"Lo studio è ok, i compiti fatti, oggi non c'è lezione perciò devo trovare qualcosa da fare" pensò il giocane Mitchell mentre vagabondava senza una meta ben precisa per la Scuola di magia e stregoneria di Hogwarts in preda alla noia in quanto non aveva nulla da fare quel giorno. Vagando per il castello si ritrvò casualmente davanti alla biblioteca, uno dei suoi luoghi preferiti in cui togliersi quel senso di noia che sempre aveva quando non aveva la possibilità di andare a lezione o quantomeno di fare qualcosa di utile per la sua carriera scolastica o di divertente con altri studenti. "Va beh passiamo l'ennesima giornata di noia in biblioteca a leggere, se continuo così leggerò tutti i libri presenti entro la fine dell'anno" - pensò il ragazzino sorridendo mentre varcava la soglia della grande stanza silenziosa piena di libri. Molti volumi al'interno della stanza non facevano gola a Mitchell però ormai ciò che gli interessava era già stato letto ed assimilato perciò decise di spostarsi in altri reparti della biblioteca (non quello proibito sia chiaro) in cui vi erano libri che solitamente il giovane corvo non avrebbe mai letto. Entrò in una fila di scaffali situata sul fondo della biblioteca, accostati ad una parete sotto una finestra che faceva entrare parecchia luce alla ricerca di un buon passatempo, quando l'attenzione di Mitchell venne attirata da un libro, ciè più che la libro dal dorso, che si distaccava dal resto per il colore, era di pelle nera con scritte molto curate di colore rosso, un po' spento in quanto il libro sembrava molto vecchio. E fu così che il giovane corvo cadde in tentazione e prese il libro e si sedette ad un tavolo in angolo, in modo da essere in disparte e non essere disturbato dalla sua lettura, una lettura che probabilmente non era consona ad uno studente del primo anno, ma si sa, non sono in molti coloro che riescono a resistere alla curiosità, anche sulle cose più tenebrose.
La lettura era interessante per Mitchell, era raro che qualcosa facesse scaturire l'interesse del corvetto, ma quel libro dalla copertina oscura aveva fatto nascere una forma di curiosità quasi morbosa di sapere cosa nascondesse nei suoi meandri, parola dopo parola, lettera dopo lettera pagina dopo pagina, la lettura procedeva spedita e man mano il ragazzino procedeva nello sfogliare le pagine del libro aumentava la curiosità di sapere ciò che vi era nella pagina successiva, un'esperienza completamente nuova ma Mitchell era stato così coinvolto nella lettura, sebbene la copertina non lasciava presagire altro che argomenti tenebrosi e che pochi ragazzi dell'eta del piccolo Mitchell sarebbero stati in grado di comprendere. "Sembra una lettura un po' particolare per uno studente di Hogwarts. Soprattutto per uno della tua età." - una voce lo fece sobbalzare sulla sedia, dopo il leggero spavento con il battito del cuore accelerato il piccolo corvo alzò gli occhi dl tavolo guardandosi intorno per capire da chi provenisse quella voce, una voce matura sicuramente più grande di lui infatti appena capì chi aveva parlato il ragazzino si alzò in piedi lasciando il libro aperto sul tavolo: "Oh mi scusi professore non l'avevo vista avvicinarsi" - disse il ragazzino appoggiandosi una mano sulla nuca e visibilmente imbarazzato, come se stesse facendo qualcosa di sbagliato, come se fosse stato colto in fallo dai genitori mentre faceva una marachella. Il silenzio regnò sovrano per pochi secondi, che nella testa di Mitchell parvero interminabili, pensando a dome rispondere per paura che avesse fatto qualcosa di sbagliato. "Stavo cercando qualcosa da leggere, e ho trovato questo libro che mi ha incuriosito" - disse il giovane corvo guardando il libro aperto sul tavolo.
Il tema del libro era effettivamente particolare per uno studente del primo anno, però si sa spesso l'oscurità attrae, la curiosità morbosa può portare a ciò che spesso sarebbe meglio lasciare nell'ignoto, ma molto probabilmente non era il caso di Mitchell. Ognuno di noi nel nostro subconscio è portato a cercare di scoprire ciò che sarebbe meglio non conoscere, però il piccolo corvo in quel momento era sciuro che stesse facendo la cosa giusta, leggere quel libro era sicuramente strano per uno del primo anno, però per chi come Mitchell voleva conoscere, e sapere le cose a trecentosessanta gradi era giusto leggere certe cose. "Conosco quel libro. Un altro Professore potrebbe redarguirti. Si tratta di un testo che in molti non avrebbero difficoltà a dire che tratti di argomenti piuttosto... oscuri." - disse l'insegnante, le sue parole lasciarono il ragazzo stranito, era strano ciò che aveva detto, Mitchell cercò di capire il ragionamento, però il pensiero di quel libro, di voler comunque conoscere quelle cose che il professore aveva definito oscuro si faceva spazio nella testa del corvetto che cercava di trovare un modo per poter riprendere a leggere con tranquillità, senza essere punito dall'insegnate.
Rimase in silenzio per alcuni istanti con gli occhi fissi sul libro cercando un modo per svicolare, quando le parole del professore gli tornarono in mente, aveva parlato di altri, non aveva detto che non l'avrebbe rimproverato o punito per la lettura di quel libro.era tutto lì davanti a lui, bastava che avesse trovato le parole giuste e sarebbe riuscito a tornare a leggere con tranquillità, ma non solo, probabilmente sarebbe pure riuscito a ottenere spiegazioni riguardanti il tema del libro dal professore stesso. "Professore, so che probabilmente non è una lettura adatta d uno studente del primo anno, e la curiosità di conoscere certe cose era troppa per poter resistere, comunque volevo chiederle una cosa... no lasciamo perdere, lei avrà i suoi affari da sbirgare" - disse Mitchell voltando la pagina del libro.
La luce era sempre più fioca all'esterno e Mitchell non potè fare a meno di notarlo, glielo fece notare anche il suo stomaco dato che era a digiuno da tutto il giorno, e i morsi della fame iniziavano a farsi sentire brutali nel ventre del giovane corvo, però l'insegnante l'aveva attratto in una specie di gioco, un gioco da cui Mitchell era sicuro di non voler uscire sconfitto perciò ignorando il professore che si accomodava di fronte a lui, il corvetto chinò nuovamente la testa sul libro. Rimase immobile con gli occhi che scorrevano sulla pagina per poter colmare la sua sete di conoscenza quando il docente lo fece tornare alla realtà. "E come mai questo desiderio di conoscenza di tali argomenti? Suppongo vi sia qualcosa di più profondo della mera curiosità... Sbaglio?" - disse l'insegnante. Mitchell rimase immobile, non sapeva cosa rispondere, aveva addirittura paura a parlare, in quanto rischiava che dalla sua bocca uscissero i suoi veri sentimenti, il fascino che provava per le arti oscure che aveva sempre cercato di negare e il fatto che la magia oscura fosse il passo avanti per diventare più forte, no non doveva assolutamente dirlo, chissà che casino sarebbe venuto fuori, il primino che vuole imparare le arti oscure, sarebbe stato punito amaramente per questa cosa e lui voleva evitarlo, però questo insegnante gli sembrava diverso dagli altri, sembrava come interessato a saperne la motivazione e il giovane Lacroix era tentato a dirgli la verità, quel fasciono oscuro che gli volteggiava nella testa da mesi ormai, forse era ora che venisse fuori, magari con quel professore lì davanti a lui. E così le parole uscirono. "Beh.. se devo essere sincero, devo ammettere che trovo le arti oscure affascinanti per quel poco che ho avuto modo di conoscere fino ad ora... - disse il corvonero fermandosi di colpo come se fosse spaventato per avere parlato troppo, però poco dopo sentendo le parole dell'insegnante ricominciò a parlare: "Ah che maleducato, mi chiamo Mitchell, Mitchell Lacroix. E lei sarebbe? Mi perdoni ma molti insegnanti ancora non li conosco. Comunque non so se può rispondere alla mia domanda, potrebbe essere un po'...ehm.. come dire... spinosa - finì il corvetto con tono serio chiudendo il libro, entrando nel vivo della conversazione, si mise a guardare l'insegnante negli occhi e lasciandosi andare ad un respiro profondo fece la fatidica domanda: "Secondo lei, è vero quello di cui si parla in questo libro? Cioè la possibilità di fare incantesimi così potenti, ma anche così oscuri...
La conversazione era entrata in quella che molte persone avrebbero definito il vivo di essa, Mitchell era sempre più stranito dalla presenza dell'insegnante e dalla noncuranza con cui era entrato in un discorso così delicato come le arti oscure. Che il buon Valèry Duchannes nascondesse qualcosa? Probabile, che Mitchell potesse immaginare cosa? Assolutamente improbabile, in quanto il corvonero conosceva ben poco del mondo, soprattutto di ciò che era oscuro e seppellito dall'informazione. Terminata al frase del corvonero rimase solo il silenzio per alcuni sitanti, e quel silenzio quasi assordante venne interrotto dalla voce del professore, che come se stesse rimproverando uno studente che aveva combinato una marachella poco prima, fece notare a Mitchell il fatto che era meglio tenere un tono di voce basso in quanto qualcuno avrebbe potuto sentire quella discussione che sarebbe potuta diventare di dominio pubblico, cosa che a nessuno dei due avrebbe fatto piacere. "Certo, mi scusi professore" - disse il ragazzino continuando ad osservare il suo interlocutore in attesa di un qualche movimento da parte di esso, ormai era fatta Mitchell pendeva quasi dalle labbra dell'insegnante, in attesa di una qualche parola. I pensieri nella testa di Mitchell erano confusi, soprattutto nell'ultimo periodo, era difficile per lui pensare apertamente ma quel pomeriggio, quel libro gli aveva aperto la mente, non succedeva da tanto che il corvo potesse pensare liberamente. Potere, fama essere un mago potente, tutte aspirazioni che erano nell'animo di ogni mago, in quello di Mitchell ultimamente stavano spuntando ancora più spesso, e quel libro letto in fretta e furia in biblioteca gli aveva fatto capire quale sarebbe stato il modo più semplice, lo studio della magia oscura gli avrebbe conferito potere, un potere talmente forte da poter piegare chiunque al suo volere. Il giovane corvo era preso dai suoi pensieri quando il professore lo interruppe con una serie di domande legate al perchè della lettura. "Beh professore, come può immaginare ogni domanda ha il suo perchè... - disse Mitchell cambiando totalmente tono di voce, come se volesse sembrare quasi più adulto di quello che era e quasi come se volesse estorcere qualche nozione al professore, che sembrava essere istruito riguardo alle arti oscure. "Sa, io non vorrei essere un mago qualunque, io vorrei diventare potente, e lei in questo momento mi ha aperto gli occhi, un potere così grande da piegare le forze della natura al proprio volete, la conoscenza della magia spinta al limite della sua potenza, si è questa la mia ambizione, io voglio la gloria, essere ricordato nel futuro come un mago potente, non essere un elemento in più in questa massa di mediocri che si impegnano tanto nel vivere una vita abitudinaria con il suo susseguirsi di routine. Ecco perché sono attratto da questo lato della magia, l'oscurità potrebbe essere il metodo più rapido per raggiungere la gloria." - continuò Mitchell mantenendo lo sguardo fisso sugli occhi dell'insegnante. Il corvo aveva fatto la sua mossa, ora il docente cosa avrebbe fatto?
In quei pochi minuti passati a parlare con il pofessor Valèry Duchannes aprirono completamente gli occhi del giovane Mitchell, quella che prima vedeva come solo una semplice attrazione per ciò che erano le arti oscure, ora le vedeva come una possibilità, non che il giovane corvonero fosse malvagio, voleva solo diventare potente, distinguersi dalla massa informe degli altri maghi che volevano una vita monotona e patetica per trovarsi un lavoro magari d'uffico e essere schiavizzati da un sistema che non li avrebbe mai ripagati per quel lavoro, no Mitchell voleva essere diverso, voleva lasciare un segno nella storia, un'impronta in quel patetico mondo che voleva controllare le persone dando loro una vita mediocre che potrebbe ancghe essere definita non vissuta. No Mitchell non era nulla di tutto cìò, non voleva una vita nell'anonimato, voleva che le future generazioni si ricordassero del nome Mitchell Lacroix. E sembrava che la possibilità di avvicinarsi alla realizzazione di questo suo sogno nascosto nell'area più profonda del suo animo potesse essere più vicina di quanto il giovane corvo pensasse. Le parole del professore ebbbero un effetto strano su Mitchell, la sua mente era piena di dubbi e domande, chi era quel giovane insegnante seduto di fronte a Mitchell? Perchè sembrava così interessato a lui? E soprattutto poteva davvero dargli la possibilità di conoscere questo potere quasi assoluto? Beh tentare non nuoce, questo passò per la testa del corvetto che parlò senza esitare: "Non posso rifiutare ciò che potrebbe permettermi di realizzare uno dei miei sogni più nascosti, sì la seguirò professore, costi quel che costi, so che è una cosa che mi causerà degli scontri con altre persone, però non posso rifiutare un potere così grande, sono disposto a seguirla, costi quel che costi.".
C'era un non so che di strano nell'aria in quel momento, come se ci fosse una sorta di imponente tensione che Mitchell non riusciva ancora a comprendere del tutto, però sapeva che era lì e che lo stava aspettando, Le parole del professore fecero trasalire il ragazzo, che però come da richiesta dell'insegnate non fece domande ed in silezio si incamminò con un velo di timore nel cuore ma la sicurezza di avere fatto la scelta migliore. Il professore era davanti che camminava con passo tranquillo e Mitchell era dietro di lui che lo segiva a ruota, gradino dopo gradino, senza manco porsi la domanda su dove si stavano dirigendo, erchè lo stava portando via dalla biblioteca? Le domande erano sempre quelle due che si ripetevano all'infinito nella testa del corvetto che passo dopo passo seguiva le orme del professor Duchannes scalino dopo scalino, corridoio dopo corridoio, fino all'ingresso del castello poi nell'immenso giardino in direzione del cancello. Ora le domande erano ancora di più e quel timore si era trasformato in un senso di ansia che non lasciava spazio ad altro all'interno dell'animo del Corvonero. Una volta usciti dal castello il professore si indirizzò verso qualcosa, o meglio qualcuno, Mitchell no riuscì a capire chi fosse in quanto la figura aveva il volto coperto, sentiva solo di doversi fidare del professore e seguirlo, così quando vide l'insegnante porgergli il braccio Mitchell capì: stavano per smaterializzarsi per spostarsi in un altro luogo. Senza indugi il corvo prese il braccio dell'insegnante pronto per questo nuovo inzio.