| "Porco... Bolide... Infame..." imprecava Tessa a ogni gradino (aveva ormai perso il conto) che la portava sempre più in alto. Stava rientrando dalle lezioni e, messo da parte l'orgoglio, fu costretta ad ammettere di essersi persa: prima lo ammise con se stessa, poi con quel simpaticone del guardiano che l'aveva squadrata con sospetto mentre lei tentava di chiedergli indicazioni per la sua sala comune. Gazza doveva essersi impietosito perché quella sequela apparentemente infinita di scale, nonostante le sembrassero poco familiari, la stava indubbiamente portando verso l'alto. La sua sala comune era in una torre e, l'ultima volta che aveva controllato, almeno le torri a Hogwarts rimanevano ferme al loro posto. Aveva incrociato alcuni studenti che curiosamente indossavano cravatte blu e bronzo: un caso, si era detta, magari un gruppetto di Corvonero che girovagava senza meta. La strada era giusta, ne era certa. Altri sbuffi, imprecazioni soffocate e finalmente... Finalmente cosa? Tessa si trovava in un corridoio mai visto prima, con un paio di finestre a ogiva che affacciavano sull'ampio parco e qualche ritratto che la osservava con curiosità. Riprese fiato e si avvicinò a passo di carica al grosso quadro all'interno del quale stava una dama dall'espressione educatamente curiosa. "Mi perdoni, signora... Signorina..." si corresse un po' goffamente, strappando un sorriso alla dama dipinta. "Signora" confermò quella "ma puoi chiamarmi Euphemia Chalmers Millais-Wilkins Gray" Il sorriso che stava per affiorare sulle labbra di Tessa si tramutò in un ghigno congelato: Euph... Cosa? Annuì appena e si sistemò una ciocca dietro l'orecchio per prendere tempo. "Signora andrà più che bene... Ecco, vede, dovrei dirigermi alla sala comune dei Grifondoro" fece, mostrando alla donna lo stemma rosso-oro cucito sulla sua uniforme "ma credo di aver frainteso le indicazioni del signor Gazza." "Gazza?" sussultò Euphemia Vattelapesca "Oh, tesoro, quell'uomo è un villano! Trattare in questo modo una povera, indifesa bambina... Fossi ancora in vita gliene canterei quattro, ma che dico, almeno otto!" Tessa la lasciò sfogare per un po', via via più impaziente, per poi tossicchiare e richiamare la sua attenzione. "Non è che lei saprebbe darmi indicazioni più precise? Magari ho solo preso una svolta o una scalinata sbagliata..." Il sorriso impietosito - molto impietosito - della dama non lasciava presagire nulla di buono. Tessa sostenne con fermezza lo sguardo gentile della sua interlocutrice dipinta e si preparò alla batosta. "Bambina mia..." esordì lei, un po' esitante "Non si tratta di una svolta o di una scalinata errata" "Un corridoio, allora?" tentò speranzosa. Euphemia dai mille cognomi scosse tristemente il capo. "Si tratta di una torre errata" Levò un braccio e indicò la finestra alle spalle di Tessa: la ragazzina vi andò quasi correndo e vide in lontananza la sagoma di un'altra torre stagliarsi contro il cielo nuvoloso di quel giorno. "Questa è la torre di Divinazione, sede dei Corvonero" A Tessa non restò che imprecare sonoramente, strappando un singulto scandalizzato alla dama dal codice fiscale infinito. "Maledetto Gazza! Spero diventi cibo per vermicoli, quel figlio di un crup!" Terminato il suo non indifferente repertorio di insulti e ignorando Euphemia che si era addirittura coperta le orecchie, Tessa si appoggiò a una parete e si lasciò scivolare a terra. "Passerò la notte qui, me lo sento..."
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