~ Devotion.

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Valéry A. Duchannes
view post Posted on 7/2/2016, 15:18





La Biblioteca. Erano anni che non la frequentava, sempre i famosi anni che aveva passato lontano dalla scuola. E dopo tanto tempo, era tornato lì, senza nessuno scopo prefissato. Magari una sorveglianza che sorveglianza non era. Ok, controllare i ragazzi era sempre una buona idea, ma in Biblioteca solitamente si rifugiavano le anime più placide. Non per questo le più innocue, ma il pensiero voleva semplicemente tradursi nel fatto che non pensava che sarebbero scattate risse a colpi di Maledizioni Senza Perdono, nella stanza verso la quale si indirizzava. Era una passeggiata, l'avrebbe definita così. Dopo la sua assenza, non aveva ancora avuto l'occasione di tornare in uno dei suoi posti preferiti, dove l'aria era permeata da quello splendido odore di carta stampata, di cara vecchia stampa a caratteri mobili. Chissà, che poi non si sarebbe fermato a leggere uno degli stessi volumi sui quali passava ore quando era Studente.
Fortunatamente la sua scheda oraria gli concedeva qualche ora libera, in effetti fino al giorno successivo, quando avrebbe avuto nuovamente lezione. Erano circa le 16.00, o almeno così ricordava l'ultima volta che aveva visto. Salì i due piani di scale che separavano il suo ufficio dal Quarto Piano, dalla Biblioteca. Era una di quelle strane situazioni in cui sembra allo stesso tempo che sia passato tanto e poco tempo. Contemporaneamente. Gli "addio" mai definitivi, intesi come un arrivederci, un "alla prossima". Con la Biblioteca era stata così. E se l'avesse raccontata a qualcuno, probabilmente avrebbero cercato il primo Centro di Igiene Mentale vicino ad Hogwarts e ce l'avrebbero rinchiuso con una camicia di forza, ma tant'era. Valéry era sempre stato una persona che era solita essere grata a chi doveva. A sua madre per gli sforzi compiuti, ai Docenti che più lo avevano spinto verso la conoscenza, a colui, mago potentissimo, che alla fine lo aveva avvicinato più di tutti al potere, preso sotto la sua ala protettiva per proiettarlo verso vette più alti. Alla Biblioteca, per avergli messo a disposizione tutti quei volumi, più o meno comprensibili, ma pieni di ciò che bramava più di tutto: conoscenza, strettamente legata al potere. Pertanto, nonostante tutto il tempo che fosse passato, era come se gli anni si fossero ridotti a qualcosa di indefinito; ci sono legami che sono semplicemente destinati ad esistere.
Entrò così con soddisfazione nella Biblioteca, beandosi per qualche secondo della vista e dell'odore. Tomi su tomi, tutti trasudavano potere magico. Alcuni ragazzi erano seduti alla luce delle lampadine che illuminavano i tavoli di studio di diverse dimensioni. Più si procedeva verso la fine della stanza, meno diventavano i ragazzi seduti a studiare. Con nonchalance, si incamminò fra i corridoi, divisi da scaffali e scaffali, gettando ogni tanto, qui e lì, uno sguardo alle letture dei giovani. Giornata placida, alla fine, di per sé. Non se ne lamentava, ma adorava i colpi di scena, imprevisti che si ponevano sulla sua strada, rendendo il tutto più interessante. Ve ne sarebbero stati?

 
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view post Posted on 8/2/2016, 16:49
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"Lo studio è ok, i compiti fatti, oggi non c'è lezione perciò devo trovare qualcosa da fare" pensò il giocane Mitchell mentre vagabondava senza una meta ben precisa per la Scuola di magia e stregoneria di Hogwarts in preda alla noia in quanto non aveva nulla da fare quel giorno.
Vagando per il castello si ritrvò casualmente davanti alla biblioteca, uno dei suoi luoghi preferiti in cui togliersi quel senso di noia che sempre aveva quando non aveva la possibilità di andare a lezione o quantomeno di fare qualcosa di utile per la sua carriera scolastica o di divertente con altri studenti.
"
Va beh passiamo l'ennesima giornata di noia in biblioteca a leggere, se continuo così leggerò tutti i libri presenti entro la fine dell'anno" - pensò il ragazzino sorridendo mentre varcava la soglia della grande stanza silenziosa piena di libri.
Molti volumi al'interno della stanza non facevano gola a Mitchell però ormai ciò che gli interessava era già stato letto ed assimilato perciò decise di spostarsi in altri reparti della biblioteca (non quello proibito sia chiaro) in cui vi erano libri che solitamente il giovane corvo non avrebbe mai letto.
Entrò in una fila di scaffali situata sul fondo della biblioteca, accostati ad una parete sotto una finestra che faceva entrare parecchia luce alla ricerca di un buon passatempo, quando l'attenzione di Mitchell venne attirata da un libro, ciè più che la libro dal dorso, che si distaccava dal resto per il colore, era di pelle nera con scritte molto curate di colore rosso, un po' spento in quanto il libro sembrava molto vecchio. E fu così che il giovane corvo cadde in tentazione e prese il libro e si sedette ad un tavolo in angolo, in modo da essere in disparte e non essere disturbato dalla sua lettura, una lettura che probabilmente non era consona ad uno studente del primo anno, ma si sa, non sono in molti coloro che riescono a resistere alla curiosità, anche sulle cose più tenebrose.

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Valéry A. Duchannes
view post Posted on 10/2/2016, 18:44





La quiete della Biblioteca era qualcosa di appartenente ad un'altra dimensione. Una calma innaturale, un'isola felice in una situazione quasi sempre rumorosa. Beandosi dell'assenza di rumori e suoni della stanza, si ripromise di frequentare di più l'ambiente, tornandovi ogni volta che avesse avuto bisogno di qualche minuto per sé. E l'occasione non avrebbe certo tardato ad arrivare. il Professore, e sì, faceva strano appellarsi così, visto che fino a pochi anni prima faceva proprio parte della cerchia di Studenti che si trovavano lì in biblioteca a compiere ricerche, passeggiava lentamente. Ogni tanto entrava in una delle "traverse" offerte dagli scaffali dei libri, ricordando di avervi trovato, anni addietro, un particolare testo, o attirato da una copertina particolarmente nuova. Aggirandosi tra i fabbricati di legno, sfogliava libri vecchi e nuovi, sentendosi ringiovanito e tornato sui banchi di scuola. L'operazione ora gli risultava tanto più piacevole, senza la costrizione dello studio. Ora aveva la possibilità di leggere, studiare, apprendere, conoscere ciò che più preferiva. E ciò non lo aveva portato effettivamente ad una selezione, al contrario aveva allargato i suoi orizzonti, ma la leggerezza con cui "affrontava" quel processo era sicuramente un elemento nuovo, e da non sottovalutare. Sentiva come un vento fresco scorrere fra le sue vene, spazzando la noia e la monotonia.
Decise di far fruttare il tempo libero, prendendo da uno degli scaffali più bassi fra quelli che aveva davanti a sé un libro che riguardava l'Aritmanzia nei primi secoli dopo l'anno 1000, e camminando con disinvoltura, mani e libro dietro la schiena, si incamminò alla scelta di un tavolo. Non ne avrebbe scelto uno con degli studenti già seduti, non voleva mettere ansia a gente che si trovava lì, normalmente a studiare, ma allo stesso tempo sembrava come se tutti gli alunni del Castello avessero deciso di occupare i tavoli rimanenti. Non come ci si aspettava, in gruppi di due, tre, quattro. In fantastici gruppi da 1, che rendevano impossibile a Valéry sedersi in qualsiasi posto. Che i ragazzi non fossero più capaci a studiare insieme? Non c'era un tavolo per il neo-Professore? Che diamine. Continuando la sua cernita, Valéry passò davanti al tavolo dove si era appena seduto un ragazzo. A giudicare dai finimenti della sua divisa, e dallo stemma apposto sulla stessa, era un Corvonero. Tanto valeva, oramai, non era più un Grifondoro, non era più questione di Casate. Non più di tanto. Stava passando oltre anche quel tavolo, quando rallentò il passo, già lento di per sé, di fatto quasi fermandosi. Ad attirarlo era stato il libro che il giovane teneva in mano. Oscuro colore, non sembrava un libro sugli scacchi magici. Effettivamente, gli sovvenne che spesso e volentieri le copertine erano indicative del contenuto, e parlava per esperienza personale. Dopo il suo ingresso nelle file dell'Oscuro, aveva iniziato ad appassionarsi agli scaffali più lontani dall'entrata. Non che vi fossero libri particolarmente oscuri, era pur sempre Hogwarts, era pur sempre tutto controllato. Sarebbe stato stupido pensare il contrario. Eppure, v'erano libri che per parlare della parte più oscura della magia, finivano per offrirne anche vaghi spunti, idee, suggerimenti. Ed era stato pane per i denti di Valéry, a suo tempo. Non riusciva ancora a scorgere il titolo del libro, ma ogni secondo che passava era come se qualcosa lo convincesse sempre più che non si trattasse di qualcosa del genere di riviste, gossip e così via. E il giovane era sempre stato solito fidarsi del suo sesto senso, che raramente lo aveva tradito. D'un tratto un'idea gli balzò in testa. E se...?
No, no, era presto per pensarvi. Un libro dalla copertina più scura non era indice di troppo, non era indice di "abbastanza", abbastanza per uno scopo. Ma forse era una base. L'idea si fece sempre più strada nella sua mente, e Valéry decise quantomeno di comprovarla. Poi avrebbe deciso, e magari il tutto si sarebbe risolto in un nulla di fatto. Senza cerimonie, affrontò subito il discorso.

"Sembra una lettura un po' particolare per uno studente di Hogwarts. Soprattutto per uno della tua età."

Effettivamente, il ragazzo non sembrava nemmeno particolarmente grande, avrebbe potuto frequentare il primo anno, massimo il secondo. La sua domanda quindi poteva sembrare quella di un qualsiasi Docente preoccupato dell'assenza di qualsiasi cosa di oscuro nella scuola. Che razza di pensiero. Doveva prendersi tutte le cautele del caso, non poteva rischiare di perdere il posto, né di essere scoperto. Era in una buona posizione per gli scopi delle fila del suo Signore, ma troppe chiacchiere. Al Corvonero la risposta.

 
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view post Posted on 11/2/2016, 18:18
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La lettura era interessante per Mitchell, era raro che qualcosa facesse scaturire l'interesse del corvetto, ma quel libro dalla copertina oscura aveva fatto nascere una forma di curiosità quasi morbosa di sapere cosa nascondesse nei suoi meandri, parola dopo parola, lettera dopo lettera pagina dopo pagina, la lettura procedeva spedita e man mano il ragazzino procedeva nello sfogliare le pagine del libro aumentava la curiosità di sapere ciò che vi era nella pagina successiva, un'esperienza completamente nuova ma Mitchell era stato così coinvolto nella lettura, sebbene la copertina non lasciava presagire altro che argomenti tenebrosi e che pochi ragazzi dell'eta del piccolo Mitchell sarebbero stati in grado di comprendere.
"Sembra una lettura un po' particolare per uno studente di Hogwarts. Soprattutto per uno della tua età." - una voce lo fece sobbalzare sulla sedia, dopo il leggero spavento con il battito del cuore accelerato il piccolo corvo alzò gli occhi dl tavolo guardandosi intorno per capire da chi provenisse quella voce, una voce matura sicuramente più grande di lui infatti appena capì chi aveva parlato il ragazzino si alzò in piedi lasciando il libro aperto sul tavolo: "Oh mi scusi professore non l'avevo vista avvicinarsi" - disse il ragazzino appoggiandosi una mano sulla nuca e visibilmente imbarazzato, come se stesse facendo qualcosa di sbagliato, come se fosse stato colto in fallo dai genitori mentre faceva una marachella.
Il silenzio regnò sovrano per pochi secondi, che nella testa di Mitchell parvero interminabili, pensando a dome rispondere per paura che avesse fatto qualcosa di sbagliato.
"Stavo cercando qualcosa da leggere, e ho trovato questo libro che mi ha incuriosito" - disse il giovane corvo guardando il libro aperto sul tavolo.

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Valéry A. Duchannes
view post Posted on 13/2/2016, 17:08





La situazione era di quasi isolamento, vista la lontananza del Professore e dello Studente da orecchie indiscrete, quantomeno comoda per quel tipo di argomenti affrontati. Di certo non poteva mettersi a sventolare le sue conoscenze delle Arti Oscure sotto il naso del Corpo Docenti, pertanto la riservatezza era comoda, pratica, corretta. Valéry sostava in piedi, appoggiato leggermente con la spalla sullo scaffale che chiudeva da una parte la visuale del tavolo. Quando formulò la sua frase, il ragazzo ebbe una reazione che l'ex Grifondoro non era ancora abituato a vedere. Quella specie di timore reverenziale, cui spesso era stato abituato, in prima persona o meno, ora era rivolto a lui.
*Il libro l'ha incuriosito.* La frase pronunciata dal giovane apriva le porte a tante possibilità. Salvo poi che non fosse una lettura partorita direttamente dagli antri più neri del cervello di Satana, rimaneva qualunque una lettura poco praticata. A testimone di tale pensiero, v'erano difatti le condizioni, quasi perfette, del libro, che dimostrava di non essere stato maneggiato. Almeno non quanto altri volumi, resi logori dal frenetico sfogliare di giovani alla ricerca di qualche informazione utile ad alzare il voto dell'ultima ricerca andata male. Lettura tanto particolare richiedeva un interesse equivalentemente particolare, e Valéry avrebbe indagato su cosa vi fosse dietro a quell'interesse, se fosse solamente per noia, o se vi fosse qualcosa di più... spendibile.
Ostentando un modo di fare più sciolto di quanto non gli appartenesse, si diede una spinta con la spalla per riposizionarsi in egual modo sulle due gambe, e si avvicinò al tavolo.

"Posso?"

Domanda retorica, ovviamente, visto che non appena terminò la parola, il braccio si allungò in direzione del libro. Senza sfilarglielo dalle mani, spinse con leggerezza sul dorso del libro, sporgendosi per leggere il titolo del libro e rendersi effettivamente della lettura. Appreso l'ambiguo titolo, tornò alla posizione eretta, concedendosi qualche secondo per riflettere. Di colpo, un flash. Il titolo gli aveva fatto balzare in mente un ricordo, il ricordo di lui che leggeva lo stesso libro, anni addietro. Certo, visto il colore del libro non aveva avuto quel lampo precedentemente, ma a quel punto gli sembrava così lapalissiano. La conseguenza, a quel punto, fu ovvia. Non era certo un libro sulla bontà d'animo, non quanto lo erano gli altri libri presenti in Biblioteca.

"Conosco quel libro. Un altro Professore potrebbe redarguirti. Si tratta di un testo che in molti non avrebbero difficoltà a dire che tratti di argomenti piuttosto... oscuri."

A buon intenditore poche parole, ed il gioco era tutto lì, a quel punto. Di certo la frase riguardante il fatto che altri l'avrebbero rimproverato per la lettura non era un complimento nei propri confronti e di un'ipotetica bontà che, tra l'altro non possedeva. Era un indizio per il giovane, che, se fosse stato abbastanza sveglio, avrebbe potuto intendere che il Professore non era certo qualcuno con cui non si potesse parlare del contenuto del libro. Di fatto, l'ultima parola era altrettanto rivelatrice. Non erano argomenti di cui si potesse parlare en plein air, ma almeno l'interlocutore del Corvonero si stava mettendo a disposizione. E allora, che Valéry errasse a valutare, per quanto poco avesse fatto per il momento, le idee del giovane? Il futuro aveva due strade, una dell'indifferenza, l'altra... chissà. Quale avrebbe intrapreso, inconsciamente, il giovane?

 
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view post Posted on 17/2/2016, 15:25
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Il tema del libro era effettivamente particolare per uno studente del primo anno, però si sa spesso l'oscurità attrae, la curiosità morbosa può portare a ciò che spesso sarebbe meglio lasciare nell'ignoto, ma molto probabilmente non era il caso di Mitchell. Ognuno di noi nel nostro subconscio è portato a cercare di scoprire ciò che sarebbe meglio non conoscere, però il piccolo corvo in quel momento era sciuro che stesse facendo la cosa giusta, leggere quel libro era sicuramente strano per uno del primo anno, però per chi come Mitchell voleva conoscere, e sapere le cose a trecentosessanta gradi era giusto leggere certe cose. "Conosco quel libro. Un altro Professore potrebbe redarguirti. Si tratta di un testo che in molti non avrebbero difficoltà a dire che tratti di argomenti piuttosto... oscuri." - disse l'insegnante, le sue parole lasciarono il ragazzo stranito, era strano ciò che aveva detto, Mitchell cercò di capire il ragionamento, però il pensiero di quel libro, di voler comunque conoscere quelle cose che il professore aveva definito oscuro si faceva spazio nella testa del corvetto che cercava di trovare un modo per poter riprendere a leggere con tranquillità, senza essere punito dall'insegnate.

Rimase in silenzio per alcuni istanti con gli occhi fissi sul libro cercando un modo per svicolare, quando le parole del professore gli tornarono in mente, aveva parlato di altri, non aveva detto che non l'avrebbe rimproverato o punito per la lettura di quel libro.era tutto lì davanti a lui, bastava che avesse trovato le parole giuste e sarebbe riuscito a tornare a leggere con tranquillità, ma non solo, probabilmente sarebbe pure riuscito a ottenere spiegazioni riguardanti il tema del libro dal professore stesso.
"Professore, so che probabilmente non è una lettura adatta d uno studente del primo anno, e la curiosità di conoscere certe cose era troppa per poter resistere, comunque volevo chiederle una cosa... no lasciamo perdere, lei avrà i suoi affari da sbirgare" - disse Mitchell voltando la pagina del libro.


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Valéry A. Duchannes
view post Posted on 18/2/2016, 23:10





Il Sole, appena visibili dalle finestre della Biblioteca, si avviava a grande velocità verso la linea dell'orizzonte, per poi affogare nella verde distesa d'alberi. La stanza, tuttavia, già da tempo si serviva delle piccole lampadine notate prima da Valéry, visto lo spessore delle finestre che facevano filtrare una luce rada e quasi pesante, come se si volesse tenere fuori anche quella da Hogwarts. L'atmosfera era ottimale per quel tipo d'argomenti, che non volevano essere trattati alla luce del sole ma tenuti sotto un qualche velo, sotterfugi che non vedevano l'ora di concretizzarsi. Il ragazzo sembrò interrogarsi per qualche secondo sulle parole del Professore, volutamente connotate di altri significati, oltre a quelli più ovvi. D'altro canto, per ciò che aveva la "prassi" era quella, o meglio il "metro di giudizio", ammesso ve ne fosse uno. Gli piaceva vedere le cose in prospettiva, non l'atto ma la potenza. In quel Corvonero si nascondeva la potenza di un seguace del Lato Oscuro? Di sicuro, non si trattava di una persona priva di interessi. Come a dire, la materia grezza v'era. Mancava, allora, vedere quanta ve ne fosse, quanto potenziale. Quanto quella che era stato appena etichettato dallo studente come mera curiosità avesse affondato le sue radici nel cuore del Corvonero. Pertanto, bisognava prendere il discorso quantomeno vagamente alla larga, per poi stringere e giungere ad una conclusione: doveva pur avere dei fatti in mano, alla fine della giornata.
Quasi come risvegliatosi da un piccolo momento d'assenza, lo studente formulò una frase che sembrava quasi in apnea, salvo la modulazione vocale. Con tono pacato ma complice, si agganciò a ciò che aveva appena detto il ragazzo.

"E come mai questo desiderio di conoscenza di tali argomenti? Suppongo vi sia qualcosa di più profondo della mera curiosità... Sbaglio?"

Un semplice invito a parlare, uno stimolo a scavare più in fondo di quanto la superficie di una conversazione non approfondita in tal senso non permettesse loro. Essendo oramai entrato, ed entrati, nel gioco, si trovava a sperare di non aver intravisto una scintilla in realtà assente, nel giovane. Fin da studente, aveva sempre provato ammirazione per i Corvonero. Orsù, che il ragazzo dimostrasse d'essere un degno figlio di Priscilla.
Ma ancora, uno spiraglio, dopo la frase cui s'era preso la libertà di rispondere, con un'altra domanda. Una richiesta, da parte del giovane, che sentì di voler accogliere in uno slancio di speranza, nell'idea che si trattasse di qualcosa volto ed atto a confermare le sue teorie. Con fare, nuovamente, complice, facendo leva sul fatto che, nonostante il suo contratto e le sue mansioni precisassero il suo ruolo di Docente, non sembrasse troppo più grande di altri studenti ancora presenti a scuola, decise di prendere posto davanti al giovane. Quanti si sarebbero andati, magari, a confidare con l'austero Preside di Durmstrang, o l'altezza Preside di Beuxbatons, dall'alto della loro età, ed esperienza? Non era un elemento d'incoraggiamento, il divario minimo fra l'età dei due? Assumendo un'espressione incuriosita, aprì leggermente di più gli occhi, guardando interessato il ragazzo.

"Ma dimmi, caro... Caro? Mi sfugge il tuo nome! Ad ogni modo, sentiti libero di chiedermi ciò che preferisci. Nel limite delle mie possibilità, cercherò di risponderti."

Quale affabilità, che sul suo animo stonava così macroscopicamente. Ma questo il Corvonero non poteva saperlo, ma in caso d'esito "positivo" all'intera faccenda, si sarebbe reso conto di cosa vi fosse dietro a quella facciata. Era anche una questione di fiducia, voler affidare un segreto tale a qualcuno, pertanto doveva essere sicuro al massimo del valore della persona in questione.
Mentre il sole ormai era quasi totalmente calato, i due interlocutori ormai erano l'uno davanti all'altro. Valéry era pronto ad ascoltare le ragioni dello studente.

 
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view post Posted on 19/2/2016, 19:57
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La luce era sempre più fioca all'esterno e Mitchell non potè fare a meno di notarlo, glielo fece notare anche il suo stomaco dato che era a digiuno da tutto il giorno, e i morsi della fame iniziavano a farsi sentire brutali nel ventre del giovane corvo, però l'insegnante l'aveva attratto in una specie di gioco, un gioco da cui Mitchell era sicuro di non voler uscire sconfitto perciò ignorando il professore che si accomodava di fronte a lui, il corvetto chinò nuovamente la testa sul libro.
Rimase immobile con gli occhi che scorrevano sulla pagina per poter colmare la sua sete di conoscenza quando il docente lo fece tornare alla realtà.
"E come mai questo desiderio di conoscenza di tali argomenti? Suppongo vi sia qualcosa di più profondo della mera curiosità... Sbaglio?" - disse l'insegnante. Mitchell rimase immobile, non sapeva cosa rispondere, aveva addirittura paura a parlare, in quanto rischiava che dalla sua bocca uscissero i suoi veri sentimenti, il fascino che provava per le arti oscure che aveva sempre cercato di negare e il fatto che la magia oscura fosse il passo avanti per diventare più forte, no non doveva assolutamente dirlo, chissà che casino sarebbe venuto fuori, il primino che vuole imparare le arti oscure, sarebbe stato punito amaramente per questa cosa e lui voleva evitarlo, però questo insegnante gli sembrava diverso dagli altri, sembrava come interessato a saperne la motivazione e il giovane Lacroix era tentato a dirgli la verità, quel fasciono oscuro che gli volteggiava nella testa da mesi ormai, forse era ora che venisse fuori, magari con quel professore lì davanti a lui. E così le parole uscirono.
"Beh.. se devo essere sincero, devo ammettere che trovo le arti oscure affascinanti per quel poco che ho avuto modo di conoscere fino ad ora... - disse il corvonero fermandosi di colpo come se fosse spaventato per avere parlato troppo, però poco dopo sentendo le parole dell'insegnante ricominciò a parlare: "Ah che maleducato, mi chiamo Mitchell, Mitchell Lacroix. E lei sarebbe? Mi perdoni ma molti insegnanti ancora non li conosco. Comunque non so se può rispondere alla mia domanda, potrebbe essere un po'...ehm.. come dire... spinosa - finì il corvetto con tono serio chiudendo il libro, entrando nel vivo della conversazione, si mise a guardare l'insegnante negli occhi e lasciandosi andare ad un respiro profondo fece la fatidica domanda: "Secondo lei, è vero quello di cui si parla in questo libro? Cioè la possibilità di fare incantesimi così potenti, ma anche così oscuri...

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Valéry A. Duchannes
view post Posted on 21/2/2016, 16:58





Il gioco continuava, gioco che alla fine gioco non era. Movimento di scacchi, dal quale sarebbe dipeso tanto del futuro del ragazzo, e del Docente per estensione. Scegliere una fazione non era cosa da poco. Ti metteva in condizione di dover cambiare la tua vita, dandole allo stesso tempo uno scopo. Per affinità di pensiero e di sentimento, ci si riuniva in gruppi più grandi, per perseguire un unico ideale. Eppure, la parte più difficile era scegliere la fazione giusta, quella più consona a sé stessi. Valéry, Auror? No, mai nella vita. Non aveva scritto da nessuna parte nel suo curriculum "futuro adepto dell'oscurità", eppure nemmeno per un momento si era visto agli ordini del Ministero, ad ingabbiare "criminali", mettendo il Docente in dubbio anche l'effettiva criminalità degli individui. In quel mondo corrotto, i veri criminali erano proprio Auror ed affini; lui aveva scelto di far parte della fazione che mirava alla creazione di un nuovo ordine. Un ordine migliore, più pulito, più meritocratico, l'onda che spazza i rifiuti. Ed aveva scelto bene. Vocazione, così la chiamava, visto quanto il suo cuore e la sua anima si fossero trovate in linea con l'ideale che seguiva, e con l'individualità che manteneva comunque. La possibilità d'esprimersi in ogni verso, di migliorarsi e di non essere lasciato solo. E, difatti, Valéry non poteva che gioirne. Pertanto, era nel suo più totale interesse che altre persone come lui, anime ingabbiate nella cappa del finto buonismo dilagante, potessero esprimersi e dar sfogo a tutte le loro potenzialità, spesso schiacciate dai meccanismi di un sistema arrugginito da troppo tempo. Vista la sua assenza di qualche anno, non s'era dedicato al compito quanto più al suo completamento come individuo, quando invece pensava proprio che fosse tornata l'ora. E lì, davanti a lui, v'era un ragazzo con un libro che trattava, in maniera troppo ambigua per essere stato scritto dal Ministero, le arti oscure. Che potesse essere una possibilità?
Lo stava accertando. Pertanto, dopo le domande postegli, attese le risposte che non tardarono ad arrivare. Dalle labbra del Corvonero uscirono delle parole che portarono le narici del Docente a dilatarsi velocemente, per poi tornare al loro posto. Era il suo solito tic, quando qualcosa sembrava non quadrare, o subodorava un pericolo, aveva quella reazione. Nonostante alcuni ragazzi si stessero alzando, lasciando i loro posti per uscire dalla Biblioteca, terminati i loro compiti, non era comunque sicuro parlare di tali argomenti ad alta voce. Eppure, pochi secondi dopo si rese conto che nel ragazzo v'era, effettivamente, del potenziale. La passione, la curiosità erano tra i motori più forti della volontà. Bisognava avere però costanza, fermezza di principi, voglia di crescere.

"Caro mio, ti suggerirei di abbassare leggermente la voce. Come ho già detto, non tutti sarebbero indulgenti come me. Ma vedo che abbiamo qualche cosa in comune, qualche passione."

Le poche frasi che buttava lì, nella conversazione, erano proprio quelle più pregnanti di significato. Ad ogni modo, il Corvonero si presentò finalmente, quando poi chiuse il libro e gli pose l'annosa richiesta. Era possibile? Oh, sì che lo era. Nonostante non fosse che qualche anno che si trovava a far parte delle fila dell'Oscuro Signore, poteva vantare la conoscenza di incantesimi davvero notevoli, banditi e resi illegali per la loro pericolosità e crudeltà.

"Valéry Duchannes, Professore di Astronomia. Se non erro, Mitchell, ho corretto proprio io il tuo Esame di Difesa Contro le Arti Oscure. Non male, e ho colto già da lì un leggero interesse verso ciò che, in teoria, quella materia dovrebbe insegnarti a contrastare.
E sì, ciò di cui parla quel libro esiste davvero. Maghi e streghe praticano tali magie, richiamando le forze della natura e del cosmo piegandole al loro potere, trasformando la materia stessa. Come mai questa richiesta? Aspiri anche tu a tale grado di potere, di conoscenza? Perché ti affascinano queste arti? Ognuno ha un obiettivo. Qual è il tuo?"


Lo sguardo, per quanto indagatore, si era trasformato ancor di più in quello che poteva sembrare d'un uomo curioso, che poneva semplicemente domande. Non si era esposto, quelle di cui aveva messo a parte Mitchell erano conoscenze quasi di dominio pubblico. Eppure, nelle parole del Professore traspariva come se sapesse di più in materia: stava al Corvonero cogliere quella sfumatura. E poi, un climax di domande. Tutte mirate a comprendere cosa vi fosse davvero dietro quella che poteva sembrare una semplice curiosità, ma per lo step successivo, per convincere Valéry, Mitchell avrebbe dovuto sfruttare tutte le sue abilità oratorie, e davvero dimostrare come mai nella vita la profondità d'un suo sentimento. Poi sarebbe stata la parte del Professore, ma lì sarebbe stata da vedere successivamente.Che davvero il ragazzo desiderasse risiedere nell'Olimpo della conoscenza, sorseggiando il nettare del potere? Desiderava, bramava fama, gloria e potenza?

 
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view post Posted on 21/2/2016, 18:30
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La conversazione era entrata in quella che molte persone avrebbero definito il vivo di essa, Mitchell era sempre più stranito dalla presenza dell'insegnante e dalla noncuranza con cui era entrato in un discorso così delicato come le arti oscure. Che il buon Valèry Duchannes nascondesse qualcosa? Probabile, che Mitchell potesse immaginare cosa? Assolutamente improbabile, in quanto il corvonero conosceva ben poco del mondo, soprattutto di ciò che era oscuro e seppellito dall'informazione.
Terminata al frase del corvonero rimase solo il silenzio per alcuni sitanti, e quel silenzio quasi assordante venne interrotto dalla voce del professore, che come se stesse rimproverando uno studente che aveva combinato una marachella poco prima, fece notare a Mitchell il fatto che era meglio tenere un tono di voce basso in quanto qualcuno avrebbe potuto sentire quella discussione che sarebbe potuta diventare di dominio pubblico, cosa che a nessuno dei due avrebbe fatto piacere.
"Certo, mi scusi professore" - disse il ragazzino continuando ad osservare il suo interlocutore in attesa di un qualche movimento da parte di esso, ormai era fatta Mitchell pendeva quasi dalle labbra dell'insegnante, in attesa di una qualche parola.
I pensieri nella testa di Mitchell erano confusi, soprattutto nell'ultimo periodo, era difficile per lui pensare apertamente ma quel pomeriggio, quel libro gli aveva aperto la mente, non succedeva da tanto che il corvo potesse pensare liberamente. Potere, fama essere un mago potente, tutte aspirazioni che erano nell'animo di ogni mago, in quello di Mitchell ultimamente stavano spuntando ancora più spesso, e quel libro letto in fretta e furia in biblioteca gli aveva fatto capire quale sarebbe stato il modo più semplice, lo studio della magia oscura gli avrebbe conferito potere, un potere talmente forte da poter piegare chiunque al suo volere.
Il giovane corvo era preso dai suoi pensieri quando il professore lo interruppe con una serie di domande legate al perchè della lettura.
"Beh professore, come può immaginare ogni domanda ha il suo perchè... - disse Mitchell cambiando totalmente tono di voce, come se volesse sembrare quasi più adulto di quello che era e quasi come se volesse estorcere qualche nozione al professore, che sembrava essere istruito riguardo alle arti oscure.
"Sa, io non vorrei essere un mago qualunque, io vorrei diventare potente, e lei in questo momento mi ha aperto gli occhi, un potere così grande da piegare le forze della natura al proprio volete, la conoscenza della magia spinta al limite della sua potenza, si è questa la mia ambizione, io voglio la gloria, essere ricordato nel futuro come un mago potente, non essere un elemento in più in questa massa di mediocri che si impegnano tanto nel vivere una vita abitudinaria con il suo susseguirsi di routine. Ecco perché sono attratto da questo lato della magia, l'oscurità potrebbe essere il metodo più rapido per raggiungere la gloria." - continuò Mitchell mantenendo lo sguardo fisso sugli occhi dell'insegnante.
Il corvo aveva fatto la sua mossa, ora il docente cosa avrebbe fatto?

narrato - parlato - pensato



Edited by Mitchell` - 22/2/2016, 10:37
 
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Valéry A. Duchannes
view post Posted on 23/2/2016, 11:41





Il Corvonero colse il punto, e da degno discepolo di Priscilla abbassò il volume della voce. Ad Hogwarts anche i muri avevano orecchie, e solo il Fato sapeva quanto Valéry fosse la pecora nera in quel gregge così ostinatamente devoto al bene, alla luce e a tutte quelle baggianate. Bene. Tutto relativo. Come poteva vedersi come "il bene" un apparato così corrotto, pieno di falle, incapace di valorizzare gli individui meritevoli e di proteggere gli stessi. Un appiattimento, ecco cosa si verificava. Nella sua fazione, invece, le cose erano diametralmente diverse. Maremoto che ripuliva il marcio dal mondo, il nuovo ordine del suo Signore puntava sull'individualità dei suoi seguaci, che lui stesso prendeva sotto la propria ala protettrice per portarli a livelli di potere e gloria mai visti prima, che mai avrebbero potuto raggiungere in altri modi. Un equo scambio, d'altronde. Lui metteva a disposizione dei suoi fedeli la conoscenza, loro lo ripagavano con la fedeltà. Non era un rapporto unilaterale, come in altri apparati. Rischiare la morte, senza nemmeno un riconoscimento, poche chance di far carriera, con tutto il marcio dietro. Il nuovo ordine sarebbe stato differente. Eppure, se l'avessero scoperto, probabilmente non solo avrebbe perso il posto di lavoro, così prezioso per spargere il nero seme all'interno della scuola, ma si sarebbe trovato anche numerosi Auror alle calcagna. E di certo non era quello che aveva in agenda.
Tuttavia, l'ingresso nelle fila dell'Oscuro erano riservati a pochi eletti, anime prescelte con uno slancio ancestrale verso il nero potere. Che Mitchell lo possedesse? Come a voler dare risposta anche alle sue domande solo immaginate, il Corvonero prese la parola, lanciandosi in un discorso che, soprattutto verso la fine, sembrò cogliere il segno. Touché. Gli sembrò di sentir parlare il giovane Valéry di qualche anno addietro. Una massa mediocre dalla quale non v'era possibilità di ergersi, nessuno disposto a riconoscere il vero valore della persona, che per repressione era costretta a soffocare e a far degenerare il proprio talento. Il ragazzo sembrava essere maturato proprio lì, sotto gli occhi del Professore, da che titubante aveva dato sfogo ad un flusso di coscienza tale da far pulsare l'anima nera di Valéry, che coglieva affinità con quella dello studente. Eppure, quelle parole potevano (forse) bastare per lui, ma per il livello superiore certo ci sarebbe stato bisogno di altro. Ma ancora non vi si era giunti, pertanto perché porsi il problema? Stava di fatto che le parole pronunciate erano state importanti, pertanto Valéry si sentì di continuare, porgendogli una domanda cruciale.

"Condivido ciò che hai detto. Le masse sono deleterie, la volontà di spiccare già ti erge sopra gli altri. Eppure, tante parole vanno supportate con i fatti. Se ti venisse data la possibilità di intraprendere la via per la gloria e per il potere, saresti disposto a seguirla? Ed a quale costo? Spesso questa via non è compresa da tutti, alcuni la etichettano come da sradicare dal mondo. Folli. Saresti disposto a seguirmi, se ti portassi alla fonte della vera potenza?

Chiaramente il Professore non si sarebbe accontentato di un sì, o d'un no. Avrebbe dovuto argomentare, ultima "prova" per convincersi definitivamente che il giovane fosse adatto e pronto a quella avventura. Di lì in poi non sarebbe stata certo in discesa, ma con la giusta volontà tutto si poteva fare. C'era da stabilire, in ultimo, se Mitchell la possedesse. Niente si raggiungeva senza un sacrificio. Era disposto ad impegnarsi realmente? Il premio era alto, proporzionale doveva essere tutto il resto.

 
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view post Posted on 23/2/2016, 14:37
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In quei pochi minuti passati a parlare con il pofessor Valèry Duchannes aprirono completamente gli occhi del giovane Mitchell, quella che prima vedeva come solo una semplice attrazione per ciò che erano le arti oscure, ora le vedeva come una possibilità, non che il giovane corvonero fosse malvagio, voleva solo diventare potente, distinguersi dalla massa informe degli altri maghi che volevano una vita monotona e patetica per trovarsi un lavoro magari d'uffico e essere schiavizzati da un sistema che non li avrebbe mai ripagati per quel lavoro, no Mitchell voleva essere diverso, voleva lasciare un segno nella storia, un'impronta in quel patetico mondo che voleva controllare le persone dando loro una vita mediocre che potrebbe ancghe essere definita non vissuta.
No Mitchell non era nulla di tutto cìò, non voleva una vita nell'anonimato, voleva che le future generazioni si ricordassero del nome Mitchell Lacroix.
E sembrava che la possibilità di avvicinarsi alla realizzazione di questo suo sogno nascosto nell'area più profonda del suo animo potesse essere più vicina di quanto il giovane corvo pensasse.
Le parole del professore ebbbero un effetto strano su Mitchell, la sua mente era piena di dubbi e domande, chi era quel giovane insegnante seduto di fronte a Mitchell? Perchè sembrava così interessato a lui? E soprattutto poteva davvero dargli la possibilità di conoscere questo potere quasi assoluto? Beh tentare non nuoce, questo passò per la testa del corvetto che parlò senza esitare: "Non posso rifiutare ciò che potrebbe permettermi di realizzare uno dei miei sogni più nascosti, sì la seguirò professore, costi quel che costi, so che è una cosa che mi causerà degli scontri con altre persone, però non posso rifiutare un potere così grande, sono disposto a seguirla, costi quel che costi.".

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Valéry A. Duchannes
view post Posted on 26/2/2016, 23:45





La mediocrità era una parola che andava cancellata dal vocabolario di Valéry. Alla fine, in qualche maniera bisognava distinguersi. Bene, male, non era importante, non era principale. Uno poteva ricevere encomi, premi, essere meritevole in un qualsiasi campo, far carriera e così via. Altri potevano aver provato la scalata all'Olimpo del potere, ed averla fallita. Era comunque una categoria di persone che preferiva di gran lunga a coloro che, nella pigrizia e nell'ozio di una società che pian piano si appiattiva sempre di più, in una deforme amalgama, si limitavano a vivere senza infamia e senza lode. Cosa avrebbero scritto come loro epitaffio? Di cosa si sarebbero ricordati in particolare, in fin di vita? Avrebbero ripercorso, sul letto di morte, una vita piatta, senza innalzamenti né depressioni, senza stravolgimenti? Una vita noiosa. Era qualcosa di inconcepibile, per il Professore. Non pretendeva, non aveva l'arroganza di essersi avviato sulla strada che lo avrebbe condotto ad essere uno dei Maghi più potenti di tutti i tempi. Era un suo obiettivo, una sua speranza, ma avrebbe potuto tranquillamente cadere rovinosamente, trovandosi ad abbandonare i sogni di gloria. Tutto poteva accadere. L'importante sarebbe stato aver vissuto una vita al massimo della sua possibilità, non lasciando nulla di intentato, essendosi impegnato fino allo stremo delle forze per perseguire i suoi obiettivi, l'unica cosa che davano veramente uno scopo a quei gusci vuoti che erano i corpi delle persone senza uno scopo nella vita. Poteva adagiarsi, non correre rischi, non compromettersi. Ma sarebbe davvero stata una vita? Lui aveva scelto la via per il potere, votandosi anima e corpo alla sua causa. Sul suo epitaffio, questo avrebbero potuto scrivere.
Il ragazzo ascoltò con attenzione le sue parole, e a Valéry parse che le stesse prendendo con la giusta serietà. Con quello che gli sembrò un familiare luccichio negli occhi, il Corvonero diede al Professore la conferma di ciò che pensava. Le tenebre erano nel cuore del giovane, ora bisognava solamente ordinarle, sprigionarle, incanalarle nella giusta causa. Chiaramente discrezione sarebbe stata la parola d'ordine per lui da quel momento in poi, ma lui stesso l'avrebbe imparato col tempo. La risposta del Corvonero suonava piena di entusiasmo, ma il ragazzo avrebbe appreso che la vita come seguace dell'Oscuro Signore non era tutta Avada Kedavra impuniti, ma una vita sotto copertura. Il prezzo da pagare per l'elevazione concessa loro dal Supremo. Qualche attimo. Valéry non era titubante. Sapeva cosa avrebbe detto, e fatto, a quel punto, dopo la promessa del ragazzo di seguirlo. Di lì a poco si sarebbero trasferiti in altro luogo, dove sarebbe iniziata la vera avventura per lo studente, ma Valéry attese qualche secondo. Così. Attesa.

"Seguimi. In silenzio."

Era giunto il momento. Non avrebbero dovuto dare nell'occhio, o in molti si sarebbero chiesti perché il Professore di Astronomia accompagnasse un ragazzo, nemmeno facente parte della sua ex-Casa, fuori scuola, a quell'ora. Con nonchalance, Valéry si incamminò fuori dalla Biblioteca, scendendo le scale come se si trattasse semplicemente dell'ora di cena, ancora lontana da giungere, e stesse andando in Sala Grande a gustare i piatti provenienti dalle cucine. Il ragazzo, se avesse voluto intraprendere quel viaggio, l'avrebbe dovuto seguire fin fuori dalla scuola, alla frizzante aria della sera. Il mantello del Professore svolazzava dietro di lui mentre si dirigeva oltre i confini dentro ai quali non vi si poteva Smaterializzare. Fuori dal cancello, sapeva che avrebbe trovato la persona di cui aveva bisogno. All'ombra d'un cipresso, mimetizzato nel buio dei boschetti antistanti il Castello, un uomo incappucciato. Lui li avrebbe portati nel luogo dove avrebbero incontrato qualcuno più in alto di loro. Valéry inspirò, facendo penetrare la fresca aria dentro le narici, per poi allungare la mano destra verso l'uomo, afferrandone il braccio. Alla stessa maniera, porse il braccio sinistro a Mitchell. Se l'avesse afferrato, di lì a poco si sarebbero smaterializzati in un luogo più consono alle loro discussioni.
Definitivamente: il Corvonero l'avrebbe seguito? La battuta finale della prima parte del loro viaggio, nessun dubbio poteva ancora permanere nel cuore dello studente. Di lì, non v'era ritorno.

 
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view post Posted on 27/2/2016, 15:15
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C'era un non so che di strano nell'aria in quel momento, come se ci fosse una sorta di imponente tensione che Mitchell non riusciva ancora a comprendere del tutto, però sapeva che era lì e che lo stava aspettando,
Le parole del professore fecero trasalire il ragazzo, che però come da richiesta dell'insegnate non fece domande ed in silezio si incamminò con un velo di timore nel cuore ma la sicurezza di avere fatto la scelta migliore.
Il professore era davanti che camminava con passo tranquillo e Mitchell era dietro di lui che lo segiva a ruota, gradino dopo gradino, senza manco porsi la domanda su dove si stavano dirigendo, erchè lo stava portando via dalla biblioteca? Le domande erano sempre quelle due che si ripetevano all'infinito nella testa del corvetto che passo dopo passo seguiva le orme del professor Duchannes scalino dopo scalino, corridoio dopo corridoio, fino all'ingresso del castello poi nell'immenso giardino in direzione del cancello. Ora le domande erano ancora di più e quel timore si era trasformato in un senso di ansia che non lasciava spazio ad altro all'interno dell'animo del Corvonero.
Una volta usciti dal castello il professore si indirizzò verso qualcosa, o meglio qualcuno, Mitchell no riuscì a capire chi fosse in quanto la figura aveva il volto coperto, sentiva solo di doversi fidare del professore e seguirlo, così quando vide l'insegnante porgergli il braccio Mitchell capì: stavano per smaterializzarsi per spostarsi in un altro luogo.
Senza indugi il corvo prese il braccio dell'insegnante pronto per questo nuovo inzio.

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