecchia.”
Sparò gratuitamente Damian, ridacchiando. Una risata molto breve, che lasciò spazio al distacco, quando Virginia provò a insistere con le domande private. I muscoli del volto del mago si indurirono, gli occhi freddi si soffermarono su uno degli ippogrifi che lo stava guardando con diffidenza, a pochi metri di distanza. Le affermazioni e le domande si susseguirono una dietro l’altra, fino a farlo sbottare.
“Non ti ho accompagnata per farmi sottoporre ad un’analisi psicologica.”
Sputò squadrandola, lo sguardo freddo ed irritato. Gli occhi si spostarono subito dopo, andando a fissare un punto indefinito.
“Non c’è un motivo. É arrivato il momento di andarmene. Fine della storia.”
Concluse con un tono meno innervosito, ma ugualmente deciso. Ascoltò il resto del discorso di Virginia senza più guardarla, con le mani ben affondate nelle tasche dei jeans scuri e lo sguardo cupo puntato sull’ippogrifo che, a giudicare dai movimenti, iniziava ad essere infastidito dalla sua presenza e, ancora di più, dalla tensione che emanava.
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view post Posted on 23/11/2015, 17:15
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Damian sembra ben tollerare la presenza dei mie ingombranti amici e questi pare gradisscano la loro presenza. Gideon rimane tranquillo mentre le mani dell’uomo lo sfiorano dimostrando una delicatezza inaspettata da un ragazzo di quella imponenza. Conosco la mia tarantola e so quanto è suscettibile nell’assorbire gli umori di chi le stà attorno. Se si fosse sentito minacciato non avrebbe esitato a sforbiciare le chele.
Mentre parliamo uno degli ippogrifi, forse attratto dall’insolito quartetto, si avvicina alla protezione e mi viene istintivo, nonostante sappia per certo che non corriamo alcun pericolo, inchinarmi all’imponenza e alla maestosità dell’animale. La creatura sembra gradire il mio cenno e lo ricambia rimanendo ad osservarci curiosa.

Sarebbe bello sapere chi di noi
Esclamo indicando l’animale
è il più curioso e, se posso essere sincera, mi piacerebbe anche sapere chi è il più libero. Ognuno di noi, in modo diverso, è costretto a comportamenti e regole e non è detto che le nostre stiano meno pesanti da sopportare delle loro.
Mentre parlo il mio sguardo è volto al centro del recinto dove alcuni esemplari pare stiano bisticciando.
Sentirsi in gabbia deve essere una brutta sensazione che cambia il carattere sia delle persone che delle creature ma anche noi abbiamo le nostre gabbie. Non si vedono ma ci cozziamo contro ogni qualvolta ci è impedito di essere noi stessi e di dar libero sfogo alla nostra natura.
Damian ha detto di apprezzare il mio modo di pensare e mi permetto di continuare ad esporre le mie opinioni sperando, come ha appena specificato, di non farlo sentire sotto una specie di analisi da quattro soldi. Non è mia intenzione estorcere confidenze. Probabilmente neppure mi interessano se non sono spontanee. Mi basta sapere che mi ascolta. Il fatto che condivida le mie opinioni è secondario. Trovo molto più interessante interagire con chi ha vedute diverse dalle mie.
Galatea intanto stà odorando il prato circostante. Forse cerca qualche traccia o qualche spunto per combinarne una delle sue ma per il momento non pare aver avuto l’ispirazione e gironzola tranquilla nei paraggi.

Hai appena detto che detto che condividi il mio modo di pensare e che anche per te il ‘vivi e lascia vivere’ è una buona teoria e allora ….non innervosirti per qualche domanda. E’ nella mia natura farle. Se non è nella tua rispondere non me la prenderò di certo e rispetto il tuo riserbo. Stai tranquillo. Sono una Strega non dimenticarlo. Se volessi potrei leggerti nella mente ma non ci penso neppure. Se provassi a farlo tu non te andresti senza conseguenze.
Ora lo guardo negli occhi e il mio sorriso sa di sfida anche se è leggermente malizioso e il mio occhio sinistro si strizza nella sua direzione dimostrandogli non dare troppa importanza al suo disappunto. Non voglio sapere i suoi segreti ma non posso esimermi dal continuare a fare domande. Quell’uomo misterioso mi incuriosisce e non sarà certo la sua riluttanza a fermarmi.
Interferisce troppo nella tua sfera intima oppure urta la tua sensibilità se ti chiedo che fa un ragazzo della tua età a Londra nelle serate in cui si ha il desiderio di fare qualcosa che sia particolarmente noioso come sbonzarsi in un pub e rendersi ridicoli davanti al mondo ballando sulle punte con un indecente tutù rosa di pizzo? Questo ormai l’ho già visto ed è uno spettacolo che non gradirei rivedere.
Veramente è successo in Francia. In un’altra epoca. In un’altra vita. Ma quella, appunto, è un’altra storia che a lui di certo non interessa e che a me va bene lasciare dove stà. Nel passato..
Mentre attendo la risposta, la non risposta, e la reazione di Damian mi appoggio con la schiena all'albero su cui Gudeon si è arrampicato e lo osservo mentre comincia a tessere la sua tela fatta di fili quasi invisibili, sottili e trasparenti. Fatta di nodi appena marcati ma perfetti. Gli ingegneri e gli architetti babbani dovrebbero prendere lezione da quella semplice ma perfetta meraviglia e, senza neppure sapere il perchè e da cosa è nata l'idea....
Hai una sigaretta per caso? Di solito le ho con me stamattina le ho dimenticate.
Non sono una fumatrice assidua ma ogni tanto mi piace festeggiare i momenti piacevoli con una sigaretta. Mi rilassa.
 
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view post Posted on 24/11/2015, 10:52




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Le energie tutt’altro che serene e pacifiche che emanava Damian in quegli istanti non potevano certo piacere all’ippogrifo. In quello le creature erano più sensibili degli umani, non si poteva negarlo: avevano la capacità di sentire cose che gli uomini non erano in grado di avvertire. Virginia, al contrario del mago, non perse tempo. Si esibì in un profondo inchino, prontamente ricambiato dall’animale. Lei non era sicuramente una minaccia per lui e quell’approccio aveva avuto la capacità di togliere un primo strato di diffidenza tra loro e l’animale. Damian continuava a starsene con le mani in tasca e gli occhi freddi puntati sull’ippogrifo. La strega al suo fianco continuò a parlare, ad esprimere le proprie opinioni e Damian aveva l’impressione che stesse quasi insistendo con quella sorta di analisi, prendendola però un po’ più alla larga. L’ascoltava, senza interromperla, stupendosi dentro di sé della sua capacità di azzeccare molti aspetti della sua stessa vita, seppur non conoscendolo. Tuttavia quello stupore non veniva minimamente espresso dal suo volto, che continuava a rimanere serio, impassibile, indecifrabile. Alla fine qualcosa in lui scattò, mentre fissava negli occhi quell’ippogrifo, e con movimento molto lento ma fermo, finalmente, si inchinò anche lui al suo cospetto. L’animale tentennò qualche istante, ma alla fine ricambiò il saluto. Damian piegò le labbra in un mezzo sorriso. Sentiva che si erano compresi con il solo potere dello sguardo e con quell’ultimo gesto significativo.
“Loro agiscono d’istinto, non sono calcolatori come gli esseri umani. Molte delle regole alle quali noi dobbiamo sottostare derivano da ragionamenti e calcoli che si reputa debbano valere per tutti. Ma se andiamo ad esaminare ogni singolo caso scopriremmo che quell’ammasso di codici morali, di regole, di leggi, non si adatta a nessuno. Siamo noi a doverci adattare, a plasmare la nostra natura in virtù di una ipotetica convivenza pacifica. Ma come può esserci convivenza pacifica se la natura viene soffocata?”
Si stava esibendo in un discorso particolarmente profondo, nel quale esprimeva liberamente un pensiero che pochi avevano dimostrato di condividere. E lo stava facendo con quella sconosciuta. Probabilmente in altre circostanze non avrebbe parlato, ma la leggerezza con cui Virginia esprimeva quel genere di concetti non poteva non ottenere una risposta, nemmeno da lui.
“Ad agire tutti secondo la propria natura si creerebbe il caos? Bene, allora significa che è nel caos che dobbiamo vivere. Anche se dubito fortemente che accadrebbe. Abbiamo pur sempre un cervello pensante. In questo senso sono più liberi loro, perché seguono il proprio essere, anche se chiusi dentro un recinto.”
Gli occhi si spostarono sugli ippogrifi litigiosi, rimase a guardare chi dei due avrebbe avuto la meglio, quindi ritornò sul primo esemplare che ancora era lì vicino a loro, a guardarli incuriosito.
“Ora dovrei accarezzarti, salire sulla tua schiena e volare via. In effetti sarebbe fico portarti via con me.”
Gli disse a voce alta, sdrammatizzando con un ghigno divertito. Ritornò poi sulla strega al suo fianco e le scoccò uno sguardo a metà tra il malizioso e il minaccioso.
“Non faresti in tempo ad entrare nella mia mente che ti ritroveresti già schiantata a metri di distanza da qui. Inoltre non mi sembra di avere un motivo per cui provare a leggere nella tua, di mente. A quanto vedo, i tuoi pensieri li esponi liberamente.”
Il mago sbuffò leggermente dal naso e distolse lo sguardo, sorridendo divertito.
“Mi stai chiedendo se sono libero stasera?”
Chiese sghignazzando, andando poi a cercare il proprio pacchetto di sigarette magiche nella tasca esterna della giacca in pelle. Aprì l’inconfondibile pacchetto e lo porse a Virginia.
“Tieni.”
Attese che lei ne prendesse una per poi fare altrettanto. Dopo aver lasciato scivolare il pacchetto opportunamente chiuso nella tasca, portò alle labbra la sigaretta e inspirò. Erano, naturalmente, sigarette da maghi, per cui si accendevano da sole, alla prima inspirazione. Il torace del mago si allargò mentre i polmoni si riempivano del fumo della sigaretta. Fumo che subito dopo Damian espirò dal naso, in quell’immagine divertente che faceva sempre ridere sua sorella Elinor.
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view post Posted on 24/11/2015, 14:48
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L’imperscrutabile Mago nasconde emozioni ed espressioni in maniera eccellente. Dal suo viso nessun segnale mi fa capire che ciò stò dicendo lo tocca o se ne non gliene fregava una beata mazza. Però…mi ascolta. Mi risponde anche! Aggiungendo commenti e ragionamenti che ascolto con interesse crescente e ai quali rispondo d’impulso, come è nella mia natura fare.
Sai cosa penso? Che le regole a me vanno strette. La sola parola mi fa venire l’orticaria. Capisco possano essere necessarie ma in genere ogni regola ha la sua eccezione e trovo che le eccezioni siano quelle che più si avvicinano al mio modo di essere. Non prendermi per una trasgressiva. Forse non lo sono per nulla e solo perché la trasgressione è anch’essa una regola. Mi piacerebbe solo essere libera, non solo di fare ma anche di pensare senza condizionamenti. In questo momento, proprio come te, mi piacerebbe salire in groppa a quel bestione e scappare via da tutto.
Non era forse quello che stavo cercando di fare? Stavo pensando a voce alta dando corpo alle mie aspirazioni. Non sono avara nel mostrare nel mostrare le emozioni e le ultime parole penso abbiano prodotto una leggera piega sulle mie labbra ma non cerco neppure di nasconderla.
Forse non sarò mai libera del tutto nell’agire ma almeno nel pensare….per Merlino! devo a me stessa tentare di esserlo!
Galatea non pareva dello stesso parere. Dopo aver scavato una piccola buca, alla caccia di chissà che cosa, torna vicino a noi e esprimere il suo concetto di libertà.
Pallosi! Fighi e pallosi!
Grazie cara. Probabile tu abbia molta più ragione di quel che il tuo cervellino minuscolo possa pensare.
Ridacchio guardando prima la cucciola e poi il Mago e mi siedo direttamente sull’erba ai piedi dell’albero. Il terreno è stranamente asciutto e anche se non lo fosse stato non sarebbe poi un disastro. Indosso dei jeans e se anche mi sporco non è poi una tragedia. Ho voglia di sentire il contatto con la natura e sedermi in terra mi è sempre piaciuto. Piego le ginocchia contro il petto e appoggio la schiena all’albero allungando la mano per afferrare la sigaretta che Damian mi offre e che ringrazio con un cenno.
L’ho appena visto accennare l’inchino all’ippogrifo che ci ha pensato un po’ ma poi ha gradito il gesto e lo ha ricambiato. Con le creature è semplice rapportarsi. Hanno il loro codice di comportamento che non è poi così complicato da capire. Se gli vai bene ti accettavano altrimenti ti rifiutano senza tante cerimonie.
Mi soffermo un’attimo mentre aspiro la prima boccata di fumo assaporandone il gusto. Sollevo lo sguardo strizzando gli occhi. La luce del sole a quell’ora è abbagliante e perfino fastidiosa. E’ il momento di accontentare Galatea e dimostrare che non siamo poi così pallosi come crede.
Il mio viso si sporge verso il Mago e un sorriso sereno e schietto lo illumina. Non ci avevo pensato in realtà. Non consciamente almeno ma raccolgo quella che potrebbe essere una semplice battuta o una poco impegnativa provocazione dicendo semplicemente la verità.

La mia intenzione era quella di estorcerti un’idea per come passare una serata piacevole. Sono tornata da poco a Londra, non sono aggiornata su usi e costumi ed è molto, troppo tempo che condivido le serate con Galatea e Gideon ma se proprio insisti e non puoi fare a meno della mia invadente e intrigante compagnia perché no? Te lo chiedo ufficialmente! Che fai stasera? Un volo con l’ippogrifo non sarebbe male e, tanto perché ti regoli, prima che tu riesca a schiantarmi è facile ti ritrovi appeso ad un ramo a far la tela accanto a Gideon. Tienilo presente prima di accettare la proposta.
Galatea ora pare molto più interessata al discorso e la vedo raddrizzare le orecchie e sollevare il musino verso Damian. Come me aspetta una risposta. Visto che ha appena detto che esprimo chiaramente i miei pensieri non penso si sorprenderà più di tanto della mia poca timidezza e non penso neppure si senta condizionato dall’accettare se questo non rientra nei suoi programmi o se non gli fa piacere.
Mentre aspetto mi godo il fumo acre e insieme dolce delle ultime boccate della sigaretta guardando il fumo che si libra nell’aria disegnando una specie di nuvoletta che si dissolve in pochi secondi.
 
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