DAMIAN GRAY
Virginia dimostrò subito di essere una tipa estroversa e intraprendente, oltre che di avere una certa propensione per l’ironia. Dettagli che Damian non si lasciò di certo sfuggire. Se non avesse trovato minimamente interessante la compagnia di quella sconosciuta non ci avrebbe messo due secondi per piantarla in asso e liberarsene, invece se la stava pure ridendo. La donna non poteva saperlo, non conoscendolo per niente, ma era riuscita in qualche modo a incuriosirlo. Forse anche grazie alla Jarvey che teneva al guinzaglio. Un animale del genere non era adatto a tutti, dopotutto.
“Ma io so difendermi bene con la mia.”
Disse sornione in risposta all’eventualità di ricevere bacchettate da genitori scontenti. Era palese che stesse scherzando, lo si poteva capire dal sorriso balordo che le stava rivolgendo.
“D’accordo. Galatea, temo che dovremmo posticipare eventuali conversazioni a luoghi più consoni, vietati ai minori.”
Aggiunse poi occhieggiando la Jarvey, che non tardò di uscirsene con una sorta di complimento molto diretto e schietto nei suoi confronti, strappandogli un altro ghigno divertito.
“Grazie, anche tu sei figa.”
Rispose in direzione dell’animale, giusto perché dovevano contenersi. Damian ridacchiò tra sé e sé, guardando Virginia, con l’intenzione di coglierne la reazione. La strega nel frattempo diede libero sfogo ai propri pensieri, esprimendoli in modo diretto, seppur utilizzando un linguaggio contenuto e delicato. Le sue parole strapparono l’ennesimo sorriso divertito al mago, che puntò nuovamente su di lei gli occhi chiari e freddi, prendendosi la libertà di fissarla in silenzio per qualche istante, prima di rispondere.
“Quindi, sostanzialmente, siamo tutti difettati, uomini e donne. Agli uomini manca il filtro tra cervello e bocca e alle donne manca proprio la connessione tra bocca e cervello. Interessante. Dovremmo promuovere una causa: tutta l’umanità da Mondomago. Magari lì sanno aggiustare anche questi inconvenienti.”
Osservò la donna e le sorrise, stando al gioco. Sembrava piuttosto a suo agio con lei, dopotutto forse aveva bisogno anche di quello: un attimo di pausa, staccarsi momentaneamente dai pensieri degli ultimi giorni e sparare quattro cazzate con qualcuno. Forse fermarsi allo zoo non era stata dopotutto una cattiva idea.
“Sì, probabilmente… Ma vuoi mettere la figata di cavalcarlo?”
Le chiese in risposta alla possibilità di tenere un ippogrifo come animale domestico. Probabilmente a lui sarebbe pure piaciuto. Fiero, orgoglioso, maestoso e incazzoso. Sì, probabilmente un ippogrifo sarebbe potuto essere un animale adattissimo a lui. Ascoltò la storia di Galatea alzando un sopracciglio, però non si esibì in discorsi articolati sull’ingiustizia morale dell’abbandono degli animali o cose del genere. Non era da lui. Distolse lo sguardo momentaneamente dalla donna per guardare la bestiola al guinzaglio.
“Beh, è stata fortunata a trovarti, allora.”
Commentò solamente, chiudendo il delicato discorso. La conversazione si spostò su una seconda bestiola, nascosta nella borsa. Damian ghignò di nuovo, guardando di sottecchi Virginia.
“Miss Curatrice Ministeriale, deve ancora nascere l’animale che sia in grado di spaventarmi. Fa vedere.”
Rispose divertito, aspettandosi di vedere spuntare un serpente o qualcosa del genere. Però prima di poter scoprire di cosa si trattava, Virginia gli rivolse una domanda curiosa, con quel modo diretto e schietto che lo divertì di nuovo.
“Cerco di scontrarmi con qualche Jarvey figa, accompagnata da una proprietaria altrettanto figa.”
La guardò nuovamente negli occhi per qualche istante, ridendo della sua stessa ironia, prima di continuare con la vera risposta.
“Ho in progetto di togliermi dai piedi e andarmene finalmente a vivere da solo. Ma prima devo trovarmi un lavoro. Volevo vedere se c’era qualcosa qui in giro. Ad ogni modo mi pare di aver visto un’offerta per la Testa di Porco di Hogsmeade, andrò a vedere di cosa si tratta. Magari, come inizio, può andare.”
Nel frattempo la passeggiata finì per condurli alla loro meta: il recinto degli ippogrifi. Damian osservò gli splendidi esemplari che passeggiavano nel loro spazio chiuso, piegando le labbra in un lieve sorriso. A parole non espresse nulla, nessuna frase di stupore o di meraviglia, zero. Però un occhio più attento avrebbe potuto accorgersi di come guardava quegli ippogrifi. Sì, forse rientravano nell’elenco delle creature che più gli piacevano.